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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

NOTIZIE STORICHE INTORNO AL SANTUARIO DI NOSTRA SIGNORA DELLA PIEVE IN VICINANZA DI PONZONE DIOCESI DI ACQUI*

 

{1 [425]} {2 [426]}

 

 

[è premesso alle opere anonime]

 

 

 

 

INDEX

Rev.mo Padre, 3

Notizie storiche intorno al Santuario di Nostra Signora della Pieve, in vicinanza di Ponzone diocesi d'Acqui 4

Capo I. Introduzione del Cristianesimo in Acqui, e ne' suoi dintorni. 4

Capo II. Antichità del Santuario di N. S. della Pieve e tradizione rispetto alla sua origine. 5

Capo III. Intorno al Santuario, e ad alcune sue particolarità. 7

Capo IV. Divozione in ogni tempo professata a Nostra Signora della Pieve. 9

Capo V. Si tocca in generale delle grazie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve. 11

Capo VI. Di alcune grazie straordinarie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve. 12

Capo VII. Segue la narrazione di altre grazie straordinarie. 15

Capo VIII. Di alcune grazie succedute in questo secolo. 18

Capo IX. Cenno sulle grazie spirituali. 20

Conclusione. 22

Appendice  24

Novena preparatoria alla festa dell'Annunziazione  24

I Giorno 16 marzo. 24

II Giorno 17 marzo. 25

III Giorno 18 marzo. 25

IV Giorno 19 marzo. 25

V Giorno 20 marzo. 25

VI Giorno 21 marzo. 26

VII Giorno 22 marzo. 26

VIII Giorno 23 marzo. 26

IX Giorno 24 marzo. 26

25 marzo. Festa dell'annunziazione. 27

Novena in preparazione alla festa dell'Assunzione di Maria al cielo  27

I Giorno 6 agosto. 27

II Giorno 7 agosto. 28

III Giorno 8 agosto. 29

IV Giorno 9 agosto  29

V Giorno 10 agosto. 30

VI Giorno 11 agosto. 30

VII Giorno 12 agosto. 31

VIII Giorno 13 agosto  32

Litanie della Beata Vergine. 32

Indice  34

 


            Reverendissimo Gio. Battista perrando sassellese capo ed ornamento delle scuole pie per elevatezza di mente, vastita' di dottrina chiarissimo ai buoni caro ed accetto per l'animo schietto e il cuore generoso gli amministratori del santuario di n. S. Della Pieve di Ponzone offrono queste memorie e alla protezione di lui, che amò e promosse il culto di Maria il bene ed il lustro di questi paesi fiduciosi raccomandano. {3 [427]} {4 [428]}

 

 

Rev.mo Padre,

 

            Il far palesi gl'ineffabili pregi, ed i tratti stupendi di beneficenza della gran Madre di Dio fu sempre mai un'opera delle più edificanti e salutari. Nei tempi poi che corrono, ella non si ravvisa solo cosa sommamente vantaggiosa, ma ben anco pressochè necessaria. Come mai infatti andrassi al riparo di tante pestifere massime, di tante perniciose dottrine, che dagli empi si van ovunque disseminando a scapito della nostra ss. Religione, e del buon costume, se non col renderci propizia Colei, che da Chiesa Santa ci vien proposta come debellatrice {5 [429]} d'ogni errore, e come sicuro rifugio de' peccatori?

            Per risvegliare pertanto ne' fedeli esposti a tanti pericoli di perversione una tenera divozione a quest'Ancora di nostra salvezza, si venne nella pia risoluzione di rendere di pubblica ragione alcuni cenni storici sul Santuario di N. S. della Pieve. Questi mentre faranno vieppiù spiccare la somma pietà e possanza di Maria a pro' de' suoi divoti, serviranno in pari tempo di efficace stimolo ai benevoli lettori per onorarla coi più affettuosi ossequi.

            Ma perchè questa pubblicazione più agevolmente raggiunger possa un tanto scopo, noi sentiamo il bisogno, e ci reputiamo altamente onorati di farne la dedica alla P. V. Rever.ma, sicuri, che uscendo sotto i fausti di Lei auspicii, incontrerà aggradimento maggiore e più benigna accoglienza. {6 [430]}

            La P. V. Rev.ma appartiene all'inclito Ordine delle Scuole Pie, il cui Santo Fondatore volle, che avesse nome dalla gran Madre di Dio, e che ne promovesse a tutto potere la devozione. Anzi, per elezione e conferma fatta dall'immortale sommo Pontefice Pio IX felicemente regnante si trova da più anni insignita dell'eminente dignità di Superiore Generale dello stesso Istituto; di guisa che seguendo Ella le luminose tracce del Santo di Lei Predecessore, arde di un vivo desiderio di ve ere da tutti onorata ed amata l'Augusta Regina del cielo.

            E per tacere di ben tanti altri motivi, i natali, che la P. V. Rev.ma trasse dalle terre dei celebri Marchesi di Ponzone per Lei con dotti scritti illustrate, ci offrono un nuovo e graditissimo titolo alla nostra scella, e ci sono insieme di un'arra sicura del particolare di Lei interessamento per accrescere {7 [431]} il lustro, e lo splendore di questo antico e devoto Santuario, che è il più bel monumento dell'avita pietà Ponzonese.

            Si degni Nostra Signora della Pieve rivolger dal cielo pietosi i suoi sguardi su queste storiche pagine, che alla maggior di Lei gloria consacriamo fregiate del Venerando Nome di V. P. Rev.ma E noi intanto rendendole le più sentite grazie del favore si gentilmente compartitoci, la preghiamo a gradirle in attestato sincero del profondissimo rispetto, venerazione e riconoscenza, con cui abbiamo l'onore di raffermarci

 

            Della P. V. Rev.ma

                        Umil.mi e Devot.mi Servi

NOVELLI GIACOMO Arcip. e V. F.

P. GRATAROLA EMILIO Priore.

P. VIAZZI CARLO Compriore.

P. POGGIO GIUSEPPE Cappellano. {8 [432]}

 

 

Notizie storiche intorno al Santuario di Nostra Signora della Pieve, in vicinanza di Ponzone diocesi d'Acqui

 

 

Capo I. Introduzione del Cristianesimo in Acqui, e ne' suoi dintorni.

 

            Quando s. Pietro Principe degli Apostoli, e primo Vicario di G. C. in terra venne a stabilire la sua cattedra in Roma, capitale del mondo allora conosciuto, questa gran Metropoli, e tutte le altre città d'Italia stavano immerse nelle tenebre dell'idolatria. Roma anzi per essere in quei tempi come il centro del paganesimo, era eziandio una cloaca della più abietta scostumatezza. {9 [433]} Ognuno infatti ad altro non pensava, che a secondare le sue sfrenate passioni, i popoli adoravano come Dei uomini siffatti, che in tutta la vita si erano abbandonati ad ogni sorta di vizi, nè rifuggito avevano dai più mostruosi delitti. Quei popoli nella loro insensataggine arrivarono a credere, che l'ossequio più bello di Religione fosse precipitare negli eccessi, con cui si erano contaminati quei loro Dei. Quindi è che le oppressioni, i furti, le ubbriachezze, gli odii, le vendette e fino le impudicizie più infami avevano perduto l'aspetto di male, e comparivano altrettante virtù. A questa cecità, a questa corruzione si deplorabile si aggiungeva la schiavitù, orrenda piaga del mondo pagano, per cui la maggior parte degli uomini gemeva sotto la tirannia di padroni crudeli, che riputando lo schiavo di natura diversa da quella dei liberi, e quasi somigliante alle bestie, lo tenevano come queste incatenato, lo vendevano sui mercati, lo assoggettavano alle più dure fatiche, e per un fallo da niente {10 [434]} lo flagellavano a sangue, e non di rado sotto a quella tempesta di colpi lo facevano morire. Quando poi lo schiavo per malattia, o per vecchiaia diveniva inabile al lavoro, lo spietato padrone lo cacciava di casa, perchè, o sulle pubbliche strade, o alla campagna perisse di dolore, o di fame.

            Or mentre Roma, e l'Italia erano allagate da questo torrente di abbominazioni, s. Pietro si portò sul Tevere a stabilire in quella nuova Babilonia, la sua dimora, e compiere così la missione altissima, che gli venne affidata dal suo divin Maestro. Un pescatore rozzo, timido, e sprovvisto d'ogni mezzo umano s'accinge dunque a strappare la Metropoli dell'universo, quel covile di errori, e di vizi, al giogo esecrabile del demonio, e ridurla sotto l'impero soavissimo del Nazareno. Ben sa l'Apostolo, che a riescire nella santa impresa incontrar deve tali, e tante difficoltà da mettere lo sgomento nell'uomo il più ardito, più facondo, e più destro: ciò nondimeno appoggiato egli sulla parola {11 [435]} infallibile di Chi lo ha mandato, si mette all'opera intrepido, affronta pericoli, supera ostacoli, e colla efficacia della predicazione, e colla virtù dei miracoli giunge in breve a stabilire nella città dei Cesari la religione di Gesù crocifisso, e formare a santi costumi quei popoli da tanto tempo miseramente sepolti nel fango de' vizi. Si sgombrarono allora dalle menti riscosse le tenebre sì dense di quell'ignoranza, che fino a quel giorno le aveva predominate. I convertiti compresero non esservi, che un solo vero Dio Creatore del Cielo e della terra, aver Egli mandato il suo Figliuolo G. Cristo a salvarci; si persuasero, che il fine dell'uomo non è abbandonarsi al pendìo delle passioni, ma amare e servire Iddio nostro primo principio, ed ultimo fine, per averne poi un'ampia ricompensa ed eterna lassù in Cielo; riconobbero che tutti dobbiamo amarci come fratelli, perchè tutti siamo figliuoli del medesimo Padre, che è nei cieli, e tutti fummo astersi dalla comune macchia col Sangue prezioso, {12 [436]} che diè per tutti sopra la croce un Redentore divino.

            Lo zelo di s. Pietro non si tenne ristretto alla città di Roma, ma si allargò anche alle altre città d'Italia. Bramoso egli di diffondere dapertutto la luce evangelica, fra molti popoli si recava egli stesso, ed in mezzo ad altri spediva Vescovi e Sacerdoti, e fu in quelle corse appunto, che Acqui coi suoi dintorni ebbe la bella sorte di conoscere ed abbracciare la Religione Cristiana. Si crede anzi non senza fondamento, che lo stesso s. Pietro recatosi da Roma nelle terre Acquesi abbia di sua bocca ammaestrati quegli abitanti nella fede ortodossa ed esiste ancora negli archivi del Vescovado un'antica pergamena in cui s. Pietro vien chiamato Protettore, maestro e dottore di questa Chiesa: Huius Episcopii protector, magister et doctor. E la stessa Cattedrale d'Acqui prima che fosse riedificata da s. Guido Vescovo della stessa città, portava il titolo di s. Pietro.       Anche s. Siro discepolo di Pietro {13 [437]} e Vescovo di Pavia si portò nel territorio acquese ad ammaestrarne gli abitanti nella Religione evangelica, di maniera che alle sue prediche, e ai suoi miracoli quanti erano già battezzati si confermarono viemeglio nella fede abbracciata, e molti tuttavia pagani si affrettarono ad abbracciarla. Sappiamo infatti, che i primi fedeli di queste regioni nutrirono sensi di tenero affetto al Vescovo s. Siro, e gli serbarono una viva riconoscenza per i salutari ammaestramenti ricevuti dalle sue labbra. Però quando piacque al Signore di chiamare quest'uomo apostolico a ricevere in Cielo il premio delle sue fatiche, gli Acquesi lo elessero tosto a speciale loro protettore, e per molti secoli costumarono di recarsi ogni anno a Pavia per offrirgli un largo tributo d'olio da tenere sempre accesa una lampada al suo sepolcro, venendo loro incontro con gran festa i cittadini di Pavia, e introducendoli nella città tra canti e suoni. È grande sventura, che in occasione di guerre o d'incendi, o di altre vicende andassero {14 [438]} perdute le più antiche memorie, che certo, noi vi troveremmo una bella pagina sul Cristianesimo d'Acqui e de' suoi dintorni, sia in riguardo alla prontezza con cui questi popoli abbracciarono la vera fede, sia in riguardo all'inalterabile attaccamento, con cui si tennero uniti alla s. Chiesa cattolica. Qualunque però sia stato il primo Nunziatore del Vangelo in queste contrade, egli è indubitato, che la santa fede vi penetrò fin dai tempi apostolici; segnalato benefìzio, che ricevettero questi popoli fortunatissimi da s. Pietro quando per divina disposizione venne a stabilire la suprema sua Sede in Roma, e di là qual sole risplendentissimo diffuse per ogni terra d'Italia, e diffende tuttora per mezzo dei suoi Successori i raggi sereni della luce evangelica.

            Noi intanto, a cui si riferiscono queste memorie ripienì d'una santa gioia ammiriamo e ringraziamo di cuore l'ineffabil bontà di Dio, che si degnò di propagare nelle nostre contrade per mezzo di s. Pietro, e dei {15 [439]} suoi discepoli il cristianesimo, e ad imitazione de' nostri maggiori, che abbracciarono la fede con tanta prontezza, e pura ed immacolata la tramandarono fino a noi, conserviamoci fermi e costanti nella medesima, fuori di cui non vi è salute, stringendoci viemeglio, massime in questi tempi di prova, coi vincoli più santi al successore di s. Pietro, il romano Pontefice. Ricordiamoci sempre, che sopra di Pietro G. C. edificò la sua Chiesa, quando disse: Tu sei Pietro, e su questa pietra io stabilirò la mia Chiesa. Tu es Petrus et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam. Rammentiamoci, che secondo la parola di esso Gesù Cristo, le potenze dell'inferno mai non potranno prevalere contro la Chiesa piantata sopra una rupe incrollabile; portae inferi non praevalebunt adversus eam. Rammentiamoci, che a s. Pietro ed ai romani Pontefici suoi successori furono da Cristo istesso consegnate le chiavi del regno de' cieli, abilitandoli ad aprirne e serrarne le porte: Tibi dabo claves regni coelorum. {16 [440]} Guai pertanto a chi ricusa di ascoltare la voce del Papa vero successore del Principe degli Apostoli, Capo e Pastor supremo di tutta la Chiesa, Vicario di Gesù Cristo in terra! Guai a chi in questi tempi di tanta avversione alle cose più sante, si unisce ai libertini per muover guerra al sommo Pastor della Chiesa, od anche solo negargli quella figliale ubbidienza, che gli è dovuta! Chi procede di questo modo se la piglia con Gesù Cristo medesimo, e secondo il Vangelo già è condannato.

 

 

Capo II. Antichità del Santuario di N. S. della Pieve e tradizione rispetto alla sua origine.

 

            La divozione alla gran Madre di Dio Maria nacque e si propagò insieme col cristianesimo, e dopo il culto di Dio fu sempre la delizia delle genti cattoliche, un conforto dolcissimo nelle {17 [441]} loro pene ed una fonte ubertosa delle grazie più segnalate. Non v'è cristiano, che non senta in se stesso un dolce ed irresistibile inchinamento ad amare e riverire questa Madre augusta dell'Uomo-Dio autore e consumatore di nostra fede; e la Chiesa nostra maestra e madre secondò e promosse questa inclinazione stabilendo ad onor della SS. Vergine un culto particolare, erigendo altari e chiese, ed istituendo feste solenni. Nè s'inganna la Chiesa così facendo, perchè l'esperienza c'insegna, che in proporzione del crescere ne' cuori il sentimento della fede, vi cresce pure una maggiore e più tenera affezione a Maria; e non di rado Gesù si vale di questa di ozione tanto preziosa per allettare i popoli alla fedele osservanza della sua legge. Tanto è vero, che Gesù e Maria non possono andare disgiunti nel cuore del cristiano, perchè affezionandosi egli alla divina Madre, si volge spontaneamente al suo Figliuolo benedetto, e adorando questo, ed amandolo, come è possibile {18 [442]} che lascii di ossequiare e benedirne la Madre?

