STORIA SACRA PER USO DELLE SCUOLE UTILE AD OGNI STATO DI PERSONE ARRICCHITA DI ANALOGHE INCISIONI

 

Compilata dal sacerdote Gioanni Bosco.

 

TORINO

 

Dai tipografi-editori Speirani e Ferrero vicino alla chiesa di S. Rocco

 

1847 {3 [3]}

 

 

Gli Editori intendono di godere del privilegio di proprietà accordato dalle vigenti Leggi

 

Con permissione. {4 [4]}

 

 

 

 

INDEX

Prefazione. 5

Notizie preliminari. 5

Epoca prima. Dalla creazione del mondo fino al diluvio, l'anno 1656, racchiude 1656 anni. 7

Capo primo. Iddio crea il mondo in sei giorni. Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Loro disubbidienza. Loro gastigo. 7

Capo II. Caino e Abele figliuoli di Adamo. Caino uccide Abele. Suo gastigo. Suoi discendenti. Morte di Adamo e di Eva. 8

Capo III. Set figliuolo di Adamo. Stia posterità. Pessime conseguenze del mescolamento della posterità di Caino con quella di Set. Noè giusto. Dio gli comanda di fabbricarsi l' arca per l' imminente diluvio. Sua preservazione. 9

Epoca seconda. Dal diluvio l'anno i 656 fino alla vocazione di Abramo l'anno 2083 comprende anni 427. 9

Capo primo. Noè colla sua famiglia entra nell'arca. Diluvio universale. L'arca galleggia sulle onde. Fine dei diluvio. Noè esce dell'arca colla famiglia. Ringrazia il Signore. Altre sue azioni. Sua morte. 10

Capo II. Moltiplicazione della posterità di Noè. Torre di Babele. Sue particolarità. Origine del nome degli Ebrei. Nascita di Abramo. Stato della religione. 11

Epoca terza. Dalla vocazione di Abramo l'anno 2083 fino all'uscita degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513 comprende 430 anni. 11

Capo primo. hiamata di Abramo. Va nell'Egitto. Si separa da Lot. Libera Lot da' nemici. Usa ospitalità a tre angeli. Incendio della Pentapoli. Lot salvato. Sua moglie mutata in istatua di sale. 12

Capo II. Nascita d'Isacco. Dio comanda che questi gli sia sacrificato. Sposa Rebecca. Nascita di Esaù e di Giacobbe. Abramo muore. Isacco va in Gerara. 13

Capo III. Esaù vende il diritto di primogenitura a Giacobbe. Funeste consegnenze di questa vendita. Giacobbe fugge. Scala di Giacobbe. È ricevuto in casa dello zio Labano. Carico di ricchezze si parte a sua insaputa. Lotta con un angelo. Si riconcilia con Esaù. Fatto di Dina. Giunge a casa. Fa le esequie al padre. 14

Capo IV. Figliuoli di Giacobbe. Giuseppe più amato dal padre perchè più virtuoso. Sooi sogni. E invidiato de' suoi fratelli, i quali cospirano di occiderlo. li calano in una cisterna. Lo vendono per venti monete a mercanti che lo conducono in Egitto. Vien calunniato e messo in prigione. 16

Capo V. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del capo panattiere. É liberato dalla prigione Spiega i sogni del Re. Vien fatto Viceré d' Egitto. Grave carestia. Giacobbe manda i figli in Egitto per frumento. 17

Capo VI. Giuseppe accoglie i suoi fratelli, che mette in prigione. Li manda a casa, ritenuto solo Simeone. Ritornano con Beniamino. Giuseppe li tratta lautamente. Li fa inseguire. Si lascia conoscere. 19

Capo VII. Giacobbe riceve la nuova che Giuseppe è ancor vivo. Va nell'Egitto. Incontra Giuseppe. È presentato a Faraone. Morte di Giacobbe. Morte di Giuseppe. 21

Capo VIII. Giobbe. Vien privato di tutte le sue ricchezze. È ridotto a giacere sopra un letamaio. Sua pazienza eroica. Iddio lo ricompensa. Sua santa morte. 22

Capo IX. Gli Ebrei oppressi. Nascita di Mosè. E adottato dalla figliuola di Faraone. Fugge in Madian. Dio gli comanda che vada a liberare il suo popolo. 22

Capo X. Mosè ed Aronne accolti dal loro popolo. Si presentano a Faraone Piaghe, d'Egitto. Instituzione della pasqua. Morte de' primogeniti Egiziani. Il popolo Ebreo lasciato in libertà. Osservazioni. 24

Epoca quarta. Dall'uscita degli Ebrei dell'Egitto l'anno 2513, sino alla fondazione del Tempio di Salomone l'anno 2993. 25

Capo primo. Gli Ebrei guidati da una prodigiosa nube vanno ad accamparsi alle spiaggie del mar Rosso. Faraone gli insegue. Gli Ebrei passano il mare a piedi asciutti. Faraone sommerso coll'esercito. Miracoli del deserto. Acque amare raddolcite. La Manna. Maravigliosa vittoria degli Ebrei sugli Amaleciti. 25

Capo II. Iddio dà la legge a Mosè. II vitello d'oro. Il Tabernacolo. Arca dell'alleanza. Nuove mormorazioni del popolo. Gastigo del fuoco. Sepolcri della concupiscenza. Esploratori della terra promessa. Ultime azioni di Mosè. Sua morte. 27

Capo III. Entrata degli Ebrei nella terra promessa. Cessazione della Manna. Caduta di• Gerico. Si ferma il sole. Conquista e divisione della terra promessa. Giosuè muore. 29

Capo IV. Vicende degli Ebrei sotto i Giudici. Fine miserabile di Sisara. Gedeone. Sue vittorie. Sua morte. Abimelecco. 30

Capo V. Sansone. Sua forza straordinaria. Sbrana un leone. Flagella i Filistei. È tradito da Dalila. Sua morte. Rut. 32

Capo VI. I figliuoli di Eli malvagi. Samuele virtuoso. Gastigo di Ofni e Finees. Saulle primo Re d'Israele. Sua infedeltà. 33

Capo VII. Davidde consacrato Re. Suona l'arpa nella Reggia di Saulle. Incontra amicizia con Gionata. Vince il gigante Golia. Saulle geloso Sua fine infelice. 34

Capo VIII. Davidde piange la morte di Saulle, Sue vittorie. Ribellamento di Assalonne. Pestilenza in Israele. Santa morte di Davidde. 36

Capo IX. Salomone ottiene da Dio il dono della sapienza. Giudizio di Salomone. Si prepara per la fabbrica del Tempio. 37

Epoca quinta. Dalla fondazione del tempio di Salomone l'anno del mondo 2993 fino al passaggio degli Ebrei in Babilonia l'anno 3416, racchiude anni 423. 38

Capo primo. Edificazione del tempio. Solenne dedicazione del medesimo. La regina di Saba. Fine infelice di Salomone. 38

Capo II. Osservazione. Roboamo succede a Salomone. Il governo del popolo è diviso in reguo di Giuda e d'Israele. Fine di Roboamo e di Geroboamo. 39

Capo III. Acabbo è ripreso da Elia che predice una siccità di tre anni. Elia pasciuto da' Corvi. Sue maraviglie in Sarepta. Distrugge l'idolo di Baal. Ottiene dal Signore la pioggia. 40

Capo IV. Elia fugge lo sdegno di Gezabele. Acabbo usurpa la vigna di Nabot. Fine di Acabbo, di Gezabele e di tutta la sua stirpe. 41

Capo V. Ella predice la morte ad Ocozia. È rapito in Cielo. Principi di Elisco. Suoi miracoli in Suna. Naaman Siro. 42

Capo VI. Eliseo conduce in Samaria i soldati di Benadad acciecati. Predice improvvisa abbondanza e la morte di Benadad. Ultime azioni di Eliseo. Giona Profeta. 44

Capo VII. Fine del regno d' Israele. Virtù di Tobia. Sue tribolazioni. Sua santa morte. 45

Capo VIII. Cenno sui Re di Giuda, Abia, Asa, Giosafatte, Gioramo, Ocozia, Gioas. Amasia, Ozia, Gioata, Acaz, Ezechia. Gastigo del bestemmiatore Sennacheribbo. Placida morte di Ezechia. 47

Capo IX. Empietà di Manasse e sua conversione. Amone empio. Pietà di Giosia. Geconia. Passaggio degli Ebrei in Babilonia. 49

Epoca sesta. Dal totale passaggio degli Ebrei in Babilonia l'anno del mondo 3416 sino alla nascita del Salvatore l'anno del mondo 4000 racchiude anni 584. 52

Capo I. Osservazione. Daniele alla corte di Nabucodonosor. Libera dalla morte Susanna. Interpreta due sogni a Nabucodonosor. I tre fanciulli nella fornace. 52

Capo II. Convito sacrilego di Baldassare e sua morte. Daniele nella fossa de' leoni. Distrugge l'idolo di Bel. Uccide un drago, per cui è di nuovo messo nella fossa de'leoni, ne è stato sano e salvo liberato. 55

Capo III. Ester libera la nazione sua da grande persecuzione. Fine della schiavitù di Babilonia. Riedificazione del tempio e di Gerusalemme. Stato degli Ebrei. Alessandro il grande in Gerusalemme. 57

Capo IV. Eliodoro punito nel tempio. Crudeltà di Antioco. Morte di Eleazzaro. Martirio de' Macabei. 58

Capo V. Matatia e i suoi figliuoli. Principi di Giuda Macabeo. Vince Nicanore e Lisica. Purifica il tempio di Gerusalemme. 60

Capo VI. Giuda visibilmente protetto da Dio. Terribile morte di Antioco. Altre vittorie di Giuda. Coraggio di Eleazzaro. Sconfitta di Nicanore. Giuda muore in battaglia. 62

Capo VII. Vicende del popolo Ebreo dopo la morte di Giuda. Gionata gli succede. Sue imprese. Sua morte. Simone procura pace alla Giudea. 63

Capo VIII. Assassinio di Simone. Suoi successori fino ad Erode. 65

NUOVO TESTAMENTO. 66

Epoca settima. Dalla nascita di Gesù Cristo l'anno del mondo 4000 fino alla sua Ascensione al Cielo l'anno 4033, di Cristo 33. 66

Capo primo. Stato dell`Uomo avanti la nascita del Redentore. Maria e S. Giuseppe. Nascita di Cristo in Betlemme. È visitato da'Magi. Sua presentazione al Tempio. 66

Capo II. Strage degl' innocenti. Trista morte di Erode. Fuga di Gesù nell' Egitto e suo ritorno. Gesù disputa co' Dottori. 67

Capo III. Principi di s. Giovanni Battista. Battesimo di Gesù Cristo. Sue tentazioni nel deserto. Cangia l'acqua in vino. Martirio di s. Giovanni. Gesù scaccia i negozianti dal tempio. Elezione degli Apostoli. 68

Capo IV. Beatitudini evangeliche. Gesù riprende i Farisei. Parla del giudicio universale Riceve la Maddalena. Dimostra speciale affezione per li fanciulli. 70

Capo V. Parabola della pecora smarrita. Del figliuolo prodigo. Delle dieci vergini. Del ricco Epulone. 72

Capo VI. Gesù resuscita la figlia di Giairo e il figliolo di una vedova. Nel deserto moltiplica pane. Fa varie guarigioni. Lazzaro ritorna in vita. 74

Capo VII. Gesù predice la sua passione. Concilio de'Farisei. Entra trionfante in Gerusalemme. Celebra la Pasqua cogli Apostoli. Instituisce l’ Eucaristia. Predice 1.A negazione di Pietro e la venuta dello Spirito Santo. 76

Capo VIII. Gesu nell'orto di Getsemani. Viene strascinato in caso di Caifasso E crudelmente flagellato in casa di Pilato. Viene coronato di spine. Condannato a morte. Spira in croce. 78

Capo IX. Osservazione. Miracoli seguiti alla morte di Gesù. Viene deposto dalla Croce. E chioso nel sepolcro. Risorge nel terzo giorno. Comparisce alla Maddalena e a due discepoli in Emaus. 80

Capo X. Gesù si manifesta agli Apostoli, e a' discepoli congregati. Costituisce s. Pietro Capo della Chiesa. Ultime sue parole e sua ascensione al Cielo. 82

Indice  83

 


Prefazione.

 

          Al primo annunzio di un novello corso di Storia Sacra dirà taluno essere questa fatica affatto inutile, trovandosi nello svariato numero di edizioni e di autori già onde soddisfare ogni condizione di persone. Lo stesso pareva anche a me; ma postomi a farne l'esame ne fui disingannato; perciocchè fatta eziandio astrazione che molte di queste Storie sono troppo voluminose o troppo brevi, dico solamente che alcune per lo sfoggio di concetti e di frasi tolgono la dolcezza del semplice e del popolare de' libri santi; altri omettono quasi interamente la cronologia, di snodo che il lettore a stento potrà accorgersi se ciò che {5 [5]} legge si approssimi alla creazione del mondo oppure alla venuta del Messia. Quasi in tutte poi ritrovansi parecchie maniere di parlare atte a destar men puri concetti nelle mobili e tenere menti de' giovanetti.

            Io adunque mi studiai di compilare un corso di Storia Sacra, il quale mentre contiene tutte le notizie più importanti de' libri sacri senza pericolo di risvegliare idee meno opportune si potesse presentare ad un giovinetto qualunque con dirgli: prendi e leggi. A fine di riuscire in questo narrai ad un numero di giovani di ogni grado tutti ad uno ad uno i fatti della Sacra Bibbia, notando minutamente quale impressione faceva in loro il racconto e quale effetto produceva di poi.

            Questo mi servi di norma per ommetterne alcuni, accennarne appena alcuni altri, ed esporne altri colle relative circostanze. Ebbi pure sott'occhio molti ristretti della storia, ed estrassi da ognuno quello che mi parve conveniente, trascrivendo anche in disteso più {6 [6]} cose che trovai chiaramente e degnamente esposte.

            Per quanto appartiene alla cronologia io mi attenni a quella del P. Calmet, eccettuate,alcune piccole variazioni, le quali da alcuni moderni critici sono richieste.

            In ogni pagina ebbi sempre fisso quel principio: illuminare la mente per rendere buono il cuore, e (come si esprime un valente maestro[1] di popolarizzare quanto si può la scienza della Sacra Bibbia, che è il fondamento della nostra Santa Religione, mentre ne contiene i dogmi e li prova, onde riesca poi facile dal racconto sacro far passaggio all'insegnamento' della morale e della religione, motivo per cui niun altro insegnamento è più utile ed importante di questo. Siccome però da più saggi maestri s' inculca[2], che la Storia Sacra venga insegnata col sussidio delle carte figurate rappresentanti i fatti, i quali ad essa si riferiscono, cosi a questo venne {7 [7]} provveduto coll'inserire varie incisioni concernenti a' fatti più luminosi.

            La Storia è divisa in età; e queste sono ripartite in capitoli a forma di dialogo; metodo, secondo me, il più facile, perchè un racconto qualunque possa essere dalla mobile mente di un giovine capito e ritenuto.

            Se questa mia qualsiasi fatica sarà a taluno giovevole, ne renda gloria a Dio per cui unicamente fu intrapresa. {8 [8]}

 

 

Notizie preliminari.

 

            D. Che s' intende per Istoria Sacra?

            R. Per Istoria Sacra s' intende quella che è contenuta nella Bibbia, che vuol dire libro per eccellenza, la quale comprende la narrazione di ciò che accadde sotto il governo de' patriarchi, de' condottieri, giudici, re e di altri principali capi del popolo d'Israele dalla creazione del mondo sino alla fondazione della Chiesa di Gesù Cristo. Appellasi anche Antico e Nuovo Testamento, ossia antica e nuova legge. Nel primo sì riferiscono le cose accadute prima della venuta del Salvatore. II Nuovo Testamento contiene la Storia dei Vangelo cogli atti e con alcuni scritti degli Apostoli.

            D. Come si divide il tempo della Storia Sacra?

            R. Il tempo della Storia Sacra si suole dividere in sette età per epoche in cui sia avvenuto qualche fatto luminoso e concernente la Storia Sacra. {9 [9]}

            La prima comincia dalla creazione del mondo e si estende fino al diluvio, l'anno del mondo 1656.

            La seconda dal diluvio fino alla vocazione di Abramo, l'anno del mondo 2083.

            La terza dalla vocazione di Abramo sino all'uscita del popolo Ebreo dall'Egitto, l'anno 2513.

            La quarta dall'uscita del popolo Ebreo dall'Egitto sino alla fondazione del tempio di Salomone, 2903.

            La quinta da detta fondazione sino al passaggio degli Ebrei in Babilonia, l'anno 3416.

            La sesta da questo passaggio sino alla nascita di Cristo, intorno all'anno 4000.

            La settima dalla nascita di Cristo sino alla venuta dello Spirito Santo, l' anno del mondo 4033, di Cristo 33.

            Dalla venuta dello Spirito Santo comincia la Chiesa di Gesù Cristo.

            Perciò il rimanente della Storia Sacra si unisce alla Storia Ecclesiastica.

            D. Da chi fu scritta la Sacra Bibbia?

            R. Da' Profeti, dagli Apostoli e da altri personaggi, i quali illuminati ed assistiti in una singolare maniera dallo Spirito Santo scrissero senza che vi potessero inserire il minimo errore nè per malizia nè per umana debolezza. {10 [10]}

            D. Chi erano i Profeti?

            R. I Profeti. erano uomini mandati da Dio di tempo in tempo per dichiarare al popolo ebreo la sua volontà e predire le cose future, specialmente quelle che riguardavano la venuta del Messia.

            D. come si prova che gli autori della Sacra Scrittura dissero il vero?

            R. Oltre all'inspirazione Divina, abbiamo cinque speciali ragioni: 1.° perchè essi narrano cose avvenute a' loro tempi di cui sapevano la netta verità; 2.° perchè se avessero mentito sarebbero stati contraddetti da gran numero di uomini stati testimoni degli avvenimenti che raccontano, nè i loro scritti sarebbero stati ricevuti come Divini; 3.° perchè erano persone degnissime di fede, a cui non si può opporre alcun delitto, nè trovasi cosa ne' loro scritti che faccia insospettire di menzogna, anzi all'incontro si scorge da per tutto la buona fede e la pietà; 4. ° perchè i fatti riferiti sono eziandio per la maggior parte attestati da profani autori; tali sono l'istoria del diluvio, quella dello sterminio di Sodoma e di Gomorra, il passaggio del mar Rosso e molti altri fatti; 5.° perchè la dottrina che insegnano è conformissima ai dettami della ragione. Tale è per esempio l'obbligo di credere che c'è un Dio; che questo Dio punirà i malvagi e premierà i buoni; che dobbiamo {11 [11]}essere virtuosi, giusti e trattare il prossimo come noi vorremmo essere trattati.

            D. Come si prova che gli scrittori della Bibbia furono da Dio assistiti ed illuminati?

            R. Sono quattro le ragioni che dimostrano la Divina assistenza ne' sacri scrittori: 1.° i miracoli specialmente da' profeti operati, i quali provano che Dio li aveva mandati; 2.° le profezie risguardanti la venuta di G. C.; e molti altri avvenimenti che si avverarono perfettamente; 3.° la sublimità e santità della dottrina della Sacra Bibbia, la quale è si pura e si perfetta, che Dio solo può esserne l'autore; 4. ° l'ammirabile efficacia che ha sul cuore di coloro che la leggono, conciossiachè ne santifica il cuore, lo riempie di contentezza e di pace. Che anzi gli stessi malvagi leggendo la Bibbia senza spirito di parte non possono a meno di non sentirsene compresi e dire essere quella opera Divina. { 12 [12]}

 

 

Epoca prima. Dalla creazione del mondo fino al diluvio, l'anno 1656, racchiude 1656 anni.

 

 

Capo primo. Iddio crea il mondo in sei giorni. Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Loro disubbidienza. Loro gastigo.

 

            D. Da chi fu creato il mondo?

            R. Il mondo fu creato da Dio, il quale benché lo avesse potuto creare ed ornare in un istante con un semplice atto della sua volontà tuttavia volle impiegare sei giorni. Nel. 1. ° giorno egli creò la luce; nel 2.° il firmamento, che nominò cielo; nel 3.° radunò le acque in un solo luogo, formando cosi il mare ed i continenti; nel 4.° il sole, la luna e le stelle; nel 5.° i pesci e gli augelli; nel 6.° i quadrupedi, i rettili, e finalmente creò l'uomo, che è la più perfetta delle creature visibili.

            D. In qual modo fu creato l'uomo e dove fu collocato?

            R. Quando furono create tutte le cose che nel cielo e {13 [13]} nella terra si contengono, disse Iddio: Facciamo l'uomo a nostra immagine, ed abbia dominio su tutta la terra. Quindi compose di umida terra un corpo umano, poscia gl'inspirò un'anima vivente ed immortale. Così fu creato il; primo uomo, e si chiamò Adamo, che vuoi dire formato di terra.

            Da prima egli fu posto nel Paradiso terrestre, luogo deliziosissimo ed abbondante d'ogni sorta di frutti, che senza coltura di per se stessi nascono. Avevano quivi la sorgente loro quattro grandi fiumi, fra' quali il Tigri e l'Eufrate, che or nascono nell'Armenia e racchiudono quella regione, la quale dall'essere posta fra questi due fiumi fu in appresso nominata Mesopotamia.

            Iddio fece dipoi passare tutti gli animali avanti Adamo, affinché imponesse a ciascheduno un nome conveniente. Ma volendogli dare una compagna lo fece addormentare, e trattagli una costa, ne formò la prima donna, che fu detta Eva, cioè madre de' viventi.

            D. Qual peccato commisero Adamo ed Eva nel paradiso terrestre?

            R. Commisero una gravissima disubbidienza. Era loro permesso cibarsi di ogni frutto che trovavasi in quel giardino, salvochè di quello di un solo albero. Mangiate, disse loro Iddio, di tutti i frutti che sono qui, ma non toccate il frutto dell'Albero della scienza del bene e del male. In qualunque giorno voi ne mangerete, morrete. Il demonio, che poco prima era stato cacciato dal paradiso e condannato all' inferno, invidioso della loro sorte, prese la forma di un serpente, e disse ad Eva: «Perchè non mangi del frutto di quest'albero?» Ella rispose: «Perchè Dio lo proibì sotto pena di morte.» «No, soggiunse l'astuto serpente, non morrete; anzi, subito che ne avrete gustato diverrete simili a Dio, sapendo il bene ed il male al par di lui.» La donna sedotta da queste parole, si ferma, mira il vietato frutto, stende la mano, ne stacca uno, lo mangia, poi ne dà al compagno, che segue il suo esempio. Nel momento stesso tutto cangia di aspetto a' nostri poveri genitori. Conoscono di essere senza vestimenti, e pieni di confusione {14 [14]} prendono delle foglie di fico per coprirsi, indi spaventati si nascondono in mezzo agli alberi del giardino. Così consumossi il primo peccato, sorgente funesta di tanti infortuni a' quali ancora noi andiamo miseramente soggetti.

            D. Come furono castigati Adamo ed Eva?

            R. Commesso così il primo peccato, tosto Iddio si fece loro udire con'questa chiamata: Adamo, Adamo, dove sei? Rispose: Ali nascondo perchè non ardisco comparirti dinanzi. Aggiunse Iddio: Che temi, se non perchè hai mangiato il frutto proibito! Ripigliò Adamo: Eva datami da te per compagna, mi ha porto di quel frutto, ed io ne ho mangiato. Il Signore disse ad Eia: Perchè hai tu fatto ciò? Al che si scusò ella con queste parole: Sedotta dal serpente ho mangiato del frutto di quell'albero.

            Iddio vedendo che dopo il peccato apponevano la colpa l' uno all' altro, pronunziò questa terribile sentenza, prima contro del serpente: «Sarai maledetto fra tutti gli animali, ti striscierai sulla terra, e per tutta la vita ti nutrirai di polvere; ma uno[3] de' discendenti della donna ti schiaccierà la testa.» In secondo luogo contro alla donna: «Nascendo figliuoli da te, tu avrai molto a soffrire; la tua volontà sarà sommessa a quella dell'uomo, egli avrà dominio di te.”

            Finalmente contro di Adamo: «Per cagion tua la terra sarà maledetta; con fatica e con affanno trarrai da essa il tuo nutrimento; la medesima ti produrrà triboli e spine; tu mangerai pane col sudor della tua fronte, finchè di nuovo tu diventi terra, dalla quale fosti preso.

            Quindi Iddio vestì Adamo ed Eva di pelli d'animali e li scacciò del paradiso, mettendo un angelo armato di fiammeggiante spada che ne custodisse l' ingresso. {15 [15]}

 

 

Capo II. Caino e Abele figliuoli di Adamo. Caino uccide Abele. Suo gastigo. Suoi discendenti. Morte di Adamo e di Eva.

 

            D. Che avvenne de' primi figliuoli di Adamo?

            R. Adamo ed Eva ebbero due figliuoli; uno chiamato Caino, l'altro Abele. Caino attendeva alla coltura dei campi, Abele alla custodia delle pecore; ma d'animo e di costumi erano assai diversi. Caino per avarizia offeriva a Dio i peggiori frutti della terra. Abele in vece offeriva i migliori parti del suo gregge. Per la qual cosa Iddio mostrò di gradire le offerte di Abele e sdegnar quelle di Caino, il quale mosso da invidia fu grandemente irritato contro di lui. Iddio lo avvertì con bontà dicendogli: «Perchè sei tu così sdegnato? Opera bene, e mi sarai caro come Abele, altrimenti il peccato non tarderà a farsi strada nel tuo cuore. » Caino disprezzò l'avviso del Signore, e roso Ball' invidia fingendo amore verso di Abele, gli disse: «Vuoi tu venir meco alla campagna?» L'innocente Abele aderì con allegrezza, e quando furono lontani dagli occhi de' loro parenti, Caino si avventò all' improvviso sul fratello e lo uccise. Anno del mondo 129.

            D. Qual gastigo provò Caino?

            R. La voce del Signore non tardò a farsi udire, dimandando al fratricida: e Dov'è tuo fratello Abele? » Caino arrogantemente rispose: e Io non so, sono io forse il custode di lui? » Il Signore riprese: « Che hai tu fatto? Il sangue di tuo fratello grida vendetta contro di te. Tu sarai maledetto su quella terra che ha bevuto il sangue di Abele; invano tu la coltiverai. Stirai errante e vagabondo senza poter trovare un asilo. Caino colpito da terrore e da disperazione fuggì dal cospetto d'Iddio e menò il resto della sua vita in preda a più crudeli rimorsi finchè ( come comunemente si crede) la terminò trafitto con un dardo da Lamec suo pronipote, che lo aveva creduto una fiera. Credesi che Caino introducendo la frode nel traffico abbia dato {16 [16]} origine a' pesi, alle misure, a' termini de' campi. Joseph An. 1. 1, cap. 3.

            D. Che notate voi de' discendenti di Caino?

            R. I discendenti di Caino furono malvagi, e sono detti figliuoli degli uomini. Alcuni di loro però si distinsero per utili ed ingegnose scoperte. Jubal inventò la musica. Tubalcain ritrovò il modo di fondere il ferro ed il rame per farne stromenti. Noema insegnò la maniera di filare la lana e di tessere la tela.

            D. Quale fu la fine di Adamo?

            R. Dopo la morte di Abele Adamo ebbe un altro figliuol0 di nome Seth (l'anno 130) con altri figliuoli e altre figlie. Condusse di poi una vita penitente in espiazione del suo peccato, e santamente mori in età di anni 930. Quasi nello stesso tempo Eva terminò la vita dopo avere anch'ella fatto penitenza del suo peccato. La Chiesa greca onora questi due nostri progenitori come santi. Da molti si attribuisce ad Adamo l' invenzione della scrittura delle arti meccanichee liberali.

 

Capo III. Set figliuolo di Adamo. Stia posterità. Pessime conseguenze del mescolamento della posterità di Caino con quella di Set. Noè giusto. Dio gli comanda di fabbricarsi l' arca per l' imminente diluvio. Sua preservazione.

 

            D. Che cosa avete a notare di Set?

            R. Siccome Caino cattivo ebbe discendenti malvagi, così Set buono fu ceppo de' buoni, detti figliuoli d'Iddio. Dopo aver egli vissuto 912 anni trapassò l'anno del mondo 1o42, lasciando numerosa posterità imitatrice delle sue virtù. Tra' suoi discendenti meritano speciale menzione Enos, che fu de' primi ad onorare il nome del Signore con pubbliche e solenni cerimonie; Enoc il quale ancor vivo fu miracolosamente levato dal consorzio degli uomini; Matusalem il quale ebbe una vita più lunga di tutti gli altri uomini, essendo arrivato fino all'età di 969 anni.

            D. Che avvenne della posterità di Set e di Caino? {17 [17]}

            R. Finché i discendenti di Set si trattennero tra di loro stettero fedeli a Dio, ma quando cominciarono a trattare col discendenti di Caino divennero malvagi anch'essi. Nacquero da loro mostruosi giganti, che tanto per la grandezza della statura, quanto per la eccessiva insolenza sono tanto famosi in tutta l'antichità. Questi mostri riempierono il mondo di vizi e di scelleraggini; ogni carne aveva corrotto la propria via. Per la qual cosa sdegnato Iddio decretò di voler distruggere tutto il genere umano coi diluvio: «Sterminerò, disse, dalla faccia della terra l'uomo che creai, tutti gli animali, i rettili, e fino gli uccelli dell'aria, tutto farò perire. »

            D. Chi fu preservato da questo comune sterminio?

            R. In mezzo alla depravazione universale vi furono nulladimeno certi uomini giusti che coltivarono la vera religione e la virtù, tra' finali fu Noè figliuolo di Lamec della stirpe di Set. In età di 300 anni egli generò Sem, Cam e Jafet.

            Questa fu la famiglia che trovò grazia negli occhi d'Iddio, il quale disse a Noè, « Fabbrica un'arca, ovvero {18 [18]}una nave divisa in tre piani, la quale abbia trecento cubiti di lunghezza, cinquanta di larghezza, e trenta d'altezza[4]. Ivi farai entrare un pajo di tutti gli animali colle debite provvisioni.»

            Iddio diede quest'ordine a Noè l'anno mille cinquecento trentasei, cento venti anni prima del diluvio, concedendo tutto quel tempo agli uomini per ravvedersi, ordinando a Noé di predicare loro la giustizia e chiamarli a1 pentimento; ma fu tutto invano. Ascoltavano le minacce e le esortazioni di lui, lo videro a fabbricare l'arca senza restarne punto commossi; anzi abbandonaronsi a mangiare a bere ed a' piaceri. Onde vie più mosso a sdegno Iddio mandò ad effetto le sue minacce con un diluvio universale. Anno del mondo 1656.

            D. Che notate intorno a quest'epoca prima?

            R. Degno è da osservarsi che l'età di quelli i quali vissero prima del diluvio sovente oltrepassava nove cento anni; dopo fu molto più breve. Il governo de' discendenti di Set (che formano la serie de' patriarchi antidiluviani) era patriarcale, cioè ciascheduno de' patriarchi governava la propria famiglia; ma i discendenti di Caino dopo di avere costrutta la prima città, denominata Enochia da Enoc suo fondatore, pare che siansi governati con leggi comuni. {19 [19]}

 

 

Epoca seconda. Dal diluvio l'anno i 656 fino alla vocazione di Abramo l'anno 2083 comprende anni 427.

 

Capo primo. Noè colla sua famiglia entra nell'arca. Diluvio universale. L'arca galleggia sulle onde. Fine dei diluvio. Noè esce dell'arca colla famiglia. Ringrazia il Signore. Altre sue azioni. Sua morte.

 

            D. Come avvenne il diluvio?

            R. Continuando gli uomini a vivere in preda ad ogni sorta di vizi, quando Noè ebbe costrutta l'arca Iddio gl'ingiunse di entrarvi colla consorte, co' figli e colle loro mogli, e di introdurvi un pajo di ogni specie di animali immondi; de' mondi poi, cioè di quelli che a Dio potevano sacrificarsi, e di cui era lecito cibarsi, non due paja, ma sette in un colle vettovaglie necessarie per gli uomini e per le bestie. Ciò fatto, Iddio medesimo chiuse la porta dell'arca al di fuori. {20 [20]}

            Allora si vide coprirsi di oscure nubi il cielo, dirotte pioggie precipitarono giù per quaranta giorni e per altrettante notti, si gonfiarono e strariparono t mari; i fonti e tutte le acque dalle viscere della terra sgorgarono con tant' impeto ed in tanta copia, che la coprirono tutta, elevandosi quindici cubiti (circa tre trabucchi o nove metri) al di sopra delle più alte montagne, sommergendo così tutta la terra, gli uomini, gli animali tutti, eccettuati quelli rinchiusi nell'arca.

            D. Che fu di Noè durante il diluvio, e dove si fermò l'arca?

            R. Mentre le punitrici acque distruggevano tutti gli esseri viventi e vegetabili, l'arca di Noè andò galleggiando sopra le onde per cento cinquanta giorni, dopo cui Iddio mandò un vento gagliardo e caldo, pel quale a poco a poco furono diminuite ed abbassate le acque in guisa, che l'arca si fermò sulla cima del monte Ararat nell'Armenia[5]. Noè allora aprì la finestra dell'arca, e mandò fuori il corvo, che non ritornò, essendosi verisimilmente trattenuto a pascersi delle carni de' cadaveri.

            Dopo sette giorni mandò la colomba, che non avendo trovato luogo ove posare il piede, ritornò a Noè, il quale, stesa la mano, la ripose nell'arca. Passati altri sette giorni, inviatala nuovamente fuori, ritornò portando nel becco un ramo di verde olivo, ségno che l'innondazione finiva. Mandatala per la terza volta non ricomparve più, chiaro indizio che le piante già erano Scoperte e la terra era asciutta. Tardò tuttavia Noè sette altri giorni, poscia secondo il Divino comando uscì dall'arca colla famiglia e con tutti gli animali. Anno del mondo 1657, di Noè 6or. Così ebbe fine il diluvio, che durò un anno meno tredici giorni. {21 [21]}

            D. Che cosa fece Noè appena uscito dell'arca?

            R. Noé nel vedere la terra deserta e priva di abitatori, lui solo colla sua famiglia salvato in una maniera si miracolosa, tutto compreso da gratitudine innalzò un altare e offerì un sacrificio al Signore.

            Iddio lo gradì, e in segno del suo gradimento fece comparire sull'orizzonte un'iride brillante, ossia l'arco baleno, dicendo a Noè ed a' suoi figliuoli: «Ecco io stabilisco la mia alleanza con voi e colla vostra discendenza; non vi sarà mai più diluvio per distruggere il genere umano, e quando vedrete il mio arco nel cielo ricordatevi dell'alleanza fatta con voi.»

            D. Quale altra cosa fece Noè?

            R. Qualche anno dopo il diluvio Noè applicandosi alla coltura della terra piantò la vite, e coltane l'uva ne estrasse il vino (1663). Non conoscendone la forza bevè più che non conveniva, e sopito dal vino si addormentò. Cam insolente, senza riflettere al rispetto dovuto al padre, andò a chiamare i fratelli per farne beffa. Noè svegliatosi, e saputa l'insolenza di Cam, maledisse la sua discendenza, e gli predisse che i discendenti di lui sarebbero stati soggetti e schiavi de' discendenti di Sem e di Jafet, il che tutto si avverò. Noè visse 35o anni dopo il diluvio, poscia morì nel 2006, in età di anni 950. Gli orientali dicono che il corpo di Adamo conservato nell'arca sia stato con quello di Noè da Sem portato ad essere seppellito sopra un monte vicino a Salem, ovvero Gerusalemme. Calmet. St. del V. T. {22 [22]}

 

 

Capo II. Moltiplicazione della posterità di Noè. Torre di Babele. Sue particolarità. Origine del nome degli Ebrei. Nascita di Abramo. Stato della religione.

 

            D. Che fecero di memorabile i figliuoli di Noè?

            R. I figliuoli di Sem, Cam e Jafet cresciuti in gran numero non potendo più abitare in un luogo medesimo pensarono a dividersi. Avanti però di separarsi concertarono fra loro di lasciare un' eterna memoria di se innalzando una torre, la cui cima toccasse il cielo. A tal fine scesero nel paese di Sennaar ovvero nel Babilonese, dove con mattoni e bitume giunsero ad ergere un edifizio sino ad una smisurata altezza. Dispiacque a Dio la folle impresa, e mentre fino a quel tempo tutti gli uomini parlavano un sol linguaggio, allora il Signore mandò fra essi la confusione delle lingue.

            Sicchè uno non intendendo più l'altro, doverono desistere, dividersi in colonie, e trasportarsi ad abitare varie provincie del mondo. Ecco l'origine di tanta diversità di nazioni, di lingue e di costumi. A Jafet toccò l' Europa coll' Asia minore; a Sem l'Asia dalla parte {23 [23]} dell'oriente; a Cam l'Africa colla Palestina e colla Fenicia. An. del m. 1707

            D. Quale singolarità notate di questa torre?

            R. Questa torre fu detta di Babele, che vuol dire confusione, perchè quivi furono confusi i linguaggi degli uomini.

            Di questa prodigiosa confusione uscirono quelle lingue.' che si chiamano madri, perchè da esse derivarono tutte le altre; sono madrilingue la latina, la tedesca, la 'slava. ecc. Questa torre formata a spire ascendeva ad un'altezza smisurata. Gli Ebrei esagerando la innalzarono a venti sette miglia. Colà il feroce Nembrot nipote di Cam edificò la città di Babilonia, e fattosi potente ridusse molta gente sotto del suo dominio, e dicesi che abbia fondato otto città e dato principio alla prima monarchia, la quale di poi accresciuta da Assur venne nomata monarchia degli Assiri.

            D. Da chi ebbe origine il nome degli Ebrei?

            R. Il nome Ebreo tante volte ripetuto nella Storia Sacra., si vuole derivato da Eber discendente di Sem, e da quello furono detti Ebrei i suoi posteri. Essi abitavano da principio nella Caldea; ma Tare discendente di Eber, padre di Abramo, cominciò a trasferirsi in Aran. Abramo nacque l'anno del mondo 2oo8, 352 anni dopo il diluvio nella città di Ur, nella Caldea, dove si adoravano gl'idoli.

            D. Qual fu lo stato della religione in quest'epoca?

            R. Fu molto deplorabile specialmente dopo la divisione de' figliuoli di Noè, quando, eccettuati pochi i quali vissero virtuosamente, tutti gli altri furono di corrotti e depravati costumi, abbandonandosi all'idolatria, cioè all'adorazione delle stelle, degli animali, delle piante, delle pietre, del fuoco, dei demoni, e simili.

            L'origine di queste false religioni si crede precedente al diluvio. Il malvagio Cam ne conservò la memoria e le propagò. Lo stesso dicasi della magia e di molte superstizioni che la storia ci dimostra aver sin da' tempi antichissimi avuto luogo in Egitto, che fu la dimora di Cam e de' suoi figliuoli. {24 [24]}

 

 

Epoca terza. Dalla vocazione di Abramo l'anno 2083 fino all'uscita degli Ebrei dall'Egitto l'anno 2513 comprende 430 anni.

 

 

Capo primo. hiamata di Abramo. Va nell'Egitto. Si separa da Lot. Libera Lot da' nemici. Usa ospitalità a tre angeli. Incendio della Pentapoli. Lot salvato. Sua moglie mutata in istatua di sale.

 

            D. Come chiamò Iddio Abramo dal mezzo dell'idolatria?

            R. Iddio che voleva conservai-e tra gli uomini il suo culto e la sua legge destinò Abramo non solo per padre di tutti i viventi, ma altresì per progenitor del Salvatore; laonde gli comandò di uscire della propria terra contaminata dall'idolatria. “Abbandona, gli disse Iddio, la tua patria, i tuoi parenti e la casa di tuo padre; va nel paese che io ti mostrerò; ti farò diventar {25 [25]} capo di un gran popolo; per te[6] saranno tutte le nazioni benedette e colme di beni; mira il cielo, conta se puoi, le stelle, la tua stirpe crescerà del pari in numero. n Obbediente al divino comando Abramo si partì tosto colla moglie Sara e con Lot suo nipote, conducendo seco i suoi servi e tutte le sue greggie. Giunto al paese di Canaan il Signore gli parlò di nuovo e gli disse: a Io darò questo paese a te e alla tua posterità. n Abramo riconoscente eresse un altare nel luogo in cui gli era comparso Iddio. Così il paese di Canaan da questa promessa fu dipoi detto terra promessa. Questa chiamata d'Iddio e questa pronta ubbidienza di Abramo ad onta delle più gravi difficoltà appellasi Vocazione di Abramo. An. del m. 2083, di Abramo 75.

            D. Perchè Abramo andò nell'Egitto e per quale cagione si separò da Lot?

            R. Dopo che Abramo ebbe vivuto alcun tempo nella serra di Canaan sopravvenne un' orribile carestia, per cui fu costretto a passare nell'Egitto, dove ricevè dal re Faraone grande quantità d'oro, d'argento e di greggie. Cessata la penuria ritornò nella Cananea carico di ricchezze. Quivi avvenne che i pastori di Abramo e di Lot ebbero più volte a contendere fra loro, perchè ognuno di essi voleva i pascoli migliori. Abramo, il quale amava unicamente la pace, n' ebbe dispiacere: «Io ti prego, disse egli a Lot, che non si facciano contese tra noi, perciocchè siamo fratelli. Mira il paese che ci sta d'intorno, scegli qual parte più ti piace. Se tu vai a destra, io andrò alla sinistra; se tu preferisci la sinistra, io prenderò la destra.» Lot scelse la fertile campagna del Giordano, dove erano le cinque città dette con un sol nome Pentapoli, tra le quali Sodoma e Gomorra. Abramo restò nel paese di Canaan. An. del mondo 2088.

            D. Che avvenne di Lot, e come Abramo lo liberò da' nemici? {26 [26]}

            R. Nella terra di Canaan ogni popolazione aveva il suo re. Avvenne che quattro di questi re, di cui Codorlaomo era capo, mossero guerra a cinque altri, fra i quali erano quelli di Sodoma e di Gomorra; e avendoli sconfitti fecero prigioniero anche Lot. Un famiglio di lui fuggito dalla zuffa corse a recarne nuova ad Abramo, il quale immantinente armati trecento diciotto de' suoi, piombò fotte tempo sui vincitori, li ruppe, li disperse, e loro ritolse la preda e i prigionieri. Così fu liberato Lot e restituito in libertà.

            Melchisedecco re di Gerusalemme, sacerdote del vero Dio, venne incontro ad Abramo, offeri del pane e del vino a lui ed al suo esercito, e benedicendolo, disse a Sia lodato l'altissimo Iddio che vi ha dato in potere i vostri nemici. n Abramo riconoscendo la vittoria da Dio e volendolo onorare nella persona del suo ministro diede a Melchisedecco la decima di quanto aveva acquistato. Il re di Sodoma offeri pure ad Abramo tutto il bottino, chiedendo solo la libertà della sua gente; ma Abramo, eccetto quello che apparteneva a' suoi soldati, ricusò di accettare cosa alcuna, e tutto generosamente gli restituì.

            D. Quale tratto insigne di ospitalità esercitò Abramo?

            R. Una mattina mentre Abramo sedeva all'ombra di un albero per difendersi dal calore del sole scorse tre forestieri. Solito ad usare ospitalità e cortesia con tutti andò loro incontro, e rispettosamente dirigendo la parola ad uno di loro: «Mio signore, dissegli, se vuoi farmi cosa grata, non oltrepassare la mia stanza senza fermartici. Riposatevi tutti e tre, io voglio recarvi del mio pane prima che continuiate il vostro cammino.» Ed eglino: «Fa come hai detto». Abramo entrò in fretta nella sua tenda, fece apprestar delle schiacciate, scelse il più grasso de' suoi vitelli, poscia presentò ai suoi ospiti latte, burro, focacce e carne arrostita, stando presso di loro sotto a quell'albero pronto ad ogni servigio. Quando i tre viaggiatori stavano per rimettersi in via, uno disse ad Abramo: «Ritornerò a te l'anno venturo, {27 [27]}e Sara allora avrà un figliuolo». Questo infatti avvenne, quantunque Abramo e Sara fossero già molto avanzati in età, giacché quegli che parlava era un angelo che parlava a nome del Signore accompagnato da due altri angeli. In questa guisa fu rimunerata la carità e la beneficenza di Abramo.

            D. Perchè furono incendiate Sodoma e Gomorra colle città vicine?

            R. Furono incendiate per le malvagità de' loro abitatori. Abramo avendo accompagnato i suoi tre ospiti fino alle porte di Sodoma, il Signore gli disse che aveva risoluto di far cadere sulle città di Sodoma e di Gomorra il giusto gastigo che gli enormi loro peccati avevano provocato.

            Ciò udito Abramo, sempre benefico, supplicò Iddio che volesse risparmiare quelle città. Il Signore gli promise che qualora in esse si trovassero dieci giusti le avrebbe risparmiate; ma neppure un sì piccol numero vi si potè trovare, tanto erano corrotti ed empi quegli abitanti. Il dì seguente allo spuntar del sole fu eseguito il tremendo flagello. Gli angeli avvertirono Lot e lo condussero fuori della città con tutti i suoi. Appena usciti cadde dal cielo una pioggia di fuoco e di zolfo avvampante su quelle infami città, che interamente le distrusse con tutti gli abitanti , formandosi colà un profondissimo lago, che si dice mar Morto. Mentre Lot colla famiglia scampava dall'orribile incendio e portavasi a Segor da quinta di quelle città salvata per le preghiere di lui) perdè la moglie, la quale contra l'espresso divieto degli angeli avendo riguardato in dietro fu cangiata in una statua di sale. {28 [28]}

 

 

Capo II. Nascita d'Isacco. Dio comanda che questi gli sia sacrificato. Sposa Rebecca. Nascita di Esaù e di Giacobbe. Abramo muore. Isacco va in Gerara.

 

            D. Come provò il Signore la fedeltà di Abramo?

            R. Ad Abramo era nato il figliuolo promessogli dagli angeli, a cui pose nome Isacco, il quale crescendo nel timor del Signore formava la delizia de' genitori suoi.

