Appunto a questo riguardo era solito a dire il dotto Silvio Pellico con un suo amico: «sono immensi i vantaggi» spirituali e temporali che apporta la» confessione! Quante famiglie rappacificate!» quanti giovani ricondotti a' loro genitori!» {85 [229]} quante risse impedite, quanti» furti riparati! e ciò tutto in grazia della» confessione.».

 Voglio terminare questa nostra conversazione con un fatto riguardante ad un personaggio amato e pregiato da tutti i buoni: egli è Silvio Pellico.

 Fin qui Silvio Pellico.

 Sopra la testimonianza di Voltaire intorno la confessione, Silvio Pellico ragiona così; {126 [270]}.

 Bellissimo dono pel capo d'anno fece la Biblioteca della gioventù italiana a' suoi associati col pubblicare negli ultimi di dicembre le lettere inedite di Silvio Pellico a suo fratello Luigi.

 Lettere inedite di Silvio Pellico al Padre Raimondo Feraudi, Domenicano, pubblicate dal sacerdote professore Celestino Durando.

 Chi gustò le epistole di Silvio al fratello Luigi, da noi già annunziate, non abbisogna di troppe parole per indursi a leggere queste al Padre Feraudi, ordinate, come le prime, e date in luce dall'infaticabile e dotto professore sacerdote Celestino Durando dell'Oratorio Salesiano.

 La Biblioteca della Gioventù italiana, che stampasi a Torino sotto la protezione di Maria Ausiliatrice, ha testé regalato a' suoi associati una nuova raccolta di lettere inedite di Silvio Pellico.

 Accettò la carica proposta, e mentre dimorava in questa città egli contrasse a-micizia con molti celebri letterati, tra cui Silvio Pellico ed Amedeo Peyron, di cui presto avrò a parlarvi.

 Quest' uomo era Silvio Pellico, Egli aveva sortito i natali in Saluzzo, ridente città posta quasi ai piedi del Monviso, distante 20 miglia da Torino, il 24 giugno 1789.

 Circa quel tempo la famiglia Pellico essendosi trasportata a Torino, Silvio potò con maggiore comodo attendere allo studio.

 Il giovine Silvio divenne il loro sincero amico; e quei due ardenti ingegni riportarono grande utilità dalla mansuetudine di Pellico.

 Il padre colla famiglia erasi trasferito a Milano dove aveva ottenuto un pubblico impiego, e Silvio andò a raggiungerlo in quella popolosa città.

 Questo primo lavoro di Silvio cominciò fin d'allora a far conoscere la non ordinaria sua attitudine per la poesia.

 Silvio rispose: Adagio, Monti mio, I Sepolcri salirono in grande rinomanza per voi, ciò è vero; e questo onora il vostro criterio e il vostro cuore.

 Egli si avvicinò a Silvio Pellico studiandosi di guadagnarlo.

 Silvio fu condotto nella sala della commissione.

 Erano dieci anni da che Silvio stava prigione, ed otto e mezzo aveali passati in carcere duro, quando un mattino (1° agosto 1830) l'imperatore d'Austria, fecegli grazia della libertà, condonandogli oltre a sei anni di pena.

 Allora Silvio Pellico, superate non piccole difficoltà, scrisse gli avvenimenti di sua prigionia.

 Silvio Pellico scrisse anche altre opere di grande pregio in versi ed in prosa.

 Nella sua disgrazia Silvio fu tuttavia fortunato; il marchese e la marchesa di Barolo gli offrirono onorevole ospitalità in casa loro, che egli accettò con riconoscenza, perchè gli era nota la bontà delle persone da cui era invitato.

 Silvio Pellico moriva il 31 gennaio 1854.

 Nel 1458 Enea Silvio, Papa, sotto al nome di Pio II, nei suoi Commentari riferisce distintamente il miracolo avvenuto in Torino.

 Ve ne sono alcuni tolti dal prezioso libro di Silvio Pellico intitolato: I doveri degli Uomini: libro veramente aureo e che vorremmo vedere in mano di molti, per il gran bene che ne verrebbe.

 Per comporre buone lettere torna vantaggioso leggere qualche buon epistolario, al quale scopo vi suggerisco Annibal Caro e Silvio Pellico.