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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

MASSIMINO OSSIA INCONTRO DI UN GIOVANETTO CON UN MINISTRO PROTESTANTE SUL CAMPIDOGLIO

 

esposto dal sacerdote GIOVANNI BOSCO

 

 

TORINO, TIPOGRAFIA e LIBRERIA

DELL'ORATORIO DI S. FRANCESCO DI SALES.

1874. {1 [123]}

 

PROPRIETA' DELL’ EDITORE

 

 

VENDIBILE anche presse la Libreria dell'Ospizio di s. Vincenzo de' Paoli

IN SAMPIERDARENA {2 [124]}

 

 

 

 

INDEX

 

Cenno storico intorno a Massmino  2

I lupi. 3

La Chiesa Cattolica e la riforma protestante. 4

Capo visibile della Chiesa. 10

Le reliquie. 13

Il culto religioso. 14

La Santa Vergine. 16

Appendice A. Errore di calvino intorno allo spirito privato. 18

Appendice B. Sul luogo della dimora de' Papi in Roma. 21

Palazzo Lateranese. Da S. Melchiade a Benedetto XI. (312-1303). 21

Palazzo Vaticano. 22

Da Benedetto XI a Gregorio VIII. (1305-1590). 22

Palazzo Quirinale. (1590-1850). 22

Secolo XIX. 22

Grazie ottenute, da Maria Ausiliatrice  23

Indice  24

 


Cenno storico intorno a Massmino

 

            Massimino era nato in una città poco distante da Roma. Suo padre esercitava il commercio e possedeva anche alcuni stabili. Il buon genitore scorgendo nel fanciullo ingegno svegliato e precoce, ed una memoria tenacissima, deliberò di recarsi a Roma per procacciargli e maestri e comodità di farlo istruire, quando Massimino toccava gli anni cinque.

            L'ansietà di sapere, conoscere, vedere, interrogare era così naturale {3 [125]}nel nostro giovanetto, che spesso i genitori erano obbligati ad imporgli silenzio per poter discorrere dei loro affari. La smania di parlare, diceva talvolta suo padre, che ha mio figlio, fa presagire che debba diventare un grande avvocato od un gran ciarlatano.

            Messolo alle scuole dei Fratelli delle Scuole Cristiane vi fece maravigliosi progressi. Ad otto anni aveva compiuta la quarta elementare e con trenta trentesimi veniva promosso alla classe, che corrisponde alla 1° ginnasiale. Ardeva del desiderio di leggere, e divorava in brevissimo tempo qualunque libro gli fosse caduto nelle mani. Era così fisso in quanto leggeva, che spesso dimenticava l'ora del pranzo. Declamava poi con tale energia di gesto e di espressioni che tu l'avresti detto valente predicatore. {4 [126]}

            Ogni volta facevasi inaugurazione degli studi, distribuzione de' premi, promozioni, dialogi e simili, Massimino faceva sempre la parte principale. Nel teatrino rappresentava con tal gusto e così bene, che non di rado era interrotto dagli applausi prolungati degli spettatori.

            Fra le opere sceniche da lui predilette era un dramma o commedia intitolata: Disputa tra un Avvocato ed un Ministro protestante.[1] Più volte l'aveva veduta rappresentare; più volte ne fu attore, protagonista, talvolta caratterista, ed opponente; e conosceva tutte le parti così bene che non di rado diveniva attore e suggeritore.

            Era attentissimo alle spiegazioni del maestro sul Catechismo; né mai lasciava passare cosa alcuna senza {5 [127]} che l'avesse ben compresa. Un giorno fecesi ad interrogare il suo maestro con tale insistenza, che si dovette terminare la questione col farlo tacere.

            In tempo delle classi elementari e delle due prime ginnasiali aveva letto e studiato la storia di più autori. Il Soave, Calmet, Secco, Royamond, il Bosco, gli erano famigliari come l'Ave Maria.

            Sua madre l'aveva associato alle Letture Cattoliche ed egli con gran premura non leggeva, ma ne divorava i fascicoli, confrontandoli col Catechismo, che aveva assai bene studiato ed inteso. Suo padre dimorava nella via della Pedacchia a' piè del Campidoglio, e siccome ambidue i genitori dovevano attendere alle cure del loro negozio, così nei giorni di vacanza lasciavano il loro Massimino con un buon giovanetto di sua classe, {6 [128]} perché andasse con lui a fare piccole passeggiate. Per lo più si limitavano a scorrazzare sulla piazzetta che precede alla scalinata del Campidoglio, a valicare due o tre volte quel celebre colle di Roma, gesticolando e saltellando per ogni scalino, pei piani e pianerottoli che si presentano nelle falde e sulla vetta del medesimo[2].

            In quel tempo era stata posta la famosa lupa in una specie di serraglio {7 [129]} sulla cima settentrionale della gradinata di quel monte. In tutte le famiglie si parlava della lupa del Campidoglio, ed i fanciulli correvano affollati e smaniosi di vedere e considerare il raro animale. Massimino aspettava con impazienza il giovedì per recarsi anch'egli ad osservare i salti, gli slanci, i denti e qualche urlo od ululato della lupa.

            Compieva Massimino l'anno decimo di sua età quando un giovedì alle dieci del mattino stando come incantato a rimirare la lupa a mangiare, un signore ben messo in arnese, con modi assai cortesi se gli avvicina e tiene con lui i seguenti ragionamenti. {8 [130]}

 

 

I lupi.

 

            Bambino mio, disse quel signore con grande affabilità; che ne dici di questo brutto animale? –Massimino: Sto qui considerando quello, che ho letto nella Bibbia, che molti ci vengono innanzi con pelle d'innocente agnello e poi in realtà sono lupi rapaci. Almeno questo lupo è sincero. Con quella larga bocca, con quelle lunghe zanne, con quei denti grossi, acuti ed incrocicchiati, fa vedere che è un vero lupo; perciò chiunque se ne può guardare. Ma quei...... quei lupi che si vestono da agnello e poi {9 [131]} entrano sconosciuti in mezzo ai veri agnelli; quei lupi, quei lupi.....

            Signore. Quali mai sono i lupi che ti fanno tanto paura?

            Massimino. Lo dice chiaro il Vangelo,e i miei maestri l'hanno più volte spiegato: tutti quelli che si vantano onesti e intanto fanno cattivi discorsi, sparlano del Papa, dei Cardinali, dei Vescovi, dei preti, come appunto fanno certi forestieracci, certi protestantacci, che da qualche tempo vennero a Roma, costoro io li chiamo veri lupi rapaci.

            S. Tu chiami i protestanti lupi rapaci, sai davvero che cosa essi siano?

            M. Oh sì.... che io so.

            S. Dimmelo in buona grazia e te ne sarò molto obbligato.

            M. Per protestanti intendiamo coloro, che di lontano paese vennero a Roma; sprezzano il Papa, i Vescovi, la religione, e vorrebbero fare di noi tanti eretici. Essi potevano starsene tranquilli nei loro paesi e lasciar noi in pace. Certamente né io né altri li saremmo andati a cercare. {10 [132]}

            S. Conosci tu la loro religione?

            M. Io non la conosco? io so soltanto che sono cattiva gente, seguaci di Calvino e di Lutero, i quali rinunciarono alla vera fede, alla vera Chiesa per seguire la dottrina, che più loro piaceva. Ali miserabili, miserabili!. Non era meglio che fossero sempre vissuti da buoni cristiani; sempre uniti ai cattolici, alla vera Chiesa, al Papa, che ne è capo supremo?

            S. Bambino mio, sembra che tu abbi un'idea non troppo esatta dei protestanti. Io che li conosco ho ben altra idea di loro.

            M. Siete forse anche voi protestante?

            S. No, io non sono protestante, ma evangelico.

            M. Non é lo stesso dire protestante ed evangelico? Che cosa volete dire colla parola evangelico o evangelista?

            S. Soglionsi dire protestanti coloro che seguono la riforma di Calvino e di Lutero. Si chiamano poi evangelici o evangelisti i seguaci del puro e semplice Vangelo, del Vangelo spiegato nel suo vero senso. {11 [133]}

            M. lo capisco poco la vostra distinzione. Ma il vostro Vangelo è forse diverso da quello dei cattolici?

            S. É lo stesso; ma con diversa spiegazione.

            M. Non posso capir bene questo discorso. Mi dite che il vostro Vangelo è simile a quello dei cattolici; ed ora aggiungete, che lo spiegate diversamente. Chi dice che voi spiegate bene il Vangelo? da chi avete imparato questo modo di spiegarlo? Se mai ci fosse qualche cosa di utile, di buono, i cattolici, che l'hanno sempre studiato, sarebbero certamente ansiosi di sapere quanto voi mi dite. Chi adunque fa questa bella spiegazione?

            S. Il buon senso di ciascuno dà la vera spiegazione del Vangelo.

            M. Stranezza massima. Il buon senso di ciascuno basta forse a spiegare la Bibbia? Ma tutti dicono di avere il buon senso, e perciò tutti anche gli ignoranti dovrebbero sapere spiegare la Bibbia. Ho letto nella storia sacra che il Vangelo fu {12 [134]} scritto parecchi anni dopo la morte del Salvatore. In quello spazio di tempo certamente gli uomini potevansi anche salvare; ma si poteva leggere e spiegare se non era ancora scritto? Quelli che vissero in quel tempo o leggevano il Vangelo prima che fosse scritto; o non potevano leggerlo e quindi non potevano salvarsi. Quelli poi, che vivono adesso e non hanno fatti studii, come possono intendere il Vangelo? Mia Madre, la quale non sa nemmeno sillabare, come farà per comprendere la Bibbia?

            S. Queste cose adesso non comprendi, ma se vuoi, poco per volta io ti farò tutto capire.

            M. Signor maestro, io non ho bisogno delle vostre lezioni, perchè io so leggere la Bibbia, e credo di avere anch'io il mio buon senso, quindi capire quanto capite voi. Ma ditemi, come ò possibile, che uno illetterato possa leggere il Vangelo e capirne il senso e poi vi lascierò passare ad altro. Altrimenti... Per bacco... non fatemi saltare la stizza. {13 [135]}

            S. Bene, bene. Mi piace la tua franchezza. Di' pure quello che vuoi aggiugnere.

            M. Chi asserisce che uno illetterato può leggere e capire il Vangelo da sè, io lo chiamo uno sciocco; e se così dice per farmi rinunciare alla mia religione, per indurmi a credere tali pazzie, io lo credo uomo da manicomio, oppure lupo rapace e perciò da fuggirsi. Anzi mi pare che i protestanti od evangelisti, se sono persuasi ciascuno da sè capire nella Bibbia quanto è necessario, non occorre più che essi vadano a predicare ad altri la loro credenza. Provvedano soltanto una Bibbia a ciascuno, e poi fosse anche ignorantissimo, secondo essi non avrebbe più bisogno nè di voi nè di altro ministro od evangelista; e chi volesse fare altrimenti sarebbe un traditore. un lupo colla pelle di agnello, che deve essere cacciato da noi a bastonate.

            In quel momento si udì lo sparo del cannone che segnava il mezzodì, {14 [136]} e Massimino desiderando di trovarsi per l’ ora di pranzo voleva correre precipitosamente a casa.

            S. Ancora una parola, o Massimino. Tu che te la pigli così calda contro a chi segue il buon senso ovvero le interne inspirazioni del Vangelo, come fai tu, come fanno i cattolici ignoranti ad assicurarsi, che la loro credenza è secondo il Vangelo?

            M.. Noi cattolici seguiamo quei pastori che lo Spirito Santo pose a reggere la Chiesa di Dio, come leggo nelle Letture Cattoliche: Quos Spiritus Sanctus posuit Episcopos regere ecclesiam Dei. Noi stiamo agli insegnamenti di quelli cui disse il Salvatore: Andate, predicate il Vangelo a tutte le creature; chi crederà le verità da voi insegnate e riceverà il battesimo sarà salvo, chi non crederà andrà dannato. Noi teniamo la dottrina di G. C. che voi potete osservare scritta in caratteri cubitali nell'interno della cupola del Vaticano:

            Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte {15 [137]} dell'Inferno non la potranno vincere giammai. A te darò le chiavi dei regno dei cieli; ciò che tu scioglierai in terra, sarà pure sciolto in cielo; ciò che tu legherai in terra, sarà anche legato in cielo.

            Forse Gesù Cristo ha detto somiglianti parole a Calvino, a Lutero, o a qualche altro evangelista?

            Dette queste parole Massimino salutò il suo opponente ed invitollo per altro giovedì, di poi volendo guadagnare tempo se la diede a gambe e in quattro salti fu a casa.

(V. Appendice A, pag. 79).

 

 

La Chiesa Cattolica e la riforma protestante.