Volendo Iddio provare l’ obbedienza e la fedeltà del suo servo: a Prendi, gli disse, il tuo unico figlio, il tuo Isacco, a cui vuoi tutto il tuo bene, va sul morite Moria, e offrilo a me in sacrificio. » Senza proferire lamento Abramo prepara le legna, ne carica un giumento, e accompagnato da due servi si mette col figlio in cammino. Giunto dopo tre giorni appiè del monte, comanda che ognuno si fermi; indi pone le legna sopra Isacco, ed egli stesso portando in mano il fuoco ed un coltello, ambidue insieme salgono il monte. Cammin facendo Isacco disse: a Padre mio, ecco il fuoco e le legna, ma dov' è la vittima pel sagrifizio?» «Mio figlio, rispose Abramo, il Signore ce la provvederà,» Isacco {29 [29]} ignorava fino allora che egli stesso doveva essere la vittima. Pervenuti sulla sommità del monte Abramo erge un altare, vi dispone le legna, lega il figlio, e sopra lo colloca. Isacco tace e ubbidisce a tutto. Abramo per tanto stende la mano, piglia il coltello, e già già vibra il colpo per sagrificare il figliuolo, quando un angelo del Signore grida: u Fermati, non far male al fanciullo; so che temi il Signore, perciocchè per lui non risparmiasti L’ unico tuo figlio. a Abramo volgendo Io sguardo videsi vicino un montone avviluppato colle corna fra i cespugli, che lietamente sacrificò in luogo del figliuolo. An. del m. 2143.

            D. Che cosa fece di memorabile Abramo prima della sua morte?

            R. Abramo era già divenuto vecchio, e il Signore lo aveva benedetto in ogni cosa. Prima di morire volle dare al suo figlio una sposa virtuosa e piena del timor d'Iddio. Per tale oggetto incaricò Eliezero primo de'suoi servi di andare in Aran, ove fu scelta Rebecca figliuola di Batuele, cugino di Abramo, giovane distintissima per la sua pietà e per l'amore al lavoro. Da questo maritaggio nacquero due figliuoli gemelli, nomato il primo Esaù, l'altro Giacobbe. Visse poi ancora Abramo alcuni anni, e consumato da lunghe e da dure fatiche, pieno di meriti riposò nella pace de' giusti l'anno del mondo 2183, di sua età 175.

            D. Come si diportò Isacco in una carestia?

            R. Sopravvenuta una grave carestia' Isacco avvisato dal Signore andò nel paese di Gerara, dove cortesemente accolto dal re Abimelecco si diede colla famiglia a coltivare la terra. Il Signore benedisse largamente le sue fatiche, di modo che la raccolta fu moltiplicata e i suoi bestiami aumentarono a segno che eccitarono la gelosia di que' popoli. La loro invidia li spinse ad empiere di terra i pozzi che i servi d'Isacco avevano scavato nella campagna per abbeverare il bestiame. Onde lo stesso re Abimelecco per amor di pace: e Va, gli disse, ritirati dalla nostra terra, perchè sei •più potente {30 [30]}

di noi. a Isacco se ne andò a Bersabea all' estremità della terra promessa. Quivi gli apparve il Signore e gli rinnovò le promesse di benedirlo e colmarlo di beni. Isacco in ringraziamento alzò un altare e invocò il nome del Signore An. del m. 2200.

 

 

Capo III. Esaù vende il diritto di primogenitura a Giacobbe. Funeste consegnenze di questa vendita. Giacobbe fugge. Scala di Giacobbe. È ricevuto in casa dello zio Labano. Carico di ricchezze si parte a sua insaputa. Lotta con un angelo. Si riconcilia con Esaù. Fatto di Dina. Giunge a casa. Fa le esequie al padre.

 

            D. Perché Esaù vendè il diritto di primogenitura?

            R. Esaù primogenito d'Isacco attendeva alla caccia ed all'agricoltura, Giacobbe suo fratello alla custodia del gregge. Tornando un giorno Esaù dalla caccia affamato vide Giacobbe che cotto si aveva delle lenticchie, e gliele chiese. u Cedimi, disse questi, la tua primogenitura, e te le darò. o e Che mi vale, disse fra sè Esaù, il diritto di primogenitura, se io intanto muoio di fame?a E non badando più oltre, con giuramento gliela cedè. Indi mangiò e bevve senza riflettere alleconseguenze della sua leggerezza.

            D. Quali conseguenze ebbe questa vendita?

            R. Questa vendita ebbe pessime conseguenze per Esaù. Isacco divenuto vecchio, cieco ed infermo un giorno disse ad Esaù: e Va alla caccia, e di tua cacciagione mi apparecchierai una vivanda condita nel modo che sai tornarmi più gradevole, affinchè io ne mangi, e ti benedica prima di morire. a Esaù andò prontamente. Ala Rebecca udite le parole d'Isacco si affrettò di acconciar due capretti come fossero stati la selvaggina di Esaù. Vestì Giacobbe degli abiti del fratello, gli coprì il collo e le mani colla pelle de' capretti, e colla vivanda lo mandò ad Isacco. Come gli fu vicino: e Chi sei tu? a gli disse; e Giacobbe: e Io sono Esaù tuo primogenito. Ho eseguito quanto hai comandato. Or mangia e dammi la tua benedizione. a Rispose Isacco: « Appressati che io voglio accertarmi; a e tastatolo continuò: e La voce {31 [31]}

è di Giacobbe, ma le mani sono di Esaù. n Questi era peloso, non così l'altro.

            Il buon padre mangiò, indi imponendo le mani sul figlio lo benedisse e gli, augurò tutte le celesti felicità. Appena uscito Giacobbe giunse Esaù e disse: a Alzati, mio padre, e mangia della mia cacciagione a Chi sei tu?» disse maravigliato il genitore. a Sono Esaù tuo primogenito, disse il figlio. » Fu scoperto allora l'inganno di Giacobbe, ma contuttociò Isacco non ritirò da Giacobbe la sua benedizione, perchè Iddio voleva in fatti porre Giacobbe nel luogo di Esaù. Questi pianse quindi amaramente, si pentì della vendita fatta a suo fratello, e nel suo sdegno minacciò di ucciderlo, cosicchè Giacobbe giudicò di non aver sicura la vita nella casa di suo padre[7].

            D. Dove andò Giacobbe, e che avvenne nel suo viaggio?

            R. Giacobbe costretto a fuggire per sottrarsi allo sdegno fraterno si mise in cammino per la Mesopotamia con {32 [32]} animo di andarsi a ricoverare in casa di Labano, fratello di Rebecca, come gli aveva consigliato la stessa madre. Mentre viaggiava, venne sopraggiunto dalla notte lungi da ogni abitazione. Egli non poté a meno di non provare una grande inquietudine. Estenuato dalla fatica si coricò sul terreno ponendosi per guanciale una pietra, e addormentatosi all'aria aperta vide in sogno una scala misteriosa che dalla terra pareva giungere al cielo. Su di essa saliva e discendeva un numeroso coro di angeli, e pella sommità vi era Iddio che così gli parlò a Io sono il Signore Iddio de' padri tuoi: dovunque andrai io sarò sempre teco, sarò tuo protettore e ti ricondurrò in questo paese. " Spaventato Giacobbe svegliossi, e come si aggiornò prese la pietra che servito aveva di guanciale e la innalzò qual monumento perenne versandovi sopra dell'olio per consacrarla al Signore.

            D. Some fu accolto Giacobbe in casa di Labano?

            R. Giacobbe continuando il suo viaggio giunse ad un pozzo coperto di una grossa pietra, attorniato da tre mandre di pecore, e rivoltosi a' pastori che lo costudivano: « Miei fratelli, ]or disse, d'onde siete? -. Noi siamo di Saran. - Conoscete voi Abano? -Sì, lo conosciamo. -Sta bene? - Sì, egli gode di una perfetta salute: Ecco la sua figliuola Rachele che viene colle pecorea  Affrettossi tosto Giacobbe a togliere il coperchio del pozzo, abbeverò le pecore della cugina, e con parole miste di lagrime la salutò nella più cortese maniera. Rachele corse a darne nuova al padre, il quale con prestezza andato alla volta di Giacobbe lo abbracciò teneramente e lo condusse in casa. Quivi Giacobbe dimorò più anni, custodendo fedelmente il gregge di suo zio, e servendolo con grande premura, benchè dovesse sofferire molto appo lui. In tutte queste occupazioni non perdé mai di vista il santo timor d'Iddio; onde da lui benedetto acquistò molte ricchezze, divenne possessore di numerose mandre di capre e di pecore, poi si ammogliò, e mantenne in casa sua molti servi. un gran numero di cammelli e di altri giumenti. Queste sostanze formavana {33 [33]}le ricchezze secondo il costume di que'tempi. Anno del' mondo 2259.

            D. Perché Giacobbe si parti da Labano, e che fece questi dipoi?

            R. Quando Labano si accorse che Giacobbe era di venuto ricco n'ebbe dispiacere, ed oltre che lo riguar

dava con occhi d' invidia, spesso gli cagionava gran disgusti e tribolazioni, cui pazientemente sopportò Giacobbe, fintanto che venne avvisato dal Signore di ritornare al paese de' padri suoi. Onde egli colla propria famiglia e colle sue sostanze all'insaputa dello zio se ne parti dopo venti anni da che era uscito della casa paterna.

            Labano con numerosa comitiva lo insegui risoluto di usare la forza per trattenerlo. Ma il Signore che protegge chi gli è fedele ce Guardati, gli disse, dal tramare cosa alcuna contra Giacobbe. " Sicchè non si passò più oltre che a sole parole, colle quali Labano, che era idolatra, rimproverò al genero la fuga e la rapina fattagli de' suoi idoli. Della fuga Giacobbe facilmente si discolpò, ma non consapevole del furto fatto da Rachele sua moglie dichiarò reo di morte chiunque fosse il colpevole. Per tanto avendo Labano visitato indarno tutto l’ equipaggio nè trovato gl' idoli che Rachele aveva nascosti sotto il basto di un cammello su cui giaceva, dopo lungo contrasto fra l’ una e l’ altra parte si rinnovò l'amicizia, e separatisi pacificamente, Labano ritornò a casa sua, e Giacobbe prosegui l'incominciato cammino.

            D. Quale lotta ebbe Giacobbe in questo viaggio?

            R. Giacobbe continuando il suo cammino giunse al fiume Giordano, che forma il confine del paese di Cenaan, dove senti una viva inquietudine, temendo che l'antico sdegno del fratello non si fosse ancora calmato. Onde spedi a lui de' messaggeri per annunziargli il suo prossimo arrivo. Mentre ne aspettava il ritorno, di notte tempo gli si presentò un angelo in forma di uomo che lottò con lui fino allo spuntar del giorno. Ma quegli vedendo che non poteva vincere Giacobbe perchè non {34 [34]} voleva usare contro di lui tutte le sue forze, gli toccò il nervo[8] della coscia, che subitamente inaridi. Allora l'angelo disse: a Lasciami andare, perciocché si fa già l'alba." E Giacobbe: « Non ti lascierò prima che mi abbi dato la tua benedizione.» L'angelo: a Come ti chiami? - Gli venne risposto: e Giacobbe. » Quegli soggiunse: e D'ora innanzi sarai chiamato Israele, cioè forte contra Dio. «Da questo tèmpo i discendenti di Giacobbe cóminciarono ad essere indistintamente chiamati Ebrei od Israeliti.

            D. Qual fu l'incontro di Giacobbe con Esaù?

            R. Dopo questa misteriosa lotta tornarono i messi riferendo che il furioso Esaù veniva incontro a lui e con seco quattrocento uomini. Atterrito di ciò Giacobbe si volse al Signore pregando cosi: e Dio di mio padre, tu mi dicesti: Io ti farò ogni bene: or dunque liberami dalle mani di mio fratello. " Frattanto egli divise le sue genti e le sue mandre in più squadre, e ordinò che camminassero a molta distanza gli uni dagli altri, e i primi incontrando Esaù gli dicessero «Questa mandra ti spedisce Giacobbe in dono;  e cosi dicessero gli altri di mano in mano che si avanzassero. Da ultimo giunse Giacobbe, il quale più volte si inchinò davanti al fratello. Esaù a tante dimostrazioni d'amore placatosi gli corse incontro, lo abbracciò e lo baciò teneramente piangendo di gioia. Vedendo poi i figli del fratello dimandò: «A chi appartengono tutti questi figliuoli? » Giacobbe rispose: a Il Signore me li diede.» Tutti s'inchinarono dinanzi ad Esaù. Indi Giacobbe gli offeri molti de' suoi greggi. Questi li ricusò sul principio, e solo s'indusse ad accettarli alle replicate istanze del fratello. Oltremodo contento Esaù rivolto al fratello esclamò: «Parmi di vedere in voi il volto di un angelo; concedetemi dunque la vostra grazia e siatemi favorevole.» {35 [35]}

            D. Quale sinistro caso avvenne a Giacobbe?

            R Giacobbe pervenuto a Gerusalemme comperò un campo con animo di arrestarsi. Senonchè-Dina, figliuola di lui, per curiosità andata a vedere una festa de' Sichemiti n'ebbe un gravissimo insulto. Per questo i fratelli di lei vennero alle mani co' Sichemiti, e la cosa and tant'oltre che in grande parte gli abitanti furono trucidati, gli altri fatti schiavi, tutta la città fu messa a sacco. La quale cosa cagionò disonore a Dina e grave mestizia e Giacobbe, che rampognò acremente i suoi figliuoli, e vivamente addolorato per lo spargimento di tanto sangue si partì di quel luogo e continuò il suo cammino. Giunto finalmente in Mambre alla casa paterna ebbe il contento di vedere ancora vivo suo padre, il quale però poco dopo in età di cento ottant'anni morì. Esaìt e Giacobbe gli fecero i funerali e lo seppellirono tacila spelonca di Ebron. Anno del mondo 2275.

 

 

 

Capo IV. Figliuoli di Giacobbe. Giuseppe più amato dal padre perchè più virtuoso. Sooi sogni. E invidiato de' suoi fratelli, i quali cospirano di occiderlo. li calano in una cisterna. Lo vendono per venti monete a mercanti che lo conducono in Egitto. Vien calunniato e messo in prigione.

 

            D. Quinti figliuoli ebbe Giacobbe?

            R. Giacobbe ebbe dodici figliuoli con una figliuola chiamata Dine. I nomi di quelli sono Ruben, Simeone, Levi, Giuda, Issacar, Zabulon, Dan, Neftali, Gad. Asce, Giuseppe e Beniamino, de' quali il più virtuoso era Giuseppe, epperciò più amato dal padre.

            D. Perchè Giuseppe cadde in odio a' suoi fratelli?

            R. Il loro odio ebbe origine da' fatti seguenti: Giuseppe toccava appena i sedici anni e custodiva le numerose greggie del padre al pari de' suoi fratelli. Allora avvenne che essi commisero un' azione molto cattiva. Giuseppe innocente non volle seguire il loro esempio, anzi provò inquietudine, e per impedire maggior male si credè obbligato di avvertire il padre. Da questo {36 [36]}

momento Giacobbe 10 amò assai teneramente più che gli altri suoi figliuoli, facendogli anche una veste tessuta a vagii colori. Per la qual cosa gl'altri fratelli concepirono odio tale contro di lui, che non gli indirizzavano più cor,tese parola. Si accrebbe questa odiosità per certi sogni che parevano presagire la futura grandezza di Giuseppe.

            D. Quali furono questi sogni?

            R. «Ecco il mio sogno, disse Giuseppe con tutta semplicità a' suoi fratelli. Mi parve che stessimo insieme in un campo a legar covoni. Il mio si levò su, e si tenne ritto, i vostri si chinarono tutti d' intorno al mio per adorarlo. » Come! esclamarono i suoi fratelli, sarai tu dunque nostro padrone, e noi diventeremo tuoi servi? u Sembravami, disse un'altra volta, di vedere il sole e la luna con undici stelle in atto di adorarlo. » Tutto questo fomentò l'odio loro a segno, che vennero a' più gravi eccessi.

            D. Quali furono questi eccessi

            R. Un giorno i figliuoli di Giacobbe avendo condotto il gregge al pascolo molto lontano, egli disse a Giuseppe: «Va a vedere se i tuoi fratelli stanco bene. » {37 [37]} Ubbidi prontamente. Come lo videro si dissero l’un l'altro: a Ecco viene il nostro sognatore. Orsù uccidiamolo e gettiamolo in una fossa. Diremo poi al padre, che una bestia feroce lo ha divorato. Così vedremo quale cosa gli giovino i suoi sogni. » Ruben che era il maggiore si opponeva a questo reo disegno, e cercava modo di salvarlo. «Deh! egli diceva, non vogliate ucciderlo, gittatelo piuttosto in una fossa. » Ciò diceva con animo di cavarlo poi occultamente e ricondurlo al padre. Avvicinatosi frattanto Giuseppe, gli furono intorno, lo spogliarono e lo calarono in una cisterna, ovvero in un pozzo abbandonato, per buona sorte allora vuoto d'acqua. Compiuta l'iniqua azione si posero tranquillamente a mangiare. Ma Ruben non potè prender cibo. e afflitto si allontanò pensando alla maniera di salvar Giuseppe. Pochi istanti appresso passarono a caso alcuni mercanti, a cui fu venduto Giuseppe per venti monete. Indarno egli scongiurava i fratelli ad aver pietà di lui. Essi furono insensibili alle sue preghiere ed alle sue lagrime. Trattolo dalla cisterna lo consegnarono a' compratori che lo menarono seco in Egitto. An. del m. 2276, di Giuseppe 17

            D. In che modo i fratelli celarono al padre il loro delitto?

            R. Ritornato Ruben a' fratelli, intendendo quanto era avvenuto, tutto dolente fece loro le più vive lamentanze. Essi allora studiarono una menzogna per celare al padre il loro delitto.

            Scannarono un capretto, e tinta con quel sangue la veste di Giuseppe, la mandarono al padre con questa parole: «Noi abbiamo trovato questa veste, riconosci se é quella del tuo figliuolo. » Come Giacobbe la vide, la riconobbe, e in eccesso di dolore esclamò: « È la veste di mio figlio, una bestia feroce ha divorato il mio Giuseppe! » E piangendo amaramente come morto il suo prediletto figliuolo ne fu per lungo tempo inconsolabile.

            D. Quale sorte toccò a Giuseppe nell'Egitto?

            R. I compratori di Giuseppe giunti nell'Egitto lo rivendettero {38 [38]}a un signore di nome Putifare. Giuseppe serviva il suo padrone con sollecitudine e fedeltà, e benedetto dal Signore a lui riusciva bene tutto quello che operava. Perciò il padrone lo amava moltissimo, e osservandone la puntualità e la diligenza nel servirlo, gli affidò la cura di tutta la sua casa. Avvenne però che la moglie del padrone un giorno cercando d'indurlo a commettere un gran peccato, si pose a gridare: « Oh come mai potrò fare un sì gran male contro del mio Dio! » E tutto inorridito fuggi. La malvagia donna vedendosi disprezzata lo calunniò presso A marito. Questi troppo credulo le prestò fede, e nella sua collera diede ordine che Giuseppe carico di catene fosse immediatamente messo in un' oscura prigione tra' malfattori. Ma nemmeno colà il Signore lo abbandonò. Ari. del m. 2286.

 

 

Capo V. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del capo panattiere. É liberato dalla prigione Spiega i sogni del Re. Vien fatto Viceré d' Egitto. Grave carestia. Giacobbe manda i figli in Egitto per frumento.

 

            D. Come Giuseppe fu in prigione favorito da Dio?

            R. Non andò molto che il Signore fece conoscere l'innocenza di Giuseppe dal carceriere, il quale commisegli l'interiore governo delle carceri e la soprantendenza di tutti gli altri prigionieri. Accadde non molto dopo che il primo coppiere e il panattiere di Faraone fossero nella prigione medesima racchiusi. Una mattina Giuseppe avendoli trovati sommamente costernati: «Perché siete voi oggi così tristi?» dimandò loro con affetto. Ed eglino a Abbiamo nella scorsa notte avuto de' sogni, e ninno ce li sa spiegare.» Giuseppe ben sapendo quel sogno non essere superstizione, riprese: «Non sapete che l'intendimento viene da Dio? Tuttavia raccontatemi i vostri sogni. » Cominciò il coppiere: «Parevami di vedere una vite con tre tralci, che crescendo si coprirono di foglie, indi sbocciarono i fiori, e a poco a poco maturarono {39 [39]} le uve, le quali io spremei in un bicchiere e lo presentai al Re.» Giuseppe illuminato da Dio: «Ecco, disse, questa é la spiegazione dei tuo sogno: di qui a tre giorni tu sarai riammesso alla carica di coppiere del Re. Allora ricordati di me e chiedi a Faraone che mi liberi da questo carcere in cui sono tenuto ingiustamente.» Il panattiere intesa una così favorevole interpretazione del sogno del compagno sperando altrettanto del suo, lo narrò: «Ho sognato di portare sulla mia testa tre panieri, di cui il più alto conteneva ogni sorta di paste pel Re, ma gli uccelli venivano e svolazzando d'intorno le beccavano e le mangiavano.» Giuseppe rispose: «Fra tre dì tu sarai posto in croce, e il tuo corpo diverrà pasto degli uccelli. »

            Il terzo giorno, che era natalizio di Faraone, queste predizioni si avverarono; il panattiere fu impiccato, il coppiere riammesso al suo primiero ufficio. Costui però ingrato al suo benefattore Giuseppe in mezzo alla fortuna dimenticò le promesse che gli aveva fatto. Anno del mondo 2287.

            D. Quando fu Giuseppe liberato dalla prigione?

            R. Trascorsi due anni Faraone ebbe altresì due sogni di cui niuno degli interpreti e de' sapienti dell' Egitto, che fece venire da ogni parte, gli seppe dare la spiegazione. Allora il coppiere narrò al Re quanto era a lui avvenuto nella prigione e come fosse Giuseppe ottimo spiegatore di sogni. Faraone diede ordine che Giuseppe fosse immediatamente a lui condotto, e quando gli fra innanzi, disse: «Feci un sogno e non trovo chi sappia darmene la spiegazione. mi vien però detto, che tu ne sei buono interprete. - Io non so nulla, rispose modestamente Giuseppe. Dio solo può dare al Re una gradita risposta. Raccontami nulladimeno i tuoi sogni.» E Faraone: «Parevami di star sulle sponde del fiume Nilo e di vedere uscirne sette vacche di bella forma e grassissime, indi altre sette magre e scarne che le grasse divorarono. Similmente sembravaeni di mirar sette spighe piene e belle che vennero consumate da sette altre aride {40 [40]} e smilze. - Una sola e medesima cosa, soggiunse Giuseppe, significano entrambi i sogni. Le vacche grasse e le spighe piene indicano sette anni di abbondanza: le vacche magre e le spighe vuote sette anni di carestia, i ali terranno dietro a' primi e ne consumeranno l'abbondante ricolta. Il flagello si farà sentire per tutto il paese. Ecco ciò che dice il Signore. Laonde fa di mestieri trovare un uomo saggio e industrioso il quale negli anni di fertilità sappia raccogliere e porre in serbo ne magazzini quanto richiedesi per provvedere a' futuri anni di carestia. »

            D. Come Faraone premiò Giuseppe?

            R. Di tale interpretazione molto contento il Re rivolto a Giuseppe disse: «E dove potrei trovare un uomo migliore di te, così ripieno dello spirito del Signore? A te affido il governo di tutto l'Egitto; tutti i miei sudditi ubbidiranno agli ordini tuoi, io stesso non voglio sovrastarti in altro che nell'onore del trono.»

            Ciò detto, il Re trattosi l'anello il mise in dito a Giuseppe. Quindi comandò fosse splendidamente rivestito, e {41 [41]} postagli una collana d'oro, lo fece montare sopra il secondo de' suoi cocchi reali con ordine che fosse condotto in trionfo per tutta la città, e vi fosse uno che gridasse davanti a lui: «Questi è il salvatore dell'Egitto.»

            Così il Signore fa servire ogni cosa a bene di chi lo ama. An. del m. 2289, di Giuseppe 30.

            D. Come si diportò Giuseppe in questa carica?

            R. I sette anni di fertilità giunsero presto come era stato predetto. Le biade furono oltre ogni credere abbondantissime, e Giuseppe ne radunò la quinta parte a profitto del Re ne' granai del pubblico. Ma sopraggiunsero ben tosto gli anni di una carestia sì terribile, che tutti i vicini paesi furono gravemente travagliati. In questa desolazione Giuseppe aprì i suoi magazzini e somministrò del pane a tutto l'Egitto, e a quanti da ogni parte là accorrevano onde procacciarsi vittovaglie. La penuria afflisse anche il paese di Canaan, dove dimorava Giacobbe, il quale per non morir di farne dovette pur mandare i suoi figli nell'Egitto a comperar biade, ritenuto seco il solo Beniamino. An. del m. 2297.

 

 

Capo VI. Giuseppe accoglie i suoi fratelli, che mette in prigione. Li manda a casa, ritenuto solo Simeone. Ritornano con Beniamino. Giuseppe li tratta lautamente. Li fa inseguire. Si lascia conoscere.

 

            D. Come furono accolti da Giuseppe i figliuoli di Giacobbe?

            R. I figliuoli di Giacobbe giunti in Egitto si presentàrono a Giuseppe, e non riconoscendolo più, s'inchinarono a lui rispettosamente. Giuseppe li riconobbe tosto, e richiamandosi alla memoria i sogni che aveva avuto nella sua giovinezza adorò i disegni ammirabili del Signore. Fingendo non pertanto di parlar con istrainerì, loro disse aspramente: voi siete spie, e siete venuti per iscoprire i luoghi sforniti del paese. No, Signore, risposero eglino tutti tremanti, noi siamo venuti per comperar del grano. Eravamo dodici fratelli; il più {42 [42]} giovane rimase a casa col padre, l'altro, aggiunsero con qualche esitazione, l’altro non v' è più. Ripigliò Giuseppe: io non posso fidai-mi delle vostre parole. Se vero è che abbiate un altro fratello a casa, mandate uno di voi a prenderlo, gli altri rimarranno prigionieri finché egli giunga. Intanto li fece mettere in prigione. Giuseppe non aveva altra mira con quel suo contegno che quelle di correggere i propri fratelli.

            D. Quanto tempo stettero eglino in prigione?

            R. Passati tre giorni, Giuseppe li tolse di prigione e fattiseli venir davanti così loro parlò: io terno il Signore, e non sono ingiusto verso chicchessia. Se siete uomini leali ritornate alle vostre case col grano; uno solo rimanga in ostaggio finchè mi sia condotto il vostro fratello minore, e allora presterò fede a quanto mi dite. Si sottomisero a questa condizione, e pensando di non essere intesi nel proprio linguaggio dissero tra loro: ecco sopra di noi il gastigo d'Iddio per la nostra crudeltà contro l'innocente Giuseppe! Egli ci chiedeva pietà, e noi non l'abbiamo esaudito; perciò meritamente ci troviamo in queste angustie. Giuseppe capì benissimo tal discorso, ne fu teneramente commosso, si volse in disparte, e pianse. Tosto però si ricompose, e ritenuto per ostaggio Simeone diede segreto ordine a' suoi servitori di dar loro abbondantemente il grano dimandato e di rimettere il danaro di ciascheduno nel proprio sacco. Giunti a casa raccontarono ogni cosa al loro padre. Quando poi vuotarono i sacchi, e ciascun trovò il suo danaro, rimasero pieni di stupore.

            D. Giacobbe lasciò egli tosto partir Beniamino?

            R. Quando si venne al punto di lasciar partire Beniamino, il buon vecchio non sapeva risolversi. e Voi volete privarmi di tutti i miei figliuoli, andava esclamando. Giuseppe non c' è più; Simeone è prigioniero; ora volete privarmi anche del mio Beniamino. No, giammai non sarà che io lo lasci andare, non posso permetterlo. «Frattanto il grano provveduto era quasi consumato, {43 [43]} e Giacobbe instava perchè i suoi figliuoli tornassero nell'Egitto. «Noi, gli disse Giuda, non abbiamo più ardire di presentarci a chi comanda, se non conduciamo con noi il fratello minore. Lascialo venire, confidalo a me, io me ne rendo mallevadore. Giacché non si può fare altrimenti, conchiuse Giacobbe, prendetelo, portate eziandio il doppio denaro della prima volta aggiungendo quello che trovaste ne' sacchi, forse messovi per isbaglio. Procuratevi anche delle più squisite frutta de' nostri paesi a fine di presentarle a quel Signore. Facciavi Iddio trovare grazia appresso di lui si, che egli rilasci il vostro fratello, il quale ora tiene in prigione, e il mio caro Beniamino. Ahimé! durante la vostra assenza io resterò qual padre che venne privato di tutti i suoi figliuoli ». An. del m. 2298.

            D. Come trattò Giuseppe questa seconda volta i fratelli?

            R. Arrivati questi felicemente nell'Egitto si fecero annunziare a Giuseppe, il quale udito che era con loro Beniamino, ordinò al maestro di casa che fosse apprestato un lauto banchetto. Mentre aspettavano la venuta di Giuseppe apparecchiarono i loro doni, e appena comparve, prostrandosi a terra glieli offerirono. Ei li salutò cortesemente, e disse: «Come sta vostro padre? vive egli ancora quel buon vecchio? ed essi: Nostro padre tuo servo vive ancora e sta bene.» E mirando Beniamino: «E costui il vostro fratello minore? Iddio ti benedica, figliuol mio. e Dette queste parole usci prestamente, perciocchè alla vista di Beniamino il quale teneramente amava, rimase tutto nell' interno commosso, talché le lagrime uscendogli in copia dagli occhi, corse in luogo appartato a fine di poter con libertà dare sfogo a quei sentimenti che lo agitavano. Calmatosi alquanto e rasciugate le lagrime, ritornò a' fratelli, facendoli sedere a mensa per ordine di età; del che eglino furono assai maravigliati. Nell' atto che si porgevano le vivande, fu a Beniamino data una porzione cinque volte maggiore di quella d' ogni altro fratello. Ognuno {44 [44]} mangiò e bevè con allegria. La mattina seguente tutti consolati si partirono pel loro paese con nuove provvisioni, in cui Giuseppe di nuovo ordinò che si riponesse il danaro,, nel sacco però di Beniamino oltre il danaro anche una tazza d'argento.

            D. Quali angustie cagionò questa tazza?

            R. Quando furono ad una certa distanza dalla città, Giuseppe comandò al suo economo d'inseguirli e di accusarli severamente d' avere rubato la tazza. Come li raggiunse, disse: «Voi avete rubato la tazza del mio padrone. Così dunque gli rendete male per beate? » Attoniti a tali parole risposero: «Come! ti pare che noi avremmo potuto commettere una sì malvagia azione? Muora pure quegli fra noi, presso cui verrà trovata la tazza, e noi tutti saremo schiavi del tuo padrone. e 1ncontenente ognuno mise giù il sacco e l'aprì, giacchè avendo essi una buona coscienza, nulla temevano. Si frugò in tutti i sacchi, e la tazza venne ritrovata in quello di Beniamino. Chi può esprimere la sorpresa e lo spavento da cui restarono colpiti? Caricato ciascuno il suo grano ritornarono a Giuseppe. li quale tosto li rimproverò dicendo: «Perchè avete voi fatto cosi?» Che cosa vi possiamo dire, o signore, rispose Giuda: Iddio ci trovò colpevoli, perciò ci accade questa sciagura. Noi tutti restiamo tuoi schiavi. -- Tolga Iddio che da me si faccia questo, riprese Giuseppe. «Colui solo, che ha rubato la tazza resterà mio schiavo i gli altri ritornino in pace al loro padre. » Giuda a tali parole costernato gli si accostò e disse: «Signor mio, tu che sei uguale al Re in potere, degnati di ascoltar un tuo servo. Tu ci ordinasti di condurti il nostro minar fratello. Mio padre lo permise a malincuore, perchè egli lo amava più della sua vita; io fui mallevadore per questo figliuolo. Deh! lascia ch'io rimanga schiavo per lui. Permettigli che faccia ritorno co' miei fratelli, poichè come oserei comparire dinanzi a mio padre se quel figliuolo non è meco? qual crepacuore! lo non potrei reggere alla vista di tanto suo cordoglio.» {45 [45]}

            Che nobili e generosi sentimenti sono mai questi di Giuda!

            D. Come si lasciò in fine conoscere Giuseppe?

            R. Giuseppe intenerito alle dimostrazioni patetiche di Giuda, non potendo più frenare la viva commozione che nell' interno sentiva, fatti ritirare tutti gli astanti e rimasto solo co' suoi fratelli diede un grido con gran pianto e disse: - io sono il vostro fratello Giuseppe. - Queste parole empierono i fratelli di rimorso e di terrore, ben sapendo qual supplizio il loro delitto meritava, se non che presto Giuseppe li confortò dicendo: - io sono vostro fratello, non temete, voi mi vendeste, e il Signore mi mandò in questo paese per vostro bene, per preservarvi dalla fame e dalla morte. Ritornate speditamente al mio padre, ditegli, che io vivo ancor che sono padrone di tutto l'Egitto; che venga a me senza indugio. Egli stabilirà la sua dimora nella più bella parte di questo paese, vivrà presso di me con tutti i suoi figliuoli, perché la carestia durerà ancora cinque anni. Non tardate dunque a partire, ritornate presto, e {46 [46]} conducetemi il padre. Quindi abbraccio teneramente Beniamino, poi tutti gli altri fratelli. Le lagrime d'amore s di compiacenza da una parte, di consolazione insieme e di pentimento dall'altra furono molte, e i confusi lor gemiti risuonarono tutto all' intorno.

            La fama che Giuseppe aveva trovato i suoi fratelli pervenne alle orecchie del Re, il quale fu lietissimo, e udendo che ancora viveva il padre di lui e che ei desiderava di averlo seco nell'Egitto, lo esortò a chiamarlo tostamente e fornirlo di quanto abbisognasse al trasporto di sei della sua famiglia e di. tutte le cose sue.

 

 

Capo VII. Giacobbe riceve la nuova che Giuseppe è ancor vivo. Va nell'Egitto. Incontra Giuseppe. È presentato a Faraone. Morte di Giacobbe. Morte di Giuseppe.

 

            D. Come sentì Giacobbe la nuova che Giuseppe viveva?

            R. Il buon vecchio aspettava ansioso il ritorno de' suoi figliuoli. In sulle prime gli parve un sogno ed una illusione l'intendere che Giuseppe viveva, e che era Vicerè dell'Egitto. Ala quando all'arrivo de' cocchi reali e de' magnifici doni di Giuseppe ne fu pienamente assicurato, non è a dire a quali dolci trasporti di allegrezza si abbandonasse. Or basta, esclamò, mio figlio Giuseppe vive ancora! io voglio andarlo a vedere e poi morrò contento. E fatta un' orazione al Signore, egli colla numerosa sua famiglia si pose in viaggio. Al confine della Cananea Giacobbe offeri un sacrificio a Dio. Giuda lo precedè per annunciare al re l'arrivo del padre a Giuseppe, il quale venutogli immantinente incontro con ambo i suoi figliuoli, come lo vide, balzò dal cocchio; gli si gettò al collo versando lagrime abbondantissime di gioia. E Giacobbe a lui., ora, disse, io morrò contento, perciocché ho veduto ancora una volta il tuo volto. Giuseppe benchè elevato a dignità si grande non vergognossi dell' umile stato di suo padre. Dopo i {47 [47]} più dolci sfoghi di filiale amore e di tenerezza seco il condusse alla città, e presentollo a Faraone, il quale si rallegrò di vedere il padre di un sì virtuoso figlio, e gli assegnò per dimora la più bella parte dell' Egitto, la terra di Gessen, come la più addattata al pascolo delle greggie che formavano l'occupazione e la ricchezza di lui, e della sua famiglia. An. del mondo 2298.

            D. Quanto tempo visse ancora Giacobbe da chè andò nell' Egitto?

            R. Giacobbe dimorò prosperamente ancor diciassette anni nell'Egitto. Sentendo poi avvicinarsi il tempo di sua morte chiamò Giuseppe che venne tosto conducendo ambidue i suoi figliuoli Effraimo e Manasse; ed offerendosi Giacobbe di benedirli, Giuseppe gli mise alla destra Manasse, che era il maggiore, ed Effraimo alla sinistra: ma Giacobbe incrocicchiando le mani, pose la destra sul capo di Effraimo, e la sinistra su quello di Manasse predicendó, che il fratello maggiore servirebbe al minore, e stringendoseli al seno li baciò e li benedisse.

            Indi così parlò a Giuseppe: io me ne muoio, ma il Signore sarà con voi, e vi ricondurrà al paese de' padri vostri. Poscia a tutti i suoi figliuoli che stavano intorno al letto predisse ciò che sarebbe venuto alla ]or posterità e diede loro la paterna benedizione. A Giuda in particolare aggiunse: e lo scettro (il sommo potere) non sarà tolto da Giuda, ne da' suoi discendenti finché non sia venuto Colui che ha da essere mandato e sarà l'aspettazione delle nazioni[9] ». Conchiuse poi con dire a tutti: seppellitemi co' miei padri nella doppia spelonca di Ebron. Detto questo si lasciò cadere sul letto, e placidamente spirò. Anno del in. 8315, di Giacobbe 147. {48 [48]}

            D. Quali furono le esequie di Giacobbe?

            R. Tosto che Giuseppe vide il suo padre estinto si gettò piangendo sopra il corpo di lui, e il pianto fu universale per settanta giorni. Quaranta se ne impiegarono ad imbalsamarlo a modo degli Egiziani. Indi Giuseppe chiese a Faraone di poter egli stesso accompagnare il cadavere nella terra di Canaan, e ottenuta la licenza, con numerosa comitiva non solo di tutti i discendenti di Giacobbe, ma ancora di molti Egiziani recossi in Ebron, e quivi fatte solenni esequie per sette giorni, e rinnovato gran pianto. il fece seppellire nella spelonca già comperata da Abramo.

            D. Quale fu la morte di Giuseppe?

            R. Giuseppe visse fino all' età d' anni 110, cinquantaquattro dopo la morte del genitore, sempre amato e venerato tanto da' suoi, quanto da tutto l' Egitto. Sentendosi poi vicino al suo fine così parlò a' suoi fratelli: «Io presto morrò. Iddio verrà certamente a visitarvi, e vi ricondurrà nel paese che promise a' nostri padri. Allora trasportate con voi le mie ossa. » Ciò detto pieno di fede nelle Divine promesse, con volto tranquillo e sereno cessò di vivere l'an. del m. 2369. Visse da santo e da santo mori.

            Il pianto e il rammarico fu universale.

 

 

Capo VIII. Giobbe. Vien privato di tutte le sue ricchezze. È ridotto a giacere sopra un letamaio. Sua pazienza eroica. Iddio lo ricompensa. Sua santa morte.

 

            D. Qual personaggio insigne visse in quel tempo?

            R. Intorno a quel tempo nella provincia di Us nell' Idumca viveva Giobbe, uomo leale e giusto, a tutti i secoli modello di eroica pazienza e fedeltà. Era capo di numerosa e florida famiglia composta di sette figliuoli e di tre figliuole. Possedeva sette mila pecore, tre mila cammelli, cinquecento paja di buoi, e cinquecento asine, un gran numero di servi e moltissime altre ricchezze, che lo rendevano famoso fra tutti i popoli d' Oriente. {49 [49]} Ogni giorno offeriva sacrifizi al Signore, perchè la sua figlinolanza stesse lontana da ogni macchia di peccato. Iddio però volle provarlo con fierissime tribolazioni, permettendo al demonio di affliggerlo quanto sapeva, salvo che toglierlo di vita. Un giorno andò un servo a casa sua tutto ansante e gli disse: mentre i vostri buoi aravano e le vostre asine pascevano, sono venuti i Sabei, hanno rapito i bestiami, passato tutti gli altri vostri servi a fil di spada, io solo ho potuto fuggire per recarvene l'avviso. Parlava ancora questi, e arrivò un altro esclamando: é caduto un fuoco dal cielo ed ha incenerito le vostre pecore ed i pastori. Costui fu interrotto da un terzo che giunse dicendo: molti ladri di Caldea hanno rapito i vostri cammelli, trucidato tutta la vostra gente. Questo annunzio non era ancor finito quando sopraggiunto un altro prese a dire così: i vostri figliuoli e le vostre figliuole mangiavano in onesta allegria nella cosa del fratel maggiore, quand' ecco levatosi ad un tratto un vento impetuoso ha rovesciato la casa e tutti schiacciato sotto le rovine. A tutte queste calamità Giobbe punto non si turbò, onde il demonio irritato a tanta costanza lo piagò con un' ulcerazione pel cui fetore divenuto intollerabile a' suoi più cari, fu portato sopra un letamaio. In questo lagrimevole stato ebbe ancora a sostenere insulti dalla moglie, rimbrotti dagli amici, reputandolo colpevole di grave peccato.

            D. Come si diportò Giobbe in queste calamità?

            R. Giobbe fermo nella confidenza in Dio, mantenne invitta la sua pazienza; e tutto rassegnato a' divini voleri andava esclamando: «nudo io nacqui, nudo me ne morrò: ogni cosa mi fu dal Signore donata, il Signore me la tolse. Così a lui piacque, così fu fatto, sia il suo santo nome benedetto.»

            D. Come premiò Iddio la pazienza di Giobbe?

            R. Iddio premiò la costanza del suo servo anche in questa vita. Gli ridonò la sanità., il doppio delle sostanze perdute, sette figliuoli e tre figliuole. Giobbe tosto pregò il Signore che perdonasse tutti quelli che lo {50 [50]} avevano dileggiato nella sua miseria, e ne fu esaudito. visse poi ancora molti anni nella prosperità e nell'abbondanza, e avendo veduto i figli de' figli suoi fino alla quarta generazione morì in età di anni 210.

            E opinione che Giobbe fosse il quarto discendente da Esaù e coetaneo a Mose.

 

 

Capo IX. Gli Ebrei oppressi. Nascita di Mosè. E adottato dalla figliuola di Faraone. Fugge in Madian. Dio gli comanda che vada a liberare il suo popolo.

 

            D. Quali oppressioni patirono gli Ebrei nell'Egitto?

            R. I discendenti di Giacobbe cresciuti a gran numero si divisero in dodici tribù, ovvero famiglie, delle quali ciascuna prese il nome da uno de' dodici figliuoli di Giacobbe. Frattanto salì al trono un nuovo Faraone[10] il quale dimentico de' benefizi e del servigi prestati dal buon Giuseppe, e temendo quel numeroso popolo straniero, che erasi stabilito nel suo regno, risolvè di opprimerlo {51 [51]} per isterminarlo. Caricò gli Ebrei de' più faticosi lavori nel formar mattoni, e ne' servigi più duri della campagna, angheriandoli crudelmente. Non pertanto vedendo che il loro numero aumentava vie più diede il barbaro comando che tutti i maschi degl' Israeliti appena nati fossero affogati nel fiume" Nilo. An. del m. 2427. Mosé però ne fu. salvato.

            D. Come scampò Mosé da questo pericolo?

            R. Una donna ebrea di nome Iacobed della tribù di Levi ebbe un figliuolo, e vedendolo bellissimo, nè sapendo risolversi ad affogarlo nelle acque, lo tenne ben tre mesi nascosto. Ma per non poterlo più a lungo tenere celato, intrecciò un cestello di giunchi e intonacatolo di pece e di bitume, vi collocò dentro il bambino e lo espose in sulla riva del fiume Nilo fra mezzo alle canne. Chi sa, disse ella fra se, forse il Signore manderà qualcuno, che abbia compassione del mio pargoletto. Maria sorella del bambino soffermatasi a qualche distanza andava osservando che ne avvenisse. Iddio che voleva salvare quel fanciullo dispose, che la figliuola del re andasse a passeggio lungo le rive del Nilo. Veduto il cestello, ordinò ad una delle sue ancelle che lo prendesse. Lo aprì e vi trovò il bambino, che teneramente vagiva. Di che oltremodo commossa: ah! disse, questi è un fanciullo ebreo. Maria, osservata la bontà della principessa e la compassione che dimostrava pel bambino, prese animo, si avanzò verso di lei, e le disse vuoi che io vada a chiamare una nutrice ebrea? Oh! sì, rispose, va tosto. La giovane non potendo in se capire la gioia, corre a casa, tutto racconta alla madre, che si reca subito a prendere il bambino dalla figlia del re, la quale di buon animo lo diede alla madre sconosciuta con queste parole: prendi questo fanciullo, allevalo: io ti compenserò delle cure che avrai per lui. Egli fu allevato con ogni attenzione ed era e tutti carissimo per le sue eccellenti qualità. Cresciuto che fu, la figlia dei Re lo fece venire alta corte, lo adottò in suo figlio, e gli pose nome Mosè, che vuol dire salvato dall'acque. An. del m. 2433. {52 [52]}

            D. Perché Mosè abbandonò la corte, e dove andò?

            R. Mosè già fatto adulto e ammaestrato nelle scienze degli Egizi godeva grandi onori nella corte di Faraone. Ma afflitto grandemente perle oppressioni de' suoi fratelli Israeliti, che erano ingiustamente trattati da schiavi, desiderava piuttosto soffrire col popolo d' Iddio, che dividere' cogli empi i tesori dell'Egitto. Un giorno vide un egizio che percuoteva ingiustamente un ebreo; Mosè commosso da tale barbarie, ne prese la difesa, venne alle mani, e uccise l' egizio. Questo fatto gli attirò lo sdegno del Re, che voleva farlo mettere a morte. Onde Mosè non trovandosi più sicuro di sua vita, dall'Egitto fuggi nel paese di Madian nell' Arabia. Il Signore, che vedeva le retteintenzioni del suo servo, non lo abbandonò.

            Ricoveratosi nella casa di Jetro, sacerdote dell'Altissimo, questi gli fece cortese accoglienza, e conosciutane la bontà e rettitudine, lo trattenne seco, e gli diede in moglie la sua figliuola Sefora. Quando Mosè fuggì dall'Egitto aveva quarant'anni. An. del m. 2473.

Il Roveto ardente

            D. Qual memorabile avvenimento accadde a Mosè mentre dimorava in Madian?

            R. Mosè dimorò in Madian 40 anni occupato specialmente {53 [53]} a custodire le pecore del suo suocero. Mosso finalmente Iddio a misericordia dalle preghiere e dall'orribile schiavitù degli Ebrei, volle liberarli per mezzo di Mosè. Un giorno che esso condusse il suo gregge nel deserto sino alle radici del monte Oreb vicino al Sinai, vide un roveto, ovvero un cespuglio di rovi, che tutto ardeva senza consumarsi. Maravigliato egli a tal vista voleva avvicinarsi, ma dal mezzo della fiamma una voce il chiamò: u Mosè! Mosè! ed egli: Eccomi. - Non ti appressare, continuò la voce, togliti le scarpe da' piedi, perchè la terra in cui ti trovi è terra santa. Io sono il Dio de' padri tuoi, il Dio di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe. Vidi l'afflizione del mio popolo, che è nell'Egitto, le loro grida giunsero fino a me, ed ho risoluto di liberarlo dalle mani degli Egizi, e condurlo in una terra fertile e spaziosa, nel paese di Canaan, ove scorre il latte ed il miele. Va dunque da Faraone, e gli dirai tutto quello che ti porrò sulle labbra. - Se il popolo mi chiedesse, ripigliò Mosè lutto tremante, chi ti ha mandato? che debbo rispondere? -A cui Iddio: Quegli che è (cioè che esiste da se medesimo e non fu creato da alcuno) a voi mi manda per liberarvi. Mosè replicò:-Qual segno potrò io mostraredi essere da voi inviato?- Iddio: Getta quella tua verga per terra. - Mosè la getta ed eccola cangiata in serpente. Iddio: a Prendi il serpente per la coda." Lo prese e tornò verga siccome era prima. Cercava

tuttavia l'umile Mosè di sottrarsi a tanta carica allegando che non aveva la favella spedita, cioè balbettava. Ma Iddio lafinì con dirgli, che egli era con lui, e che avrebbegli mandato incontro il suo fratello Aronne, di cui avrebbe

potuto valersi per parlare. Allora Mosè si sottomise agli ordini del Signore, e presa la sua verga si congedò dal

suocero Jetro per andare alla volta dell'Egitto. {54 [54]}

 

 

Capo X. Mosè ed Aronne accolti dal loro popolo. Si presentano a Faraone Piaghe, d'Egitto. Instituzione della pasqua. Morte de' primogeniti Egiziani. Il popolo Ebreo lasciato in libertà. Osservazioni.

