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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

L'ARCA DELL'ALLEANZA OSSIA LA POTENZA DI MARIA AUSILIATRICE IN FAVORE DE' SUOI DEVOTI

 

PER CURA DEL SAC. LEMOYNE G. BATT.

 

 

S. PIER D'ARENA

Tipografia e Libr. di S. Vincenzo de' Paoli

 

TORINO NIZZA MARITTIMA

 

LIBRERIA SALESIANA PATRONATO DI S. PIETRO

1879. {1 [91]}

 

 

[è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]

 

 

 

 

INDEX

 

Protesta dell'autore. 3

Prefazione  3

I. Vendita, contrastata di un terreno  4

II. Raccolto abbondante di bozzoli da seta. 4

III. Un giovane esentato dal servizio militare. 5

IV. Moribondo guarito. 6

V. Guarigione da un colpo di apoplessia. 6

VI. Fanciullo guarito dal male d'occhi. 6

VII. Guarigione dal Vaiuolo. 7

VIII. Guarigione dall'asma. 7

IX. Fanciullo liberato dalla febbre tifoidea. 8

X. Paralitica risanata e fanciullo corretto. 8

XI. La concordia rientrata in famiglia. 9

XII. Guarigione da un male alla gamba. 9

XIII. Guarigione da una paralisi ostinata. 9

XIV. Un fanciullo salvo in una caduta mortale. 10

XV. Conversione. 10

XVI. Sanità ridonata ad una bambina. 11

XVII. Guarigione da grave malattia. 12

XVIII. Maria aiuto di un Sacerdote. 12

XIX. Guarigione da infiammazione di ventricolo. 13

XX. Vigneti preservati dalla grandine. 13

XXI. Guarigione spirituale. 14

XXII. Maria Madre dei Ministri del Signore. 14

XXIII. Appartamento appigionato dopo un ricorso a Maria. 15

XXIV. Guarigione dalla Tenia. 16

XXV. Un prigioniero liberato. 16

XXVI. Infermo dichiarato incurabile dai medici e guarito da Maria. 17

XXVII. Maria SS. guarisce una bambina. 18

XXVIII. Guarigione dalla paralisi alle gambe. 18

XXIX. Guarigione da una sciatica ostinata. 19

XXX. Guarigione di malori dichiarati incurabili. 19

XXXI. Effetti di una novena in onore della Madonna. 20

XXXII. Fanciullo risanato da scrofole. 20

XXXIII. Da morte a vita. 21

XXXIV. Dacci il pane quotidiano. 22

XXXV. Vista conservata ad un bambino. 22

XXXVI. Figlio ricondotto a migliori sentimenti 23

XXXVII. Guarigione da una fistola nell'occhio. 24

XXXVIII. Chierico salvato dalla leva. 24

XXXIX. Due maestre ritrovano le patenti perdute. 24

XL. Chi domanda ottiene. 25

XLI. Guarigione dal mal di stomaco. 26

XLII. Sanità restituita. 26

XLIII. Come Maria SS. Ausiliatrice ripaghi in morte i suoi divoti. 26

XLIV. Vigna liberata dai bruchi. 27

XLV. Guarigione di una gastrica verminosa. 28

XLVI. Un giovane risanato dalla pazzia. 28

XLVII. Guarigione da una risipola. 28

XLVIII. Guarigione dalla febbre tifoidea. 29

XLIX. Altra guarigione sorprendente. 29

L. Sanità riacquistata per il consiglio di un buon amico. 29

LI. E fece udire i sordi. 30

LII. Orribile Burrasca. 30

Una grazia che molti non ebbero, ed alla quale, molti di coloro che l’ebbero, non badarono. 34

Benedizione di Maria Ausiliatrice  37

Indice  38

 


Protesta dell'autore.

 

            Per ottemperare ai decreti della felice Memoria di Papa Urbano VIII, protesto che a tutti i miracoli e grazie inserite in questa operetta non intendo di attribuire altra autorità che puramente umana, non volendo per nulla prevenire il giudizio della Santa Sede Apostolica, alla quale professo e mi glorio di essere figlio ubbidientissimo. {2 [92]}

 

 

Prefazione

 

            L'Arca santa, composta del prezioso legno di Setim, fasciata di lamine d'oro purisssimo, contenente le tavole della legge, ombreggiata dalle ali stese di due Cherubini, essi pure di oro, che inginocchiati sul propiziatorio stavano in atto di  adorazione, era una stupenda figura di Maria SS. Essa infatti a più pura, la più bella, la più santa fra tutte le Vergini racchiuder dovea nel suo seno l'autore della legge, ed era destinata a Regina degli Angeli. Ma l'Arca era pur quella che guidava il popolo alla terra promessa, fermava la corrente del Giordano preparando agli Ebrei un passaggio miracoloso, era difesa ed aiuto ai figli di Abramo nelle pubbliche e private calamità. {3 [93]} Quando Samuele era ancor giovanetto, i Filistei aveano sconfìtto Israele, e per la seconda volta l'esercito Ebreo si era schierato per la riscossa dinanzi a' suoi nemici. Ma disperando della vittoria dissero i seniori del popolo: “Meniamo tra noi da Silo l'Arca del Testamento del Signore. Ella venga in mezzo a noi, affinchè ci salvi dalle mani dei nostri nemici.” E il popolo spedi gente a Silo e l'Arca fu portata negli accampamenti. Tutle le schiere nel vederla mandarono alte grida di gioia, delle quali rimbombò la terra. I Filistei udirono queste grida e dissero; “Qual rumore e schiamazzo grande è quello che si sente nel campo degli Ebrei?” E intesero come era arrivata l'Arca del Signore negli alloggiamenti. E si impaurirono e dicevansi a vicenda; “È venuto Dio nei loro alloggiamenti:” E sospiravano esclamando: “Guai a noi! perocchè coloro non erano tanto allegri, nè ieri, nè ier l'altro: Guai a noi! Chi ci salverà dalle mani di questi Dei eccelsi? Questi sono gli Dei, che fiaccarono l'Egitto con ogni {4 [94]} sorta di sciagure, presso il deserto.”