 

            La madre di Massimino vedendolo giungere solo ed ansante gli dimandò ragione del ritardo e dell'agitazione che manifestava in volto. Ci siamo messi a chiacchierare vicino alla lupa, rispose, il tempo passò come un lampo; il mio amico se ne andò a casa ed io corsi tra voi. {16 [138]}

            Certamente egli avrebbe dovuto palesare ai suoi genitori l' incontro e il ragionamento tenuto con quello sconosciuto: ma egli non si avvedeva del pericolo cui si era esposto. Anzi pensandosi di aver riportato una grande vittoria godeva in cuor suo e desiderava ritornare all'assalto a fine di riportarla compiuta. Pertanto senza farne parola ad alcuno si mise con serietà a leggere i fascicoli delle Letture Cattoliche riguardanti ai protestanti, e con quelle letture sembrandogli di essere divenuto un gran teologo diceva tra sé: Giovedì voglio ritornare sul Campidoglio e se mai quel barbone ritornerà, voglio confonderlo; non ho mai trovato uno che mi abbia vinto nelle dispute, nemmeno quel là avrà a cantare vittoria. Voglio farmi dire che diavolo siano questi evangelisti, quale sia la loro chiesa. Se mai ne lascia scappare qualcheduna, voglio metterlo in canzone per tutta Roma. Ad ogni buon conto voglio portare con me il primo volume delle letture cattoliche {17 [139]} e qualora non mi ricordassi di qualche cosa, mi servirò del libro.

            In que' giorni Massimino volle scrivere tutto il colloquio avuto con quello sconosciuto. Poiché, diceva, mi sembra materia di un bel dramma e voglio tener conto di ogni particolarità. Venuto intanto un altro giovedì, all'ora stessa, Massimino stava osservando la lupa a saltellare pel serraglio, quando il così detto evangelista, persuaso di tirare il pesce nella rete, si avvicinò al nostro teologhino e gli dice: Mio buon amico, come hai passata la settimana?

            M. Buon giorno, buon giorno. L'ho passata abbastanza bene. Ho meditato molto sulle vostre parole, ed avrei parecchi schiarimenti a richiedervi.

            S. Eccomi qua; ma parla con maggior calma. Qui però io mi accorgo che si fa gente, e se vuoi che siamo più tranquilli, andiamo più in su verso la chiesa di Aracoeli. Là potremo discorrere con maggior quiete.

            M. Andiamo pure dove vi piace, {18 [140]} ma scusatemi se l'altro giovedì vi ho usato qualche sgarbatezza nel parlare. Sono un po' bizzarro e quando odo taluno ad impugnare la verità conosciuta, io salto sulle furie e non sono più padrone di me stesso. Il mio maestro mel disse più volte di ragionare con calma senza lasciarmi portare dalla collera.

            S. Lascia a parte le scuse e fammi le due dimande.

            M. La mia prima dimanda é questa: Da quanto tempo esiste la credenza di coloro che si appellano Evangelici od Evangelisti?

            S. La credenza degli evangelisti, ossia il modo libero di interpretare la Bibbia, rimonta fino alla riforma della Chiesa Cattolica.

            M. Diamine! fino alla riforma della Chiesa Cattolica; la Chiesa Cattolica é fondata da Dio, assistita da Dio, può forse essere riformata? Chi mai può fare questa riforma?

            S. Il buon senso ha fitto questa riforma; ottimi riformatori furono Calvino e Lutero. {19 [141]}

            M. Sempre con questo buon senso... Secondo voi tutti hanno il buon senso, perciò tutti possono riformare quanto loro non piace; nè il buon senso degli uni dovrebbe preferirsi a quanto dice il buon senso degli altri. Ma lasciamo questo per ora e ditemi che cosa fecero Calvino e Lutero?

            S. Corressero varii abusi introdotti nella Chiesa Cattolica formando una credenza appoggiata unicamente sul Vangelo, e questa correzione suole chiamarsi riforma dei protestanti o degli evangelisti.

            M. Ho qui un libro in cui si parla molto di Calvino e di Lutero. Quivi si dice che erano ambidue viziosi uno voleva farsi prete, l'altro si fe' monaco; ma dopo rinunciarono a questo stato e si diedero ad una vita scandalosa. Avranno forse insegnato agli altri ad operare come essi facevano? Calvino e Lutero da chi' furono mandati a compiere la loro missione? Hanno forse mostrato con miracoli, che erano da Dio inviati?

            S. Non si sa se abbiano fatto miracoli, {20 [142]} ma si sa che furono due grandi uomini. E noi dobbiamo badare a ciò che hanno detto senza darci pensiero di quello che hanno fatto, e per quale ragione abbiano operata questa o quell'altra azione.

            M. E vero che quando si vuole cercare la verità si deve badare a quello che si dice e non a quello che si fa. Tuttavia se un briccone, uno scellerato venisse a darmi qualche lezione in cose spettanti alla moralità, alla salvezza dell'anima mia, io avrei motivo di temere, che egli voglia insegnare a me quanto egli ha fatto. Ma per ora lasciamo questo a parte. Voi mi dite, che non si sa se abbiano fatto miracoli, volete dire che non si sa, se siano stati mandati da Dio. Non è vero?

            S. Si è vero, già... Ma tuttavia...

            M. Tuttavia saranno stati virtuosi; tanto più che in questo libro si dice che Lutero non abbia preso per Maestro il Salvatore, ma lo stesso demonio e soleva invocarlo nei suoi bisogni con queste parole: Santo Diavolo, {21 [143]} prega per me. Se voi seguite Calvino e Lutero avrete anche voi il demonio per maestro. Non è vero? Oh quanto mai sono pazzi i protestanti! Biasimano i cattolici perché invocano i santi, e poi essi invocano il demonio![3].

            S. Ma vedi, tu non capisci ancora queste cose; se avessi pazienza di continuare a venire da me; io ti spiegherei assai bene le cose.

            M. Sebbene giovane, sembrami di capire che i fondatori degli evangelisti non erano uomini virtuosi, anzi erano dati ad ogni vizio; non fecero alcun miracolo ed ebbero il demonio per maestro.

            S. Aspetta, aspetta. Io voleva dirti che Calvino e Lutero furono riformatori, ma non fondatori della nostra credenza. Nostro fondatore fu Gesù Cristo, cui è dovuto l'onore e la gloria {22 [144]} in cielo ed in terra per tutti i secoli.

            M. Non ho bisogno di pensare alla risposta, perché il mio libro vi risponde a maraviglia, ascoltate: Voi, o protestanti ed evangelisti, vantatela vostra esistenza da Gesù Cristo; ma noi vi preghiamo di esporci come la dottrina insegnata da Gesù Cristo, predicata dagli Apostoli siasi tramandata fino a noi. La Chiesa di Gesù Cristo deve essere una, cioè professare una sola dottrina. I cattolici di tutto il mondo parleranno lingue diverse, ma hanno tutti una sola fede, una sola legge, i medesimi Sacramenti. Nè avvi una verità di fede insegnata dagli uni, che non sia creduta ed insegnata dagli altri. Al contrario la vostra Chiesa non è una, anzi è divisa in tante credenze, quanti sono quelli che sono capaci di leggere. Giacché ognuno, come voi avete detto, può leggere e credere nella Bibbia quello, che gli pare e piace. Quindi possiamo dire che ogni protestante si forma una religione a piacimento. {23 [145]}

            La vostra credenza non d santa, perchè non furono santi i fondatori, anzi mostraronsi ognora uomini pieni di vizi, che ebbero il diavolo per maestro.

            S. Ma noi non badiamo nè a Calvino nè a Lutero, badiamo unicamente al vero fondatore della Chiesa che è G. C.

            M. La vera credenza deve essere stata insegnata da Gesù Cristo, predicata dagli apostoli, e tramandata con sicurezza sino a noi e deve durare sino alla fine del mondo. Inoltre deve ricevere i fedeli di tutti i tempi, di tutti i luoghi. Ora ditemi: Potete voi fissare una serie di pastori, che da G. C. abbiano insegnata la vostra dottrina, abbiano praticati gli stessi sacramenti fino alla comparsa di Calvino e di Lutero?

            S. Il tuo libro, bambino mio, fa una difficoltà, cui è facile rispondere. Molte cose non sono state scritte e credo che fra queste debbansi eziandio annoverare queste riguardanti alla serie dei nostri pastori. {24 [146]}

            M. Le parole credo, o può darsi suppongono incertezza, dunque se

condo voi, è cosa incerta quei signori pastori siano vissuti; ma i miei maestri hanno sempre detto che nella storia, ove non avvi argomento positivo, non si può ammettere alcun fatto certo. Così io non tengo conto del vostro può darsi; e dico non esservi alcuna memoria che segni l'esistenza della riforma prima di Calvino e di Lutero.

            S. I nostri ministri asseriscono che la dottrina dei riformatori era conosciuta ai tempi degli' apostoli, e che poi rimase celata fino all'epoca della riforma da cui fu nuovamente pubblicata.

            M. Ohibò, ohibò! Volete adunque che la vostra riforma sia cominciata al tempo degli apostoli? Io non ci credo a meno che vogliate dire abbia cominciato con Giuda Iscariota. Voi dite che dopo quell'epoca rimase celata, ovvero nascosta certamente in mano del demonio, che fu direttore segreto della riforma fino al secolo {25 [147]} decimosesto. Allora questo direttore delle tenebre, ossia il diavolo, tirò fuori di nuovo la riforma facendo Calvino e Lutero suoi fedeli ministri.

            S. Ma tu sragioni; compatisco le sgarbatezze, che pronunzi. Se tu parlassi più con calma, di certo lo spirito del Signore ti illuminerebbe. Dimmi pertanto: la Chiesa Cattolica fu più visibile che la riformata? Come tu ne potresti provare la sua visibilità?

            M. Dal momento che passate ad altro argomento indicate di concedermi il primo, cioè i protestanti in niun modo poter vantare nè dottrina, nè unità, nè discendenza di pastori da G. C., dagli apostoli sino ai predicatori della riforma. Se poi volete che io vi dica come la Chiesa Cattolica fu in ogni tempo visibile vi leggerò soltanto alcune pagine del mio libro, le quali sono proprio scritte per voi. Qui si parla di un padre che si trattiene co' suoi figli intorno a cose di religione. Il padre imprende a parlare così: {26 [148]}

            Padre. Il nostro divin Salvatore, o cari figliuoli, è venuto dal cielo in terra per salvare tutti gli uomini, fondò la sua Chiesa a guisa di grande edifizio, in cui potessero avere ricovero e salvezza gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi; e siccome egli assicurò che le porte dell'inferno non avrebbero mai potuto atterrare questo grande edifizio, ne segue esso dover esistere in ogni tempo conoscibile, e in ogni tempo visibile, perchè doveva in ogni tempo essere la salvezza degli uomini.

            Figli. Che cosa vogliono dire queste parole conoscibile e visibile?

            P. La Chiesa di Gesù Cristo deve essere conoscibile, vale a dire, presentare chiaramente, e in ogni tempo i caratteri della divinità per modo che una persona, anche idiota e volgare, la possa conoscere e distinguere da qualsiasi società posta fuori della Chiesa di Gesù Cristo. Questo grande edifizio, fondato da Gesù Cristo, deve essere visibile; cioè la vera Chiesa deve sempre insegnare la sua {27 [149]} dottrina, amministrare i sacramenti, esercitare le pratiche della religione, usare della sua autorità in modo, che gli uomini possano, se vogliono, conoscere ciò ch'essa insegna; ricevere i suoi Sacramenti, aver parte alle sue sacre cerimonie, essere da lei governati, e per dirlo con altri termini: essa è visibile nel suo insegnamento, nel suo culto, nel governo delle anime, nell'autorità dei suoi pastori, specialmente del sommo Pontefice, deputato da Gesù Cristo a governarla visibilmente qui in terra.

            F. Si dice nel Vangelo che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?

            P. Nel Vangelo la Chiesa è paragonata a cose tutte visibili. Gesù la paragona ad un grande edificio, di cui s. Pietro è pietra fondamentale; la paragona ad una montagna, ad un regno, ad un campo, ad una vigna, ad un' aia, ad un ovile, cose tutte visibilissime, e che cesserebbero di esistere, qualora non fossero più visibili. {28 [150]}

            F. Gli eretici credono che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?

            P. Si; gli eretici, e particolarmente i protestanti d' oggidì, convengono che la Chiesa di Gesù Cristo deve essere visibile.