 

            D. Come fu accolto Mosè dal suo popolo?

            R. Giunto Mosè nel deserto incontrò Aronne, a cui comunicò i grandi disegni che Iddio gli aveva manifestato. Aronné era già stato di ogni cosa istrutto dal Signore; perciò senza esitazione, giunti nell'Egitto, radunarono gli anziani d'Israele, alla cui presenza Aronne si fece a ripetere tutte le parole del Signore, e Mosè operò parecchi prodigi per confermare quanto suo fratello annunziava. Tutto il popolo credette, e pieno di allegrezza si prostrò a terra, e adorò il Signore. Mosé aveva ottant'anni e Aronne ottantatre quando avvennero queste cose. An. del m. 2513.

            D. Che fecero Mosè e Aronne al cospetto di Faraone?

            R. Presentatisi ambi al Re, gli annunziarono gli ordini Divini in questi termini: «Il Signore Iddio d'Israele ti manda dire per noi, che lasci partire il suo popolo, affinchè vada ad offerirgli un sacrifizio nel deserto.» A tale intimazione il Re orgogliosamente rispose: «Chi è codesto Signore alla cui voce io debba ubbidirei io noi conosco. Israele non si partirà.» Aronne per convincere Faraone che erano veramente inviati da Dio operò alla sua presenza molti miracoli; e prima gettò in terra la sua verga che subito si cangiò in serpente. Allora Faraone chiamò i suoi maghi, che a forza d'incantesimi trasmutarono pure le loro verghe in serpenti; ma quello di Aronne assalì gli altri e li divorò, poi ritornò verga. Tuttavia il Re non fece conto di questo prodigio, e dicendo oziosi gli Israeliti, usò maggiore barbarie di prima. Laonde Iddio percosse successiva utente l'Egitto con diversi gastighi comunemente detti le dieci piaghe dell'Egitto.

            D. Quali furono queste piaghe?

            R. Mosè per ordine d'Iddio toccò le acque dell'Egitto, {55 [55]} le quali tutte cangiandosi in sangue e putrefattesi fecero perire tutti i pesci, e niuno più ne potè bere.

            2. Un' incredibile moltitudine di rane uscite da' fiumi, da' ruscelli e dalle paludi si sparse per tutto l'Egitto nelle case, nelle camere, ne' Ietti, ne' forni, e perfino sulle vivande, così che ogni cosa ne fu infestata.

            3. Un numero infinito di pidocchi sorse dalla polvere, si attaccò agli uomini ed agli animali e li tormentò fieramente.

            4. Flagellò quindi il Signore tutto I' Egitto con un nembo di molestissime mosche e di tafani insopportabili agli uomini ed alle bestie.

            5. Un'orribile peste cagionò la morte a moltissimi animali.

            6. Gli uomini e gli animali vennero assaliti da enfiature e da ulcere dolorosissime.

            7. L'Egitto vide un tuono, un fuoco, una grandine sterminatrice che non aveva mai veduto.

            8. Una quantità immensa di cavallette o locuste rosero le erbe, gli alberi, e divorarono tutto quello che aveva risparmiato la grandine.

            9. Orrende tenebre coprirono l'Egitto per tre giorni.

            Tutte queste calamità però non bastarono per ammollire l'ostinato cuore di Faraone, il quale oppresso dal flagello prometteva lasciar Israele in libertà. Liberatone appena egli non teneva la data promessa. Anzi dopo la nona piaga montò in furore e disse a Mosé: «Partiti dal mio cospetto, e non comparirmi più davanti, pena la morte se qui ritorni.»

            D. Che fece Mosè dopo tali minacce?

            R. Mosé era già stato da Dio avvisato che l'ultima piaga, colla quale avrebbe finalmente scosso Faraone, era la morte di tutti i primogeniti degli Egizi; che perciò andasse da Israele, ordinasse ad ogni capo di famiglia di prendere un agnello dell'anno e senza macchia, lo cuocesse e col sangue ne fossero tinte le porte. «Questa notte, diceva Mosé al suo popolo, farete arrostire un' agnello e lo mangerete con pane azimo (senza lievito) {56 [56]}tenendo i-fianchi cinti, le scarpe a'piedi ed un bastone in Mano, e vi affretterete a mangiare come gente stimolata alla partenza. Ma niuno metta piè fuori della porta prima [...], perchè questa notte l'angelo del Signore [...] gli Egizi, e dove troverà le porte tinte di [...] non entrerà, e farà passaggio (in ebraico pascha ) tre. Allora il Re ci lascierà partire.» Gl'Israeliti già erano andati esenti da tutti i flagelli, da cui erano stati percossi gli Egiziani, in udire tai cose, si prostrarono a terra e adorarono il Signore.

            D. Come fu eseguito l'ultimo flagello?

            R. Nel modo più tremendo. Era la mezza notte: tutti gl' Israeliti adulti e fanciulli, eseguiti gli ordini del Signore, stavano aspettando il minacciato flagello; ed ecco lamentevoli voci e miserande grida di desolazione si levano per tutto l'Egitto. L'angelo esterminatore aveva di morte improvvisa colpito tutti i primogeniti dal figlio di Faraone sino all'ultimo schiavo. I primogeniti stessi delle bestie tutti perirono. Non v'era casa che non lamentasse il suo primogenito estinto. Il Re spaventato si sveglia, e temendo peggio, in fretta manda per Mosè ed Aronne. «Su via, lor disse, partitevi dal mio paese voi e tutti i figliuoli d'Israele; conducete con voi le vostre pecore e gli armenti, come demandaste, andatevene e pregate per me.» Gli Egiziani stessi tutti atterriti, obbligarono gli Israeliti a partirsene in tutta fretta ed uscir dell'Egitto. In rimembranza di questo memorabile avvenimento fu dagli Ebrei istituita la festa della Pasqua. An. del m. 2513.

            D. Quali cose notate intorno a quest'epoca?

            R. Vuolsi considerare 1.° che gli Ebrei da una sola famiglia divennero un popolo numerosissimo; 2.° che eccettuati gl' Israeliti e pochi altri, tutto il resto degli abitatori del mondo era involto nelle tenebre dell'idolatria 3.° che erano già in fiore gl'imperi degli Egizi, della China, della Russia, ed altri. {57 [57]}

 

 

Epoca quarta. Dall'uscita degli Ebrei dell'Egitto l'anno 2513, sino alla fondazione del Tempio di Salomone l'anno 2993.

 

Capo primo. Gli Ebrei guidati da una prodigiosa nube vanno ad accamparsi alle spiaggie del mar Rosso. Faraone gli insegue. Gli Ebrei passano il mare a piedi asciutti. Faraone sommerso coll'esercito. Miracoli del deserto. Acque amare raddolcite. La Manna. Maravigliosa vittoria degli Ebrei sugli Amaleciti.

 

            D. In qual numero uscirono dell'Egitto gli Ebrei e quale guida loro diede Iddio?

            R. Trecento quindici anni da che Giacobbe era andato nell'Egitto, dopo tanti prodigiosi segni della protezione Divina, il popolo Ebreo libero dalla barbara schiavitù di Faraone, trionfante e glorioso camminava verso il mare Rosso, ossia Eritreo, in numero di seicentomila {58 [58]} nomini atti, alle armi, senza contare le donne, i vecchi [...] fanciulli.

            All'uscir dell'Egitto una prodigiosa colonna di nube [...] precedeva indicando. la strada. Di giorno pareva una densa nebbia che difendevalo dagli ardori del sole; di notte, prendeva forma di fiammeggiante meteora, che spandeva luce sui loro passi. Essa indicava la direzione del cammina, il tempo del fermarsi e del muoversi. Giunto Israele sulle spiaggie del mar Rosso, pose frammezzo a due montagne il suo accampamento.

            D. Che fece Faraone dopo la partenza degli Ebrei?

            R. Partitisi gli Ebrei, Faraone si penti d'averli lasciati in libertà, e allestito colla massima prestezza un numeroso esercito, si pose egli stesso alla testa co' suoi ufficiali e si affrettò di raggiungerli in quella valle, dove si erano accampati. Era notte e gli Ebrei da ogni banda avevano chiuso il passo; perciocchè serrati nella gola di due montagne avevano il mare da un lato, di dietro il nemico. Furono tutti ricolmi di terrore e per disperazione già si ribellavano contro a Mosè. Ma egli fermo nella confidenza in Iddio diceva loro: «Non temete, il signore combatterà per noi.» La colonna di nube dalla parte degli Ebrei era tutta risplendente, da quella degli Egiziani diffondevasi in dense tenebre, sicchè questi non potevano accostarsi a quelli durante la notte.

            D. In che modo Dio liberò il suo popolo?

            R. Nella più prodigiosa maniera. Mosè giusta il Divino comando batte colla verga le acque del mare, ed ecco in un attimo le acque dividersi ed alzarsi come due mura a destra ed a sinistra, lasciando frammezzo un largo passaggio, il quale da un caldo e forte vento viene interamente rasciutto. Gli Ebrei alla vista di una via si prodigiosa, tutti coi loro armenti entrano con franchezza per quel vasto letto, e felicemente passano all'altra sponda. Faraone mirando pure si bella strada, in un col suo esercito insegue gli Ebrei fin dentro il mare; ma appena sono essi in salvo, Mosè per ordine d'Iddio percuote di nuovo le onde ed improvvisamente {59 [59]} escono di mezzo della prodigiosa colonna tuoni e lampi, che colpiscono gli Egizi, rovesciano i loro carri, le acque sospese con fracasso 'spaventevole ripigliando il corso coprono e sommergono il Re, i cavalieri, i cavalli e i carri. L'armata viene affatto distrutta, ed ogni cosa resta seppellita negli abissi. Allora Mosè compose un celebre cantico che tutti lietamente cantarono in ringraziamento a Dio pel grande prodigio che aveva in loro favore operato. Indi lasciate le spiaggie del mar Rosso s' incamminarono per un immenso deserto dell'Arabia, dove vagarono per lo spazio di quarant'anni prima di poter entrare nella terra promessa.

            D. Quali miracoli operò Iddio in questo deserto?

            R. Ne operò molti e tutti luminosi. Arrivati gli Ebrei nel deserto di Sur, che era un'immensa solitudine del tutto sterile, cominciarono a mormorare contro di Mosè per l'amarezza delle acque che niuno poteva bere. Se non che Iddio gli additò un legno che immerso nelle medesime, le fece divenire tutte dolci e potabili. Si consumarono anche le provvisioni, e già si faceva sentir la fame. Ma dove trovar nutrimento per tante migliaia di persone? «Io, disse il Signore, farò discendere dal cielo con che nudrirvi.» Un mattino gli Ebrei appena svegliati videro la terra coperta di uno strato di rugiada insolita composta d'innumerabile quantità di sottili e minuti granelli bianchi come la brina, avente ogni grato sapore. « Che cosa è questo? » Dimandavano l'un l'altro stupefatti. «Ecco rispondeva Mosè, questo è il pane, che il Signore vi dona per nutrimento. »

            Tutti si diedero a raccoglierne, e ciascheduno ne serbava tale porzione che bastasse pel bisogno di quel giorno, e coltone di più imputridiva, eccettuato il sabbato, in cui non cadeva, perciò ognuno coglievane il doppio al venerdì.

            Tutto il tempo che gli Ebrei restarono nel deserto, il Signore li nutri con questo cibo che fu nomato manna dalla parola-Man-hu, che cosa è questo, che profferirono gli Ebrei la prima volta che la videro. {60 [60]}

            Dopo lungo tratto di strada mancarono di nuovo le acque. Mosè per Divino comando alla presenza di tutto il popolo percosse colla sua verga una pietra, e tosto ne scaturirono acque abbondanti. Cosi ognuno potè dissettarsi. Di queste acque gli Ebrei si servirono per quarant'anni.

            D. Quale vittoria portarono gli Ebrei suoli Amaleciti?

            R. Quasi nello stesso luogo gli Amaleciti discendenti di Esaù che abitavano ne'luoghi vicini, vennero a contendere il passaggio agl'Israeliti, e cominciarono ad assalire quelli che per istanchezza erano rimasti indietro dal grosso dell'esercito. Mosè allora impose a Giosuè di andare incontro a' nemici colle sue forze, ed egli con Aronne ed Ur ascese il monte per impetrar l'aiuto del Signore. Fino a tanto che Mosè pregava colle mani alzate, Giosuè vinceva, quando per istanchezza le abbassava, vincevano gli Amaleciti. La quale cosa vedendo Aronne ed Ur fecero sedere Mosè sovra un sasso, ed eglino postisi dall'uno e dall'altro canto gli sostennero le braccia fino a sera, cosi gli Amaleciti furono interamente rotti e dispersi.

            Disceso poi Mosè dal monte, ed osservato che egli solo non poteva decidere le controversie di tanta moltitudine, trascelse uomini pieni di senno e timorati d' Iddio che fossero giudici nelle cause ordinarie, riserbate solo a se le cose di maggior rilievo per essere discusse secondo la legge. {61 [61]}

 

 

Capo II. Iddio dà la legge a Mosè. II vitello d'oro. Il Tabernacolo. Arca dell'alleanza. Nuove mormorazioni del popolo. Gastigo del fuoco. Sepolcri della concupiscenza. Esploratori della terra promessa. Ultime azioni di Mosè. Sua morte.

 

            D. Quando e con quale apparato Iddio diede la legge al suo popolo?

            R. Giunti gli ebrei alle radici del monte Sinai, Iddio ordinò a Mosè, che il terzo giorno al romoreggiar delle trombe radunasse tutto il popolo appiè della montagna per intendere i precetti che darebbe; ed egli solo ascendesse sulla vetta; intanto ognuno con sacre cerimonie e con digiuni si preparasse a quella grande solennità detta Pentecoste Al mattino del terzo giorno incominciano a rimbombare i tuoni e strisciare i lampi, una nube densissima copre la cima del monte. Odesi pur di lassù un orribile fragor di tromba, e fra le fiamme e fra i lampi Iddio discende; quindi fattosi all'improvviso un profondo silenzio maestosamente parla cosi: « Io sono il Signore Iddio tuo e non avrai altro Dio avanti di me. Non nominare il nonne d' Iddio invano. Santifica il Sabbato ( il {62 [62]} glorioso festivo ). Onora tuo padre é tua madre affinché abbi longa vita sopra la terra. Non ammazzare. Non fornicare. Non dire il falso testimonio. Non desiderare la donna d'altri. Non desiderar la roba del prossimo tuo. »

            Il popolo ché stava tremante appiè del Sinai col più profondo rispetto esclamò: «Noi faremo tutto ciò che il Signore ci ha detto. » Questo è il decalogo che forma i dieci precetti dati da Dio a Mosè, é racchiudono in compendio tutti.'i precetti della nostra s. Religione.

            D. Come corrispose il popolo Ebreo a' benefizi che il Signore gli aveva fatto?

            R. Colla più mostruosa ingratitudine. Mosè per apprendere da Dio tutte le cose necessarie al governo del suo popolo si fermò sul Sinai quaranta giorni. GI' Israeliti annoiati di questo ritarda corsero tumultuosamente ad Aronne e gli dissero: « Orsù fanne un Dio che ci guidi nel cammino, perchè Mosè più non ritorna, e noi non sappiamo che sia di lui. » Aronne temendo le loro minacce accondiscese, e fattosi portare gli orecchini d' oro delle donne, li fuse e ne fabbricò un vitello, che con sacrivizio, con feste, e con bagordi gli Ebrei si posero ad adorare. Mirò Iddio la loro' perversità, e disse a Mosè « Scendi, ha peccato Israele, egli è veramente ingrato: lascia che il mio furore si accenda e lo distrugga. » Allora Mosè pregò umilmente il Signore ad aver pietà del suo popolo, e ne fu esaudito.

            Discese dunque dal monte portando due tavole di pietra, sii cui il Signore aveva di propria mano scritto i precetti del Decalogo, e veduti i tripudi che si facevano intorno al vitello d'oro, nel trasporto di giusto sdegno, gettò a terra le tavole della legge, e le ruppe, reputando indegna di tanto favore quella gente che aveva commesso si enorme peccato. Indi contro del vitello avventatosi lo spezzò, lo ridusse in polvere, la quale disperse nelle acque dove bevevano i figli d'Israele, poscia gridò: «Chi è del Signore uniscasi con me.» Si adunarono intorno a lui tutti i Leviti, i quali a'suoi comandi si scagliarono contra i delinquenti e ne uccisero circa ventitre mila. Il popolo allora confuso ed atterrito si penti, e pianse amaramente il suo peccato, e il Signore ne ebbe pietà. {63 [63]}

            D. Qual altro segno d'amore diede Iddio al suo popolo?

            R. Placatasi Iddio chiamò nuovamente Mosè sul mante, ove rimase altri quaranta giorni, e ricevute dal Signore due altre tavole della legge discese nel campo. Ivi apparve una nuova maraviglia.

            Tutti videro in fronte a Mosè due raggi cosi risplendenti, che più non si poteva rimirare in faccia. Laonde da quel tempo in poi quando palava al popolo e gli spiegava la volontà del Signore, si velava la faccia.

            In seguito, avendo proposto che si facesse qualche offerta per la costruzione di un tabernacolo, avvera oratoria portatile, e per quanta si richiedeva al Divin culta, ognuno afferi spontaneamente quel che aveva di più prezioso in ara, in argenta ed in altri metalli, in gemme e vestimenta, con che fabbricassi il Tabernacolo, l'Arca dell'alleanza, (in questa si chiusero le tavole della legge) i vasi sacri, il candelabro, la mensa, l'altare e quanta abbisognava pel Divina servigio. Terminate queste case, venne fatta un solenne sacrifizio al Signore, il quale in segna di gradimento fece scendere una risplendente nube che copri tutta il Tabernacolo.

            D. Quali nuove mormorazioni mossero gli Ebrei?

            R. Correva già il terza anno da che il Signore nutriva il sua popolo calla manna, la quale, benché fosse di eccellente sapore, tuttavia venne a nausea a quel popolo infedele, e si cominciarono le mormorazioni contra Dia e contra Mosè. « Chi ci darà delle carni da mangiare? l'un l'altra dicevano. Quanta erano buone le carni, le cipolle, i porri, i poponi, gli agli d'Egitto! Ora i nastri occhi non vedono più che questa nauseante manna.» Iddio sdegnato mandò un fuoco che inceneri una parte dell'esercito. Pregò Mosè, e il fuoco sterminatore cessò. Continuando poi a dolersi di non aver carne, il Signore fece comparire nel campa una grandissima quantità di quaglie, che il popolo colse con avidità e se ne cibò ingordamente; ma avevano ancor le carni fra' denti, quando gran parte di que' mormoratori percossi da Dia rimasero estinti, e calla loro sepoltura, diedero a quel luogo il come di sepolcri della concupiscenza. {64 [64]}

            D. Qual esito ebbe la spedizione degli esploratori nella terra promessa?

            R. Mosè ebbe da Dio il comando di spedire dodici esploratori nella terra promessa affinchè riferissero quale fosse la natura del paese, e quale la forza degli abitanti. Fra costoro fu Giosuè e Caleb, i quali per dimostrare la fertilità di quelle terre, oltre a melagrane e fichi eccellentissimi, portarono un grappolo di uva che posto attraverso di un bastone gravava le spalle a due uomini. Non dissimularono però che il paese era abitato da gente forte e guerriera. Gli altri dieci incominciarono a divolgare che i popoli di Canaan erano robusti, erano giganti invincibili e che la terra divorava gli abitatori. Queste parole mossero tumulto in tutto il popolo, il quale già valeva eleggersi un altro Capo e tornare in Egitto, al che opponendosi Giosuè e Caleb, minacciarono di lapidarli. Irritato grandemente Iddio da queste replicate mormorazioni giurò che Giosuè e Caleb soli entrerebbero nella terra promessa, tutti gli altri andrebbero per quarant'anni vagando pel deserto, finchè i loro cadaveri fossero disfatti. Giudizio severo, ma giusto e che rimase irrevocabile.

            Tutto il popolo d'Israele davè per quarant'anni andare ramingo nel deserta tra vicende or prospere, talar avverse, e di tutti quelli che uscirono dell'Egitto ninno, eccetto Giosuè e Caleb, entrò nella sospirata terra promessa.

            D. Quali furono le nltime azioni di Mosè?

            R. Mosè guidò il suo popola sin vicina alla terra promessa, e non vi entrò in pena di una leggiera diffideuza commessa allorchè mancando di acque gl'Israeliti, ed ordinandogli Iddio di battere calla sua verga una pietra, egli dubitò un., istante che Iddio volesse operare un prodigio si grande a favore di un popolo cosi proterva, e la percosse due volte, come se una non avesse bastato. Mosè avendo dal Signore inteso. essergli vicina la morte radunò tutti i figliuoli d'Israele intorno al Tabernacolo, e come buon padre diresse queste parole: «Voi vedete che io sono prossima a {65 [65]} morire nel deserto, e che non passerò il Giordano; voi lo passerete per mettervi al possesso della terra santa, che il Signore vi promise; siate sempre fedeli al vostro Dio che vi diede tante prove di bontà e che operò per voi tenti prodigi. Amate il Signore, ascoltate la sua voce e adempite i suoi comandi. Se sarete a lui fedeli vi benedirà, se trasgredirete la sua legge, cadranno sopra di voi gravi mali.» Quindi secondo gli ordini d' Iddio costituito Giosuè suo successore q grandemente commosso nello spirito, diede a tutto Israele la stia paterna ultima benedizione.

            D. Quale fu la morte di Mosè?

            R. Quest'uomo maraviglioso, gran santo, sommo legislatore, operator di miracoli luminosissimi, profeta insigne dopo di aver molti anni tollerato insulti, calunnie., fatiche d'ogni genere pel suo popolo, finalmente fu da Dio avvertitò di salire sul monte Nebo, dove gli comparve, e facendogli vedere tutte le bellezze della terra promessa cc Mira, gli disse, il paese che promisi ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe: tu lo hai potuto vedere cogli occhi tuoi, ma non vi entrerai. {66 [66]}.» L'aspetto magnifico di così bel paese rapì l'animo di Mosè, il quale provò una vera gioia pensando allasorte del suo popolo che vi fermerebbe stabile mora, e ringraziato il Signore, colla speranza dell'eterna felicità tranquillamente nella pace de' giusti si addormentò. II suo corpo fu seppellito da Dio stesso in un luogo che fino ad oggi da ninno mai fu scoperto. An. del M. 2553, di Mosè 120.

            Mosè scrisse la Storia Sacra dalla creazione del mondo fino alla sua morte, ed è l'autore più antico di cui rimangano ancora interi gli scritti, di modo che gli autori di Storie sacre o profane devono ricorrere a lui per sapere la verità di quelle cose che avvennero prima di liti.

 

 

Capo III. Entrata degli Ebrei nella terra promessa. Cessazione della Manna. Caduta di• Gerico. Si ferma il sole. Conquista e divisione della terra promessa. Giosuè muore.

 

            D. Chi condusse il popolo Ebreo nella terra promessa?

            R. Poiché gli Ebrei ebbero pianto per trenta giorni la morte di Mosè, sottentratovi Giosuè nel comando del pópolo ebbe la gloria di condurlo nella terra di promessione. Il Signore lo aveva renduto certo che siccome era stato con Mosè, così sarebbe stato con lui. Sul principio del governo Giosuè mandò oratori pel campo, affinchè ognuno dopo tre giorni fosse pronto alla partenza. Arrivati alle rive del Giordano traghettar nol potevano, essendo sprovveduti di nave, nè poteva guadarsi, perchè era profondo e scorreva a pieno alveo. Giosuè tutto confidando in Dio comanda a' Sacerdoti che coll'arca dell'alleanza camminassero dinanzi al popolo, ed entrati nel fiume ivi si fermassero. Appena ebbero essi toccato il fiume, le acque superiori con nuovo prodigio s'innalzarono a guisa di monte, le inferiori trascorsero lasciando arido il letto, e tutto il popolo a piede asciutto trapassò all' altra sponda. In memoria di questo avvenimento si rizzarono dodici pietre {67 [67]} nel luogo dove stettero i piedi de' Sacerdoti che portavano l'arca dell'alleanza.

            D. Dite qualche cosa della fertilità della terra promessa.

            R. La terra di Canaan o Palestina, tante volte da Dio promessa ad Abramo ed a' suoi discendenti, era un paese fertilissimo. Fonti e ruscelli che scendevano dalle montagne ne fecondavano le vallate; vi crescevano in copia l'orzo, il frumento; le viti, le melagranè, le ficaie la ornavano in ogni parte; I' olio, il miele si raccoglievano in grande quantità. La Sacra Scrittura per esprimerne t' abbondanza dice che per questo paese scorrevano ruscelli di latte è miele.

            Appena gl' Israeliti, passato il Giordano, poterono gustare i frutti saporitissimi di quel paese, cessò la manna che era per quarant'anni fino allora piovuta. An. del M. 2553.

            D. In che modo fu espugnata la città di Gerico?

            R. Per entrare al possedimento della terra promessa dovèvasi espugnare Gerico, castello munitissimo è valorosamente difeso da' suoi abitatori. Iddio però, a cui tutto riesce facile, disse a Giosuè; cc lo ho dado Gerico e i suoi abitatori nelle vostre mani, andate con tutto l'esercito, fate il giro intorno alla Città per sei giorni, è nell'ultimo i Sacerdoti piglino sette trombe, e camminino innanzi coll'arca. Al primo suonar delle medesime tutto il popolo leverà un grido è Gerico cadrà.,, Gli ordini Divini sono eseguiti, si fa il giro di Gerico per sei giorni, nel settimo si compie lo stesso giro sei volte è sempre con profondo silenzio; nell'ultimo giro i Sacerdoti cominciano a suonarle trombe, tutto l'esercito manda un' alti grido, e da ogni parte diroccano le mura della Città, le torri cadono, ogni cosa è sacheggiada ed arsa. Solamente Raab colla sua famiglia, che crasi mostrata benefica verso degli Ebrei mandati da Giosuè a esplorare la Città, fu salvata. Dopo sì prodigioso avvenimento tutti gli abitatori della Cananea rimanevano pieni di terrore all'avvicinarsi degli Ebrei. {68 [68]}

            D. Con quale astuzia si salvarono i Gabaoniti?

            R. Alla nuova che gli Ebrei per Divino comando sterminavano quanti loro si facevano incontro, gli abitanti di Gabaon temendo per se medesimi finsero di venire da lontano, e con vesti e scarpe logore ed otri e' sacchi sdrusciti, quasi pel lungo viaggio lordati di polvere presentaronsi a Giosuè, chiedendo di aver con lui pace ed alleanza. Giosuè prestò fede a' detti loro, e credendo che compresi non fossero fra le gendi che Iddio gli aveva ordinato di sterminare, giurò di salvarli. Ma tre giorni dopo avendo saputo che il lor paese era vicinissimo, e non volendo mancare al giuramento prestato., in pena della loro frode li condannò a vètturèggiarè acqua e legna secondo il bisogno degli Ebrei. Così i Gabaoniti scamparono dal comune sterminio.

            D. Quale segnalata vittoria riportò Giosuè sui Canane, è quali miracoli l'accompagnarono?

            R. II Re di Gerusalemme ed altri cinque Re si unirono concordemente per opporsi a Giosuè loro comun nemico. Giosuè corse ad assalirli, e attaccata fiera battaglia, {69 [69]} l'esercito de' collegati fu posto in fuga. Il Cielo stesso combattè in favor degli Ebrei facendo repentinamente piovere una terribile grandine di 'sassi da cui i nemici furono in grande parte schiacciati. Molti però restavano ancora, e non rimaneva di giorno. quanto bastava per riportarne piena vittoria. Allora Giosuè pieno dello spirito Divino vedendo che la notte avrebbe recato gran vantaggio all' esercito nemico, in presenza de' figliuoli d'Israele esclama: «Fermati o sole, e tu, o luna, non ti avanzare.» Questi pianeti ubbidirono e fermaronsi per lo spazio di ventiquattr'ore, e non fu mai veduto una così lunga giornata nè prima, nè poi. In quella i cinque Re furono presi ed uccisi, e quanti s'incontrarono de' nemici vennero debellati e dispersi. Dopo questo fatto niuno più poteva resistere alla spada di Giosuè, il quale superò e mise a morte trent' un Re, e in breve s' impadronì della terra che il Signore aveva promesso.

            Vedutosi al possedimento di sì fertile e dovizioso paese ne fece le parti a ciascheduna tribù, indi convocò tutto il popolo nella campagna di Silo, dove collocato il Tabernacolo e l'arca dell' alleanza; unanimi offerirono a Dio un solenne sacrifizio in rendimento di grazie per tanti favori che avevano da lui ricevuto. An. del M. 2560.

            D. Quali sono le ultime azioni di Giosuè?

            R. Resse dappoi Giosuè il popolo in pace, amato e venerato da tutti: e pieno di meriti e d'anni conoscendosi vicino a morte ricordò al popolo i benefizi che aveva da Dio ricevuto. Inoltre fattosi promettere che si sarebbe a lui sempre mantenuto fedele, tranquillamente spirò in età d'anni 110. An. del M. 2561. {70 [70]}

 

 

Capo IV. Vicende degli Ebrei sotto i Giudici. Fine miserabile di Sisara. Gedeone. Sue vittorie. Sua morte. Abimelecco.

 

            D. Aquali vicende soggiacquero gli Ebrei dopo Giosuè?

            R. Dopo la morte di Giosuè gli Ebrei per lo spazio di circa trecento quarantott'anni non ebbero più capitano, ma furono governati da' più anziani del popolo, e poscia da' Giudici, sotto a' quali ebbero molte vicende ora prospere ora avverse. Quando disprezzavano la Divina legge erano abbandonati nelle mani de' loro nemici, e fatti schiavi; ritornando a Dio, li proteggeva ed erano rimessi in libertà.

            D. Come furono liberati gli Ebrei dalla schiavitù de' Cananei?

            R. I figliuoli d'Israele cominciarono a dimenticare i savi avvertimenti di Mosè e di Giosuè, e il Signore li fece cadere schiavi nelle mani del Re de' Cananei, che li trattò duramente vent'anni. Umiliandosi poi avanti a Dio furono esauditi. Una donna di nome Debora, che aveva lo spirito di profezia, da parte d'Iddio avvertì un israelita di nome Barac, di radunare diecimila combattenti e andare a combattere contro di Sisara, generale delle truppe de' Cananei. cc Io non andrò, rispose Barac, se tu non verrai meco." Ed ella. e Vi andrò.!f Marciarono adunque contra Sisara, che accampatosi con fortissimo esercito a piè del monte Tabor sua giudicava già la vittoria. Ma il Signore non era con lui. Barac gli piomba addosso, ne sbaraglia tntto l'esercito, e Sisara per sottrarsi alle armi nemiche fugge e va a nascondersi nella tenda di una donna ebrea chiamata Jaele. Preso ivi un podi ristoro, egli credendosi in sicuro si addormentò; ma Jaele inspirata da Dio con lungo chiodo a forti colpi di martello gli trafora le tempia conficandogli il capo in terra, e il superbo Sisara ucciso per mano di una donna passa dal sonno alla morte. Anno

del m. 2719. {71 [71]}

            D. Fateci conoscere Gedeone.

            R. Ritornati all'infedeltà i figliuoli d'Israele, il signore li fece cadere nelle mani de' Madianiti, da cui erano trattati barbaramente e privi sin del sostentamento. Ma essendo e Dio ricorsi n'ebbe pietà, e per liberarli spedi un' angelo a Gedeone della tribù di Manasse, onde manifestargli che il Signore lo aveva trascelto a liberare il suo popolo. Stava allora Gedeone occupato nell'aia purgando il frumento, e disse all'Angelo: u Se è Dio che ti manda, fa che io ne abbia un segnale. » A cui l'angelo: e Piglia le carni del capretto ed il pane che facesti cuocere, metti tutto su questa pietra, e versavi sopra il brodo. » Ciò fatto, coll'estremità della verga che teneva in mano toccò detti cibi e all'istante usci un fuoco che consumolli: nello stesso punto disparve.

            D. Come Gedeone liberò il suo popolo?

            R. Gedeone accertato della missione Divina, pose in piede un esercito di trentamila uomini, e si mosse contro de' Madianiti, che in numero di cento trentacinque mila lo attendevano. Iddio però volendo che si attribuisse" la vittoria alla sua potenza e non alle forze dei soldati ordinò a Gedeone di dar congedo a chiunque per timore volesse tornare indietro. Restarono ancora dieci mila, il qual numero a Dio parve anche troppo grande, perciò di nuovo disse a Gedeone che li conducesse a bere ad una fontana, e che coloro soli con se ritenesse, i quali fatto ciotola della nano lambissero l'acqua, queglino poi che con più agio s' inginocchiassero a bere, venissero licenziati. I primi furono trecento. «Con questi, disse il Signore, tu vincerai i Madianiti. » Gedeone divise i suoi soldati in tre schiere, diede a ciascuno una tromba ed una pentola di terra, con entro un lume nascosto, avvertendo che ognuno facesse quanto avrebbe fatto egli stesso. Giunta la mezzanotte Gedeone snona la tromba, spézza la pentola e la sua fiaccola accesa appare lucente. Tutti seguono il suo esempio, suonano le trombe, spezzano le pentole, e fermi ne' loro posti alzano ad un tratto un grido: «La spada del Signore e di Gedeone. » A questo strepitosa questo improvviso apparir di lumi si svegliano i Madianiti, e spaventati credendo che l'assalto sia di un grande esercito si scompigliano: poi qua e là sbandati si danno alla fuga e nell'oscurità della notte l'un l'altro non conoscendo si feriscono e vicenda. Allora Gedeone co' suoi piomba sul nemico, scanna chi incontra, e segue a trucidar chi fugge. Tutti i Madianiti furono passati a fil di spada. An. del m. 2759

            D. Quali altre. cose furono fatte da Gedeone?

            R. Dopo quesa memorabile vittoria Israele voleva crearsi re Gedeone; ma egli rifiutò, dicendo che sopra Israele regnerebbe il Signore e ognun dovesse a lui ubbidire. Governò di poi felicemente il popolo d'Israele per nove anni, e mori tranquillo in prospera vecchiaia lasciando settantun figliuoli, tra cui il feroce Abimelecco.

Anno del m. 2768

            D. Che cosa si narra di Abimelecco

            R. Morto il padre, mosso Abimelecco da scellerata ambizione di dominare radunò una torma di vagabondi, e con questi occupata la città di Efra, fece barbaramente trucidare sopra una pietra tutti i suoi fratelli. eccetto il più giovane che fortunatamente fuggì. Quindi fattosi in Sichem acclamar re ivi sostenne per tre anni l'usurpato comando. Iddio però irritato da tali nefandità nel più umiliante modo lo ridusse a fine. I cittadini di Tebe eccitarono nna sommossa, egli per, frenarli strinse la lor città di assedio, ed erane ormai vittorioso, restando solo da espugnare un'alta torre che in mezzo della città sorgeva, ove colle loro mogli eransi rifuggiti i più forti guerrieri. Abimelecco prende a combattere animosamente la torre, e non potendola atterrare, ardito si avanza egli stesso per appicarvi il fuoco: ma una donna dall' alta cima gli getta addosso un sasso, e gli spezza la testa. Così dispose Iddio che colai il quale fece uccidere i suoi fratelli sopra una pietra cessasse pur di vivere per una pietra. An. del m. 2771 {73 [73]}

 

 

Capo V. Sansone. Sua forza straordinaria. Sbrana un leone. Flagella i Filistei. È tradito da Dalila. Sua morte. Rut.

 

            D. Quali maraviglie operò Sansone?

            R. Sansone uomo maravigliosissimo per la sua forza senza pari fu suscitato da Dio a liberare gl'Israeliti dalle mani de' Filistei da cui erano per le loro infedeltà ostilmente trattati.

            Il primo sperimento eh' ei fece della prodigiosa sua forza fu lo squarciare colte nude mani la gola ad un leone, che sulla via eraglisi avventato per divorarlo. Avendo ricevuto oltraggio da' Filistei giurò loro un odio irreconciliabile protestando di farne vendetta. Cominciò col prendere trecento volpi e legolle l'una all'altra per la coda, poi nel mezzo della fune pose delle fiaccole accese e le lasciò andare per le campagne in tempo che le messi erano mature. Terribile fu l'incendio, le biade, le vigne, gli olivi furono consumati dal fuoco.

            I Filistei, come seppero che Sansone era autore di {74 [74]} tanta rovina, chiesero agli Ebrei con minacce di averlo nelle mani. Egli acconsenti e strettamente legato con due grosse e nuove corde veniva condotto nel campo de' Filistei, Ma appena si trovò in mezzo a' nemici, scese in lui lo' spirito Divino, ruppe in un tratto le funi, e con una mascella di asino a caso trovata colà, si avventò contro de' Filistei e ne uccise mille. Sentendosi poi arso dalla sete ebbe ricorso al Signore, il quale da un dente della mascella fece scaturire acqua abbondante con cui si ristorò. Dopo tale fatto Sansone fu riconosciuto per giudice e difensore d'Israele. An, del m. 2868.

            D. Quale tentativo usarono i Filistei per catturar Sansone?

            R. Sansone per vent'anni che resse Israele fu continuo flagello de' Filistei. Essendo un giorno entrato nella città di Gaza, i Filistei osservato dove albergava lo circondarono d'uomini armati chiudendo le porte della città con guardie a fine di ucciderlo al mattino quando fosse per uscire. Venuta la mezanotte, Sansone levatosi di letto andò alla porta della città, e trovatala chinsa, ne staccò ambe le imposte in un cogli stipiti e colla sbarra, e messasi ogni cosa sulle spalle, tutto portò in cima di un alto monte che era vicino alla città, mostrando così a' Filistei quanto di loro si burlava. Più a!tre prove diede di sua forza maravigliosa finchè si stette con Dio, ma quando gli divenne infedele fu tradito da una douna, che lo consegnò nelle mani de' suoi nemici.

            D. Come avvenne questo tradimento?

            R. I Filistei proposero un largo premio ad una donna chiamata Dalila, qualora riuscisse a scoprire da quale cosa procedesse in Sansone una sì terribile gagliardia. Per tre volte egli la ingannò, or dicendo che perderebbe la sua forza qualora fosse legato con sette corde di nervi ancora umidi, or quando fosse avvinto con funi nuove, oppure con sette crini del suo capo attorti ad un chiodo; ma allorché Dalila fattane la prova e chiamava i Filistei perchè lo catturassero, egli ruppe i suoi legami come altrettanti fili di ragnateli. Quantuoque {75 [75]} tre volte tradito tuttavia sconsigliato cedé alle ripetute lusinghe dell' iniqua Dalila, e le confessò che la sua forza era riposta ne' capelli, 'ií quali tagliati, egli diverrebbe simile agli altri uomini. La perfida aspettò che dormisse: e tosategli le sette ciocche in cui teneva spartiti i suoi capelli, si mise a gridare: e Sansone di sono addosso i Filistei. n Egli si sveglia, tenta sciogliersi da? legami e trovasi senza forze, perché lo spirito del Signore erasi da lui ritirato. I Filistei subito lo incatenano strettamente, gli cavano gli occhi lo chiudono in una prigione, condannato a girar una mola da macinare il grano.

            D. Qual fine fece Sansone?

            R. Sansone conobbe la mano di Dio che per li suoi peccati lo aveva percosso, e ne chiese umilmente perdono. Il Signore mosso a pietà di lui, cul crescere dellà capellatura gli ridonò le primiere forze. Un giorno che i Filistei facevano un solenne sacrifizio nel tempio di Dagon vi condussero anche Sansone per prendersi giuoco e ridersi di lui. Sansone irritato e stanco dagli insulti e dalle beffe dimandò al fanciullo che gnidavalo per mano che lo lasciasse avvicinare alle due colonne, le quali sostenevano il tempio, per appoggiarsi e riposarsi alquanto. Come potè stringerle invocò il Divino aiuto e gridando: «Muoia Sansone co' Filistei,» le crollò, e il tempio rovinò schiacciando se stesso con tre mila Filistei. An. del m. 2887. {76 [76]}

            D. Quale cosa accennate intorno a Rut?

            R. Rut Moabita viene molto encomiata 'perché non esitò di abbandonare patria e parenti per assistere ed accompagnare la sua suocera, la quale da Moab recavasi a Betlemme. Era povera e per procacciarsi il vitto andò a spigolare nel campo di un uomo mo!to ricco chiamato Booz, e si mise dietro a' mietitori. Booz osservatane la modestia e la morigeratezza ben lungi dallo sgridarla ingiunse in segreto a' suoi mietitori, che a bello studio lasciassero cader delle spighe e permettessero che Rut le raccogliesse. Anzi Booz informato delle virtù e delle belle qualità di Rnt la sposò. Questi furono i bisavoli di Davidde.

 

 

Capo VI. I figliuoli di Eli malvagi. Samuele virtuoso. Gastigo di Ofni e Finees. Saulle primo Re d'Israele. Sua infedeltà.

 

            D. Quali erano le malvagità de' figliuoli di Eli?

            R. Eli giudice d' Israele e gran Sacerdote aveva due figliuoli Ofni e Finecs anche impiegati nel ministero {77 [77]} del Tabernacolo. Figli' di un buon padre erano in tntto da lui dissomiglianti, ed oltre le lagnanze che cagionavano in privato, insultavano anche la gente che veniva ad offerire sacrifizii al Signore, togliendo con violenza per se quello che apparteneva al popolo; e ciò era di gravissimo scandalo,; perchè si allontanavano gli uomini dagli esercizi di pietà. Eli più fiate severamente li riprese, ma essi disprezzavano le paterne ammonizioni, e il buon vecchio fu troppo indulgente a non correggerli come conveniva. Laonde il Signore decretò di gastigare padre e figli suscitando un altro che più fedelmente lo servisse.

            D. Chi fu' questi?

            R. Fu Samuele figliuolo di Anna e di Elcana della tribù di Effraimo. I suoi genitori lo presentarono da fanciullino al sommo Sacerdote Eli, affinchè fosse al Signore consacrato e a lui solo nel tempio servisse durante la vita. Il virtuoso Samuele in ogni cosa obbediente serviva all' altare con grande divozione e raccoglimento; nè mai si lasciò sedurre da' cattivi esempi (le, perversi figliuoli di Eli: perciò era caro a Dio ed agli uomini, Una notte mentre dormiva udì una voce che diceva: Samuele, Samuele. Ei tosto corse ad Eli credendosi da lui chiamato e gli disse: «Eccomi:, Eli rispose: «Io non ti ho chiamato, ritorna e dormi ». Lo stesso avvenne ben tre volte. Eli soggiunse finalmente. cc Se tu sei di nuovo chiamato, rispondi: e parla o Signore, perchè il tuo servo ascolta. » Come fecesi nuovamente udire la voce, Samuele disse: «Parla, o Signore, perchè il tuo servo ascolta.» Allora Iddio K ecco è giunto il tempo in cui voglio gastigare Eli co' suoi figliuoli, perchè sapeva la loro cattiva condotta e non li corresse efficacemente.

            D. Come si effettuò questo gastigo?

            R. Come si fece giorno Eli chiamò Samuele ed in• terrogollo così: «Dimmi quanto ti ha rivelato il Signore, non celarmi cosa alcuna. » Samuele stretto da queste parole gli rendè ogni cosa manifesta. Non andò {78 [78]} molto che la minaccia Divina si compì. Imperciocchè attaccata contra i Filistei una battaglia, gli Israeliti cbbero, la peggio; trentaqnattro mila rimasero estinti sul campo, fra' quali i due figli di Eli e l'arca medesima venne in potere de' nemici. Uno fuggito dalla zuffa corse a recarne il tristo annunzio ad Eli, il quale udendolo cadde all' indietro della sedia, su cui si stava, e dato del capo sul Pavimento miseramente morì.

            In questo mòdo il Signore gastiga i genitori troppo indolenti e abbrevia la vita a' figliuoli indisciplinati. An. del m. 2888.

            D. Qual fu il governo di Samuele?

            R. Morto Eli, ebbe Samuele la carica di Giudice e governò santamente il popolo con incorrotta giustizia. Divenuto vecchio il popolo dimandò che prima di sua morte eleggesse loro un Re. Si oppose egli da principio, ma conosciuto che tale era il voler del Signore acconsentì.

            Primo Re degli Ebrei fu Saulle della tribù di Beniamino. Andato egli a cercare alcune asine, che suo padre {79 [79]} aveva smarrito, ricorse a Samuele per consultarlo ove trovarle potesse. Samuele inspirato da Dio lo avverti che le asine eransi ritrovate, e tenutolo seco un giorno, al domane gli significò che. Iddio lo aveva destinato Re del suo popolo, e untolo in capo coll'olio sacro, lo congedò. An. del m, 2911.

            D. Come Saule si diportò nel suq governo?

            R. Saule riconosciuto per Re degli Israeliti con universale applauso finché si mantenne fedele al Signore riportò segnalate vittorie contro a'suoi nemici, i quali vennero da lui in più battàglie respinti. Ma quando cominciò a trasgredire gli ordini Divini, e si volle perfino intromettere a maneggiar le cose sacre coli' offerire a Dio un sacrifizio, che solo dal sommo sacerdote doveva essere offerto, Iddio ne fu acremente sdegnato e mandò Samuele a manifestargli queste tremende parole: «operasti da stolto, rigettasti la parola d' Iddio, egli rigetterà te stesso; toglierà da te il regno per darlo ad un altro di te migliore.» Ciò detto Samuele si diparti piangendo sopra la sorte di Saulle che era stato da Dio riprovalo. An. del m. 2939.