            Così l'Arca era da tutti riconosciuta come il validissimo presidio del popolo Ebreo. E Maria figurata dall'Arca non fu sempre in tutti i secoli l'aiuto potentissimo del popolo cristiano? La li berazione di Vienna, la vittoria di Lepanto, il ritorno di Pio VII a Roma, per tacere di mille altri fatti, non sono opere di quella dolcissima Madre che meritamente è invocata, col titolo di Auxilium Christianorum?

            Ed è per questo che ai tempi nostri, nei quali corrono giorni cosi simili agli antichi, Iddio, per far ravvivare la nostra fiducia nella sua potentissima Madre, e per darci una caparra di salute, ha voluto nei nostri paesi alzare, come il suo tabernacolo per riporvi l'Arca santa, il tesoro più prezioso del paradiso, la protezione eevidente della Vergine Celeste, erigendo con centuplicati portenti, un santuario a Maria in Torino, colla scritta in fronte: Maria Auxilium Christianorum, ora prò nobis. {5 [95]} E che questo realmente fosse il disegno della Provvidenza, lo dimostra ancora il continuo succedersi di favori, che scendono dal cielo, su chi si rivolge divotamcnte a questo santuario, invocando Maria sotto il glorioso titolo di aiuto dei Cristiani. Io in questo libretto ne espongo alcuni pochi, fra i moltissimi, che in autentici documenti, si conservano negli archivii di questo santuario, riserbandomi di pubblicarne altri nel venturo anno, a fine di non oltrepassare i limiti fissatimi dalla presente associazione.

            Possano queste paginette ispirare a tutti coloro che le leggeranno un sentimento di tenero e fiducioso amore verso Maria Ausiliatrice, ed eccitandoli a ricorrere ad una madre così buona, loro facciano gustare gli effetti del suo aiuto. Tanto più che vanno crescendo le cause delle pubbliche e private calamità.

            Come Anna trovò presso l'Arca santa, conforto alle sue amare lagrime, e Samuele udì la voce del Signore, cosi presso Maria noi troveremo ogni grazia {6 [96]} spirituale e temporale. Ricordiamo però che la purità dei nostri costumi e condizione necessaria per avere sicurezza di essere esauditi. Se saremo annoverati tra coloro che il Signore riconosce per suoi, vedremo le meraviglie di Colei, che mai non si stanca di beneficare i suoi divoti.

            L'Arca dell'alleanza non portò salute ai depravati figli di Eli benchè le stessero a fianco, e lasciò sconfiggere la seconda volta il popolo Ebreo, adoratore in quel tempo degli idoli e del danaro. Ma quando il popolo si converti, l'arca santa fu terribile ai Filistei, ed apportò la pace in Israello.

            Noi adunque distaccando i nostri pensieri dalle terrene cose e dal peccato ed elevandoli verso la patria celeste, ci renderemo degni della protezione di Maria. Un'elemosina in suo onore quale le nostre sostanze la permettono, è una buona confessione che ci renda sicuri dell'amicizia di Dio, e partecipi della mensa Eucaristica, ecco i mezzi coi quali supplicheremo, con certezza di essere esauditi. E tra {7 [97]} tante insidie, che i nemici delle anime tendono alla nostra fede e al nostro cuore, una sia la preghiera operosa, che noi indirizzeremo alla  Vergine Ausiliatrice:

            Vitam praesta puram,

            Iter para tutum,

            Ut videntes Jesum Semper collaetemur. {8 [98]}

 

 

I. Vendita, contrastata di un terreno

Pinerolo 1876.

 

            Due sorelle abitavano nella città di Pinerolo. Il loro patrimonio era aggravato di un debito, e non avevano mezzi per poterlo pagare. Contrarre un'imprestito era fabbricarsi la propria rovina, poichè non l'avrebbero trovato a facile condizioni, e sarebbero state poi nell'impossibilità di togliersi quell’onere gravoso. Ridotte alle strette dal creditore, risolsero di vendere una loro masseria. Già speravano di liberarsi da ogni vessazione, e vivere più tranquillamente. Ma alcuni vicini, venuti in cognizione del loro progetto, si adoperarono a tutt'uomo per sereditare {9 [99]} que' terreni e farne invilire il prezzo. Le due sorelle vedeano perciò farsi sempre più scuro il loro avvenire. I compratori o non si sarebbero presentati, oppure avrebbero offerte somme di troppo inferiori al valore della masseria. La necessità del pagamento stringevate.

            Vedendo cosi fallita ogni speranza umana, in buon punto si ricordarono della celeste Madre Maria, venerata in Torino, sotto il titolo di Ausiliatrice. Perciò promisero alla Madonna, che se riuscissero nella vendita di quei terreni, avrebbero fatto regalo al Santuario della Vergine Ausiliatrice dell'opera più bella, che ornasse la loro biblioteca.

            Ed ecco, fatta la promessa, cessano come per incanto le moleste dicerie, che alle proprietarie impedivano la vendita, con favorevoli condizioni.

            Non basta ancora. Pochi giorni dopo alcune persone si presentano alle due sorelle offrendosi di fare quella compra. Esse esitarono sulle prime. I compratori erano quelli stessi che, con animo {10 [100]} avverso,. avevano prima resa difficile la vendita. Tuttavia le sorelle udirono condizioni del contratto. Queste furono secondo giustizia. Il podere fu cosi venduto, e il debito pagato.

            Le beneficate, riconoscenti a Maria per la grazia ricevuta, eseguirono fedelmente il loro dovere.

N. S.

 

 

II. Raccolto abbondante di bozzoli da seta.

Saluzzo 1874.

 

            Per le famiglie non troppo agiate è fonte di lucro non disprezzabile, l'allevamento dei bachi da seta. Questo porge sovente il mezzo di supplire alla mancanza di un raccolto, di far fronte ad una spesa imprevvista, di soddisfare all'inesorabile invito dell'esattore. Si può dire che la Provvidenza ha voluto prevenire con un simile. {11 [101]} dono moltissime miserie, che sarebbero inevitabili. È questo il motivo per cui l'allevamento dei bachi da seta è addivenuto quasi generale, specialmente fra i contadini. La mancanza di questo prodotto è considerata perciò come un danno grave.