            F. Credono i protestanti che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?

            P. Anche su questo convengono i protestanti.

            F. E con quali argomenti si prova che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?

            P. Che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile, si prova con questo che ebbe sempre un magistero visibile e conosciuto da tutto il mondo nel suo Capo e Supremo Pastore, cioè nei papi. I quali con successione non mai interrotta, dal primo fino all'attuale Pio papa IX, la governarono. La chiesa Romana fu costantemente visibile nei vescovi in comunione col medesimo Capo sparsi per tutta la terra a reggerne le tante diocesi. Inoltre ebbe sempre lo stesso {29 [151]}

simbolo apostolico, cioè la stessa professione di fede comune per ogni dove a tutti i suoi membri; sempre ebbe gli stessi sacramenti in ogni tempo amministrati; sempre lo stesso culto praticato dalla moltitudine immensa dei suoi seguaci.

            F. Pretendono i protestanti che la loro Chiesa sia:pure sempre stata visibile?

            P. Dicono di si.

            F. Possono provarlo?

            P. Pretendono di provarlo, ma nel modo più ridicolo.

            F. Come pretendono di provarlo?

            P. Alcuni pretendono dimostra re che la loro Chiesa è visibile fino a Calvino e Lutero, altri poi dicono che si può provare visibile fino a Pietro Valdo, fondatore della setta dei Valdesi.

            F. Quando cominciò Lutero a predicare la sua dottrina?

            P. Lutero cominciò a predicare la sua dottrina nel 1517.

            F. Quando cominciò Calvino?

            P. Calvino cominciò nel 1537, vent'anni dopo Lutero. {30 [152]}

            F. E Pietro Valdo quando cominciò?

            P. Pietro Valdo cominciò verso il 1160.

            F. Prima di tal tempo la Chiesa di questi eretici non era visibile?

            P. Prima dell'esistenza dei loro fondatori le chiese degli eretici non erano visibili, perchè non esistevano, e se vogliono far risalire la loro visibilità nei tempi anteriori, sono costretti ad unirsi colla Chiesa Romana, o camminare nelle tenebre.

            F. Ma corpo di bacco! I protestanti credono che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile; che la Chiesa Romana fu in ogni tempo visibile; essi poi non possono provare la loro visibilità fino a Gesù Cristo; perchè dunque non fanno ritorno alla vera Chiesa di Gesù Cristo? O che sono pazzi, o che sono ben ignoranti.

            P. Concedo anch'io che il maggior numero dei protestanti e dei valdesi vivono nell'ignoranza di questa verità fondamentale. Però ai nostri tempi, che i protestanti tendono {31 [153]} pure all'istruzione, hanno fatto formale dimanda ai loro ministri dove esistesse la Chiesa riformata prima dei loro fondatori. Ma non poterono ottenere una soddisfacente risposta, ond'è che molti protestanti, valdesi ed anglicani fecero ritorno alla santa Romana Chiésa, da cui i loro antenati si allontanarono. I ministri e dottori protestanti, non sapendo come cavarsi da questa difficoltà, s'immaginarono due ragioni, a dir vero meschinissime, colle quali si pensano di poter appagare quelli che hanno fatto quella importante dimanda.

            F. Ascoltiamo queste due dimande e le risposte che danno.

            P. Dicono parecchi ministri, che la loro chiesa dal quarto secolo fino ai loro fondatori si conservò in alcuni pochi, i quali nel loro cuore, senza darsi a conoscere all'esterno, conservarono quella dottrina maravigliosa che più tardi Pietro Valdo, Calvino e Lutero predicarono. Altri ministri protestanti, scorgendo ridicola tale asserzione, dissero apertamente che {32 [154]} fu per mille anni invisibile, e che tornò visibile quando i nuovi riformatori si posero a predicare il protestantesimo.

            F. Mi paiono assai deboli queste ragioni per un argomento di tanta importanza. Ma almeno di questi alcuni, che per mille anni conservarono nel loro cuore la Chiesa di Gesù Cristo, si sa la patria, la nascita, il nome, cognome in modo che dimostrino essere stati uno successore dell'altro, conservando la medesima fede, la medesima legge, i medesimi sacramenti?

            P. Nissuna di queste cose: e noi sfidiamo tutti i calvinisti, luterani, valdesi, evangelisti e tutti insieme i promotori del protestantesimo, a darci il nome di un uomo solo, il quale, partendo da qualcuno dei protestanti, dimostri i suoi antecessori da s. Silvestro fino ai riformatori la discendenza di un uomo solo, nella cui persona siansi conservati i sacramenti, il governo della Chiesa di Gesù Cristo. {33 [155]}

            F. Neppur uno... neppure,uno... ciò solo dovrebbe mettere in mala fede tutti i protestanti. Ma non pare essi abbiano qualche apparente ragionevolezza, quando dicono essersi la loro chiesa conservata in una scelta di uomini pii, i quali conservarono circa mille anni la dottrina di Gesù Cristo nel loro cuore, e la manifestarono poi a Pietro Valdo, a Lutero, a Calvino, e come tale la insegnarono?

            P. Cominciamo per dire che non si può citare neppure un autore, il quale asserisca. essere esistita una società, prima dei mentovati eresiarchi, la quale abbia professata la medesima loro dottrina. Movono poi a compassione quando ci dicono, come in quei mille anni si trovarono persone, le quali nutrivano i sentimenti di Calvino, di Lutero e degli evangelisti, ma che non osarono mai professarli pubblicamente.

            Poveri protestanti! Dimandiamo il nome, patria, azioni, successione non interrotta di costoro, e nol sanno. Vorranno forse ammettere che abbiamo {34 [156]} composto la Chiesa di Gesù Cristo uomini, che nelle loro azioni professavano una credenza diversa da quella che avevano in cuore? Non sarebbero costoro veri ipocriti e traditori della propria religione?[4].

            F. Io penso di si, e credo che se si trovassero qui protestanti, rinuncierebbero tutti ai loro errori per farsi cattolici. La prima ragione mi pare bene sviluppata, non ci trovo nulla a ridiro; vediamo ora la ragione di quelli che asseriscono la Chiesa di Gesù Cristo essere stata per molti secoli invisibile[5].

            P. Questo modo di ragionare è un tagliare il nodo senza disfarlo, vale a dire, fuggire la difficoltà senza dare risposta. Se i protestanti e gli stessi Valdesi convengono che la Chiesa {35 [157]} di Gesù Cristo deve essere visibile per accogliere in ogni tempo quelli che nel santo suo grembo volessero ricoverarsi; se convengono che la Chiesa Romana sia stata in ogni tempo visibile, se non si può dimostrare che abbia insegnata cosa contraria a quanto insegnò Gesù Cristo, a quanto insegnarono gli apostoli; se finalmente i protestanti non sanno dirci dove sia esistita la loro chiesa per mille anni; quali conseguenze dedurreste voi?

            F. La conseguenza è chiarissima la Chiesa Romana è la vera Chiesa di Gesù Cristo, non così quella dei protestanti. Ma come rispondere a quei protestanti, i quali dicono potersi dare che la loro chiesa sia stata per mille anni invisibile?

            P. Que' protestanti che dicono ciò sono lontanissimi dalla verità, perchè, ripetiamolo, la Chiesa di Gesù Cristo è simile ad un grande edifizio, ad un'alta montagna, ad un campo, ad un'aia, ad una vigna, cose tutte sempre visibilissime. Se la Chiesa {36 [158]} fosse stata qualche tempo invisibile, le porte dell'inferno l'avrebbero vinta, quindi G. C. sarebbe stato un falso profeta; e sarebbe pure stato un cattivo architetto, perchè non avrebbe fondata la sua Chiesa sopra una pietra ferma e soda, ma sulla rena, come quell'architetto insensato di cui parlasi nel Vangelo (Matt., 7, 27).

            Gesù. Cristo fondò la sua Chiesa perchè potesse procacciare salvezza a tutti gli uomini; ma come possono venire alla medesima se sta nascosta?

            Se la Chiesa non fosse stata costantemente visibile, i cristiani non avrebbero potuto soddisfare al comandamento di Gesù Cristo, il quale ci ordina di portare le nostre questioni alla Chiesa ed ascoltarne le decisioni. Gesù Cristo comandò agli apostoli ed ai loro successori d'istruire e battezzare tutte le nazioni. Ora queste non potrebbero essere istruite e battezzate che per mezzo di un ministero pubblico e visibile, quale in ogni tempo si è nella Chiesa Romana conservato e praticato. {37 [159]}

            F. Quante ragioni! Io non so che mai si possa dire contro la visibilità della Chiesa di Gesù Cristo!

            P. Queste ragioni sono di gran peso, e formano un novello argomento di divinità a favore della Chiesa Romana. Imperocchè fra le società cristiane essendosi essa sola mostrata in ogni tempo visibile, in ogni tempo conservatrice fedele della dottrina di Gesù Cristo, forza è conchiudere che essa sola è la vera Chiesa.

            F. A quale cosa si può paragonare la Chiesa Romana?

            P. La Chiesa Cattolica Romana, secondo il Vangelo, si può paragonare ad un grande edifizio costrutto sopra sodissime fondamenta, contro cui tornano inutili il soffiare dei venti, l'urto delle tempeste, la fierezza delle burrasche, ogni colpo di macchina, ogni stratagemma umano. Edifizio da oltre mille ottocent'anni combattuto con gagliardi assalti, ma che mostrasi sempre visibile, sempre bello, sempre grande e maestoso, quale si conviene ad un'opera fondata da {38 [160]} un architetto onnipotente, da Gesù Cristo. Tu es Petrus, et super hanc petram aedificabo Ecclesiam meam, et portae inferi non praevalebunt adversus eam.

            A quale cosa si può paragonare la visibilità delle chiese degli eretici?

            P. Le chiese degli eretici si possono paragonare ad un edifizio mal fondato e mal costrutto. Ora ne cade una parte, ora un'altra. Talora cade rovinato, e non si vede più. Si tenta ricostruirlo; ma ad ogni soffiar di vento si sfascia e rovina, schiacciando quanti entro dimorano.

            Di fatto le chiese degli eretici, altre più, altre meno, andarono mai sempre, e vanno spesso cangiando governo e dottrina; una setta distrugge le credenze dell'altra, perchè di credenze opposte; nella medesima setta si credono articoli fondamentali da taluno, che da un altro della medesima setta sono negati quindi, cadendo di errore in errore, si sfasciano, distruggendo ogni elemento di verità: perciò in una tremenda {39 [161]} certezza di trovarsi affatto separati dalla Chiesa di Gesù Cristo, fiori di cui niuno può salvarsi.

            Fin qui lesse Massimino. Il signor evangelista ascoltò quella lettura con molta attenzione. Ora dava segni di ammirazione, ora di approvazione. In fine soggiunse: Ciò che tu hai letto è bello, chiaro e di gran valore. Chi volesse rispondere avrebbe assai da fare e da studiare. Ritorneremo altra volta su questo argomento, e saprò dirti qualche cosa.

            In quel momento Massimino si accorse che l'ora era assai tarda, perciò chiudendo il libro disse: Buon giorno, amico mio, a rivederci altro giovedì, se così vi piace.

 

 

Capo visibile della Chiesa.

 

            Tanto Massimino, quanto l'evangelista erano ansiosi di continuare i loro ragionamenti. In quegli otto giorni Massimino lesse di nuovo la celebre Disputa tra un avvocato ed un ministro protestante, {40 [162]} ripassò pure alcuni trattenimenti del, libretto: Il Cattolico istruito: Risposte facili del P. Franco, dove parlasi dei protestanti e delle loro riforme. Inoltre occorrendo in quei giorni la festa di san Pietro nella chiesa del Gesù, egli andò quivi ad udire uno stupendo ragionamento sul Capo visibile della Chiesa. Laonde andava dicendo tra sè,: Quel signorino se ritornasse, sarebbe ben servito. Voglio che faccia un bel fiasco. Voglio insistere, convincerlo, confonderlo, e in fine strapazzarlo perchè è venuto in Roma a mettere in dubbio la nostra religione.

            Prima dell'ora solita Massimino era già sulla piazza del Campidoglio e tutto occupato di se stesso si trastullava macchinalmente da solo con una palla elastica saltellando e scorrazzando.

            S. I miei rispetti, bambino mio, hai fatto un buon s. Pietro?

            M. Buon giorno, signore, mi stavo qui trastullando e quasi temeva che non foste più venuto. {41 [163]}

            S. Perchè mai? Io ti amo assai e vorrei farti del bene raddrizzandoti alcune idee. Tu mi hai letto e dette tante cose contrarie alla riforma evangelica o degli evangelisti. Molte di quelle cose appoggiando sulla storia non ammettono osservazione in senso contrario. Quelle poi che si basano sopra ragionamenti aprono la via a molti riflessi, a molte dimande, specialmente intorno al Capo della. vostra Chiesa. Sapresti adunque dirmi chi sia il Capo della Chiesa?