 

 

Capo VII. Davidde consacrato Re. Suona l'arpa nella Reggia di Saulle. Incontra amicizia con Gionata. Vince il gigante Golia. Saulle geloso Sua fine infelice.

 

            D. Chi fu eletto in luogo di Saulle j.

            R. Davidde figliuolo minore d'Isai della tribù di Giuda, abitante della città di Betlemme, erasi ognora dato alla custodia delle pecore fino a vent'anni, quando Samuele fu mandato da Dio per consacrarlo re. Chiamato dalle montagne, dove pascolava il gregge paterno e venuto alla presenza di Samuele, questi con olio santo consacrollo Re in mezzo a' suoi fratelli, però segretamente, affinchè la cosa non venisse a notizia di Saulle. Da quel giorno in poi lo spirito del Signore si posò in particolare maniera sopra Davidde. Al contrario Saulle {80 [80]} venne assalito da uno spirito di furore e di melanconia che bene spesso, lo faceva dare in rabbia e frenesia.

            Tutti questi mali cadevano sopra Sanlle, perchè non voleva più dare ascolto agli avvisi del santo profeta Samoele. An. 'del M. 2941.

            Cominciò in Davidde I' avveramento della profezia di Giacobbe, il, quale aveva predetto che il sommo potere non sarebbe `tolto dalla tribù di Giuda fino alla nascita del Messia.

            D. Perchè Davidde fu chiamato alla corte di Saulle?

            R. Siccome Davidde cantava bene e suonava l'arpa con grande maestria, cosi non andò molto che venutane la fama all'orecchio del Re fu invitato alla corte onde colla melodia del canto e coll' armonia del suono dissipasse lo spirito maligno e la tristezza da cui sovente era agitato.

            Perciò Davidde con licenza di sno padre lasciando il pascolo delle pecore si portò alla corte e fu fatto scudiere del Re. Quando poi lo spirito maligno agitava Saulle egli dando subito mano all'arpa col suono lo sollevava dalle sue agitazioni. Cosi il Signore preparava un semplice pastorello a cose le più grandi. I modi cortesi, la puntualità di Davidde verso Saulle facevano che esso molto lo amasse, ma molto più lo amava Gionata figliuolo del Re.

            Questi strinse con lui la più tenera amicizia, e il loro amore era reciproco; nè mai avversità potè minorarlo, siccome sincero e fondato snlla virtù. L'nno era all'altro di stimolo per avanzarsi nel bene ed a vicenda si eccitavano alla pratica delle azioni virtuose e delle imprese che convengono agli uomini timorati di Dio. Esempio ben degno di essere imitato spezialmente da'giovani, i qnali dovrebbero imparare da Davide e da Gionata a scegliersi per amici solo quelli che veggono amanti della virtù e solleciti di servire il Signore. {81 [81]}

            D. In qual modo Davidde atterrò fil gigante Golia?

            R. Insorta una guerra tra gl' Israeliti ed i Filistei un uomo di gigantèsca statura ( era alto sei cubiti ed un palmo, circa ottant'oncie o tre metri e mezzo), coperto di una formidabile armatura, e avanzandosi verso degli Israeliti con arroganza li sfidava dicendo: «Se c'è alcuno fra voi, che ardisca venir meco a singolare tenzone, si manifesti; se quegli ucciderà me, noi Filistei saremo vostri servi; se io ucciderò quello, servirete a noi. »

            Per quaranta giorni andò insultando gl'' Israeliti in tale maniera. Saulle e il suo esercito tremavano in sol vederlo. Un giorno Davidde per ordine del padre si recò al campo con alcuni alimenti per i suoi fratelli, che erano soldati nell' esercito. Alle ingiurie, alle millanterie del Filisteo preso da santa indignazione, « Chi è costui, dimandò, che ardisce insultare' cosi il popolo del Signore? lo, soggiunse, andrò e combatterò con lui. » Il Re intese tali parole. mandò per lui e al sentire che mentre era al pascolo aveva sbranato orsi e leoni colle proprie mani, e che altrettanto sperava di fare di colui coll'aiuto del Signore, lo rivesti della sua armatura, gli mise un elmo {82 [82]} di bronzo in testa, lo cinse di forte corazza e di spada. Ma Davidde conosciuto che tali armi lo impedivano a camminare liberamente levossele di dosso, e preso il suo bastone, la fionda con cinque sassi in tasca, pieno di fidncia in, Dio andò coraggiosamente contro al gigante. Questi al primo vederlo disse in tuono dispregevole: « Son io forse un cane, che mi vieni incontro col bastone? Accostati e darò a mangiare la tua carne agli uccelli dell'aria ed alle bestie della terra. » E Davidde: « Tu vieni contro di me assicurato sulla tua lancia e sulla tua spada; io vengo contro di te fidato nel nome di quel Signore che tu hai oltraggiato e che ti darà nelle mie mani. » Si move il gigante verso Davidde: ma questi corre prestamente ad incontrarlo; dà mano alla fionda, vi applica una pietra, e rotatala intorno al capo, la scaglia e colpisce Golia in fronte per modo che tramortito cade a terra. Davidde che non aveva spada corre e trae dal fodero quella del gigante e con essa gli spicca la testa. A si fatto colpo tutta l'armata de' Filistei spaventata si abbandona a precipitosa fuga, ed Israele vincitore accompagna in trionfo nella città Davidde portante in una mano la spada, nell'altra la testa dell'ucciso gigante, e si rendono a Dio grazie solenni.

            D. Quale impressione sul cuore di Saulle fece questa vittoria?

            R. Saulle in vece di provare sommo contento per una vittoria cotanto a lui vantaggiosa fu preso da invidia e da odio contra Davidde, che non tardò a manifestare. Impercioachè assalito poco dopo dal maligno spirito, mentre Davidde coll'usato suono dell'arpa cercava di calmarlo, ci furioso gli avventò una lancia per trafiggerlo, e lo avrebbe infilzato, se Davidde non era destro a schivare con un salto il colpo. Saulle tese poscia più volte insidie alla vita di Davidde, tal che questi fu costretto di fuggire nel deserto e cercarsi scampo nelle selve. In tutti questi pericolosi frangenti Davide rimase sempre fermo con Dio e in lui riponendo tutta la sua fiducia lietamente cantava: « Chi confida nell'aiuto dell'Altissimo vive in sicurezza e nulla deve temere. » Più volte avrebbe potuto uccidere {83 [83]} Saulle suo nemico il quale a morte lo cercata, ma egli onorò mai sempre in Saulle il Re che Dio aveva scelto pel suo popolo,. l'unto del Signore, che niuno poteva offendere, senza delitto.

            D. Qual fine fece Saulle?

            R: Era morto Samuele, e Saulle senza ritegno abbandonatosi ad un odio implacabile contra Davidde lo faceva inseguire ovunque sapeva che si fosse rifuggito, e lo avrebbe più volse raggiunto e messo a morse se Iddio non lo avesse protetto e difeso.

            Un giorno essendosi Saulle col suo esercito accampato sul monte Gelboe per combattere contro de' Filistei che gli avevano mosso guerra, alla vista della loro innumerabile moltitudine conturbato e incerto che far dovesse, consultò il Signore e non gli venne data risposta. Andò a consultare una pitonessa, ossia una maga, perchè gli facesse comparire l'ombra di Samuele onde sapere da lui l'esito della battaglia. Ma mentre la maga si apparecchiava a' soliti incantesimi per ingannare Saulle, Iddio non in virtù della maga, ma solo per un suo imperscrutibile decreto {84 [84]} fece udire all'empio Re la voce del venerando profeta, il quale gli parlò in questi termini: « A che vieni a turbarmi, e richiedere dal Signore risposta s'egli ti ha abbandonato? Domane tutto il tuo esercito cadrà nelle mani de.' nemici, tu e i tuoi figliuoli sarete meco. »

            Tutto si avverò; il di seguente attaccossi la battaglia, e _gl'Israeliti ebbero la peggio. II prode Gionata con due de' suoi fratelli dopo di aver fortemente pvguato rimasero estinti. Saulte vedendosi in procinto di càdere nelle mani de' Filistei chiese al suo scudiere di trafiggerlo, e negandogli questi il crudel ministero, disperatamente si lasciò cadere stilla propria spada e mori.

            Ecco a qual fine è condotto chi disprezza i Divini precesti. An. del M. 2949.

 

 

Capo VIII. Davidde piange la morte di Saulle, Sue vittorie. Ribellamento di Assalonne. Pestilenza in Israele. Santa morte di Davidde.

 

            D. Come ricevè Davidde la nuova della morse di Saulle

            R. Alla nuova della morse di Saulle Davidde ne fu amaramente afflitto. Si squarciò per dolore le vessi, si asperse il capo di polvere e pianse sopra la morte non men del suo Re, che del fedele amico Gionata. Indi acclamato successore da tutto Israele applicossi col massimo zelo a ricondurre il suo popolo alla virtù, ad inspirargli il santo timor d'Iddio.

            D. Quali furono le prime azioni di Davidde?

            R. Davidde per corrispondere al Signore da cui riconosceva tutta la sua grandezza cominciò dal ristabilire le cose che al Divin culto riguardavano. Presso Gerusalemme sulla sommità del monte Sion fece alzare un magnifico padiglione per accogliervi I' arca dell' alleanza, dove fu condotta con grande pompa al suono di trombe e di musicali strumenti: e tutto il popolo fece solenne fessa, dimostrando la sua gioia con accompagnarla a modo di trionfo.

            D. Accennate le principali vittorie di Davidde.

            R. Come Davidde ebbe cacciato tutti i nemici, che ostilmente eransi nella terra promessa stabiliti, rivolse le armi {85 [85]} contro de' Filistei e ne ottenne doppia vittoria. Soggiogò i Moabiti, gl'' Idumei ed i Siri, imponendo ad essi in annuo tributo, da cui fu raccolta grande quantità d'oro e di argento per la futura fabbrica del tempio.

            Fu poi singolare la strage che menò degli Ammoniti. A questi aveva Davidde mandato Ambasciatori, e Amone loro Re trattandoli da spie fece a' medesimi radere la metà della barba e de' capelli, e colle vesti tagliate li rimandò. Davidde per vendicare I' ingiuria fatta marciò contro di loro, li attaccò, ne fece grande strage e distrusse Rabba città reale.

            Davidde rassodò il suo regno specialmente colla pietà, colla religione e colla scelta di buoni Ministri: nondimeno per essere stato qualche tempo in ozio cadde in gravi peccati. Ma corretto dal profeta Natan li detestò sinceramente e ne fece rigorosa penitenza. In espiazione di questi suoi falli Iddio gli permise parecchie dissenzioni domestiche, tra le quali la ribellione di Assalonne suo figlio, che gli cagionò il più amaro cordoglio.

            D. Qual esito ebbe l'accennata ribellione?

            R. Assalonne cominciò dall'uccidere il suo fratello Ammone, poscia fattosi acclamar Re da una parte del popolo {86 [86]} dichiarò aperta guerra al padre, che fu costretto a lasciar la reggia e fuggire. L esito però fu infelicissimo per Assalonne; imperocchè essendosi mosso ad inseguire il genitore per dargli battaglia, il suo esercito fu sconfitto. Ventimila de' ribelli rimasero trucidati. Lo stesso Assalonne a briglia sciolta fuggendo sopra un molo in mezzo ad una selva, la lunga sua chioma (la quale egli coltivava con molta vanità e andavane follemente superbo) sventolando *si avvolse a' rami di una quercia, che fra cielo e terra lo tenne sospeso. Venuta di ciò notizia a Gioabbo Generale dell' esercito di Davidde, nulla badando al comando fattogli dal Re di risparmiare la vita del suo figlio benchè ribelle, con tre lancie egli corse sul luogo e gliele piantò nel cuore. Terribile esempio per i figliuoli che osano rivoltarsi al loro padre. Davidde pianse tuttavia inconsolabilmente la perdita di questo suo ingratissimo figlio. An. del mondo 2981.

            D. Come fu gastigato Davidde per una curiosità?

            R. Davidde ebbe molte guerre, ma ne usci sempre vittorioso. Assicurata poi la pace in tutto il regno, gli entrò nella mente I' ambizioso pensiero di sapere il numero de'suoi sudditi. Di questa superba curiosità si sdegnò il Signore e gli mandò nu profeta a proporgli la scelta di tre gastighi: o sette anni di carestia, o tre mesi di guerra disastrosa, o tre giorni di pestilenza. Davidde riconoscendo il suo mancamento volle trascegliere quello da cui potesse più difficilmente ripararsi, vale a dire la pestilenza. La mortalità fu terribile, la strage fu di settanta mila, e avrebbe infierito anche di più, se Davidde pentito non avesse placato Iddio con orazioni e con sacrifizi. Onde il flagello del tutto cessò. An. del mondo 2987.

            D. Quali sono le ultime gesta di Davidde?

            R. Stava molto a cuore a Davidde il fabbricare un tempio dove collocar l'arca del Signore; ma non potè ciò effettuare per le molte guerre che dovette sostenere. Sapendo però dal Signore che questa gloria era riserbata a Salomone suo figliuolo impiegò ogni cura per ammassare oro, argento, bronzo, ferro, leguame, marmi e pietre preziose per una si santa e gloriosa impresa. Sentendosi {87 [87]} poi vicina l' ora di sua morte raccomandò a Salomone varie cose da osservarsi intorno alla fabbrica del tempio, come altresi riguardo all'esercizio della giustizia; « Cammina, o mio figlio, conchiuse, cammina per le vie del Signore, osserva i suoi comandamenti ed egli ti concederà un felice successo in tutte le tue imprese. » Ciò detto dormi nel Signore.

            Egli fa unto Re di 20 anni; a trenta prese le redini del governo, regnò 7 anni in Ebron, 33 in Gerusalemme. Per rettitudine, pietà e giustizia egli viene proposto modello a tutti i Monarchi della terra. Scrisse molti salmi che la Chiesa canta nelle sacre funzioni; e contengono molte cose concernenti alla venuta del Salvatore, che doveva discendere dalla sua stirpe e ch' egli chiaramente vide in spirito. Mori l'anno del mondo 2990, di sua età 70.

 

 

Capo IX. Salomone ottiene da Dio il dono della sapienza. Giudizio di Salomone. Si prepara per la fabbrica del Tempio.

 

            D. Qual dono ricevè Salomone da Dio?

            R. Salomone purgato il regno da' nemici che lo molestavano, essendo ogni cosa in pace, ringraziò il Signore con un solenne sacrifizio di mille vittime. II Signore molto aggradi tali offerte, e nella seguente notte gli apparve e dissegli: dimanda quello che vuoi, e tel concederò « Signore, rispose Salomone, voi sapete che io sono in mezzo al vostro popolo come fanciullo, datemi dunque la vera sapienza, affinchè io possa rettamente giudicare e governare il vostro popolo e discernere ciò che è bene o male. » Piacque tale dimanda al Signore, e poichè, gli disse, non hai dimandato onori e ricchezze, avrai colla sapienza onori e ricchezze tali, che niuno mai fu, nè giammai sarà simile a te. {88 [88]}

            D. Quale prova diede Salomone di sua sapienza?

            R. Ben presto Salomone ebbe opportunità di far mostra di sua straordinaria sapienza. Si presentarono due donne con due bambini l'uno vivo l'altro morto. «Costei, una comincia piangendo, costei la scorsa notte ha soffocato il suo figlio, e mentre io dormiva è venuta, ha preso il miovivo e lasciato il suo morto. Ordina, o Re, che il mio bimbo vengami restituito. Tu mentisti, l' altra rispondeva, tu hai ucciso il tuo figlio e il mio è questi che vive.» Difficile era la questione, poiché non vi erano testimoni. Salomone fattasi recare una spada sentenziò cosi: «Poichè ognuna di voi afferma che l'infante vivo sia il suo venga egli tagliato in mezzo ed uguale parte a ciascheduna sia data.» La falsa madre contenta accettò il partito; ma la vera, mai no, si fece tosto a gridare. A questa vivo ed intero diasi; e non sia trucidato il misero mio figlio. » Allora Salomone scacciata la falsa madre restitui alla madre vera il figliuolo. Questo giudizio divulgatosi, tutti ammirarono la prodigiosa sapienza di Salomone.

            Cresciuto poi in immense ricchezze si fece sollecito a compiere il pio voto del padre coll'' innalzare a Dio in Gerusalemme il più magnifico tempio che si fosse mai veduto, e formava una delle maraviglie dell'universo. An del m. 2993. {89 [89]}

 

 

Epoca quinta. Dalla fondazione del tempio di Salomone l'anno del mondo 2993 fino al passaggio degli Ebrei in Babilonia l'anno 3416, racchiude anni 423.

 

Capo primo. Edificazione del tempio. Solenne dedicazione del medesimo. La regina di Saba. Fine infelice di Salomone.

 

            D. Riferite alcune particolarità di questo tempio.

            R. Apparecchiati i materiali che Salomone potè' rinvenire nel suo regno e ne' regni confinanti, pose le fondamenta al magnifico tempio. A condurre a Bue l'opera lavorarono più di sette anni t6olm operai sui quali vegliavano 33oo prefetti. Era costrutto a tre ordini con grandi pietre esattamente riquadrate e connesse, le pareti, il santuario, I' altare, i cherubini accanto all' arca tutto era coperto di lastre d'oro maestrevolmente scolpito. AI di fuori era un gran vaso rotondo di bronzo, per la sua ampiezza appellato Ilare, sostenuto da dodici buoi dello stesso metallo. Dentro e fuori del tempio tutto era preziosissimo non men per la materia, che pel lavoro. Finito che fu, Salomone con una solennità di quattordici giorni ne celebrò la dedicazione. An. del m. 3000.

            D. Che avvenne di singolare in questa dedicazione?

            R. Vi concorse tutto il popolo da indicibile gioia guidato. Furono sacrificati ventidue mila buoi, e cento venti mila pecore. L'arca in cui erano le tavole della Divina legge vi fu nella più solenne pompa introdotta e posta sotto le ali de'cherubini; e mentre con armonia di suono, e melodia di voce lietamente si cantava: Date gloria al signore, perchè è buono. perchè la stia misericordia è eterna: la maestà Divina si manifestò per mezzo di una prodigiosa nube che copri tutto il tempio. {90 [90]}

            A tale vista Salomone compreso da riverenza si prostrò avanti al Signore, poscia levati al Cielo le mani, e Mio. Dio, disse, voi che degnato vi siete di gradire questa casa che vi ho edificato, deh! vi prego, fate, che tutti quelli che oppressi dalle angustie o stretti da qualche bisogno ricorreranno a supplicar voi in questo santo luogo siano esauditi. n Iddio dimostrò il suo aggradimento con un altro miracolo, con un fuoco caduto dal Cielo che abbruciò le vittime preparate pel sacrifizio.

            D. Quale cosa trasse la Regina di Saba in Gerusalemme?

            R. Salomone, compiuto il tempio, costrusse il real patagio con magnificenza tale, che l'oro, l'argento, l'avorio, le gemme in ogni angolo risplendevano. Questa magnificenza congiunta colla sorprendente sua sapienza traeva moltissimi stranieri in Gerusalemme. Fra le altre persone la Regina di Saba, paese dell'Arabia, tratta dalla fama delle ricchezze e del' sapere di lui venne pure con gran corteggio e con ricchi doni a visitarlo. Osservata che ebbe. la maestà e lo splendore della corte, I' apparecchio de' sacrifizi, la magnificenza delle mense, Ia buona disciplina de' servitori, ed altre simili maraviglie, ma specialmente la somma saviezza del' Re nello scioglier enimmi ed altre difficilissime quistioni, attonita e quasi fuor di se per lo stupore esclamò: « Beati i servi e la gente tua che sono sempre con te e odono la tua sapienza! Le cose che udii di te sono di gran lunga minori di quelle che ora osservo cogli occhi miei. Sia benedetto il Signore che ti ha collocato sul trono d' Israele. » An. del mondo 3012.

            D. Quale fu la fine di Salomone?

            R. Salomone dopo avere impiegato molti anni per accrescere la gloria d'Iddio, dato moltissimi segni di prodigiosa sapienza, virtù e santità, divenuto vecchio si lasciò acciecare dalle donne idolatre ed allontanossi affatto dalla legge del Signore. Edificò vari tempii ed altari alle false divinità fra cui uno assai suntuoso al Dio Molocco sul monte degli Ulivi. Cosi l'unto del' Signore, l'inspirato da Dio, il gran Salomone si piegò ad offerire profano incenso alle bugiarde divinità. {91 [91]}

            Il Signore lo ammoni minacciandolo più volte, ma egli per non contraddire alle malvagie donne persistè nel male. Onde molti nemici contro di lui si ribellarono; e l'infelice Salomone oppresso dalla tristezza, dal pianto, dal rammarico, travagliato da molti mali dell'anima e del corpo l'anno settantesimo dell'età sua, quarantesimo del sito regno mori in tale guisa, che lasciò assai da dubitare della sua eterna salvezza. An. del m. 3029.

 

 

Capo II. Osservazione. Roboamo succede a Salomone. Il governo del popolo è diviso in reguo di Giuda e d'Israele. Fine di Roboamo e di Geroboamo.

 

            D. Quale osservazione fate sulla storia di questo tempo?

            R. Per chiarezza della Storia Santa bisogna osservare, che dopo la morte di Salomone il governo del popolo Ebreo fa diviso in regno di Giuda e in regno d'Israele.

            Quest`ultimo durò circa 254, e vi regnarono iq Re, tra cui la Storia fa speciale menzione di Geroboamo, di Acabbo, di Gea e di Osea.

            Il Regno di Giuda durò fino al passaggio degli Ebrei in Babilonia.

            D. Come avvenne questa divisione?

            R. Roboamo figliuolo di Salomone succedette al padre nel trono. Salomone dopo la sua prevaricazione aveva im osto al popolo gravissimi tributi. Perciò il popolo si radunò per chiedere al nuovo Re di essere alleggerito: « Tuo padre, gli disse, c'impose troppo gravi tributi. Ci siano diminuiti, e noi saremo tuoi servi fedeli. » Roboamo rispose: « Andate, tornate da qui a tre giorni. » Egli intanto convocò gli anziani consiglieri di suo padre e li interrogò intorno alla risposta che dar doveva al popolo. Quelli lo consigliarono a mostrarsi condiscendente con parole miti, e ad alleggerire il duro giogo che il padre imposto aveva. Non gli piacque il consiglio, e consultati i giovani, che assistevano a lui e che con esso erano stati allevati in delizie e piaceri, gli dissero che parlasse al popolo minaccevolmente, e che in tal modo niuno avrebbe {92 [92]} ardito più oltre a fare lagnanze. Cosi fece. Si radunò dopo tre giorni il popolo, e Roboamo messo in non cale il savio consiglio de' vecchi, si appigliò a quello de' giovani orgogliosi, privi di esperienza, e diede per risposta che egli sapeva come governare i suoi sudditi, ed avrebbe loro imposto un giogo più duro. A tali detti le tribù d'Israele irritate presero Geroboamo, servo di Salomone, e sel' crearono Re. Solamente le tribù di Giuda e di Beniamino si mantennero fedeli a Roboamo. Quest' ultimo fu denominato regno di Giuda, l'altro regno d'Israele. An. del' m. 3029.

            D. Qual fine fecero questi due nuovi Re?

            R. Roboamo Re di Giuda tenendo dietro a' consigli de' giovani viziosi e mal accorti per inesperienza ebbe un regno agitato da continue guerre; e prima di morire con rammarico ebbe a vedersi rapire in Gerusalemme i tesori del tempio e della reggia, che furono portati via dal Re di Egitto.

            Assai più funesta fu la fine di Geroboamo Re d'Israele. Asceso appena sul trono, per timore che le tribù a lui soggette frequentando il tempio di Gerusalemme non ritornassero sotto la signoria del legittimo Re, vietò di andarvi, e innalzò due vitelli d' oro affinchè in luogo del vero Dio fossero adorati.

            La quale cosa dispiacque molto al Signore, da cui fu mandato un profeta a predirgli che quegl'idoli e l'altare co' Sacerdoti sarebbero nn giorno distrutti. A tali minacce acceso d'ira Geroboamo stese la mano per ordinare l'arresto del' profeta, e la mano di subito inaridi, nè riprese moto o senso se non alle preghiere del profeta medesimo. Con tutto ciò Geroboamo non emendossi della sua empietà e in pena delle sue scelleratezze venne dal Signore percosso, (3050) e tutta la sua famiglia sterminata.

            Quegli poi che in empietà superò tutti i Re d'Israele fu Acabbo. {93 [93]}

 

 

Capo III. Acabbo è ripreso da Elia che predice una siccità di tre anni. Elia pasciuto da' Corvi. Sue maraviglie in Sarepta. Distrugge l'idolo di Baal. Ottiene dal Signore la pioggia.

 

            D. Perchè Acabbo venne' ripreso da Elia?

            R. Acabbo Re d'Israele rese infame il suo nome per le scelleratezze di cui si fece colpevole innanzi al Signore. Infatti, innalzato un altare all' idolo. di Baal, si adoperò a tutt'uomo per allontanare il popolo dal culto del vero Dio e acciecarlo colle più turpi superstizioni dell'idolatria. Egli prese in moglie Gezabelle, donna più di lui malvagia,!?d quale, affinchè Baal fosse da tutti adorato, faceva uccidere quanti profeti del Signore poteva rinvenire.

            Elia che solo tra profeti d'Israele era sfuggito alla rabbia della regina intrepidamente si presenta, e in nome dell' Altissimo, disse ad Acabbo, in nome del Dio vivente del popolo d'Israele, alla cui presenza io sui trovo, in questi anni non cadrà nè pioggia nè rugiada se non alta mia parola. Il Re ai detti ed alle parole del santo pro. Pela salito in furore cercò di farlo perire. Elia però avvisato da Dio andò a nascondersi vicino al torrente Carit dirimpetto al Giordano, dove non avendo di che cibarsi, il Signore gli mandò de' corvi che mattina e sera gli portavano pane e carne.

            Ecco, giovani cari, come Iddio prende amorosa cura de' suoi!

            D. Quali maraviglie operò Elia nella città di Sarepta?

            R. la breve seccossi il torrente Carit, ed Elia cominciò pure a patir di sete. Pertanto avvisato dal Signore portossi a Sarepta. Giunto alle porte della Citta incontrò una vedova che raccoglieva legna, a cui Elia disse: « Di grazia, recami un po' d' acqua da bere. » La donna buona e cortese corse all' istante per cercar acqua, ma il profeta la richiamò dicendole: » Deh! recami anche un tozzo di pene. « Ella rispose: » Sallo iddio che non ho pane in essa mia; non ho altro che un pugno di farina nella madia, e un po' di olio nell' utello. Ho raccolto queste legna per far cuocere quel poco che mi resta; lo mangerò {94 [94]} col mio figlio, e poi morremo. » Ciò detto si mise a piangere dirottamente. Elia riprese: « Non temere, non inquietarti; va, fammi colla tua farina una piccola focaccia. » Obbedi la donna, apprestò quanto e veniva ingiunto dalli' uomo d' Iddio, mangiarono essa, Elia e il figliuolo di lei, tutti pieni di riconoscenza verso del Signore. Da quel giorno in poi la farina non mancò più dalla madia, nè l'olio dall' utello, finchè non fosse la carestia cessata.

            Alcun tempo dopo il figlio della vedova infermossi gravemente e mori;' di che altamente dolendosi la desolata madre, Elia invocato il nome del Signore lo richiamò a vita. Che cosa mai è impossibile al Signore? Colui che dà la vita, può ridonarla quando si perde.

            D. la qual modo Elia procurò la distruzione di Baal?

            R. Erano già passati tre anni e mezzo senza che fosse caduta dal cielo neppure una goccia d'acqua. Tutti i pozzi e le fontane erano asciutti, le campagne sembravano aridi deserti, tutto il paese era nella massima desolazione. Elia per comando del Signore si presentò nuovamente ad Acabbo, il quale sempre più furibondo gli disse: Sei tu qui, o ribaldo, che tanto scompiglio cagioni in Israele? e cominciò a minacciarlo. Intrepido Elia rispose: Non son io, ma tu, che scompigli Israele, avendo abbandonato il Dio de' padri tuoi per adorare Baal, e perchè si conosca qual è il vero Dio, fa che si adunino sii] monte Carmelo tutti i sacerdoti di Baal. Là giunto si voltò al popolo e disse: « E fino a quando vorrete voi zoppicare da due parti? uopo è adunche provare se il vero Dio sia Baal o il Dio di Abramo, il' Isacco e di Giacobbe. I sacerdoti di Baal alzino un altare, impongano la vittima sulle legna senza sottoporvi fuoco. lo farò altrettanto. Ciascheduno invochi il suo Dio e quegli che manderà fuoco dal cielo per consumare la vittima sarà riconosciuto e adorato per vero Dio.» Tutto il popolo accettò il partito dicendo: « Tu ben dici. »

            Incominciarono i profeti di Baal ad immolare un bue, e dal mattino fino al mezzodi non cessarono dal gridare «o Baal, ascolta; ci esaudisci. » Pregavano, aggiravansi {95 [95]} intorno all' ara, genuflettevano, e secondo i loro riti ferivinsi con lancette di ferro. Ma tutto indarno, Baal non dava risposta. Elia beffavali dicendo: r Gridate più forte, forse Baal s' intertiene a discorso con altri, o sta chiuso, o viaggia, o dorme, o non vi può dare udienza, chiamate più forte. a Passò il mezzodi ed era vana ogni lor opera. Allora Elia con dodici pietre ricostrusse I' altare del vero Dio già diroccato dagli idolatri, v' impose le legna, la vittima, e per tre volte fece versare tant' acqua, che tutto l'altare erane innondato e ripieno il fosso che Elia vi aveva fatto scavare intorno. lodi accostossi all'altare e pregò: « Signore Dio di Abramo, d'Isacco, di Giacobbe, degnati ascoltarmi e fa oggi conoscere, che tu sei il vero Dio. a Ed ecco d'improvviso cadere un fuoco dal cielo che consumò I' olocausto, le pietre e perfin t' acqua, la quale era nella fossi. Alla vista di tale prodigio tutta la moltitudine rimasta attonita esclamò: Il Dio d'Elia è il vero Dio. » Elia allora comandò di arrestare i sacerdoti di Baal che erano in numero di quattrocento cinquanta, e fattili condurre presso al torrente Cison, ordinò che in pena de' loro malvagi inseguimenti tutti fossero messi a morte.

            D. Chi ottenne la sospirata pioggia ad Israele?

            R. Fu Elia, il quale compiuti la strige de' profeti di Baal, si volse ad Acabbo, gli predisse imminente la pioggia, e salito poscia sul Carmelo a pregare; per sette volte inviò il suo servo a riguardar verso del mare se qualche nube apparisse, e solo alla settima volta fu veduta una nuvoletta pari al piede di un uomo, che spuntava sul]' orizzonte. Subito Elia fece avvisare Acabbo che attaccasse i cavalli e si affrettasse per ripararsi dalla pioggia. Difatti quella piccola nube in breve tanto si dilatò, che coperto il cielo da ogni parte si sciolse in dirottissima pioggia, la quale ristorò tutto il paese dilla terribile arsura di cui eri travagliato. {96 [96]}

 

 

Capo IV. Elia fugge lo sdegno di Gezabele. Acabbo usurpa la vigna di Nabot. Fine di Acabbo, di Gezabele e di tutta la sua stirpe.

 

            D. In qual modo Elia scansò il furore di Gezabele?

            R. Gezabele inferocita per la morte de' sacerdoti di Baal giurò che ne avrebbe fatto cruda e pronta vendetta. Elia perciò temendo della vita fuggi nel deserto, e stanco dal cammino si addormentò all' ombra di un ginepro. Svegliato da un Angelo (maraviglioso tratto della Divini Provvidenza! ) si trovò accanto del pane e dell' acqua, con cui ristoratosi ripigliò il sonno. Ma l' Angiolo nuovamente destatolo gli ordinò che di bel nuovo mangiasse, perchè gli restava ancora lungo cammino. Mangiò, e col ristoro di questo solo cibo viaggiò quaranta giorni ed altrettante notti fino al monta Oreb.

            Il cibo di Elia è simbolo del pane Eucaristico che ci fortifica a camminare verso del Cielo.

            D. Dove andò da questo monte?

            R. Elia rimase per alcun tempo su questo monte nascosto in una spelonca, finchè Iddio gl'impose di andare da Eliseo ed ungerlo profeta in sua vece. Eliseo era agricoltore e fu trovato in un campo che arava. Elia si accostò i lui e ponendogli il suo mantello sopra le spalle manifestò gli ordini del Signore. Eliseo preso commiato da' suoi genitori, co' buoi e coll'aratro fatto un sacrifizio al Signore, si parti con Elia e gli divenne discepolo e compagno fedele.

            D. Quale scelleraggine commise Acabbo contra Nabot?

            R. Oltre quella dell'idolatria, Acabbo si aggravò pure l' anima della più enorme ingiustizia.

            Invogliossi di avere una vigna di Nabot situata vicino al suo palazzo, e glieli fece chiedere per danaro o per cambio. Nabot non sapeva arrendersi, imperocchè quella vigna essendo retaggio de' suoi antenati, gli stavi molto a cuore. Di che addolorato il Re, incollerito e fremente si gittò sul letto colla faccia verso del muro, deciso di non voler più prendere cibo. {97 [97]}

            Gezabele vedendo Acabbo così attristato scrisse ai suoi dipendenti che accusassero Nabot come bestemmiatore e fosse quindi lapidato.

            La quale cosa con prontezza eseguita, furono scelleratamente appagate le brame' di Acabbo. Se non che mentre andava per mettersi al possesso della male acquistata vigna gli si fece incontro Elia e gli disse: « Ecco ciò che dice il Signore: Qui dove i cani hanno lambito il sangue di Nabot, lambiranno pure il sangue tuo. La stessa Gezabele sarà divorata da' cani, tutta la tua stirpe verrà sterminata.»

            D. Come, si avverarono queste minacce?

            R. A queste minacce Acabbo atterrito mostrò di pentirsi; ma non fu cosatnte. Tre anni dopo si unì con Giosafat re di Giuda per rinnovare la guerra a Benadad re di Siria, e per conoscere qual esito avrebbe l'impresa, consultò quattrocento de suoi falsi profeti che gli predissero la vittoria. Giosafat, che adorava il vero Dio, volle che fosse consultato un profeta del Signore, e Acabbo per compiacerlo fece venire Machea, il quale gli predisse la total sua rovina. In vece di ascoltarlo, Acabbo ordinò chè fosse chiuso in una carcere e tenuto a pane ed acqua per metterlo a morte appena fosse ritornato dalla guerra. «Ne son contento, aggiunse il profeta, se ritornerai. » Si partì pertanto Acabbo per la male augurata impresa, ma una saetta a caso scoccata guizzando lo andò a colpire nel petto. Della ferita uscendo in grande copia il sangue, in breve se ne morì. Il cocchio, le armi, le briglie furono insanguinate, e il sangue che ne grondava venne lambito da' cani, siccome Elia aveva predetto. An. del m. 3107

            D. Come la finì Gezabele?

            R. Alcuni anni dopo la morte di Acabbo fu eletto Geu re d'Israele, il quale dopo molte conquiste entrava vittorioso nella città di Gesraele. Alla nuova dell'arrivo di Geu la regina Gezabele s' imbellettò e pomposamente abbigliata si, mise alla finestra colla speranza di vincerlo {98 [98]} colle sue lusinghe. Geu passando alzò lo sguardo, e vedutole appena, disse: « Gettatela giù » e subito venne precipitata dal balcone, calpestata da' cavalli, e le sue carni furono divorate da' cani. Quindi diede ordine, che tutta la stirpe di Acabbo fosse sterminata, i sacerdoti passati a fil di spada, il tempio dedicato alle false divinità fin dalle fondamenta distrutto. Così restarono avverate le minacce del Signore fatte ad Acabbo per bocca di Elia.

 

 

Capo V. Ella predice la morte ad Ocozia. È rapito in Cielo. Principi di Elisco. Suoi miracoli in Suna. Naaman Siro.

 

            D. Come si diportò Ocozia nel suo regno?

            R. Ocozia re d'Israele seguì le scelleratezze di Acabbo. Caduto in grave malattia egli spedì messaggeri a consultare Belzebub che era una falsa divinità. Ma Elia per Divino precetto fattosi loro incontro disse in tuon minaccioso: c. Forse non c'é Dio in Israele, che andate a cousultar Belzebub? Or bene dite al vostro Re che non uscirà più del letto, ed ivi morrà ». Riportarono essi questa minaccia senza saper di chi fosse. Ocozia però conobbe da' contrassegni esser Elia, e lo mandò per tre volte a chiamare. In fine accondiscese il Profeta, e giunto al cospetto del Re, da parte d'Iddio così parlò: e Prima hai mandato a consultare Belzebub e non il Signore, non ti leverai più da questo letto e qui morrai. » Il presagio in breve si avverò ed Ocozia, morì dopo aver regnato due anni. {99 [99]}

            D. Come seguì il rapimento di Elia?

            R. Eliseo, accortosi che la carriera di Elia in questo mondo era ben tosto al suo termine, gli stava sempre ai fianchi per vederne la fine. Venuti adunque amendue da Gerico alle spiagge del Giordano, Elia prese il suo mantello e con esso battè le acque del fiume, le quali si divisero per modo, che ambidue passarono a piedi asciutti. Giunti al di là Elia disse ad Eliseo: «Di manda quello che vuoi prima che io sia tolto a te. » Ed Eliseo: «Dimando che si trasfonda in me il doppio del tuo spirito e il doppio de' doni che dal Signore ricevesti. » Mentre si continuava tal discorso, ecco ad un tratto calare dal cielo un carro di fuoco tirato da cavalli alati e fiammeggianti, e portarsene Elia come un turbine. Eliseo vedendolo sollevarsi in aria andava gridando: «Padre mio, padre mio!» e lo seguì cogli occhi finché piu' nol vide. Indi si lacerò peI dolore le vesti, e preso il mantello che Elia dall'alto aveva lasciato cadere, tornò al Giordano. Ivi con quello percosse le acque, che gli lasciarono il passaggio asciutto fino all'altra sponda, dove {100 [100]} fu, accolto con grande venerazione da' figli de' profeti, che riconobbero a tale prodigio essere stato in lui trasfuso lo spirito di Elia. An. del m. 3108.

            D. Quali miracoli furono da Eliseo operati?

            R. Eliseo ne operò moltissimi. Eccone i principali. Entrato nella città Ai Gerico i cittadini gli corsero incontro, dicendo che volentieri lo ricevevano nella loro città, ma che le acque erano talmente amare, che niuno ne poteva bere senza rischio di morte. Ed egli fattosi recare un vaso con sale andò ad una fonte, e versatovi il sale, furono le acque risanate e raddolcite.

            Un giorno mentre Eliseo saliva in Betel, alcuni insolenti fanciulli di quella città presero a motteggiarlo dicendogli: «Vieni su, o calvo, vieni su, o testa pelata. » Il Signore non lasciò impunita l'insolenza di que' fanciulli verso del suo servo, e fece immantinente sbucare dalla vicina foresta due orsi che avventaronsi loro e ne

sbranarono quarantadue.

            Una povera vedova non avendo di che soddisfare ai suoi creditori, Eliseo le disse: «Va a chiedere in prestito {101 [10s]} da' tuoi vicini un gran numero di vasi vuoti, e quando sarai rientrata nella casa, chiudi l' uscio, e tu co' tuoi figliuoli prenderai il vasetto di olio che ancora ti rimane, e non cesserai di versare finché tutti i vasi presi ad imprestito siano ripieni.» Esegui la vedova l'ordine dell'uomo d'Iddio, e l'olio moltiplicatosi maravigliosamente, poté pagare tutti i suoi debiti, e averne ancor abbastanza per se e per i figliuoli.

            Un' altra volta i suoi discepoli postisi a mangiare trovarono la minestra attossicata si, che niuno poteva gustarne. Egli mischiato un po' di farina colla minestra tolse ogni amarezza. Venuto pure un uomo a recargli in dono venti pani, Eliseo gl' ingiunse che li distribuisse al popolo. «E che sono, quegli disse, venti pani a cento persone?» Ma Eliseo insisté che si dividessero, e non solo ne fa abbastanza per tutti, ma ne rimase ancora gran parte. An. del m. 3109.

            D. Qual miracolo operò Eliseo nella città di Suna?

            R. Eliseo entrato in Suna venne cortesemente accolto da una donna, la quale di concerto col proprio marito gli preparò una stanza da servirsene ogni volta che di là passasse. Non tardò molto Iddio a compensare l'ospitalità usata verso del suo servo. Imperciocchè essendosi l' unico figliuolo di quella donna portato col padre in campagna al tempo della mietitura, avvenne che colto da un gran male di testa morì. La madre afflittissima piangendo corse ad Eliseo per dargli nuova dell' infausto avvenimento: ed Eliseo per consolarla andò egli stesso alla casa dell'addolorata donna, e fatta orazione al Signore, si stese sul freddo corpo del fanciullo, il quale cominciò a sbadigliare, poscia aprì gli occhi e risorse a vita più florida di prima.

            D. Quale insigne personaggio venne a visitare Eliseo?

            R. La fama de' miracoli di Eliseo traeva gente da tutte le parti. Naamano generale dell' esercito del Re di Siria colpito dalla lebbra, che é una malattia schifosissima, fece tasto allestire il suo cocchio e seco portando molto oro ed argento per farne dono al profeta {102 [102]} si pose in viaggio per Samaria; e giunto alla casa di Eliseo, questi gli mandò fuori un servo che gli dicesse: «Va, lavati sette volte nel Giordano e sarai guarito.» Il superbo Naamano poco soddisfatto da questa semplice accoglienza disse: «A che lavarmi nel Giordano? I nostri fiumi della Siria non valgono quanto le acque d'Israele?» Ciò detto voleva partirsene, ma i suoi servitori seppero addurgli così buone ragioni di obbedire al Profeta che egli si decise, e sette volte lavatosi nel Giordano la lebbra sparì. Oltremodo contento di tal favore ritornò alla casa dell'uomo d'Iddio per offerirgli ricchi presenti, oro, argento e vesti preziosissime. A cui Eliseo rispose: «Nel nome del Signore io non accetterò cosa alcuna, vattene in pace.» Giezi servitore di Eliseo avido di danaro lasciò allontanare Naamano, poi gli corse dietro, e raggiuntolo, gli disse: «Il mio padrone mi manda a pregarti di un talento e di due abiti per due giovani testé arrivati.» Naamano prontamente gli diede più che non chiedeva. Giunto a casa Eliseo gli dimanda: «D'onde vieni, o Giezi?» e questi: «Non sono stato in alcun luogo.» Eliseo vedendo che al peccato aggiungeva ancor la menzogna: «Or bene gli disse, avrai ben tosto il debito guiderdone di tua avarizia e del tuo mentire.» E in quell'istante fu lutto coperto di lebbra e discacciato per sempre dal Profeta.

 

 

Capo VI. Eliseo conduce in Samaria i soldati di Benadad acciecati. Predice improvvisa abbondanza e la morte di Benadad. Ultime azioni di Eliseo. Giona Profeta.

 

            D. In qual modo Eliseo condusse i soldati di Benadad in Samaria?

            R. Benadad re di Siria, rinnovata la guerra contra Israele, meditava di tendere un agguato. Gioram avvertito da Eliseo mandò in quel luogo gente a preoccuparlo. Di che sdegnato Benadad spedì incontanente gran numero di soldati per arrestare il santo Profeta. {103 [103]} Questi ottenuto da Dio che rimanessero tatti ciechi, usci loro incontro, e offertosi di condurli dove era colui che cercavano li guidò in mezzo a Samaria. Allora Eliseo pregò Dio di aprire loro gli occhi, e pieni di stupore conobbero di essere in mezzo de'nemici. Eliseo però proibì che loro si facesse alcun male, anzi fattili ristorare con cibi e bevande, liberi li rimandò al loro campo.

            D. A quali strettezze fu ridotta Samaria?

            R. Benadad ostinatosi venne col suo esercito a stringere di assedio Samaria, la quale in breve fu ridotta a tale estremità, che la testa di un asino fu venduta ottanta monete di argento (circa dugento lire) e due madri giunsero a patteggiare fra loro di uccidere e mangiare uno dopo l'altro i propri figli per isfamarsi. In questa terribile calamità Eliseo predisse che all'indomani vi sarebbe stata abbondanza. «Nemmeno se Iddio piovesse grano dal cielo, disse un capitano del Re, ciò non potrebbe avverarsi.» Al quale Eliseo rispose, che avrebbe veduto cogli occhi suoi; ma non avrebbe potuto gustarne.» Il mattino del dì seguente fu trovato il campo de' nemici pieno di viveri e di ricchezze, ma di uomini sgombro; perciocchè Iddio nella notte aveva fatto udire colà grande strepito d'armi, dal che atterriti i Siri erano fuggiti. Il popolo tutto corse in cerca di che sfamarsi. L'abbondanza fu per tutti, e ognuno poté fornirsi di quanto desiderava. Solo il capitano incredulo non poté goderne, perchè sulla porta della città ov' era stato messo di guardia fu soffocato ed ucciso dalla calca che si affrettava di uscire.

            D. Quali sono le ultime azioni di Eliseo?

            R. Eliseo divenuto infermo fu visitato da Gioas re d' Israele, il quale in vederlo proruppe in pianto esclamando: «Padre mio, tu sei il carro d'Israele e colui che lo guida. » Eliseo per confortarlo gli promise che tre volte avrebbe con gran vantaggio vinto il Re di Siria, il che tutto si avverò arrecando pace universale in Israele. {104 [104]}

            Eliseo pacificamente morì, e venne seppellito nella campagna in una caverna a bello studio scavata. An. 3165.

            L'anno stesso di sua morte mentre alcuni uomini portavano un defunto a seppellire, veduti certi ladroni, per paura gettarono il morto nel sepolcro di Eliseo. Appena quel cadavere toccò le ossa del santo Profeta, subito riebbe la vita.

            La quale cosa dimostra quanto il Signore gradisca che le religuie de' suoi santi siano venerate.