            Non deve adunque recare maraviglia, se gli abitanti d'Acqui e delle terre circostanti, avendo abbracciato fin dal I secolo del cristianesimo la vera Religione, fin d'allora presero anche una tenera divozione alla SS. Vergine, e vennero da questa Vergine prediletti e favoriti di grazie straordinarie. Questa gara si bella nei popoli di porgere a Maria continui ed eletti omaggi di pietà fervente, e in Maria di spandere sopra questi suoi clienti la piena delle sue benedizioni, mostrano apertamente i molti altari eretti ab antico quasi in ogni chiesa della diocesi, e sopratutto i tanti Santuari dall'amore dei fedeli dedicati qua e là ad onore della gran Vergine, od a perpetuare la memoria di qualche suo segnalato benefizio, od in testimonio di qualche sua graziosa apparizione. Ed eccomi aperta la via a descrivere il Santuario di N. S. della Pieve di Ponzone[1], Santuario, che  {19 [443]} forma il caro soggetto di questa narrazione.

            Sebbene non ci sia dato conoscere sicuramente l'anno, che venne edificato questo Santuario, perchè il correre dei secoli ci tolse le memorie in proposito, sembra tuttavia indubitato, che il medesimo fosse già in piedi prima del mille, stantechè esso già esisteva ai tempi di s. Guido Vescovo d'Acqui, la cui nascita si stabilisce dagli storici agli anni 1002. Desideroso questo santo Pastore di agevolare a' suoi diocesani il pascolo della divina porola, e l'uso dei salutiferi Sacramenti, elevò molte chiese della sua vasta diocesi alla dignità di Pievi o Parrocchie[2], e tra queste privilegiò anche il nostro Santuario, che tuttavia si nomina la Madonna della  {20 [444]} Pieve di Ponzone. Consta da una vecchia pergamena, che nell'anno 1131 ebbero l'amministrazione di questa Pieve i Monaci Cisterciensi della Badia di Tiglieto in Valle d'Orba. Insigne adunque è l'antichità di questo Santuario, ed è insigne ad un tempo ed ammirabile la sua origine, quale per universale e costante tradizione di padre in figlio venne fino a noi trasmessa: ecco il racconto.

            In una famiglia posta nei dintorni del Santuario era una fanciulla muta a nativitate, che i suoi genitori mandavano a guardare l'armento. Un giorno mentre la fanciulla stava al pascolo in cima al colle, che è presso al Santuario, tutt'all'improvviso vede comparirsi dinanzi una Signora vestita alla reale, e raggiante di celeste splendore. La sua bellezza non era cosa terrena, un soavissimo sorriso le fioriva sulle labbra, e dagli sguardi le usciva una bontà e dolcezza che sapeva di Paradiso. A sì inaspettata e maravigliosa apparizione la buona fanciulla fu tratta fuori di sè, e tale ne sentì {21 [445]} nell'anima un gaudio da restar dubbiosa, se ella in quel momento si trovasse in cielo, o in terra. E la gran Vergine a lei volgendosi nell'atto più amoroso, a lei giubilante insieme e tremante: « Io sono Maria, le disse, la Madre di Dio: o mia diletta figliuola, va a casa tua, e di' a' tuoi genitori per ordine mio, che facciano d'indurre gli abitanti di queste terre ad erigere qui per onor del mio Nome una chiesa: mi avranno sempre nei loro pericoli, nei loro bisogni difesa e conforto, e troveranno agevole, mediante me, la via del cielo: disse e disparve. » Ma che fa la fortunata pastorella? Tutta in tripudio volò senza un ritardo alla paterna casa, e come fu al cospetto de' suoi genitori, li salutò di tratto coi cari nomi di padre e di madre, nomi che non erano mai risuonati su quelle labbra, e appresso si fece a narrare brillando di gioia l'apparizione di Maria SS, e come era bella, e come piena di luce, come vestita, come amabile nel suo tratto, e riferi per minuto le parole uscite {22 [446]} da quella bocca celeste, e le amorose intenzioni che Maria le aveva aperti, e che ella povera indegna sua serva veniva a far conoscere.

            Immagini il pio lettore qual dovette essere la maraviglia e la gioia de' genitori felici al vedere liberamente esprimersi in parole la loro figliuola stata mutola fino a quel giorno, ed all'udire il racconto di quella apparizione al tutto celeste. Certo è, che in vista d'un avvenimento sì prodigioso, non dubitarono quella essere una vera apparizione di Maria, e però nell'esuberanza della gratitudine e del gaudio, dopo d'aver tributati i più sinceri ringraziamenti all'amorosa loro Benefattrice, si affrettarono di partecipare a tutti i vicini ed amici quanto di straordinario era avvenuto. Una folla divota corse allora in mezzo a quella famiglia benedetta dal cielo, e siccome tutti sapevano, che fino a quel giorno la povera muta non aveva mai articolata parola, all'udirla tutta ad un tempo parlare con tanta scioltezza di lingua, e per giunta udirla {23 [447]} raccontare ad una ad una tutte le meraviglie dell'apparizione, mentre ripieni di gioia e di stupore riconobbero e magnificarono l'onnipotenza di Dio, e la bontà di Maria col suo popolo, risolvettero unanimi di appagare prontamente il desiderio della gran Donna del cielo comunicato da Lei medesima ad un'abitatrice di quella valle, ed erigere ad onor di Maria il tempio da Lei voluto. Tanto fu ardente in tutti la brama di vedere al più presto soddisfatto il voto dell'augusta Madre venuta a cercarli dal cielo, che avendo senz'indugio e con somma alacrità posto mano alla fabbrica del Santuario, in breve giro di tempo lo recarono a compimento.

 

 

Capo III. Intorno al Santuario, e ad alcune sue particolarità.

 

            Entrando ora a dir qualche cosa del Santuario, gioverà innanzi tutto osservare, che la chiesa eretta proprio {24 [448]} nel luogo dove Maria nella sua apparizione desiderò che fosse, stava ab antico ristretta nel cerchio d'anguste mura, per essere allora pochi gli abitanti di quei dintorni. Ma essendo in appresso cresciute di numero le popolazioni, e cresciuta ad un tempo la divozione alla SS. Vergine, si sa per tradizione costante, che la chiesa primitiva venne ricostruita per altre due volte, a mano a mano ampliata ed abbellita fino a riescire il bel Santuario, che si vede al presente. Coll'andare degli anni il titolo di Parrocchia, di cui si fregiava un tempo, venne trasferito ad un'altra chiesa dedicata a s. Andrea, e poscia a quella di s. Michele in Ponzone per essere questa in mezzo alla terra, e però più commoda alla maggior parte dei popolani. Ed allora l'amministrazione spirituale del Santuario venne affidata ad un Cappellano coll'obbligo della residenza, e però con quello di celebrar a comodo dei pietosi visitatori la Messa nei dì festivi, di annunziar in essi la divina parola, e di ammistrare {25 [449]} i ss. Sacramenti ai divoti che accorrevano da ogni parte.

            Chiunque si reca ora alla visita del Santuario ne resta meravigliato e commosso sia per l'amenità della sua postura, sia per la bellezza del disegno architettonico, sia per la divozione che al primo entrarvi sentesi nascere in cuore verso l'augusta Regina del Cielo, che vi elesse la stanza. Se ne abbia qui uno schizzo chi non l'ha ancora veduto. Trovasi il Santuario al mezzo d'un alto monte sul ripiano d'un poggio, e verso levante guarda Ponzone posto in Capo al monte: verso ponente prospetta la valle del torrente Erro. Il ripiano, dove sorge il Tempio, è cinto all'intorno da un alto muro, che vi ti apre il passo per una bella porta ad arco, ed arrivi a questa per una lunga e spaziosa gradinata. La chiesa è d'una sola nave, è ampia e maestosa: Essa venne di recente dipinta a fresco da un abile pittore Ponzonese sordomuto, Ivaldi Pietro di nome: è ricca di stucchi tutti nuovi, e conta cinque altari; l'altare maggiore, e altri {26 [450]} quattro a dritta e a manca tutti incavati. Uno di questi altari, che è a destra, è dedicato al SS. Cuore di Gesù, e sopra il tabernacolo ne sta la bella immagine a olio con elegante cornice dorata. L'altare di fronte a questo è intitolato al SS. e purissimo Cuore di Maria, e ne vedi pur qui il bellissimo quadro ad olio, sovr'esso il tabernacolo. L'altare maggiore egli è di marmo fino e ben lavorato, d'un disegno antico e leggiadro fregiato d'intagli e dorature: due graziose colonne per parte sormontano e fanno parer magnifico l'altare, che per esse si slancia sino alla volta. Due statue colossali, e di egregii lavori rappresentanti, l'una s. Silvestro Papa, e l'altra s. Ambrogio arcivescovo di Milano, stanno sull'altare ad ambi i lati. Quella però che più t'infonde venerazione, è la statua di Maria SS., allogata qui ab immemorabili, e che li sorge in faccia in un'ampia nicchia abbellita da stucchi e dorature.

            A levante del Santuario vedi una piazzetta oblunga; a mezzodì ti si {27 [451]} apre una comoda via che conduce alla porta maggiore: a ponente trovi un piazza discretamente grande, che prospetta la sottostante valle dell'Erro, ed a settentrione pure una piazza assai più estesa, che si unisce alle altre due, le quali tutte vanno guernite di piante ombrose, e sono così disposte da potersi a bell'agio girare intorno al Santuario. All'estremità poi della piazza maggiore elevasi un piccolo colle, che riesce ad una stretta punta. Questo colle, che da prima era tutto informe e disuguale, venne nell'anno 1852 e nei successivi abbassato alquanto e spianato in modo, che a dritta ed a manca del suo dorso si poterono costrurre 14 cappelle collo stazioni della Via crucis condotte in affresco dal pittore Ivaldi già nominato. Bellissimo e molto a proposito è l'ordine con cui le cappelle furono distribuite; poichè esse furono collocate ai due lati del colle in guisa, che la prima si trova a dritta in fondo al medesimo, l'altra a sinistra alquanto più su della prima: la terza parimenti a destra e colla stessa proporzione {28 [452]} più su della seconda, e così di seguito fino alla decimaterza, ma con tale postura che ogni cappella riguarda la piazza sottoposta, e mano mano che nella stessa distanza tra l'una e l'altra si avanzano superiormente, si va l'una più e più avvicinando all'altra opposta, finchè si arriva all'ultima, che sorge in Capo al colle, e che primeggia su tutte le altre pel suo disegno di stile gotico, e per la sua maggior ampiezza e leggiadria. Dall'essere le cappelle addossate ad un colle dolcemente elevato, e disposte nel modo fin qui descritto, questo ne segue di bello ed aggradevole, che lo spettatore stando nella sottoposta piazza, abbraccia in un colpo d'occhio tutte le cappelle distintamente, ne raffigura i vari dipinti, e crede di avere innanzi come una lunga nave di chiesa, di cui la cappella ultima posta nella sommità ne formi e rappresenti il coro.

            Costrutte che furono le predette cappelle, si pensò a farle benedire, come porta il rito di santa Chiesa {29 [453]} perchè i fedeli facendo la Via crucis potessero lucrare le tante indulgenze annesse a questo pio esercizio: e stantechè la funzione celebrata in quell'occorrenza riuscì ai Ponzonesi, e a quanti vi accorsero in gran numero una solennità delle più tenere e commoventi, non posso rimanermi dal porne qui un cenno a rinfrescarne il gaudio in quanti la videro, ed a perpetuarne il ricordo per quanti verranno.

            Deliberata dagli amministratori del Santuario la benedizione delle cappelle, affine di rendere il rito più solenne e maestoso, intesa la cosa col signor Arciprete di Ponzone, e col Municipio, supplicarono S. E. Reverendissima Monsignor Modesto Contratto Veseovo d'Acqui a degnarsi di onorare la festa colla sua presenza. L'ottimo Pastore, benignamente annuendo al comun voto, si recò a Ponzone il 26 settembre 1858 in mezzo all'esultanza d'una calca immensa, e quello fu pel Santuario uno dei giorni più fausti, più memorabili. Nel mattino {30 [454]} di quel giorno, Monsignor Vescovo nella chiesa stimatissima di gente celebrò la santa Messa, durante la quale dopo aver fatto un affettuoso discorso sulla SS. Eucarestia, ebbe la consolazione d'amministrare il Pane degli Angeli a più centinaia di persone preparatesi al santo convito con un triduo di acconcio ritiramento. Alle dieci pure del mattino il piissimo Prelato recossi di nuovo in chiesa accompagnato da una eletta schiera di Parrochi e di Sacerdoti, dall'onorando Municipio di Ponzone, da varie Confraternite, e da un'on a strabocchevole di popolo accorso da ogni parte. Egli, dopo rivolte ai fedeli brevi e patetiche parole sul divoto esercizio della Via crucis, uscì collo stesso accompagnamento in pubblico per assistere alla solenne benedizione delle cappelle, che secondo un pio costume, dovevasi eseguire da' un Religioso dei Minori Osservanti di s. Francesco a ciò delegato. Ed oh! che tenero e dolce spettacolo fu vedere una folla si fitta e straordinaria, accorsa anche {31 [455]} da lontani paesi rimescolantesi nella piazza attigua al novello Calvario, e tenentesi in mezzo al suo amatissimo Vescovo col venerando Clero, e cogli egregi rappresentanti del Municipio Ponzonese, pendere attonita dal labbro eloquente del religioso, che prima di dar principio alla solenne benedizione salito in palco all'aria aperta prese a spiegare qual fosse l'indole della Via crucis, quale il suo scopo: quali le disposizioni, e il modo di farla degnamente, e quanti beni aspettar si possono da sì divoto esercizio! Che tenero e dolce spettacolo fu vedere un popolo immenso andar meditando con sensi di viva fede, e di pietà sincera i misteri sì toccanti insieme ed amabili della Passione e Morte dell'Uomo-Dio rappresentati al vivo nelle stazioni via via percorse dietro al piissimo Prelato, che sotto ai cocenti raggi del sole volle anch'Egli a lenti passi misurare il novello Golgota, e tratto tratto cader ginocchioni sul disagioso cammino! Ma il sacro entusiasmo del popolo toccò al sommo, quando recato {32 [456]} al termine il rito della benedizione, e l'esercizio della Via crucis, il venerando Pastore dalla sommità del colle si rivolse alla sottostante affollatissima moltitudine, e come portava l'acquisto delle indulgenze, con voce alta e commossa si fece a benedirla. Non fia, che si perda la memoria di un giorno si fausto pel Santuario, si edificante ai Ponzonesi, e di tanti e si cari affetti eccitatore in quanti accorsero a partecipare d'una festa tutto spirito di compunzione e di fede. Nella sera dopo i vespri, Monsignor Vescovo tornò in chiesa per ascoltare un eloquente discorso recitato dal Rev. Sig. Can. Pesce Penitenziere della Cattedrale d'Acqui sulla divozione a Maria SS. ed anche per chiudere la festa colla benedizione del SS. Sacramento. Nè si tenne contento a questo il degnissimo Successore di s. Guido, ma di vantaggio lasciar volle a corona del moltiforme ossequio prestato in questa occorrenza all'augusta Regina del cielo, una generosissima offerta al Santuario. {33 [457]}

 

 

Capo IV. Divozione in ogni tempo professata a Nostra Signora della Pieve.

 

            Da quanto si venne fin qui narrando, può, chi legge queste pagine, argomentare quanto fervida sia la divozione che si professò mai sempre, e si professa tuttora a N. Signora della Pieve nel suo Santuario. Che se alcuno volesse formarsene un'idea più compiuta, gli basterebbe assistere a questa o a quella delle tre feste principali, che si celebrano ogni anno, e vedere lo straordinario concorso di fedeli, che da ogni parte vi accorrono, il numero dei divoti, che si accostano ai SS. Sacramenti in tali ricorrenze, e il raccoglimento e fervore con cui prostrati ai piedi dell'Augusta Regina Madre si van struggendo nei più cari affetti, e si abbandonano ad ogni maniera di ossequi.