            Un certo Bartolomeo P. avendo notizia delle grazie straordinarie, ricevute da coloro, che si raccomandano a Maria Ausiliatrice, venerata in Torino, fece voto che se otteneva una quantità abbondante di bozzoli, per ogni miriagramma, avrebbe offerto lire 5 al Santuario, ove Maria è venerata sotto questo titolo.

            Pieno di fiducia comprò i cartoni e nel 1874 e 1875 furono soddisfatti oltre ogni speranza i suoi desiderii. Esso però con pretesti, che riputava ragionevoli, non aveva soddisfatto il suo obbligo verso la Madre celeste.

            Ed ecco nel 1876 dopo cure, fatiche e spese, andar quasi fallita questa sua industria. Allora riflettè, ed essendo uomo religioso, credette che un raccolto cosi esiguo fosse permesso dal {12 [102]} cielo, in punizione della ritardata esecuzione del voto.

            Perciò volle subito rimediare al suo errore. Venne in Torino, si presentò all'altare di Maria, promise ai essere più diligente in avvenire nel soddisfare ai suoi doveri, e donò al santuario la somma di 45 lire, con intenzione di compiere pienamente la sua offerta, quando la possibilità glie lo avesse permesso.

            La Madonna non si lascia mai vincere in generosità, e compenserà colui che per amor suo, sa vincere l'amore al danaro. B. P.

 

 

III. Un giovane esentato dal servizio militare.

Torino Dicembre 1875.

 

            Una madre la quale abbia prodigato le più tenere cure ad uno suo figliuoletto, che l'abbia educato custodendolo con premure gelose per impedire che mondo perverso non ne guastasse il {13 [103]} il candore dell’anima, che in premio della sua costanza se lo vede crescere al fianco virtuoso, sano, pieno d'affetto, che in lui quindi abbia riposta ogni speranza della sua cadente età, vede con terrore avvicinarsi l’epoca della coscrizione militare. Essa teme non tanto di essere privata del figlio, quanto di veder rovinata in un giorno, quella cara virtù, che a lei era costata venti anni di ansia amorosa.

            In Torino adunque un giovanotto di nome Eugenio dovea estrarre il numero della leva. Esso era il sostegno della famiglia. La madre sua da lungo tempo pensava al pericolo di veder dileguata, come nebbia al sole, la propria consolazione. Ma grande era la sua confidenza in Maria Ausiliatrice, perciò verso il finire dell'anno 1875 facea celebrare una messa nel santuario di Valdocco, all'altare della Madonna, acciocchè la Madre di Dio si degnasse consolarla. L’anno 1876 incominciava, quell’anno che già da tanto tempo faceva palpitare il suo cuore per mille affetti ora lieti, ora {14 [104]} mesti. Essa si fece ascrivere all'associazione di Maria Ausiliatrice, e senza lasciarsi abbatter dallo scoraggiamento, in tutti i giorni di detto anno, recitava particolari preghiere alla Santa Vergine, promettendo, se otteneva la grazia, di fare un bel dono alla chiesa.

            Spuntò l'alba del 2 dicembre 1876. L'Eugenio, che già avea estratto un numero basso, dovea presentarsi alla visita, e usci di casa. La madre fece di bel nuovo celebrare la santa Messa all'altare della Madonna, in quel medesimo giorno. Soddisfatta la sua divozione attendeva con tranquilla rassegnazione il ritorno del figlio. Passò in preghiera quelle lunghe ore, che le sembrarono secoli. Quand'ecco, un passo affrettato, un strappo di campanello ed entrare Eugenio raggiante di gioia! “Salvo, riformato” furono le sole parole che potè pronunciare. Immensa fu la gioia della madre e di tutta la famiglia. In ringraziamento fu deposto innanzi all'immagine di Maria un prezioso lavoro in filagrana d'argento.

A. FERRERO. {15 [105]}

 

 

IV. Moribondo guarito.

Bolzena 1876.

 

            Un cotale era moribondo a Bolzena. Un sacerdote già stava a fianco del suo letto, per aiutarlo negli ultimi istanti, co' spirituali conforti. Quando una persona amica, entrata nella stanza e mossa a compassione dei patimenti di quell'infermo, gli suggerì di rivolgersi con fiducia alla Madonna Ausiliatrice, che si venera in Torino. Chiamar Maria e guarire quasi sul momento, fu una cosa sola. Il sacerdote meravigliato potè lasciarlo subito, poichè era divenuta superflua la sua presenza. Riconoscente il guarito offre lire 5 pel culto della Chiesa, increscioso, che le sue ristrette finanze, non li permetteva di offrire di più.

G. B. Can. SCOTTI. {16 [106]}

 

 

V. Guarigione da un colpo di apoplessia.

 

            Una donna si trovava al fin di vita per un colpo di apoplessia. Già sul suo volto erano comparsi i segni forieri della morte. Il sacerdote avea già recitate le preghiere per gli agonizzanti. Coloro che erano nella stanza, attendevano che spirasse da un momento all'altro. Ma il povero marito, non sapea rassegnarsi alla perdita della sua cara compagna. Divoto di Maria Ausiliatrice, gli pareva che la sua Madre celeste non avrebbe permessa tanta sventura. Perciò mentre era perduta ogni speranza umana, inginocchiato ai piedi del letto, si raccomandò più colle lagrime che colla parola alla Madonna, facendo voto di andare a Torino e presentare un'offerta nella nostra Chiesa. Il medico avea dichiarato {17 [107]} in quel mentre, che l'inferma non aveva, che pochi minuti di vita.

            Ma ecco che pronunziato quel voto a poco a poco, l’agonizzante rinviene, si fa più libero il respiro, il suo volto perde il colore cadaverico. Dopo ventiquattro ore essa era fuor di pericolo. Il medico ritorna e verificato il miglioramento esclama: “Questa non è arte mia: solo ad un miracolo può attribuirsi simile guarigione.”

            Il marito giubilante condusse la sposa, perfettamente ristabilita, a visitare il santuario della Vergine Ausiliatrice in Torino e sciolse cosi il suo voto.

ROTA GIUSEPPE.