            D. Che avete a dire di Giona profeta?

            R. Quasi a' tempi di Eliseo sotto il regno di Geroboamo II. Re d' Israele fiorì Giona profeta celebre per la sua missione in Ninive. Questa città popolatissima erasi abbandonata a' più gravi disordini, e i suoi peccati avevano provocato lo sdegno d'Iddio, il quale mandò il profeta Giona a predicarvi la penitenza e lo sterminio se non si fosse ravveduta. Giona per la difficoltà del lungo viaggio, e temendo inutile la sua predicazione, non obbedì agli ordini del Signore, e in vece di andare a Ninive s'imbarcò in una nave per {105 [105]} recarsi in Joppe. Ma chi può mai nascondersi agli occhi dell' Onnipotente, e chi può resistere a'suoi voleri? Entrato nella nave, si solleva d' improvviso un vento che suscita una furiosissima tempesta, mette tutti i marinai nella più grave costernazione e la nave in grande pericolo di affondare. Gli uni si occupano per alleggerirla e salvarla; gli altri pregano; solamente Giona dorme tranquillo. I marinai che erano pagani gettano la sorte per sapere chi fosse la cagione di tanto male, e il Signore permise che la sorte cadesse sopra il colpevole Giona. Questi dichiara il suo peccato e dice: gettatemi in mare e la burrasca si calmerà. » Quelli rimargono atterriti e gridano al Signore, che non imputi a colpa loro la morte di lui, e intanto presolo e gettato nelle onde, il mare subito si calma. Il Signore mandò un pesce di smisurata grossezza che inghiotti Giona, e lo portò seco nel profondo del mare. In quel momento riconoscendo egli il suo peccato si penti, chiese perdono al Signore e ne fu esaudito. Onde dopo essere stato tre giorni e tre notti nel ventre di quel pesce, il Signore fece che sano e salvo venisse sulla spiaggia vomitato.

            D. Qual esito ebbe la predicazione di Giona?

            R. Allora ubbidiente Giona agli ordini Divini, portossi senza indugio a Ninive, ed entrato che vi fu, camminò un di per quella vasta città, gridando: «Ancora quaranta giorni e poi Ninive sarà distrutta.» Quegli abitanti spaventati a questa minaccia ricorsero a Dio. Lo stesso Re si copri di un sacco., scese dal trono e si assise sulla cenere. Ordinò un pubblico e generale digiuno e che ognuno lasciasse la mala vita e tutti pregassero il Signore ad avere pietà di loro. «Chi sa, egli esclamava, chi sa che il Signore non sia per rivolgersi a noi e perdonarci, e placato il suo furore, rivochi la sentenza pronunziata contro di noi?» Iddio restò commosso dalla penitenza e da' pianti de' Niniviti, ebbe di lor pietà e risparmiò loro il minacciato gastigo. Verso l'anno 3220. {106 [106]}

 

 

Capo VII. Fine del regno d' Israele. Virtù di Tobia. Sue tribolazioni. Sua santa morte.

 

            D. Come fini il regno d' Israele?

            R. Questo regno, che durò ducento cinquanta quattro anni, ebbe dicianove re tutti empi. L'ultimo di essi fu Osea sotto di cui ebbe fine quel regno. Da prima egli tentò di scuotere il giogo degli Assiri, de' quali era divenuto tributario. Laonde sdegnato Salmanassar venne con grand' esercito per espugnare Samaria: dopo tre anni di assedio s' impadroni della Città, prese Osea e lo mise in catene, sottopose al suo dominio tutto il regno d'Israele, trasportò in un collo stesso Osea gl' Israeliti nell'Assiria, e nella Media, d'onde non ritornarono mai più. An. del mondo 3283.

            D. A quali vicende andarono soggetti gl' Israeliti nell'Assiria?

            R. Ebbero a patire la più dura schiavitù, ed avvenne più volte di non aver un tozzo di pane per isfamarsi nè una veste con cui coprirsi. Molti furono uccisi e i loro cadaveri gettati fuor delle mura della Città per servire di pasto agli uccelli di rapina e ad altri feroci animali, senza che niuno potesse dar loro sepoltura, essendo questa vietata da barbara legge.

            D. Chi fu il consolatore de' poveri Israeliti?

            R. Fu il pietoso Tobia, il quale appunto in quell' occasione esercitò eroica pietà e pazienza. Educato nel santo timore d'Iddio venne pur egli condotto in ischiavitù cogli altri di sua razione. Alla vista de' suoi fratelli oppressi egli pieno il cuore di vera carità occupavasi a consolare gli afflitti e fornire di cibo e di vestimenta i bisognosi, a seppellire i morti. Appena udiva, che un Israelita morto era gettato in qualche angolo, lasciava quanto aveva per le mani, ne andava in cerca, portava il cadavere in sua casa ed approfittava dell' oscurità della notte per seppellirlo. Il Re veramente spietato com'ebbe contezza de'caritatevoli uffizi che il buon 'fobia prestava, comandò che fosse spogliato d'ogni sostanza e messo a morte. Non pertanto {107 [107]} il Signore lo conservò, e fuggendo lo sdegno del Re egli colla moglie e col suo figliuolo trovò ospitalità presso alcune buone persone.

            Essendo poi fra breve tempo ucciso quel principe crudele, e quindi Tobia avendo ripigliato i suoi pietosi uffizi, avvenne una volta che postosi a pranzo, ed avendogli il figliuolo annunziato, che un morto giaceva nella piazza, egli si alzò subito, portò occultamente il cadavere in casa, e la notte lo seppelli. Mostrando cosi quanta fosse la sua costanza, quanto l'ardore nell'esercizio delle opere buone.

            D. Come si provò dal Signore la pazienza di Tobia?

            R. Fu provata con grave tribolazione. Tornato un di a casa stanco per avere passata la notte nel seppellir morti, si adagiò presso un muro da cui pendeva un nido di rondini, ed addormentossi.

            Durante il sonno gli cadde sugli occhi un po' di sterco caldo di quegli uccelli e diventò cieco. In tale misero stato egli si mantenne fedele al suo Signore, e palesò ognora una singolare sollecitudine nell'osservarne la legge; ninna cosa temendo maggiormente quanto l'ombra anche sola del peccato. Infatti sua moglie, che gli procacciava il nutrimento colla fatica delle sue mani, un giorno tornò a casa con un capretto datole per mercede. Il cieco Tobia udendolo beare, «Ah! guardati, le disse, che questo capretto non sia rubato, e datti subito cura di restituirlo al suo padrone. Non è permesso di toccare la benchè minima cosa altrui. » A queste parole la consorte acremente lo rimproverò, ed egli tacque offerendo tutto al Signore.

            Oppresso da molte calamità pregò piangendo il Signore che si degnasse riceverlo presso di se nell' altra vita, e sperando esaudita la stia preghiera, chiamò il suo figliuolo, e dissegli: Mio figlio, ti raccomando di rispettare tua madre e di rammentarti di quanto ella soffri per te. Abbi ognora presente il tuo Dio, e guardati dal peccare e dal fare cosa contraria a' Divini Comandamenti. Di quello che hai fa limosina. Se sarai ricco, dà molto, se sarai povero dà quel che potrai, ma volentieri. Sta di buon animo, figliuol mio, noi siamo poveri è vero, ma { 108 [108]} sarai sempre ricco, se temerai il Signore, se fuggirai il peccato, se farai del bene. Il figlio tutto intenerito rispose:  Mio padre, io fard quanto voi mi avete detto; » e attenne fedelmente la promessa.

            D. Quali consolazioni diede il Signore al buon Tobia?

            R. Il buon 'fobia non mori allora come credeva; il Signore lo conservò in vita onde fargli godere le più dolci e inaspettate consolazioni per mezzo del proprio figliuolo chiamato anch'esso 'fobia. Questi era stato inviato dal padre in Rages città della Media per riscuotere una somma di danaro imprestata ad un certo Gabelo. E come era inesperto della via, prima di partire, secondo il comando avutone dal prudente e affezionato genitore, cercatosi un compagno, l' ebbe nell'Arcangelo Raffaele che mandato da Dio se gli offerse sotto umane sembianze senza darsi a conoscere, e con esso si pose in cammino. Giunti al fiume Tigri un pesce mostruoso assali il giovane Tobia per divorarlo, e l'Angelo gli disse di afferrarlo, sventrarlo e cavarne il fegato per farne medicamento al genitore. Un viaggio cominciato con si buoni auspizi non poteva a meno che {109 [109]} riescire prospero e felice. E in verità l'Arcangelo non solo fece ricuperare al giovane Tobia il danaro che era andato a cercare, ma di.più procurò che sposasse una certa Sara fanciulla assai distinta non solo per le molte ricchezze che le forniva il padre Raguele, di cui era unica figliuola, ma specialmente per le virtù al tutto particolari che la rendevano accetta a Dio, e cara a quanti la conoscevano.

            Tobia frattanto e sua moglie aspettavano ansiosamente il ritorno del loro figliuolo e cominciavano a dolersi del suo ritardo. Spesse volte la genitrice dall' alto di una montagna guardava impaziente se mai lo scorgesse venir da lungi, e per più giorni fu vana la sua aspettazione. Al fine lo vide in lontananza, e corsa frettolosamente a casa a darne avviso al suo marito, tanta era la gioia onde furono amendue ripieni che non la potevano più contenere nel cuore. Il vecchio Tobia, sebben cieco, volle andare incontro al figliuolo, che fu da lui e dalla madre teneramente abbracciato, e pieni di gratitudine ringraziarono Iddio che si fosse degnato di loro concedere la grazia di ricevere di nuovo tra le braccia sano e salvo il loro caro Tobiuzzo. Erano questi i primi saggi delle consolazioni che Iddio voleva largire al vecchio Tobia. Ecco infatti il figlio col fiele del pesce. ungere gli occhi del padre, e questi riaprirli di nuovo alla luce del giorno, poi non solamente rivedere il dolce aspetto del suo figliuolo, ma mirarne la sposa, mirare le moltissime ricchezze che seco aveva portato. Considerando poscia i molti pericoli corsi dal suo figliuolo non sapeva quale ricompensa dar si dovesse a quell'ottimo compagno, che tali benefizi loro aveva fatto. Ma l'Angelo scopertosi e rivolto al padre, « io sono, disse, l' Angelo Raffaele. Quando tu seppellivi i morti e ti occupavi in pie opere e in fervorose preghiere, io tutto offeriva al Signore. Perchè egli ti amava, volle che la cecità accrescesse il tuo merito; e poi spedi me a guarirti, e a procurarti tutti questi beni. A Dio solo pertanto voi ne dovete ogni grazia ed ogni lode.» Ciò detto scomparve; ed essi rimasero per tre ore prostesi a terra benedicendo Dio. {110 [110]}

            Visse ancor Tobia quarantadue anni, e accortosi, che era vicina l'ora della morte, chiamò a se il figliuolo, e raccomandatogli che si mantenesse costante nel santo timor d'Iddio, placidamente spirò nel bacio del Signore in età di anni cento due.

 

 

Capo VIII. Cenno sui Re di Giuda, Abia, Asa, Giosafatte, Gioramo, Ocozia, Gioas. Amasia, Ozia, Gioata, Acaz, Ezechia. Gastigo del bestemmiatore Sennacheribbo. Placida morte di Ezechia.

 

            D. Date un cenno sa Abia ed Asa re di Giuda?

            R. I re di Giuda contemporanei a quelli d'Israele non furono tutti al par di essi malvagi, giaccbè alcuni diedero segni di attaccamento al culto del vero Dio. A Geroboamo (per la superbia e imprudenza dei quale avvenne, come fu veduto, la divisione tra i due regni di Giuda e di Israele), succedè il figlio Abia, che segui i tristi esempi del padre. Pio fa il figliuolo Asa che distrusse gi idoli e i vergognosi riti introdotti da sua madre. Alle preghiere di lui Iddio atterri e mise in fuga un esercito di Etiopi, che con un milione di fanti e trecento carri erano venuti per assalire il regno di Giuda. Mosse pur guerra agl'Israeliti, i quali vinse riportandone ampia preda.

            D. Che dite della pietà di Giosafatte, e quale fine ebbcro Gioram ed Ocozia suoi successori?

            R. Morto Asa, il regno passò al suo figlio Giosafatte, il quale fu molto caro al Signore per la sua pietà; tuttavia (come si è detto) strinse amicizia coll'empio Acabbo, la quale cosa gli recò gran danno; imperciocchè unite con lui le sue truppe, andò a combattere contro il Re di Siria. Nella battaglia Acabbo rimase estinto, e solo pel Divino aiuto Giosafatte potè scampare il pericolo.

            Quanto è mai dannoso il conversare co' malvagi!

            A riguardo pure di Giosafatte il profeta Eliseo ottenne dal Signore acqua prodigiosa in un estremo bisogno, il che gli procurò una gloriosa vittoria contro de' Moabiti.

            Dissimile da Giosafatte fu il figlio Gioramo, il quale {111 [111]} sposata Atalia figlia di Acabbo, ne adottò le empietà. Perciò Iddio mandogli una grave malattia, da cui presto fu tolto di vita.

            Dopo costui il figlio Ocozia prese le redini del regno, che però tenne poco; imperciocchè all'esempio della pesima genitrice datosi in preda a' vizi miseramente peri. Alla morte di lui la scellerata Atalia per impadronirsi del trono ordinò che tutti i figli di Ocozia fossero barbaramente trucidati.

            Il solo Gioas ancor bambino fu tolto alla comune strage e dato al Sommo Sacerdote Giojada ad allevarsi segretamente nel Tempio.

            Giojada uomo pieno di santità, epperò fedele ai doveri della giustizia, allorché Gioas fu giunto all' età di sette anni, radunati nel Tempio i principali del popolo, mostrò loro il legittimo Re e il fece solennemente acclamare. La quale nuova udendo Atalia corse al Tempio per dissipare la congiura, cosi da lei riputata, ma subito venne strasscinata fuori dei luogo santo e messa a morte. Giusto compensamento delle sue malvagità.

            D. Qual fu il regno di Gioas?

            R. Finchè si tenne Gioas a' consigli del Sacerdote Giojada fu fedele a Dio, distrusse l'altare di Baal, adornò il Tempio del Signore e lo arricchi di molti vasi sacri. Ma estinto Giojada, ingannato dall'adulazione de' malvagi suoi cortigiani, abbandonò la vera religione, e perchè il figlio di Giojada per nome Zaccaria saviamente lo ammoniva onde ridurlo a buon senno, egli dimentico de' benefizi ricevuti da Giojada lo fece barbaramente lapidare. Per lo che sdegnato Iddio gli suscitò contro il Re di Siria il quale con poche truppe lo assali, prese Gerusalemme, saccheggiò il palazzo ed il tempio, uccise i perfidi cortigiani, e lo stesso Gioas fu da' suoi servi trucidato nel proprio letto, e privato della regia sepoltura. Ecco dove conduce la compagnia de' cattivi.

            D. Come si diportò nel regno Amasia?

            R. La fine miserabile di tutti i Re di Giuda, che si mostravano infedeli al loro Dio, avrebbe dovuto fare gli altri più accorti. Eppure non tutti seppero approfittare {112 [112]} de' terribili esempi che Dio loro porgeva. Infatti alla morte di Gioas sottentrò nel regno Amasia, il quale per alcun tempo osservò la Divina legge. Marciava contro agl'Idumei con numerosissime truppe; ma avvertito da un profeta di aver maggior speranza nel Divino aiuto, che nella moltitudine de'suoi soldati ne licenziò una grande quantità e con pochi venuto a battaglia coi nemico lo sconfisse e ne riportò insigne vittoria. Del che in vece di rendere grazie al Signore, divenutone oltremodo superbo, dimenticò il vero Dio e diedesi ad adorare gl'idoli. Laonde gli furono dal Signore suscitate guerre e ribellioni, per cui fuggito nella città di Lacbis ivi fa inseguito ed ucciso.

            D. Quale avvenimento segnalò il regno di Ozia?

            R. Ozia figliuolo e successore di Amasia prosperato da Dio superò più volte i Filistei, gli Arabi e gli Ammoniti, e divenne ricco, potente e temuto dalle vicine nazioni; se non che fattosi anch'egli per queste prosperità orgoglioso si arrogò di esercitare quegli uffizi, che a'soli Sacerdoti erano permessi.

            Ma Ozia in vece di correggersi aggiugneva sacrilegi a sacrilegi e ardiva minacciare di gastigo il Sacerdote che lo avvertiva pel suo meglio. Ostinandosi adunque nel suo peccato, un giorno nell' atto stesso che Ozia teneva in mano il turibolo per offerire incenso, e gridava minaccioso contro a'Sacerdoti, Iddio lo puni con una schifosa lebbra, per cui dovette separarsi dal consorzio degli uomini e consegnare le redini del governo al figlio Gioatan, che amministrò saviamente il regno. Successore a Gioatan fu l'empio Acaz il quale, abbandonato il culto dei Signore, si diede all'adorazione degl'idoli, e disonorato mori dopo sedici anni di regno. {113 [113]}

            D. Qual fu l' ultimo Re di Giuda contemporaneo a quelli d' Israele?

            R. Il regno d'Israele ebbe fine mentre che regnava in Giuda il piissimo Ezechia. Come fu eletto Re, egli lasciò subito libero il ministero a' Sacerdoti, fece riaprire e purgare il tempio e risarci i danni che suo padre aveva cagionato alla religione.

            Ezechia giovavasi molto de' savi consigli d' Isaia, profeta grande e tatto pieno dello spirito d'Iddio. Esso è il profeta che più di tutti parlò del futuro Messia, e con tanta chiarezza, che leggendo i suoi scritti pare di leggere la vita di Gesù Cristo esposta nel santo Vangelo.

            Sotto la direzione di un tanto uomo Ezechia ristabili in tutto il suo regno l'ordine e la giustizia, e divenne celeberrimo per la stia pietà. Caduto gravemente infermo, Isaia lo andò a visitare e gli disse, che si preparasse per l'eternità, perchè presto morrebbe. Ma avendo il Re pregato di cuore il Signore, gli si presentò di nuovo il santo Profeta annunziandogli che Dio aveva udito le sue orazioni e veduto le sue lagrime, perciò gli donava ancor quindici anni di vita. In conferma di tale promessa Isaia {114 [114]} operò un miracolo facendo retrocedere l' ombra del sole dieci gradi nel meridiano.

            D. Qual gastigo ebbe Sennacheribbo per avere bestemmiato il nome del Signore?

            R. Sennacheribbo re dell' Assiria venne con formidabile esercito ad assediar Gerusalemme. Ezechia tentò inutilmente di placarlo con doni; anzi divenuto quegli vie più orgoglioso mandava i suoi vicino alle mura della città a fare avvertito il popolo che si arrendesse, perchè niuno potrebbe loro resistere. « Forse, dicevano essi bestemmiando, forse il vostro Dio vi potrà liberare dalle mani di Sennacheribbo? Non ascoltate Ezechia che vi seduce col dire, che il Signore vi libera. » Il buon Ezechia uditi questi improperi, si stracciò le vestimenta, si copri di sacco e andò nel tempio a pregare il Signore. Lo ascoltò il Signore e mandogli a dire per Isaia, che lo avrebbe difeso, e niun danno gli avrebbe recato Sennacheribbo. Ed ecco che nella seguente notte l' Angelo del Signore entrò nel campo degli Assiri, e menando terribile strage, uccise centottantacinque mila soldati... Sul far del giorno si levò Sennacheribbo, e alla vista di quel tetro spettacolo di morti confuso ed atterrito fuggi a Ninive, dove in un tempio d'idoli fu da' suoi figli medesimi ucciso.

            Cosi fu punito il superbo Sennacheribbo per avere osato proferir bestemmia contro al nome del Signore. Volessero i cristiani avere sempre innanzi agli occhi questo esempio, e guardarsi dalla bestemmia siccome da tino de' più orribili peccati. An. 3291.

            D. Come passò Ezechia il resto del suo regno?

            R. Ezechia liberato da si grandi pericoli passò il restante di sua vita in somma pace. Egli amava il Signore ed il Signore era con lui, perciò ogni cosa gli riusciva prosperamente. Riposta ogni confidenza in Dio, io ogni sua impresa mirava solo alla gloria del nome del Signore. Dopo ventinove anni di regno fini con placida morte nel cinquantesimo quarto dell'età sua. Fu dal popolo pianto molto e in segno di affezione collocato ne' sepolcri dei suoi antenati, ma in luogo più elevato di quello degli {115 [115]} altri Re. Egli è considerato come modello de' Principi religiosi An. del m. 3306.

 

 

Capo IX. Empietà di Manasse e sua conversione. Amone empio. Pietà di Giosia. Geconia. Passaggio degli Ebrei in Babilonia.

 

            D. Chi succedè ad Ezechia?

            R. Al pio Ezechia fu successore suo figlio Manasse, che affatto degenerò dalla paterna pietà, non essendovi scelleratezza che non abbia commesso.

            Dopo aver lasciato il culto del vero Dio, costringeva tutto il popolo all'adorazione degl'idoli, si applicava alla magia, a' malefizi; osservava i sogni, gli auguri e parecchie simili superstizioni.

            Il Signore mandò i suoi profeti ad ammonirlo, ed egli divenuto più feroce ne fece molti barbaramente trucidare. Non risparmiò neppure Isaia che con santo zelo riprendevalo delle sue iniquità, e gli annunziava gl' imminenti Divini gastighi, ordinando che fosse partito per metà con una sega di legno.

            Ma il Signore non tardò a vendicare gli oltraggi fatti a 'suoi profeti. Manasse fu vinto dagli Assiri, i quali incatenatolo a'piedi ed alle mani lo condussero in Babilonia. Nell' orror del carcere egli rientra in se stesso, conosce la mano Divina che lo percosse e prega umilmente il Signore ad aver di lui pietà. Iddio sempre buono con chi a lui ricorre pentito lo esaudisce, lo libera da'suo nemici, lo rimette sul trono di Giuda.

            Manasse grato al suo Signore impiega il resto di sua vita nel riparare a' danni che aveva cagionato all'onor Divino, e si mantiene fedele sino alla sua morte avvenuta l'an. del m. 3361. {116 [116]}

            D. Quale avvenimento segnalò il regno di Manasse?

            R. Durante il regno di Manasse la famosa Giuditta troncò il capo al Generale Oloferne. Questi fermatosi in cuore di volersi impadronire della città di Betulia, la strinse per tal modo di assedio, che, chiusi tutti i canali per cui l'acqua da bere entrava nella città, tutti i cittadini erano in atto di arrendersi per non morir di sete. Giuditta, donna di singolare virtù, intesa la risoluzione a cui la miseria aveva spinto i suoi cittadini, si vesti di cilicio e coperto il capo di cenere si prostese innanzi al Signore e lo pregò a volerle suggerire quanto far doveva per liberare il suo popolo, e si senti inspirata alla più magnanima impresa di cui mai possa essere capace un eroe. Accompagnata dalla sua serva andò ella stessa da Oloferne, che al primo vederla restò maravigliato a tanta bellezza e a coraggio si eroico; e chiesto perchè a lui venisse, le fece animo, e per compiacerla ordinò a' suoi soldati che libero le lasciassero il passaggio e potesse andare a lui quando volesse. Il Signore accompagnava ogni passo della sua Eroina.

            Una sera volendo Oloferne cenar lautamente chiamò {117 [117]} a se Giuditta, e poichè fu senza misura pieno di vino, sdraiatosi sul letto ben tosto profondamente si addormentò.

            Giuditta allora, posta la fantesca all'ingresso della tenda in vedetta, si volse al Signore e cosi pregò: Tu, o gran Dio d'Israele, tu afforza il mio braccio e fa che io compia quello che affidata al tuo soccorso osai d'intraprendere. Ciò detto si accosta ad una colonna dei letto, impugna la scimitarra' che vi era appesa, la sguaina, e stringendo colla sinistra la chioma ad Oloferne, coll'altra gli recide la testa. Indi ravvolge il tronco capo nella cortina del letto, lo dà all'ancella perchè nel suo sacco lo nasconda; e frettolosamente partendosi passa intrepida in mezzo alle guardie nemiche e viene a Betulia.

            Attoniti per tanta prodezza i Betuliesi rendono unanimi al Signore le più solenni grazie; poscia escono ed attaccano i nemici. Corrono questi per risvegliare il loro capitano, che trovano decapitato e nuotante nel proprio sangue. A tale vista ognuno pien di terrore si dà sbandato a fuggire. Molti rimangono uccisi, gli altri la scampano colla fuga. In simile guisa il Signore per mano di una semplice donna sterminò il più potente e superbo guerriero di quel tempo.

            D. Quali sono i tratti principali della pietà di Giosia?

            R. Amone ottenne il trono di Manasse suo padre seguendone altresi le empietà. Perciò dopo due anni di regno fu da' suoi servi ucciso, e in sua vece fu conosciuto Re il piissimo Giosia.

            Appena salito in trono egli volle che immantinente fossero distrutti gl'idoli e venisse tolta ogni memoria di culto profano. Risarci il tempio d'Iddio e lo rimise nell'antico splendore. Comandò fosse letta al popolo la legge di Mosè e che tutti promettessero di esserne esatti osservatori. In breve tempo ebbe la consolazione di vedere il suo popolo ritornato alla religione de' loro padri.

            Dappoi commise un' imprudenza che gli costò la vita. Imperciocchè senza motivo avendo presentato la battaglia al Re di Egitto, rimase ferito gravemente e trasportato in fretta a Gerusalemme mori compianto da tutto Giuda. L'an. del mondo 3394. {118 [118]}

            D. Qual fine fece Gioacaz?

            R. Al pio Giosia succedè Gioacaz, che operò empiamente, e per questo fu vinto da Necao re dell'Egitto, il quale fattolo mettere in catene seco lo condusse schiavo in patria dove mori. Gioachimo suo fratello e successore lo imitò nel male operare. Egli fu sempre mai ostinato alle minacce di Geremia profeta.

            D. Fateci conoscere questo profeta.

            R. Era Geremia nativo di Anatot città non molto distante da Gerusalemme. A quindici anni circa il Signore lo mandò ad annunziare le gravi sventure che sovrastavano a Gerusalemme: «Guai a Gerusalemme, andava gridando, guai al popolo di Giuda se non si converte.» D'ordine del Signore si presentò pure al re Gioachimo e gli disse: « Guai a colui che fabbrica la sua casa nell'ingiustizia, che opprime il prossimo e non dà la mercede agli operai. Tu attendi solo all'avarizia, alla calunnia, a spargere il sangue innocente. Perciò ecco quanto dice il Signore. La tua sepoltura sarà quella di un giumento, sarai gittato fuori delle porte a putrefarti al vento ed alla pioggia. »

            Questi avvisi del Signore non commossero punto Gioachimo, il quale continuò a vivere iniquamente. Anzi Geremia avendogli mandato un volume, in cui aveva scritto le minacce del Signore, il Re lo prese, il tagliò a pezzi, e gettollo sul fuoco.

            D. Come fu gastigato Gioachimo per le sue empietà?

            R. Le minacce, che il Signore avevagli fatte palesi per bocca di Geremia, ebbero finalmente effetto. Nabucodonosor re di Babilonia venne ad assediare Gioachimo in Gerusalemme, lo prese, lo fece morire, e il suo corpo fu gettato in una fogna siccome aveva profetato Geremia, cioè che il cadavere di Gioachimo avrebbe avuto la sepoltura di un vil giumento. An. del mondo 3406.

            D. Quali furono le ultime azioni di Geremia?

            R. Crescendo l'empietà del popolo di Giuda, si affrettava altresi la punizione che Iddio avevagli più volte minacciato. Geremia per comando del Signore andò nel tempio con un giogo in collo, con catene alle mani e manifestò la parola del Signore a' sacerdoti, al popolo ed al {119 [119]} Re. Un certo Anania che si vantava profeta, gli tolse il giogo, lo spezzò e disse: «ecco ciò che dice il Signore: Cosi spezzerò il giogo di Nabucodonosor dal collo di tutte le genti dopo due anni.» E Geremia a lui. « Tu che fai confidare questo popolo nelle tue menzogne, morrai quest'anno stesso, perchè hai parlato contro del Signore. » Cosi avvenne. Geremia non cessava di predire la rovina di Gerusalemme, rinfacciando i peccati che si commettevano. Di che Sedecia sdegnato comandò che fosse posto in carcere, e vi stette fino alla presa della città. Però Nabucodonosorre sebbene gentile ebbe in grand' onore Geremia, e impadronitosi di Gerusalemme, lo tolse di prigione lasciandolo in libertà di andare in Babilonia o rimanere nella Giudea. Geremia amò meglio di stare presso i suoi fratelli per piangere con loro e consolarli nella comune afflizione. Lasciò scritte molte profezie, e fra le altre che il popolo di Giuda sarebbe condotto in Babilonia e avrebbe sopportato la schiavitù settant'anni, indi il Signore lo avrebbe ricondotto in patria.

            D. Raccontate la fine del regno di Giuda.

            R. A Gioachino succede il proprio figlio Geconia che operò pure gran male. Sdegnato Iddio ricondusse ben presto {120 [120]} Nabucodonosor sopra Gerusalemme il quale strinsela di assedio. Geconia non potendo più far resistenza si arrende a discrezione' del nemico. Nabucodonosor tolse dal tempio e dalla casa dei Re tutti i tesori e i vasi sacri destinati pel culto del Signore e tutto portò in Babilonia.

            Aveva già prima condotto schiavi tremila Giudei; poscia il Re, sua madre, la moglie, tutti i Principi più valorosi dell'esercito di Giuda, i cittadini più ricchi, tutti furono condotti prigioni in Babilonia; tal che in Gerusalemme rimase solamente la bassa plebe. Sedecia ultimo Re di Giuda fu anche malvagio e volle ancor tentare di scuotere il giogo di Nabucodonosorre. Il che irritò fieramente quel Monarca, il quale di tratto venne contro a Gerusalemme con poderoso esercito e vi pose l' assedio.

            I cittadini furono ridotti a tale miseria, e la fame divenne si crudele, e cosi tormentati dalla fame che non abborrirono dal mangiare carne umana, e gli stessi genitori non ebbero orrore dal pascersi delle carni de' loro figliuoli, ed i figliuoli mangiarono quèlle de'loro genitori.

            Finalmente dato un gagliardissimo assalto, i nemici si impadronirono della città. Da ogni parte si levano supplichevoli voci, e si grida pietà; ma i nemici divenuti quai leoni fanno man bassa, e commettono ogni sorta di crudeltà; la strage fu grandissima. Il tempio venne affatto spogliato e vi fu sottoposto il fuoco, che lo ridusse ad un mucchio di rovine. Il palazzo del Re, le torri, le case della città, tutto fu arso e distrutto. Gli abitanti scampati dalla strage vennero condotti schiavi in Babilonia. A Sedecia furono cavati gli occhi, indi egli venne tradotto in Babilonia ove mori. Per conseguenza si avverarono le parole del profeta Ezechiele allorché disse, che egli morrebbe in Babilonia senza vederla.

            Cosi il regno di Giuda per volersi mostrare ostinato agli avvisi del Signore terminò dopo aver durato 468 anni cominciando da Davidde; e 388 dopo la separazione di Giuda dalle dieci tribù d'Israele. L'anno del mondo 3416. {121 [121]}

 

 

Epoca sesta. Dal totale passaggio degli Ebrei in Babilonia l'anno del mondo 3416 sino alla nascita del Salvatore l'anno del mondo 4000 racchiude anni 584.

 

Capo I. Osservazione. Daniele alla corte di Nabucodonosor. Libera dalla morte Susanna. Interpreta due sogni a Nabucodonosor. I tre fanciulli nella fornace.

 

            D. Quale osservazione fate circa quest' epoca?

            R. Bisogna qui richiamare alla memoria la celebre profezia di Giacobbe con cui predisse che il sommo potere degli Ebrei doveva conservarsi nella tribù di Giuda sino alla nascita del Messia. Questo potere non fu estinto alla caduta del regno di Giuda, ma venne solamente diminuito, giacchè i Giudei nella loro schiavitù avevano Giudici della propria nazione i quali governavano {122 [122]} il popolo secondo le leggi di Mosè. Anzi molti ottennero cariche distinte, come Anania, Misaele, Azaria e soprattutto il profeta Daniele, il quale salì a grande fama non solamente presso gli Ebrei ma ancora appo la corte di Nabucodonosor.

            D. Come avvenne che Daniele e i suoi compagni furono ammessi alla corte di Nabucodonosor?

            R. Questo fu un vero tratto della Divina Provvidenza, la quale chiamava specialmente Daniele a cose grandi. Nabucodonosor aveva dato ordine al capo dei suoi eunuchi che de' prigioni Ebrei fossero scelti i più ben fatti e più belli di volto, i quali venissero ad abitare nel suo palazzo e quivi si nutrissero de' cibi della mensa reale, e quando fossero ben disciplinati e istrutti nelle scienze e nella lingua de' Caldei fossero ammessi in corte al suo servizio.

            Quattro giovanetti Ebrei di stirpe reale di nome Daniele, Anania, Misaele ed Azaria vennero scelti a preferenza d' ogni altro. Una cosa sola cagionava loro conturbazione, ed era che dovendo cibarsi delle vivande del Re erano eziandio obbligati a mangiare que' cibi i quali dalla legge di Mosè erano proibiti. Chiesero pertanto a colui che li governava, che in vece delle vivande reali fossero dati loro soli legumi ed acqua; ed asserendo quegli che qualora il Re li avesse veduti dimagrati lo avrebbe giudicato reo della testa, Daniele rispose: « Fanne la prova per dieci dì e poichè avrai veduto, farai quello che ti parrà.» Piacque molto al Signore questa temperanza e li favorì maravigliosamente. Passati dieci giorni furono trovati più pingui, più vegeti e di più vivo colore di tutti gli altri. Anzi il Signore diede ad essi sapienza ed intendimento sopra tutti gli altri sapienti, e specialmente a Daniele a cui comunicò l'intelligenza delle visioni e de' sogni che vengono da Dio. Per la qual cosa scorsi tre anni i quattro giovanetti furono condotti dinanzi al Re il quale trovolli di avvenenza, d'ingegno e di sapere superiori di gran lunga a tutti gl' indovini e i maghi che aveva nel suo impero. {123 [123]}

            D. Quale fu la prima prova che diede Daniele di sua sapienza?

            R. Cominciò Daniele a manifestare la sua sapienza nel fatto di Susanna. Questa eroina della castità era stata falsamente accusata da due vecchioni giudici del popolo di un delitto così grave che doveva essere lapidata.

            Condannata infatti a morte così crudele, mentre fra immenso popolo era condotta al supplizio, Daniele quantunque giovinetto ancora per Divina inspirazione in mezzo alla turba gridò: «Io sono innocente del sangue di questa donna, allontanate questi due vecchi l'un dall'altro, li giudicherò io.» Interrogatili quindi separatamente li fece presto cadere in contraddizione, perchè ambi erano mentitori. Appena rilasciata Susanna voltosi Daniele al popolo esclamò: «Ora abbastanza é manifesta la menzogna di costoro, a voi si sta il rendere quel guiderdone che si meritano.» Il popolo tutto lieto che si fosse scoperta l' innocenza di Susanna con maggiore indegnazione si mosse contro a' due vecchi ribaldi e li coprì di pietre. {124 [124]}

            D. Come Daniele spiegò il primo sogno di Nabucodonosor?

            R. Alcun tempo dopo ebbe Nabucodonosor un sogno, ed erasene interamente scordato. Diede per tanto ordine di convocare tutti i maghi e gl'indovini del suo regno affinchè gli ricordassero il sogno, poscia ne dessero la spiegazione. Risposero costoro che avrebbero bensì spiegato il sogno quando questo venisse loro esposto, che altrimenti non era loro possibile indovinarlo ed interpretarlo.

            Il Re, che pretendeva nulla dover essere impossibile agli ordini suoi, acceso di sdegno intimò che tutti i saggi del suo impero indistintamente fossero messi a morte. Già cominciavasi la crudel carnificina, quando Daniele presentatosi al Re pregollo a voler per poco sospendere il fatale decreto, giacché egli sperava di soddisfarlo. Il Re accondiscese e Daniele corse ad avvertire i compagni che tutti fervorosamente dovessero pregare il Signore ad aver pietà di loro. Ottenne quanto desiderava, e nella notte gli fu rivelato tutto il sogno di Nabucco insieme colla sua spiegazione. Sorto pertanto il nuovo dì, Daniele pieno di riconoscenza verso Dio venne dal Re, e, «Sire, gli disse, quello che tu dimandi non può da uomo sapersi; ma in cielo havvi un Dio il quale vede ogni segreto, e può svelare le cose che hanno a succedere ne' tempi futuri: questo a te fece vedere, come appunto a me stesso ha rivelato. Ecco il tuo sogno. Ti parve di vedere una statua di statura grande e terribile, avente la testa d'oro, il petto e le braccia di argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, i piedi parte di ferro e parte di creta. Mentre tu la stavi guardando, si staccò dal monte un piccol sasso che percosse a' piè la statua e interamente la ridusse in polvere. Il sasso poi di mano in mano aumentandosi diventò un gran monte che empié tutta la terra. Questo fu il sogno. Ascoltane ora l'interpretazione.

            Tu sei, o Re, quel capo d'oro, avendoti il Dio del Cielo fatto padrone di un vastissimo e ricchissimo impero. {125 [125]} Dopo te sorgerà altro regno minore del tuo, e questo rappresenta l' argento. Ne verrà un  terzo di bronzo e dominerà su tutta la terra. Succederà un quarto di ferro che abbatterà e sottometterà i precedenti. Il piccol sasso significa un regno che il Dio del Cielo susciterà e dominando sopra ogni altro durerà in eterno.

            D. Quali furono questi regni e come fu compensato Daniele?

            R. Ne' primi quattro regni annuziati da Daniele erano presagite quattro monarchie che dovevano succedersi una all'altra, cioè quella degli Assiri, de'Persiani, de'Greci, de'Romani a cui succede finalmente la quinta che è la Chiesa di Gesù Cristo, la quale da prima pareva un sassolino, pure urtando nell' impero de' Romani lo disfece ed essa dilatossi e va dilatandosi per tutta la terra ove durerà sino alla fine de' secoli per eternarsi poi in cielo.

            Nabucodonosor attonito al vedersi così bene indovinato e sagiamente interpretato il suo sogno si chinò  per adorare Daniele ed esclamò: certamente il vostro Dio è il Signore de' regnanti, il rivelatore delle cose segrete, poichè tu hai saputo rivelar tale arcano.

            Quindi innalzò Daniele a' sublimi onori, lo costituì principe delle provincie del regno di Babilonia e maestro di tutti i sapienti. D'allora in poi Daniele stava sempre al palazzo del Re a cui niuno poteva recarsi senza il permesso di lui. Anania, Mizaele, Azaria furono costituiti sovrantendenti a tutti gli agricoltori della provincia di Babilonia. Mirate, o figliuoli, quante maraviglie opera Iddio a favore di coloro che gli sono fedeli.

            D. Fa Nabucodonosor costante nel bene?

            R. Nabucodonosor non fu costante, e dopo alcun tempo montato in superbia si fece innalzare una statua d'oro di smisurata altezza, comandando ché al suonar di musicali strumenti tutti dovessero prostrarsi a terra e odorarla, pena la morte a chi non ubbidiva. Anania, Misaele, Azaria, i quali sapevano essere grave peccato il prestare alla statua del Re l'onore a Dio solo dovuto, protestarono di voler piuttosto morire che adorarla. Saputo {126 [126]} ciò Nabucodonosor impose che immantinenti fossero i tre giovanetti condotti alla sua presenza, e in tuono disdegnoso loro disse: «Come veramente voi non adorate la mia statua? Orsù al primo suono degli strumenti se non vi prostrerete e non l'adorerete, subito sarete gittati in una fornace, e qual Dio potrà liberarvi dalle mie mani?»

            I coraggiosi fanciulli risposero: «Il Dio che noi adoriamo può trarci dal fuoco della fornace ardente, e liberarci dalle tue mani, o Re, e qualora nol voglia, siati noto che la tua statua non adoriamo.»

            Allora il Re salito in furore comandò che la fornace fosse accesa sette volte più del solito, e i tre giovanetti fossero entro lanciati. Quivi il Signore operò un grande prodigio. Dopochè caddero Anania, Misaele ed Azaria nella fornace avvampante, un angelo dal Cielo mandato scese fra loro, vi fece spirare un umido e fresco venticello, il quale, rimuovendo il fuoco da' tre garzoni, impediva che questi ne fossero anche leggermente offesi, i quali perciò lieti camminavano in mezzo alle fiamme lodando e benedicendo il Signore. Per lo contrario le fiamme si avventarono contro gli esecutori del reale decreto e li incenerirono.

            Nabucodonosor curioso di sapere che fosse di que' giovanetti si avvicinò alla fornace, dove li vide tutti intatti e in loro compagnia un angelo, il quale allontanava le fiamme. Riconobbe da ciò la mano dell'Altissimo che operava, ed accostatosi alla fornace chiamò i tre giovanetti onde uscissero. Quindi gl' innalzò agli onori di prima, decretando che chiunque avesse profferto bestemmie contro al Dio di Anania, Misaele, Azaria fosse reo di morte, perchè quegli era il vero Dio.

            D. Quale altro sogno fece Nabucodonosor?

            R. Tuttavia non andò molto che Nabucodonosor dimenticò di nuovo il vero Dio, perciò in un secondo sogno gli fu annunziato imminente il più terribile gastigo. Gli sembrò di vedere un grande albero che colla cima toccava il cielo e stendeva i rami su tutta la terra, {127 [127]} bello di foglie, carico di frutta di cui abbondantemente si cibavano gli uccelli, i quali sopra ai rami abitavano. Ma ecco un Angelo discendere dal cielo e gridar forte: «tagliate quell'albero, sfrondate i rami, scuotete le foglie, dispergetene i frutti, e fuggano le bestie e gli uccelli che si riparano ad esso; se ne serbi però la radice che legata si esponga alla rugiada del cielo e viva nella campagna insieme colle fiere; mutisi il cuor del medesimo in cuor di fiera, finché siano passati sette tempi.

            Invano il Re cercò la spiegazione del sogno fra i maghi Babilonesi. Solo Daniele illuminato da Dio lo spiegò nel modo seguente. «Terribile è questo sogno, o Re, e ti annunzia grandi sciagure: Tu sei quell' albero, la cui grandezza è giunta fino al Cielo e la potenza stendesi per tutta la terra. Reciso tu sarai pure, vale a dire, cacciato non solamente dal trono, ma allontanato dal consorzio degli uomini, per sette anni abiterai tra le fiere nutrendoti di fieno e di erba, al pari di quelle. Tuttavia rimarrà la radice, perchè dopo sette anni quando avrai conosciuto che esiste un Dio padrone di tutti i regni, i quali egli dà a chi gli piace, allora tu ricupererai te stesso e il tuo trono. Laonde prendi il mio consiglio, o Re, e previeni il colpo che ti minaccia con buone opere, e con limosine cerca il perdono de' tuoi peccati, e forse il Signore avrà di te pietà!»

            D. Come si avverò questa predizione di Daniele?

            R. Tutto avvenne come Daniele aveva predetto. Nabucodonosor che riputavasi troppo sicuro per la sua potenza non obbedì a Daniele. Un giorno mentre passeggiava nella reggia tutto gonfio di sua grandezza non è forse questa, andava dicendo, la grande Babilonia che io edificai per servire di sede al mio impero, nella grandezza della potenza mia, nella gloria della mia magnificenza?» Parlava ancora e d'improvviso ode una voce dal cielo che grida: «a te si parla, o Re: il tuo regno sen passerà dalle tue mani. Le selve saranno {128 [128]} tua abitazione, tua compagnia le fiere; erba e fieno tuo cibo. Così starai infinattanto sappi che i regni degli uomini sono in potere d'Iddio.»

            All'istante medesimo Nabucodonosor fu cangiato in bestia; gli crebbero le unghie ed i capelli come fiera, venne scacciato dalla reggia, fuggì nelle selve e per sette anni si nutrì colle fiere di erba e di fieno. Trascorso detto tempo Nabucodonosor entrando in se stesso alza gli occhi al cielo e chiede al Signore misericordia e perdono, confessando che egli solo è il sovrano del cielo e della terra. Il Signore lo ascolta, gli restituisce le sembianze umane; lo riammette sul trono con magnificenza e gloria maggiore di prima.

            Così Iddio dimostra che egli solo è Onnipotente, che può glorificare gli umili e umiliare chi cammina con superbia. An. del m. 3442.

 

 

Capo II. Convito sacrilego di Baldassare e sua morte. Daniele nella fossa de' leoni. Distrugge l'idolo di Bel. Uccide un drago, per cui è di nuovo messo nella fossa de'leoni, ne è stato sano e salvo liberato.

 

            D. Che avvenne al sacrilego convito di Baldassare?

            R. Accadde un terribile fatto che mostrò quanto grave delitto sia il profanare le cose sacre. Baldassar vincendo in empietà Nabucodonosor, a cui era succeduto nel regno, in un convito dato a' grandi del regno volle fossero recati i vasi sacri rubati nel tempio di Gerusalemme, e in quelli si diede sacrilegamente a bere egli e i suoi 'convitati. Mentre si beveva, apparve una mano che scriveva sul muro di rimpetto al Re con caratteri ignoti. Questi a tale vista atterrito chiamò i suoi saggi perchè gli leggessero e spiegassero la scrittura, e niuno potè cavarne senso.

            Fu chiamato Daniele, a cui il Re propose doni grandi qualora lo avesse soddisfatto. «Teco pur siano, disse Daniele, i doni tuoi, l' arcano scritto io spiegherò. Ma sappi che esso contiene la condanna delle tue empietà, a cui oggi hai posto colmo colla profanazione de' sacri {129 [129]} vasi. Mane, Thecel, Phares sono le parole. Eccone la spiegazione. Mane: il tuo regno è finito; Thecel: fosti posto da Dio sulla bilancia e trovato mancante; Phares: il tuo regno è diviso e dato a' Medi ed a' Persi.

            In quella medesima notte i Medi s'impadronirono di Babilonia, Baldassare fu ucciso, e Dario gli sottentrò nel regno.

            Quanto sono terribili i giudizi d' Iddio verso degli empi. An. del m. 3448

            D. Perchè Daniele fu posto nella fossa de' leoni?

            R. Daniele due volte dal Re fu posto nel lago, ovvero serraglio de' leoni per invidia de' cortigiani. I grandi del regno al vederlo elevato a' più distinti onori, studiarono malignamente ogni mezzo per fargli perdere la grazia del Re. Si presentarono a Dario ed ottennero un decreto con cui veniva stabilito, che per trenta giorni non si dovessero porgere preghiere ad altri che al re, e chiunque avesse prestato adorazione a qualsiasi uomo o divinità fosse reo di morte. Daniele, il quale anche nelle grandezze aveva ognora presente il timor Divino, nella sua stanza tre volte al giorno apriva le finestre che riguardavano Gerusalemme e genuflesso adorava il vero Dio.