            La prima delle feste si è l'Annunziazione di Maria, e benchè una tal festa sia tra le soppresse, e ricorra {34 [458]} in una stagione, in cui ordinariamente l'aere è tuttavia inclemente, e le strade sogliono essere assai disagiate, massime in quelle parti; ciò non di meno fa meraviglia il vedere le circostanti popolazioni partirsi dalle lor case talvolta anche nel cuor della notte, non ostante la neve ed i ghiacci, per condursi a festeggiare il memorabile annunzio di Gabriele alla gran Vergine di Nazaret, e seco rallegrarsi dell'ineffabile dignità di Madre diDio, toccata all'umile Ancella del Signore, e adorare un mistero, che fu pel genere umano principio della sua redenzione. Fa meraviglia vedere dai primi albori fin oltre il mezzodì la chiesa stipata di visitatori, di cui altri tutti raccolti in preghiere si serrano appiè della gran Madre di Dio, altri e numerosissimi aspettano il proprio turno per accostarsi ai SS. Sacramenti e lucrare così l'indulgenza plenaria concessa per sì bel giorno dalla Santità di Pio IX[3]. {35 [459]}

            La seconda festa che si celebra cade nella quinta domenica dopo Pasqua, in cui i venerandi confratelli dell'Oratorio di Ponzone sogliono per consuetudine antichissima recarsi in processione al Santuario per ivi fare in corpo la Via crucis, ed assistore alle funzioni parrocchiali, che in tal giorno è solito tenervi il molto Reverendo signor Arciprete di Ponzone. Anche in tal festa sebbene sia tutta propria dei Ponzonesi, molti ciò non di meno sono i divoti, che dalle prossime terre vi accorrono, e intenerisce fino alle lagrime vedere nelle calde ore del meriggio qua e là pel colle prostesi dinanzi alle stazioni drappelli {36 [460]} di gente raccolta nel pietoso esercizio della Via crucis[4].

            Se non che la festa principale del Santuario è quella di Maria Assunta, e però si celebra con maggiorpompa e solennità. Per meglio disporre i fedeli a celebrarla con più fervore, le si fa ab antico precedere una solenne novena, in cui ogni mattina, oltre la celebrazione di varie messe, si porge ai fedeli il salutare pascolo della divina parola, si dà loro il commodo di accostarsi ai SS. Sacramenti, e si comparte la benedizione col Venerabile. Comecchè questa novena cada in un tempo poco a proposito sia per la gente civile, correndo i calori del sollione, sia per la gente di bassa mano, dovendo attendere ai  {37 [461]} lavori di campagna, ciò non di meno attrae al Santuario anche di lontano ogni genere di persone a gran numero, e non può dirsi con quanta avidità ascoltino la divina parola, con qual raccoglimento assistano all'incruento sacrifizio, con quale trasporto riempiano l'aere di lodi ed inni, e quanto s'affollino ai confessionali per disporsi a celebrar con vero spirito di pietà il glorioso trionfo di Maria assunta al cielo.

            Che se tanto è il concorso del popolo divoto alla novena di N. Signora della Pieve, immaginate, o pio lettore, quanto maggiore esser debba l'accorrere della gente, quanto più tenera la pietà nel giorno solennissimo della festa. È fatto costante, che non pochi di luoghi assai rimoti si portano al Santuario fin dalla vigilia, ed altri camminano gran parte della notte per giungervi di buon mattino, e tutto così passare in compagnia dell'Augusta Donna del cielo il giorno del suo trionfo. Dal primo albeggiare fin oltre il meriggio arrivano a schiere, {38 [462]} a schiere i visitatori divoti, e ovecchè rivolgi gli occhi, vedi ogni strada, ogni sentiero, ogni scorciatoio che mette al Santuario bulicare di pellegrini impazienti di deporre ai piedi della gloriosissima Regina del Cielo e della terra il tributo dei loro affetti, e la viva espressione del loro gaudio, e aspersi di care lagrime i doni della riconoscenza. Nella vigilia e nella festa i tribunali di penitenza sono assediati da tale una folla di fedeli bramosi di purificare le loro anime dalla colpa e di nutrirsi col Pane Eucaristico, che per quanto si procuri di aver il maggior numero possibile di confessori, e questi attendano con gran zelo e premura a confessare tutta la vigilia, e taluni fin presso la mezzanotte, e dall'aurora della festa fino al mezzogiorno, d'ordinario non possono soddisfare al desiderio di tutti.

            Nè il culto che rendesi a Maria nel nostro Santuario si restringe ad onorarla nelle sue feste principali, ma si allarga pure ad altre occorrenze, e si appalesa di continuo in altre {39 [463]} maniere. Ben lo comprovano i tanti voti che si fanno ad onore di sì gran Vergine al sopravvenire di pericoli, di malattie, o di altre disgrazie: lo comprovano le tante messe che vengono celebrate al suo altare, e le benedizioni che si danno frequentemente a richiesta dei divoti: lo comprovano l'assiduità ai SS Sacramenti, che anche nei giorni feriali non manca, e le visite incessanti al Santuario, e i tridui, le novene, le processioni, con cui si ricorre a sì pietosa Aiutatrice del suo popolo nelle pubbliche e private calamità. Oltre a tutto questo, ben comprovano quanto sia radicata in questi popoli la divozione a N. S. della Pieve le innumerevoli loro offerte, poichè sebben siano per la maggior parte assai scarsi di beni di fortuna, offrono al Santuario porzione dei loro raccolti, vestimenta, cera, anella, spilli, orecchini e collane d'oro, di maniera che poteronsi compiere nel corso di pochi anni opere di gran rilievo e di molto dispendio, tra le quali primeggia la costruzione delle {40 [464]} cappelle della Via crucis di Sopra accennate.

            Da ultimo non tacerò che la Madonna della Pieve di Ponzone circondata com'è da parecchi villaggi e terre divenne per quegli abitanti l'affetto, il sospiro, la delizia, la speranza di tutti i cuori. A Lei di fatto pensa il Capo di casa, e gode radunare ogni sera la sua famiglia onorando col Rosario recitato in comune una Madre e Signora sì prediletta. A Lei pensa la buona madre, e mentre si industria d'instillare nel cuore dei suoi figliuoletti una tenera divozione a Maria, Lei supplica con labbro fervido, che l'aiuti ad educarli nel santo timore di Dio. A Lei pensa il giovane e la fanciulla, e per aver in Maria un riparo contro gli assalti continui cui va soggetta l'età giovanile, si gloria di portarne appesa al collo la benedetta medaglia, di cantarne le lodi a sollievo delle sue occupazioni, d'invocarla spesso con fervorose giaculatorie, e accostarsi ai SS. Sacramenti nelle sue feste. A Lei pensa il contadino sparso {41 [465]} nei boschi, nei campi, e in mezzo ai vigneti, ei si consola di offrire alla Madre di Dio i suoi sudori, di prendere a soggetto di conversazione le sue virtù, e ricorrere con fiducia ad un patrocinio così potente nelle sue necessità. A Lei pensa l'infermo sul letto dei suoi dolori, e più col cuore che colle labbra si raccomanda a N. S. della Pieve, che Salute qual è degli infermi, voglia ridonare a lui la sanità perduta, od impetrargli almeno il dono della perfetta rassegnazione. A Lei pensa il viandante polveroso e stanco, ed oh! quanto spesso occorre vederlo nel suo cammino sostare a certi tratti[5], da cui si discopre il Santuario, cavarsi il cappello ed invocar Maria, e poi fatto verso il Santuario un divoto inchino proseguire giulivo il suo corso.

            Ma non è a credere che Maria {42 [466]} sia rimasa insensibile a tante prove di venerazione, di amore, di fiducia e di gratitudine a Lei prestata da' suoi divoti. Ah! una Signora così possente che si chiama dall'Idiota la Tesoriera dei favori celesti, e da s. Bonaventura fonte dove si trovan congregate tutte le grazie; una Madre si amorosa e benefica, che al dir di s. Andrea Cretense, suol ricambiare gli omaggi eziandio più piccoli colle benedizioni più splendide, rimunerò mai sempre le anime affezionate al suo Santuario con grazie le più insigni, ed eziandio prodigiose, come vedremo qui appresso.

 

 

Capo V. Si tocca in generale delle grazie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve.

 

            Avendo la SS. Vergine con un duplice prodigio eccitati gli abitanti di Ponzone ad erigere in onor suo il {43 [467]} Santuario, di cui parliamo, dimostrò Ella in modo assai luminoso quanto le premesse ricever qui gli omaggi del novello suo popolo, e come le tardasse rimeritarlo delle sue grazie più singolari. Pare a me, che recato appena da' buoni Ponzonesi al suo termine il Santuario, Maria rivolger dovesse al suo divin Figliuolo quella preghiera, che Salomone indirizzò all'Altissimo, tostochè quel Re pietoso ebbe compiuta la gran fabbrica del Tempio di Gerusalemme. « Mio amabile Gesù, avrà detto l'augusta Vergine, deh! che gli occhi tuoi benigni siano giorno e notte aperti sempre su questo luogo a Me consacrato, e su tutti coloro, che qui verranno ad invocare il tuo Nome, ed il Mio. Non permettere, o Figliuol mio, che alcuno di quanti verranno qui implorando soccorso, parta da questi altari senza avere ottenuta la grazia sospirata: se venga il peccatore, impetri perdono e remissione delle sue colpe; se venga il giusto, ottenga la perseveranza nel fare il bene; se qui si porti il desolato e l'afflitto, abbiasi {44 [468]} ne' suoi dolori il desiato sollievo; abbia l'infermo la guarigione per lui implorata; abbia il tentato vigore e forza per vincere ogni assalto del gran nemico. Quanti insomma si prostreranno qui, a Te ricorrendo, o diletto mio Gesù, mediante mia intercessione, partano benedetti nelle persone, nelle famiglie, nelle campagne, nelle fortune, e più nelle anime. » Una preghiera sì bella e dolce venne da Dio accolta benignamente, e fin da quel giorno medesimo ogni potere fu dato a Maria a coprire coll'ombra amica del suo manto i divoti del suo Santuario, e di spargere copiose benedizioni su quanti sarebbero di età in età accorsi ad ossequiare sì gran Signora, e domandarle aiuto.

            Ed oh! che lunga serie narrar dovrei di grazie segnalatissime in ogni tempo ottenute mercè N. S. della Pieve, se di tutte fosse giunta infino a noi la memoria! Ma se molte grazie in quella rozzezza ed incuria de' tempi più antichi non furon registrate, e di altre che non furono scarse, per infuriare {45 [469]} di guerra, d'incendi, e di pestilenze andò perduta la narrazione, noi dubitar non possiamo, che fin dalla fondazione del Santuario, e nei secoli successivi Maria fosse dispensiera larghissima dei suoi favori a beneficio di tutti quelli, che sollecita cura si presero di visitarla e farle onore. E di vero quei fatti tanto strepitosi dell'apparizione di Maria, e della loquela data alla muta pastorella non poterono a meno di risvegliare in cuore a' fortunati che li seppero, i sensi più teneri di ammirazione insieme e di gratitudine, e di confidenza per una Vergine, che veniva a piantare in mezzo ad un popolo da Lei prescelto le belle sue tende, ed autenticava la sua venuta con un miracolo incontrastabile. Che tali fossero le disposizioni di quei buoni popolani verso Maria, ben lo comprovano sia la prontezza, onde si accinsero ad erigere la Chiesa da Lei desiderata, sia la sollecitudine che si presero di condurla a compimento non ostante ogni genere di sacrifizi. Di padre in figlio si andò propagando la {46 [470]} memoria della prodigiosa origine del Santuario, della pietà che in esso apparve cotanto splendida, e delle tante beneficenze, di cui divenne fonte ubertosa; e questa memoria mentre passava come una preziosa eredità di generazione in generazione, oh! quanto conferiva a tenere i posteri costanti e fervidi nella fiducia, e nell'ossequio d'una Madre si amorosa e benefica.

            Anche nei tempi successivi all'erezione del Santuario, anzichè venir meno, crebbe la divozione a N. S. della Pieve nelle popolazioni circostanti, e ce ne fa sicuri l'aver esse per ben due volte fatto ricostrurre il Santuario, e mano mano ampliare; ce ne fa sicuri la gara ognor mostrata di accrescere il decoro e lo splendore con nuovi abbellimenti, con preziose suppellettili, e con pii donativi: ce ne fa sicuri il fervore e la fiducia, che le turbe devote mostrarono sempre ricorrendo a N. S. della Pieve in ogni pubblica e privata necessità. Ora se questi popoli apparvero sempre confidentissimi nel patrocinio di Maria, se essi andarono sempre {47 [471]} a gara nell'attestare con prove solenni la venerazione e l'affetto che per Lei sentivano, chi può dubitare che una Madre sì tenera, sì generosa, la quale, al dir di s. Pier Damiani, non si lascia vincere mai in larghezza ed amore dai suoi figliuoli, chi può, dico, dubitare che non abbia Ella con grazie le più segnalate ricambiato le tante e sì egregie dimostrazioni di fede, e di gratitudine, che nel suo Santuario le abbondarono sempre? Ah! innumerevoli senza dubbio e stupende esser dovettero le benedizioni sparse dalla clemente Vergine sopra coloro, che qui la onorarono con tanta pietà e costanza!

            E per toccarne così in generale giova osservare, che quando i divoti di N. S. della Pieve ricevevano da Lei qualche grazia insigne, altri in attestato di riconoscenza solevano recare in dono al Santuario varie sorta di offerte, come Agnus Dei, cera, vestimenta, cuori d'argento, gambe e braccia di simil materia, spille d'oro, anella, orecchini, e collane pure d'oro; {48 [472]} altri appendevano alle pareti stampelle e somiglianti segni di qualche speciale guarigione ricevuta, altri poi facevano dipingere la grazia su quadretti di legno o di tela con sotto la leggenda, votum feci, gratiam accepi, feci voto per una grazia, e l'ho impetrata. Ora siccome furon moltissime le offerte fatte nei tempi andati al Santuario di N. S. della Pieve, e molte appariscono ancora qui e colà sulle pareti le tavolette commemorative di grazie, è facile riconoscervi una prova luminosissima dei tanti favori sparsi da Maria a larga mano sopra la gente ricorsa a' suoi piedi. E perchè questo vero risplenda di luce più viva passiamo alla ricerca ed al racconto delle grazie più particolari e straordinarie.

 

 

Capo VI. Di alcune grazie straordinarie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve.

 

            Perchè il divoto lettore possa apprezzare degnamente le grazie meravigliose, {49 [473]} che stiamo per raccontare, fa d'uopo premettere un qualche cenno sulla loro veracità. Vedemmo dianzi, come la divozione a N. S. della Pieve fosse tanto radicata nel cuore di tutti i popoli aventi notizia del Santuario, che trovandosi essi angustiati da pericoli, da malattie, od altre calamità, solevano tosto ricorrere fiduciosi a questa lor tenera Madre per averne difesa e conforto, e vedemmo pure, che Maria commossa dai loro gemiti, benignamente ne esaudiva le suppliche in modo eziandio prodigioso. Ora è debito dello storico esporre, che nei primi anni del secolo decimo settimo il molto Reverendo D. Biagio Fatuto Arciprete di Ponzone, inteso che molti infermi essendosi raccomandati alla Madonna della Pieve, avevano, mediante Lei, ottenuto in modo straordinario la guarigione, divotissimo qual era di Nostra Signora, si recò a dovere di raccogliere i particolari delle più insigni di queste grazie tenute comunemente per prodigiose coll'animo di sottoporle all'esame ed al giudizio dei {50 [474]} Superiori Ecclesiastici. A tale intento esso sig. Arciprete d'accordo cogli amministratori del Santuario porse a Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Felice Crova Vescovo d'Acqui varie suppliche dove, esposte alcune grazie delle più principali, lo pregava di procedere alla disamina delle medesime per farne risultare con autentici documenti la veracità, a maggior gloria della SS. Vergine, ed a perenne ricordo dei posteri. Desideroso di tanto l'ottimo Prelato non annuì solo prontamente al desiderio del predetto Arciprete, ma gli fece le più vive raccomandazioni, perchè proseguisse a tener nota di quelle altre grazie straordinarie, che mano mano venissero succedendo in benefizio de' clienti e dei servi di Maria. Intanto per dar cominciamento all'esame dei fatti prodigiosi recati già a sua conoscenza, diede incarico quando al suo Vicario generale il Rev.mo sig. Canonico Visca, quando al suo Cancelliere Rev.mo sig. Canonico Bicuti, di recarsi a Ponzone per tale intento {51 [475]} e vi si recò qualche volta egli stesso in persona.

