Parola «Pecci» [ Frequenza = 45 ]

don bosco-il piu bel fiore del collegio apostolico ossia la elezione di leone xiii.html
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 Una commissione composta dei {54 [54]} Cardinali Pecci, Simeoni, Sacconi, Borromeo, Di Pietro e assistita dagli architetti Vespignani e Martinucci, fu destinata ad esaminare quale parte di quei grandiosi edifizi potesse in pochissimo tempo accomodarsi per accogliere ed ospitare quei numerosi personaggi per un tempo indeterminato.

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 Quell' uomo era il Camerlengo di S. Romana Chiesa, era il Cardinale Gioachino Pecci.

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 Fu appunto allora che taluno cominciò a dire che lo zelo, la scienza, la pietà del Cardinale Pecci avrebbero formato le doti di un gran Pontefice.

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 Ad uno svolto di scala, ecco, gli si dice, qui è il Card. Camerlengo, l' Eminentissimo Pecci.

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 Il Mercoledì 20, giorno dedicato a san Leone vescovo, poco dopo il meriggio venne accertato l' esito del terzo scrutinio, che, con 44 voti liberissimi, designava 1' Em. mo Cardinal Gioachino Pecci a sedere sulla Cattedra Suprema del Principe degli Apostoli.

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 Monsignor Martinucci, e gli altri Ceremonieri si affrettano ad abbassare i baldacchini sovrastanti ai troni di tutti i Cardinali, tranne quello segnato col numero nove, collocato a cornu Evangelii, occupato dal Cardinal Pecci.

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 Il Card. Pecci essendo eletto Papa, {68 [68]} la Chiesa Romana restava priva di Camerlengo.

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 Habemus Papam Eminentissimum et Reverendissimum DominumJoachim Pecci, qui sibi nomen imposuit Leonis XIII.".

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 Abbiamo Papa VEminentissimo e Reverendissimo Gioachino Pecci, che assunse il nome di Leone XIII.".

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 Qui Monsignor Lasagni annunziava ufficialmente, essere stato il Sommo Pontefice eletto nella persona dell' Em. mo Card. Gioachino Pecci, e l' eletto avere accettata l' altissima dignità, assumendo il nome di Leone XIII. Aggiungeva di più che Sua Santità, per ragioni di convenienza, aveva ordinato si mantenesse la clausura fino alle ore 4 pomeridiane; alla quale ora si sarebbe, colle richieste formalità, aperta la principale porta del Conclave, per dare accesso a Monsig.

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 Per questo motivo il Card. Pecci, che era Arcivescovo, fu soltanto coronato.

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 Furono i suoi genitori il conte Lodovico Pecci ed Anna Prosperi, che alla nobiltà del sangue congiunsero il corredo di ogni più eletta virtù.

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 Al raro talento di cui avevalo fornito Iddio congiungendo una vita morigerata e pia il giovane Pecci talmente si segnalò tra i suoi condiscepoli, che nell' anno 1828 riportò il premio dovuto al migliore.

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 Compiuto con grande profitto il corso di filosofia, il giovane Pecci ricco e adorno della doppia gemma della virtù e della scienza sentissi in fondo all'animo una segreta voce, che lo chiamava a servire Iddio e la Chiesa nel ministero sacerdotale.

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 Con tali idee adunque il nobile Pecci si applicò allo studio della scienza di Dio con ardore indicibile, e nei quattro anni che vi attese fece progressi mirabili.

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 Nei registri di detto Collegio, dove a sua lode si prese nota di così splendido trionfo, si leggono queste parole: Nella quale disputazione il giovane Vincenzo Pecci diede tale prova del suo ingegno da potersi argomentare a quale altezza egli sarebbe giunto.

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 Mentre studiava teologia, sebbene giovane assai, fu pregato di ripetere {104 [104]} filosofia agli alunni del Collegio Germanico; uffìzio questo, che richiedeva persona di eletto ingegno e di sodo sapere; ed il Pecci senza punto mancare ai suoi studi prediletti lo adempì con somma lode e con soddisfazione di tutti.