            M. Se voi mi dimandate chi sia il Capo della cattolica religione, io vi soddisfo con poche parole del catechismo. Il capo invisibile della Chiesa è Gesù suo Fondatore, il quale prima di salire al cielo mandò i suoi apostoli a predicare, assicurandoli che egli li avrebbe assistiti dal cielo sino alla fine del mondo. lo sarò con voi, loro disse, tutti i giorni sino alla fine dei secoli. Il Capo poi visibile stabilito da G. C. è s. Pietro, di cui ieri abbiamo fatta la festa, e dopo san {42 [164]} Pietro i papi suoi successori nel governo della Chiesa.

            S. Poveri cattolici! Perché fare questo torto a G. C. quasi egli dal cielo non sia capace di governare la sua Chiesa, e gli sia perciò necessario un Capo che ne prenda cura e ne faccia le veci sopra la terra?

            M. Aspettate un momento: quando Dio stabilisce una cosa noi non dobbiamo dimandargli la ragione perchè l'abbia. fatta, ma solamente accertarci che l'abbia stabilita. Il Salvatore poteva da se solo predicare e convertire tutto il mondo con un solo atto di volontà, ma egli ha voluto stabilire s. Pietro capo della Chiesa: ed era perciò necessario che a s. Pietro succedesse un altro capo, il quale ne facesse le veci.

            S. Ma buona gente! Non basta Dio solo a governare la sua Chiesa dal cielo? Che bisogno avvi dell'assistenza umana, quando vi è la divina?

            M. Voi volete imbrogliarmi, ma ascoltate come vi risponde il mio libro. Pare che sia stato scritto per {43 [165]} voi; e che il predicatore di ieri al Gesù abbia letto queste cose medesime. Ascoltate: Il modo, con cui Dio ha stabilito la sua Chiesa, fa che sia di tutta necessità un Capo visibile. La Chiesa di Gesù Cristo è rassomigliata nel Vangelo ad una grande famiglia, che deve in ogni tempo accogliere chiunque voglia farsi membro di lei; potrebbe reggersi una tale famiglia senza un Capo, che la governi?

            Inoltre la Chiesa di Gesù Cristo è Una, e senza il Capo i suoi membri si dividerebbero in altrettante diverse famiglie, come fanno i protestanti. La Chiesa di Gesù Cristo e Santa; una come mai i fedeli sparsi nelle varie parti del mondo potrebbero conoscere questa santità senza un Capo, visibile che a nome di Dio assistito da Dio, distingua la verità dall'errore, il giusto dall'ingiusto?

            La Chiesa di Gesù Cristo è cattolica, ossia universale, ma come potranno i fedeli di tutto il mondo concorrere ad un centro per conservare la medesima fede, la medesima {44 [166]} dottrina, e riconoscere i veri sacramenti istituiti da Gesù Cristo, se manca un capo, un maestro che li renda sicuri? La Chiesa è Apostolica; ma come conoscere che sia realmente tale, senza un Capo che si mostri successore degli apostoli, e conservatore delle verità da loró tramandate alla Chiesa?

            S. Ciò che dice il tuo libro dimostra che il Salvatore costituì s. Pietro Capo della Chiesa; ma dopo la morte di lui, dopo gli altri apostoli il Vangelo essendo già predicato in tutta la terra, non faceva più mestieri alcun Capo visibile, nemmeno alcun successore a s. Pietro.

            M. Da quanto vi ho letto parmi si debbano dedurre due conseguenze Gesù Cristo Fondò la sua Chiesa, che deve durare sino alla fine del mondo; Capo di questa Chiesa costituì san Pietro, che la doveva governare per tutta la vita. Ma siccome la Chiesa doveva esistere dopo san Pietro, era perciò necessario un successore per governarla. Siccome il regno, dice {45 [167]} il mio libro, non è fatto pel monarca, ma si costituisce il monarca, affinché governi i sudditi ed amministri il regno, e finchè durerà il regno, deve sempre essere chi lo governi e lo amministri, altrimenti andrebbe tutto in disordine, così non essendo la Chiesa fondata pel papa, ma il papa stabilito per governare la Chiesa, ne segue che fino a tanto che vi sarà. Chiesa, vi deve essere il suo Capo, che è il papa. Ditemi ancora: la famiglia è tutta. per governare il capo di casa, oppure ìl capo di casa è fatto per governare la famiglia?

            S. Senza dubbio il capo di casa è fatto per governare la. famiglia.

            M. Fino a quando ci deve essere un capo che governi la famiglia?

            S. Finchè durerà la famiglia ci deve senza dubbio essere un capo che la governi.

            M. Altrimenti?

            S. Altrimenti tutta la famiglia va in disordine

            M. Quando poi muore il capo di famiglia? {46 [168]}

            S. Quando muore il capo di famiglia devegli succedere il primogenito oppure un altro che sottentri nel governo della medesima.

            M. Supponete una famiglia, che debba durare sino alla fine del mondo, come potrà conservarsi!

            S. Questa famiglia potrà conservarsi, purchè abbia sempre un buon capo che la governi.

            M. Comprendete chi sia questo capo e questa famiglia?

            S. Comprendo benissimo; è questo un grave argomento a favore della Chiesa Cattolica, considerata come una grande famiglia. Finchè fui cattolico ho sempre creduto così; ma adesso che mi son fatto evangelista, ho osservato che i cattolici sono caduti in errore nel credere che il Capo visibile della loro Chiesa sia il papa. Chi mai può provare che Pio IX sia successore di s. Pietro nel governo della Chiesa? Ho già fatto a molti altri questa dimanda e niuno finora mi ha potuto soddisfare.

            M. Ed io credo di potervi a pieno {47 [169]} soddisfare. Voi dunque mi concedete già due cose: che san Pietro dallo stesso G. C. fu costituito Capo della Chiesa, e che a san Pietro doveva succedere un altro Capo visibile nel governo della Chiesa. Siccome io non ho potuto fare lunghi studi mi servo del mio libro, cui vi prego fare vostre osservazioni dove scorgerete opportuno di farne. Ivi si legge quanto segue: Tutte le storie ecclesiastiche, gli stessi eretici convengono intorno alla maravigliosa successione dei romani pontefici da s. Pietro fino al regnante Pio IX. Troppo lungo sarebbe esporre quanto dicono i santi Padri egli scrittori ecclesiastici. Valgaci il parere di alcuni. S. Ireneo, che visse nel secondo secolo, dice espressamente: La Chiesa di Roma è la principale, e bisogna che tutte le altre siano a lei unite. (Lib. 3, cap. 3).

            S. Cipriano nel terzo secolo dice Chi non ha la Chiesa per Madre, non può avere Dio per Padre: non avvi che un Dio ed un Gesti Cristo {48 [170]} e non avvi che una sola fede ed una cattedra fondata sopra s. Pietro per la parola dello stesso Signore (Lib. 1, cap. 8).

            S. Agostino sul finire del quarto secolo, fra le cose, che gli facevano conoscere la Chiesa di Gesù Cristo, adduce la non mai interrotta serie de' papi da s. Pietro sino a' suoi tempi, e poi continua così: chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non possederti mai la vita eterna, ma la collera di Dio verro sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall'unità di Gesti Cristo.

            Sono tenerissime le parole del gran dottore della Chiesa s. Girolamo. Egli, pel timore di essere ingannato dagli eretici de' suoi tempi, scrisse una lettera a s. Damaso sommo pontefice, in cui dice: « Io mi attacco alla vostra, cattedra, la quale è quella di s. Pietro. Io so che la Chiesa è fondata sopra questa pietra. Chiunque non mangia l'agnello in questa casa, fa un sacrifizio profano. Chi {49 [171]} non fu nell'Arca di Noè, perì nel diluvio; chi non è in questa Chiesa perirti eternamente. Io non conosco Vitale, io ignoro Paolino, Melezio mi è ignoto (sono nomi d'antichi eretici). Chiunque non è con voi, è contro a Gesù Cristo. Chiunque non raccoglie con voi, egli non fa che sperdere. »

            Il mio libro continua a parlare dell'autorità dei Concilii che in ogni luogo celebrati hanno sempre riconosciuti i Romani Pontefici per capi della Chiesa, successori di s. Pietro nel governo di essa da G. C. fino a Pio IX. Oltre la moltitudine di scrittori, che in ogni tempo e in tutte le lingue trattarono di questa maravigliosa successione, noi rom ani abbiamo un argomento permanente e parlante. Venite qui: vedete quella chiesa che trovasi ai piedi della salita di santa Maria Maggiore?

            S. Si, la vedo; è la Chiesa di santa Pudenziana.

            M. Quella chiesa e la casa annessa servirono di abitazione a s. Pietro. Per ordinario i papi dei primi secoli {50 [172]} a motivo delle persecuzioni dimoravano nelle catacombe, tuttavia siamo assicurati che hanno qualche tempo dimorato nella chiesa di s. Pudenziana, di s. Prassede, di s. Cecilia sino alla fine del terzo secolo. Portiamo lo sguardo più al mezzodì e vedremo la Basilica di s. Giovanni in Laterano, che ha la bella iscrizione: Capo e Madre di tutte le chiese. Nel palazzo annesso alla chiesa abitava Costantino quando venne a Roma. Quell'imperatore sul principio del quarto secolo cedette prima una parte, poi tutto quel palazzo ai romani pontefici. Essi ivi abitarono fino a quando la loro dimora fu trasferita al palazzo Quirinale. Vedetelo là il Quirinale. Quel bel palazzo fu fatto fabbricare dai papi, e servì loro di dimora per molti secoli. Se voltiamo l'occhio a ponente si presenta il Vaticano. Da Costantino fino ai nostri giorni, fatte poche eccezioni, i papi dimorarono ed esercitarono il loro sacro ministero in Laterano, al Quirinale oppure al Vaticano. {51 [173]}

            Io vi assicuro che provo la più grande consolazione quando mio padre conducendomi per le vie di Roma mi dice queste parole: O Massimino mio, ricordati bene, che noi siano fortunati, perché, ci troviamo nella cattolica religione, e viviamo in una città abitata dai sommi pontefici da G. C. fino a noi. Se dal regnante Pio IX andiamo di papa in papa rimontiamo fino a s. Pietro stabilito Capo della Chiesa dallo stesso G. C. Parimenti partendo da s. Pietro, che portò il Vangelo a Roma, noi vediamo i papi succedersi: no all'altro e' trasmettersi a vicenda il depoposito della fede fino ai nostri giorni.

(V. Appendice B, pag. 91).

 

 

Le reliquie.

 

            M. Voi, o mio buon amico, disse Massimino nel rivederlo il seguente giovedì, discorrendo mi avete detto che eravate cattolico e adesso vi professate protestante.

            S. Non protestante, ma evangelico. {52 [174]}

            M. Io sarei assai curioso di sapere quale ragione vi abbia spinto ad abbandonare la vostra religione. Avete ciò fatto per vivere più bene o più male? Se per vivere più male non occorreva coprirvi colla maschera di una credenza religiosa, che vi conduce ad una vita cattiva. Se poi è per vivere più virtuoso vi farei qualche dimanda.

            S. Quale?

            M. Mettevate in pratica i precetti della legge di Dio e della santa Chiesa in modo esemplare da lasciar più niente da aggiugnere senza farvi protestante?

            S. Caro bambino, bambino mio, io debbo dirti, che ho praticato poco la religione cattolica; ora mi sono fatto evangelico per divenire migliore, ma sono tuttora al buio di ciò che abbia fatto, da fare o da credere. In principio mi pareva che fosse tutto bello, tutto chiaro, ora più studio e più mi trovo nelle difficoltà. I tuoi stessi ragionamenti.... ma adesso ci sono, andiamo avanti. {53 [175]}

            M. Adesso ci siete, ma se vi trovaste sull'orlo di un gran precipizio, non vi ritirereste indietro? Ditemi almeno, quale cosa abbia servito di pretesto a farvi protestante?

            S. Il pretesto principale è quello cotanto decantato, cioè che la Chiesa Cattolica era caduta nell'idolatria.

            M. Oh che scioccaggine! La Chiesa Cattolica ha sempre condannato l'idolatria, anzi prima di essere accolta in questi nostri paesi dovette colla predicazione, coi miracoli e col sangue dei martiri combattere, e con mille sforzi distruggere il culto degli Dei, e voi giudicate che abbia abbracciato l'idolatria? Datemene qualche ragione.

            S. La ragione si appoggia su ciò che i cattolici adorano i santi, le loro reliquie, le loro immagini e questa è vera idolatria. Dio soltanto deve essere adorato siccome sta scritto: Adorerai un solo Dio.