            Per mettere in sodo la verità dei fatti, che si dicevano prodigiosi, non si esaminarono solo le persone, che avevano ricevute le grazie, i loro assistenti, i congiunti, i vicini, ma sì anche i Sacerdoti dei rispettivi luoghi, gli abitanti di civil condizione, i medici, i farmacisti, e quante persone probe e degne di fede erano informate del successo. Per allontanare al possibile in questi lunghi esami ogni frode ed ogni inganno si esigeva da tutti i testi il giuramento di deporre la pura verità, si sottoponevano a minuta e rigorosa inquisizione tutti i fatti colle lor singole circostanze, si rinnovavano più volte gli esami a diversi intervalli, si cercavano le difficoltà che potevano obbiettarsi ai fatti deposti, si registravano fedelmente tutte le interrogazioni, tutte le risposte analoghe, e si chiudeva ogni esame colla data dell'anno, mese, e giorno, in cui aveva avuto luogo, e colla sottoscrizione di ciascuna delle persone esaminate. Di {52 [476]} questi processi redatti con tanta accuratezza dal legittimo Superiore negli anni 1636-1637, se ne conservano ancora al presente i preziosi originali nella Curia Vescovile d'Acqui, e da essi fu cavato il racconto delle grazie veramente straordinarie che faremo ora conoscere ai nostri lettori. Qui però giova premettere ancora un'altra osservazione, ed è che essendo in gran numero le grazie avvenute per intercessione di N. S. delle Pieve, mentre reggeva la Parrocchia di Ponzone il sunnominato Arciprete Fatuto, questi non sottopose all'esame del suo Prelato, che alcune delle principali, come apparisce chiaro da una' supplica, che è riferita in parte qui sotto[6]. Eccoci al racconto. {53 [477]}

            Un cotal Bonico Giovanni Battista da Voltri d'anni 22 o in quel torno venendo tutto all'improvviso assalito da un assassino armato di pugnale, ne provò uno spavento sì forte, che non tardarono ad apparire in lui gli storcimenti, e gli spasimi del mal caduco. Premendo al misero di liberarsi da un malore si orribile, chiese ed ottenne di entrare in un ospedale di Genova, dove stette per sette mesi all'incirca sotto assidua cura dei medici; ma visto che per quanti rimedi adoprasse, il male non si rimetteva, uscito dall'ospedale si portò con sua madre a Ponzone per occuparsi in qualche lavoro, e così campare la vita, poichè mancava di tutto. Là il suo male andò crescendo, più frequenti ne divennero gli assalti, e tale ne era l'impeto, che fino a tre o quattro volte per giorno il povero epilettico stramazzava a terra. I medici reputandolo incurabile lo abbandonarono, ed il Bonico, disperando della guarigione rinunziò ad ogni rimedio. A renderne più infelice lo stato, s'aggiunse una {54 [478]} specie di paralisi al lato destro, di maniera che a stento e con gran pena poteva servirsi del braccio e della gamba. Or avvenne un giorno, che mentre questo disgraziato giovane prestava quel servizio che poteva per guadagnare di che vivere, fu colto dal suo malore, e caduto a terra sull'istante, per quasi un'ora vi stette dibattendosi in tutte le sue membra, colla spuma alla bocca, e con faccia più da cadavere che da vivente. Come si riebbe un poco, la sua padrona compassionandone la miseria, caldamente lo esortò, che si raccomandasse di cuore alla Madonna della Pieve, e gli narrò ad un tempo le tante grazie straordinarie già ottenute a sua intercessione da altri infelici. Il buon giovine udito il pio suggerimento, fece tosto divoto e fiducioso ricorso a N. S. della Pieve, promettendole insieme, che ove ottenesse la sospirata guarigione, s'obbligava a servirla nel suo Santuario per quanto gli fosse rimasto di vita. E la pietosa Vergine ascoltò benignamente la supplica, gradì la promessa, fece la {55 [479]} grazia. Da quel giorno il Bonico ebbe sì notabile miglioramento, che veniva ben rade volte assalito dal suo male, e con molto minor gagliardia, nè passarono dieci mesi che, siccome apparisce dalla giurata sua deposizione, restò libero affatto da ogni sua infermità. Una guarigione sì meravigliosa da mali sì gravi, che da quattro anni circa lo tribolavano, dichiarati incurabili dai medici, guarigione successa dopo preghiera e voto a N. S. della Pieve, tutti l'attribuirono alla validissima di Lei intercessione; e il giovane persuaso di tanto, e fedele alla sua promessa, si pose nel Santuario ai servigi della sua clemente liberatrice.

            Un'altra grazia straordinaria anch'essa ottenne da N. S. della Pieve una certa Maria Giuliano moglie di Gratarola Gioanni Battista, ed eccone i particolari. Questa donna essendo stata nella primavera del 1633 colta da mal di costa, mercè le assidue cure, se ne riebbe sì, ma le rimase una febbre terzana sì frequente e gagliarda, che le apportava un travaglio indicibile. {56 [480]} Essendone infine rimasta libera, le scoppiò alla poppa sinistra una fistola di sì rea natura, che le faceva sentire acerbissimi spasimi. Perchè ne guarisse, o avesse almeno alcun sollievo, venne chiamato il chirurgo del comune che le prodigò ogni cura possibile, ma senza pro: la fistola anzi crebbe via via per modo, che quanti la miravano inorriditi andavan dicendo di non mai aver veduta una gonfiezza sì enorme e sì ributtante. Si fece allora venire da Acqui un altro chirurgo, il quale, visto quel peso di carne sì eccessivo, giudicò opportuno di praticarvi diversi tagli, onde potesse vuotarsi d'ogni maligno umore, e per via d'unzioni, ed altri siffatti rimedii, a poco a poco sparire. Se non che in luogo di scemare, il male si aggravò; dai tagli aperti usciva continuo profluvio di marcia, e la misera donna non aveva più riposo nè giorno, nè notte. Era già scorso presso ad un anno, che la Maria Giuliano stava in questa tribolazione, e vedendo ella che tutti i rimedi praticati per suggerimento anche {57 [481]} d'altri chirurghi non le giovavano punto, si trasmutò all'ospedaletto di Genova, e qui per sette mesi incirca continuò la sua cura sempre senza vantaggio, sicchè sfidata dai maestri dell'arte se ne tornò in patria. Qui giunta provò per breve tempo un qualche sollievo, ma poscia la fistola si inacerbì per modo, che la faceva spasimare più di prima, con questo di più, che uscendo da quelle sue piaghe insieme colla marcia un puzzo insopportabile, fu abbandonata dai medici, e dai suoi domestici stessi. La sola sua madre le andava prestando gli opportuni servizi; e siccome credeva affatto inutile ogni rimedio umano, suggerì alla figliuola di raccomandarsi con fiducia a N. S. della Pieve, e di obbligarsele con qualche voto, se in grazia sua impetrar potesse la sospirata guarigione. Docile l'inferma a questa esortazione, si rivolse tosto più col cuore, che colle labbra a Lei, che dicono Salute degli infermi, facendo voto, che se una Signora e Madre sì clemente e pia volesse liberarla da {58 [482]}quel male sì ostinato ed acerbo, sarebbe ella andata al suo Santuario per farvi celebrare una Messa di ringraziamento, e pel rimanente di sua vita digiunato avrebbe ogni sabbato in onore suo. La madre ebbe ad uscire, e tornata di lì a poco, ritrovò con incredibil gioia e stupore, che la figliuola non sentiva più quegli spasimi, che le piaghe non davano più marcia. Da quel punto l'inferma migliorò sempre e migliorò tanto, che ricuperò in breve la sanità primiera, altro non rimanendole al petto, che le cicatrici di quelle piaghe sì dolorose. Chi non ammira qui la singoiar bontà e potenza di Maria, che guarisce quasi istantaneamente un'inferma da quattro anni affetta e tormentata da un male gravissimo, e dichiarato incurabile, e guarisce fatto appena il voto di onorarla, ed accompagnatavi, come depose ella stessa, una viva fiducia d'essere esaudita? Ah! ben giustamente una guarigione sì fuori d'ogni speranza apparve prodigiosa non solo all'Arciprete di Ponzone, ai due farmacisti di esso {59 [483]} luogo, e ad altri testimoni giurati, ma e lo stesso chirurgo di Ponzone non esitò a riconoscervi un miracolo.

            Nè fu meno insigne la grazia toccata a certa Gratarola Maria figlia di Domenico di Ponzone, giovanetta decenne. Il 13 dicembre 1636 essendosi a costei d'improvviso rattratte ambe le mani, sì che non poteva più valersene nemmeno per mettersi il cibo in bocca, il chirurgo fu sollecito di adoperare quei rimedi che l'arte sua gli suggeriva più efficaci; e i suoi genitori prodigarono alla poveretta tutta quella assistenza e cura, che loro ispirava l'affetto svisceratissimo. Niente valse a vincere il male, tanto era intenso; e questo crebbe a tale, che per l'acerbità dei dolori più non poteva la Marietta nè prender sonno, nè quietare un momento. Dolentissimi erano i genitori di vedere una figliuola, che era l'idolo del loro cuore, ridotta ad uno stato sì compassionevole senza trovar modo di sollevarnela, e inconsolabile la fanciulla sì per le acerbe doglie, che le trafiggevano le mani, {60 [484]} come per timore di rimanere storpia. Un giorno la madre quasi fuori di sè per l'eccessiva afflizione, si fece piangendo a lamentarsi col marito, come se questi non cercasse ogni via per la guarigione della lor figliuola sì tribolata. Il padre per le sofferenze della fanciulla da lui sì prediletta già desolato tanto, che per liberarnela avrebbe dato volentieri ogni suo avere, all'udire i lamenti della moglie non meritati, sentì addoppiarsi nel cuore le angoscie, e fra sè andava pensando qual cosa potrebbe ancora fare a sollievo della figliuola: ma poichè erasi già tentato ogni rimedio, che paresse opportuno, gli balenò alla mente il disegno di ricorrere a N. S. della Pieve già da altri esperimentata sì buona e soccorrevole in simili occorrenze. Però rivoltosi all'inferma dolcemente la esortò a raccomandarsi alla Madonna della Pieve, e promise che anch'egli e la madre sua farebbero lo stesso, soggiungendo, che se toccasse a lei la grazia della guarigione, due mani di cera avrebbero entrambi offerte al {61 [485]} suo Santuario. La figlia divotissima che era di Maria SS. applaudì alla proposta del padre, e sì, sì, proruppe tosto con gran fervore e fiducia, mi raccomando fin d'ora a N. S. della Pieve, che voglia guarirmi da questo mio male, e se mi fa la grazia, verrò con voi a portarle in ringraziamento la devota offerta delle due mani. E Maria, che si compiace di nominarsi la Consolatrice degli afflitti, e la speranza di quanti in Lei confidano, accolse lietamente una preghiera quanto semplice in se stessa altrettanto fervida. Appena infatti la fanciulla ebbe finita quella sua preghiera e quella promessa, provò di presente tale miglioramento, che nella notte potè pigliar sonno, quando prima non poteva chiuder occhio. Alla prima alba i genitori si portarono al Santuario per implorare la guarigione della figliuola senza passar prima a visitarla, ed oh! che gaudio, che festa fu per essi trovare al ritorno già levata per se stessa di letto, tutta giuliva in volto, e guarita perfettamente la loro Marietta! Lascio a voi, divoti {62 [486]} lettori, immaginare la meraviglia e la consolazione, che si destò in tutto Ponzone alla nuova, ed alla vista d'una sì strepitosa guarigione. Solo vi dirò, che il chirurgo stesso considerando la gravità del male, l'inutilità dei rimedi usati, e la pronta e perfetta guarigione, fatto appena il ricorso alla SS. Vergine, ebbe a deporre con giuramento « Io non posso credere, che essa Maria sia guarita per effetto dei medicamenti da me applicati, perchè non potevano liberarla, che dopo qualche lunghezza di tempo, e appresso avrebbe bisognato applicarne degli altri; il perchè tengo per vero, che la fanciulla sia guarita miracolosamente. » E tale fu il sentimento di tutti gli altri testimoni, che vennero esaminati in proposito dall'Autorità Ecclesiastica. {63 [487]}

 

 

Capo VII. Segue la narrazione di altre grazie straordinarie.

 

            Persuaso, che il seguito delle grazie più singolari e prodigiose ottenute dai divoti di N. S. della Pieve debba tornare gradito al pio lettore, e servirgli di stimolo ad ammirare ognor più la somma bontà di Maria, e infervorarnelo nella sua divozione, narrerò in questo Capo alcune altre di siffatte grazie, come risultano dai documenti autentici che ho citati. E seguitando nominerò Capra Giuseppe del quondam Olivero nato a Ponzone d'anni 12. Preso costui da mal di costa il 2 novembre 1636 in quella, che la madre per nome Bianchina era assente da casa, per essere egli poco giudizioso, come portava la sua età, non si curò di chiamare il medico, e non prese rimedio di sorta. Otto giorni erano passati di questo modo quando tornò la madre, e trovato il {64 [488]} figliuolo nello stato più misero, fu sollecita di far venire il medico, che esaminata la qualità e crudezza della malattia, si dolse che l'avesse chiamato si tardi, e aggiunse che il pericolo era grande. Provatosi intanto a fare una cura, ordinò dei salassi, che non valsero a nulla; il male anzi ebbe tali avanzamenti, che l'infermo gonfiò tutto massime nel petto, dove apparve un grosso e putrido tumore, che oltre di cagionare al giovanetto gravissimi dolori, gli toglieva perfino il respiro. Disperavasi oggimai di salvarlo, ma che! Un suo fratello maggiore, Ottavio di nome, commosso a tanti patimenti dell'infermo, e vedendone omai vicina la morte, suggerì al Peppino di raccomandarsi alla Madonna SS. della Pieve, promettendole se guariva, di recarsi scalzo al suo Santuario, e di offerirle un'imagine di cera. Correva la festa del SS. Natale, e il pio giovanetto conformandosi al suggerimento del fratello, ravviva la sua fiducia nella pietà e potenza di Maria, a Lei si raccomanda {65 [489]} di cuore, obbligandosi per voto, che ore risanasse, visiterebbe a piè scalzi il Santuario, e farebbe alla sua liberatrice la indicata offerta. Ed oh! quanto è facile e pronta questa amorosa Madre a venire in soccorso di chi a Lei si rivolge con fiducia vera nelle sue angosce! Da quel momento il giovanetto migliorò assai, e nel giorno appresso festa di s. Stefano si trovò libero affatto da ogni suo male. Non si può descrivere con parole quanto rimasero attoniti i Ponzonesi tutti alla notizia, che il giovanetto era guarito così di subito da una malattia sì grave, sì acerba, sì trascurata, quando tutti aspettavano da un giorno all'altro il segno della sua morte. Non vi fu allora chi in un avvenimento sì strepitoso non ammirasse un tratto manifesto della bontà e potenza di Maria: fatto sta, che il riconobbero per miracolo tutti i testimoni esaminati in tale occorrenza, e tra questi il signor Arciprete Fatuto, che aveva confessato il giovinetto in pericolo di morte, affermò, che una tal guarigione {66 [490]} non potè avvenire se non per virtù sopranaturale. Nè tacerò che lo speziale Porta avvenutosi a veder più volte nel letto del suo dolore il nostro Capra depose « Io credo, e tengo per certo, che esso Giuseppe sia veramente guarito per grazia miracolosa, » e ripetè lo stesso il chirurgo Scrivano, che fu il curante nella malattia. Il giovanetto favorito di tanta grazia, e riconoscente alla sua amorosa benefattrice, non si recò solo a sciogliere il voto a' piè di Maria, ma di vantaggio professò d'allora in poi verso di Lei una divozione tenerissima, di maniera che ogni sabbato soleva condursi al Santuario, e non finiva di narrare a tutti la grazia ricevuta, eccitandoli ad onorare una Madre sì buona e clemente, e a riporre in Lei tutta la confidenza.