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 Due erano gli specchi di quella numerosa scolaresca: il duca Sisto Riario Sforza, e il conte Gioachino Pecci; il primo divenuto poscia Cardinale Arcivescovo di Napoli, ove nel settembre del 1877 morì in odore di santità; ed il secondo per la sua sapienza e virtù salì ora sul primo trono del mondo.

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 Entrato nell'Accademia dei nobili ecclesiastici il Chierico Pecci frequentò le scuole dell'Università Romana, ove studiò diritto canonico e civile.

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 {105 [105]} Finiti i sopradetti studi il Pecci venne insignito della laurea in ambo i diritti, e tal fama lasciò di sè, che Gregorio XVI venuto a conoscerne le rare doti della mente, e la bell'indole del cuore lo prese a stimare assai, ed a portargli grandissimo affetto.

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 Papa Gregorio, che da tenero padre bramava ardentemente di provvedere alla salute ed alla prosperità di quella parte dei sudditi suoi, ponderate attentamente le cose, vide che Monsignor Pecci, sebben giovane di soli 28 anni, possedeva le qualità necessarie per 1'ardua impresa.

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 A. queste burbanzose parole Monsignor Pecci pacatamente rispose: - Ci avete pensato bene? signor marchese - Certo che sì, monsignore - E a me invece pare di no, riprese il Delegato, poichè in questi affari la riflessione non è mai troppa.

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 In quest'ultima città ai 25 settembre del 1841 Monsignor Pecci ebbe l'onore di accogliere tra grandi festeggiamenti popolari l'augusto Pontefice, che viaggiava per visitare una parte dei suoi Stati.

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 Segno ben chiaro della saggia amministrazione di Monsignor Pecci, il quale otteneva sì ambito risultato non tanto col rigore della giustizia, quanto col ben educare e moralizzare il popolo, usando i mezzi che la Religione ha in pronto, e che suggerisce all'uopo.

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 Ormai non v'era più dubbio che ad una somma dottrina Monsignor Pecci non congiungesse una ben rara accortezza nel maneggio degli affari più difficili e delicati.

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 Quindi nel {113 [113]} Concistoro del 27 gennaio del 1843 lo creò Arcivescovo di Dannata in partibus infidelium, e lo destinò Nunzio Apostolico nel Belgio presso la corte di Leopoldo I. Il 19 del seguente febbraio Monsignor Pecci veniva consacrato in Roma dal Cardinale Luigi Lambruschini nella Chiesa di S. Lorenzo in Panisperna, e saliva così all'ordine episcopale, giovane di non ancora trentatrè anni.

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 Molte e preziose memorie Monsignor Pecci lasciò nel Belgio nei tre anni circa di sua Nunziatura; ed al suo apostolato pur si deve se in quel regno i Cattolici mostraronsi ognora ferventi nella religione e coraggiosi in ogni ben operare.

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 Il clima del Belgio non si confaceva colla fisica constituzione di Monsignor Pecci; perciò il Papa reso consapevole di sua cagionevole salute lo richiamò in Italia.

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 Nella sua lettera a Gregorio il re Leopoldo collaudava altamente il carattere, le virtù, i servigi di Monsignor Pecci, e supplicava Sua Santità a volergli ben presto accordare l'onore della Sacra Porpora.

  A113000224 

 La città di Perugia aveva perduto il suo Pastore; quindi tuttora memore del saggio governo di Monsignor Pecci già suo Delegato mandò in quei giorni una Deputazione di Notabili a Roma per ottenere da Sua Santità 1'onore di averlo per suo Vescovo.

  A113000225 

 Monsignor Pecci dopo aver preso parte in Roma al lutto della Chiesa per la perdita dell'illustre suo Capo visibile, e del proprio benefattore, dopo aver assistito alle feste di gioia fatte a Pio IX datogli per Successore, si decise di recarsi a prendere possesso della sua Chiesa.