            I maligni cortigiani saputo questo se ne corsero al Re accusando Daniele come violatore della legge e perciò reo di morte. Dario che conosceva la grande virtù e rara prudenza di Daniele, e molto lo amava, non sapeva risolversi a fare eseguire il fatale decreto, e temporeggiò fino a sera studiando il modo di liberarlo, ma essendogli stato soggiunto che un decreto del Re non poteva cangiarsi fu costretto a sottoscrivere la sentenza esortando però Daniele a confidare che salvato l'avrebbe Iddio. Immantinente fu legato e posto nel lago dei leoni, e perchè niuno gli potesse recar danno, il Re stesso volle munire il serraglio del suo sigillo e di quello dei suoi ottimati. Andò quindi al suo palazzo e in tutta quella notte non potè prendere nè cibo, nè sonno; ed appena spuntata l'alba si recò ansioso al serraglio dove con voce mesta e dolente gridò: Daniele, forse il tuo Dio avrà potuto liberarti dalla bocca de' leoni? » Daniele rispose: «o Re, vivi in eterno, il mio Dio mandò {130 [130]} un Angelo che chiuse la bocca de' leoni e non mi fu cagionato alcun danno.» Oltre modo di ciò contento il Re diede ordine che Daniele fosse tosto cavato fuori e in sua vece vi fossero gettati gli accusatori, i quali prima. che fossero giunti al pavimento della fossa furono da' leoni fatti a brani.

            Così fu conosciuta l' innocenza di Daniele e la pena cadde sulla testa de' maligni accusatori.

            D. Perchè Daniele fu di nuovo messo nel lago de' leoni?

            R. Per avere distrutto l' idolo di Belo ed ucciso un drago. Il Re e i Babilonesi adoravano un idolo chiamato Belo, a cui ogni giorno si offerivano dodici misure di farina, quaranta pecore e sei misure di vino. Avvenne un giorno che trovatosi Daniele a tavola del Re, questi gli disse: «Per qual motivo non adori tu il Dio Belo? » A cui Daniele: «Perchè io non presto adorazione ad un idolo artefatto, ma al Dio vivente, Creatore del cielo e della terra. -- E che? riprese il Re, non ti par vivente il Dio Belo il quale ogni giorno tanto si mangia e sì beve? » Daniele sorridendo rispose: «No ti t'ingannare, o Re, Belo è di ungo al di dentro, di bronzo al di fuori, esso non mangia mai.» Il Re montato in collera chiamò i sacerdoti di Belo, e disse loro: «Se non mi manifestate chi mangia e beve ciò che a Belo si, presenta, vi farò tutti morire: che se ciò mi fate vedere, Daniele morrà, perché contro Bel ha bestemmiato.» I sacerdoti, che erano in numero di settanta, persuasi che niuno sapeva i loro segreti, francamente risposero: «Noi usciremo del tempio, tu, o Re, vi farai porre le offerte, e chiuse le porte le suggellerai. Se alla mattina non troverai ogni cosa consumata, noi subiremo la pena, altramente l'avrà Daniele.» Accettatosi dal Re il partito, si posero le offerte sopra l'altare, e chiuse le porte si suggellarono. Daniele però con uno staccio fece prima spargere minuta cenere per tutto il pavimento del tempio, onde iscoprire le pedate di chi vi passasse. Di buon mattino venuti ambidue al tempio videro chiuse e sigillate le porte, e poichè furono entrali ogni cosa si trovò consumata. «Gran Belo! esclamò Dario, tu sei veramente {131 [131]} grande, e presso di te non c'é inganno. » Ma Daniele il rattenne, e sorridendo gli disse: «Che cosa vedi là sul pavimento?» E il Re: «Io veggo pedate di uomini, di donne e di fanciulli. - Da ciò appare, soggiuose il Profeta, chi si abbia divorato le offerte. » Allora Dario chiamò i sacerdoti, si fece svelare il passaggio segreto, per cui nottetempo entravano nel tempio, e colle loro famiglie gozzovigliavano consumando quelle offerte.

            Di che il Re sommamente sdegnato li fece mettere tutti a morte. Poscia diede il tempio e l'idolo in balìa di Daniele, che l'uno e l'altro distrusse.

            D. Come fu ucciso il drago?

            R. V'era parimente in Babilonia un drago mostruoso che da tutti veniva adorato come un gran Dio. Il Re disse a Daniele: «Tu non puoi, o Daniele, negare che questo sia un Dio vivente.» Daniele: «Che sia vivente lo concedo, ma non già un Dio, perché se tu mi permetti io lo ucciderò senza servirmi di spada o di bastone. » Avuto di ciò il consenso, Daniele prese della pece, del grasso e de' peli, fece tutto cuocere insieme e lo versò nella bocca dei drago, che immantinenti crepò. Per la qual cosa i Babilonesi incominciarono a destare tumulto, e assediato il palazzo del Re lo minacciarono di morte se non dava Daniele nelle loro mani. Dario fu suo malgrado costretto ad abbandonarlo al loro furore, e preso Daniele, lo gettarono nuovamente nel lago de'leoni, a' quali negarono il solito alimento, affinché stimolati dalla fame, più presto lo divorassero. Ed ivi rimase Daniele per ben sette giorni.

            D. Come ne fu liberato?

            R. Quel Dio che non abbandona mai i suoi servi fedeli conservò e liberò Daniele dalla voracità de' leoni.

            Viveva nella Giudea il profeta Abacuc, il quale avendo preparato vivande per li mietitori, postele in un vaso le portava loro nella campagna. Quand'ecco un Angelo gli disse: «Porta il preparato pranzo in Babilonia a Daniele che trovasi nella fossa de' leoni. » Abacuc rispose. «Signore, io non so dove sia Babilonia ne la fossa de' leoni. «L'Angelo allora lo prese per li capelli {132 [132]} lo portò in un momento fino a Babilonia e lo pose nella fossa de'leoni. «Daniele servo di Dio. disse Abacuc, prendi il pranzo che Iddio ti ha mandato. » Daniele renda grazie al Signore, mangiò, e subito l'angelo trasportò Abacuc nel luogo in cui l’ aveva preso. Nel settimo giorno il Re andò per piangere la morte di Daniele, ma con sorpresa di gioia guardando entro il serraglio, vedutolo sano e tranquillo assiso in mezzo ai leoni, tutto attonito per lo stupore esclamò: Quanto sei grande, o Dio di Daniele! Immediatamente dopo lo fece estrarre con ordine che gli autori della sedizione fossero gettati in sua vece, il che eseguito, vennero essi subito da' leoni divorati. Poscia il Re pubblicò questa legge. «Tutti i sudditi adoreranno il Dio di Daniele per essere un Dio Salvatore che fa prodigi e maraviglie grandi sopra la terra. »

 

 

Capo III. Ester libera la nazione sua da grande persecuzione. Fine della schiavitù di Babilonia. Riedificazione del tempio e di Gerusalemme. Stato degli Ebrei. Alessandro il grande in Gerusalemme.

 

            D. Fateci conoscere Ester?

            R. Ester era una giovine Ebrea di rara e straordinaria {133 [133]} bellezza, la quale rimasta priva di padre e madre in fresca età era stata da Mardocheo suo zio con singolare cura allevata nel santo timor d' Iddio. li Signore il quale riserbava questa fanciulla a cose grandi fece, che le sue rare Virtù fossero conosciute dal re Assuero, che perciò la trascelse per sua sposa e regina di tutto l' impero Babilonese.

            Fra' grandi della corte era il superbo Amano, il quale, uso a vedersi tutto il popolo genuflesso avanti per adorarlo ovunque passava, fu fieramente sdegnato perche Mardocheo gli ricusasse tale ossequio dovuto solo a Dio.

            Per farne la più crudele vendetta Amano, che assai poteva presso il Re, ottenne un decreto in forza di cui tutti i Giudei dispersi nel regno dovessero essere trucidati in un medesimo giorno. Ma Iddio, che veglia alla salvezza degl' innocenti, svelò le trame di questo scellerato.

            D. Come furono salvati gli Ebrei?

            R. Appena la nuova fatale giunse a Mardocheo subito si squarciò le vesti e coperto di sacco, asperso di cenere andò nella reggia, e la riempiè di lamenti. La Regina, la quale anche nell'alta sua dignità aveva tuttora seguito i consigli dello zio, all' udirne le grida ne chiese la cagione. Come ebbe tutto inteso invocò il Divino aiuto e piena di confidenza in Dio si presentò al Re per chiedere la salvezza di se medesima e quella del suo popolo. Ma da prima ella non dimandò altro se non che venisse ad un convito con Amano. Il Re accondiscese e quando ebbe lietamente pranzato, disse alla Regina: «Orsù chiedi con libertà quanto ti aggrada, e tutto otterrai.» a Ed ella: «Chieggo, rispose, la vita per me, e pel mio popolo: questo perfido Amano ci ha condannato a fiera morte, a totale sterminio. »

            A tali parole il Re montato in furore impose che senza dilazione fosse messo a morte e fosse appeso sopra un'alta croce che egli aveva già fatto preparare per Mardocheo. Inoltre avendo il Re Inteso che Mardocheo era zio di Ester, e che aveva già prestato importantissimi servigi alla corte il volle innalzato a grande {134 [134]} dignità, e rivocò l'iniqua legge. Ecco l' umile esaltato ed il superbo umiliato.

            D. Quando finì la schiavitù degli Ebrei?

            R. Ciro re di Persia, divenuto padrone dell'impero Babilonese e saputo da' Giudei avere il profeta Isaia parlato di lui da dugento anni prima e predetto che avrebbeli messi in libertà, decretò che loro fosse lecito di tornare in patria, di rifabbricare la città ed il tempio, ordinando nel medesimo punto che venissero restituiti i vasi sacri tolti da Nabucodonosor. Intesa si fausta novella quaranta mila Ebrei sotto la condotta di Giosuè Sommo Sacerdote e di Zorobabelle capo della tribù di Giuda ritornarono in Gerusalemme, rimanendo sotto al dominio dei Re di Persia, coll' assenso dei quali era permesso a' Giudei di eleggersi i Pontefici, i Capitani ed i Magistrati. Giunti in patria fu loro principale cura di porre le fondamenta del nuovo tempio. An. 3458.

            D. Quali difficoltà s' incontrarono per la riedificazione del tempio e della città?

            R. Cominciato che fu il tempio molti nemici del {135 [135]} popolo d'Iddio ne ritardarono la rifabbricazione, la quale dovette perciò sospendersi per molti anni sino a che venne sul trono di Persia il Re Dario, il quale favorì di molto gli Ebrei, e con un editto particolare[11] proibì di molestarli permettendo loro di riedificare il tempio e in quattro anni l'edifizio fu condotto a compimento, e fatta la dedicazione. Però gli Ebrei dopo sì lunga e penosa schiavitù erano ridotti a grave povertà, onde non poterono più fabbricare il secondo tempio collo splendore e colla magnificenza del primo. Pertanto i vecchi che avevano veduto quello di Salomone piangevano sconsolati vedendolo inferiore di gran lunga. Ma il Signore li consolò col mandare il profeta Aggeo, il quale rianimò il loro coraggio, e li assicurò che quel tempio sarebbe stato più illustre e più glorioso del primo, perchè sarebbe onorato dalla presenza di Colui che era il Desiderato delle nazioni, alludendo al Divino Salvatore.

            Artaserse Longimano voglioso egli pure di favorire gli Ebrei concedé a Neemia di rialzare le mura e le fortificazioni della città di Gerusalemme. I Samaritani perpetui nemici de' Giudei se ne beffarono da principio, non credendo che l'impresa si potesse condurre a fine, ma quando videro che l'opera velocissimamente si avanzava, minacciarono di opporsi colla forza. Allora Neemia ordinò che i Giudei tutti si armassero, e parte stessero in guardia contro gl' inimici, parte continuassero i lavori, sempre però colle armi in mano e pronti a qualunque assalto nemico. I Samaritani avendo ciò osservato cessarono di molestarli, e la città con incredibile celerità entro cinquanta giorni fu terminata, e ne fu celebrata la solenne dedicazione con pompa straoridinaria. An. del m. 3550.

            D. Qual era lo stato degli Ebrei dopo il ritorno dalla schiavitù? {136 [136]}

            R. Finito il tempio, ripopolata e fortificata la città, gli Ebrei fatti accorti dalla dura schiavitù sofferta per li propri peccati rinnovarono l'alleanza con Dio, e si mantennero più fedeli di prima sino alla venuta del Messia.. La suprema autorità era presso il sommo Sacerdote e il gran consiglio degli anziani. Andarono soggetti a molte vicende pagando il tributo primieramente a' Persiani, poscia a' Greci, dopo che da Alessandro il grande fu vinto Dario.

            D. Che cosa fece Alessandro il grande in Gerusalemme?

            R. Dopo di aver riportato molte gloriose vittorie, dimandò alcuni soccorsi a' Giudei che non gli potevano prestare. Di che irritato si mosse verso di Gerusalemme con animo di farne atroce vendetta. Ciò udendo Jaddo sommo Pontefice per Divina inspirazione ordinò che tutto il popolo vestito a bianco ed egli stesso cogli abiti pontificali in compagnia de' sacerdoti adorni de' sacri paramenti andassero ad incontrare quello sdegnato conquistatore. Questi al rimirare un sì magnifico e divoto apparato subitamente si calmò e tutto compreso da rispetto e da venerazione avvicinossi al pontefice. Dell a qual cosa facendo i suoi le maraviglie, Alessandro rispose, ricordarsi che in quella forma stessa, in cui era vestito il sommo Pontefice, eragli in una notte comparso Iddio da cui era incoraggiato ad intraprendere la guerra contro alla Persia. Indi volle che dallo stesso sommo Sacerdote fosse offerto un sacrifizio nel tempio; e avendogli Jaddo mostrato la profezia di Daniele nella quale predicevasi che un principe Greco avrebbe rovesciato l'impero de' Persiani, e giudicando ciò essere detto di lui, ne fu molto contento. Offeri ricchi doni nel tempio, concedè grandi favori agli Ebrei e se ne partì l'an. del m. 3672.[12] {137 [137]}

 

 

Capo IV. Eliodoro punito nel tempio. Crudeltà di Antioco. Morte di Eleazzaro. Martirio de' Macabei.

 

            D. Quale gastigo provò Eliodoro nel tempio di Gerusalemme?

            R. Seleuco Re di Siria avendo inteso da un Ebreo apostata che nel tempio di Gerusalemme si trovavano molte ricchezze e molti tesori spedi Eliodoro affinche li trasportasse in Antiochia.

            Onia Sommo Sacerdote fece osservare che i tesori e le ricchezze esistenti nel Tempio erano sostanze delle vedove, de' pupilli, de' poveri, epperciò non doversi tradire coloro che le avevano affidate alla riverenza e santità del Tempio onorato per tutto il mondo. Da ciò nulla mosso Eliodoro voleva entrarvi per forza, e tutto involare. Al sacrilego attentato tutti i cittadini di Gerusalemme inorridivano, e da ogni parte invocavano il Divino aiuto. Il Signore portò loro soccorso con un luminoso prodigio. Mentre Eliodoro co' suoi tentava di spezzare le porte del tesoro, l'ira Divina lo colpi e tutti caddero tramortiti a {138 [138]} terra. Nel tempo stesso apparve un uomo a cavallo di terribile aspetto, cinto di armi auree, e il cavallo avventandosi contro Eliodoro lo percosse co' pie d' avanti. Apparvero altresi due giovani di soprannaturale sembiante, i:quali lo flagellarono per modo che tutto nella persona coperto di ferite cadendo come morto, venne portato fuori del Tempio. Alcuni servi di Eliodoro supplicarono Onia a voler intercedere per la vita del padrone presso l' Altissimo. Offeri Onia un sacrifizio al Signore, e mentre pregava, ricomparvero que' medesimi giovani che avevano flagellato Eliodoro, e gli dissero: «rendi grazie ad Onia, giacche il Signore a sua intercessione ti ha donato la vita. Tu poi anutruzia per tutta la terra la grandezza e la potenza d'Iddio. Eliodoro ringraziato di cuore il Signore ed Onia se ne tornò al Re magnificando da per tutto le opere grandi da Dio operate t, le quali aveva egli stesso co' propri occhi veduto. An. del m. 3828.

            D. Quale persecuzione fu suscitata in questo tempo?

            R. Fu mossa una persecuzione si fiera da non potersi pensare più terribile. Iddio ne volle avvertire gli Ebrei con segni spaventosi molto tempo innanzi. Imperocche per quaranta giorni si videro per aria sopra Gerusalemme truppe di cavalieri armati di lancie e di spade che si avanzavano a combattere gli uni contro agli altri. Apparivano schiere di soldati colle armi in mano che agitavano gli scudi e lanciavano dardi. Tali prodigi sparsero il terrore negli animi di tutti i cittadini, i quali pregavano il Signore che volgesse in bene que' segni maravigliosi.

            Ma il Signore voleva mettere a prova la nazione dei Giudei per la vera religione: «però permise che Antioco Re dell' Assiria, altamente irritato perche alcuni Ebrei si erano allegrati alla nuova della sua morte che falsamente erasi divulgata, con poderoso esercito entrasse pien di furore in Gerusalemme, e ordinasse di far man bassa su quanti incontravano. Ottanta mila Ebrei furono trucidati, quaranta mila fatti schiavi. Ascese quindi nel Tempio, i vasi sacri, l'altare, la mensa e quanto eravi di più sacrosanto, tutto fu depredato e profanato.

            Continuando nella sua perfidia adoperò ogni sforzo per {139 [139]} distruggere la religione dà' Giudei. Promulgò un editto con cui ordinava a tutti di abbandonare la legge di Mose e vivere secondo il rito gentile; fece bruciare i, libri mari, innalzò in tutta la Giudea altari a' falsi Dei; lo stesso Tempio di Gerusalemme fu dedicato a Giove Olimpio; e pene la morte a chiunque si fosse mostrato fedele alla legge del vero Dio. In questa persecuzione alcuni Ebrei atterriti dalle atrocità de' tormenti ebbero la debolezza di prevaricare, ma assai più si mantennero costanti e patirono i più spietati supplizi anzi che far cosa contraria alla legge Divina.

            D. Chi specialmente si segnalò per coraggio in questa persecuzione?

            R. Per le barbarie a cui gli Ebrei erano esposti parecchi fuggirono ne' deserti e nelle montagne; molti incontrarono coraggiosamente la Morte, tra' quali il vecchio Eleazaro e una madre con sette suoi fanciulli detti i Macabei.

            Era Eleazaro un vecchio venerando di novant'anni, universalmente ammirato per la stia virtù e sapienza. Condotto al cospetto del Re si voleva costringere a trasgredire la legge del Signore; e gli veniva perfino aperta la bocca, perche mangiasse carne porcina vietata dalla legge, che ricusò costantemente. Alcuni suoi amici mossi da falsa compassione si esibirono di fargli recare delle carni permesse, e mangiandole fingesse di ubbidire al Re per evitare la morte. Questa finzione loro rispondeva, non conviene alla nostra età; non darò giammai questo scandalo a' più giovani, i quali diranno che Eleazaro in età di novant' anni e passato al paganesimo. Che se io mi appigliassi al vostro consiglio scamperei da' supplizi degli uomini ma dalle mani dell'Onnipotente ne vivo nè morto potrò fuggire. Proferite queste parole fu immantinente trascinato al supplizio, e straziato da fieri tormenti gloriosamente mori, lasciando un raro esempio di fortezza e di virtù, a cui parecchi tennero dietro. An. del m. 3837. {140 [140]}

            D. Riferite il martirio de' sette Macabei.

            R. Di giorno in giorno andava maggiormente infierendo la persecuzione, e Antioco studiavasi le più crudeli maniere per tormentare gli Ebrei che prevaricar non volevano. Comandò che fosse presentata carne proibita a' Macabei, pena di morte se non la mangiavano. Que' magnanimi fanciulli benchè battuti con nervi e sferze si mostrarono fermi per la Divina legge; anzi il maggior di loro a nome de' suoi fratelli protestò essere tutti pronti a morire piuttosto che commettere alcuna colpa. Il Re montato in ira ordinò fosse al primo che aveva parlato tagliata la lingua, strappata la pelle in un colla chioma, troncata l'estremità de' piedi e delle mani, e che il mutilato ancora spirante corpo alla presenza della madre e de' fratelli fosse posto in una infuocata caldaia.

            Con simile supplizio fu fatto morire il secondo, il quale nell' esalare l' ultimo fiato si volse al Re dicendogli: tu ci togli questa vita, ma ci verrà renduta da quel Dio, per la cui legge la sacrifichiamo.

            Fatto venire il terzo gli fu detto che mettesse fuori la lingua e stendesse le mani. Egli intrepidamente le prostese {141 [141]} con dire: «,do volentieri queste membra dal Signore ricevute, perchè spero di ricuperarle.» Similmente t' un dopo l' altro straziarono il quarto, il quinto ed il' sesto, ognuno predicendo al tiranno che Iddio avrebbe tormentato lai come egli tormentava gli altri. Tutti gli astanti, il Re stesso erano maravigliati alla costanza e al coraggio di quei giovanetti, i quali riputavano per nulla i più acerbi tormenti.

            D. Quale fu la morte dell' ultimo?

            R. De' sette fratelli restava il più giovane. Antioco vedendo che riuscivano vane le minacce volle con questo far prova di modi graziosi e seducenti, e cominciò ad allettarlo con promessa che lo avrebbe fatto ricco e felice, qualora avesse abbandonato la sua legge; ma il giovinetto si mostrava insensibile alte promesse ed alle minacce. Per la qual cosa il Re esortò la madre di persuadere il figlio ad eseguire i suoi comandi. Ella beffando il crudel tiranno, in lingua ebrea cosi parlò al figliuolo; « mio figlio, abbi pietà di me tua madre, che ti allattai ed allevai; non degenerare dal valore fraterno; non temere questo carnefice; temi un Dio solo e lui solo rimira, dal quale ne avrai mercede.» Incoraggiato il fanciullo da queste parole esclamò: «Non ubbidisco al Re ma alla legge; e tu, o Re, disse ad Antioco, tu, o scellerato, non fuggirai l' ira dell' onnipotente Iddio. Verrà tempo quando da lui percosso e vinto dall' acerbità del dolore confesserai che tu sei uomo. Se la nostra gente non avesse peccato contra Dio, non saremmo caduti in questa sventura; ma spero che Iddio fra poco placato dal mio sangue e da quello de' miei fratelli si riconcilierà col nostro popolo, e a noi dopo una morte fortemente sofferta darà una vita eterna. » Antioco inferocito per vedersi beffato in tai guisa impose che con più barbaro e singolare supplizio fosse il giovanetto condotto a morte. Finalmente la madre, donna veramente forte e degna di eterna memoria, dopo di avere esortato i suoi figli a morire da forti e a dare la vita per quel Dio che loro l' aveva donata, con una morte del pari crudele mescolò il suo sangue con quello de' sette suoi figliuoli. Questi illustri martiri della legge antica furono {142 [142]} modello ed esempio di que' tanti eroi che nella Chiesa di Gesù Cristo riportarono la gloriosa palma del martirio. Anno del mondo 3837.

 

 

Capo V. Matatia e i suoi figliuoli. Principi di Giuda Macabeo. Vince Nicanore e Lisica. Purifica il tempio di Gerusalemme.

 

            D. Chi era Matatia?

            R. Era un sacerdote di Gerusalemme. I commissari del Re volevano costringere anche lui a sacrificare agl'idoli, e gli dicevano: «Tu sei principale e chiarissimo in questa città'; vieni dunque, ubbidisci al Re, come fecero tutte le nazioni, e ne avrai in pegno oro, argento e l'amicizia di Antioco. No, rispose, a grande voce  Matatia, quand'anche tutto Israele abbandonasse la legge de' padri suoi, io, i miei figliuoli la osserveremo costantemente.» Profferiva ancora queste parole quando vide un giudeo che alla presenza di tutti andava a sacrificare agl'idoli sopra un altare, e rimastone acerbamente preso da affanno e trasportato dallo zelo per la gloria d'Iddio, corse e sopra l'altare stesso lo trucidò. Uccise pure il commissario che era l'istigatore, {143 [143]} distrusse l'altare, indi a tutta voce esclamò: Chiunque e nell'alleanza del Signore esca fuori dietro a me. » Ed egli co' cinque suoi figliuoli, Gioanni, Simone, Giuda, Eleazaro e Gionata, lasciando tutte le cose che avevano, fuggirono sui monti per non essere spettatori delle abbominazioni che contro alle cose sante si commettevano in Gerusalemme.

            Molti altri, cui stava a cuore l'onor della religione, seguirono Matatia, il quale presto si trovò capo di un piccolo esercito di valorosi, tutti pronti a dare la vita per la causa del Signore. Con animo risoluto presero le armi per liberare la patria e difendere la religione: distrussero vari altari qua e là dedicati alle false divinità, e si adoperarono indefessi per fare rifiorir l'abbandonato culto del vero Dio. Matatia dopo avere un anno presieduto a' suoi divenne infermo, e chiamati i figliuoli raccomandò loro che fossero di animo forte e generoso per la legge Divina; deputò Giuda Macabeo capo dell'esercito, indi spirò in età d'anni 145, del mondo 3838.

            D. Quali furono le prime imprese di Giuda Macabeo?

            R. Appena Giuda fu in capo al suo esercito ebbe tosto occasione di fare prova del suo valore. Appolonio governatore della Giudea lo venne ad assalire con numeroso esercito innanzi che egli divenisse più forte. Lo seppe Giuda e sebbene inferiore di forze appoggiato al Divino aiuto gli andò incontro, sbaragliò tutte le truppe de' nemici, molti avendone uccisi ed altri posto in fuga. Lo stesso Apollonio rimase estinto, di cui riportò ricche spoglie; compresavi la spada della quale poi sempre si servi in guerra.

            Serone capitano dell'esercito di Siria, volendosi acquistare gloria ed onore, si mosse con più numeroso esercito contro di Giuda. Fu in questa occasione,che i soldati di Giuda spaventati dalla moltitudine de' nemici volevano fuggire; ma Giuda animatili a sperare nel Signore (il quale non mai abbandona chi in lui confida) andò pien di coraggio ad incontrar l'inimico e lo mise in fuga.

            D. Che fece Antioco alla nuova delle vittorie di Giuda?

            R. Quando Antioco seppe le vittorie che Giuda aveva riportato sopra i suoi capitani, arse di sdegno, e non potendo {144 [144]} egli stesso ordinò a Lisia che venisse nella Giudea, ponesse ogni cosa a sacco, e sterminasse tutta la nazione degli Ebrei. Lisia spedi Nicanore e Gorgia valorosissimi capitani con quaranta mila uomini di fanteria e settemila di cavalleria. Si accamparono vicino a Gerusalemme, e persuasi della vittoria condussero seco buon numero di mercanti offerendo di vender loro a vile prezzo gli Ebrei che avrebbero fatto schiavi. Il Signore però disponeva le cose ben altrimenti. Giuda avvertito che i nemici si avvicinavano radunò tutti i suoi, prescrisse un digiuno universale, e invocato il Divino aiuto, con poche truppe piombò sui nemici, li ruppe, parte uccise, il resto fugò e riportonne ricchissimo bottino.

            Alla nuova di tante perdite Lisia fu vivamente irritato e tenendo per fermo che ciò fosse avvenuto per colpa de' capitani, venne egli stesso alla testa di sessantamila uomini per eseguire gli ordini sovrani, cioè sterminare tutta la nazione Ebrea. Giuda aveva solo dieci mila uomini, tuttavia impetrata primamente l'assistenza Divina marciò incontro a Lisia, e nel primo impeto uccise cinque mila uomini, e posto in rotta tutto il resto dell'esercito, Lisia stesso pieno di confusione se ne dove tornare in Antiochia. La preda tolta a' nemici venne da Giuda divisa parte tra' suoi soldati, il rimanente fece distribuire agi' infermi, alle vedove, agli orfani,

            D. Quale gratitudine mostrò Giuda al Signore per le ottenute vittorie?

            R. Cacciati e vinti i suoi nemici Giuda, il quale conosceva ogni sua vittoria dalla protezione del Signore, unicamente pensò a risarcire i danni che il culto del vero Dio aveva sofferto. Venne pertanto co'suoi in Gerusalemme e la trovò ridotta ad un'orrida solitudine. Il tempio e l'altare totalmente deserto, le spine, i virgulti cresciuti ne'cortili come nelle selve, le camere destinate a' Sacerdoti distrutte; tale era il lagrimevole aspetto del famoso tempio del Signore.

            Giuda pieno di zelo cominciò dal rifare le porte del tempio, costrusse un nuovo altare, tolse quanto v' era d'immondo, e compiuto l' edilizio in ogni sua parte, lo {145 [145]} dedicò solennemente con inni, e cantici al suono di cetre, lire e cembali. Tutto il popolo prostrato a terra adorò il Signore e lo ringraziò delle prosperità che gli aveva conceduto. La solennità durò otto giorni, e Giuda prescrisse che la memoria di quella festività fosse ogni anno celebrata sotto il nome di Encenia che vuoi dire innovazione del tempio. An. del m. 3840.

 

 

Capo VI. Giuda visibilmente protetto da Dio. Terribile morte di Antioco. Altre vittorie di Giuda. Coraggio di Eleazzaro. Sconfitta di Nicanore. Giuda muore in battaglia.

 

            D. Con quale prodigio fu Giuda dal Signore protetto?

            R. I popoli confinanti invidiosi, che gli Ebrei avessero ristaurato il tempio, mossero loro guerra da ogni parte. Timoteo già altre volte battuto da Giuda lo venne pure ad assalire con quante truppe potè adunare. Giada ed i suoi si portarono al tempio e prostratisi dinanzi all' altare implorarono il soccorso del Signore, indi prese le armi uscirono della città, e marciarono contro al nemico. Erano a fronte i due eserciti: aveva Giuda l' Onnipotente {146 [146]} a mallevadore della sua vittoria. Fidava l' inimico nella moltitudine de' soldati.

            Mentre da ambe le parti con calore si combatteva, i nemici videro comparire cinque uomini sopra cavalli ornati di briglie d'oro, che scesi a terra servivano di guida agli Ebrei. Due di essi camminando a' fianchi di Giuda lo difendevano da' colpi de' nemici; gli altri tre lanciavano dardi e fulmini contro a chi gli contendeva la vittoria, accecandoli, atterrandoli. Venticinque mila pedoni e seicento cavalieri restarono uccisi sul campo. Timoteo atterrito prese la fuga; ma inseguito fu raggiunto e trovato in una cisterna, dove fu messo a morte.

            D. Come mori Antioco?

            R. La morte di Antioco è una di quelle che portano seco manifesti i segni della Divina vendetta. Alla nuova di tante sconfitte de'suoi generali inferocito radunò tutte le forze del suo regno per andare in persona nella Giudea e farne di tutti gli Ebrei un macello, e di Gerusalemme un cimitero. Non sapeva l'infelice, che Iddio voleva porre un fine alle sue scelleratezze. Mentre profferiva tali minacce fu colpito dà Dio con crudeli dolori di viscere. Nulladimeno sollecitando il cammino, nell'impeto dell'andare, cadde dal cocchio, e tutto pesto nella persona venne messo in una sedia e portato nella vicina città di Tabes sulle frontiere di Babilonia. Le doglie che internamente lo laceravano si venivano ognora più crescendo. A quelle sottentrò la corruzione, e in breve il suo corpo si sciolse in un bulicame di vermini, tramandando puzza insopportabile al suo esercito e a lui medesimo. Parve allora rientrare in se stesso, ed esclamava: « In che grande tribolazione, in che mare di miserie io sono venuto! ora mi ricordo de' mali che feci in Gerusalemme, la quale mandai a distruggere senza cagione; conosco che perciò sono colto da questi mali, e me ne muoio straziato da dolori in paese straniero. » Prometteva inoltre, che avrebbe renduto felice e florida la nazione Ebrea. Ma siccome il suo pentimento non era sincero, giacché egli si pentiva pel solo orrore della morte, cosi Iddio non lo ascoltò e prendendo vie più forza il male, fra crudi spasimi disperatamente mori. {147 [147]}

            Tale fu la morte del crudele Antioco, il quale prima di morire provò in massima parte que' tormenti che egli ingiustamente aveva fatto provare al popolo d'Iddio. Guai agi' oppressori de' buoni, non si potranno aspettar altro che una fine funesta. An. del m. 3840

            D. Come furono trattati gli Ebrei da Eupatore?

            R.' Costui figlio e successore d'Antioco Epifane ereditò lo stesso odio contra gli Ebrei, e stimava ben fatto ogni oltraggio che loro si potesse cagionare. Mandò Lisia con grand' esercito contro di Giuda, il quale, secondo il solito implorato il Divino aiuto, prese le armi e con poche truppe gli andò incontro. Allora comparve avanti all'armata de' Giudei un cavaliere di candida veste adorno, cinto di armi d'oro, che sguainata vibrava una spada. Al quale prodigio incoraggiati, i Giudei fecero impeto sul nemico e uccisero undici mila pedoni e mille seicento cavalieri.

            Eupatore alla nuova della sconfitta del suo capitano tutto inviperito pose in piede un esercito di centomila uomini di fanteria, ventimila cavalieri con parecchi elefanti di straordinaria grossezza, che mandavano grida spaventose. Per questo terribile apparato niente atterrito Giuda gli presentò la battaglia e avventandosi da quella parte, dove era il padiglione del Re, trucidò quattromila uomini avendo tutto il resto messo in costernazione. Indi in beli' ordine si ritirò a Gerusalemme. Quivi sostenne con intrepido valore gli sforzi degli assedianti finche stanco Eupatore e richiamato ne' suoi stati da alcune turbolenze, esibi volontariàmente la pace agli Ebrei e protestò che li avrebbe lasciati vivere e governarsi secondo le loro leggi.. Stabilite queste condizioni il Re, entrò nel tempio, che onorò con sacrifizi e ricchi doni, poscia abbracciò Giuda e dichiarollo Principe di sua nazione. An. 3841.

            D. Qual fatto memorabile segui nelle accennate battaglie?

            R. Nell' anzidetta battaglia si segnalò Eleazaro fratello di Giuda. Avendo egli veduto un elefante più grosso degli altri e con regia armatura, credendo che sopra quello stesse il Re, deliberò di mettere la vita pel suo popolo {148 [148]} e per la religione. Epperò colla spada sguainata si fece strada in mezzo all' esercito nemico di qua e di là abbattendo quanti gli si paravano davanti tanto che giunse sino all' elefante, e postovisi sotto al ventre a ripetuti colpi lo ammazzò, ma venutogli addosso quell' enorme peso ivi rimase schiacciato.

            D. Dite qualche cosa della pietà di Giuda Macabeo.

            R. E cosa memorabile di quest' eroe della Giudea, che riconoscendo tutte le sue prospere imprese dalla protezione del Signore, non intraprendeva mai cosa alcuna senza invocare il Divino aiuto ed animare i suoi soldati a riporre la loro confidenza nel Dio degli eserciti. Tutte le guerre che intraprese non avevano altro di mira che la comune salvezza e l'onor della religione. Aveva in orrore chiunque avesse bestemmiato il nome Divino. L'empio Nicanore marciando contro a' Giudei stesa la mano giurò che avrebbe spianato al suolo il tempio del Signore. Di che Giuda acremente irritato e acceso di santo zelo con pochi de' suoi venne alla zuffa, sterminò l' esercito nemico, dove trovato fra' cadaveri degli estinti il corpo di M canore, comandò che gli venisse reciso il capo e tagliata la lingua a minute parti fosse data pasto agli uccelli, che la sacrilega mano fosse sospesa dirimpetto al tempio per incutere terrore a chi ardisse oltraggiare il nome del Signore o le cose a lui concernenti. Fermamente persuaso del dogma, che dice esser santo e salutevole pensiero il pregare per le anime de'morti affinchè sieno sciolte dalle pene dovute a' loro peccati, diede solenne prova di questa sua fede facendo una colletta di dodici mila dramme, vale a dire circa quattromila ottocento ventitre lire da mandarsi a Gerusalemme onde fossero offerti sacrifizi in suffragio di quelli che erano morti in battaglia.

            D. Come fini Giuda la gloriosa stia carriera?

            R. Giuda Macabeo per metter fine allo stato di continua incertezza in cui erano tenuti i Giudei per la oppressione e mala fede dei re di Siria richiese ed ottenne l'amicizia dei popolo Romano, il quale mandò un decreto a Demetrio re di Siria, con cui lo proibiva di molestare i Giudei. Mentre questo decreto si recava in {149 [149]} Siria Giuda dovette venir a battaglia con Bacchide nuovamente inviato contra la Giudea. La moltitudine de'nemici cagionò tanto spavento a'soldati di Giuda, che perduta la confidenza in Dio, si sbandarono qua e là avendolo lasciato con soli ottocento uomini. Giuda allora alzata la mente al Cielo disse a' suoi compagni: «Se è venuta l'ora nostra, andiamo, e moriamo valorosamente per li nostri fratelli.» L'esercito nemico si mosse, il combattimento si attaccò da ambe le parti e fu ostinatissimo da mattina a sera. Giuda vedendo l'ala destra del nemico essere la più forte si avventò co'suoi più valorosi per isforzarla; ruppero l' ala e sbaragliarono i nemici; ma l'ala sinistra avendo inviluppato Giuda e le sue genti alle spalle si rinnovò la zuffa, ed il combattimento divenne ancora più ostinato, finchè Giuda trucidato avendo molti nemici cadde estinto sopra un cumulo di quelli da lui uccisi.

            Ecco il fine di Giuda Macabeo eroe veramente grande per le imprese che mandò ad effetto e pel santo fine per cui le intraprendeva. Egli combattè mai sempre per la religione e per la salvezza del suo popolo.

 

 

Capo VII. Vicende del popolo Ebreo dopo la morte di Giuda. Gionata gli succede. Sue imprese. Sua morte. Simone procura pace alla Giudea.

 

            D. A quali vicende soggiacque il popolo Ebreo dopo la morte di Giuda?

            R. Sparsa la nuova della morte di Giuda i suoi nemici alzarono il capo, e Bacchide, che tante volte era stato da lui sconfitto, senza contrasto potè sottomettere tutta la Gindea, impadronirsi di Gerusalemme e sollevare alla dignità di sommo sacerdote Alcimo Giudeo, empio apostata, traditore della patria e della religione. Questi aveva col suo pessimo operare cagionato gran male alla stia nazione, ma mentre tutto contento del grado sacrilegamente usurpato sperava goderne de' frutti fu nella più chiara maniera percosso da Dio. Era occupato ad {150 [150]} abbattere una parte delle mura del tempio del Signore e improvvisamente divenne attratto, paralitico e muto di modo, che non potendo più profferire parola tormentato da dolori acerbissimi infelicemente mori.

            Intanto gli' Ebrei per avere un capo che li difendesse da' nemici e li guidasse in luogo di Giuda elessero suo fratello Gionata.

            D. Quali furono le principali gesta di Gionata?

            R. Non potendosi Gionata sostenere contra le forze nemiche di troppo alle sue superiori, condusse i suoi nel deserto e vi si accampò. Bacchide lo insegui, gli presentò più volte la battaglia ma o' ebbe sempre la peggio; onde fu costretto di proporre a Gionata condizioni di pace e promettere di non più molestare gli Ebrei. Fermo nelle sue promesse tornò in Antiochia nè più comparve nella Giudea.

            Un certo Apollonio governatore della Celesiria fatto grande esercito venne pure ad assalir Gionata. Ala Gionata, malgrado gli stratagemmi e le frodi che i nemici usarono, li sconfisse e in una sola giornata ne uccise otto {151 [151]}

 

mila. Indi ritornò co' suoi in Gerusalemme con molte spoglie.

            La riputazione di Gionata andò tant' oltre, che i Re della Siria,e dell'Egitto andavano a gara per averlo nel loro partito.

            Quello di Siria di nome Alessandro Bala l'onorò grandemente, lo chiamò in Tolemaide, lo vestì di porpora, e costituitolo capitano e principe della Giudea, lo rimandò a suoi colmo d'onori. Sostenne molte altre guerre pel bene della patria e della religione e protetto dal Signore ne fu sempre vittorioso. Alla fine tradito da Trifone miseramente perì.

            D. Come avvenne questo tradimento?

            R. Trifone generale del Re di Siria aveva concepito il reo disegno di ribellarsi per salire egli stesso sul trono; e temendo che Gionata, il quale erasi tuttavolta mostrato fedele al Re di Siria, fosse di ostacolo alla sua impresa, risolvè di sorprenderlo e farlo perire. Adunque con promesse amichevoli, sotto apparenza di volere trattar cose di governo, chiamò Gionata a Tolemaide, il quale appena vi fu entrato, Tifone ordinò si chiudessero le porte, si trucidassero quelli che l'avevano accompagnato ed egli medesimo si carcerasse. Simone fratello di Gionata animò tutto Israele a fare ogni sforzo per liberarlo; ma l'empio Trifone seco menando Gionata si avanzò nella Giudea, e allorchè vide Simone pronto ad attaccarlo, gli mandò dicendo avere arrestato Gionata per certo debito che teneva col Re, e che qualora gli fossero pagati cento talenti e mandati i due figliuoli di lui in ostaggio lo avrebbe messo in libertà.

            Quantunque Simone conoscesse l’ inganno e poco gli credesse, tuttavia per non mancare a cosa alcuna che giovar potesse al fratello, mandò i figliuoli e il danaro. Ma il perfido uccise Gionata e i due figliuoli. Tutto Israele ne fu in grande cordoglio e pianse per molti giorni la morte di chi per la patria e per la religione aveva dato la vita. An. 3861.

            D. In qual modo Simone pose in libertà la Giudea?

            R. Simone il solo che rimanesse della famiglia di Matatia {152 [152]} fu per consenso di tutta la nazione rivestito della doppia autorità di sommo sacerdote e di capitano. Egli debellò e cacciò fuori della Giudea i nemici del suo popolo; liberò. la rocca di Gerusalemme che da venticinque anni era da truppe, nemiche occupata; rinnovò l'amicizia col Re di Siria, cogli Spartani e co' Romani, e temuto dalle nazioni vicine, niuno più ardiva muovergli guerra.

            Così la Giudea, interamente liberata dal giogo degli stranieri respirò e godè pace, e il popolo d'Israele riconoscente a tanti benefizi volle nelle scritture di obbligo, di contratto e negli atti pubblici, si contassero gli anni da quello che aveva cominciato a governarli Simone, onde nelle scritture si cominciò a scrivere: L'anno 11 di Simone sommo Sacerdote, Alano Duce e Principe.

            Assicurata in tale guisa la pace, Simone a nulla più pensò che a fortificare le città, sollevare gli afflitti, a far osservare la legge di Mosè, mettere in fiore le cose che rignardono al Divin culto, di modo che, come dice la Scrittura, ciascuno coltivava con sicurezza le sue terre e riposava tranquillo all'ombra della vite e del fico; i vecchi sedevano nelle piazze ragionando pacificamente delle cose pertinenti al pubblico bene, e non v'era chi li spaventasse.

 

 

Capo VIII. Assassinio di Simone. Suoi successori fino ad Erode.

 

            D. Da chi fu Simone assassinato?

            R. Simone dopo di aver condotto più volte gli Ebrei alla vittoria sia contro di Trifone, come altresì contro al Re di Siria, dopo di aver oltre vent'anni saviamente governato il suo popolo, dovette finire la vita per mezzo di un barbaro assassinio commesso da un suo genero per nome Antioco, il quale ambiva a succedergli.

            Mentre Simone con due de' suoi figliuoli Giuda e Matatia visitava la città di Gerico, Antioco che ne era il governatore, lo invitò a pranzo, e quando sedevano a mensa, fece entrare nomini armati che con nero tradimento tutti e tre trucidarono. {153 [153]}

            Tale fu la fine di Simone ultimo figlio superstite delta famiglia. di Matatia, la quale formerà mai sampre l'ammirazione de' buoni, avendo tutti dato la vita per la salvezza della patria e per la gloria del Signore. An. del m. 3869

            D. Chi succedè a Simone?[13].

            R. Suo figlio Gioanni, di soprannome Ircano, per aver domato l'Ircania, fu dopo l'infelice morte di Simone riconosciuto sommo sacerdote e principe degli Ebrei. Egli allargò i confini del suo dominio, mise più volte in rotta il re di Siria, soggiogò gl' Idumei, rinnovò l’ alleanza co' Romani, e dopo ventinove anni di governo morì in pace l'anno del m. 3898.

            Aristobolo suo figliuolo, che gli fu successore nel sommo pontificato e nel governo, prese pure il titolo di re; ma il suo regno fu d'un anno solo e pieno di scelleraggini. Per sospetto fece perire sua madre, uccise di propria mano suo fratello Antigono, chiuse in carcere gl' altri suoi fratelli. Per sì enormi atrocità sdegnato Iddio lo colpì dove aveva sparso il sangue fraterno, permettendo che venisse là soffogato da un traboccamento di sangue. Più crudele ancora ne fu il successore Alessandro Gianneo suo fratello, il quale in pena della sua crudeltà morì anche malamente consumato da una penosa e lunga malattia fra l'universale abborrimento. An. del m. 3926.

            D. Da chi fu succeduto Gianneo?

            R. Morto Alessandro Gianneo, sua moglie Alessandra tenne le redini del governo per nove anni, in capo ai quali pose sul trono il suo figliuolo Ircano II che già aveva fatto creare sommo Pontefice. Dopo la morte di Alessandra Aristobolo obbligò Ircano suo fratello maggiore a {154 [154]} cedergli la tiara e lo scettro. Per la qual cosa questi due fratelli divennero tra di loro nemici irreconciliabili, sinchè Pompeo capitano delle truppe romane venuto nella Giudea prese Gerusalemme, mandò a Roma Aristobolo co';suoi figliuoli, restituì il pontificato e il regno ad Ircano fatto però tributario a' Romani.

            In questa guisa la Giudea perdendo la sua libertà divenne provincia de' Romani, i quali non lasciarono mai più l'assoluto potere sopra i Giudei. Antigono nipote d'Ircano ebbe mezzo di usurparsi il trono dello zio; il quale dopo alcuni anni di regno e di pontificato venne deposto e mandato in esilio a Babilonia; da dove fu in appresso chiamato da Erode che lo fece barbaramente ammazzare.

            D. Fateci conoscere Frode.

            R. Erode soprannominato il grande ( nome che solo può convenirgli in riguardo delle sue crudeltà, nella quale si è veramente segnalato) era figlio di Antipatro, di nazione Idumeo, di bassa condizione. Andato a Roma a forza di maneggi e di frodi riuscì a far dichiarare Antigono nemico del popolo romano, e col favore di Antonio dallo stesso senato romano ottenne per se il titolo di Re della Giudea mediante lo sborso di 8oo talenti. An. 3967. Antigono condotto in Antiochia ad istigazione di Erode fu decapitato.

            Così ebbe termine la dominazione de' Macabei nella Giudea e lo scettro di Giuda passò da questa Tribù in mani straniere, cioè ad Erode Idumeo, circostanza memoranda la quale giusta la profezia di Giacobbe dimostra esser giunta l’ epoca avventurosa in cui doveva nascere il Salvator del mondo.

