Parola «Polifonia» [ Frequenza = 9 ]


Don Bosco-Memorie biografiche Vol 19.html
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 L'intreccio della polifonia palestriniana vi rasenta il prodigio; ad ogni frase, ad ogni momento nuove e ispirate bellezze sorprendono e rapiscono.

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 Il Maestro Antolisei, dal modo usato nel costruire la polifonia vocale, appare seguace fedele di quella scuola romana che appartiene al periodo postpalestriniano e che fa capo all'immaginoso Ottavio Pitoni.

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 Per tal modo si dovrebbe dire che il Maestro Antolisei appartiene ai continuatori della scuola della polifonia omofona: quella che usa del disegno a larghe linee euritmiche, che ricorre a sprazzi di colore, e che superbamente s'inquadra nell'ambiente delle Basiliche romane cinquecentesche e secentesche..

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 Fin da principio si osserva che le voci si muovono e si alternano speditamente seguendo l'aurea regola insegnata dai classici maestri di polifonia, per cui ogni tema deve corrispondere ad un determinato capoverso dei testo musicato.

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 Non sono però temi isolati sovrapposti a breve distanza l'uno dall'altro, quali sono usati nella polifonia propriamente detta, quelli che egli preferisce, sibbene temi sorretti pressochè sempre da tre o da quattro parti, in un ben costrutto complesso omofono.

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 La moderna musica sacra da tempo va cercando la via sicura su di cui incamminarsi saldamente come già potettero i grandi maestri della polifonia, a Roma ed a Venezia, nei secoli XVI e XVII. Che le profanazioni volgari nel tempio dovessero cessare, era imperioso per la dignità del culto e per quello dell'arte; ma una volta affermato e propugnato il principio del dovere e del diritto all'arte di conservarsi tale, in ispecie accosto all'altare di Cristo Redentore, occorreva che la musica, pur praticamente, fosse sempre musica, mantenendosi al livello dell'arte vera.

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 Le voci, in questa Missa XIX, si muovono in una perfetta polifonia corale di carattere imitativo, mentre l'organo, a sua volta ed in prevalenza, si mantiene indipendente dal coro, raggiungendo un grado di esplosione tutt'affatto particolare e creando, con dovizia di dettagli, una fonicità istrumentale ricca e varia, tanto nell'armonizzazione che negli stessi timbri..

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 Le voci del coro, alternatamente, in una calma progressione, si insinuano a poco a poco facendo posto ad una quinta voce di contralto solo, la quale canta melodicamente sino all'implorazione del Miserere nobis, facendo posto, poscia, ad un basso, e dipoi ad un soprano, Da ultimo riprende sopravvento la polifonia intessuta magistralmente dalle quattro voci sino a che, sulle note tenute del coro, quasi elegiaca rimembranza, calma e solenne, ripetuta dai tromboni con sordina si riode la piccola frase che riaccosta la nostra anima orante e supplichevole a quella la quale spazia oramai ne' cieli della vita immortale presso il trono dell'Eterno..

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 Quando invece si propone egli un disegno più semplice il quale trovi la propria efficacia nella espressività melodica, che è a dire nella genuina inspirazione spoglia del magistero della complessa polifonia, allora, pur mantenendosi in una linea nobile e dignitosa, il compositore rimane come circoscritto nei confini e nei limiti di quella musica liturgica che ha formato e forma il repertorio più noto ed in uso in questi ultimi decenni nel quale musicisti egregi hanno acquistato bella fama, senza riuscire però ad elevarsi nella sfera di quelle idealità estetiche che nelle pagine migliori dello stesso Maestro Don Pagella, con altri mezzi e con diversa tecnica, si scorgono, si sentono e si comprendono..





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