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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

IL GALANTUOMO. ALMANACCO PER L'ANNO BISESTILE 1880

 

ANNO XVIII

STRENNA OFFERTA AGLI ASSOCIATI ALLE LETTURE CATTOLICHE {1 [61]}

 

Torino - Tipografìa Salesiana {2 [62]}

 

 

[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]

 

 

 

 

 


Prefazione. Dialogo tra il Galantuomo e il suo Editore.

 

            Editore. Ma, signor Galantuomo, siamo già ai Santi, e tutti i vostri amici vi aspettano a occhi aperti per leggervi. Tutti mi scrivono, gli amici piemontesi, liguri, sardi, lombardi, veneziani, dell'Emilia, romagnoli, toscani, marchigiani, romani, napoletani, siciliani, corsi, maltesi, dalmati, tirolesi, svizzeri, nizzardi, argentini, insomma quanti intendono il vostro linguaggio v'attendono a braccia aperte. Presto, presto; lasciate quelle storie che avete li davanti, e mettetevi all'opera.

            Galantuomo. Storie?! Altro che storie! guarda, guarda quante miserie: su {3 [63]} questo arruffato tavolino, vedi, c'è rappresentata la miseria d'una gran parto d'Italia; qui un poveretto, il quale ini scrive che dopo d'aver consumato il suo piccolo patrimonio per compiere il corso tecnico, ora non trova impiego: li una lista d'un commerciante che si raccomanda pel saldo, accompagnandola con una lunga lamentazione sulla crisi commerciale; sotto questa lista una lettera di una signora che piange sui cattivi obietti della lettura di un pessimo romanzo sul suo figliuolino; più sotto, una lettera rozzamente scritta, ma che cava le lacrime, di un povero operaio, a cui o morta la moglie, e si trova con sette tra figliuoli e figliuole, il cui primogenito ha solo 14 anni, e con otto lire in tasca e la soffitta da pagare! Leggila, leggila, che nella sua rozzezza è un capolavoro d'eloquenza popolare. Per me, t'assicuro che fra quante lettere che lessi, poche mi commossero come questa. Come sa bene dipingere i suoi dolori, i fastidi pei suoi piccolini, {4 [64]} il loro letticciuolo di  paglia, lo scarso pan nero, la minestra fredda, la soffitta affumicata, la deficienza del lavoro..... Dimmi tu, se mi dà il cuore di scrivere per dare alle stampe, mentre c'è tanto da fare per rispondere a tanti bisogni?!

            Edit. Va tutto bene questo, ma e gli amici?

            Gal. E gli amici sapranno compatirmi.

            Edit. Il busillis si è che avete anche nemici, ed essi rideranno se voi non uscite a far vedere che siete ancor vivo.

            Gal. Nemici! O che! ho io anche dei nemici?!

            Edit. E quanti?

            Gal. Sogni tu. Il Galantuomo non ebbe mai nemici.

            Edit. Non ha nemici, non ha nemici? sentite, sentite; anzi leggete che cosa si stampa contro di voi.

            Gal. Non ho tempo, non ho tempo per vedere queste cose. Vedremo poi di là, quaggiù c'è troppo da fere, più d'importanza che non udire le chiacchiere di chi {5 [65]} sparla del Galantuomo. Vedi là il Modello dei galantuomini? Esso, calunniato, insultato, crocifisso, esclama: Padre, perdonali, noti sanno ciò che si fanno, e col merito infinito delle sue sofferenze rimediò alle miserie dell'intero mondo. Noi dobbiamo imitarlo, almeno quanto possiamo.

            Edit. Eppure son affari di sommo rilievo...

            Gal. Lascia un po' stare. Te' , scrivi a questo povero operaio, digli così: che i tre figli che passano i dieci anni, li mandi qui da me, che glieli alleverò dando loro un mestiere; che gli altri tre, dai due ai dieci anni, li raccomanderò a persone di mia conoscenza; cho per la bambina poi la raccomanderò ad una buona signora divota di Maria Ausiliatrice, a cui è morto il suo bimbo di questi giorni; e quanto a lui poi, se vuol venire a giornate da me, lavorando del suo mestiere di muratore, io ho appunto bisogno di fabbricare pei miei figli. {6 [66]} Edit. Ma io... perdere il tempo a scrivere lettere... io, che... Ho bisogno insomma di soddisfare alle domande, ai desideri, ai bisogni...