 

 

VI. Fanciullo guarito dal male d'occhi.

Nizza Monferrato ottobre 1875.

 

            Anche in Nizza Monferrato sono assai frequenti le benedizioni del Signore, {18 [108]} ad intercessione di Maria SS Ausiliatrice. Io sottoscritta ne sono stata più volte favorita. Aveva un figlio di dodici anni, di nome Carlo, il quale cadde infermo di male d'occhi, per cui aveva dovuto interrompere lo studio, ed ogni occupazione in cui fosse necessario l'uso regolare della vista. Io e il padre suo eravamo desolati e temevamo fondatamente di avere un figlio infelice, che rendesse eziandio infelice tutta la famiglia. Invano tornarono le visite e i rimedi proposti dai medici, e la fistola, che era sorgente dei mali, si andava ogni giorno facendo più maligna, e rendendo più perniciose le funeste conseguenze sopranotate.

            Io era già decisa di recarmi a Felizzano, per sottomettere mio figlio ad una dolorosa operazione. Mi si diceva: senza l'operazione, perde inevitabilmente la vista; può darsi che coll'operazione, se questa riesce bene, si possa, se non del tutto almeno, in parte conservirgliela. Ma viva Maria e la sua potenza! La Madre Celeste fece tutto da se! {19 [109]} Fra le angustie del mio amore materno pensai: Già altri si sono raccomandati a questa Madre di Misericordia e ne furono prestamente esauditi. Allora deliberai di pregare, di fare una novena, di accostarmi ai SS. Sacramenti, e di promettere un'offerta alla Chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino. Pensare ed eseguire fu una cosa sola.

            Non si usò alcun rimedio, non si fece alcuna operazione proposta dai dottori, ma la grazia si ottenne prestamente, e fu compiuta. Chiunque vede il mio Carlo, cogli occhi, prima cosi deturpati, lo rimira senza residuo di sorta di quel male, che lo aveva per tanto tempo minacciato.

            Altre grazie di non minore importanza ottenni dall'Augusta Regina del cielo, pel bene della mia famiglia. Un grave disturbo aveva cagionate discordie e faceva temere disastri gravi, spirituali e temporali. Raccomandai ogni cosa alla S. Vergine Ausiliatrice e contro alla mia aspettazione, o meglio, per favore tutto speciale, della Madre della Misericordia si allontanarono le cagioni {20 [110]} del male, rinacque la pace e la benedizione del Signore in famiglia, in modo da manifestar chiaramente la protezione della Madre di Dio.

Sia adunque sempre benedetto Iddio e la Madre sua Vergine potente aiuto dei Cristiani, che nelle loro miserie fanno a lei ricorso.

MARIA CAIRO.

 

 

VII. Guarigione dal Vaiuolo.

Dicembre 1876.

 

            Chi non si moverà a compassione vedendo un povero giovanetto, attaccato dal vaiuolo? Inchiodato in un letto, chi prima era tanto vivace, deturpato da mille pustole puzzolenti quel volto prima cosi fresco, vaneggiale, senza più riconoscere neppur suo padre e sua madre, chi prima di essi era l'unica delizia e conforto! Ecco un poveretto, affetto da questo {21 [111]} male maligno e mortifero, negli ultimi giorni di quell'espulsione, che lo ricopre da capo a' piedi.

            In tale stato era un figliuoletto di anni 13 per nome Atanasio, del paese di Canelli. Colto dal vaiuolo, nel mese di Agosto, versava in pericolo della vita. Molti altri fanciulli presi da simile malore, erano già morti in quel paese. Il padre Giuseppe Relazzo vedendo che non vi era più umana speranza di guarigione, fece voto di far celebrare tre messe all'altare di Maria Ausiliatriee, se otteneva la bramata grazia. Atanasio incominciò a riaversi, dopo pochi giorni si alzò da letto, e dentro lo spazio di due settimane ricuperò la primiera salute.

            E il padre in compagnia del figlio si recò a Torino, per adempiere al suo voto.

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice. {22 [112]}

 

 

VIII. Guarigione dall'asma.

Dicembre 4876.

 

            Maria salute degli infermi, sa giovare nei casi più diffìcili, a chi con figliale confidenza ricorre al suo amore materno. La signora Teresa Gerrutti di Saluggia, di anni 38, da nove anni soffriva del male dell'asma. Talora era costretta a stare tre o quattro giorni senza poter attendere a lavoro alcuno, soffrendo forti ed acerbi dolori, con gran pena della vita. I varii medici consultali per questo, dopo aver suggeriti alcuni rimedi, che riuscirono inutili, affermarono non saper che cosa prescrivere per tale infermità. Teresa oppressa dal male, che quasi le toglieva il respiro, faticava per vincere una nera melanconia, che tutta occupavala per intere giornate.

            Un giorno piena di fiducia verso Maria Ausiliatrice, si raccomandò con fervorosa preghiera alla medesima, affinchè {23 [113]} le ridonasse la sanità. Cominciò subito a sentire dentro di sè una grande allegrezza, che tutta la ravivò; il fiato le veniva liberamente, e potè attendere a qualsivoglia occupazione, senza più soffrire alcun incomodo. Da due mesi provava si mirabile effetto, sempre continuando a pregare Maria Ausiliatrice.

            Ornai certa d'essere stata pienamente esaudita, il 28 dicembre portavasi a Torino a ringraziare la sua amorosa Liberatrice, con un'offerta alla Chiesa.

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice.

 

 

IX. Fanciullo liberato dalla febbre tifoidea.

Gennaio 1877.

 

            Camillo Marocco di anni 12 figlio di Martino, domiciliato in Torino, messosi in letto per un grave malessere, questo sviluppossi in breve in una febbre tifoidea cosi grave, che non {24 [114]} potè più muoversi per lo spazio di tre giorni. Ciò avveniva nel mese di dicembre 1876. Il padre riconoscendo nel figlio più poca speranza di guarigione, si raccomandò con gran confidenza a Maria SS. Ausiliatrice, affinchè lo liberasse dall'afflizionee dolore che provava, nel veder il suo figliuoletto in tale stato.

