Il dopo pranzo si radunavano di bel nuovo nel prato di Valdocco e la ricreazione terminava col cader della notte.

 Il paziente sacerdote non si perdette d'animo e pensando che Domini est terra et plenitudo eius prese a pigione un prato in Valdocco, dove oggidì appunto avvi una fonderia di ghisa presso a casa detta l'Oratorio di s. Francesco.

 Ma neanche in questo prato D. Bosco fu lasciato tranquillo.

 Qui all'aria aperta si radunavano circa 500 giovanetti, qui si ricreavano con ogni sorta di giuochi, qui si confessavano al direttore, il quale li ascoltava seduto sopra una riva nell'angolo del prato, qui recitavano una parte delle loro preghiere, qui si faceva loro la spiegazione del Catechismo, e simili.

 Avutala, sicome non vi era refettorio, andavamo a sederci sui muricci e sulle {87 [369]} zolle del prato e mangiavamo col miglior appetito del mondo.

 Prato don Gerolamo, Mombaruzzo.

 In altra città eravi un proprietario che mandò i falciatori a tagliare l'erba in un suo prato.

 Allora quegli abbandonò il prato e andò ai vespri dicendo: Dio è potente, e se vuole, può ricompensarmi specialmente ad intercessione di s. Lorenzo.

 A quelle voci di ammirazione corrono i compagni e concorre pure il padrone del prato: tutti mirano con istupore quella moneta, e ne rendono grazie a Dio.

 La moglie del padrone del prato comprò quella moneta, dando una grossa somma al povero contadino.

 In Prato città di Toscana un focoso rivoluzionario entrato in un caffè, cavò fuori due pistole, dicendo: «con una voglio uccidere Pio IX, coll'altra il Parocò della Cattedrale.» Per confermare col gesto tale diabolica risoluzione, batte sul tavolino colla culatta d'una delle pistole, la quale essendo carica si sparò, e la palla andò a piantarsi nella testa di quello sciagurato.

 Ora andiamo a fare un pò di ricreazione nel prato.

 - Se volete che andiamo tutti nel prato; là vi darò il mio pane e faremo insieme un poco di ricreazione.

 Si abboccarono in un prato presso a questa città alla presenza di tutta la soldatesca.

 Lucca si creò un altro signore, di nome Gastruccio Gastracane; il quale occupò le città di Prato, Pistoia, Pon-tremoli e la Lunigianà; combattè vittoriosamente contro ai Fiorentini, e portò le armi sotto la stessa loro città.

 Si abboccarono in un prato presso a questa città alla presenza di tutta la soldatesca.

 Era un prato dove oggidì appunto avvi una fonderia di getto ovvero di ghisa; una siepe di bosso lo cingeva.

 Eranvi circa trecento giovanetti divisi in tre categorie; gli uni si trastullavano; gli altri stavano ginocchioni intorno al direttore {38 [38]} che seduto sopra una riva nell'angolo del prato li ascoltava in confessione; molti poi, terminata la confessione, si arrestavano a qualche distanza a pregare.

 Soltanto l'erba di alcuni tratti di prato sul pendio dei monti indicavano la stagione estiva, che quivi quasi appena mostratasi {108 [108]} tosto fugge.

 Non fu la morte sua angosciosa e spaventosa; ma come il fiorellino del prato reciso dalla falce, abbassò il capo, e placidamente s'addormentò per risvegliarsi in seno a Dio.

 Passando un giorno vicino ad un prato vide che una parte di quello era stata pascolata dai buoi, una altra parte era stata scavata e guasta dai porci, e l'altra parte era intatta e coperta di erbe e di fiori vaghissimi.