            Gal. Ma io, ma io... C'è egli bisogno più urgente di soccorrere i più bisognosi? Presto detto, mio caro, scrivere, stampare e diffondere parole di filantropia, di soccorrere l'umanità, rialzarla, redimerla. Tutte cose queste che si possono dire con la massima facilità; ma che prò ne avranno i lettori e specialmente i bisognosi di consolazioni o di pane di queste frasi inconcludenti? Altro è il mettere in vista ciò che altri deve fare; ed altro è fare.

            Edit. E forse che scrivendo e stampando e diffondendo libri non si propagano le idee che spingono all'azione?

            Gal. Verissimo questo. Ma credi tu che i miei lettori, metti anche i miei amici, leggano me per imparare a spingersi a sante e caritatevoli azioni? Ci son ben altri libri più atti a ciò che non sia il Galantuomo. {7 [67]}

            Edit. Lo credo questo. Ma voi potete spingerli a buone azioni mediante una esposizione dei bisogni, fatta con uno stile diverso da quello dei tanti libri che già ci sono. Poi potete toccare delle grandi questioni del giorno; trattare della sempre grande questione Orientale; esporre, senza offendere nessuno, le false teorie e le terribili conseguenze dell'internazionalismo, socialismo e nichilismo; disingannare tanti poveri operai, che credendo in una non so qual nuova redenzione, abbracciano le dottrine di questa grande associazione distinta coi tre nomi suddetti; difendere la causa della libertà di coscienza, affinchè e protestanti ed ebrei, che volessero abbracciare il Cattolicismo godano di quella libertà che gode chi vuol abbracciare il socialismo; parlare contro le locuste dei cattivi giornali, ed orride immagini che si espongono al pubblico; parlare.....

            Gal. Taci, taci. Io invece di tanto parlare, ti pregherei  di tacere, e piuttosto {8 [68]} di ascoltare, pensare, fare, soffrire, godere e tacere, tacere, tacere.

            Edit. Benissimo anche questo. Però, per ascoltare e pensare, bisogna che qual- cheduno parli o scriva.

            Gal. Ascolta ciò. che ti dice tua madre e non mec’re da banda gli ammonimenti di tuo padre; dicono i proverbi.

            Edit. Che intendete di dire?

            Gal. Intendo di dire che tu ascolti ciò che ti dice in questo venturo anno la tua madre, la Chiesa, e questo basta per rendere felice te e tutti i lettori del mondo, i quali cercano nei libri la felicità.

            Edit. Eh si sa che quello che dice la Chiesa è da ascoltarsi! Ma via, qualche novità, sapete bene, la fiacchezza umana... Essa tutti i giorni ci propone un mistero, una verità od un esemplare, affine di spingerci a buone azioni; ma queste cose hanno perduto del loro vigore, non hanno più vita, non so spiegarmi, ma... via, voi intendete meglio eh’io non ragioni. {9 [69]}

            Gal. Che tu non sappia spiegarti perchè non sai intendere, è ben detto, ma che ciò che propone la Chiesa al pensatore viandante su questa terra sia senza vigore e senza vita, gli è un altro par di maniche. È forse senza vigore il mistero della Circoncisione del Figliuolo di Dio, che la Chiesa mette davanti ai suoi figli nel primo giorno dell'anno, e che il Galantuomo presenta ai propri lettori? Quanti insegnamenti atti a riformare noi e l'intera società, se ne intendessimo a fondo il significato! Basterebbe ad essa, all'intera società, dico, il riconoscere il suo sbaglio ed il bisogno che ha di essere circoncisa, cioè che si tagli via da se il male che le fa male, (poichè il solo male fa male), per diventare immediatamente sana, vigorosa, robusta, felice, mediante, s'intende, che riconosca i suoi sbagli, gli odii, e si rivolga al Figliuol di Dio per il rimedio; che ti pare?

            Edit. Mi pare che sia cosi.