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 Il Cardinale Pecci governò la Chiesa di Perugia per ben 32 anni, e in questo periodo di tempo la sua vita passò nell'esercizio di ogni più eletta virtù.

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 Quindi all'annunzio che il Cardinale Pecci era stato assunto al trono di s. Pietro, il clero di Perugia ne godette altamente; ma pel grande affetto che gli portava, non sapendosi rassegnare a non averlo più per suo particolar Pastore, domandò ed ottenne per sommo favore che egli da Papa continuasse tuttavia ad essere Vescovo di Perugia, e ne fu esaudito.

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 {120 [120]} Quindi prima e principal cura dell'Eminentissimo Pecci quella si fu di formarsi sacerdoti dotti e virtuosi, capaci a sostenere le battaglie del Signore, a difendere 1'onore della Chiesa, a promuovere efficacemente la salute delle anime.

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 Insomma il Cardinale Pecci fu per la sua diocesi il padre dei poveri, il consolatore degli afflitti, il sollievo di ogni miserabile; vero discepolo di quel Grande, che dal Vaticano come fonte inesausta versava per ogni dove le sue beneficenze.

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 Ecco il mezzo con cui 1'Eminentissimo {129 [129]} Pecci formò della sua Perugia come il modello delle diocesi; ecco ancora donde egli trasse quel fuoco di carità e di zelo, per cui poteva a buon diritto essere proposto ad esempio a tutti i Vescovi del mondo.

  A113000233 

 "Il Cardinale Pecci, scrive Ruggero Bonghi, è uno certamente dei più eletti ingegni del Collegio, e delle nature meglio temperate e più sanamente vigorose, che ne facciano parte.

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 Da quanto siamo venuti anche solo accennando fin qui si pare manifesto che nel governo della Chiesa di Perugia l'Eminentissimo Pecci mostrò quello stesso zelo, quella stessa sapiente fortezza, che Pio IX nel governo della Chiesa universale.

  A113000234 

 Malgrado il timore di taluni che la elezione dovesse prostrarsi a lungo pei molti soggetti degnissimi, sopra cui i voti del Sacro Collegio avrebbero potuto disperdersi, tuttavia le qualità del Cardinal Pecci spiccarono siffattamente sopra quelle {132 [132]} di ogni altro, che tutti portarono il pensiero sopra di lui.

  A113000234 

 Quindi dopo la morte del Cardinale Deangelis conferendo la stessa dignità all'Eminentissimo Pecci, Pio IX manifestava nella stessa guisa in quale stima lo avesse, e come lo riputasse adorno di tutte quelle virtù, che si richiedono nel Capo della Chiesa Cattolica.

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 "Ho veduto, egli disse, per lungo tempo e assai da vicino il Cardinale Pecci.

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 " {135 [135]} Alla sua volta il Cardinale Bonnechose, Arcivescovo di Rouen, parlando nella sua Metropolitana, disse le seguenti parole, che ci sono riferite dalla Semaine Religieuse di quella città: "Il Cardinale Pecci, sul quale nella vigilia erasi concentrato il maggior numero dei voti, era in quella mattina di Mercoledì pallido e addolorato.

  A113000243 

 - Il cardinale Pecci è uno dei membri più ragguardevoli del Sacro Collegio per carattere, energia, sapienza ed ogni specie di virtù.

  A113000281 

 Pio Nono seppe valersi di lui in varii affari colle potenze estere, ed ebbe famigliari relazioni col cardinale Pecci.


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  A127000553 

 Che se il Santo Padre Leone XIII ha ricevuto nel battesimo il bel nome di Gioachino, egli è pure divotissimo di sant'Anna; e quando nel Concistoro dei 19 gennaio del 1846 gli fu assegnata la sede di Perugia, volle fare il solenne ingresso nella città ai 26 del luglio seguente, festa di sant'Anna, avendo egli scelto tal giorno in memoria della contessa Anna Prosperi Pecci, sua madre dilettissima.





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