            L' anno pertanto 33 del regno di Erode, il Messia, il nostro Redentore (nome da pronunziarsi colla massima venerazione) Gesù Cristo nacque nella città di Betlemme circa l’ anno del mondo 4000. {155 [155]}

 

 

 

NUOVO TESTAMENTO.

 

Epoca settima. Dalla nascita di Gesù Cristo l'anno del mondo 4000 fino alla sua Ascensione al Cielo l'anno 4033, di Cristo 33.

 

Capo primo. Stato dell`Uomo avanti la nascita del Redentore. Maria e S. Giuseppe. Nascita di Cristo in Betlemme. È visitato da'Magi. Sua presentazione al Tempio.

 

            D. Qual era lo stato degli uomini prima della venuta del Messia? {157 [157]}

            R. Caduto il nostro primo genitore Adamo dallo stato d'innocenza in cui fu da Dio creato, egli e tutti i suoi posteri doverono per molti secoli gemere sotto la dura schiavitù del demonio, il quale grande parte ne traeva seco ad eterna perdizione, né c'era per l'uomo altro mezzo onde salvarsi, se non la fede in quel Liberatore, che la bontà Divinagli aveva promesso. Perciò tutti gli avvenimenti della Legge antica, la speranza de' Patriarchi, le predizioni dei Profeti miravano al tempo avventuroso di questo universale Salvatore.

            D. Da chi ebbe i suoi natali questo Messia?

            R. Egli nacque da Maria Santissima figlia di s. Gioachino e di sant'Anna, discendenti amendue della regia stirpe di David e dimoranti in Gerusalemme, città capitale del regno di Giuda. Questi buoni consorti già essendo in età avanzata erano ancora privi di prole; ma Iddio ascoltò le fervorose loro preghiere, e li consolò con un segnalato miracolo, concedendo ad essi una figliuola che chiamarono Maria. {158 [158]}

            Questa all'età di tre anni fu presentata nel Tempio per ivi attendere colle altre vergini al lavoro delle mani, alle cose del Divino servizio, e divenire poi degna di essere Madre di ' Dio[14].

            Fatta adulta seguendo i Divini consigli fu sposata a s. Giuseppe, uomo santissimo di. Nazaret, che visse insieme con Lei come fratello. Poco dopo l'Angelo Gabriele mandato da Dio, le annunziò la sublime dignità di Madre del Signore. Assicurata che questo era tutto opera dello Spirito Santo, e che rimarrebbe vergine innanzi al parto, nel parto e dope il parto, si sottomise a' Divini voleri, e consentì di essere fatta Madre del Salvatore.

            D. Dove nacque il nostro Divin Redentore?

            R. Circa l'anno del mondo quattro mila, regnando nella Giudea Erode il grande, sotto l'impero di Augusto, essendo tutto il mondo in pace, il Figliuolo d'Iddio, il Verbo eterno per redimere il genere umano si vestì della nostra carne, e nacque in Betlemme, piccola città della Giudea, il venticinque dicembre verso la mezzanotte. Maria Santissima e S. Giuseppe eransi colà portati onde far registrare il loro nome. secondo il decreto dell'imperatore Augusto. Essendo tutti gli alberghi pieni di forestieri, si videro costretti a ricoverarsi in una stalla.

            In sì povera abitazione volle nascere il Signore dei cielo e della terra per confondere la superbia degli uomini.

            Subito un angelo circondato di splendidissima luce si manifestò ad alcuni pastori che passavano la notte alla custodia del gregge, annunziando loro la nascita del Messia, e nell' atto stesso una moltitudine di celesti spiriti fecero risuonar quelle parole di gioia: gloria a Dio nel più allo de' cieli e pace in Terra agli nomini di buona volontà.

            Festosi i pastori si recarono in Betlemme, e vi trovarono quel celeste Bambino. Dopo di averlo adorato e riconosciuto pel loro Dio e Salvatore, colmi di allegrezza e di consolazione là ritornarono donde eransi partiti. {159 [159]}

            D. Quale cosa trasse i Magi in Betlemme?

            R. Otto giorni dopo la nascita il Divin Salvatore fu circonciso, e gli venne imposto l'adorabile nome di Gesù, che vuol dire Salvatore, secondo che l'angelo aveva ordinato. Quindi a non molto tre sapienti del!' Oriente, comunemente detti i tre Re Magi, guidati da una prodigiosa stella apparsa nel loro paese vennero a Gerusalemme per adorare il nato Messia, e chiesero ad Erode ove fosse nato il Re de' Giudei. A questa dimanda Erode si conturbò, e fatti adunare i Principi de'Sacerdoti, e i Dottori della legge dimandò loro dove Cristo nascerebbe. Questi risposero che doveva nascere in Betlemme secondo la profezia di Michea, il quale intorno alla nascita del Messia parlò così: E tu Betlemme, terra di Giuda, non sei la minima fra le principali di Giuda, perciocchè da te uscirà un Capitano, che governerà il mio popolo d'Israele.

            Usciti di Gerusalemme i Magi furono dalla medesima stella guidati fin là dove era il Divin fanciullo, dinanzi a cui prostrati offerirono oro, incenso e mirra, e avvisati da un angelo, per altra strada ritornarono al loro paese senza più nulla far sapere ad Erode, il quale con animo perverso {160 [160]} aveva pregato i Magi, che venissero ad informarlo d' ogni cosa.

            D. Quando fu presentato Gesù nel tempio?

            R. Toccando Gesù i quaranta giorni fu da Giuseppe e da Maria presentato nel tempio fra le braccia del vecchio Simeone, a cui era stato rivelato che prima di morire avrebbe veduto il sospirato Messia. Come lo ebbe tra le braccia provò tale piena di gioia, che esclamò: « Ora lascia, o Signore, che il tuo servo se ne muora in pace: dappoichè i miei occhi hanno veduto il Salvatore da te inviato. »

            Si trovò parimente nel tempio una vecchia per nome Anna, donna di singolar virtù e fornita dallo Spirito Santo di lumi straordinari, la quale riconoscendo nel presentato Bambino il vero Dio prese ad annunziare la venuta del Redentore a tutti coloro che lo aspettavano. {161 [161]}

 

 

Capo II. Strage degl' innocenti. Trista morte di Erode. Fuga di Gesù nell' Egitto e suo ritorno. Gesù disputa co' Dottori.

 

            D. Quale cosa indusse Erode alla strage degl'innocenti?

            R. Fu la sua crudeltà e la paura, che un' altro Re gli togliesse il regno. Egli aveva aspettato invano il ritorno de' Magi, e forse gli era giunto all'orecchio quanto era accaduto nel tempio, perciò agitato da, mille sospetti ordinò che in Betlemme e ne' suoi dintorni tutti i fanciulli, i quali non, oltrepassassero i due anni, fossero trucidati, lusingandosi che nella comune strage dovesse altresì essere compreso il bambino Gesù.

            Ma quanto mai sono folli tutte le astuzie degli uomini quando vogliono contraddire alla volontà di Dio. Per mettere a morte un sol bambino migliaia ne sono trucidati, e quel solo si salva. Imperciocchè avvisato Giuseppe in un sogno da un'Angela delle prave deliberazioni di Erode fuggi con Maria nell' Egitto; nè di là ritornò finchè dal'Angelo non ebbe nuova della morte di Erode, nel quale {162 [162]} tempo Gesù, Giuseppe e Maria si restituirono a Nazaret loro patria.

            D. Qual gastigo ebbe delle proprie malvagità Erode?

            R. Le crudeltà che Erode usò verso degli altri e fin verso di se stesso gli tirarono addosso l'ira Divina. Un calore lento voracemente lo divorava nell'interno. Era travagliato da fame sì stimolante, che nulla bastava per satollarlo. Oppresso da orribili dolori le sue viscere divennero piene di ulceri; il suo fiato era cattivo a segno, che niuno poteva accostarglisi; tutto il suo corpo divenuto un bulicame di vermi dava un' orrida puzza. In tale stato simile ad un inferno anticipato, senza alcun segno di ravvedimento, cessò di vivere.

            Così viene riferita da Giuseppe Flavio[15] la morte del crudele Erode motore della strage degl'innocenti.

            D. Come seguì la disputa co' Dottori?

            R. Era Gesù in età di dodici anni, allorchè andato co' suoi genitori in Gerusalemme a celebrare la Pasqua si smarrì, e dopo essere stato da essi cercato per tre giorni, alla fine del terzo dì lo ritrovarono nel Tempio {163 [163]} che disputava co' Dottori della legge, riempiendoli, tutti di stupore colle sue sapienti interrogazioni e risposte. Appena lo vide Maria gli disse: «Perchè facesti così?» E Gesù: «Non sapevate, che io debbo occuparmi nelle cose del mio Celeste Padre? »

            Questo è l’ ultimo fatto della fanciullezza di Gesù, il quale ritornato a Nazaret tutto sommesso ed ubbidiente a Maria e a s. Giuseppe si occupò ne' bassi lavori di semplice artigiano fino all'età di trent'anni.

 

 

Capo III. Principi di s. Giovanni Battista. Battesimo di Gesù Cristo. Sue tentazioni nel deserto. Cangia l'acqua in vino. Martirio di s. Giovanni. Gesù scaccia i negozianti dal tempio. Elezione degli Apostoli.

 

            D. Fateci conoscere s. Giovanni Battista.

            R. Sei mesi prima del nostro Divin Salvatore nacque s. Giovanni detto il Battista, perchè amministrava il Battesimo ed era stato scelto ad essergli precursore e preparare le genti a ricevere il Messia. Ancora fanciullo per esitare i tumulti del secolo si ritirò nel deserto, ove prese a menare una vita affatto angelica. Locuste, mile {164 [164]} selvatico erano il suo cibo; una pelle di cammello, ed una cintola di cuoio ai fianchi formavano il vestito.

            Ebbe ordine dal Signore di venire sulle rive del Giordano a predicare la penitenza, ed annunziare la venuta del Messia. Molti accorrevano per udire le sue prediche, e commossi e pentiti de' loro peccati si convertivano al Signore.

            D. Che avvenne di memorabile nel Battesimo di Gesù Cristo?

            R. Ali' età di treni' anni Gesù venne da Galilea per esser anch'egli battezzato. Benchè s. Giovanni noi conoscesse ancora di vista, tuttavia illuminato dallo Spirito Santo gli andò incontro e gli disse: « Tu vuoi essere battezzato da me, mentre io dovrei essere battezzato da te. » Gesù rispose: « Lascia fare per ora, imperciocchè conviene si compia per noi ogni giustizia. » Giovanni accondiscese, e come l'ebbe battezzato d'improvviso si aprirono i Cieli, e lo Spirito Santo scese sopra Gesù in forma di colomba. Nel tempo stesso fu udita una voce che disse: « Questo è il mio figliuolo diletto in cui riposi la mia compiacenza. »

            D. Quali tentazioni patì Gesù nel deserto?

            R. Gesù, sebbene Dio Onnipotente, volle nondimeno {165 [165]} in quanto uomo soggettarsi alle tentazioni di questa nostra misera umanità. Andato nei deserto e avendo digiunato quaranta giorni ed altrettante notti senza gustare cosa alcuna, dopo ebbe fame. Allora il demonio gli si accostò, e presentandogli due pietre dissegli: «Se tu sei figliuolo d' Iddio comanda che queste pietre diventino pane.» Gesù ributtò la tentazione dicendo: non solo di pane vive l'uomo, ma di ogni parola che proviene dalla bocca d'Iddio. «Allora il demonio Io trasportò sopra di un'alto monte donde gli fece vedere tutti li regni dell'universo colla rispettiva magnificenza, e gli disse: «Io ti darò tutti i regni del mondo, se prostrandoti mi adorerai. Vattene Satana, rispose Cristo, perocchè sta scritto: adorerai il Signore Dio tuo, ed a Lui solo servirai.» Il demonio vedendosi in tale modo confuso, se ne fuggì. Subito apparve una schiera di Angeli, che ministravano a Gesù quanto aveva bisogno.

            D. Qual fu il primo miracolo di Gesù Cristo?

            R. Siccome il miracolo è azione, che può venire solamente da Dio; così il nostro Salvatore per dimostrare al mondo che egli era uomo, e nel 'tempo stesso Dio onnipotente {166 [166]} diede principio alla sua predicazione co'miracolì. Il primo fu operato nelle nozze di Cana, piccola città della Galilea. Avvenne che a metà del pranzo mancò il vino a' buoni ospiti; Maria avendone compassione disse a Gesù: « Non hanno più vino.» E Gesù il quale niente nega a sua madre, disse a' servitori che empiessero alcuni grossi vasi di pietra, e li empirono fino all'orlo. Gesù soggiunse: « Ora attignete » Attinsero, e trovarono che l’ acqua erasi mutata in vino migliore di quello che prima si fosse portato. Così Gesù cominciò a manifestare la sua potenza Divina, e molti crederono in lui.

            D. In qual modo seguì il martirio di s. Giovanni?

            R. S. Giovanni eletto da Dio a preparare le genti a ricevere il Salvatore col più vivo zelo predicava contro i vizi della sua nazione. Erode Antipa figlio di Erode il grande, ne aveva più volte seguito i consigli, ma instigato dalla viziosa Erodiade fu messo in prigione, dove stette rinchiuso per lungo tempo finchè la medesima trovò mezzo di farlo togliere dal mondo. Eccone l’ occasione. Celebrando Antipa un solenne convito nel suo giorno natalizio, la figlia di Erodiade danzò sì destramente alla {167 [167]} presenza de' convitati, che tutti ne fecero le maraviglie. Lo stesso Re essendo mezzo ubbriaco le disse di chiedere quanto voleva, fin anche la metà de suoi stati giurando che lo avrebbe conceduto. La perfida Erodiade suggerì alla figlia di domandare al Re la testa di Gioanni Battista. Antipa sebbene suo malgrado consentì all'empia dimanda. Gioanni fu decapitato. Funeste conseguenze del ballo e dell'ubbriachezza! L' ira Divina non tardò molto a piombare sopra gli autori di questa scelleraggine. Erode Antipa cadde in sospetto a' Romani, fu deposto dalla sua dignità e mandato in esilio, dove colla rea famiglia fini miseramente la vita.

            L'elogio di questo primo martire del Vangelo fu fatto dal Redentore medesimo, specialmente allorchè disse Tra gli uomini non comparve mai chi sia stato più grande di Giovanni Battista.

            D. Come trattò il Salvatore quelli che negoziavano nel tempio?

            R. Andato Gesù in Gerusalemme per celebrare la Pasqua si portò al tempio che vide profanato da negozianti. Alcuni facevano mercato di buoi, di pecore, di colombe; altri tenevano cambio di monete. A tale vista il Redentore tutto infiammato di zelo per la casa del Signore ne fu vivamente sdegnato, e fatta una sferza con alcune cordicelle scacciò i venditori dal tempio, rovesciò a terra i banchi de' cambiatori gridando: « sta scritto: la mia casa sarà detta casa di orazione, e voi ne avete fatta una spelonca di ladroni. »

            D. Come fu fatta la vocazione degli Apostoli?

            R. Una grande moltitudine di uomini rapiti da' luminosi miracoli, che Gesù operava, si fecero discepoli, ossia seguaci di lui, e di questi scelse dodici per suoi Apostoli, ( questo nome corrisponde ad Inviati ), i quali lo seguirono costantemente, e propagarono poscia il Vangelo per tutto il mondo. Questi furono Pietro, Andrea suo fratello, Giacomo il maggiore, e Gioanni l’ Evangelista figliuoli di Zebedeo, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo il minore figliuolo d' Alfeo, Simone soprannominato zelante, Giuda figliuolo di Giacomo, e Giuda Iscariote, che tradì il suo maestro. {168 [168]}

            A questi aggiunse poi settantadue discepoli destinati pure alla predicazione del Vangelo. Fattane la scelta il Salvatore diede principio alla maravigliosa predicazione, che si può dividere 1.º in ragionamenti, 2.° in parabole, 3.º in miracoli..

 

 

Capo IV. Beatitudini evangeliche. Gesù riprende i Farisei. Parla del giudicio universale Riceve la Maddalena. Dimostra speciale affezione per li fanciulli.

 

            D. Quali sono le beatitudini evangeliche?

            R. Il Salvatore condusse i suoi Apostoli sopra un monte, dove loro tenne un' ammirabile discorso, che abbraccia in compendio tutto il Vangelo.

            Noi sceglieremo soltanto le otto beatitudini che sono le seguenti:

1. Beati i poveri di spirito, perchè di questi è il regno de' Cieli.

2. Beati i mansueti, perchè possederanno la terra.

3. Beati coloro che piangono, pèrchè saranno consolati. {169 [169]}

4. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perchè saranno saziati.

5. Beati i misericordiosi, perchè otterranno misericordia.

6. Beati que che hanno il cuor puro, perchè vedranno Dio.

7. Beati i pacifici, perchè saranno detti figliuoli d' Iddio.

8. Beati coloro che soffrono persecuzioni per amore della giustizia, perchè di essi è il regno de' Cieli.

            Disceso dal monte andava per ogni parte nelle città, nelle campagne, nel Tempio, e nelle Sinagoghe annunziando indefessamente la venuta del Messia tanto sospirata da' Patriarchi, e tante volte annunziata da' Profeti. In ogni luogo predicava la penitenza, il perdono delle ingiurie, il disprezzo delle ricchezze, l'annegazione a ciascuno di se medesimo, adoperandosi per convertire i Giudei e specialmente i Farisei suoi giurati nemici.

            D. Quali riprensioni fece Cristo a' Farisei?

            R. Trovandosi Gesù nella Galilea alcuni Scribi, e Farisei di Gerusalemme si portarono a lui per censurarlo delle sue azioni, e di quelle de' suoi discepoli, ed avendo osservato, che alcuni di questi si mettevano a mangiare senza lavassi le mani, dimandarono a Gesù: « perchè i tuoi discepoli trasgrediscono la tradizione de' nostri antenati mangiando senza lavarsi le mani? » Gesù che conosceva la malvagità del loro cuore, rispose: « ipocriti i bene di voi profetò Isaia quando disse: questo popolo mi onora colle labbra ma il suo cuore è lontano da me. Voi osservate le tradizioni degli uomini nel lavare le mani ed i bicchieri, e intanto non osservate i Divini comandamenti. Iddio per Mosè disse: onora i genitori; chi maledirà il padre o la madre sia punito di morte: ma voi andate insegnando che chi offre al tempio ciò che è necessario ai genitori soddisfa a questo comandamento. Così per la vostra avarizia violate i precetti del Signore. » E voltosi ad una grande moltitudine che lo seguiva disse: « ascoltate e intendete. Ciò che contamina l'uomo non è quello che entra per la bocca, ma quello che esce dalla medesima; perciocchè {170 [170]} dal cuore e dalla bocca procedono i cattivi pensieri, gli omicidi, i furti, le avarizie, le malvagità, le frodi, le false testimonianze, le impudicizie, la superbia e le bestemmie, cose tutte che rendono l’ uomo immondo, e all' anima danno la morte, ma non già il mangiare colle mani non lavate.

            Un'altra volta gli dissero: « maestro, è lecito o no pagare il tributo a Cesare? » pensavano che dicesse di no, quindi accusarlo come nemico di Cesare Imperatore Romano. Gesù che conosceva la loro malizia disse: ipocriti, perchè mi tentate? mostratemi la moneta con cui pagate il tributo. Gliela porsero. E Gesù: di chi è questa immagine? Risposero: di Cesare. Dunque, conchiuse, date a Cesare ciò, che è di Cesare, e a Dio ciò che è d'Iddio. Allora i Farisei ammirati si tacquero. Più altre volte cercarono di sorprenderlo, ma ne furono sempre vergognosamente confusi

            D. Quali cose disse il Redentore del giudicio universale?

            R. Gli Apostoli avendo udito il Salvatore a parlare del giudicio universale, gli dimandarono quando ciò sarebbe avvenuto, e da quali segni sarebbe stato preceduto. Gesù rispose: « Badate bene che niuno v' inganni, perciocchè verranno parecchi i quali diranno: io sono il Cristo, e sedurranno molti. Udirete parlare di guerre, di sedizioni, si ribellerà nazione contro nazione, regno contro regno, vi saranno pestilenze, farai, terremoti per vari luoghi; il Cielo darà segni di terrore grande, ma ciò non sarà altro, che il principio de' mali. Quando il Vangelo sarà predicato per tutto il mondo, allora ne verrà il fine. Vedrete la desolazione e l'abbominamento nella città Santa; la tribolazione, sarà grande, quale non fu mai dal principio del mondo nè mai più tale sarà. Si leveranno dei falsi Cristi, e de' falsi Profeti, i quali faranno maravicglie e prodigi da ingannare gli stessi eletti se fosse possibile. Ma ricordatevi che ve l'ho detto, non credete loro. Se vi diranno Cristo è qua, Cristo è colà, non uscite fuori.

            Dopo la tribolazione di quei giorni si oscurerà il sole, la luna non darà più il suo chiarore, cadranno le stelle dal firmamento, gli elementi dell' aria saranno commossi, e {171 [171]} gli uomini tremeranno per lo spavento.. Apparirà quindi nel cielo il segno del Salvatore, e tutte le tribù della terra battendosi il petto lo vedranno venire sopra le nuvole in grande maestà. Egli manderà i suoi angeli, che con suono di tromba e con gagliarda voce raduneranno i suoi eletti da' quattro venti, da una estremità all'altra de' cieli. Verranno numerosissime schiere di angeli con lui assisi sul trono della sua gloria. Mentre tutte le nazioni si raduneranno dinanzi a lui, dividerà i buoni dai cattivi, e il Re della gloria dirà a coloro che sono a destra: Venite, o benedetti dal mio Padre, possedete il Regno che vi fu apparecchiato dal principio del mondo.» Dirà poi a coloro che sono alla sinistra: «Lungi da me, o maledetti, andate nel fuoco eterno che fu preparato al demonio ed a'suoi seguaci.» Così costoro piomberanno giù nell' inferno, e i giusti andranno al possesso della vita eterna.

            In quanto poi al giorno in cui avverranno queste cose, niuno lo sa, se non il Padre celeste e coloro cui gli piacerà di rivelarlo. Perciò vegliate e pregate acciocché non siate colti all'improvviso. In verità vi dico che passeranno cielo e terra, ma le mie parole non falliranno mai. »

            D. Quali accoglienze fece ad una pubblica peccatrice?

            R. Una pubblica peccatrice comunemente detta la Maddalena tocca dalla Divina grazia andò a chiedere perdono delle sue colpe al Salvatore. Lo trovò nella città di Naim a casa di un fariseo nomato Simone, il quale lo aveva invitato seco a pranzo. Appena gli fu vicina gittossi a'suoi piedi, e incominciò a lavarglieli colle proprie lagrime asciugandoli co' propri capelli, e profumandoli con un balsamo. Simone ciò osservando disse tra se medesimo: Se questi fosse un profeta, saprebbe chi è questa donna. Gesù, il quale come Dio ben conosceva il ravvedimento di lei, voltosi all'ospite, Simone gli disse, ho una cosa a dirti. Ed egli: Parla pure. Gesù: Vi erano due debitori, uno doveva cinquecento danari, l'altro cinquanta al medesimo creditore, {172 [172]} il quale ad ambi generosamente condonò. Chi di costoro debb'essere più riconoscente? Rispose Simone: Chi ebbe maggior condonazione. Hai detto bene, Soggiunse Gesù. A costei sono perdonati molti peccati perché ha molto amato. Indi a lei volto u I tuoi peccati, disse, ti sono rimessi, la tua fede ti ha salvata; vanne in pace. »

            D. Quali tratti di speciale affezione diede il Salvatore verso de' fanciulli?

            R. Sebbene il figliuolo di Dio siasi fatto uomo per salvare tutti gli uomini, tuttavia per li fanciulli diede parecchi segni di benevolenza speciale.

            Da uno stormo di giovanetti facevasi un dì tanto schiamazzo dietro a lui, che gli Apostoli assordati li volevano assolutamente cacciar via. Gesù loro disse «No, non cacciateli. Lasciate che vengano a me. Di questi tali è il regno de' Cieli.» Onde li chiamava a se, li accarezzava, dando loro la sua benedizione.

            Avvenne pure che gli Apostoli andavano gareggiando per sapere chi di loro sarebbe il maggiore nel regno de' Cieli. Gesù li chiamò, e disse: Chi vuol essere il primo sarà l'ultimo e servo di tutti. Fece poi venire un fanciullo e postolo in mezzo loro lo abbracciò, e soggiunse: In verità vi dico, che se non diventerete umili e semplici come fanciulli non entrerete nel regno de' Cieli: Chi dunque si sarà fatto piccolo come questi fanciulli, sarà il maggiore nel regno de' Cieli. Chi accoglie in mio nome un fanciullo riceve me, e chi riceve me, riceve colui che mi ha mandato,, cioè il mio Padre celeste. Indi proseguì: «Chi scandalizzerà uno di questi pargoli, i quali credono in me, sarebbe meglio per lui, che gli fosse appesa al collo una macina, e si sommergesse nel profondo del mare, guai a chi cagiona un tale scandalo! Pur troppo c' è scandalo. nel mondo, ma guai a chi ne è la causa. Onde guardatevi bene dal disprezzare uno di questi pargoli, perché vi dico, che gli Angeli loro tutelaci sempre vedono in Cielo la faccia del mio celeste Padre. Operò anche molti miracoli a pro de' fanciulli. {173 [173]}

 

 

Capo V. Parabola della pecora smarrita. Del figliuolo prodigo. Delle dieci vergini. Del ricco Epulone.

 

            D. Qual é la parabola della pecora smarrita?

            R. Le parabole di cui servivasi il nostro Salvatore sono esempi tirati da ciò, che comunemente accade agli uomini secondo l'uso degli Orientali. Gesù Cristo che era venuto al mondo per salvare i peccatori molto volentieri si tratteneva con loro in famigliari colloqui, andava alle loro case mangiando con essi. Gli Scribi ed i Farisei[16] giurati nemici dei Redentore mormoravano {174 [174]} perchè con tanta amorevolezza quelli accogliesse. Gesù per confonderli e far loro vedere quanto desideri che i peccatori a lui ritornino, espose una parabola con cui Iddio sotto figura di un pastore va in cerca del peccatore figurato nella pecora. Disse adunque: Un pastore menò al pascolo cento pecore, e nel ricondurle all'ovile si accorse averne solo novantanove. Lasciò queste nel loro cammino, e andò per valli e monti, per balze e dirupi in cerca di quella che allontanata si era dalle altre. Come l'ebbe trovata se la pose sulle spalle, e giunto a casa chiamò gli amici ed i vicini, dicendo loro: Rallegratevi meco, perchè ho trovato la mia smarrita pecorella. Così dico a voi, continuò il Salvatore, che in Cielo sarà più gaudio per un peccatore il quale si converta, che per novanta nove giusti.

            D. Esponete la parabola del figliuol prodigo.

            R. Il Salvatore per dimostrare la benignità con cui la misericordia Divina accoglie i peccatori espose la seguente parabola: Un padre aveva due figliuoli a' quali provvedeva abbondantemente quanto era necessario. li più giovane desideroso di sottrarsi all'obbedienza paterna si presentò al genitore, e gli disse: « Padre, dammi la parte de' beni che mi aspetta. » Il padre con gran rincrescimento gliela diede. Con quanto eragli toccato si trasferì in lontano paese, e datosi in preda a' vizi scialacquò in breve tempo ogni suo avere. In quel medesimo paese sopraggiunta una grande carestia fu costretto {175 [175]} dalla miseria di darsi ad un padrone, che lo mandò a pascere i porci nella sua. villa. Quivi l'infelice desiderava di cibarsi delle ghiande, che quegli animali mangiavano, e non poteva averne onde sfamarsi. Allora fu, che entrato in se stesso andava dicendo: «Quanti servi lavorano nella casa di mio padre, che hanno pane in abbondanza, ed io qui muoio di fame! Ah voglio lasciar questo miserabile stato, andrò a lui, gli dimanderò perdono.» Ciò detto s'incamminò verso della casa paterna. Il genitore che era impaziente di vedere il suo figlio a ritornare, lo stava osservando, e come lo scorse venire da lungi, tutto commosso uscì correndogli incontro, gli si gittò al collo e lo baciò. Il ravveduto figliuolo prostrossi a' piedi suoi dicendo: «Padre, peccai contro del Cielo e contro di te, non sono più degno di essere tenuto per tuo figlio. » Il padre più non rispose, lo rialzò, e pieno di allegrezza disse a' suoi servidori: presto portate qui la miglior veste, mettetegli l'anello in dito e le scarpe ne' piedi, ammazzate il vitello più grasso, invitate gli amici e facciamo festa, perchè questo mio figlio era morto, ed ora è ritornato a vita, era perduto, e si è ritrovato. » Il figliuolo maggiore che era sempre stato fedele a suo padre quando nel ritornare dalla campagna udì la musica e l'allegria grande perché suo fratello scialacquatore era ritornato, si lamentò. col padre, quasi usato avesse più benevolenza con quel discolo che con esso lui, il quale l'aveva sempre obbedito. Il genitore gli rispose: «Figliuolo, tu sei sempre meco, tutte le mie cose sono tue. Non era conveniente oggi far festa perche tuo fratello è tornato? Egli era morto, ora è risuscitato, era perduto e si è ritrovato. » Il ricevimento che questo padre fa al suo figlio esprime le amorevoli accoglienze che fa il Padre Celeste al peccatore quando fa a lui ritorno. {176 [176]}

            D. Che cosa significa la parabola delle dieci Vergini?

            R. Il Salvatore onde animarci ad essere solleciti delle cose, che riguardano alla nostra salute eterna, propose la parabola delle dieci vergini dicendo: li regno dei Cieli è simile a dieci vergini, le quali prese le loro lampade uscirono incontro allo sposo ed alla sposa. Cinque di loro erano pazze e cinque prudenti. Le prime pigliarono anche le loro lampade, ma non l'olio. Le altre presero l’ olio necessario per le lampade. Indugiando lo sposo a venire si misero a riposare e presero sonno. A mezza notte fu fatto un rumore di voce che disse u Ecco lo sposo viene, andategli incontro. » Si levarono tutte e aggiustarono le lampade, ma le pazze dissero alle prudenti: «Dateci del vostro olio che le nostre lampade si spengono. » Quelle risposero: «Affinchè per avventura non manchi t' olio a noi ed a voi, andate piuttosto a comperarne. » Mentre andavano per olio giunse lo sposo e le prudenti accompagnandolo entrarono con lui alle nozze e fu chiusa la porta. Alcun tempo dopo giunsero le altre dicendo: «Signore, Signore, apri {177 [177]} anche a noi. » Ma egli rispose: «In verità vi dico, che non vi conosco. »

            Il regno de'cieli significa lo stato presente della Chiesa. Le vergini prudenti figurono coloro che vivono nel mondo, ma pensano a farsi opere buone per l’ altra vita, perciò sono ricevute alle nozze dello sposo celeste, che è G. C. Le vergini pazze dinotano quelli, che attaccano smoderatamente il loro cuore alle cose del mondo, e quando avranno da comparire dinanzi a Cristo giudice si trocveranno privi di opere buone e per conseguenza esclusi dal Paradiso.

            D. Che cosa rappresenta la parabola del ricco Epulone?

            R. Colla parabola del ricco Epulone il Salvatore ci volle ammaestrare del buon uso che far si dee delle ricchezze. Disse egli pertanto: Era un uomo il quale andava fastosamente vestito, ed ogni giorno si dilettava in apparecchiare lauti banchetti. Eravi pure un mendico per nome Lazzaro il quale tutto coperto di piaghe giaceva alla porta di quel ricco, ed era così travagliato dalla fame, che desiderava saziarsi delle briciole che cadevano dalla mensa di quel ricco, e non gliele dava. Solo i cani più compassionevoli di lui andavano a leccare le sue piaghe. Non molto dopo Lazzaro morì, e dagli Angioli fu portato nel seno di Abramo, vale a dire nel luogo dove riposavano i giusti morti prima della venuta del Redentore. Morì anche il ricco, ma l'anima sua fu seppellita giù nell' inferno. In mezzo a quegli acerbissimi tormenti permise Iddio che elevando uno sguardo vedesse Lazzaro nel seno di Abramo. «Pacdre Abramo, si pose ad esclamare, una grazia ti chiedo, per pietà mandami Lazzaro, che col dito intinto nell' acqua venga a lasciarne cadere una goccia sulla mia lingua, perchè questa fiamma mi crucia orribilmente. » Abramo rispose, che egli avendo malamente goduto di beni nella vita sua, meritava quelle pene, e che Lazzaro avendo soltanto sofferto patimenti era ben giusto che fosse al possesso di quella gloriai che vi era un {178 [178]} immenso abisso infra di loro, nè potevansi mai più avvicinare.» Allora il ricco: «Deh! almeno concedimi questo favore: mandalo a casa di mio padre a fine partecipi a'miei fratelli l'infelice mia sorte, onde non vengano anch'essi quaggiù a patire questi atroci tormenti. » Rispose Abramo: «Hanno Mosè ed i profeti, li ascoltino.» Ed egli: Se alcuno de'morti andasse a loro, farebbero penitenza. » Conchiuse Abramo: « Se non credono a Mosè, nè a' Profeti, non presteranno neppure fede ad un uomo risuscitato.»

            Oli! quanto mai è infelice lo stato in cui si trovano i dannati nell'inferno, dove non si ha nemmen più il conforto che potrebbe dare una semplice goccia d' acqua.

 

 

Capo VI. Gesù resuscita la figlia di Giairo e il figliolo di una vedova. Nel deserto moltiplica pane. Fa varie guarigioni. Lazzaro ritorna in vita.

 

            D. Quali circostanze accompagnarono la risurrezione della figlia di Giairo?

            R. Le cose che abbiamo finora riferito del nostro {179 [179]} Salvatore ce lo fanno specialmente conoscere come uomo. I miracoli poi lo manifestano come Dio; imperciocchè il miracolo essendo un effetto, che supera ogni forza creata, non può venire se non da Dio, il quale solo è increato e padrone di tutte le cose. Uno de'miracoli che il Redentore operò fu la risurrezione di una figlia di Giairo capo della sinagoga di Cafarnao. Questi come seppe che Gesù entrava nella città corse a gettarglisi a' piedi pregandolo di andare a casa sua per guarire una sua figliuola di circa dodici anni, la quale stava per morire. Gesù andò seguito da una moltitudine di gente, e nella folla eravi una donna che da dodici anni pativa flusso di sangue. Questa correva per raggiungerlo e diceva tra se: Solo che io tocchi l'orlo della sua veste sarò guarita. Arrivatolo se gli accostò, e toccato appena il lembo, all'istante si senti perfettamente risanata. Gesù guardando attorno per vedere chi lo aveva toccato, paurosa e tremante gli si gettava ai piedi; ma egli le disse: «Figliuola, sta di buon animo, la tua fede ti ha guarita. »

            Frattanto giunse la nuova che la figlia di Giairo era morta; onde pervenuto Gesù in casa di lui trovò uomini e donne che piangevano, e disponevano ogni cosa per accompagnarla al sepolcro. Desiderando egli di operare un gran miracolo disse: «Allontanatevi, poichè la giovane non è morta, ma dorme.» Voleva significare che la risuscitava come si risveglia uno che dorme. Coloro però sapevano di certo che era morta, e lo burlavano. Quando ebbe mandato via tutti, entrò col padre, colla madre e co' tre Apostoli Pietro, Giacomo e Gioanni nella camera dove la morta giaceva, e presala per mano parlò così; «Fanciulla, dico a te, alzati. » Ella subitamente alzossi, e cominciò camminare; indi alla presenza di tutti si pose a mangiare essendo di ogni male guarita.

            D. Come fu risuscitato il figlio della vedova?

            R. Mentre Gesù entrava nella città di Naim incontrò una grande moltitudine di gente che portava un morto {180 [180]} alla sepoltura. Era un giovinetto figliuolo unico di una vedova la quale inconsolabilmente piangendo lo accompagnava con molte altre persone. Gesù ebbe pietà di lei e le disse: «Non piangere.» Intanto accostatosi alla bara i portatori si fermarono. Allora il Salvatore con voce forte: «Ti dico, o giovanetto, sorgi.» E il giovinetto immantinenti si levò a sedere e cominciò a parlare. Gesù presolo il restituì a sua madre, che rimase piena di consolazione, e tutti quelli che si trovarono presenti a questo miracolo glorificavano Iddio dicendo: «Un gran profeta è comparso fra noi. Veracniente il Signore ha visitato il suo popolo. »

            D. In qual modo Gesù moltiplicò i pani?

            R. Gesù ritiratosi in un deserto fu seguito da una grande calca di gente che da tutte parti colà correva. Egli cominciò ad ammaestrarla e a guarire gl'infermi. Intanto fattasi notte i discepoli dissero che lasciasse andare le turbe, perchè erano in luogo deserto, prive del necessario sostentamento. Gesù rispose: Non bisogna lasciarle partire così, date loro da mangiare.» Filippo {181 [181]} soggiunse: «Non bastano dugento danari di pane per darne un tozzo a ciascuno.» Gesù dimandò: «Quanti pani avete? e Andrea rispose: «C' è qui un fanciullo il quale ha cinque pani e due pesci, ma che cosa sono per tanta gente? e E Gesù: «Recatemeli quì, e fatteli tutti sedere sull'erba.» Si assisero tutti, e il loro numero era intorno a cinque mila uomini, 'senza contare le donne ed i ragazzi. Poscia Gesù presi i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al Cielo, li benedisse, e fattene piccole parti le diede agli Apostoli che li distribuissero a ciascuno. Tutti mangiarono, e quando furono saziati, Gesù comandò di raccogliere gli avanzi, e ne empierono ancora dodici sporte. Alla vista di tal miracolo stupefatte le turbe dicevano: «Questi è veramente quel profeta che doveva venire al mondo.» Intanto volevano crearlo re, ma egli diedesi alla fuga, e salì sopra un mante a fare orazione.

            Lo stesso miracolo ripetè altra volta, quando nutrì abbondantemente più migliaia di persone con pochi pani.

            D. Date un cenno sopra alcune miracolose guarigioni operate dal Salvatore?

            R. Furono moltissime. Eccone le principali. In Sìdone gli fu condotto avanti un sordo e muto affinchè lo guarisse. Gesù lo prese in disparte, gli mise le dita nelle orecchie, gli toccò la lingua colla propria saliva e alzati gli occhi al Cielo disse: «Apritevi» e all'istante furono aperte le sue orecchie, si sciolse la lingua e cominciò a parlare distintamente.

            A Betzaida gli venne presentato un cieco, a cui toccati gli occhi con saliva ed imposte le mani indosso fecegli interamente ricuperar la vista.

            In Cafarnao trovavasi un indemoniato il quale schiamazzava contro a Gesù, ed ei così lo sgridò: «Taci, e partiti da costui. » Il demonio in quell'istante gettò quell'uomo a terra lasciandolo per morto; indi uscì e quegli rimase perfettamente guarito.

            Nella stessa città la suocera di Pietro era in letto oppressa da grave febbre. Gesù accostatosele, l'alzò, ed in {182 [182]} un tratto fu sana. Da ogni parte conducevano a lui infermi di ogni genere ed indemoniati, i quali tutti erano guariti.

            In Cafarnao alcuni cercavano di presentargli un paralitico e non potendo per la grande folla montarono su un tetto, di dove il calarono giù nel suo lettuccio davanti al Redentore. Egli veduta la loro fede disse al paralitico: «Figliuolo, ti sono rimessi i tuoi peccati: » I Farisei sentendo questa parola, dissero tra se: «Costui dice una bestemmia: chi può rimettere i peccati se non Iddio solo?» Gesù, il quale come Dio vedeva tutti i loro pensieri, disse: E egli più facile a dire: ti sono perdonati i peccati, oppure: alzati, e cammina? Ora affinchè sappiate che ho podestà di rimettere i peccati alzati su, disse in quel punto al paralitico, prendi il tuo letto, vattene a casa. Alla vista di tutti subitamente il paralitico si rizzò, prese il letto, e se n'andò a casa glorificando Iddio del gran favore che da lui aveva ricevuto.

            D. Quale impressione fece sull'animo de' Farisei la guarigione di un cieco nato?

            R. Esisteva un uomo cieco dalla nascita, a cui Gesù {183 [183]} toccò gli occhi con un poco di fango e disse: «Va e lavati nella piscina di Siloe. » Egli andò e lavatosi riebbe la vista. Gli ostinati Farisei lo fecero venire alla loro presenza e gli dissero: «Dà gloria a Dio, noi sappiamo che colui il quale ti guarì é un peccatore. » Rispose egli: «Se sia peccatore non so, ma è certo che io era cieco ed ora vedo. » Replicarono quelli: « Che cosa ti fece, come ti aprì gli occhi? » Rispose: «Già vi ho detto, che quell'uomo il quale si chiama Gesù fece del fango, me lo stese sugli occhi dicendo che andassi a lavarmi in Siloe, e così ottenni la vista. Perché dimandate questo un'altra volta? Volete forse anche voi diventare suoi discepoli? » Quelli lo caricarono di maledizioni dicendo: «Sii pure tu suo discepolo,noi seguitiamo la dottrina di Mosè. Costui non sappiamo d'onde sia.» E quegli: «Fa maraviglia che ignoriate la sua origine, ed abbiami dato la vista, non essendosi mai sentito che altri abbia aperto gli occhi di un cieco nato. Se costui non fosse a nome d'Iddio non potrebbe operar tali cose. » Arrabbiati e confusi i Farisei risposero: «Sei pieno di peccati fin dalla nascita, e ci fai il maestro? » Ciò detto lo cacciarono fuori. Ma egli incontrato Gesù, prostrossi a'suoi piedi, lo adorò e diccene suo discepolo.

            Il miracolo che più d'ogni altro fece impressione sul popolo fu la risurrezione di Lazzaro.

            D. Come questa seguì?

            R. Aveva Lazzaro due sorelle, una appellata Marta, l'altra Maria. Appartenevano ad una famiglia virtuosa e delle più cospicue di Betania, presso cui aveva più volte preso albergo il Salvatore. Mentre egli predicava al di là del Giordano gli fu annunziato che Lazzaro trovavasi gravemente infermo. Gesù ritardò di andarlo a vedere e giunse alla casa di lui quando già da quattro giorni era stato seppellito. Maria stavasi mesta in casa con alcuni Giudei venuti da Gerusalemme per consolarla. Marta come intese che Gesù veniva gli andò subito inccontro, e giunta dinanzi a lui gli disse: «Signore, se {184 [184]} tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto, ma ben so che risorgerà nell'ultimo giorno. » Andò quindi dalla sorella, e le disse in segreto che era venuto Gesù. Maria levatasi incontanente, e gettatasi a'suoi piedi cogli occhi bagnati di lagrime, disse: «Signore, se ti fossi trovato quì, non sarebbe morto il mió fratello. » Gesù a tale pianto conturbatosi, e avendo dimandato dove fosse, fu condotto al monumento, che era una caverna chiusa da una pietra.

            Quivi rimase talmente commosso, che cominciarono spuntargli le lagrime. Perciò dissero i Giudei: «Vedete come lo amava. » Dicevano altri: «Non poteva costui, che apri gli occhi del cieco nato, fare che questi non morisse?' Allora Gesù comandò che si togliesse via la pietra. A cui Marta: «E morto da quattro giorni ed è già fetente. » Ripigliò Gesù: «Non ti ho detto che se sarà in te fede vedrai la gloria d'Iddio? » Levarono dunque la pietra, e Gesù, alzati gli occhi al Cielo, ringraziando il Padre che lo aveva sempre esaudito, gridò: « Lazzaro, vieni fuori. » A tali parole Lazzaro {185 [185]} legati i piedi e le mani, colla faccia coperta di un sudario uscì fuori subitamente, e Gesù disse: «Scioglietelo, e lasciatelo andare. »

            Tale fu la risurrezione di Lazzaro.

            Questo ed altri pressocchè infiniti miracoli operati dal Salvatore sebbene abbiano condotto molti alla vera fede tuttavia i Sacerdoti Giudei, i dottori della legge, gli ipocriti Farisei divennero viepiù increduli ed ostinati, talchè risolverono di volerne assolutamente la morte.

 

 

Capo VII. Gesù predice la sua passione. Concilio de'Farisei. Entra trionfante in Gerusalemme. Celebra la Pasqua cogli Apostoli. Instituisce l’ Eucaristia. Predice 1.A negazione di Pietro e la venuta dello Spirito Santo.

 

            D. Quando predisse Gesù la sua passione?

            R. In più luoghi dell'Antico Testamento fu predetta la dolorosa passione di Gesù Cristo in modo così chiaro che pare abbiano alcuni profeti esposto un fatto già avvenuto, non una profezia. Egli stesso quasi al principio della sua predicazione significò a'suoi discepoli {186 [186]} come sarebbe andato in Gerusalemme, ove avrebbe sofferto molte cose dagli anziani e dagli Scribi del Giudaico popolo, come lo avrebbero finalmente ucciso, ma il terzo dì sarebbe risuscitato. Altre volte raccomandava agli apostoli di non raccontare alcuni miracoli che operava fin dopo la sua risurrezione. Un giorno diceva a molti, che lo ascoltavano «Distruggete questo tempio ed io lo riedificherò in tre giorni.» Il tempio era il suo corpo, il quale doveva risorgere tre giorni dopo la morte. Più volte i Farisei avevano tentato d' imprigionarlo, ma non mai riuscirono, perchè l’ ora sua non era ancor giunta.

            D. Che cosa trattarono i Farisei nel loro Concilio?

            R. Ragionarono dei modo con cui mettere a morte il Salvatore. Uno di essi nominato Caifasso, il quale era pontefice in quell' anno, disse: «È meglio che uno muoia pel popolo, affinchè non perisca tutta la nazione.» Questo diceva non di suo capo, ma essendo pontefice di quell' anno profetizzò che Gesù doveva morire per salvare tutto il mondo. Diedero pertanto ordine, che se qualcuno sapesse dove fosse lo dinunziasse per catturarlo. Giuda Iscoriota perfido traditore del suo maestro si presentò loro dicendo: «quanto mi volete dare, ed io ve lo darò nelle mani?» Molto si rallegrarono i principi de' sacerdoti a quelle parole, e gli offerirono trenta danari d'argento. Giuda accettò il patto; e perchè lo potessero distinguere da suoi Discepoli, soggiunse: «Colui che io bacierò è desso, tenetelo.» Intanto aspettava l’ occasione onde eseguire il suo tradimento.