            Ma non si fermano qui le grazie che si debbono alla mediazione di N. S. della Pieve. Eccone un'altra, che non deve restare in silenzio. Eleonora Servetti della villa di Lussito presso la città d'Acqui moglie a Carlo {67 [491]} Antonio Balduzzo di Strevi nel maggio del 1636 si sentì tutto ad un tratto cogliere da un acutissimo dolore, che partendo dal lato manco del petto, le si propagava alle braccia ed alle gambe con soccombere a svenimenti. Durò così fino alla metà di agosto senza ricevere dai rimedi, cui ricorse, nemmeno il più piccolo sollievo. Sopravvennero frequenti capogiri, che la rendevano come pazza, e per giunta una grave gonfiezza alla gola, per cui ebbe a perdere l'uso della parola. Condotta dai parenti presso il più volte nominato Arciprete D. Biagio Fatuto in fama di ottimo sacerdote, affinchè sperimentasse a pro dell'infelice qualche rimedio che più degli umani fosse efficace, rimase in casa sua presso a due mesi, durante i quali, esso Arciprete esortò l'Eleonora a raccomandarsi caldamente alla SS. Vergine delle grazie venerata nel Santuario della Pieve; pregò egli stesso senza interruzione, e credendo che la donna fosse invasa da qualche spirito maligno, impiegò più volte gli esorcismi per vedere se mai gli fosse dato {68 [492]} di scacciarlo da quel corpo si tribolato. Veduto che ogni tentativo riusciva infruttuoso, l'Arciprete congedò l'inferma, raccomandandole di non perdere la fiducia in Maria, verso cui erasi dimostrata tanto divota nel tempo della sua dimora in Ponzone fino a visitarla ogni giorno nel suo Santuario, non ostante il variare del cielo, e il disagio per lei più grave di quel cammino. Ricondottasi la Eleonora in Acqui, presso una famiglia di suoi parenti, trovò che la nuova stanza anzichè diminuire, accresceva sensibilmente il suo penare, e questo massime l'accorava, trovarsi lontana da quel Santuario, dove soleva ogni giorno versare a' piè di Maria la piena dei suoi dolori. Se non che il 29 novembre vigilia di s. Andrea dopo d'aver digiunato ad onor suo, risolse, così inspirata, di tornarsene a Ponzone, e lo fece nel dì successivo. Là entrata nella Chiesa del s. Apostolo, vi passò la notte in preghiera, e sul mattino del 1 dicembre si portò con grande impazienza e gioia al Santuario della {69 [493]} Pieve, dove a' piè della santa Vergine pregò con gran fede e fervore per buon tratto di tempo. Oh maraviglia! la donna si sente invadere da un interno fuoco, che le fa scoppiare in tutto il corpo un copiosissimo sudore: ed ecco scemare, scomparire anzi la gonfiezza della gola: seguono replicati urti di vomito, che le fanno rigettare a brevi intervalli una quantità di diverse materie, e tosto ricupera la parola, e scioglie la lingua a ringraziare la sua potente salvatrice, che volle di vantaggio liberarla da tutti gli altri malori, fino a quel giorno sofferti. Le restava solo al cuore una pena leggiera, tuttavia la Servetti se ne ritorna in Acqui dopo la grazia; ma non dubitando che la pietosa Vergine vorrebbe coronarla, rivola al Santuario tre giorni appresso, si accosta ai Ss. Sacramenti, e dopo la messa unge la parte offesa con olio della lampada, che stava accesa all'altare della Madonna, e quest'unzione le toglie di tratto quell'avanzo di male, sicchè la donna protestò col sunnominato {70 [494]} sig. Arciprete e con molti altri di non aver più patito da quel momento in poi verun dolore.

            Anche gli abitanti di Caldasio villa di Ponzone ebbero ad ammirare una guarigione prodigiosa avvenuta mercè N. Signora della Pieve in un Cresta Giovanni d'anni dieci figliuolo di Andrea. Questo poveretto fu assalito dalla podagra, e gli si gonfiarono in tal guisa i piedi, le gambe, le mani e le braccia, che mentre soffriva acutissimi spasimi, non poteva reggersi in piedi, sicchè doveva strascinarsi per terra nel passare da un luogo all'altro. Questo malore lo tribolava già da due anni, senza che il misero avesse profittato punto dei tanti rimedi adoperati a guarirlo, e tolta pareva ogni speranza di riuscirvi. I genitori oltremodo afflitti nell'udir continuo i pianti del fanciullo tormentatissimo, e al vederlo come i rettili camminar carpone, come fatto avea la Eleonora Servetti nel caso or ora narrato, si posero anch'essi in cuore di ricorrere all'augusta Vergine dispensiera {71 [495]} di grazie sì elette, ed implorarne il risanamento del loro figlinolo. Così fecero con tutto il fervore possibile, e aggiunsero il voto di portare al Santuario della Pieve una quarta di castagne in dono, e farvi celebrare una messa, se ottenessero la grazia. Alla supplica ed al voto di genitori sì desolati e confidenti si commossero le viscere di Maria, ed ecco il giovinetto, che poc'anzi non poteva valersi delle sue gambe, tutto ad un tratto levarsi di letto egli stesso, e girar per casa senza aiuto di sorta; ecco quel desso, che prima soffriva tanti e sì acerbi dolori, libero protestarsi ed essere da ogni pena! Oh che gioia in quella casa! Ruppe gl'indugi il Cresta, e con la madre sua si recò al Santuario nel giorno appresso, impaziente di rendere alla sua pietosa liberatrice i più cordiali ringraziamenti; e assistito che ebbe alla s. messa, se ne ritornò pur colla madre alla villa nativa senza aver mai più risentito di quel malore. La notizia del fatto si sparse in breve tra {72 [496]} gli abitanti di Caldasio, e sì grande ne sorse in tutti l'ammirazione, che recato essendosi novellamente il pio giovanetto al Santuario nella seguente domenica per sciogliere interamente il voto, pieni di festa vollero quei suoi terrazzani accompagnarlo anch'essi in folla, e con lui ringraziare una Reina, ed una Madre sì dolce e pia con tutti quelli che in mezzo alle lor sofferenze alzano un grido al trono della sua misericordia. Questa grazia apparisce subito così straordinaria, che non occorre accennare, averla riconosciuta per un miracolo, come si vede nei loro esami, tutti i testimoni chiamati all'uopo.

            Ma per non allungare troppo questa narrazione, lascio di riferire altre grazie straordinarie, che si leggono ne' documenti suin icati, e farò fine coll'accennarne una maravigliosa toccata all'istesso Arciprete Fatuto, trascrivendo qui le sue parole medesime. Il 31 agosto 1637 mentre esso Arciprete veniva esaminato dal canonico Bicuti, che ne aveva special delegazione, {73 [497]} dopo d'aver deposto con giuramento vari fatti straordinari attribuiti all'intercessione di N. S. della Pieve, richiesto, se altri ne rimanessero ancora, così rispose: « Altre persone vi sono, che ricevettero grazie singolari dalla Madonna SS., ma non ho precisa memoria, nè conoscenza di tutti; e tra queste grazie è notabile assai quella, che ricevei io stesso nell'anno 1633, ed ecco quale. Essendomi nell'anno 1630 rotto il piede e la gamba sinistra, stetti tre anni senza potermene servire, sì che se voleva andare in chiesa non poteva, ma bisognava mi facessi portare sopra una seggiola; finalmente dopo aver adoperati molti medicamenti, pei quali aveva migliorato alquanto, ma senza essere ancora guarito bene, mi feci mettere a cavallo, e accompagnare alla Madonna SS. della Pieve. Ivi mi posero a terra, e fattomi condurre all'altare, celebrai messa e nonpiù a cavallo, ma sì a piedi tornai a casa, essendomi subito sentito giovamento notabilissimo dopo la visita al Santuario; e {74 [498]} da quel tempo in qua non ho più patito altro male nel piede, che un poco di debolezza. » E questo egregio Arciprete di Ponzone ben era degno, che nella sua avanzata età di presso a settant'anni, la SS. Vergine lo liberasse da quel suo male in modo straordinario, stantechè oltre all'essere tenerissimo di N. S. della Pieve, si adoprò con ogni zelo e premura a raccogliere le grazie avvenute per sua intercessione, ed appoggiarle con autentici documenti, mirando a questo, che fiorisse ogni giorno più nel diletto suo gregge la divozione di Maria, si propagasse attorno la fama del suo Santuario, e la memoria di tante sue grazie pervenisse fino ai più tardi posteri.

 

 

Capo VIII. Di alcune grazie succedute in questo secolo.

 

            Nostra Signora della Pieve, come apparisce da queste memorie, fu sempre, ed è tuttavia l'Angelo tutelare {75 [499]} delle fortunatissime genti in mezzo a cui piantò le sue tende, e siccome in esse la pietà e divozione verso sì gran Reina non venne meno giammai, durando florida eziandio in questi ultimi tempi, così anche nel secolo in cui viviamo, apparve Maria co' suoi clienti pronta e generosa a dispensare le sue grazie. Moltissime di fatto sono quelle, che di questi anni piovvero in seno ai divoti di N. S. della Pieve, grazie, le quali comechè non siano tutte insigni, come le già descritte, e non venissero poste ad esame così rigoroso, tuttavia sono degnissime della nostra ammirazione, perchè, o constano da memorie degne di fede, o vengono attestate da persone tuttora viventi. Mi farò adunque ad accennarne qui alcune, protestando che di tali grazie, come di tutte le nominate di sopra, si rimette il giudizio alla veneranda autorità della Chiesa cattolica, e si lascia al pio lettore piena licenza di attribuire ad esse quella fede, e non più, che gli verrà suggerita dalla sua pietà e dal suo buon senso. {76 [500]}

            Nell'anno 1817 non essendo caduta pioggia da sei mesi, o in quel torno, si temeva una terribil carestia. Gli abitanti di Ponzone e dei luoghi circonvicini tremando al presentimento di questo flagello, si studiarono di piegare a clemenza il cuor di Dio, e impetrare così la pioggia sospiratissima, alternando a tal uopo preghiere, penitenze, novene e processioni. Alle suppliche e ai gemiti del popolo era sordo il cielo. Che fecero allora? Pensarono di fare divoto ricorso alla Madre della misericordia nel suo Santuario della Pieve. Però radunati in solenne e numerosissima processione, mescolando ai salmi di penitenza le lodi più tenere di Maria, si recarono popolo e clero al Santuario. Qui rivolse a tutti una calda esortazione l'Arciprete zelantissimo di Ponzone D. Aurelio Costa di sempre cara e venerata memoria; riconoscessero, diceva, in quella siccità sì ostinata il castigo dei loro peccati; doversi placare con frutti sinceri di penitenza la collera di Dio, ed invocare {77 [501]} a questo fine la mediazione dell'augusta Imperatrice del cielo e della terra Maria, che mai non abbandona chi in Lei confida; pietà, pietà da Lei implorassero, e la grazia da tanto tempo sospesa di pioggia amica. Il cielo era pienamente sereno; ma oh misericordia ineffabile di Maria! Rivolto alla gran Vergine, protesta il Pastore piissimo colle lagrime agli occhi di non volersi staccare dai piedi della sua Signora e Madre, se prima non sia fatta la grazia: il cuore gli dice che egli è esaudito; ed ecco al primo uscire che fa di chiesa la processione, comparisce sull'estremo orizzonte una nuvoletta; in men che' l dico si avanza per le vie dell'aria, si dilata, si addensa mano mano che la processione nel suo corso procede verso Ponzone, e non rientra ancora nella chiesa parrocchiale la moltitudine col suo Pastore, che già si scioglie il cielo in dirottissima pioggia, giubilandone tutti come d'una benedizione singolarissima dovuta al benigno interporsi di Lei, che è speranza e {78 [502]} conforto del popolo cristiano. Riconoscenti per tanto favore alla SS. Vergine, popolo e clero ritornarono dopo breve tempo al Santuario per intuonarvi l'inno del ringraziamento, ed a memoria perenne del benefizio, posero questa epigrafe, che vedi anche adesso pendere in grossi caratteri da una parete del Santuario: « D. O. M. Assumptaeque Deiparae, Patronae nostrae munificentissimae, quod vix exorata, poroptatis imbribus, diuturnae siti, tosta rigavit arva, Ponzoni, Grognardi, nec non Cartosii, Montisclari, Malvicini, et Turpini, piae oppidorum sodalitates solemnes graties et habentes et agentes, ex animo orantes M. P. MDCCCXVII, IV id. aug. »

            Continuandomi al racconto delle grazie debbo qui trascrivere quanto si legge ne' registri dell'amministrazione del Santuario, proprio nelle prime pagine in data 9 agosto 1829. « Questa mattina è stata donata alla chiesa una collana d'oro del peso di un'oncia ed un quarto da Giuseppe Mignone per incarico di suo figliuolo {79 [503]} Pietro, che la mandò da Gibilterra per voto da esso fatto in una grave malattia di febbre gialla, per causa della quale morirono in quella città nove mila persone, laddove il suddetto Pietro, fatto un voto a N. S. della Pieve, ricuperò assai presto contro il sentimento de' medici la sua perfetta salute. Questa mattina alla presenza de' suoi genitori e di tutta la sua numerosa famiglia, con rendimento di grazie a suo nome è stato sciolto il voto, e messa la detta collana al collo della SS. Vergine. »

            Nè vuolsi tacere un'altra grazia attestata dalla persona medesima che la ricevette e che vive ancora nell'anno di questa pubblicazione. Un certo De Guidi Domenico da Ponzone d'anni 87 circa, più e più volte attestò egli stesso, che all'età di sei anni, essendo per una naturale debolezza inabile ancora a camminare, i suoi pii genitori lo raccomandarono di cuore alla Madonna della Pieve, e tosto con grande ammirazione di quanti lo conoscevano, {80 [504]} acquisto il necessario vigore per muoversi liberamente.

            Ma più non la finirei, se tutte volessi qui trascrivere le grazie innumerevoli ricevute anche in questi ultimi tempi da ogni sorta di persone, le quali attestano, che in occorrenza di malattie, di pericoli, di grandi sofferenze e di altre siffatte tribolazioni essendosi rivolte con preghiere e voti a N. S. della Pieve, ebbero sollievo, guarigione e salvezza, Mi restringerò a far cenno d'una sola grazia avvenuta in questi ultimi anni sotto gli occhi di tutto il popolo di Ponzone.

            Il molto rev.do sig. D. Cervetti Gerolamo Ponzonese, avendo comprata una casa di vecchia costruzione, vi si condusse dentro agli 8 di ottobre 1862 con alcuni operai perchè venisse demolito il vôlto massiccio d'una camera posta a pian terreno. In quella che si stava praticando siffatta demolizione, ecco precipitare tutto ad un tratto esso vôlto, seppellendo il detto sacerdote ed uno degli operai sono le sue rovine. Al grido d'un altro operaio {81 [505]} rimasto fuori di quello sfas iume, accorsa di molta gente, questa si diede sollecita a rimuovere quel cumulo di materie, che si erano precipitate sopra que' due infelici. Ma che! mentre lavorasi a questo, crollò d'improvviso da sommo ad imo uno dei muri laterali, indebolitosi certo per la caduta del vôlto, sicchè non crebbe solo per la nuova disgrazia il peso importabile delle rovine sopra i già sepolti, ma vi rimasero anche involte le sei o sette persone, che davano opera allo sgombro. Immenso fu il terrore e il turbamento, da cui furono invasi i numerosissimi spettatori a questo secondo scoscendimento, e sia perchè si tenevano per morti que' miseri, che rimasti erano sotto quell'enorme ammasso di calce, di legole e di pietre in un luogo sì angusto, sia perchè si temevano altri scoscendimenti, si sospese alquanto lo sgombro. Ma essendo allo squillo della campana maggiore accorse dalle vicine campagne nuove braccia, e cresciuto il coraggio nei primi venuti, con gran lena e vigore {82 [506]} si accinsero tutti all'impresa tanto caritatevole insieme, e di tanto pericolo. Ma ahi! nuova sventura! Attendevano ad esportare materiali tante braccia pietose, ed ecco un terzo rovinio, che getta a terra una parte del tetto e dei muri laterali, e vi rimasero sotto altre persone affaccendate a liberare, se potevano, le già sepolte. Egli è impossibile descrivere con parole lo sgomento, i pianti, le grida, anzi le urla prolungate della stipatissima folla accorsa qui da ogni parte. Oh Dio! le mogli deploravan con gemiti e lagrime inconsolabili la perdita dei loro mariti, e quella de' loro figliuoli i genitori, e questi ridomandava al cielo il gemito de' pargoli innocenti, tutti infine gli spettatori chiamavano piangendo i congiunti, gli amici, i vicini disperando oggimai di più rivederli, pareva un finimondo! Ma rasserenate, o pio lettore: in mezzo a sì orrida scena corre alla mente, risuona sulla bocca dei circostanti il Nome di Maria SS., e ci veggono tutti l'unico scampo di quegli infelici, che dodici {83 [507]} di numero stavano prima sepolti che morti sotto a quel cumulo di rovine, e di questo caro Nome non si dimenticarono eglino stessi, che provando le agonie della morte si aspettavano di esserne da un momento all'altro le vittime. E ben con ragione, poichè dopo si repentino e violento cader di tutto e muri in luogo cotanto stretto non potevano, secondo che occorre in simili casi, sperare que' miseri di durarla in vita. Difatti il sacerdote Cervetti, che primo restò sepolto col suo compagno, certo Zunino Bernardo, se da principio si lusingava di poter ancora andar salvo, quando poi sentì piombare sulle rovine già fatte, rovine nuove, si tenne perduto, salvo un miracolo. Rivolto quindi al suo compagno di sepoltura, che gli stava a fianco, dopo d'averlo eccitato al pentimento de' suoi peccati, e datagli l'assoluzione, lo esortò a raccomandarsi seco a Maria SS., e seco obbligarsi per voto alla recita del Rosario per tutta la vita, se in grazia sua campavano dalla morte imminente. {84 [508]} In questo mentre il sig. D. Viazzi Carlo cugino del prefato D. Cervetti incontrata in Ponzone la serva del Cappellano di N. S. della Pieve, la spedisce con tutta fretta al Santuario, perchè fosse data subito la benedizione colla reliquia della Madonna. Il Capellano non frappose indugio, coi pochi che potè raccogliere recitò il santissimo Rosario, ed esposta la Reliquia, diede con essa la benedizione, eccitando caldamente gl'intervenuti a recitare tre Ave Maria per quelle povere creature che stavano sepolte sotto quel monte di macerie, e si temeva ahi tanto! che fossero già morte. Maria però, questa cara speranza del popolo fedele vegliava dal Cielo a proteggere, a salvare i pericolanti. Calmato alquanto il sommo turbamento, e l'alto terrore sorto in tutti i circostanti a siffatta catastrofe, alcuni tra i più animosi si accinsero di bel nuovo a rimuovere quell'ingombro di tanto materiale, e a forza di stenti e di fatiche riuscirono a cavarne vivo alcuno dei sepolti. Allettati da questo felice successo, accorsero {85 [509]} altri in aiuto, ed altre vittime furon salve: si raddoppiarono allora le braccia e gli sforzi, e tutti in fine rivedendo la luce del giorno, ebbero la sicurezza di non essere più fra le ugne di morte. Nè si trovavano solamente vivi, ma chi il crederebbe? senza aver pure un membro rotto o slogato, avevano solo qualche contusione, da cui guarirono in poco tempo.