            Gal. Da questo solo puoi arsuire quanto {10 [70]} vigore e quanta vita abbiano e diffondano i misteri della religione; l'Epifania o Manifestazione di Gesù Cristo; la sua fuga; la sua vita laboriosissima, tanto nella bottega che in pubblico; la sua Passione, la sua Risurrezione e via dicendo. Quel metterti poi in tutti i giorni un esemplare da imitare in un uomo debole come siamo noi, ma che coli' istruirsi nei suoi doveri e col praticarli si meritò il titolo di santo, o non ti pare questa una cosa più che ammirabile?! Non ti pare piuttosto che queste cose siano piene di vita vivissima? Invece di dire che queste cose sono anticaglie che hanno perduto il vigore e la vita, dimmi piuttosto che noi abbiamo occhi e non vediamo, orecchi e non sentiamo, e quel che è peggio, andiamo in chiesa in tutte le domeniche, ed a squarciagola cantiamo la nostra condanna nel famoso salmo In exitu Israel de Aegypto, capisci?

            Edit. Avete ragione. Ma, che volete mai, qualche cosa che abbia del nuovo è necessaria. {11 [71]}

            Gal. Ed anche a questo la Chiesa ci pensa. Per esempio, nell'anno venturo ci porge occasione di giubilare...

            Edit. Per l'Immacolata Concezione, eh?

            Gal. No, no. Il giubileo per l'Immacolata Concezione occorre in quest'anno.

            Edit. Ma non vi pare questo un cullare i popoli, coll'intrattenerli in tali Giubilei? Basta, basta, non tocchiamo questo tasto, che io non voglio fermarmi, poichè a voi dispiace, me n'accorgo, questo mio parlare. E che cosa occorre adunque pel venturo anno che ci sia occasione di giubilare?

            Gal. Basta, basta? Se a te basta, non basta a me. Cullare i popoli!!! Credi tu nell'Immacolata Concezione?

            Edit. Che dimande son queste? Altro che credere! Io non dico mica di non credere, ma dico che quel continuo afferrare tutte le occasioni per ricordare ai popoli questa cosa, mi pare una leggerezza, come quella di una madre che non sapesse altro parlare che di una sua figlia. {12 [72]}

            Gal. Oh... st...! Scusami, ma il tuo parlare mi accende oltre l’usato. Chiamare leggerezza il Giubileo dell’Immacolata? Io mi maraviglio davvero, e non so come tu possa spropositare così. Se non conoscessi la tua fede, ti terrei eretico.

            Edit. Ma scusatemi un momentino. Vi pare che con l'internazionalismo, socialismo e nichilismo alle spalle sia prudenza il trattenere i fedeli con questi gingilli di divozioni? A me mi pare che a questi tempi vi ci voglia qualche cosa di più sugoso. Non vedete come la società presente va via allontanando da sè tutto che sa di leggero, e si rinforza? Al teatro e nel foro non gusta più chiacchiere, ma scene terribili, discussioni su grandi delitti. In letteratura, oh se leggeste i veristi! ci si vede una forza che rapisce. Essi dipingono le cose con tale una forza di colori da imprimere una nuova vita. Anche quando parlano dei proprii loro nemici, se nemici forti, ne parlan bene. Io lessi uno di questi scrittori, che dipinse uno dei primi {13 [73]} giornalisti italiani, da rimanerne maravigliati. Non ostante che si dichiarasse implacabile antagonista, pure esclamava con l'accento dell’anima: noi salutiamo oggi cavallerescamente l'intrepido duce delle vacillanti falangi combattenti in nome d'una età morta nelle coscienze dei popoli, in nome di principii decaduti dal loro trono ideale per sempre - noi c’inchiniamo dinanzi ad uno degli ultimi eroi crociati, a questo pio Buglione del XIX secolo! Lasciando a parte la verità, che non c’è riguardo all'eta morta ed ai principii decaduti dal loro trono ideale per sempre, ma quanta forza risplende, in quel lodare gli stessi suoi antagonisti!? Nei monumenti poi, non si può andar più in là. Che forza veramente titanica non viene espressa nel Nuovo Monumento che hanno inaugurato Domenica scorsa al Genio traforatore del Moncenisio, eh? Tra i governi, armeggiamenti fino ai denti; nella gioventù un po' colta, arene e duelli; tra la gioventù ignorante, si discorre {14 [74]} di occhielli o coltellate come se si discorresse d'una impresa gloriosa. Alle volte, sapete, io sento tali discorsi da certi becerini, o barabotti, come diciamo noi, che fanno proprio sospirare il cielo prima di tempo. Perchè ridete?

            Gal. Ora basta davvero. Rido perchè parli, parli, ma non hai idee chiare. Hai fuoco senza luce. Parli di forza, ma cieca, e non distinguo se tu faccia davvero o se tu celii.