            D. Quali circostanze accompagnarono l’ entrata di Gesù in Gerusalemme?

            R. Quest' ingresso fu accompagnato da circostanze molto gloriose alla persona del Salvatore. Vicino al castello di Betfage egli disse a'suoi discepoli: «Andate nel castello che sta dirimpetto a noi, là troverete un'asina legata, e con essa il suo poledro, scioglietela e conducetela quì. » Avviaronsi, trovarono la giumenta ed il poledro sul quale poserole loro vestimenta, e vi siassise Gesù, acciocchè {187 [187]} si compiesse quello che era stato detto da' profeti: «dite agli abitanti di Gerusalemme: ecco il vostro.. Re viene a voi mansueto sedendo sopra il poledro di una giumenta. » Saputosi che Gesù veniva, numeroso stuolo di popolo usci ad incontrarlo. Alcuni portavano rami di palme, altri spandevano per la via fronde di alberi, e stendevano le loro vesti dove passava Gesù, indi tutti commossi alla vista di lui giubilando gridavano. a Benedizione al figliuolo di Davidde, benedetto Colui, che viene in nome del Signore. a Gesù volgendo uno sguardo al popolo, e a quella città, pensando alle sventure che soprastavano, piangendo esclamò: «Oh! Gerusalemme, se conoscessi quanto le cose di questo giorno importino a te per la tua salvezza! Ma ora i tuoi occhi non li vedono! Verranno giorni in cui tu sarai circondata di assedio da' tuoi nemici, i quali ti ridurranno a gravi strettezze, atterreranno te, e i tuoi figliuoli, e non lascieranno in te pietra sopra pietra, perchè non hai conosciuto il tempo della tua visita.

            Entrato poi in Gerusalemme tutti i cittadini ne furono commossi, e con voci di festa lo accompagnavano al tempio.

            Ivi giunto trovò che si vendeva, e si comprava pubblicamente, ed egli, come già una volta aveva fatto, cacciò fuori quelli che facevano mercato e disse: «La mia casa sarà detta casa di orazione, ma voi l'avete fatta spelonca di ladroni.» A tali maraviglie i ragazzi stessi pieni di rispetto andavano gridando: «Osanna al figliuolo di Davidde.» Il che udendo di mal animo i principi de'sacerdoti dicevano a Gesù: «Odi tu quello che dicono costoro? » Ed egli: «sì, non leggeste mai, che nella bocca de' fanciulli si è renduta più perfetta la lode? Vi dico, che se taceranno costoro, grideranno le pietre. {188 [188]}

            D. Quando celebrò l'ultima Pasqua co'suoi discepoli?

            R. Malgrado le insidie degli Scribi, e de'Farisei Gesù non cessava di predicare ogni giorno nel tempio, ma di notte si ritirava alla casa di Lazzaro in Betania, ovvero sul morite Oliveto. Avvicinandosi però l’ ora in cui bramava cominciare la sua passione e colla sua morte liberare tutti gli uomini dalla schiavitù del demonio, valle mangiare l'agnello pasquale co'suoi discepoli.

            Il giorno avanti la sua passione mandò i due apostoli Pietro e Gioanni, i quali entrati in Gerusalemme apparecchiarono quanto occorreva. Alla sera sedutosi a mensa co'suoi discepoli, dopo avere alquanto mangiato, d'improvviso si turbò e loro disse: «Uno di voi quì assiso sta per tradirmi. » A queste parole pieni di orrore e di tristezza andavano un dopo l’ altro dicendo a Sono io forse, o Maestro, sono io? » Gesù rispose a Quegli che meco pone la mano nel piatto sta per tradirmi. » Anche Giuda ebbe la sfrontatezza di domandargli: «Sono io? » E Gesù: «Sei tu appunto. Ma guai a colui dal quale sarò tradito. Meglio per lui sarebbe {189 [189]} che non fosse nato.» Questo pérò non valse a fargli cangiare proposito; che anzi lo scellerato vie più si ostinò per effettuare il suo tradimento.

            D. Che fece di memorabile Gesù in questa cene

            R. In ' quest' ultima cena,a il Salvatore diede agli uomini il più sviscerato segno del suo amore coll'istituire il Sacramento dell' Eucaristia. Sul fine della cena disse a' suoi discepoli: «Ho grandemente desiderato di celebrare con voi questa Pasqua prima che io vada a patire. » Intanto prese del pane, e venduto grazie àl Padre Celeste, lo benedisse, lo spezzò e diedelo a'suoi discepoli dicendo: «Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo. » Similmente prese un calice, lo benedisse, indi lo porse loro con queste parole.: «Bevetene tutti, perciocchè questo è il ratio Sangue della nuova ed eterna alleanza, che si spargerà per voi e per molti in remissione de' peccati: ogni volta che voi farete questo, fatelo in mia memoria. »

            Tale fu l’ istituzione del Santissimo Sacramento dell' altare.

            Iudi si alzò da tavola, si accinse uno sciugatoio e messa acqua in un catino cominciò a lavare i piedi ad uno ad uno de' discepoli. Giunto a Pietro sentissi dire tu lavi i piedi a me?», e Gesù «Sì.» Pietro soggiunse: «io non permetterò giammai che tu mi lavi i piedi.» Gesù replicò: «Se non ti lavo i piedi non avrai parte meco. » Allora Pietro: «lavami non solo i piedi ma ancora le mani e la testa.»

            Con questo fatto vuole il Redentore ammaestrarci nell'umiltà e a non aver rossore di prestare qualunque servigio quando sia opera di carità verso del nostro prossimo.

            D. Quali cose predisse il Salvatore?

            R. Finita così l' ultima cena Gesù si volse a' suoi Discepoli dicendo: «Cari figliuoli, poco ancora io rimarrò con voi. Una cosa vi raccomando costantemente, e questa sia, che vi amiate l’ un l’ altro. In ciò tutti conosceranno che siete miei Discepoli, se vi amerete scambievolmente. » A quelle parole poco io rimarrò {190 [190]} con voi Pietro soggiunse: «Signore, dove vai? Io ti seguirò in ogni luogo, quand' anche dovessi mettere la mia vita. » Gesù rispose: «Simon Pietro, il demonio va in cerca di te. In verità ti dico: In questa medesima notte prima che il gallo abbia due volte cantato, tu mi negherai tre volte. »

            Promisé quindi che dopo la sua morte e risurrezione avrebbe mandato lo Spirito Santo dicendo: «Se mi volete bene, osservate i miei Comandamenti, ed io pregherò il Padre Celeste, il quale vi manderà lo Spirito di verità. Egli v' insegnerà tutte le cose, vi rammenterà quanto vi ho detto. Io vi lascio la pace, vi do la mia pace, ma non come la dà il mondo. » Poscia rendute grazie al suo Celeste Padre, uscì co'suoi Apostoli dal cenacolo e s' incamminò verso il monte degli ulivi.

 

 

Capo VIII. Gesu nell'orto di Getsemani. Viene strascinato in caso di Caifasso E crudelmente flagellato in casa di Pilato. Viene coronato di spine. Condannato a morte. Spira in croce.

 

            D. Quali cose avvennero a Gesù nel giardino degli ulivi?

            R. Gesù giunto sul monte degli ulivi entrò in un {191 [191]} orto nominato Getsemani, e dicendo agri'' altri Apostoli che si fermassero con Pietro, Giacomo e Gioanni andò alquanto più oltre per, fare orazione. Fu appunto in questo luogo che il nostro Salvatore senti tutto il peso elle miserie umane volontariamente addossatesi. Pregò e tutto attristato disse a' tre Discepoli: « L'anima mia palisce una malinconia mortale: state quì, e vegliate con me. » Avanzatosi tutto solo a distanza di un tiro di pietra pregò di nuovo: « Padre mio, se è possibile passi da me l'amaro calice della passione, però non si faccia la mia, ma la tua volontà. » Continuando a pregare più intensamente entrò in agonia, e tale fu la veemenza del dolore, che diede in un copioso sudor di sangue, il quale bagnate le vestimenta a gocce a gocce grondò fino a terra. Allora gli apparve un Angelo e lo consolò. Alzatosi fece ritorno a' tre Discepoli, e trovandoli addormentati, disse loro: « Così dunque non avete potuto vegliar meco neppure un'ora? Pregate affinchè non cadiate nella tentazione. » Andò ancora ben tre volte a fare preghiera, conchiudendo sempre', che non si facesse la sua, ma la Divina volontà. Finalmente ritornato a' discepoli, e trovatili tutti aggravati dal sonno, loro disse: « Dormite pure e riposate. E giunta l’ ora che io sarò dato nelle mani de' peccatori. Chi ha da tradirmi è vicino. » Parlava ancora, e Giuda in capo ad una masnada di gente munita di lance, di bastoni, di lanterne a di fiaccole gli si avvicinò dicendo: Ti saluto, Maestro, e lo baciò. Gesù placidamente rispose: Amico, a che sei venuto? Così con un bacio mi tradisci? Poi voltatosi alla turba disse con maestà: « Chi cercate? » Risposero: « Gesù Nazareno. » Ed egli: « Sono io. » Alle quali parole come colpiti da un fulmine caddero tutti a terra. Soggiunse di poi: «Se cercate me, lasciate costoro in libertà. » Pietro al veder mettere le mani addosso al suo Maestro trasportato da eccesso di zelo, sguainata la spada, con un colpo tagliò un'orecchia ad uno degli assalitori di nome Malco. Gesù il riprese con dirgli: « Fermati. » Indi toccò l'orecchio a Malco, e lo rendè perfettamente guarito. Poscia disse alla turba: «Voi siete venuti ad arrestarmi {192 [192]} muniti di spade e di bastoni come fareste per un assassino, mentre io era ogni giorno con voi nel tempio, e non mi arrestaste. Ma questa è l'ora vostra.» Ciò detto datosi nelle loro mani, lo legarono, e fra maltrattamenti lo' condussero ad Anna, indi a Caifasso, che in quell'anno' era sommo pontefice degli Ebrei.

            I Discepoli presi da spavento fuggirono, Pietro solo da lungi seguiva il suo Maestro.

            D. Come fu trattato Gesù in casa di Caifasso?

            R. Caifasso avendo interrogato Gesù intorno. alla sua dottrina e riguardo a'discepoli suoi, gli rispose che nulla aveva detto segretamente e che egli poteva conoscere la stia dottrina da quelli che lo avevano udito. Un ministro giudicando che Gesù avesse mancato di rispetto diedegli uno schiaffo dicendo: « così rispondi al Pontefice?» Gesù con ammirabile pazienza disse solamente: ú Se ho parlato male dimmelo, se ho parlato bene perchè mi batti?

            Tutti quei che si radunarono in casa di Caifasso cercavano accuse perchè Gesù fosse condannato a morte, ma Caifasso conoscendo frivole tutte le loro imputazioni disse a Gesù: «In nome d' Iddio ti scongiuro a dirmi, se tu sei Cristo, il figlio d'Iddio. » Gesù rispose: « Tu l'hai detto, io lo sono. Anzi mi vedrete assiso a destra di lui venire sulle nubi.» Allora Caifasso squarciandosi le vesti, gridò: «Egli ha bestemmiato, che ve ne pare? » Tutti risposero: «E reo di morte.» Da questa iniqua sentenza avendo i soldati preso coraggio durante tutta la notte, esposero Gesù a mille insulti e strapazzi, e giunsero fino a bendargli gi' occhi, e percuoterlo in faccia dicendo: « Indovina chi ti hai battuto. » Fu altresì in casa di Caifasso che Pietro per timore di essere anch' egli sottoposto alla sentenza del suo maestro lo negò tre volte, asserendo di nemmeno conoscerlo. Ma udito il gallo per ben due volte a cantare, rammentossi di quanto gli aveva detto il Redentore, ed in seguito ad un amoroso sguardo di lui si pentì di cuore, e subito uscito pianse amaramente il suo peccato.

            Al mattino Giuda avendo inteso che Gesù era stato dichiarato reo di morte andò da' principi della Sinagoga, {193 [193]} e presentando il danaro che da loro aveva. ricevuto disse. « Ho peccato tradendo il sangue di un giusto ». A cui essi risposero: « Che c' importa? pensaci tu. » Onde egli io voce di:pentirsi gettò i danari nel tempio e fuggendo disperatamente, andò ad appiccarsi ad un capestro e spaccatoglisi il ventre, le sue viscere si sparsero fino a terra.

            D. Come Pilato trattò Gesù?

            R. Benchè Caifasso avesse profferto sentenza di morte contro di Gesù, tuttavia essendo la nazione giudaica ridotta in provincia Romana non poteva eseguirsi se non fosse confermata da Ponzio Pilato posto da' Romani Governactore della Giudea. Condotto pertanto dinanzi a lui, fu dagli Ebrei accusato perchè sollevava il popolo, impediva di pagare i tributi all' Imperatore Cesare, e pretendeva essere il Re degli Ebrei. Pilato lo prese in disparte, e dissegli: « Sei tu il Re de'Giudei? » Gesù rispose di sì, soggiungendo subito:«Il mio regno non è di questo mondo.» Pilato replicò: « Dunque tu sei Re? E Gesù: Appunto come hai detto. Io sono venuto al mondo per rendere testimonianza alla verità » Pilato gli dimandò: che cosa {194 [194]} è la verità? a Senza però attendere la risposta significò agli accusatori che non trovava io lui verun motivo di condannarlo. a morte. Per la qual cosa lo mandò al Re Erode Antipa, il quale desiderava di vederlo, sperando che alla sua presenza operasse qualche miracolo. Ma alle varie interrogazioni Gesù non mai rispose. Percìò Erode lo disprezzò, e qual pazzo fattolo vestire di bianco, lo rimandò a Pilato. Frattanto le torbe insistevano che Gesù fosse condannato a morte, e quegli conoscendolo innocente lo presentò al popolo con un assassino appellato Barabba. A siffatto confronto propose quale de' due salvar volessero, essendo costume in tempo di Pasqua dare la libertà ad un reo di morte. Mercè questo divisamento pensava Pilato che avrebbero preferto Gesù, ma il popolo stimolato da' Sacerdoti e da' Farisei schiamazzando chiese Barabba. Allora Pilato disse: « Che farò dunque di Gesù Nazzareno..» Da ogni banda si esclamò: sia crocifisso, sia crocifisso.

            Pilato immaginandosi che il flagellarlo dovesse appagare i feroci nemici di lui lo diede nelle loro mani.

            D. A quali strazi; fu sottoposto il Salvatore?

            R. Consegnato nelle mani de' soldati lo spogliarono delle {195 [195]} vesti, e tanto lo flagellarono, che il suo corpo formava una sola piaga. Per ischernirlo poi come Re, lo vestirono di uno straccio di porpora, e fatta una corona di pungentissime spine gliela conficcarono sul capo dandogli per'iscettro una canna, ed inginocchiandoglisi d'avanti dicevano: « Dio ti salvi, o re de'Gindei. » Dopo fu ricondotto a Pilato, il quale ne rimase commosso, e salito su una loggia, mostrollo al popolo dicendo: « Ecce Homo: Ecco l'uomo. » Ma i Giudei lungi dall'averne pietà gridarono più furiosi: « Crocifiggilo, crocifiggilo. » Alle quali istanze Pilato soggiunse: « Volete che io crocifigga il vostro Re? » Avendo essi risposto: Noi non abbiamo altro re che Cesare, egli replicò: Prendetelo adunque voi, io non trovo in lui colpa alcuna: Coloro vieppiù schiamazzando ripigliarono: » Secondo la nostra legge deve morire. Se tu lo liberi sei nemico di Cesare, perchè costui facendosi re si ribella a Cesare. « Pilato vedendo non poterlo in verun modo liberare, anzi crescere il tumulto, fecesi portar dell'acqua, e in presenza di tutto il popolo si lavò le mani facendo la seguente protesta: lo sono innocente del sangue di questo giusto. Pensateci voi.» Tutto il popolo accecato nel suo furore a guisa di frenetico gridò « li sangue di costui cada sopra di noi, e sopra de' figliuoli nostri. » Gli esecutori della sentenza quando ebbero Gesù nelle mani dopo avergli fatto. patire ogni sorta di strazi. lo rivestirono de' suoi abiti, e gli posero sulle spalle una croce.

            Quindi usciti della città s'incamminarono alla volta del monte Calvario per crocifiggerlo. In questo doloroso viaggio Gesù sfinito di forze sia per mancanza di nutrimento, come per tanto sangue sparso cadde più volte sotto la croce. Onde i carnefici temendo che morisse per istrada obbligarono un'uomo di Cirene nominato Simone ad aiutarlo nel portare la croce. Presso il Calvario incontrò alcune pie donne, le quali per vederlo così innocentemente condannato a morte inconsolabili piangevano. A cui Gesù disse: «'Non doletevi di me, ma piangete per voi, e per li vostri figliuoli, perchè verranno giorni in cui si dirà Beate le madri che non hanno prole: Oh! monti, oh {196 [196]} colli cadete sopra di noi, e copriteci. » Colle quali parole Gesù accennava le terribili sventure che provarono poscia gli Ebrei nella rovina di Gerusalemme.

            D. Riferite la morte del Salvatore

            R. Gesù giunto sul Calvario venne spogliato nudo, disteso sopra la croce, confitto ad essa con chiodi alle mani, ed a' piedi, ed elevato fra due ladroni con lui crocifissi. Mentre così addolorato pendeva fu nelle più vituperevoli maniere insultato, deriso, bestemmiato. Sebbene egli qual Dio Onnipotente avesse potuto con una sol parola sterminarli tutti dalla terra, non fece altro che rivolgersi al suo Eterno Padre con queste parole « Padre, perdona loro, perchè non sanno quello che si facciano. » Uno de' due ladroni bestemmiava anch'egli contro di Gesù; ma l'altro lo riprendeva dicendo: « Anche tu non temi Iddio? Noi riceviamo giustamente la pena de' nostri misfatti, ma questi è innocente. » E pentito de' suoi peccati diceva a Gesù: « Signore, ricordati di me quando sarai nel tuo regno. » La sua fede il fece santo. Infatti gli fu dal Redentore risposto: « Oggi tu sarai meco in Paradiso. » {197 [197]}

            Erano vicino alla croce Maria madre di Gesù, Maria Maddalena, Maria figliuola di Cleofe e l'Apostolo s. Giovanni. Gesù rimirando sua madre le disse: « Donna ecco il tuo figlio. » Indi rivolto a Giovanni: « Ecco la tua madre. » Da quel punto Giovanni la tenne sempre in luogo di madre.

            Intanto dal mezzodì fino alle tre ore si oscurò il sole, e le tenebre coprirono tutta la terra. All'ora nona avendo Gesù detto: « ho sete, » uno degli astanti messa una spugna sopra un bastone la bagnò nell'aceto, e gliel' appressò alle labbra. Finalmente Gesù gridò ad alta voce: « Il tutto è consumato; » e proferendo queste parole « Signore nelle tue mani raccomando il mio spirito » piegò il capo, e spirò. {198 [198]}

 

 

Capo IX. Osservazione. Miracoli seguiti alla morte di Gesù. Viene deposto dalla Croce. E chioso nel sepolcro. Risorge nel terzo giorno. Comparisce alla Maddalena e a due discepoli in Emaus.

 

            D. Quali osservazioni fate sulla passione di Gesù?

            R. Fra le molte virtù che egli fece luminosamente risplendere nella sua passione fu segnalata la sua costanza, con cui soffrì tanti dolori senza proferir parola di risentimento, o di lamento, e più ancora l'amore che dimostrò per li peccatori. Giuda lo tradisce, non ostante egli lo accoglie come amico. Pietro lo nega, ed egli con uno sguardo amoroso lo fa ravvedere. E battuto orribilmente, è fatto una sola piaga, egli tace. 1 carnefici lo inchiodano sopra una croce, lo insultano, lo bestemmiano, ed ci prega il suo Celeste Padre che loro perdoni. Spasimando in croce un assassino gli dimanda perdono, subito gli promette il Paradiso. Carità fu questa che non può essere se non di un Dio, e che animar deve tutti i Cristiani a patire per lui, e perdonare generosamente agli offensori. {199 [199]}

            D. Quali miracoli seguirono ulta morte del Salvatore?

            R. Tutta la natura parve commossa alla morte dei suo creatore. Oltre le tenebre che coprirono tutta la terra, il velo del tempio (ovvero la cortina che tramezza l' altar maggiore dal resto del tempio) squarciossi, tremò la terra, 'si spaccarono i macigni, aprironsi li sepolcri, più morti risuscitarono. I soldati scossi dallo spavento e compresi dal dolore andavano esclamando: « Questi era veramente giusto, era figliuolo d'Iddio.» Alla vista di tali prodigi tutti que' che eransi trovati presenti allo spettacolo, ritornavano battendosi il petto per rincrescimento.

            D. Come venne Gesù deposto dalla croce?

            R. Siccome la legge degli Ebrei non permetteva che in giorno di sabbato si lasciassero in croce corpi morti, così andarono da Pilato affinchè facesse spezzare le gambe a' crocifissi, onde più presto morissero. Ciò eseguirono riguardo a' ladri che ancor vivevano, ma Gesù, perchè morto, fu con una lancia trafitto nel costato, da cui uscì sangue ed acqua.

            Allora Giuseppe di Arimatea discepolo segreto di Gesù si presentò coraggiosamente a Pilato per chiedere il corpo e seppellirlo. Pilato stupì che già fosse morto, e condiscese alla richiesta.

            Laonde quegli coll'aiuto di Nicodemo altro discepolo segreto lo calò giù dalla croce, lo unse, lo imbalsamò, lo avvolse in un lenzuolo[17], il pose in un suo sepolcro nuovo scavato nel sasso, in cui niuno ancora era stato riposto, e chiusa la bocca del monumento con una grossa pietra se ne partì. Alcune donne, fra cui la Maddalena, osservarono bene dove lo avevano riposto, e se ne andarono anch' esse.

            I Sacerdoti ed i Farisei ricordatisi che Gesù vivendo aveva detto, che tre giorni dopo morte risusciterebbe, si recarono da Pilato affinchè facesse diligentemente guardare il sepolcro. Pilato loro disse: « Avete de' soldati, {200 [200]} fatelo custodire a vostro talento. Pertanto andarono, e suggellarono la pietra, avendovi poste guardie sicchè niuno potesse togliere il corpo di Gesù con dire che era risuscitato.

            Ma Gesù era Dio Onnipotente, padrone della vita, e della morte, perciò poteva risorgere quando voleva, e rendere vani tutti gli artifizi degli uomini.

            D. Quando risuscitò?

            R. Stette Gesù tre dì nel sepolcro. Alla mattina del terzo giorno, domenica di Pasqua, sentissi un gran terremoto. Scossa da un Angelo la pietra, si aprì il sepolcro, il Salvatore risorse glorioso col volto più risplendente di un lampo, e colle vesti più bianche della neve. Con lui risuscitarono parecchi corpi, i quali apparvero a molte persone in Gerusalemme. I soldati che facevano la guardia atterriti caddero come morti, indi presa la fuga riferirono a'sacerdoti quanto avevano veduto.

            Questi studiarono di corromperli con danaro a fine spacciassero che mentre dormivano era stato il corpo di Gesù rubato da''Discepoli. Pazzìa dell'ostinatezza ebraica! Se dormivano come poterono vedere? Se vegliavano, perchè non ostarono? {201 [201]}

            Le tre donne Maria Maddalena, Maria' madre di Giacomo, e Salume venute per tempo al sepolcro lo videro aperto.

            La prima corse a darne nuova a' Discepoli, e le altre entrarono nel monumento. Mentre guardavano qua e là dove fosse, due Angioli in abito risplendente dissero: «Non temete, voi cercate Gesù Nazareno il quale fu crocifisso; non è più quì, è risuscitato. Andate tosto a' Discepoli, e partecipatene a Pietro il risorgimento. » Elle prestamente uscirono, e con grande allegrezza corsero ad annunziare agli Apostoli quanto avevano veduto, e udito.

            D. A chi primieramente apparve Gesù dopo la risurrezione?

            R. La Maddalena quando ebbe palesato agli Apostoli non trovarsi più il corpo di Gesù nel sepolcro,.ivi tornava piangendo al buio di ciò che era avvenuto. Inchinatasi per riguardar. entro al sepolcro vide anch'essa i due Angioli, i quali dissero: « Donna, perchè piangi? » A cui ella rispose. « Perché hanno tolto il miò Signore, non so dove lo abbiano posto. » Detto questo si voltò indietro e vide Gesù senza conoscerlo, perchè aveva la forma di ortolano, il quale così parlò: « Donna, perchè piangi? Chi cerchi? » Ella pensandosi che fosse l’ ortolano di quel giardino, rispose, che cercava Gesù, e che se egli lo avesse tolto lo pregava a restituirlo. Gesù allora la chiamò per nome « Maria! » A quella parola il riconobbe e piena di stupore esclamò: « Maestro! » Quindi prostrossi per baciargli i piedi. Gesù le comandò, che andasse a darne avviso agli Apostoli. Mentre Maria Maddalena faceva strada Gesù apparve anche alle altre donne, e loro disse: « Iddio vi salvi. » Elleno tosto lo riconobbero, e dopo di averlo adorato andarono a Gerusalemme per raccontare tutto agli Apostoli.

            D. Come Gesù si manifestò a' Discepoli per la strada di Emaus?

            R. Sulla sera del giorno stesso Gesù apparve pure a due discepoli che andavano nel castello di Emaus, e si accompagnò con loro in sembianza di viaggiatore. Egli nel sentire i loro tristi discorsi dimandò di chi parlassero, e {202 [202]} perchè fossero cosi afflitti. Uno di essi rispose: « sei tanto forestiere da non sapere quanto sia avvenuto in questi giorni? » E gli raccontarono come Gesù Nazareno era stato condannato a morte e crocifisso. » Noi speravamo, diceva, che fosse per salvare Israele, ma oggi è il terzo dì che sono avvenute queste cose. Però alcune donne hanno detto che egli è risuscitato. Allora Gesù: O stolti, e tardi di cuore a credere cose tutte predette dai profeti! E spiegando loro le sacre scritture dimostrò come era stato predetto che Gesù doveva patire prima di entrare nella sua gloria.

            Vicini al castello Gesù diede ad intendere che voleva andare altrove, ed essi gli fecero istanza onde rimanesse con loro perchè facevasi notte. Egli acconsentì, e quando furono a tavola prese del pane, lo benedisse, lo ruppe, e ad essi lo distribuì. Nel quale atto si aprirono i loro occhi, e lo riconobbero. Ma egli immantinente scomparve.

 

 

Capo X. Gesù si manifesta agli Apostoli, e a' discepoli congregati. Costituisce s. Pietro Capo della Chiesa. Ultime sue parole e sua ascensione al Cielo.

 

            D. In qual modo Gesù si manifestò agli Apostoli?

            R. Gli Apostoli avevano inteso da molti che Gesù era {203 [203]} risorto, ma non lo avevano ancor veduto, e pieni di paura colle 'porte chiuse stavano discorrendo di lui cogli altri discepoli, quando ad un tratto si trovano Gesù in mezzo a loro dicendo: «La pace sia con voi. Sono io, non temete. » Eglino però intimoriti pensavano di vedere un fantasma. Onde per assicurarli Gesù soggiunse: «Perchè vi turbate, e dubitate ancora? Miratele mie mani, i miei piedi, toccate, e vedete che ho carne ed ossa, il che non hanno i Fantasmi. Avete qualche cosa da mangiare? » Gli porsero una parte di pesce, ed un favo di miele che mangiò alla loro presenza, indi presi gli avanzi, li diede ad essi, poscia disse: « Come il padre celeste mandò me, così io mandò voi. Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chili riterrete, saranno ritenuti.» Colle quali parole parlava del Sacramento della confessione in cui ci vengono rimessi i peccati.

            Tommaso non erasi trovato presente, e non poteva credere ciò, che gli altri Apostoli raccontarono.

            Ma otto giorni dopo essendo i discepoli in casa, e con essi Tommaso, apparì di nuovo Gesù in mezzo a loro, e a lui rivolto disse: « Metti il tuo dito nelle ferite delle mie mani, poni la tua mano nel mio costato, e non essere più incredulo. »

            D. Come Gesù si manifestò agli Apostoli vicino al mare di Tiberiade?

            R. Più volte Gesù apparì agli Apostoli dopo la sua risurrezione. Un giorno Pietro, Tommaso, Bartolomeo, Giacomo, e Gioanni con altri due discepoli andarono a pescare alle rive del mare di Tiberiade. Entrati nella navicella si affaticarono tutta la notte, e non'presero niente. Fattosi giorno Gesù comparve sulla riva, e dimandò, se avevano alcun pesce da mangiare; e rispostogli di no, soggiunse; gittate la rete a destra, e ne troverete. Così fecero, e si trovarono centocinquanta pesci così grossi, che le reti etano per isquarciarsi. Gioanni allora disse a Pietro: » E il Signore. » A quelle parole Pietro si gettò in mare a nuoto, onde giugnere più presto a lui. Quando furono tutti a terra trovarono del pesce sovra le {204 [204]} bragie e del pane con cui il Signore aveva loro preparato da mangiare.

            D. Da chi Pietro fa costituito Capo della Chiesa?

            R. Già più volte Gesù aveva manifestato che stabiliva Pietro per capo della sua chiesa coi dirgli: » lo ti darà le' chiavi del regno de'Cieli: tu sei Pietro, e su questa pietra (sulla tua persona) fabbricherò la mia Chiesa, contro di cui non prevarranno le porte dell'Inferno.

            Tale potestà venne confermata dopo la suddetta pesca miracolosa allorchè avendo Gesù detto a Pietro: « Simone mi ami tu? » gli rispose: « tu lo sai quanto io ti amo » e Gesù: « pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle. » Con queste parole voleva significare che Cristo dava a lui, e a tutti i suoi successori la piena. e somma podestà intorno a tutte quelle cose che riguardano al bene spirituale de' fedeli cristiani.

            D. Quali circostanze accompagnarono l'ascensione di Gesù Cristo?

            R. Avvicinandosi il tempo che il nostro Salvatore doveva salire al cielo, e andare al possesso di quella gloria {205 [205]} con tanti patimenti meritata, si affrettava altresì di confermare gli Apostoli e gli altri Discepoli nelle verità della fede. Apparì un giorno a quelli radunati in numero di oltre cinquecento, e come fu in mezzo loro disse: «a me fu data ogni podestà in cielo, ed in terra. Andate adunque, ammaestrate tutte le genti battenzandole nel nome del Padre, e del Figliuolo, e dello Spirito Santo, insegnate loro quanto avete da me imparato. Io sarò con voi sino alla Boe del mondo.» La stessa cosa ripetè altra volta dicendo specialmente agli Apostoli, che andassero a predicare il Vangelo a tutte le creature annunziando a tutti la penitenza, e la rimessione de'peccati, indi soggiunse: n chi crederà, e sarà battezzato, sarà salvo, e chi non crederà, sarà condannato. » Poscia promise che avrebbe mandato sovra di essi lo Spirito Santo, avvertendoli a non dipartirsi da Gerusalemme prima che lo avessero ricevuto. Ciò detto li condusse sulla sommità del monte degli ulivi. Colà stese le mani, li benedisse, e mentre li benediceva sollevavasi visibilmente in alto, finchè una nube luminosa lo circondò, e lo tolse a'loro sguardi. Stavano ancora cogli occhi fissi all' insù quando apparirono due Angioli i quali dissero: « che state qui rimirando in cielo? quello stesso Gesù che ora avete veduto salirvi tale ritornerà un giorno sulle nuvole pieno di maestà, e alludevano alla seconda venuta di Cristo nel giorno del giudicio universale.

            Così ascese al cielo Gesù Cristo l’ anno 33 di stia vita, quaranta giorni dalla stia risurrezione, l’ anno del mondo 4033. Egli deputò s. Pietro per governare la stia Chiesa, e da questo punto prende cominciamento la Storia Ecclesiastica. {206 [206]}

 

 

Indice

Prefazione

 Pag. 5

Notizie preliminari

 9

 

 

Epoca PRIMA.

Dalla creazione del mondo fino al diluvio,

l'anno 1636, racchiude 1656 anni.

Capo I. Iddio crea il mondo in sei giorni. Adamo ed Eva nel paradiso terrestre. Loro disubbidienza. Loro gastigo

 13

Capo II. Caino e Abele figliuoli di Adamo. Caino uccide Abele. Suo gastigo. Suoi discendenti. Morte di Adamo e di Eva

 16

Capo III. Set figliuolo di Adamo. Sua posterità. Pessime conseguenze del mescolamento della posterità di Caino con quella di Set. Noè giusto. Dio gli comanda di fabbricarsi l'arca per l'imminente diluvio. Sua preservazione

 17

 

 

Epoca SECONDA.

Dal diluvio l'anno 1656 fino alla vocazione di

Abramo l'anno 2083 comprende ceni 427.

Capo I. Noè colla sua famiglia entra nell'arca. Diluvio universale. L'arca galleggia sulle onde.' Fine dei diluvio. Noè esce dell'arca colla famiglia. Ringrazia il Signore. Altre sue azioni. Sua morte

 20

Capo II. Moltiplicazione della posterità di Noè. Torre di ` Babele. Sue particolarità. Origine del nome degli Ebrei. Nascita di Abramo. Stato della religione

 23{207 [207]}

 

 

Epoca TERZA.

Dalla vocazione di Abramo l' anno 2083 fino all' uscita

degli Ebrei dall' Egillo l’ anno 2513 comprende 430 anni.

Capo I. Chiamata di Abramo. Va nell' Egitto. Si separa da Lot. Libera Lot da' nemici. Usa ospitalità a tre angeli. Incendio della Pentapoli. Lot salvato. Sua moglie mutata in istatua di sale.

 Pag.  25

Capo II. Nascita d' Isacco. Ilio comanda che questi gli sia sacrificato. Sposa Rebecca. Nascita di Esaù e di Giacobbe. Abramo muore. Isacco va in Gerara

 29

Capo III. Esaù vende il diritto di primogenitura a Giacobbe. Funeste conseguenze di questa vendita Giacobbe fugge. Scala di Giacobbe. È ricevuto in casa dello zio Labano. Carico di ricchezze si parte a sua insaputa. Lotta con un angelo. Si riconcilia con Esaù. Fatto di Dina. Giunge a casa. Fa le esequie al padre

 31

Capo IV. Figliuoli di Giacobbe. Giuseppe più amato dal padre perchè più virtuoso. Suoi sogni. E invidiato da' suoi fratelli, i quali cospirano di ucciderlo. Il calano in una cisterna. Lo vendono per venti monete a mercanti che lo conducono in Egitto. Vien calunniato e messo in prigione

 36

Capo V. Giuseppe spiega i sogni del coppiere e del capo panattiere. E liberato dalla prigiono. Spiega i sogni del Re. Vien fatto Vicerè d'Egitto. Grave carestia. Giacobbe manda i figli in Egitto per frumento

 39

Capo VI. Giuseppe accoglie i suoi fratelli, che mette in prigione. Li manda a casa, ritenuto solo Simeone. Ritornano con Beniamino. Giuseppe li tratta lautemente. Li fa inseguire. Si lascia conoscere

 42

Capo VII. Giacobbe riceve la nuova che Giuseppe è ancor vivo. Va nell' Egitto. Incontra Giuseppe. È presentato a Faraone. Morte di Giacobbe. Morte di Giuseppe.

{208 [208]}

Capo VIII. Giobbe. Vien privato di tutte le sue ricchezze. E ridotto a giacere sopra un letamaio. Sua pazienza eroica. Iddio lo ricompensa. Stia santa morte.

 Pag. 49

Capo IX. Gli Ebrei oppressi. Nascita di Mosè. E adottato dalla figliuola di Faraone. Fugge in Madian. Dio lo manda a liberare il suo popolo

 51

Capo X. Mosè ed Aronne accolti dal loro popolo. Si presentano a Faraone. Piaghe d'Egitto. Instituzione della Pasqua: Morte de' primogeniti Egiziani. Il popolo Ebreo lasciato in libertà. Osservazioni

 55

 

 

Epoca QUARTA.

Dall' uscita de ali Ebrei dall'Egitto l'anno 2513 sino

alla fondazione del Tempio di Salomone l'anno 2993.

Capo I. Gli Ebrei guidati da una prodigiosa nube vanno ad accamparsi alle spiaggie del Mar Rosso. Faraone li insegne. Gli Ebrei passano il mare a piedi asciutti. Faraone sommerso coll'esercito. Miracoli nel deserto. Acque amare raddolcite. La Manna. Maravigliosa vittoria degli Ebrei sogli Amaleciti

 58

Capo II. Iddio dà la legge a Mosè. Il vitello d'oro. Il Tabernacolo. Arca dell' alleanza. Nuove mormorazioni dei popolo. Gastigo del fuoco, Sepolcri della concupiscenza. Esploratori della terra promessa. Ultime azioni di Mosè. Sua morte

 62

Capo III. Entrata degli Ebrei nella terra promessa. Cessazione della Manna. Caduta di Gerico. Si ferma il sole. Conquista e divisione della terra promessa. Giosuè muore

 67

Capo IV. Vicende degli Ebrei sotto i Giudici. Fine miserabile di Sisara. Gedeone. Sue vittorie. Sua morte. Abimelecco

 71

Capo V. Sansone. Stia forza straordinaria. Sbrana un leone. Flagella i Filistei. E tradito da Dalila. Sua morte. Rut

 74

CAPO. VI. I figliuoli di Eli malvagi. Samuele virtuoso. Gastigo di Ofni e Finees. Saulle primo re d' Israele. Sua infedeltà

 77

Capo VII. Davidde consacrato Re. Suona l'arpa nella {209 [209]} Reggiadi Saulle. Incontra amicizia con Gionata: Vince il gigante Golia Saulle geloso. Sua fine infelice

 Pag. 80

Capo VIII. Davidde piange la morte di Saulle. Sue vittorie. Ribellamento di Assalonne. Pestilenza in Israele. Santa morte di Davidde

 85

Capo IX. Salomone ottiene da Dio il dono d'ella sapienza. Giudizio di Salomone. Si prepara per la fabbrica del tempio

 88

 

 

Epoca QUINTA.

Dalla fondazione del tempio di Salomone l'anno

del mondo 2993 fino al passaggio degli Ebrei in

Babilonia l'anno 3416 racchiude anni 423.

Capo I. Edificazione del tempio. Solenne dedicazione del medesimo. La regina di Saba. Fine infelice di Salomone

 90

Capo II. Osservazione. Roboamo succede a Salomone. li governo del popolo è diviso in regno di Giuda e d'Israele. Fine di Roboamo e di Geroboamo.

92

Capo III. Acabbo è ripreso da Elia che predice una siccità di tre anni. Elia pasciuto da' Corvi Sue maraviglie in Sarepta. Distrugge l'idolo di Baal. Ottiene dal Signore la pioggia

94

Capo IV. Elia fugge lo sdegna di Gezabele. Acabbo usurpa la vigna di Nabot. Fine di Acabbo, di Gezabele e di tutta la sua stirpe

97

Capo V. Elia predice la morte ad Ocozia. È rapito in Cielo. Principi di Eliseo. Suoi miracoli in Suna, Naaman, Siro

99

Capo VI. Eliseo conduce in Samaria i soldati di Benadad acciecati. Predice improvvisa abbondanza e la morte di Benadad. Ultime azioni di Eliseo. Giona Profeta

103

Capo VII. Fine dei regno d' Israele. Virtù di Tobia. Sue tribulazioni. Sua santa morte

107

Capo VIII. Cenno sui Re di Giuda, Abia, Asa, Giosafatte, Gioramo, Ocozia, Gioas, Amasia, Ozia, Gioata, Acaz, Ezechia. Gastigo del Bestemmiatore Sennacheribbo. Placida morte di Ezechia.

111 {210 [210]}

Capo IX. Empietà di Manasse e sua conversione. Amone empio. Pietà di Giosia. Geconia. Passaggio degli Ebrei in Babilonia

Pag.  116

 

 

Epoca SESTA.

Dal totale passaggio degli Ebrei in Babilonia l'anno

del mondo 3416 sino alla nascita del Salvatore

l’ anno del mondo 4000 racchiude anni 584.

Capo I. Osservazione. Daniele alla corte di Nabucodonosor. Libera dalla morte Susanna. Interpreta due sogni a Nabucodonosor. I tre fanciulli nella fornace

122

Capo II. Convito sacrilego di Baldassare e sua morte. Daniele nella fossa de' leoni. Distrugge l’idolo di Bel. Uccide un drago, per cui è di nuovo messo nella fossa de'leoni, ne è sano e salvo liberato

129

Capo III. Ester libera la nazione sua da grande persecuzione. Fine della schiavitù di Babilonia. Riedificazione del tempio e di Gerusalemme. Stato degli Ebrei. Alessandro il grande in Gerusalemme

133

Capo IV. Eliodoro punito nel tempio. Crudeltà di Antioco. Morte di Eleazzaro. Martirio de' Macabei

138

Capo V. Matatia e i suoi figliuoli. Principi di Giuda Macabeo. Vince Nicanore e Lísia. Purifica il tempio di Gerusalemme

143

Capo VI. Giuda visibilmente protetto da Dio. 'Terribile morte di Antioco. Altre vittorie di Giuda. Coraggio di Eleazzaro. Sconfitta di Nicanore. Giuda muore in battaglia

146

Capo VII. Vicende del popolo Ebreo dopo la morte di Giuda. Gionata gli succede. Sue imprese. Sua morte. Simone procura pace alla Giudea

150

Capo VIII. Assassinio di Simone. Suoi successori fino ad Erode

153

 

 

Epoca SETTIMA.

Dalla nascita di Gesù Cristo l'anno del mondo 4000

fino alla sua Ascensione al cielo l’ anno 4033

di Cristo 33.

Capo I. Stato dell' Uomo avanti la nascita del Redentore. Maria e s. Giuseppe. Nascita di Cristo {211 [211]} in Betlemme. É visitato da' Magi. Sua presentazione al Tempio

Pag.157

Capo II. Strage degl' innocenti. Trista morte di Erode. Foga di Gesù nell'Egitto e suo ritorno. Gesù disputa co' Dottori

162

Capo III. Principi di s. Giovanni Battista. Battesimo di Gesù Cristo. Sue tentazioni nel deserto. Cangia l'acqua in vino. Martirio di s. Giovanni. Gesù scaccia i negozianti dal tempio. Elezione degli Apostoli

164

Capo IV. Beatitudini evangeliche. Gesù riprende i Farisei. Parla dei giudicio universale. Riceve la Maddalena. Dimostra speciale affezione per li fanciulli

169

Capo V. Parabola della pecora smarrita. Del figliuol prodigo. Delle dieci vergini. Del ricco Epulone

174

Capo VI. Gesù risuscita la figlia di Giairo e il figliuolo di una vedova. Nel deserto moltiplica pane. Fa varie guarigioni. Lazzaro ritorna in vita

179

Capo VII. Gesù predice la stia passione. Concilio de'Farisei. Entra trionfante in Gerusalemme. Celebra la Pasqua cogli Apostoli. Instituisce l'Eucaristia. Predice la negazione di Pietro e la venuta dello Spirito Santo

186

Capo VIII. Gesù nell'orto di Getsemani. Viene strascinato in casa di Caifasso. E crudelmente flagellato in casa di Pilato. Viene coronato di spine. Condannato a morte. Spira in croce

191

Capo IX. Osservazione. Miracoli seguiti alla morte di Gesù. Viene deposto dalla Croce. E chiuso nel sepolcro. Risorge nel terzo giorno Comparisce alla Maddalena e a dite discepoli in Emaus.

199

Capo X. Gesù si manifesta agli Apostoli, e a'discepoli congregati Costituisce s. Pietro capo della Chiesa. Ultime sue parole e stia Ascènsione al Cielo

 203

 



[1] Sac. Fecia nell'Educatore Primario, Prog

[2] V. Varrelli Educat. Prim. Vol. C p. 406.

[3] Questi fu il Divin Salvatore, il quale vincendo tutte le potenze infernali ci riacquistò il Paradiso. Grande bontà d'Iddio! l' uomo pecca, si merita la morte, e tosto Dio gli promette la vita per mezzo di un Salvatore. Per animare l'uomo alla speranza di questo futuro Redentore ne rinnovò più volte la promessa.

[4] Il cubito vale circa un piede e mezzo; sicchè l'arca aveva sessanta trabucchi di larghezza (circa 173 metri) undici di larghezza ( 32 112) C sei di altezza ( 17 172)

[5] Sul detto monte nell'Armenia vicino alla città d' Erivan dicesi che ancora oggi di si vedono degli avanzi dell'arca di,Noè. La sommità però di questo monte è quasi inaccessibile (Calmet ).

[6] Per mezzo del divin Salvatore discendente dalla stirpe di Abramo.

[7] La paterna benedizione faceva si, che in certo qual modo il figlio venisse annoverato nel catalogo de' progenitori di Gesu Cristo.

[8] Per questo motivo gli Ebrei non si cibano di nervo

[9] Questo vuol dire, che il dominio sovrano durerebbe nella tribù di Giuda fino alla venuta del Messia. Cosi avvenne. Questo dominio cominciò in Davide appunto della tribù di Giuda e si estinse allorché trentun anno prima della nascita di G. C. Erode di nascita straniero prese il comando degli Ebrei.

[10] Faraone è nome generico equivalente appo noi a re o a principe.

[11] Questo editto fu emanato nel 3486 nel qual anno terminarono i settant'anni di schiavitú predetti da Geremia e cominciati 3416

[12] Questo tratto di storia non é registrato ne'libri sacri, ma si legge nelle opere di Giuseppe Flavio dotto storico Ebreo.

[13] La storia del popolo Ebreo dalla morte di Simone Macabeo sino alla venuta di Gesù Cristo non essendo più stata registrata ne' libri sacri, così il rapido cenno che ora si dà di quel tempo per collegare i falli dell'antico con quelli del nuovo Testamento non si è ricavalo dalle Sacre Scritture, ama da altri autori e soprattutto da Giuseppe Flavio.

[14] S. Gio Dam

[15] Antiq. lib 17, cap. 8.

[16] A' tempi del Salvatore erano quattro le sette che specialmente dominavano tra' Giudei r una de' Saducei, così detti da Sadoc, eli citi dicevansi seguaci, i quali negavano l'immortalita dell'anima, la risurrezione dei morti) l'esistenza degli spiriti, e stolte altre verità. L'altra de' Farisei, i quali facevano consistere tutta la loro pietà nel diportamento esterno, riputando per nulla ogni sorta di nequizia, purché si commettesse in segreto. Una parte degli Ebrei d'oggidi segue ancora le massime de' Farisei.

Gli Scribi erano incaricati di scrivere la legge, interpretarla e spiegarla al popolo. In maggior parte erano Farisei.

Vi erano altresì gli Erodiani, i quali pensavano che Erode fosse il Messia. L'ultima era quella degli Esseni, i quali praticavano parecchie virtù; ma negavano la risurrezione de' corpi.

[17] Questo lenzuolo in seguito a molti prodigiosi avvenimenti conservasi ancora presentemente nella Cappella propria nella Metropolitana di Torino.




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