            M. Vi hanno dato lucciole per lanterne. Voi come cattolico avete senza dubbio studiato il catechismo; io pure {54 [176]} l'ho letto, studiato, udito a spiegare e a predicare, che noi veneriamo i santi e le loro ' reliquie, ma non li adoriamo. Ditemi il titolo di un solo libro, o di un solo catechismo, in cui si asserisca quanto voi dite, e poi vi dirò che quel catechismo contiene uno sproposito.

            S. Tu vuoi chiamare venerazione e non adorazione il culto, che prestate alle reliquie ed alle immagini dei santi; ma intanto la Bibbia condanna tutte queste superstizioni. Dio è geloso, dice nel decalogo, io solo voglio essere adorato, nè mai fate immagine o scultura di sorta.

            M. Aspettate un momento. La mia Storia Sacra contiene le medesime parole, ma aggiugne: Non ti fare statue o sculture per adorarle. Perciò noi diciamo sempre che non adoriamo, ma veneriamo le immagini e le reliquie dei santi.

            S. Ma nella Storia Sacra non si dà esempio che immagini o reliquie siano state venerate, e noi non dobbiamo scostarci dalla Bibbia. {55 [177]}

            M. Mi rincresce che non ho qui un libro del padre Perrone che ha per titolo: Il protestantismo e la regola di fede. Là si tratta a lungo quello che voi dite, e risolve ogni difficoltà, che possa farsi su questa materia. Tuttavia voi appellandovi alla Bibbia, vi risponderò colla Bibbia. Ditemi adunque: L'arca dell'Alleanza era ben una immagine materiale?

            S. Si era un oggetto materiale, che racchiudeva le tavole della divina legge.

            M. Il popolo ebreo l'adorava?

            S. No, perché adorandola sarebbe divenuto idolatra.

            M. Dunque il popolo ebreo aveva immagini ossia oggetti materiali, che venerava senza far male, anzi era rigorosamente comandato di rispettarla e farla venerare anche dagli altri.

            S. Queste cose sono materiali sì, ma non sono immagini; non sono statue.

            M. Il nostro maestro ci ha sempre detto che l'arca dell'Alleanza era una {56 [178]} immagine che figurava il tabernacolo della nuova legge, in cui si contiene non solamente la legge divina, ma l'autore della stessa legge, cioè il divin Salvatore. Se poi volete argomento più specificato, ditemi ancora: vi ricordate del tempio di Salomone Vi ricordate che Dio ordinò che si facessero due cherubini come guardie destinate a custodire l'arca santa? Il popolo venerava l' arca, venerava que' cherubini, ma non fu mai incolpato d'idolatria.

            S. Tu mi ricordi cose, che io sapeva, ma vi faceva sopra poca riflessione. Ti concedo il culto alle immagini, ma le reliquie; ah! quelle reliquie! Sono anche queste venerate nella Bibbia?

            M. Oh per la barba di Giove! Siete venuto adesso dal mondo della luna? Non vi ricordate più, che quando alcuni israeliti portavano a seppellire un morto, spaventati dai ladri fuggirono in una spelonca, in cui da un anno era sepolto il corpo di Eliseo profeta? Ora avvenne che la bara del {57 [179]} defunto fu appressata alla tomba del santo profeta ed in quell' istante il morto risuscitò. Avrebbe Iddio operato un miracolo così strepitoso, quale è la risurrezione di un morto, se non fosse per dimostrare all'evidenza quanto gli tornò gradito il culto delle reliquie de' suoi santi?

            S. Quando sono corpi di santi si potrebbe concedere, ma gli abiti, pezzi cenciosi, sudici....

            M. Che siano ceneri dei santi, siano abiti od altri oggetti che abbiano ai medesimi appartenuti sono cose di grata ricordanza, e ci rammentano sempre le loro virtù, i loro esempi, che dobbiamo imitare. I medesimi abiti anche sudici sono sempre un tesoro prezioso, perché furono al contatto del corpo di coloro, che colla santità della vita si guadagnarono la gloria celeste. Nello stesso Vangelo abbiamo non pochi esempi che ci ricordano quanto la venerazione di tali oggetti torni a Dio gradita. Una donna gravemente inferma si strascina in mezzo alle turbe, tra {58 [180]} se dicendo: Se io potrò anche solo toccare l' orlo della veste del Salvatore, sarò guarita. Giunge di fatto a toccarla e sull'istante guarisce. San Paolo predicava ed operava maraviglie da tutte parti. Non potendosi avere di presenza dappertutto, i fedeli presero alcuni sudari o piccole lenzuola, che avevano servito a san Paolo, li avvicinavano agli ammalati, che tutti riacquistavano la sanità. San Pietro poi dava la vista a' ciechi, l'udito ai sordi, la loquela ai muti, la vita ai morti. Quindi a moltitudine gli ammalati erano portati a lui. Ma non tutti potevano avvicinarsegli, perchè loro imponesse le mani o desse la benedizione. Allora studiano la via per cui deve passare e fanno in modo che almeno l'ombra di s. Pietro cada sopra gli ammalati. L'ombra sola bastava a farli guarire. Avete qualche cosa da osservare sopra questi fatti?

            S. Caro Massimino, ti lodo in questo tuo disinvolto parlare, e questo solo fa che io cangi modo di pensare intorno alle reliquie ed alle immagini {59 [181]} dei Santi. Ma dimmi: 'Perché tu parli soltanto dei fatti della Bibbia e non ricorri alla storia Ecclesiastica, in cui tu avrai certamente lette tante maraviglie operate in virtù delle reliquie dei Santi?

            M. Se fosse mestieri vi racconterei tanti esempi esposti in una raccolta di fatti edificanti ricavati dalla Storia Ecclesiastica. Ma siccome voi volete soltanto ammettere la Bibbia, io ho voluto combattere le vostre asserzioni colle armi, che sono nelle vostre e nelle nostre mani.

 

 

Il culto religioso.

 

            S. Un'alterazione sensibilissima i Cattolici hanno introdotto nel culto esterno. Dio è spirito, dice il Vangelo, ed è venuto il tempo in cui i veri adoratori lo adoreranno in ispirito e verità. Perché dunque tanta farragine di paramentali, di altari, di candellieri, di incensieri, cotte, rocchetti, piviali ed altro simile che riempiono {60 [182]} le vostre Chiese? Non sono meglio ornate le Chiese degli Evangelici? Un edifizio pulito, alcuni banchi o sedie, una cattedra, ecco tutto.

            M. In poche parole voi mi ammucchiate mille difficoltà. Vi risponderò ad una ad fina. Cominciatemi a dire: Credete voi che l' uomo debba prestare un culto al suo Creatore?

            S. Un culto interno si, ma non esterno.

            M. Credete voi che si possa prestare a Dio un culto interno senza l'esterno?

            S. Io credo di sì.

            M. Io credo di no. Dio comanda la preghiera vocale, ma come io posso pregare senza muovere esternamente le labbra? O Signore, diceva Davidde, aprite le mie labbra e la mia bocca annunzierà le vostre lodi. Inoltre Dio comanda la penitenza dicendo: Se non farete penitenza andrete tutti alla perdizione; ma come io posso farla senza opere esterne? Dio comanda di santificare i giorni festivi, ma come ciò io posso fare senza compiere opere {61 [183]} buone, quelle appunto che sono comandate dal Signore?

            Di più tanto lo spirito quanto il corpo furono da Dio creati; e non è giusto che amendue riconoscano con un culto speciale il loro creatore? Anima e corpo sono destinati ad un premio eterno, il cui conseguimento dipende dalle buone opere, vale e dire dal dare da mangiare agli,affamati, da bere agli assetati, vestire i nudi, albergare i pellegrini, visitare gli infermi e simili. Si possono queste cose, adempire senza atti esterni ossia culto esterno?

            S. Forse tu non hai ben capito il mio pensiero. Ammetto che noi dobbiamo offerire al Creatore gli omaggi del nostro cuore, e siccome gli atti interni devono palesarsi con azioni esterne, ne deriva che al culto interno deve essere congiunto il culto esterno. Questo è chiaro e ragionevole. Io per altro voleva esprimere un pensiero diverso. Intendeva di parlare delle cose, degli apparati, dei paramentali, acquasantini, incensieri ecc. Questo {62 [184]} parmi contrario al culto divino, che deve essere tutto spirito e verità. Niuna di queste cose vediamo registrate nella Bibbia. Che ne dici?

            M. Dico che voi volete burlarvi di me. Perciocchè voi sapete al pari di me, che la Bibbia è ripiena di esempi di culto esterno, in cui vi furono praticati riti e cerimonie.

            S. Dammene qualche esempio.

            M. Comincierò da Caino e da Abele. Questi due fratelli offerivano a Dio le loro primizie; Abele i migliori agnelli del gregge; Caino i più meschini frutti della terra. Queste cose solevano certamente aver luogo con riti e. cerimonie.

            Si legge precisamente che Enos regolò il divin culto; ossia cominciò a mettere in pratica cerimonie determinate, con cui dovevansi fare sacrifizi al Signore. Noè uscito dall'arca eresse un altare, ed offerì a Dio un sacrificio in ringraziamento di averlo sì prodigiosamente liberato dal diluvio universale.

            Giacobbe prese delle pietre, e con {63 [185]} esse aggiustato un altare lo consacrò, versandovi sopra olio in omaggio alla divina Maestà. Mosè poi non solo fece sacrifizi, ma stabilì le più minute cose spettanti al culto. Stabilì i sacerdoti, i leviti, i loro Uffizi, abiti, paramentali, altari ecc. Se poi volete che parliamo del famoso tempio di Salomone, voi avete l'acqua benedetta, o lustrale nel così detto mare di bronzo; avete scolture, ricami, tappeti, altari per diversi generi di sacrifizi, candelieri, il famoso candelabro sormontato da sette branchi, il grande altare, l'incenso, il tabernacolo......

            S. Stavo ascoltando questi tratti della Bibbia, che accennano ad un culto esterno materiale e queste erano figure le quali dovevano compiersi e cessare alla venuta del Figurato, cioè del Divin Salvatore. Di ciò non avvi più traccia nel Vangelo, perchè con esso dovevano aver fine le cose antiche ed essere tutte rinnovate.

            M. Qui pure, o signore, voi volete celiare, quasi che ignorassi la {64 [186]} storia del Vangelo. Ascoltate adunque: L'angelo del Signore apparve a Zaccaria in quella parte dell'anno in cui toccava a lui di fare le funzioni sacerdotali nel tempio. Qui si parla di turiboli, d' incenso, di profumi, di 'altari, di candelieri, di abiti pel culto, e simili. Questi fatti non appartengono al Vangelo, al Nuovo Testamento? Quando la santa Vergine presentò il Divin Fanciullo al Tempio tra le braccia del vecchio Simeone e compiè il dovere prescritto da Mosè, offerendo un paio di tortorelle o due colombe, fece un atto di culto con cerimonie esterne? Il medesimo Salvatore mandò i lebbrosi a farsi benedire dai Sacerdoti! Lo stesso Redentore nell'ultima cena offerì il pane, il vino al suo eterno Padre, benedisse l'uno e l'altro, ne rese grazie, li benedisse. In fine recitato l'Inno del ringraziamento se ne uscì dal cenacolo. Gli Apostoli andavano a fare orazione all'ora di nona al Tempio. Forse tai cose possono praticarsi senza riti e cerimonie esterne? {65 [187]}

            S. Questi fatti dimostrano certamente un culto esterno, e li trovo ben degni di riflessione. Ma come adunque dovremo intendere le parole del Salvatore, quando disse essere venuto il tempo in cui i veri adoratori devono adorare Iddio in ispirito e verità?

            M. I fatti che vi ho esposti sono chiari e non hanno bisogno di alcuna spiegazione, e noi certamente non saremo mai per biasimare chi fa quello, che Dio ha comandato; quello che ha fatto lo stesso divin Salvatore. In quanto poi alla spiegazione di quelle parole: Adorare Dio in ispirito e verità, io non sono famoso teologo per assicurarvene la. vera spiegazione. Tuttavia mi pare che questo ne sia il senso: Fino allora Brasi adorato Dio con sacrifizi carnali, con agnelli, vitelli e con altre offerte materiali, che si riferivano à Gesù Redentore, in cui era riposta ogni speranza, e da cui dipendeva il valore dei sacrifizi. Tutto l'antico testamento era un complesso di figure, di fatti, di profezie riguardanti {66 [188]} all'aspettato Salvatore. Ora questi è venuto, perciò non più ombre, non più figure si offre a Dio, ma realtà, anzi lo stesso Figurato, che è spirito infinito, verità per essenza. Sembrami pertanto che queste parole non altro vogliano alludere, che alla cessazione della legge antica, la quale comandava figure, sacrifizi materiali, carnali; cui doveva sottentrare la legge nuova, legge di spirito e di verità. Ciò noi vediamo specialmente avverato nell'augusto Sacrificio della Messa.