            Ed ecco che tosto il caro infermo andò migliorando e in breve riacquistò la primitiva sanità. I1 13 gennaio 1877 il padre recavasi in compagnia del figlio nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, per fare il debito ringraziamento, riferendo la grazia ricevuta.

MARTINO MAROCCO.

 

 

X. Paralitica risanata e fanciullo corretto.

22 Gennaio 1877.

 

            La Signora Anna di....... per soppragiunta malattia nel mese di Agosto {25 [115]} 1876, incominciò talvolta a rimanere come paralitica ed immobile, durando in questo stato eziandio per lo spazio di un mese. Tenendo ella nella stanza un'immagine di Maria Ausiliatrice, si raccomandò più volte alla medesima ripetendo sovente con viva confidenza: Maria Auxilium Christianorum, ora pro nobis, cori promessa di fare una visita nella Chiesa a lei dedicata, se otteneva la grazia. Da quel punto andò sempre migliorando, in modo che dal passato novembre sino al presente gennaio 1877, giorno in cui si recò a Torino per narrare la grazia ricevuta, fu libera interamente da questo malanno.

            Animata da questa grazia della celeste Madre, a lei domandò un favore ancora più grande. Essa aveva un figliuoletto, che era la pupilla degli occhi suoi, ma scappatello e stizzoso, sovente la faceva sospirare pensando all'avvenire. Un giovane che scuota il soave giogo dell'amore materno, formerà sempre la sua infelicità e quella di coloro che hanno tutto l'interesse pel suo vero bene. La buona madre {26 [116]} adunque non cessava di rimproverarlo e fargli conoscere la sconvenienza della sua condotta. Ma il giovanetto si mostrava indocile, non soffriva le correzioni che gli veniano fatte, e talora usciva in parole, ed epiteti sconvenient i contro la madre.

            Essa raccomandollo a Maria Ausiliatrice e a lei offerselo per figliuolo, acciocchè si degnasse di benedirlo come tale.

            Infatti la Madonna esaudilla, a poco a poco il figliuolo cambiò condotta, sicchè più non sembrò quel di prima, e nel collegio ove si recò per attendere agli studi, tenne sino al presente una condotta esemplare, amando le pratiche di pietà. Questo fu pure narrato dalla medesima nel giorno 22 gennaio 1877.

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice. {27 [117]}

 

 

XI. La concordia rientrata in famiglia.

Maggio 1876.

 

            Due donne di......Suocera e Nuora, non poteano aver la pace in casa. I malumori, i diverbii, le contradizioni si moltiplicavano. Ogni sorgere d’aurora era nunzio di una giornata tempestosa, benchè il cielo fosse sereno. Quando la collera non cagionava scene violenti, erano bronci, occhiate dispettose, brontolamenti, che infastidivano la vita. In quella famiglia gli uni vivevano in diffidenza continua degli altri. Dove non è la carità ivi è un purgatorio anticipato per chi teme il Signore, e un inferno anticipato per coloro che non adempiono il proprio dovere. A poco a poco i vicini venivano a conoscere quelle discordie, con disonore di coloro che ne erano gli autori. Le {28 [118]} due donne in un momento di riflessione cristiana, fecero voto alla Madonna Ausiliatrice per lo ristabilimento di questa pace. E la grazia non tardò. Un insolita rassegnazione nelle contrarietà, un tacere opportuno, poi un principio di famigliarità, quindi un vero amore uni i cuori prima separati dal rancore. Chi aveva fatto il voto per mezzo del proprio parocco mandò alla Chiesa di Valdocco l’offerta di lire 5.

Dal registro delle grazie di Maria AusMatrice.

 

 

XII. Guarigione da un male alla gamba.

 

            Carissimo Signor Direttore,

            Io Bertolino Carlo di Monastero Vasco, da sei mesi soffriva dolori nella gamba destra. Questi nei primi quattro mesi non mi impedivano gran fatto di lavorare, {29 [119]} ma venuti i freschi dell'autunno il male si aggravò talmente, che fui obbligato a gettarmi in un letto. Per due mesi interi non potei più alzarmi. In questo tempo di tutti i rimedi che mi prescriveva il medico, di tutte le medicine che mi suggerivano i parenti e gli amici delle quali essi stessi avevano fatta esperienza felice, di tutti io ho fatto prova applicandoli al mio male, ma non ne risentii giovamento veruno.

            Essendo associato .alle letture Cattoliche, mi venne in mente di aver ricevuta con questa collezione di libri buoni, un opuscoletto che narrava le grazie di Maria Ausiliatrice. Lo faccio cercare e mi vien tra le mani. Leggo, vedo tante grazie che ha fatto Maria ad un numero così grande di uomini e di donne, e subito mi risolsi, di decorrere ancor io a questa Vergine, sotto il titolo di Maria Ausiliatrice.

            Io ho dunque fatta questa preghiera: «Maria aiuto de' Cristiani, se mi fate la grazia di guarire da questi dolori, vi prometto di andare a farvi una {30 [120]} visita nel vostro santuario a Torino e di umiliare innanzi a voi un'offerta di lire 10.”

            Pregai. Ed ecco che Maria aiuto dei Cristiani mi esaudì. In pochi giorni i miei dolori sono spariti ed io non ho mai più sentito il più piccolo incommodo.

            Perciò, ringrazierò, loderò, pregherò sempre, per tutta la mia vita la grandissima Madre di Dio.

BERTOLINO CARLO.

 

 

XIII. Guarigione da una paralisi ostinata.

 

            Ramassotti Eugenio, già alunno dell'Oratorio Salesiano, divenuto a poco a poco paralitico in tutta la persona, rimase in ultimo per tre mesi interamente inabile ad ogni movimento. Fu portato, come un tronco, ai bagni di Acqui, ma non ne provò giovamento. La guarigione era riserbata a Maria {31 [121]} Ausiliatrice. Nell'ottobre 1875 l'infermo fece scrivere al Direttore dell'Oratorio Salesiano in Torino, acciocchè i giovanetti ivi ricoverati pregassero per lui, nel Santuario della Madonna. La risposta del Direttore non tardò, accompagnata con alcuni avvisi necessari per ottenere una grazia dalla regina degli Angioli. L'infermo appena messi in pratica quei consigli, subito incominciò a muovere le gambe, e quindi a sentirsi sciolto in tutta la persona, e così continuò dopo ad essere perfettamente guarito. Da sè ei venne a ringraziare Maria Ausiliatrice, adempiendo alle promesse. Esso desidera che sia conosciuto il fatto che già è noto a tutto il suo paese. Il medico stesso riconosce la grazia della Madonna, affermando che a guarirlo non vi voleva meno di un miracolo.

