Parola «Polveriera» [ Frequenza = 20 ]


Don Bosco-Memorie biografiche Vol 04.html
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 CAPO XXXIV. Scoppio della polveriera - Eroismo del Sergente Sacchi - Il cappello di D. Bosco - Visibile protezione di Maria Fatti diversi - Una colomba - Una trave infuocata - Il giovanetto Gabriele Fassio - Il Pater ed Ave a San Luigi -Guasti nell'Oratorio - Valdocco, luogo di rifugio - Sovvenzioni - Un'immagine commemorativa - D. Bosco e la Piccola Casa della Divina Provvidenza. 127.

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 Corsane a poco a poco la voce, molti dall'interno della città volgono i passi verso la polveriera; ma giunti nelle sue vicinanze ne vengono trascinati indietro dalla calca fuggitiva delle vicine contrade, che annunzia imminenti peggiori disastri.

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 La grossa fabbrica di polvere salta in aria, le case vicine si rovesciano, due file di annosi gelsi sono troncati a mezzo come tenere pianticelle; pietre, chiodi, spranghe di ferro, travi infuocate volano per aria, e piombano sui palazzi, nelle vie e nelle piazze, come proiettili d'immensa bomba, minacciando strage e morte; a 400 metri di distanza cadono sassi di 10, 15 e 20 miriagrammi l'uno; gli uomini addetti alla polveriera, o colpiti a morte, o bruciati, o sepolti, schiacciati sotto le macerie, sono ventuno; i feriti trentacinque.

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 Non tardò ad argomentare che aveva preso fuoco la polveriera, distante dall'Oratorio poco più di 500 metri.

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 Il pio Istituto sorgeva a poca distanza dalla polveriera, ed alcuni suoi edifizi non ne erano discosti che da ottanta a cento metri.

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 Esso era situato dirimpetto alla polveriera, esposto quindi al primo impeto della violenta bufera e senza riparo.

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 Nel lungo dormitorio degli orfani tutte le finestre prospicienti la polveriera erano chiuse a mattoni.

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 L'atrio nella parte interna che introduce nel cortile sottostante trovavasi in faccia alla polveriera e senza alcun riparo tra mezzo.

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 Scoppiano infatti i due magazzini della polvere a quella sì breve distanza e con quella lunga e dolorosa serie di conseguenze che sopra si sono accennate; una continuata tempesta di proiettili d'ogni genere e peso viene lanciata insieme all'indescrivibile bufera per ogni verso all'intorno e contro il caseggiato di Nazaret: la colonna porta l'impronta dei proiettili da cui viene percossa, ma la statua della Vergine, appena di un pollice smossa dalla sua base, sta illesa ed intatta con in capo la sua corona: e mentre prima era rivolta verso l'atrio della casa, ora si vede la sua faccia guardare la polveriera.

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 "Fra tutti i caseggiati (così egli scrive) che facevano come ala fiancheggiando da due parti la polveriera, il più vicino di tutti, ed alla distanza appena di 80 metri, era un umile casolare detto di Nazaret, di due piani, compreso il terreno.

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 Nel Monastero delle Maddalene, distante dalla polveriera circa 400 metri, nell'Ospedaletto di Santa Filomena e nell'attiguo Conservatorio, tre Istituti della Marchesa Barolo, erano ricoverate ben 500 tra suore e giovanette, o sane od inferme, ed ancor esse dalla prima all'ultima andarono esenti da ogni disgrazia.

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 Il danno materiale cagionato dallo scoppio della polveriera fu immenso; molti fabbricati all'intorno ne soffersero tanto che per ripararli fu d'uopo demolirli.

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 Nello sfondo è figurata la città di Torino e la polveriera che esplode.

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 LA PRODIGIOSA preservazione dallo scoppio della polveriera accendeva sempre più la divozione degli alunni di D. Bosco verso la Madonna.

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 Le poche camerette esistenti, alcune delle quali pressochè rovinate dallo scoppio della polveriera, più non bastavano al bisogno.


Don Bosco-Memorie biografiche Vol 06.html
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 Finito il mese di maggio, D. Bosco, non sappiamo per qual motivo, alla parete della sua camera appendeva un cartone, sul quale nella parte superiore era litografata la [17] polveriera pochi istanti dopo lo scoppio del 1852, vista dalla piazza Emanuele Filiberto e l'accorrere delle truppe e del Re.


Don Bosco-Memorie biografiche Vol 08.html
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 Infine, comprata una mezza dozzina d'artiglieri, gli unici traditori in tutta la guerra, addetti alla difesa di Castel S. Angelo, dava loro incarico di inchiodare i cannoni e d'incendiare la polveriera.

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 Il Cucchi affrettava, come meglio potè, gli ultimi preparativi e fra le varie disposizioni ordinava di apprestare le mine sotto le caserme Serristori e Cimarra, di avvisare i traditori in Castel S. Angelo di dar fuoco alla polveriera ad un segno convenuto; di voltar le chiavi dei condotti maestri del gaz affinchè la città rimanesse al buio, e, ad accrescere la confusione, di vestire da Zuavi un certo numero di Garibaldini..

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 Il Cucchi con ansia febbrile aspettava che scoppiasse la polveriera di Castel Sant'Angelo, ma invano perchè i traditori erano stati in tempo assicurati alla giustizia.


Don Bosco-Memorie biografiche Vol 12.html
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 - E lo scoppio della polveriera? E due volte il colera scoppiare a Torino e non fare alcun male all'Oratorio, benchè i preti e i chierici prendessero parte attivissima nell'assistenza dei colerosi? E la vita di Don Bosco tante volte insidiata?.





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