            Ora che vi ho esposto queste cose ditemi in buona grazia: Il vostro culto, il culto che avete nella vostra Chiesa è simile a quello dell'antico o del nuovo Testamento?

            S. Il nostro culto, a dirtela schietta, è alquanto sterile; e taluni vorrebbero mettere in pratica il precetto di s. Paolo, che dice: Per mezzo delle cose sensibili, come sarebbero campane, organi, altari, candelieri ecc., noi siamo sollevati alle cose invisibili; ma siamo in continue e gravi opposizioni. {67 [189]}

            M. Da quanto dite pare che gli Evangelici colla pretesa di un culto puro abbandonarono riti, cerimonie, altari, candelieri, incensieri, paramentali dell'antico e del nuovo Testamento, per adottarne uno che non appartiene alla Bibbia, ed è contrario a quanto prescrive s. Paolo. Culto sterile, culto condannato dai Cattolici, tenuto in non cale dagli stessi Protestanti, che sentono la necessità di riformarlo.

 

 

La Santa Vergine.

 

            S. Fra le cose, che biasimano altamente gli Evangelisti, è l'adorazione alla Vergine Maria. Adorare una donna, qualunque ne sia la virtù e la dignità, non è atto di idolatria?

            M.. Qui siamo sempre nelle parole adorare, che io non ho mai potuto vedere ne' catechismi od in altri libri, nè udire dai predicatori. Secondo il Catechismo che io ho studiato, i Cattolici onorano ed invocano {68 [190]} i Santi come amici di Dio. Un amico del Re può certamente ottenere favori a preferenza di uno sconosciuto, o di un nemico del medesimo Re. Così noi miseri mortali veneriamo i Santi, come veri amici e famigliari del Re della gloria, signore dei signori. Eglino possono intercedere presso a Dio ed ottenere grazie speciali. Fra i Santi del Paradiso noi veneriamo la santa Vergine Maria, come madre del Salvatore, quindi la più potente presso a Dio, la più santa delle creature, Regina del Cielo e della terra.

            Questa Celeste benefattrice in tutti i tempi, in tutti i luoghi, appo ad ogni grado di persone ha sempre dimostrata la sua potenza presso a Dio ottenendo celesti favori a quelli, che l’ hanno invocata. Date uno sguardo sopra di Roma; quante maraviglie della B. V. Maria! Osservate la Basilica di santa Maria Maggiore; di santa Maria in Trastevere, di santa Maria sopra Minerva; mirate questa Veneranda Chiesa di Ara Coeli, la {69 [191]} bella colonna che ricorda la definizione dommatica dell' Immacolato suo concepimento. Queste e migliaia di altre Chiese in Roma e fuori di Roma, anzi in tutti i paesi della Cristianità proclamano altamente le glorie e la protezione dell'Augusta Regina del Cielo e la universale venerazione di tutti i popoli.

            S. Ma, caro Massimino, non ti sembra, che questo culto esagerato alla Vergine Maria sia contrario ai libri sacri, allo stesso Santo Vangelo?

            M. Mi sembra anzi che noi facciamo cosa affatto consentanea al Santo Vangelo. Noi pregando Maria, recitiamo le parole con cui l'Arcangelo Gabriele la salutò, quando per ordine di Dio Le annunziò il mistero della Incarnazione del Figliuolo di Dio. Dio ti salvi, o Maria, tu sei piena di grazie, il Signore è teco; tu sei benedetta fra tutte le donne. Sarà da biasimarsi chi indirizza alla Vergine quello che hanno detto e fatto gli Angeli? Aggiungiamo poi le parole di s. Elisabetta, quando Maria {70 [192]} si recò in casa sua per servirla quale umile ancella: É benedetto il frutto del ventre tuo. Faranno male i Cattolici, ripetendo le parole dell'Angelo e di santa Elisabetta, registrate nel santo Vangelo? Mi ricordo ancora dell'altro fatto di Maria ai piè della Croce. Allora Gesù come per darci l’ ultimo saluto, disse alla madre sua: O donna, ecco il tuo figlio, e ciò dicendo accennava il prediletto discepolo Giovanni. Di poi voltosi a Giovanni soggiunse: Figlio, ecco la Madre tua. Da quel tempo il santo Apostolo accettò e venerò sempre la Vergine come madre sua. Tutti i Cattolici, tutti i Catechismi convengono che nella persona di Giovanni debbasi intendere tutto il genere umano, e quindi la madre del Salvatore sia stata costituita madre di tutti i Cristiani.

            S. Tu mi dici delle belle cose, caro Massimino, ma non sai che cosa dirmi intorno alla confusione, che i Cattolici fanno intorno al culto dovuto alla Vergine e a quello dovuto a Dio. {71 [193]} Nelle Litanie, e nelle vostre preghiere dimandate grazie alla Vergine, mentre Dio solo può concedere grazie, essendo esso autore di ogni bene, e tutte le altre creature non sono che suoi umili servitori. Perché non distinguere le preghiere fatte a Dio da quelle fatte alla Vergine Maria?

            M. Se mai in qualche preghiera si trovassero espressioni indirizzate a chiedere grazie direttamente a Maria, questo è sempre in modo deprecativo, vale a dire supplicando la Santa Vergine ad intercedere per noi presso a Dio, ed ottenerci da lui quelle grazie, di cui abbiamo bisogno.

            Voi mi nominate le Litanie Lauretane. Or bene: osservaté. Quando noi preghiamo Dio diciamo: Padre Celeste Iddio, abbiate misericordia di noi. Dio Figlio Redentore, Spirito Santo Iddio, abbiate misericordia di noi. Ma quando preghiamo la Santa Vergine, usiamo ben altre parole. Santa Maria, diciamo, Santa Madre di Dio, o Madre di Gesù Cristo,. pregate per noi. Parimenti nel {72 [194]} Padre Nostro, pregando Dio diciamo: Dateci il nostro pane quotidiano, rimetteteci i nostri debiti. Quando poi indirizziamo le parole alla santa Vergine, la supplichiamo dicendo: Santa Maria Madre di Dio, pregate per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Così sia

            Ma voi mi sembrate commosso, avete qualche male, vi ho cagionato qualche dispiacere?

            S. No, bambino mio, no, no, ma le tue parole mi ricordano

            M. Vi ricordano qualche dispiacere, compatitemi, ma voi piangete, perché? Che cosa avete, ditemelo? Io parlerò d'altro. Voi mi fate pena; non voglio offendervi.

            S. O Massimino, Massimino, io sono infelice!

            M. Ma perchè, ditemelo, chi sa che io non possa portar qualche conforto alle vostre pene.

            S. Ho parlato con te, e nell'udirti a parlare io ricordava tutte le cose {73 [195]} da me studiate nelle scuole, quando era di tua età, quando appunto godeva la pace del cuore, quando era Cattolico. Nell'udirti poi a ripetere l'Ave Maria, mi ricordai delle ultime parole di mia madre allora che stava per mandare l'ultimo respiro. Ginocchione coi miei fratelli intorno al suo letto recitavamo colla moribonda quelle medesime parole; allora che la madre mia col morente labbro, figlio, mi disse, figlio mio, sii costantemente divoto di Maria in vita, ed Ella sarà il tuo conforto in punto di morte. Ma non dimenticarti di farle ogni giorno qualche preghiera. Madre, le risposi, ve lo prometto e ve lo giuro, che non lascierò mai passare giorno in mia vita, senza innalzare qualche prece alla Vergine Celeste per voi e per me. Ma misero me! Questa preghiera feci alcun tempo, e poi la dimenticai. Da quel momento cominciai a dubitar della fede e ad essere infelice. Oli quale dolce e nel tempo stesso amara ricordanza mi richiamano alla mente le tue parole! {74 [196]}

            M. Ma se voi volete farvi di nuovo cattolico, chi ve lo impedisce?

            S. Che posso mai fare? É vero che non sono di quelli, che siansi fatti evangelisti per danaro; non feci mai cosa vile: ma i compagni, il terribile giuramento, che mi stringe ad una società

            M. Venite con me: Io vado a confessarmi da un santo ecclesiastico. É buono, tratta tutti con bontà, vi dirà tutto quello, che dovete fare. Egli proverà gran piacere, quando sappia il motivo, che a lui vi conduce, gli Angeli faranno grande festa in Cielo e la Chiesa Cattolica riacquisterà un figlio perduto.

            Di fatto quella sera il signor A. G. recossi dal sacerdote nominato da Massimino. Trattarono con lui ancora di più cose; e per alcune sere si trattennero intorno al Sacramento della penitenza.

            Finalmente avendo ottenute dal Papa le necessarie facoltà, quel sacerdote ne ascoltò la confessione, {75 [197]} diedegli l’ assoluzione, e lo ritornò alla santa Madre Chiesa. Siccome poi egli erasi sgraziatamente fatto ascrivere ad una società, per cui non aveva più sicura la vita in Roma, così e per evitare i dileggi di alcuni compagni, e per non cader vittima di qualche scellerato risolvette di ritornare in patria. Prima di partire disse a quel sacerdote queste parole: Voleva rovinare un fanciullo, ma la misericordia di Dio si servì di lui per richiamarmi alla vita cristiana, che aveva incautamente abbandonata per seguire le massime dei protestanti, ed altro peggio. Ciò feci per vanagloria. Intanto mi sono ascritto ad una società fatale, che presentemente ha già venti logge sotto ad un solo capo in Roma. Ora col ritorno alla religione de' miei genitori sono cessati i rimorsi, sono di nuovo un uomo felice; ma la prudenza vuole che mi allontani da questa città!

            Volle poi andare a salutare i genitori di Massimino; e loro raccontò per minuto quanto era passato tra {76 [198]} lui e il loro figlio; fece ai medesimi generose offerte in danaro, perchè facessero continuare gli studi al prezioso figliuolo. La madre restò sbalordita in pensando al pericolo di perversione cui Massimino si era esposto. Ma tosto ne ringraziò il Signore, che di suo figlio aveva fatto un istrumento di misericordia. Il padre poi non volle accettare nè offerte nè regali. Io sono appositamente venuto in Roma, rispose, per assistere il mio Massimino, e colle mie fatiche spero poterlo provvedere di quanto gli sarà necessario per la sua educazione. Il signor A. G. volle almeno dare un bacio di riconoscenza al caro giovanetto dicendo: Addio, Massimino; Dio ti renda fortunato; se ti occorrerà qualche cosa fammelo sapere; ricordati che mi farai un grande piacere ogni volta mi richiedessi qualche soccorso.

            Addio, mio buon amico, rispose Massimino eziandio commosso, se nel mio discorrere avessi usato qualche motto aspro, che non conveniva ad un buon cristiano, datemene compatimento. {77 [199]} Spero che ci vedremo ancora in terra, ma procuriamo di trovarci poi un giorno con sicurezza a godere il premio che la nostra religione promette nella beata eternità.

            Massimino prosegue alacramente gli studi; ed è tuttora la consolazione de' suoi maestri e de' suoi genitori. {78 [200]}

 

 

Appendice A. Errore di calvino intorno allo spirito privato.

per la pagina 16.

 

            La promessa e l'impegno di voler scrivere ed essere intesi dal popolo spesso ci costringe ad omettere ragioni importantissime per unico riflesso che sono troppo elevate. Tuttavia non vogliamo qui trasandare alcune parole, che dimostrino la falsità del sistema, con cui Calvino e i suoi seguaci, si sforzano di provare o piuttosto d'illudersi che la certezza dei libri sacri è solidamente fondata sulla testimonianza interna dello Spirito Santo, senza punto ricorrere all'Autorità della Chiesa Cattolica.