            Se non evvi lingua che basti a descrivere il pianto, lo spavento, la desolazione che apparve in tutti a quello spettacolo sì orrendo e sì compassionevole, egli è del pari impossibile descrivere quell'ebbrezza di gioia, di giubilo, di gaudio che invase ogni cuore al vedere contro ogni speranza dissotterrate e vive quelle dodici persone, che credevano comunemente schiacciate da quel peso si enorme, e fatte cadaveri. Un uomo di senno non può con qualche attenzione considerare i particolari di questo avvenimento senza vedervi tutt'altro che l'effetto del caso, vocabolo meschino e freddo, di cui si vale il secolo per {86 [510]} ispiegare i successi prodigiosi, che fanno ragione ad una Provvidenza sempre vegliatile ed amorosissima. L'empio la nega, ma la nega a torto, perchè una Provvidenza siffatta brilla come sole nel reggimento si vario, ma sempre ammirabile dell'universo. Questo è certo, che gli spettatori tutti quanti, e tra questi molti ecclesiastici e secolari di civil condizione, attribuirono senza tema di errore un fatto sì nuovo e straordinario al manifesto e prodigioso intervento di Maria SS., che tanti cuori e con tanto fervore invocarono in quelle ore si trepide. Giova notare, che in quel momento stesso che furon ridotti in salvo i poveri sepolti, ai piè di N. S. della Pieve stavasi recitando il Rosario implorando dal suo bel Cuore e dal suo braccio poderosissimo lo scampo di tanti miseri, che senza Lei periti sarebbero certamente. {87 [511]}

 

 

Capo IX. Cenno sulle grazie spirituali.

 

            Infino a qui non si è fatta menzione, che delle grazie compartite da N. S. della Pieve nell'ordine temporale. Siccome però l'anima nostra è senza paragone assai più preziosa del corpo e l'eterna salvezza importa assai più d'ogni prosperità terrena, sarebbe gran fallo tacere le grazie spirituali mercè di Maria impetrate a' suoi clienti, grazie che certo non furono men frequenti delle temporali fin qui descritte. La s. Chiesa c'invita ad invocar Maria come Madre della misericordia, della grazia, del bell'amore; come aiuto e speranza dei cristiani, e consolatrice degli afflitti. Tenerissime poi e consolantissime sono le espressioni usale dai santi Padri, e Dottori per dimostrare la somma potenza e pietà di Maria pel nostro bene. Sant'Efrem chiama Maria fonte di grazie, e d'ogni consolazione. San Giovanni Damasceno {88 [512]} un mare di grazie; s. Bernardo la pienezza d'ogni bene, aggiungendo che Maria è un'arca assai più ampia di quella di Noè, dove noi ricoverandoci in tempo possiam scansare ogni pericolo; essere volontà di Dio, che ogni favore, che dal cielo discende sopra di noi in questa valle di miserie, passi prima per le sue mani amorosissime; e san Bonaventura non dubita di asserire, tanto aver di potenza il braccio di Maria, che salva chi vuole: che anzi san Germano e s. Anselmo ed altri Dottori di s. Chiesa non temono di asseverare che, come Dio è onnipotente per natura, così Maria venne fatta onnipotente per grazia, e La dissero con frase non prima udita, una supplichevole onnipotenza.

            Questa immensa possanza di Maria si trova accompagnata ad un Cuore pietosissimo, e tutto disposto ad espandersi in pro' de' suoi divoti, poichè Ella li ama con tal vivezza d'affetto, che tutto l'amore delle madri terrene verso dei loro figliuoli perde in paragone di quello si tenero ed operoso, {89 [513]} di cui fa prova questa Madre ammirabile in benefizio dei fedeli suoi seni, de' suoi figliuoli affezionati. Il suo Cuore spasima più egli, come dice il divotissimo Bernardino da Bustis, di compartirci i favori celesti, che noi di riceverli, stantechè, conforme al sentimento del B. Amedeo, altro ufficio non compie Maria lassù in cielo, che presentare le nostre suppliche al suo divin Figliuolo; E quando noi ricorriamo al suo patrocinio, Ella è si buona e clemente, che, come ripiglia s. Bernardo, non guarda punto ai nostri demeriti, ma alle disposizioni interiori onde noi ci facciamo ad invocarla. Epperò a tutto diritto conchiude s. Agostino, non essersi mai udito al mondo, che alcuno abbia fatto divoto e fiducioso ricorso a Maria, ed Ella non l'abbia esaudito.

            Maria adunque lassù in Cielo è potentissima presso Dio, ed insieme dispostissima a far uso della sua possanza a pro' de' suoi divoti. Ora venendo al nostro proposito, vorremo noi credere, che nostra Signora mostratasi nella sua {90 [514]} Pieve si pietosa e potente nel soccorrere alle miserie temporali del popolo suo divoto, abbiane curate meno le spirituali? Vorremo noi credere, che Ella abbia mostrato più amore e sollecitudine per la prosperità dei corpi terreni e caduchi, che per la salvezza delle anime sì preziose ed immortali? Ah! quella gran Vergine, che ebbe l'incomparabil sorte di concepire nel suo purissimo seno il Figliuol di Dio fatto Uomo per la redenzione del mondo: quella gran Donna, che appiè della Croce non dubitò di offrire alla morte più barbara ed ignominiosa il suo stesso Divin Figlio, sostenendo per noi miseri peccatori un dolore più acerbo che quello di tutti i martiri; quella Madre cotanto amorosa, che nutre Ella sola per gli uomini maggior tenerezza d'affetto, che non tutti gli Angeli e i Santi insieme, chi può dubitare che non fosse co' visitatori del suo Santuario liberalissima di grazie spirituali, massime delle più importanti per la loro eterna salvezza? Le stesse grazie temporali, di cui ella fu prodiga, vennero {91 [515]} certo dal suo Cuore materno ordinate a risvegliare nei fedeli più viva sollecitudine di fuggire il vizio, praticare la virtù, e così tenersi più fedeli, e costanti nel divin servizio. Quindi è che se i favori spirituali ottenuti dai divoti di N. S. della Pieve colpissero gli occhi nostri, come sogliono colpire i temporali, noi ci vedremmo schierate dinanzi innumerevoli grazie sparse in ogni tempo da questa sì larga dispensiera dei divini tesori a pro' di quanti a Lei ricorsero supplicandola di questo bene. Vedremmo un numero immenso e di tentati, che appiè de' suoi altari ottennero un vigore ammirabile a ribattere gli assalti dei nemici infernali; e di anime per impeto di passione agitatissime, che arrivarono facilmente a mettervi un freno, e di altre soprafatte da terribili angoscie di spirito, che partirono dal Santuario ricolme di una soave calma, di una grande tranquillità di cuore; e di anime dubbiose, che da lumi celesti furono rischiarate, e di tribolate, che ottennero lo spirito di pazienza, e della perfetta rassegnazione {92 [516]} ai divini voleri, e di anime pericolanti, che trionfarono di tutti gli ostacoli, per cui duro ed aspro si rendeva ai loro passi il cammino del cielo. Avremmo sotto gli occhi un'infinità di peccatori i più miserabili e pertinaci, che entrati nel Santuario della Pieve senza intenzione alcuna di ravvedersi, in grazia d'una santa inspirazione, o di qualche massima eterna udita in una predica, o della calda parola d'un confessore, caddero a piè di Maria mediatrice di questi preziosi impulsi, e dopo pianti sinceramente i loro falli, se ne partirono riconciliati con Dio, e benedetti da Maria. Ma sopratutto avremmo ad ammirare tanti cristiani, che devotissimi in vita di N. S della Pieve, assistiti, difesi, e protetti da questa amorosissima Madre nelle ultime loro agonie, ebbero l'invidiabil sorte di fare la morte preziosissima del giusto, e di volarsene quindi a godere le ineffabili delizie del paradiso. Ma poichè di tutte queste grazie spirituali sì preziose e rilevanti, solo in cielo potremo avere {93 [517]} una conoscenza piena ed intera, basti averne qui dato un cenno a fine di risvegliare nel pio lettore vivi sensi di tenera confidenza in una Madre sì possente e misericordiosa, ed una sollecita premura d'invocarla nelle sue necessità spirituali, che più d'ogni altra cosa ci debbono stare a cuore, se ci preme di conseguire finalmente quella beata eredità che ci sta preparata ne' cieli.

 

 

Conclusione.

 

            Se tra i fini, a cui mira la pubblicazione di questi cenni, quello primeggia di far conoscere il Santuario di N. S. della Pieve a chi non l'ha veduto ancora, mettergli sott'occhi quanto il medesimo sia antico, venerando, frequentato, quanti segnalati favori debbano aspettarsi da Maria coloro, che là si portino a visitarla, e la invocinno nelle loro necessità, scopo del pari eminente fu {94 [518]} rendere a tutti più manifesta e cospicua la somma bontà e potenza di quest'Imperatrice Augusta del cielo e della terra, affine di risvegliare nei cuori una tenera e stabile divozione verso di Lei, ed allettare insieme ed attrarre ad un culto si bello e fluttuoso anche le anime più fredde, anche le più corrotte, che abbondano in questi miseri tempi. Ed oh! che dolce e preziosa mercede toccherebbe a chi sostenne la tenue fatica di queste pagine, se quanti avranno la pazienza di leggerle venissero a concepire venerazione somma per una Creatura tutta santa, e a riempiersi di una fiducia illimitata in una Reina quasi direi onnipotente, e innamorarsi, innamorarsi tanto di una Madre, di cui non evvi la più amabile! Ah ricordiamoci, caro lettore, che Maria è vera Madre di Dio, e perciò Ella dopo Dio si merita tutto il fervore dei nostri ossequi: ricordiamoci, che Maria è pur Madre di tutti i cristiani, e perciò dopo Dio noi dobbiamo amarla colla maggiore tenerezza d'affetto; e {95 [519]} in Lei riporre ogni nostra speranza; ricordiamoci, che a questi tempi sì luttuosi, in cui la divina giustizia oltremodo sdegnata per la piena de' vizi, che inonda la terra, pare che si accinga a scagliare sul nostro Capo i più tremendi flagelli, Maria è la nostra più sicura difesa, nostro rifugio, salvezza nostra. Professiamo adunque, o caro lettore, la divozione più grande e viva alla SS. Vergine per tante ragioni degnissima di ottenerla: nè divozione siffatta fermisi alle parole, ma di vantaggio apparisca in opere a Lei gradite. Maria, che dalla bocca divota dei popoli è detta Santissima, abbomina sopra ogni altro male il peccato, e noi per somigliarle, concepiamo un odio mortale alla colpa, fuggendone pur l'ombra, come si fugge alla vista d'una serpe, e rompendola subito colle occasioni, per cui si sdrucciola con tanta facilità nell'offesa di Dio. Maria fu la creatura di tutte a Dio più fedele, e noi a suo esempio obblighiamoci ad osservar con esattezza la santa legge di Dio, a compiere {96 [520]} appuntino i nostri doveri, e non vacillare mai, finchè viviamo, nel divin servizio. Maria fu la creatura verso di Gesù più accesa d'amore, e noi per conformarci ad un modello così perfetto, amiamo con tutte le nostre forze questo suo divin Figliuolo col tenere a Lui rivolti tutti i pensieri della nostra mente, col dedicargli tutti gli affetti del nostro cuore, coll'indirizzare sempre a Lui tutte le azioni del viver nostro. E siccome non pochi dei cattolici stessi, se pur si meritano un simil nome, invece di amare un Dio sì buono ed amabile ardiscono preferirgli le creature più indegne e farne il loro idolo, arri vano anzi ad ingiuriare il suo Nome adorabile, il suo santo Vangelo, la sua diletta Sposa la santa Chiesa, il suo Vicario qui in terra il Romano Pontefice, e fanno di tutto a rapirgli anime costate tutto il suo Sangue noi partecipando al dolore acerbissimo che sente Maria, nell'intimo del Cuor suo per tanti oltraggi che Gesù riceve dal mondo, e con opportuni {97 [521]} consigli, e con fervorose preghiere, e sopratntto coll'esempio delle nostre virtù, industriamoci di allettare all'amore di Gesù, e all'ossequio della Chiesa, e del suo Capo visibile, quanti per somma loro sventura non li conoscono, che per offenderli. Ah sì, caro lettore, questo, questo è quel che desidera da noi ardentemente la Santissima Vergine, questo è un omaggio dei più graditi, che noi offrire possiamo al suo Cuore benedetto.