            Edit. Non ho forse detto la verità?

            Gal. Sì, si; verità. Sembri un verista moderno.

            Edit. E dunque?

            Gal. E dunque che proporresti tu?

            Edit. Io proporrei invece di rivolgere gli animi degli italiani ad affissarsi su qualche modello forte, per esempio su quella grande italiana che si fu S. Caterina da Siena. Là sì che e' è forza e sostanza! Oh se l'Italia riconoscesse i suoi Genii! altro che monumenti! Io credo che se gl'italiani e specialmente le italiane prendessero {15 [75]} a loro modello quella umilissima, sapientissima, fortissima ed operosissima fanciulla, l'Italia ridiventerebbe il giardino del mondo; e più che dalle statue morto di bronzo, dalle statue vive di carne brillerebbe la stella illuminatrice dei popoli, i quali irresistibilmente tendono alla felicità, vera Terra Promessa a tutti gli uomini di questo mondo. Oh allora sì che la vita italiana si rinvigorirebbe davvero! Io, domenica scorsa, festa del Redentore contemplava il Monumento là in Piazza dello Statuto, e v'assicuro che mi sentii profondamente umiliato e mi venne da piangere. Trovarmi lì davanti a quel sublime rappresentante del Genio italiano, pensare che noi per redimerci dallo straniero diamo la vita: pensare che i socialisti e nichilisti per redimersi da ogni autorità son disposti a cimentarsi ai pericoli ed a sacrificare parecchi milioni di vite; pensare che dopo tutto questo si ò più schiavi di prima, poichè non son gli uomini che ci legano il genio operatore {16 [76]} ma i nostri vizi; pensando a queste cose e fissando quella statua così sublime, mi parve di scorgere per un momento il Genio italiano di Caterina, avendo io nella settimana letto quello che di essa scrissero il Tommaseo, il Conti e l'Alfani, il qual ultimo è lo scrittore del Carattere degl'Italiani; ma ragionando poi a fondo, allora mi parve di vedere in essa statua il rappresentante del Gran Genio, che seppe vincere tutte le difficoltà che si opponevano alla felicità dei popoli, incominciando dal precipitare i cattivi genii che si ribellarono a Lui prima ancora che i monti avessero le fondamenta, e continuando a tenerli soggetti per mezzo dei Patriarchi e Profeti, fino a che s'incarnò e venne a redimere davvero i non redenti. Oh come quell'apparato mi sembrava davvero una vera festa fatta al Genio Redentore! Quei sette titani che s'aggrappano e s'avvinghiano alla montagna, or mi parevano gli Angeli cattivi precipitati, ora i giganti coperti dalle acque del Diluvio, ora i forti {17 [77]} e superbi operai della Torre di Babele, ora gli Egiziani e Cananei domati dal Genio di Mosè, ora i quattro imperi che precipitano e sulle loro rovine giganteggia il Gonio del Cristianesimo; ora le sette passioni, a capo delle quali la titanica superbia, le quali al brillar della stella dell'umiltà tutte cadono e precipitano senza speranza d'atterrare il genio della fede, che slanciandosi in su, sormonta tutte le difficoltà ed opei' a prodigi di coraggio, di fortezza, d'abnegazione, di carità. V assicuro che provai tali successioni di pensieri e di sensazioni che nessuna lettura, nessuna veduta e nessuna predica mi fece provare.

            Gal. Ma sai che ini fai doppiamente maravigliare, e non so darmi ragione come la tua fede, che sa leggere tante e sì belle cose su quel rappresentante del Genio, trovi nulla da rallegrarsi sull'Immacolata Concezione. Io credo che tu non ci abbia mai pensato. Hai dei bei pensieri, ma disordinati. {18 [78]}

            Edit. Veramente è così, sapete. Sono uno scuoiare indisciplinato. Leggo qui e là dove il senso mi porta, penso e parlo come l'anima ricevo le impressioni hic et nunc e... e...

            Gal. E disordinatamente operi.

            Edit. Giusto!