            Ci fanno, diceva Calvino, questa dimanda: Se voi non vi appoggiate sui decreti della Chiesa, come potete {79 [201]} voi essere persuaso e sapere con certezza, che la Scrittura è la voce di Dio? Calvino risponde: « Io do la medesima risposta, egli dice, come se alcuno ci dimandasse: Onde noi apprendiamo a discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, il dolce dall'amaro? Perciocchè la Scrittura si fa sentire in un modo non meno evidente nè meno infallibile, che le cose bianche e nere mostrano il loro colore, e che le cose dolci ed amare fanno sentire il loro sapore. Ammettiamo dunque, come. Cosa certa e costante, che i soli discepoli dello Spirito Santo, cioè a dire quei che sono interiormente illuminati dalla sua divina luce, possano fondare sopra la Scrittura una confidenza ferma e solida. Questa Scrittura è in se stessa credibile, e per essere creduta non abbisogna nè di prove nè di argomenti; tuttavia essa non può ottenere presso di noi la certezza, che merita, se non colla testimonianza dello Spirito Santo.» {80 [202]}

            Tale è la dottrina di Calvino seguita dal comune dei protestanti; e bastano poche parole per confutarli. Calvino asserisce che non è più difficile di scernere la Scrittura Sacra dagli altri libri, che. il discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, l'amaro dal dolce. Non regge il paragone. Chi non vede, che il bianco ed il nero, la luce e le tenebre, l'amaro e il dolce cadono sotto i sensi, e che gli stessi animali irragionevoli li distinguono? Invece la Scrittura Sacra non è cosa sensibile, bensì spirituale e divina, e 'per distinguerla niente valgono i sensi. Egli è perciò di tutta necessità non solo una ragione dotta ed illuminata, ma ancora un tribunale infallibile stabilito dal Divin Salvatore, e che s. Paolo chiama colonna e fondamento di ogni verità. I capi della pretesa riforma religiosa del secolo xvi sono una prova convincente della necessità di questo infallibile tribunale. Essi pretendono che si distinguano le. Sacre Scritture colla testimonianza interna dello Spirito {81 [203]} Santo. Credo che i protestanti vorranno concedere che Calvino e Lutero, capi della riforma, avevano la testimonianza interna dello Spirito Santo. Però con questa testimonianza sono in contraddizione sopra tanti articoli principali della fede cattolica. A mo' d' esempio: Lo Spirito Santo di Lutero interpreta queste parole del Divin Salvatore: Hoc est corpus meum. Questo è il mio corpo: e lo Spirito Santo di Calvino crede che questo non sia il vero corpo del Salvatore, bensì una sembianza, una memoria ecc. del suo corpo.

            Vedete, che quei patriarchi della riforma sono in contraddizione. O che il Corpo di Gesù Cristo è nell'Eucaristia, o elle non c'è: se vi è è bugiardo lo Spirito Santo di Calvino; se non v'è, mentisce lo Spirito Santo di Lutero. Perché neppure Iddio, colla sua Onnipotenza, può fare sì che una cosa sia e non sia nello stesso tempo, essendo Iddio la verità stessa, e non la contraddizione.

            Facciamoci innanzi, e troveremo {82 [204]} quei padroni non solamente in diretta opposizione tra di loro, ma ancora col Divin Salvatore. Gesù Cristo, nel dare la missione agli apostoli, disse loro: Euntes, docete omnes gentes, baptizantes eos in nomine Patris, ecc. qui crediderit et baptizatus fuerit salvus erit; qui non crediderit condemnabitur; «andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, ecc. chi crederà e sarà batezzato, sarà salvo; chi non crederà sarà dannato. Calvino, illuminato dal suo preteso Spirito Santo, conchiude da queste parole: qui crediderit salvus erit; chi crederà sarà salvo: e da un altro testo: crede tantum et salvus eris; credi solamente e sarai salvo: che per salvarsi basta la fede, e che le buone opere sono inutili, anzi ingiuriose a Gesù Cristo, che patì abbastanza per tutti gli uomini: quindi il suo brutale principio che da sfogo a tutte le passioni: Crede fortiter et pecca fortius, et nihil nocebunt tibi centum stupra, et mille homicidia; {83 [205]} e vuol dire: quanto più avrai fede tanto maggiori peccati puoi liberamente' commettere; e (orrendo adirsi!) cento stupri e mille omicidii non recheranno alcun danno all'anima tua. E non vede Calvino che contraddice di fronte al divin Salvatore, il quale predica, dicendo a tutti gli uomini: Nisi poenitentiam egeritis omnes similiter peribitis? Se non farete penitenza, andrete tutti eternamente perduti. E l'apostolo s. Giacomo nelle sue epistole: Fides sine operi bus mortua est. Senza opere la fede è morta. - Che cosa conchiudere da queste contraddizioni de' capi della Riforma protestante, e da tante altre che si potrebbero addurre? Che senza un tribunale infallibile, stabilito da Dio perindicarci qual sia la Scrittura Sacra e quale il suo genuino senso, è impossibile all' umana ragione conoscerla ed interpretarla.

            Ma dicono i protestanti: la ragione ci fu data da Dio per conoscere la sua volontà scritta: sicchè sarebbe inutile se non potesse ottenere {84 [206]} il suo scopo. Rispondo: la ragione ci fu data da Dio per conoscere la sua volontà, però col mezzo del tribunale da lui stabilito, altrimenti non regge da se stessa: come le gambe ci. furono date dal Creatore per camminare, però coll'aiuto degli occhi. Chi sarebbe così pazzo per dire: Dio mi diede le gambe per camminare, non gli occhi, e così chiudendo gli occhi, volesse con passo accelerato porsi a correre per una pubblica via. Di grazia, dove precipiterebbe costui?

            Gli stessi protestanti contraddicono col fatto a quanto asseriscono con parole. Essi hanno stabiliti tribunali per decidere le questioni riflettenti i loro codici, ed obbligano tutti i cittadini di sottomettersi alle loro decisioni? Perchè l’ esperienza loro è prova, che senza un tribunale per decidere le sentenze, i loro codici andrebbero in fumo, esposti alle arbitrarie interpretazioni dei privati. Oh padroni! la Scrittura Sacra non è forse un codice morale, la cui interpretazione {85 [207]} è assai più difficile, che quella dei codici civili? Perché adunque non volete un tribunale per quanto le concerne?

            Questo ridicolo sistema de' Calvinisti era generalmente insegnato da Calvinisti al tempo di s. Francesco di Sales che dovette confutarlo. Ecco gli argomenti di cui fece uso in uno scritto sopra la parola di Dio.

            Si domanda qual sia il mezzo infallibile per discernere i libri canonici. I calvinisti rispondono: sono la testimonianza e la persuasione interiore dello Spirito Santo. Ci pare forse di non essere abbastanza illuminati intorno ad un punto di tanta importanza? I calvinisti ci mandano a consultare il loro interno.

            « Però 1° non ignorate che Satana si trasforma in angelo di luce. Ipse enim Satanas transfigurat se in angelum lucis (2. Cor. II, v. 14). Indicatemi dunque chiaramente con qual segno evidente possa io discernere, se queste inspirazioni vengano dallo Spirito Santo, o dallo spirito di menzogna. {86 [208]}

            « 2º Ognuno può asserire a torto o con ragione, che sente internamente tale e tale altra inspirazione. Eccovi un bel campo aperto ai mentitori ed ai seduttori. Io voglio giudicarvi tutta gente da bene; ma quando trattasi dei fondamenti della mia fede, non trovo nè le vostre idee, nè le vostre parole abbastanza sode per servirmi di base.

            « 3º Chi sono quelli, cui lo Spirito Santo fa dono di questa testimonianza, o di questa persuasione interna? Sono tutti i cristiani in generale, o soltanto alcuni in particolare? Se sono tutti quanti i cristiani, come accade che fra tante migliaia di cattolici non v'è neppur uno, che goda di questo benefizio? E neppur io credo che abbiate la tracotanza d'asserire, che tra voi tutte le donne, tutti i contadini, ecc. ricevano questa luce interna. Se mi rispondete, che non viene data che ad alcuni, vi dico di palesarmi il segno, col quale potrò conoscere questi felici privilegiati, e distinguerli dal rimanente degli uomini. {87 [209]}

            Volete voi che io creda a chiunque dicesi di questo numero? Se la cosa è così, una larga via è aperta a tutti i seduttori.

            « 4° Mettete la mano sopra la coscienza, e ditemi se veramente credete che questa persuasione interiore sia il mezzo stabilito da Dio per discernere le Sacre Scritture? Sapete che Lutero fa poco caso dell'Epistola di s. Giacomo, e che Calvino la riceve. Spiegatemi perché la testimonianza dello Spirito ha persuaso all'uno di rigettare ciò che ha persuaso all'altro di ricevere? Ma direte forse che Lutero s'è ingannato; un seguace di Lutero mi dirà al contrario che Calvino venne illuso sopra questo oggetto. A quale dei due debbo io credere? Voi gli opponete la vostra persuasione; egli vi opporrà la sua. Cosicché sarete tenaci amendue della vostra persuasione, senza verun mezzo di por termine alla disputa. E vorrete voi farmi credere, che tale è la via, per la quale Dio conduce gli uomini al discernimento dei libri {88 [210]} sacri? No; Dio è la sapienza stessa e non ha stabilito una regola, che lascerebbe un campo libero ad ognuno per ricevere o rigettare nella Scrittura ciò che gli piacerebbe. Imperciocchè se è permesso a Calvino, allegando la sua persuasione interna, di rigettare i due libri de' Maccabei perché non è permesso a Lutero di rigettare l'Epistola di s. Giacomo, a Carlostadio di cancellare il cantico dei cantici, agli anabattisti di non riconoscere il Vangelo di s. Marco, e ad alcuni altri di negare la Genesi e l'Esodo? Ed in vero, se basta asserire che si fa con una persuasione interna, tutti asseriranno così, e perché si crederà più all' uno che all'altro?

            «Bisogna che vi faccia conoscere gli artifizi del nemico della salute. Vi ha tolto il rispetto per l'autorità della tradizione, della Chiesa e dei concilii. E che rimane ancora? Quello della Scrittura Sacra. Se avesse voluto toglierlo simultaneamente, avreste aperti gli occhi, e sareste stati allarmati {89 [211]} sopra questa distruzione del cristianesimo.

            Lo ha dunque lasciato, però introdusse un mezzo, che a poco a poco' ne distruggerà l'effetto, ed è quella persuasione interna, coll'aiuto della quale ognuno può ricevere o rigettare ciò che gli aggrada.»

(Fin qui s. Francesco di Sales). {90 [212]}

 

 

Appendice B. Sul luogo della dimora de' Papi in Roma.

per la pagina 52.

 

Da S. Pietro a S. Melchiade. (33-312).

 

            La dimora dei papi a Roma è certamente argomento grave della loro successione nel pontificato; perciò crediamo assai a proposito dare qui un cenno intorno ai luoghi in vari tempi da loro abitati.

            S. Pietro l'anno 33 dell'Era volgare con l'intervento di Maria Vergine, di undici apostoli e di cento venti fedeli o discepoli nel cenacolo del monte Sion elegge un successore a Giuda Iscariota nell'apostolato (atti degli apostoli cap. 1, 15-26). Predica, giusta il Baronio (annales Eccles.) nella città di Gerusalemme il Vangelo {91 [213]} circa tre anni. Tenne di poi sette anni la sede in Antiochia e sul finire dell'anno 44 andò a Roma, dove li 18 gennaio del 45 stabilì la primazia dell'apostolato e la sede suprema del sacerdozio. Appena egli cominciò ivi a predicare la fede di G. C. subito gli divenne discepolo il senatore Pudente, il quale condusse il santo apostolo nella propria casa sul monte Viminale, oggi chiesa di s. Pudenziana, ed ove s. Pietro gittò le fondamenta della Chiesa Romana come si legge nei Bollandisti al 2 maggio.

            I papi successori di s. Pietro fino a s. Melchiade abitarono nella casa di s. Pudente, di santa Prassede, di s. Cecilia. Ma per le persecuzioni, che infierirono nei tre primi secoli contro ai cristiani, i papi eziandio erano costretti a dimorare nelle catacombe. {92 [214]}

 

 

Palazzo Lateranese. Da S. Melchiade a Benedetto XI. (312-1303).

 

            Costantino, dopo la, vittoria conseguita l’ anno 312 contro il cognato Massenzio, abitò il palazzo Lateranese, destinandone una parte a dimora di Fausta sua moglie. La quale a richiesta del marito lo concesse a s. Melchiade. Ottato di Milevi nel lib. I contro Pormeno dice che i vescovi venuti a Roma a concilio l'anno 313: Una convenerunt in domuni Faustae in Laterano. Il Severano (Memorie sacre p. 494) dice l'imperatore abbia di poi donato tutto il palazzo Lateranese a s. Silvestro I successore di s. Melchiade. - Dopo di s. Silvestro nel gran Patriarchio, già antichissima abitazione della nobile famiglia di Plauzio Laterano, dimorarono per quasi dieci secoli i romani pontefici, tranne alcune interruzioni, in cui furono in Orvieto, Viterbo, Perugia, Anagni ed altri luoghi fino a Benedetto XI. {93 [215]}

 

 

Palazzo Vaticano.