            I libertini d'ogni paese collegati insieme vanno di questi giorni movendo un'accanitissima guerra a quanto vi ha di più venerando e sacro. Vedi negare le verità fondamentali della fede, vomitare contro i misteri più sacrosanti orrende bestemmie, deridere le pratiche venerande della religione; tu vedi e profanazioni di Chiese, strapazzo di feste, vilipendio dei sacri ministri, e propagarsi di massime inique, diffondersi di giornali irreligiosi, di libri ereticali, di romanzi osceni: niun mezzo insomma si lascia intentato per distruggere o {98 [522]} impedire il regno di Gesù Cristo sulle anime, le quali a questa scuola infernale perdono religione, buon costume e il ribrezzo del male e l'amor del bene. Ora, in mezzo alla piena di tanti mali, che ogni di più crescono, e traboccano per ogni parte, parmi vedere la Regina degli Angeli rivolgere dal cielo al mondo cristiano uno sguardo pietoso, e tra l'angoscia dell'anima profondamente amareggiata, così favellare ai suoi divoti. - Posta in dimenticanza da tante e tante anime per me ricolme di benefizi, non curata da altre sì pie un tempo e virtuose, combattuta dal furore satanico di tali, che pieni di ogni malizia si sforzano di schiantare dalla terra fino il Nome SS. del mio divino Gesù. Io appello alla fedeltà, all'amore, e allo zelo di voi, miei cari figliuoli, affine di stabilire sopra una infinità di uomini traviati il regno soavissimo del Salvatore. - E noi a parole sì commoventi d'una Madre si addolorata, in vista dei gravissimi oltraggi, che si fanno ogni giorno al suo benedetto {99 [523]} Figliuolo, al pensiero di tanti nostri fratelli che vanno a perdersi miseramente, potremo noi restarcene indifferenti e neghittosi? Come farebbero con una venerata Reina, con una Madre amatissima figliuoli teneri, fedeli vassalli, facciam noi con Maria SS., e diciamole tutti più col cuore, che colle labbra: - Eccoci pronti, o Maria, a perder tutto, anche la vita piuttostochè perdere la fede, la grazia di Dio, e l'anima nostra: eccoci pronti ad impiegare ogni mezzo per tenere saldi nella via del cielo i vacillanti, e ricondurvi quegli infelici, che nel delirio delle loro opinioni, nella degradazione dei loro affetti se ne fossero allontanati.- E perchè alle parole risponda il fatto, stringiamoci in santa lega per conservare ciascuno nelle famiglie nostre la fede e la pietà, e risvegliare nelle anime eziandio più fredde e corrotte un ardente amore a Gesù, ed un figliale attaccamento alla divina sua Madre. Però voi, o figliuoli e figliuole unite insieme le vostre preghiere, il vostro rispetto e {100 [524]} le maniere più affettuose per mettere sul cammino della virtù i vostri genitori traviati: spose desolate, studiatevi di portare all'adempimento dei loro doveri cristiani i vostri mariti irreligiosi, armandovi con essi di dolcezza e di pazienza: padri e madri, instillate per tempo nelle anime dei vostri figliuoletti il santo timore di Dio; fate loro conoscere ed amare la migliore delle madri Maria; formateli alla virtù col vostro buon esempio: unitevi una vigilanza continua sui loro passi, e sopratutto badate di tenerli lontani dai compagni cattivi, peste e rovina della povera gioventù. Cristiani tutti, ai quali tocca vedere ogni giorno tanti disordini e tanti scandali, adoperatevi di guadagnare anime a Dio, e colla santità della vostra vita e col fervore delle vostre preghiere, e coll'opportunità delle vostre esortazioni, e con tutti quei modi più acconci, che vi andrà suggerendo di giorno in giorno la carità e lo zelo. Che se tutti gli sforzi da noi adoperati {101 [525]} pel ravvedimento de' nostri fratelli da Dio lontani riuscissero infruttuosi, oh! non perdiamoci d'animo: chè la santa Chiesa Cattolica, nostra amorosa madre, ci suggerisce un mezzo assai facile ed efficace per ben riuscire nella santa impresa. Questo mezzo e raccomandare caldamente al SS. ed immacolato Cuore di Maria i peccatori ostinati. Di fatto Maria si chiama ed è la Madre della misericordia, l'avvocata di tutti i redenti, il rifugio dei peccatori, la salute di quanti stanno in pericolo di dannarsi. Maria è tutta pietà e tenerezza, tutta soavità ed amore verso le creature anche più detestabili pei loro vizi. Il benedetto suo Cuore ha una secreta e prodigiosa virtù di commuovere i peccatori più induriti nel male, ha nello stesso tempo una singolar attrattiva per condurli a ravvedimento. Oh qual misto di gioia, e di stupore proviam noi leggendo negli annali del Cuore immacolato di Maria le innumerevoli e stupende conversioni di anime da anni rotte al peccato, conversioni, che si operarono in {102 [526]}

 

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* [pagina mancante nell'unico esemplare reperibile di quest'opera]. {106 [530]}

 

generose offerte, con ricche suppellettili con sacrifizi continui il decoro e la splendidezza; e voi emulando sì nobili esempi fatevi una gloria di mostrarvi generosi col Santuario nell'occasione delle annuali collette, delle solenni sue feste, e di qualche lavoro straordinario che occorra, affine di accrescervi bellezza e venerazione, e trasmetterne col vostro buon esempio la memoria, l'amore e la cura fino ai più tardi vostri nipoti. Da ultimo Maria in ogni tempo rimunerò con grazie segnalatissime ed eziandio prodigiose coloro, che fecero a Lei ricorso nella sua Pieve; e voi ravvivando mano mano la vostra fiducia nel suo validissimo patrocinio, a Lei sempre ricorrete con gran cuore nei vostri pericoli, nei vostri affanni, nei vostri dolori, in ogni vostra necessità, vi renderete così anche voi meritevoli di quei favori straordinarii che l'Augusta Donna del cielo non lasciò mancare giammai agli avoli vostri. Ma sopratutto vi prego e vi scongiuro. Ponzonesi diletti, che per quanto vi {107 [531]} duri la vita non vi raffreddiate giammai nella divozione e nell'amore d'una Protettrice sì potente, d'una Madre sì amorosa: vi prego, anzi e vi scongiuro a più e più infervorarvi nell'affetto e nell'ossequio di Maria, riconfortandovi nella soave e ferma speranza, che quanto più vi mostrerete impegnati ad onorare qui in terra questa gran Madre di Dio, tanto più copiose saranno le benedizioni che Ella spargerà sopra di voi dal cielo, e che mantenendovi fedeli e costanti nella sua divozione ed amore nel breve corso di vostra vita mortale, non vi può fallire la felice sorte di averla a benedire, ringraziare ed amare per tutta l'eternità nel bel Paradiso. {108 [532]}

 

 

Appendice

 

            L'Annimziazione e l'Assunta sono le feste principali del Santuario, si aggiungono perciò qui due novene in preparazione alle medesime.

 

 

Novena preparatoria alla festa dell'Annunziazione

 

 

I Giorno 16 marzo.

 

            Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium, et tui amoris in eis ignem accende.

            Y. Emitte Spiritum tuum et creabuntur.

            R. Et renovabis faciem terrae. {109 [533]}

 

Oremus.

            Deus, qui corda fidelium Sancti Spiritus illustratione docuisti, da nobis in eodem Spiritu recta sapere, et de eius semper consolatione gaudere. Per Christum Dominum nostrum.

            R. Amen.

 

            Io vi venero ed ammiro, o ss. Vergine Maria, come la più umile di tutte le creature innanzi a Dio, nel tempo stesso, che Egli nel giorno della vostra Annunziazione vi esaltò alla sublimissima dignità di sua Madre: deh! fate, o gran Vergine, che io misero peccatore riconosca il mio nulla, e sempre mi umilii di cuore a vostro esempio.

            Indi si recitino sette Ave Maria e sette Gloria Patri per rallegrarsi con Maria dell'ineffabile dignità di Madre di Dio cui venne sublimata nel giorno della sua Annunziazione.

 

            Y. Angelus Domini nuntiavit Mariae.

            R. Et concepit, de Spiritu Sancto.

 

Oremus.

            Deus, qui de Beatae Mariae Virginis {110 [534]} utero, Verbum tuum, Angelo nuntiante, carnem suscipere voluisti, praesta supplicibus tuis, ut qui vere eam Genitricem Dei credimus, eius apud te intercessionibus adiuvemur.

            Deus, omnium fidelium Pastor et Rector, famulum tuum N. N., quem Pastorem Ecclesiae tuae praeesse voluisti, propitius respice: da ei, quaesumus, verbo et exemplo, quibus praeest proficere, ut ad vitam una cum grege sibi credito perveniat sempiternam.

            Deus, refugium nostrum et virtus, adesto piis Ecclesiae tuae precibus, auctor ipse pietatis, et praesta, ut quod fideliter petimus, efficaciter consequamur. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

 

 

II Giorno 17 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc. come sop.

 

            Voi, o ss. Vergine Maria, che salutata, annunziata dall'Arcangelo Gabriele, ed esaltata da Dio sopra tutti {111 [535]} i Cori degli Angeli vi confessaste per serva del Signore: Ecce ancilla Domini: deh! ottenetemi, che io a vostra somiglianza nelle mie parole e nelle mie azioni mostri sempre un vero spirito di umiltà.

            Sette Ave Maria e selle Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra.

 

 

III Giorno 18 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            Io mi rallegro con Voi, o Vergine beatissima, che con un solo fiat da Voi proferito con tanta umiltà, dal seno dell'eterno Padre traeste nelle vostre purissime viscere il Divin Verbo: deh! tirate tutto il mio cuore a Dio in maniera, che da esso non abbia mai più a separarsi col peccato.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra. {112 [536]}

 

 

IV Giorno 19 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            Gran Vergine, che nel giorno della vostra Annunziazione vi mostraste si pronta e sottomessa alle disposizioni dell'Altissimo; deh! fate sì, che anch'io, a vostra imitazione, in ogni cosa altro non abbia in mira, che di uniformarmi alla divina volontà.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra.

 

 

V Giorno 20 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            La vostra ubbidienza, o Vergine augusta, vi uni sì strettamente al divin Verbo, che da Voi volle prendere la sua natura umana; deh! impetratemi, che io sempre a Lui ubbidisca coll'esatta osservanza della sua divina legge, e che Egli sempre abiti nel mio cuore colla sua santa grazia.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra. {113 [537]}

 

 

VI Giorno 21 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            Vergine amabilissima, Voi foste sì umile e modesta, che al sentirvi lodare ed esaltare dall'Arcangelo Gabriele ne provaste un gran turbamento e confusione; deh! imprimete nel mio cuore un verace abbominio alle vane lodi del mondo, ed un santo impegno di mantenermi sempre umile e riconoscente verso Dio pei doni da esso ricevuti.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra.

 

 

VII Giorno 22 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            L'Arcangelo Gabriele, o Vergine gloriosissima, vi porse quel saluto sì giocondo Ave Maria, gratia plena; deh! piacciavi far parte anche a me {114 [538]} sì miserabile, di quella grazia, di cui foste ricolma nel giorno della vostra Annunziazione.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra.

 

 

VIII Giorno 23 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            Vergine avventurata, il Messaggero celeste aggiunse al suo saluto che il Signore era con Voi, Dominus tecum, perchè per opera dello Spirito Santo da quel punto concepiste e portaste nel vostro purissimo seno il divin Figlio umanato; deh! Voi rendetemi ansioso e degno di unirmi sovente al vostro caro Gesù nella santa Comunione colle più fervide disposizioni.

            Sette Ave Maria e selle Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra. {115 [539]}

 

 

IX Giorno 24 marzo.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            O Vergine ammirabile, che foste salutata eziandio benedetta fra tutte le donne, benedicta tu in mulieribus, io seco Voi mi congratulo di tutto cuore per tanta vostra ventura, e Voi degnatevi di benedirmi nell'anima e nel corpo, in vita ed in morte, affinchè mi tocchi un giorno la bella sorte di venire a lodarvi e benedirvi eternamente lassù in cielo. Così sia.

            Sette Ave Maria e sette Gloria Patri, col Versetto ed Oremus come sopra.

 

 

25 marzo. Festa dell'annunziazione.

Veni, Sancte Spiritus, etc.

 

            Si recitino tutte le nove preghiere suddette della Novena con un'Ave Maria e Gloria Patri al fine di ciascuna, e si termini col Versetto ed Oremus come sopra. {116 [540]}

 

 

Novena in preparazione alla festa dell'Assunzione di Maria al cielo

 

I Giorno 6 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc, col Versetto ed Oremus come a pag. 109.

 

Inno.

 

O Gloriosa Virginum

            Sublimis inter sidera:

            Qui te creavit, parvulum

            Lactente nutris ubere.

Quod Heva tristis abstulit,

            Tu reddis almo germine:

            Intrent ut astra flebiles,

            Coeli recludis cardines.

Tu Regis alti ianua.

            Et aula lucis fulgida:

            Vitam datam per Virginem

            Gentes redemptae plaudite. {117 [541]}

Iesu, tibi sit gloria,

            Qui natus es de Virgine

            Cum Patre ed almo Spiritu,

            In sempiterna saecula. Amen.

 

 

 

GLORIA DI MARIA IN MORTE L'ESSERSI PREPARATA A BEN MORIRE.

 

            Consideriamo, che Maria in punto di morte fu gloriosa, perchè in vita si era apparecchiata a ben morire, e ciò con una brama ardentissima di vedere Iddio, e starsi unita al suo Figliuolo, e col merito inarrivabile di sua consumata perfezione: e riflettendo quanto sia differente da quella di Maria la nostra condotta nell'apparecchiarci a morire, preghiamola così:

            O Vergine ss., che per apparecchiarvi ad una santa morte viveste in continua brama della visione beatifica, fate che, tolti da noi i vani desiderii delle cose caduche di questa terra, aspiriamo di continuo ai beni ineffabili del Cielo.

            Indi si recitino tre Ave Maria. {118 [542]}

 

            O Vergine ss., che per apparecchiarvi ad una santa morte sospiraste in vita d'unirvi per sempre col vostro Figliuolo Gesù, otteneteci che viviamo fedeli a Gesù fino alla morte

            Tre Ave Maria.

 

            O Vergine ss., che a santamente morire vi procuraste un cumulo inarrivabile di meriti, e di virtù, fateci ben comprendere, che la sola virtù e la grazia del Signore sono quella strada che ci conduce a salvamento.

            Tre Ave Maria.

 

            Faremo plauso a Maria, che fu tanto sollecita di una santa morte, ed esaltando le sue glorie, ci uniremo coi nove cori degli Angeli, che l'accompagnarono nella sua Assunzione al cielo, dicendo col primo coro le Litanie della ss. Vergine, indi

 

            Y. Exaltata es, sancta Dei Genitrix.

            R. Super Choros Angelorum ad coelestia regna. {119 [543]}

 

 

Oremus.

 

            Famulorum tuorum, quaesumus, Domine, delictis ignosce, ut qui tibi piacere de actibus nostris non valemus, Genitricis Filii tui Domini nostri Iesu Christi intercessione salvemur.

            Deus, omnium fidelium Pastor et Rector, famulum tuum N. N., quem Pastorem Ecclesiae tuae praeesse voluisti, propitius respice; da ei, quaesumus, verbo et exemplo, quibus praeest proficere, ut ad vitam una cum grege sibi credito perveniat sempiternam.

            Deus, refugium nostrum et virtus, adesto piis Ecclesiae tuae precibus, auctor ipse pietatis, et praesta, ut quod fideliter petimus, efficaciter consequamur. Per Christum Dominum nostrum. Amen. {120 [544]}

 

 

II Giorno 7 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA IN MORTE L'AVER AVUTO ASSISTENTE IN QUEL PUNTO IN UN COGLI APOSTOLI IL SUO FIGLIO GESÙ'.

 

            Consideriamo, che Maria in punto di morte fu gloriosa, perchè consolata non solo dagli Apostoli, e da' Santi, ma ancora dal suo Figliuolo Gesù, e contemplando l'esuberante giubilo, ch'Ella provò in quell'estremo per favori tanto singolari, a Lei raccomandiamoci così:

            O Vergine gloriosa, che per vostra consolazione meritaste di morire alla presenza degli Apostoli, e dei Santi, impetrateci di spirare l'anima nostra assistiti dalla vostra, e dalla presenza de' nostri Santi avvocati.

            Tre Ave Maria. {121 [545]}

 

            O Vergine gloriosa, che in punto di morte vi consolaste alla vista del vostro Figliuolo Gesù, pregate, che ancor noi venghiamo consolati in quel punto col ricevere Gesù nel Santissimo Viatico con una viva fede, con una ferma speranza, e con un'ardente carità.

            Tre Ave Maria.

 

            O Vergine gloriosa, che depositaste il vostro spirito nel seno del vostro caro Gesù, aiutateci, affinchè anche noi depositiamo l'anima nostra nel suo amoroso Cuore, e siamo sempre solleciti di fare in ogni cosa la sua santissima Volontà.

            Tre Ave Maria.

 

            Magnifichiamo la gloria di Maria assistita in punto di morte dagli Apostoli e dal suo Figlio Gesù, ed applaudendo a' suoi trionfi, ripieni di santa gioia diciamo col secondo coro degli Angeli le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {122 [546]}

 

 

III Giorno 8 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA IN MORTE LO SPIRARE L'ANIMA PER PURO DELIQUIO DI AMORE.