RAMASSOTTI EUGENIO. {32 [122]}

 

 

XIV. Un fanciullo salvo in una caduta mortale.

 

            Un fanciullo era salito sovra di una pianta fino all'altezza di docidi metri dal suolo. A un tratto gli manca il sostegno e precipita giù sul terreno. Ivi rimane, come morto. Il padre desolato corre a lui, che non solo era immobile, ma neppur respirava. Si getta allora in ginocchio e fa una fervorosa preghiera a Maria Ausiliatrice. Il figlio rinvenne e si alzò. La caduta non aveagli cagionato male alcuno. Il padre riconoscente offre la somma di lire 7 pel culto della Chiesa di Maria Ausiliatrice.

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice. {33 [123]}

 

 

XV. Conversione.

7 Novembre 1875.

 

            A gloria della madre e Signora mia amabilissima, Maria.

            Il dovere, l'affetto, la gratitudine, mi spinge più d'ogni altro a manifestare la liberalità di Maria. Ella l'amabile madre, nostra Signora del Sacro Cuore di Gesù, ebbe verso di me sua indegnissima serva rivolti gli occhi pietosi, e vedendomi sull'orlo del precipizio non soffrì che io andassi perduta per sempre. Io voglio che tutti sappiano di una peccatrice salvata appunto dal comune Refugio dei peccatori.

            Sul mio entrare nell’uso della ragione, fui presa dal laccio di un maledetto demonio. Acconsentii, caddi, ritornai a cadere e trassi nella mia rovina {34 [124]} un'anima innocente. Dio non voglia che innanzi agli occhi delle mie compagne di scuola sia balenato un lampo sinistro, rivelatore della mia iniquità! Un lampo, che abbia fatto conoscere a quelle anime pure, ciò che prima ignoravano! Nemica quasi giurata del nome santo di Dio e della Vergine Maria, io noi poteva nè vedere, nè scrivere e orrore il dirlo! Ahi quante volte rivolsi l'occhio e il viso da un immagine di Maria, che si teneva in casa! Io non poteva vederla, eppure Essa, ne son certa, pregava incessantemente per me, fermando il braccio punitore del suo Divin Figliuolo.

            Fuvvi la madre mia, la quale illuminata forse da Dio un giorno all'improvviso, rimproverommi il mio peccato. Tacqui, ma non mi corressi. Tuttavia vedendomi scoperta, l’avvilimento mi fè conoscere il male che faceva. Acerbi, inesorabili rimorsi incominciarono a straziarmi. Guidata da mia madre fui ai piedi del sacro ministro. Mi pentii, proposi, piansi. Fui sincera nell’accusa delle mie colpe? Questi pentimenti, {35 [125]} questi pianti furono passeggieri, e presto mi ingolfai nuovamente nella maledetta abitudine.

            Ah Madre e Signora Ausiliatrice come facesti risplendere l'ineffabile tua misericordia! Già stava per piombare nell'abisso, quando vennemi a caso, o meglio per opera di Maria, di leggere un fatto di una persona, che per aver tenuti occulti i peccati della fanciullezza, ad onta della buona vita che poi tenne, pure si dannò.

            Fui scossa dal rimorso come da un fulmine, temei di non essermi ben confessata per l'addietro; parvemi di veder l'inferno spalancato sotto i miei piedi se continuava in una colpa, dalla quale sembravami esser cosa impossibile distaccarmi. Riflettei seriamente, piansi, mi rivolsi a Maria Ausiliatrice da me per l'addietro disprezzata e mi decisi di tutto spiegare e manifestare al ministro di Dio. Dissi a lui di essere guidata ai suoi piedi da questa Madre Benedetta; dissi ah! sì dissi tutto. Fui sollevata, animata, confortata e, per grazia della Madonna, entrò nell'anima {36 [126]} mia un forte abbonimento alla colpa e mi decisi ad una vita migliore.

            Non appena ebbi ciò stabilito, un profluvio di grazia cadde dolcemente sull'arida terra del povero mio cuore, e mi fece esclamare piena di gioia; “Oh quanto è soave quanto è dolce il servizio del Signore! Ah mio Dio! Ti ho trovato finalmente e non ti lascierò mai più! E colla grazia di Dio quanti altri beni ho trovato! E tutto al tuo aiuto io debbo o Maria! Da te riconosco la mia conversione, da te la vocazione allo stato religioso, da te la tranquillità e la pace nelle varie incertezze e nei timori che mi assalirono, da te la giornaliera partecipazione al SS. Sacramento dell'altare, da te eziandio la corporale sanità e la cessazione di un male che spesso mi tormentava.”

            Quanto è buona Maria, che non si lasciò vincere, neppur da una malvagita {37 [127]} ostinata, e ne riportò un cosi mirabile trionfo! Oh amor di madre divina! Ed io posso ancora attestare, a sua maggior gloria, che dopo la mia conversione non l'ho mai supplicata, senza che Essa mi abbia esaudita. Anzi, senza che io la pregassi fu sempre, mio aiuto, conforto, salvezza.

S. V. U.

 

 

XVI. Sanità ridonata ad una bambina.

Ronco di Scrivia 25 Luglio 1878.

 

Reverendo Signore.

 

            Verso la fine del mese di gennaio, anno corrente, la mia bambina di circa tre anni di età, unico oggetto delle mie speranze, cadde gravemente ammalata. Per quanto si cercasse con medicine di arrestare il corso di quel morbo maligno, il male facevasi sempre {38 [128]} più grave a segno tale, che la misera fanciulletta, cogli occhi stravolti, più non balbettava parola alcuna. Ogni speranza di vita era perduta.