 

            Il Borghi, (Memorie, t. 3, p. 259) afferma che i pontefici oltre la principale residenza nel Laterano, verso la fine del V secolo incominciarono talvolta a dimorare presso il Vaticano. Si tiene per certo da tutti gli scrittori, che i papi da s. Liberio del 352 fino a s. Simmaco (498) abbiano abitato il palazzo congiunto alla basilica Vaticana, laonde 'sembra che s. Simmaco non ne fosse l’ edificatore, ma il ristoratore. Dal Novaes si apprende che Eugenio III del 1145 fu il primo a fabbricare ossia a ristorare ed ampliare il palazzo vicino alla basilica di s. Pietro e vi abitò. Abitarono pure in seguito in Vaticano, almeno per qualche tempo, Adriano IV, Nicolò IV, Bonifacio VIII, come attestano le loro Bolle colla data Apud s. Petrum (dal 1159-1303). {94 [216]}

 

 

Da Benedetto XI a Gregorio VIII. (1305-1590).

 

            Il primo papa eletto nel conclave Vaticano fu Benedetto XI, morto in Perugia. Clemente V (1305) stabilì la residenza papale in Avignone, ove dimorarono sette successori. In quello spazio di tempo il palazzo Vaticano venne occupato dai vicari legati, che i papi spedivano in Roma. Gregorio XI il 17 gennaio 1377 restituì la residenza papale a Roma nel Vaticano. Il suo successore Urbano VI alternò l'abitazione fra il Vaticano ed il palazzo di s. Maria in trastevere. Dal 1389 fino al declinare del secolo xvi i romani pontefici continuarono a regolarmente dimorare nel Vaticano, quando non ne furono impediti dagli antipapi, i quali in quest'epoca turbarono non poco la pace della Chiesa. {95 [217]}

 

 

Palazzo Quirinale. (1590-1850).

 

            Gregorio XIII diede principio al palazzo Quirinale, fu il primo che qui morisse nel 1590, ed il primo, le cui ceneri siano state deposte nella vicina chiesa dei ss. Vincenzo e Anastasio, come praticasi tuttora, sebbene i pontefici muoiano al Vaticano. Gregorio XIV stabilì meglio la separazione delle funzioni delle coronazioni e possesso, poiché colla erezione del palazzo Quirinale, era cessato il motivo per cui i papi, dopo coronati in Vaticano, subito si recavano al Laterano pel possesso e vi restavano ad abitare. Clemente VIII nel 1592 fu il primo che partì dal Quirinale per la funzione del possesso; tuttavolta altri successori partirono dal Vaticano, e Pio VI per l'ultimo. Nel secolo XVII i papi abitarono ordinariamente nel Quirinale, per la salubrità dell'aria {96 [218]} ch'ivi spirava a preferenza de 'luoghi ove erano gli altri palazzi pontificii. Per questo medesimo motivo (come ricavasi dalla collezione dei Diarii di Roma incominciata nel 1716) i pontefici del secolo scorso dopo la incoronazione passavano dal Vaticano al Quirinale ove abitavano. Pio VI eletto nel 1775 al 15 febbraio, il 30 giugno, previa la visita della contigua basilica, dal Vaticano passava ad abitare il Quirinale. Il 18 novembre 1797 da questo palazzo si restituiva al Vaticano.

 

 

Secolo XIX.

 

            Pio VII eletto nel 1800 in Venezia, il 3 luglio passò ad abitare il Quirinale e vi stabili ordinaria residenza. Leone XII eletto pel primo nel Quirinale il 28 settembre 1823, ivi rimase. Passò poi ad abitare il Vaticano il 7 viaggio 1824 e vi restò finché visse. Pio VIII eletto il 31 marzo 1829 dimorò al Quirinale; {97 [219]} ma il 5 aprile si recò a risiedere nel palazzo attiguo alla basilica Vaticana, e ritornò a quello dopo la festa di san Pietro. Gregorio XVI nel lungo suo pontificato circa la metà di ottobre dal Quirinale passava al palazzo Vaticano, poscia nei primi di luglio dal Vaticano recavasi al Quirinale. Finalmente il regnante Pio IX eletto il 16 giugno 1816 nel Quirinale, in questo palazzo fece la sua ordinaria residenza solo passando a dormire nel Vaticano il mercoledì, giovedì, venerdì e sabato santo per le funzioni della Settimana Santa. Partito da esso e da Roma il 24 novembre 1848, ritornava alla sua sede al 12 aprile 1850 fissando sua dimora al Vaticano dove tuttora abita correndo l'anno 28 del suo pontificato, 1874. {98 [220]}

 

 

Grazie ottenute, da Maria Ausiliatrice

 

Sardegna, 2 novembre 1873

 

            REVERENDO PADRE,

 

            Sentii, che Ella sta compilando una nuova edizione delle Maraviglie della Madre di Dio; per questo motivo è che mi permetto di scriverle, onde tosi pagare alcuni debiti contratti colla Beata Vergine.

            Or volge appena un anno l'unica mia sorella fu colpita da grave malattia, che col volgere di pochi tramonti la conduceva all' orlo della tomba. Nessun trovato dell' arte salutare prevalse nemmanco ad alleviare i dolori e gli spasimi dell'agonizzante; {99 [221]} lascio immaginare, se avrò fortuna, a chi mi leggerà, in qua le costernazione fosse la famiglia. per il miserevole stato di mia sorella; tutti piangevamo; in quel momento di dolore, vennemi come un'ispirazione dal cielo, lui sovvenni quanti miracoli la Vergine Santissima e quante grazie e favori Ella dispensava a citi l'invocava, mi raccolsi in me stesso, c rannicchiatomi in un cantuccio, coll'animo entusiasmato e colle lagrime agli occhi, pregai caldamente e con fervore la Salus Infirmorum, feci voto che se mia sorella guarisse scriverci alla S. V. ed intanto consacrava nove giorni, recitando in ciascun giorno, tre Pater, tre Ave, tre Gloria Patri, e tre volte l’antifona Salve Regina; ed oli portento divino! l'ultimo giorno della novena lo stato di mia sorella d'un subito migliorò, cadde prima in dolce assopimento, e svegliatasi sentissi meglio, chiese da mangiare, e dopo alcun i dorai di convalescenza, ell'era guarita perfettamente. Ma ohimè, come gli nomini si dimenticano presto dei {100 [222]} benefizii ricevuti; dopo la guarigione di mia sorella, io non adempiva al voto pronunciato. Ma la Vergine Santissima non avea così presto dimenticato, e dopo alcuni mesi mia sorella ricadeva nella malattia primitiva accompagnata dagli stessi spasimi, dai medesimi dolori; sicché il medico ne designò imminente la morte, e segretamente disse che quel giorno dovea esser l' ultimo di vita di mia sorella. Allora sì mi rammentai quanto avea promesso, e quanto male cagionava col non l’ aver adempito; oli quanto mi pentiva d'aver ciò fatto! però mi sovvenne elio la Vergine è Virgo Clemens, pregai nuovamente con fervore, e piansi lagrime di pentimento e contrizione, rinnovando la già fatta promessa. Oh quanto è Ella pietosa e potente, Virgo Clemens, Virgo Potens; difatti mia sorella veniva di bel nuovo miracolosamente guarita.

            Infinito altre grazie ho io ottenute dalla Vergine Santissima, e non minori, e che se la Vergine non fosse, io giammai avrei potato godere. Fra {101 [223]} le altre, non ha guari, che fili guarito istantaneamente, dopo aver invocata la Vergine, da un forte ed acuto dolore al ginocchio sinistro; il qual dolore tenevami da tanti giorni inchiodato nel letto, senza potermi muovere; ebbene ho invocata la Vergine Santissima, e senza alcun apparato medico, io guariva, come dissi, istantaneamente.

            Ecco, Padre Reverendo, il motivo per cui ho scritto, ed ho speranza che a quest'ora me ne avrà perdonato l'ardire.

            Valga questa mia dichiarazione a rendere sempre più glorioso e manifesto il nome dell'augusta Madre di Dio; possa il Cielo dar lume a me, a lei ed a tutto il genere umano, e largirci tutte quelle grazie che fanno bisogno per omnia secula seculorum. Amen. {102 [224]}

 

 

Alice Superiore 24 Dicembre 1873.

 

MOLTO REVERENDO SIGNORE,

 

            Nel testò scorso mese di luglio stavo leggendo uno de' suoi libretti delle Letture Cattoliche, e trovai nel medesimo, elle una sgraziata giovanetta travagliata da lungo tempo da gran male agli occhi, aveva provato inutili tutti i rimedii dell'arte. Pensò allora di ricorrere al Cielo per ottenere una grazia, elle non aveva potuto ottenere coi mezzi umani. A tal uopo fé' voto di fare un regalo alla Madonna sotto il titolo di Maria Ausiliatrice, elle si venera in Torino nella Chiesa a Lei dedicata. E con mio gran contento trovai pure elle la pietosa Vergine erasi degnata di ottenere a quell'infelice il sospirato favore, la perfetta guarigione cioè dell'acerbissimo male agli occhi.

            Or avendo io due gravissimi e pericolosissimi affari, dal mal riuscimento dei quali me ne sarebbe ridondato {103 [225]} grandissimo danno pensai ancor io, dietro l'esempio di quella giovinetta, di far voto di un regalo alla stessa Chiesa in Torino se quegli affari avesser preso uno scioglimento a me favorevole. Mi passò in seguito per la mente molte volte il voto fatto, e sempre lo ripetei con maggior risoluzione di adempirlo. La pietosissima Vergine accolse il mio voto. Pochi giorni dopo per una via totalmente inaspettata il più grave dei due miei affari si sciolse con mia quasi piena soddisfazione; e nel mese di novembre or passato si sciolse il secondo pure in modo soddisfacente. Quindi mi fo ora un dovere di adempiere al mio voto con tutta la contentezza del cuore ringraziando Maria, Aiuto dei Cristiani, del livore ottenutomi dalla Bontà divina.

            Le invio pertanto il dono promesso e la prego a volerlo impiegare in quel modo, elle la S. V. Molto Rev.da crederà bene pel decoro della SS. Vergine, elle si onora nella sua Chiesa.

            All'unico fine di dar gloria a Dio ed a Maria le ho fatto noto la causa, {104 [226]} l'occasione del mio voto, e non cesserò mai di predicare Maria, Aiuto dei Cristiani, sempre pronta ad esaudirci in tutti i nostri bisogni anche temprali, se a Lei ricorriamo con fiducia.

            Intanto colgo occasione di dirmi colla più profonda stima

 

Della S. V. molto Rev.da

 

Devot.ma serva : D. G. M. {105 [227]}

 

Con permesso dell’Autorità ecclesiastica. {106 [228]}

 

 

Indice

 

Cenno storico intorno a Massimino

pag. 3

I lupi

9

La Chiesa Cattolica e la riforma protestante

16

Capo visibile della Chiesa

40

Le reliquie

53

La Santa Vergine

68

Appendice A per la pagina 16

79

Errore di Calvino intorno allo spirito privato

ivi

Appendice B per la pagina 52.

81

Sul luogo della dimora de 'Papi in Roma

ivi

Palazzo Lateranese

93

Palazzo Vaticano.

94

Palazzo Quirinale

96

Secolo XIX

97

Grazie ottenute da Maria Ausiliatrice

99 {107 [229]} {108 [230]}

 



[1] Vedi Fascicolo 9, anno 1 delle Letture Cattoliche.

[2] Il Campidoglio, il più celebre dei sette monti di Roma antica e moderna, prima della fondazione di questa città appellavasi Saturnio, perché dedicato a Saturno. Tarquinio Prisco, facendo sopra di esso scavare le fondamenta di un tempio da dedicarsi a Giove, trovò al tutto fresco il capo di un uomo di nome Tolo. Onde quel monte fu di poi detto Caipitolium o capo di Tolo, in italiano Campidoglio. Il tempio fu parimenti detto di Giove Capitolino. Ne' tempi antichi questo monte fu sempre il meglio fortificato; onde per Campidoglio si intendeva generalmente la fortezza del medesimo nome.

Presentemente sopra il Campidoglio si scorgono tre edifizi, disegno del celebre Michelangelo, formanti tre lati di una piazza nel cui mezzo sorge la statua dell'imperatore Marco Aurelio. I tre palazzi e la piazza occupavano l'internio' 2tiusn ossia la piccola valle tra due vette, di cui una è occupata dal palazzo e dai giardini Caffarelli; sopra l'altra vetta sorge il celebre convento francescano e la chiesa di Aracoeli.

[3] In queste nostre Letture sarà quanto prima stampata una curiosa ed amena biografia di Lutero, in cui sarà diffusamente esposto quanto qui brevemente si accenna di questo celebre fondatore della riforma protestante.

[4] V. Scheffmacher, Catec. di Contr.

[5] In un libro intitolato: Cenni sui Valdesi, stampato venti anni sono per A. B. C., ossia Amedeo Bert, si spaccia per divina la Chiesa dei valdesi, e senza punto rispondere ove fosse quella Chiesa anteriormente, dice schiettamente Da quest'epoca (1049) vengono citati dagli storici i Montani ed i Valdesi.




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