( Dal Cesari ).

 Ma fu l' ultimo dei Papi che desse avviso di sua elezione al principe, {20 [20]} e fu il primo che insorgesse coraggiosamente contro le usurpazioni dei Cesari, togliendo loro ogni ingerenza nella elezione ed approvazione del Sommo Pontefice.

 La stessa croce avuta sino a quel tempo come segno dispregevole divenne il più glorioso ornamento del trono dei Cesari.

 Costoro si divisero le sollecitudini e le cure del governo delle Provincie soggette al loro padre adottivo, cioè a queill'imperatore che li aveva creati Cesari.

 Costanzo per evitare la guerra civile approvò i novelli Cesari; ma poco dopo esso essendo morto, le sue truppe si radunarono ed innalzarono al trono suo figlio Costantino il grande.

 Invece di intendersi con Costanzo Cloro, che doveva succedere a Massimiano, egli creò Cesari un generale di nome Severo ed un suo nipote di nome Massimino.

 Egli però fu 1'ultimo dei papi che desse di sua elezione avviso al principe, e fu il primo che insorgesse coraggiosamente contro le usurpazioni dei Cesari, togliendo loro ogni ingerenza nella elezione ed approvazione del Sommo Pontefice, e in altri affari di Chiesa.

 Così Vitellio senza alcun contrasto potè entrare trionfalmente in Roma e salire sul trono de' Cesari.

 Mentre l'Italia era bagnata di sangue cristiano, l'impero fu assalito dai barbari, e perturbato da sollevazioni di parecchi sudditi; perciò furono creati due Cesari, cioè due eredi dei due imperatori.

 Al senno politico esso accoppiava i talenti di gran capitano, e forse sarebbe riuscito a raffermare il vacillante trono dei Cesari, se Ricimero temendo di veder la sua gloria oscurata non lo avesse fatto mettere a morte.

 Così Vitellio senza contrasto potè entrare trionfalmente in Roma e salire sul trono de' Cesari.

 Mentre l'Italia era bagnata di sangue cristiano, l'impero fu assalito dai barbari, e perturbato da sollevazioni di parecchi sudditi; perciò furono creati due Cesari, cioè due luogotenenti ed eredi dei due imperatori.

 {122 [122]} Il governo di questi due Cesari unitamente a quello dei due imperatori suole denominarsi tetrarchia, ossia governo di quattro.

 Al senno politico egli accoppiava il valore di grande capitano, e forse sarebbe riuscito a raffermare il vacillante trono de' Cesari, se Ricimero, temendo di vedere la sua gloria oscurata, non lo avesse fatto perire.

 Ma l'uomo che sembrò dato dalla Provvidenza per riformare la lingua del nostro paese e portarla in fiore come era nel 300, fu il celebre Antonio Cesari.

 Si può dire che questo grande ingegno non sia vissuto che per questa lingua; componeva, traduceva, predicava, parlava, e, staremmo per dire, sognava nella lingua del 300! Per la qual cosa il Cesari meritò di essere annoverato fra i primi letterati.

 Esiste ancora in Verona presso una chiesa dedicata a san Filippo Neri un giardino di ricreazione ove il Cesari nei giorni festivi raccoglieva giovanetti quanti più poteva, e {455 [455]} dopo di averli fatti assistere alle sacre funzioni li tratteneva in piacevole ed onesta ricreazione.

 Cessava di vivere il' 13 ottobre 1828 in età d'anni 67, pochi giorni dopo la morte di Antonio Cesari.

 pio Antonio Cesari.

 Ben sa l'Apostolo, che a riescire nella santa impresa incontrar deve tali, e tante difficoltà da mettere lo sgomento nell'uomo il più ardito, più facondo, e più destro: ciò nondimeno appoggiato egli sulla parola {11 [435]} infallibile di Chi lo ha mandato, si mette all'opera intrepido, affronta pericoli, supera ostacoli, e colla efficacia della predicazione, e colla virtù dei miracoli giunge in breve a stabilire nella città dei Cesari la religione di Gesù crocifisso, e formare a santi costumi quei popoli da tanto tempo miseramente sepolti nel fango de' vizi.

 I tiranni che avevano preteso di ridurla al niente perdettero ogni speranza di poterla vincere, che anzi molti di loro prima di {92[250]} morire ebbero con dolore a veder assiso sul trono de' Cesari un Principe che inalberava lo stendardo della croce sul Campidoglio, e consacrava ogni sua potenza a rovina dell'idolatria.

 Quindi la gloriosa città dei Cesari divenne come un deserto, e nelle vie e nelle famose piazze dei Romani nasceva l'erba come ne'campi.

 Questa Religione doveva abbattere ogni umana potenza, dilatarsi per tutto il mondo, piantare la sua sede sul trono de' Cesari e durare in eterno.

 Questo è il primo esempio di due imperatori romani sul trono dei Cesari.

 Nella messa poi si legge un oremus che si traduce così: O Dio, che alla predicazione dell'Apostolo Paolo, risplendente divinamente una colonna di pietra, vi siete degnato di instruire i popoli di Reggio col lume della fede, concedeteci, ve ne preghiamo, che meritiamo di avere in cielo intercessore {125 [291]} colui che abbiamo avuto predicatore del Vangelo in terra (Cesari; att.

 Cesari e Tillemont) si recarono sul luogo per essere testimoni {158 [324]} di questo fatto, e ci assicurano che quelle tre fonti da loro vedute e gustate hanno un gusto come di latte.