            Gal. Ebbene, guarda, oggi è la festa di tutti i Santi, perciò vacci oggi là dal Monumento, leggi prima d'andarvici la lettera che il Genio di Patmos, (dacchè sei così amante della parola Genio, chiamerò Genii i Santi, poichè ad essi più che ad altri sta bene un tal nome;) eppoi t'assicuro che ti parrà di vedere in quella statua il Genio od’Angelo che scrive, a caratteri d'oro sulla pietra, invece del nome dei vincitori della materia, il nome di coloro che seppero vincere le difficoltà, che i titani spirituali, a guisa di spaventevoli montagne, frapposero per impedire l'acquisto della virtù e l'entrata, non nella Francia, paradiso del mondo effeminato, ma nella Eterna Gerusalemme, {19 [79]} patria, dove gli eroi non saranno rappresentati da statue di bronzo nero, ma essi stessi brilleranno come stelle lucentissimo e rappresenteranno eternamente la sapienza, la potenza, la bontà e gl'infiniti attributi dell'Eterno Genio, il solo assolutamente atto a grandi creazioni ed a grandi cose, fra le quali la più grande, dopo il Redentore, giganteggia lassù eternamente la Stella Immacolata, ossia Maria SS. Concepita senza ombra di macchia. Che ti pare?

            Edit. E anche vero questo. Ma... se invece si fosse proposto altro in quest'anno... Insomma, non m'entra nel capo l'utilità di un tal Giubileo.

            Gal. E dagli con questi se e ma. Non sai che i se ed i ma le son corbellerie da Adamo in qua! Sta attento che te le farò entrar io. M'ammetti che la più grande piaga della società presente è la stessa degli angeli ribelli, o, come ti piace chiamarli, dei titani, cioè una profonda ignoranza ed una forte superbia? {20 [80]}

            Edit. Lo credo. Infatti la maggioranza degli nomini moderni, a guisa degli antichi titani, credono di sapere e di poter fare da se stessi e di non aver di bisogno di nulla dal vero Saturno, (scusate il termine profano, perchè a me ignorante, Saturno suona saturatore degli uomini, vale a dire Saziatore dei bisogni dell'uomo:) e non solo credono di poter fare senza, ma anche d'impedire che Esso s'impicci dei fatti nostri, quindi d'essere essi i genii dominatori di se stessi e della materia e d'avere ormai superate, mediante il progresso, tutte le montagne di difficoltà che spaventavano i nostri padri, e non avere più pertanto bisogno di praticare alcuna penitenza o mortificazione, ma liberi dagl'inciampi divini ed umani, godersela, e farla da padroni assoluti della terra. mentre, invece d'esser giunti a tanto, con tutto il loro potente grido, avanti, avanti, avanti, non infilarono nemmeno ancor la via della vittoria, ma corrono affannosamente la via di perdizione. {21 [81]}

            Gal. Ecco il grande sbaglio degli angeli e degli uomini. Non credere a Dio e credere a se stessi. Ecco la causa di tutti i mali. Ora dimmi tu: se tu credi che solo Maria fu concepita senza peccato, vuol dire che tu credi che l'umanità intiera è concepita in peccato, che ti pare?

            Edit. Giusto.

            Gal. Dunque già credi in una caduta; quindi quel crederti in piedi, forte di te stesso, senza che altr'essere superiore ti rialzi e soddisfi i tuoi desiderii, cade di per se.

            Edit. Vero.

            Gal. Se tu credi l'Immacolata Concezione e la caduta dell'uomo, credi in un Dio che ha diritti, e che l'uomo ha dei doveri; quindi a terra la superba pretensione moderna d'essere l'uomo libero su tutta la linea, ed al suo posto il Genio dell'autorità, che colla sua mano mette a posto ogni sollevazione.

            Edit. Vero anche questo.

            Gal. Se tu credi nell'Immacolata Concezione, {22 [82]} vuol dire che tu credi che in Dio c'è la libertà di privilegiare chi a Lui piace. Dunque, giù a terra la tua pretensione che il privilegio sia una ingiustizia in questo mondo, poichè Maria non fu privilegiata nell’altro solo, ma anche in questo mondo.

            Edit. Giustissimo.

            Gal. Se tu credi in Maria Concepita senza peccato perchè madre di Dio, credi anche in un Redentore già venuto, quindi non c'è pericolo che tu con gli Ebrei attenda il Redentore, oppure coi Socialisti e Nichilisti voglia redimere la società nuovamente.