 

            Consideriamo, che Maria ss. in morte fu gloriosa, perchè spirò l'anima sua per effetto di puro deliquio d'amore, e bramosi di essere ancor noi avvalorati da questo santo fuoco d'amore, a Lei così ricorriamo:

            Fortunatissima Vergine Maria, che per puro effetto di veementissimo amor di Dio abbandonaste questa vita mortale, otteneteci che anche in noi si accenda questa viva fiamma d'amore.

            Tre Ave Maria.

 

            Fortunatissima Vergine Maria, che morendo di puro amore divino, ci insegnaste quale esser dovrebbe il nostro {123 [547]} affetto verso Dio, impetrateci, che noi, durante la nostra vita, cresciamo ognor più nel divino amore.

            Tre Ave Maria.

 

            Fortunatissima Vergine Maria, che lasciando questa vita mortale per puro deliquio di amore, rendeste palese qual fosse quel fuoco, da cui sempre fu acceso il vostro Cuore, deh! fate, che giunti al punto di nostra morte l'ultimo palpito del nostro cuore sia un atto ferventissimo d'amore verso Dio.

            Tre Ave Maria.

 

            Esaltiamo col terzo coro degli Angeli la gloria inesplicabile di Maria tutta accesa d'amor divino, e con esso diciamo le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {124 [548]}

 

 

IV Giorno 9 agosto

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA DOPO MORTE NEL SUO CORPO DEFUNTO.

 

            Consideriamo, che Maria dopo morte fu gloriosa nel suo Corpo defunto, perchè adorno di maravigliosa maestà e splendore tramandava una fragranza di paradiso, e alla di lui vista si operarono innumerevoli prodigi: quindi ripensando alle tante nostre miserie facciamoci a supplicarla così:

            O illibatissima Signora, che per la vostra verginale purezza meritaste la gloria di divenire sì risplendente, e maestosa nel vostro Corpo defunto, otteneteci la grazia di tener sempre da noi lontano ogni affetto impuro.

            Tre Ave Maria. {125 [549]}

 

            O illibatissima Signora, che per le vostre rare virtù spandeste dal vostro Corpo defunto profumi odorosi di paradiso, fate che la nostra vita mai non sia di cattivo esempio al prossimo, e sempre gli serva di salutare edificazione.

            Tre Ave Maria.

 

            O illibatissima Signora, che colla vista del vostro Corpo defunte guariste innumerevoli infermità corporali, guariteci da tutte le infermità dell'anima.

            Tre Ave Maria.

 

            Giubiliamo per la gloria che ebbe Maria nel sacro suo Corpo dopo morte, ed esaltiamo col quarto coro degli Angeli la di Lei grandezza con dire le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {126 [550]}

 

 

V Giorno 10 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA DOPO MORTE NEL SUO CORPO RISUSCITATO.

 

            Consideriamo, che Maria dopo la morte fu gloriosa, poichè risuscitata per virtù dell'Altissimo, tosto il sacro suo Corpo acquistò le doti di agilità e sottigliezza, di chiarezza ed impassibilità, e tutti giulivi per tanta sua gloria invochiamola così:

            O eccelsa Signora, che dopo morte risuscitaste a nuova vita con tanta gloria e splendore, deh! porgeteci la vostra amorosa mano onde noi possiam risorgere senz'indugio dai nostri vizi, per potere poi a vostra somiglianza risorgere gloriosi nel giorno del finale giudizio.

            Tre Ave Maria. {127 [551]}

 

            O eccelsa Signora, che foste esaltata collo splendore e colla sottigliezza del vostro Corpo risuscitato per cagione dell'esemplarità ed umiltà di vostra vita mortale, otteneteci che, tolta da noi ogni radice di orgoglio, e di vana stima di noi medesimi, intraprendiamo una vita veramente umile e virtuosa.

            Tre Ave Maria.

 

            O eccelsa Signora, per quell'agilità, ed impassibilità che vi rese tanto gloriosa nel vostro Corpo risorto a motivo del singoiar fervore e pazienza, con cui Vi distingueste nella vostra vita mortale, rendeteci forti e pronti a reprimere le nostre cattive inclinazioni e fervorosi e costanti nel divin servizio.

            Tre Ave Maria.

 

            Tributiamo le dovute lodi a Maria e magnificando la gloria del suo Corpo risorto, esaltiamola col quinto coro degli Angeli con dire le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {128 [552]}

 

 

VI Giorno 11 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA DOPO MORTE NELLA SUA ASSUNZIONE AL CIELO.

 

            Consideriamo, che Maria venne assunta al cielo con immensa gloria, perchè corteggiata da molte legioni celesti, e da anime tratte dal purgatorio per di Lei merito, ed applaudendo al maestoso suo trionfo umiliamole le nostre suppliche con invocarla così:

            O grande Regina, che foste assunta all'eterna gloria con tanta magnificenza, fateci ben comprendere quanto dolci e soavi sono quelle delizie, che Iddio tien preparate lassù in cielo a coloro, che di cuore lo serviranno ed ameranno qui in terra.

            Tre Ave Maria. {129 [553]}

 

            O grande Regina, che nella vostra assunzione al cielo foste corteggiata dalle angeliche Gerarchie, impetrateci la forza di ribattere le insidie dei nemici infernali, e la grazia di corrispondere fedelmente alle sante inspirazioni del nostro Angelo Custode.

            Tre Ave Maria.

 

            O grande Regina, per la gloria che provaste nella vostra assunzione al cielo dalla compagnia delle Anime tratte per vostro merito dal purgatorio, rendeteci e pietosi verso le Anime purganti, e solleciti di scansar le lor pene con una continua e sincera penitenza dei nostri peccati in questo mondo.

            Tre Ave Maria.

 

            Rallegriamoci con Maria del suo ineffabile trionfo nella sua assunzione al cielo, e in unione del sesto coro degli Angeli offriamole i nostri omaggi dicendo le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {130 [554]}

 

 

VII Giorno 12 agosto.

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA DOPO MORTE PER LA SUBLIMITA' DEL TRONO SU CUI VENNE COLLOCATA.

 

            Consideriamo, che Maria lassù in cielo venne costituita augusta Regina dell'universo, e riceve un incessante tributo di lodi ed omaggi dall'immensa moltitudine degli Angeli e Santi del paradiso, e noi prostrati a' suoi piedi imploriamo il suo soccorso così:

            O sovrana Regina dell'universo, che per l'incomparabile vostro merito foste esaltata a tanta gloria nel cielo, riguardate pietosa le nostre miserie, e reggeteci col benigno influsso della vostra protezione.

            Tre Ave Maria.

 

            O sovrana Regina dell'universo, che ricevete di continuo le adorazioni, e {131 [555]} gli omaggi di tutta la Corte celeste, gradite, vi supplichiamo, d'essere da noi invocata, e fate che le nostre invocazioni vi siano offerte con quella riverenza, che si conviene alla vostra dignità e grandezza.

            Tre Ave Maria.

 

            O sovrana Regina dell'universo, per quella gloria, che a Voi proviene dall'eminente soglio, su cui sedete in cielo, degnatevi di annoverarci fra i vostri serv e figliuoli, e di farci crescere e perseverare nella vostra divozione ed amore.

            Tre Ave Maria.

 

            Entriamo a parte della gioia, che provano gli Angeli nell'esaltare Maria, e venerandola come Regina dell'universo, diciamole col settimo coro le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {132 [556]}

 

 

VIII Giorno 13 agosto

 

            Veni, Sancte Spiritus, etc. pag. 109.

            O Gloriosa Virginum, etc. pag. 117.

 

GLORIA DI MARIA DOPO MORTE PER LA SCIENZA DI CUI VENNE ARRICCHITA E PER LA CORONA DI CUI FU ADORNA.

 

            Consideriamo Maria lassù in cielo arricchita d'un ampio conoscimento delle cose più sublimi e recondite, ed insieme coronata dal suo divin Figlio di real diadema per la sua incomparabil dignità e santità, e pieni di venerazione per questi sì eccelsi suoi pregi, così a Lei rivolgiamoci:

            Augusta Signora, per quell'ampia cognizione a Voi concessa lassù in cielo delle cose tutte della terra, otteneteci quelle grazie speciali, che conoscete essere più spedienti per la nostra eterna salvezza.

            Tre Ave Maria.{133 [557]}

            Augusta Signora, per quella sì eminente santità, che cotanto vi distingue da tutti gli Angeli e Santi del Paradiso: deh! impetrateci il perdono di tutti i peccati finora da noi commessi, e la grazia di non mai più commetterne in avvenire.

            Tre Ave Maria.

 

            Augusta Signora, che lassù in cielo veniste adorna dal vostro divin Figlio d'una corona sì risplendente e preziosa, deh! fateci imitatori qui in terra delle vostre si luminose virtù, onde ci rendiamo degni di venir un giorno coronati con Voi per sempre in cielo.

            Tre Ave Maria.

 

            Purifichiamo il nostro cuore per lodare degnamente Maria, e alla gloria, che Ella possiede per quella corona, che Le adorna la real fronte, aggiungiamo le umili nostre dimostrazioni d'affetto, dicendo giulivi coll'ottavo coro degli Angeli le litanie col versetto ed Oremus come a pag. 119. {134 [558]}

 

* [pagina mancante nell'unico esemplare reperibile di quest'opera]. {135 [559]}

* [pagina mancante nell'unico esemplare reperibile di quest'opera]. {136 [560]}

* [pagina mancante nell'unico esemplare reperibile di quest'opera]. {137 [561]}

* [pagina mancante nell'unico esemplare reperibile di quest'opera]. {138 [562]}

 

 

Litanie della Beata Vergine.

Kyrie, eleison.

Kyrie, eleison.

Christe, eleison.

Christe, eleison.

Kyrie, eleison.

Kyrie, eleison.

Christe, audi nos.

Christe, audi nos.

Christe, exaudi nos.

Christe, exaudi nos.

Pater de Caelis Deus,

miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deus,

miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus,

miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus,

miserere nobis.

Sancta Maria,

ora pro nobis.

Sancta Dei Genitrix,

ora pro nobis.

Sancta Virgo Virginum,

ora pro nobis.

Mater Christi,

ora pro nobis.

Mater divinae gratiae,

ora pro nobis.

Mater purissima,

ora pro nobis.

Mater castissima,

ora pro nobis.

Mater inviolata,

ora pro nobis.

Mater intemerata,

ora pro nobis.

Mater amabilis,

ora pro nobis.

Mater admirabilis,

ora pro nobis.

Mater Creatoris,

ora pro nobis.

Mater Salvatoris,

ora pro nobis.

Virgo prudentissima,

ora pro nobis.

Virgo veneranda,

ora pro nobis.

Virgo praedicanda,

ora pro nobis.

Virgo potens,

ora pro nobis.

Virgo clemens,

ora pro nobis.

Virgo fidelis,

ora pro nobis.

Speculum iustitiae,

ora pro nobis.

Sedes sapientiae,

ora pro nobis.{139 [ [563]}

Causa nostrae laetitiae,

ora pro nobis.

Vas spirituale,

ora pro nobis.

Vas honorabile,

ora pro nobis.

Vas insigne devotionis,

ora pro nobis.

Rosa mystica,

ora pro nobis.

Turris Davidica,

ora pro nobis.

Turris eburnea,

ora pro nobis.

Domus aurea,

ora pro nobis.

Foederis arca,

ora pro nobis.

Ianua Caeli,

ora pro nobis.

Stella matutina,

ora pro nobis.

Salus infirmorum,

ora pro nobis.

Refugium peccatorum,

ora pro nobis.

Consolatrix afflictorum,

ora pro nobis.

Auxilium Christianorum,

ora pro nobis.

Regina Angelorum,

ora pro nobis.

Regina Patriarcharum,

ora pro nobis.

Regina Prophetarum,

ora pro nobis.

Regina Apostolorum,

ora pro nobis.

Regina Martyrum,

ora pro nobis.

Regina Confessorum,

ora pro nobis.

Regina Virginum,

ora pro nobis.

Regina Sanctorum omnium,

ora

Regina sine labe concepta,

ora

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,

parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,

exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,

miserere nobis. {140 [564]}

 

            Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

 

            Y. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

 

            Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosa Beatae Mariae semper Virginis intercessione a praesenti liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum. Amen.

 

 

Data Acqui, li 30 marzo 1868.

 

            V° per delegazione dell'Ill.mo e Rev.mo Monsig. Vic. Gen. Capit. FRANCESCO CAVALLERI.

 

                                                                        Pesce Luigi Can. Penitenziere. {141 [565]}

 

 

Indice

 

Notizie storiche intorno al santuario di Nostra Signora della Pieve in vicinanza di Ponzone diocesi d'Acqui

pag. 9

Capo I. Introduzione del Cristianesimo in Acqui, e ne' suoi dintorni

 ivi

Capo II. Antichità del Santuario di N. S. della Pieve e tradizione rispetto alla sua origine

 17

Capo III. Intorno al Santuario, e ad alcune sue particolarità

 24

Capo IV. Divozione in ogni tempo professata a Nostra Signora della Pieve

 34 {142 [566]}

Capo V. Si tocca in generale delle grazie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve p.

43

Capo VI. Di alcune grazie straordinarie ottenute dai divoti di Nostra Signora della Pieve

 49

Capo VII. Segue la narrazione di altre grazie straordinarie

 64

Capo VIII. Di alcune grazie succedute in questo secolo

 75

Capo IX. Cenno sulle grazie spirituali

 88

Conclusione

 94

Una parola ai ponzonesi

 104

 

 

Appendice.

 

Novena preparatoria alla festa dell'Annunziazione

 109

I giorno 16 marzo

 ivi

II ID. 17 id

 111

III ID. 18 id

 112

IV ID. 19 id

 113 {143 [567]}

V Giorno 20 marzo

pag. 113

VI ID. 21 id

 114

VII ID. 22 id.

 ivi

VIII ID. 23 id.

 115

IX ID. 24 id.

 116

Festa dell'Annunzinone

 ivi

Novena in preparazione alla festa dell'Assunzione di Maria al Cielo

 117

I Giorno 6 agosto

 ivi

II ID. 7 id.

 121

III ID. 8 id.

 123

IV ID. 9 id.

 125

V ID. 10 id.

 127

VI ID. 11 id.

 129

VII ID. 12 id.

 131

VIII ID. 13 id.

 133

IX ID. 14 id.

 135

Orazione a Nostra Signora della Pieve

 137

Litanie della Beata Vergine

 139 {144 [568]}

{145 [569]}

{145 [570]}

 



* [L'unico esemplare reperibile di quest'opera si trova nella Biblioteca del Centro Studi Don Bosco: esso è munito del frontespizio e delle pagine 103-106, 135-138].

[1] Ponzone terra cospicua Capoluogo di mandamento nella Diocesi d'Acqui, da cui dista circa 12 Chilometri.

[2] Fra le chiese erette da s. Guido in Pievi fuvvi quella di Caramagna fra Cassinelle e Morbello, quella di s. Bartolomeo sulle fini di Melazzo, e quella di s. Desiderio tra Ponti e Bistagno.

[3] Clemente XIII il 30 luglio 1766 aveva concessa l'indulgenza plenaria a chi confessato e comunicato visitasse il Santuario nella festa della gloriosa assunzione di Maria, e la Santità di Pio IX felicemente regnante non confermò solo la prefata indulgenza, ma si degnò estenderla anche alle feste della Concezione, della Natività, della Purificacazione dell'Annunziazione di Maria, e inoltre alle feste del SS. Cuore di Gesù, di s. Ambrogio, e di s. Silvestro: e per giunta rinnovò l'indulto dell'altare maggiore privilegiato.

[4] Quando non vi erano ancora le stazioni, la Via crucis si faceva avanti a grosse croci piantate di tratto in tratto per lo stesso colle da tempo immemorabile, il che suggerì cortamente la costruzione delle attuali cappelle. Ora poi la Via crucis si fa dai divoti assai spesso privatamente anche nel corso dell'anno.

[5] Questi tratti di strada si sogliono comunemente chiamare i passi della Salve. Questi sono vari, e parecchi assai distanti dal Santuario.

[6] In detta supplica dopo narrati parecchi favori straordinari da sottoporsi all'esame si soggiunge: Pauca ex innumeris protulimus, Antistes amplissime, de Ponzonensis Cleri, populique nostri consensu, humiliter comprecantes, ut omnia haec, quae Sanctissima Dei Genitrix Virgo in nos contulit, per quam accurato subiecta iudicio, publice tabulis fidei mandari iubeas.




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