            Allora mi venne in mente di rivolgermi a Colei che la Chiesa proclama Aiuto dei Cristiani, e unitamente a mia moglie feci voto, che se la bambina fosse guarita da detta malattia, avrei nella prossima estate offerte lire 2 pei bisogni della Chiesa, da pochi anni eretta in Torinoa Valdocco. Affinchè la nostra offerta fosse accetta a Maria, recitammo una novena di preghiere. La Madre Ausiliatrice ci esaudì. La bambina fu restituita subito in salute, della quale fino ad ora godè, e gode perfettamente con grande nostra consolazione. Ora le mando, entro a questa lettera, le promesse lire 2 e prego la S. V. a voler pubblicare questo mio foglio, a maggior gloria, di Dio e per infervorare altresì molti altri in questa si bella divozione, onde accrescere sempre più qui in terra i divoti di Maria, per poterle poi fare gloriosa corona in cielo. Più tardi riceverà un'altra somma {39 [129]} per una seconda grazia ricevuta. Mi raccomando alle sue preghiere e a quelle de' suoi allievi.

 

Umilissimo Servo.

FANULLI PIETRO.

 

 

XVII. Guarigione da grave malattia.

Ravosa 6 Luglio 1876.

 

            Al molto R. S. Direttore del Santuario di Maria Ausiliatrice, in Torino.

            Ad onore e gloria della comune Madre, Maria SS. Ausiliatrice in attestato della grazia ricevuta!

            I primi del mese di ottobre 1875, io cadeva gravemente infermo. A gran passi il male progrediva. Oltre le quotidiane visite del medico locale, venne chiamato il valente Dottore Mander, addetto al civico ospedale di Udine, i quali concordi giudicarono il mio male un complesso di morbi, così difficilmente {40 [130]} complicati, da rendere quasi impossibile la guarigione.

            La notte del 20 ottobre feci la mia confessione e dopo ricevetti il SS. Viatico. Il male facevasi sempre più grave. In mia camera, fra coloro che mi assistevano, trovavasi un mio fratello. Sul mio tavolino vi erano alcuni fascicoli delle Letture Cattoliche, alle quali sono associato da vani anni. Venne fra le mani a mio fratello il fascicolo V, anno XXIII, Maggio 1875. Incominciò a svolgerlo per distrarsi. Leggendo le tante grazie ricevute, mediante l'intercessione di Maria Ausiliatrice, sentì nascere nel suo cuore una cosi viva fiducia, che all’istante fece proposito di scrivere al Rettore del Santuario di Maria Ausiliatrice in Torino, perchè celebrasse una Messa, al fine di intercedere per la mia salute.

            Animato da viva fede, la mattina del 21, mio fratello recavasi in Udine e spediva a questo Santuario lire 5, per la celebrazione del S. Sacrificio.

            Ed ecco che il 23 ottobre un miracoloso miglioramento venne a consolare {41 [131]} l'aflizione mia e dei miei famigliari, e con grande stupore dei medici curanti, in pochi giorni mi fu dato alzarmi da letto. Quale fu la causa che mi riebbe quasi da morte a vita? Un riscontro avuto dal Rettore del santuario, annunziavano come la messa fosse stata celebrata all'Altare di Maria Ausiliatrice, il giorno 23.

            Ora mi trovo in stato di poter sbrigare gli affari miei. La salute però non è totalmente ristabilita, benchè la grazia sia innegabile. Quindi ad onore e gloria della nostra Madre, Maria Ausiliatrice, in attestato della grazia ricevuta, e perchè Essa accettando le mie preghiere mi ristabilisca nel primiero vigore, mi soccorra ne' miei bisogni, prima spirituali, poi corporali, accludo nel presente foglio L. 5, pel maggior decoro di questo santuario. Proclamando altamente la mia viva e profonda gratitudine, mi sottoscrivo:

ANTONIO CLOCCHIATI. {42 [132]}

 

 

XVIII. Maria aiuto di un Sacerdote.

 

            Il Rettore di una piccola parrocchia di circa 300 anime, associato da molti anni alle Letture Cattoliche, restò profondamente commosso nel leggere il V fascicolo: Grazie di Maria Ausiliatrice.

            Animato da tanti esempi e miracoli si fece coraggio ed a Lei ricorse, per l'esito felice di una incombenza spirituale fattagli dal degnissimo suo Vescovo. Quantunque non atto a ciò, che gli venne ordinato,.perchè vecchio settuagenario, e perchè non si crede abbastanza dotto, raccomandatosi a Maria SS. Ausiliatrice, con voto di un’offerta a cotesto tempio a Lei consacrato, crede per sua intercessione di essere riuscito bene.

            Riconoscente a si gran Madre, spedisce lire 1. al Direttore dell'Oratorio, perchè ne faccia quell'uso che crederà {43 [133]} più opportuno, con facoltà di ciò publicare, senza nominare però il graziato.

            Il sottoscritto prega ancora di essere associato alla pia Arciconfraternita di Maria Ausiliatrice, istituita nella Chiesa dell'Oratorio.

 

N. N.

 

 

XIX. Guarigione da infiammazione di ventricolo.

10 Giugno 1876.

 

            La Divina Provvidenza che tutto dispone ad onore e gloria del nome suo, per i suoi sempre adorabili giudizi, mi colpi di un gran malanno, che mi travagliò orribilmente per lo spazio di quattro anni. Era un'infiammazione al ventricolo, che mi cagionava spasimi in tutto la persona, con vomiti quotidiani e violenti. Si univano le contrazioni e convulzioni nervose, che talvolta mi riducevano a forma di gomitolo. {44 [134]} Ognuno può pensare quanti medici io abbia consultati, quante medicine esperimentate, per ottenere, se non la guarigione, almeno qualche sollievo. Tutto invano. I medici non mi davano più alcuna speranza. I miei patimenti mi portavano al delirio.