            Edit. Ma... verissimo. Basta basta, voi avete ragione, e credo ancor io che la Chiesa fa benissimo a dare tanta importanza a questo mistero. Pensandoci un poco a fondo, e senza pregiudizio, si scorge subito davvero che una tale credenza manda all'aria tutte le nuove dottrine; e fino le nuove evoluzioni darwinistiche son costrette a gemere e tentar di {23 [83]} mordere il calcagno della Donna Immacolata, insieme con tutte le sorta di evoluzioni contrarie all'eterna volontà di Dio, senza mai giungere ad arrecarle verun nocumento.

            Gal. Ricordati adunque che non ti basta il credere, ma bisogna che tu ne giubili di tanto avvenimento, e molto più che non della gloria di S. Caterina, quella appunto ch'io dianzi intendeva accennare, quando dissi che la Chiesa propone per nostro giubilo nell’anno venturo, perchè, vedi, l'Immacolata Concezione è un tale avvenimento, ovvero un tale atto o creazione del Genio Creatore, o meglio di Dio, da goderne proprio con tutta l'anima continuamente. E come nella tua immaginazione è scolpita l'idea del Genio, della stella che atterra i titani, cosi scolpisciti anche in essa la figura del Genio Immacolato, di quella stella brillantissima, dacchè, come sai, Maria in ebraico suona stella, la quale, con la sua brillante luce, scacciò, scaccia e scaccierà eternamente le tenebre, {24 [84]} l'ignoranza e la superbia del gran titano, antico serpente seduttore d'Adamo e d'Eva e di noi stessi.

            Edit. Ora mi basta davvero, vado via proprio confuso anch’io dalla sua luce. Ma e il Galantuomo la me lo fa?

            Gal. Non ci ho proprio tempo davvero. M'hai già fatto perdere un tempo che val più che un tesoro; ma siccome la mia preghiera a Dio si è dammi anime e toglimi pur tutto, perciò lo perdei volentieri pur di illuminare l'anima tua su un punto così importante; ma per iscrivere per le stampe non ci ho tempo. Tu non vuoi scrivere a quel pover'uomo che ansiosamente aspetta risposta, e bisogna che risponda io. Guarda adunque d'ingegnarti, e va da qualcuno de' miei nipoti e t'appagheranno. Ringrazio il buon Dio che mi fece la grazia di veder per la prima volta la luce della stella dell'Immacolata, poichè nel 1854, per la prima volta il Galantuomo fu stampato, e prego questo buon Dio per i meriti della sua Madre Immacolata {25 [85]} a voler concedere lunga durata allo stesso Galantuomo. Ringrazio dal fondo del cuore tutti gli associati alle Letture Cattoliche, offrendo pure a Dio lo umili mie preghiere per loro, raccomandandoti di esternare loro per mezzo della stampa questi miei sentimenti, e vattene in pace, e che Dio ti benedica.

            Edit. Poverino me! Basta, non voglio esser seccante come le prefazioni di libri, vedrò.... farò, e qualche cosa uscirà.

            Gal. Ecco, qualchecosa uscirà. Buon giorno.

            Edit. Esco adunque, e sono il suo

 

affezionatissimo EDITORE. {26 [86]} {27 [87]}

 

 

Indice

 

Prefazione - Dialogo

pag 3

Calendario per l’anno 1880

27

Religione - Il Creatore - Poesia

41

Le stelle oscurate - Poesia

42

La Stella immacolata - Poesia

43

Alla Immacolata - Poesia

45

Centenario di s Caterina da Siena

48

Causa dei mali presenti

57

La libertà

59

Vanitas vanitatum - Poesia

61

La musica

63

A s Cecilia - Poesìa

64

La musica dell’avvenire

66

Amenità - Ignoranza vera

67

Ignoranza falsa - Poesia

70

Ignoranza dannosa

71

Difficile vincere un avvocato

72

Difficilissimo vincere un ebreo

73

Avviso agli almanacchisti

74

Abbaglio filologico comparativo

76

I libri Chi li presta li perde

77

La lettura

76

Tariffa postale

80

Pellegrinaggio in onor di s Caterina da Racconigi

81

Bibliografia - Il Cancro delle famiglie

95

Madre e Matrigne

97

I figli delle Matrigne

101

Medicina dell'anima

116

Fonti e rivi d’acque pure; s Tommaso d'Aquino s Francesco e s Alfonso

119

Elenco dei benemeriti corrispondenti

129

{28 [88]}

{29 [89]}

{30 [90]}

 




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