            Dio buono, che suole unire i fiori alle spine, ispirò ad una mia amica, Maria Monsio, che aveva già ottenuti favori speciali da Maria SS., invocata sotto il titolo di Aiuto de' Cristiani, di suggerire a me quella medesima preghiera che a lei avea apportato conforto. Ella stessa andò a chiedere per me la benedizione, alla Madonna Santissima, nella Chiesa a Lei consecrata, in questa nostra fortunata Torino, mi fece ascrivere tra le consorelle dell'Associazione, mi recò la medaglia, mentre con viva fede io incominciava alcune preghiere. La protezione della B. V. fu sensibilissima.

            Cominciai tosto a star meglio, cessarono gli spasimi, scomparve la gonfiezza, lo stomaco potè funzionare, il vomito cessò affatto, ed in pochi giorni {45 [135]} potei riacquistare me stessa. Ed ora sono perfettamente guarita, a segno che posso uscire liberamente di casa, ed occuparmi delle ordinarie cose domestiche, senza che ne soffra alcun malore.

            Sia sempre benedetta la gran Madre del Signore, cui non si ricorre mai invano, e questo fatto serva ad altri di eccitamento a ricorrere a questo aiuto de' Cristiani nelle necessità della vita. Oggi in segno di gratitudine del benefizio ricevuto fo un offerta, secondo la mia condizione, affinchè sia impiegata in quelle cose, che potranno meglio servire di ornamento e decoro, al culto della celeste mia Benefattrice.

Segno † DI MARIA MONSIO

Segno † DI BENEDETTA TABARINI. {46 [136]}

 

 

XX. Vigneti preservati dalla grandine.

Casteluzzo 14 Giugno 1875.

 

            Chi dona a Dio non perde, ma impresta ciò che gli verrà, eziandio in questa vita, reso centuplicato. Ho qualche vigna il cui frutto ho raccomandato alla Madonna, promettendo di pagare un tributo di figliale ossequio, pel decoro della sua Chiesa in Valdocco. Eziandio l'anno scorso le mie terre furono liberate dalle grandine. Perciò spedisco a lei M. Rev. Signore un fusto di vino bianco, per la sacristia di cotesta Chiesa di Maria Ausiliatrice, acciocchè sia adoperato nella celebrazione del SS. Sacrifizio dell'altare.

            La prego Signor D. Bosco a gradire i miei distinti rispetti, e raccomandandomi alle sue fervide orazioni mi professo con tutta venerazione:

DELLA S. V. MOLTO REV.

Umil. e Lev. Servo

P. B. {47 [137]}

 

 

XXI. Guarigione spirituale.

Montalone 28 Giugno 1875.

 

                        Molto Rev. Direttore.

            Con piena fede feci una novena di tre Pater, Ave, Gloria e Salve Regina a Maria SS. Ausiliatrice, onde ottenere una perfetta guarigione spirituale, con promessa di far celebrare cinque Messe all'altare a Lei dedicato nella Chiesa eretta in Torino. La mia novena finisce domani 22 Giugno; ma non mi trovo ancora totalmente guarito. Unisco quindi un biglietto da lire 5 per la celebrazione di dette messe, con piena fede che otterrò la grazia intera.

            Io era travagliato da più di un anno con tentazioni di bestemiare, uniti da impeti interni di rabbia, cosicchè non passava un minuto in pace. Inoltre {48 [138]} nella notte sotto l'incubo di una strana esaltazione di mente, ero tormentato da spaventosi fantasmi. La preghiera era per me cosa tanto arida e ripugnante, che senza una ferrea volontà, non avrei pregato mai. Se mi accostava ai SS. Sacramenti parevami che quella lotta interna, crescesse a cento oppi, massime nella preparazione. Alcune volte mi sembrava che dentro al mio cuore risuonassero parole blasfeme, contro mia volontà. Quando riusciva ad abbandonarmi a brevi sonni ecco subito visioni le più contrarie alla mia coscienza che mi svegliavano di sopprassalto, e più non mi era dato di chiudere gli occhi al riposo.

            Sul finir della mia novena mi veggo migliorato d'assai, benchè non totalmente guarito. Ma questo stato è infinitamente più preferibile a quello nel quale mi. trovava ancor pochi giorni sono. Desidero che mi compartisca la sua benedizione, di Maria Ausiliatrice, e mi raccomando alle sue preghiere.

Obbed.mo Senio

C. G. {49 [139]}

 

 

XXII. Maria Madre dei Ministri del Signore.

 

            I Sacerdoti nell'adempimento de' loro gravissimi doveri, hanno un particolare bisogno dell'aiuto della Madonna.

            Un zelante prete, provò come esso stesso ci narra in una lettera, le meravigliose grazie ottenute, ricorrendo a questa amorosissima Madre. Recatosi la prima volta in Torino, nel mese di dicembre, dell'anno l869, pregando innanzi all'immagine di Maria Ausiliatrice, provò una divozione, un fervore, una fiducia insolita verso la medesima, affetti che si accrebbero in lui fino al presente e che esso riconobbe come caparra di protezione celeste.

            Incominciò pertanto a far novene a Maria Ausiliatrice tutte volte che abbisognava di una grazia, e d'ordinario conseguiva quanto chiedeva. Vide specialmente crescere nella confessione, una insolita ingenua confidenza ne' giovanetti e quante volte fu nella necessità {50 [140]} di ricoverare un fanciullo in qualche istituto di educazione, la Vergine Santissima gliene facea trovare i mezzi.

            Andando soggetto ad alcuni incomodi di salute per infermità sofferte negli anni passati, desiderava ottenere sanità sufficiente, per adempiere i doveri del proprio ministero. E questa sempre prosperò e si aumentò ogni anno. Se lungo la settimana era prostrato di forze, nel sabbato poi attendendo a maggiori occupazioni, sentivasi robusto di piena vigoria.

            Dovendosi celebrare le quaranta ore la prima volta in una parecchia, si fece pregare Maria Ausiliatrice, con novena e qualche Messa. Il Vescovo medesimo intervenne a predicare ed a confessare. Il concorso dei parrochiani, e dei popoli circonvincini, alle funzioni fu straordinario. La frequenza delle confessioni e delle Comunioni; il gran bene che si fece, manifestarono chiaramente che la Vergine Ausiliatrice avea dato l'impulso a tante conversioni.

            Da quasi vent'anni era stata  incominciata {51 [141]} la costruzione di una Chiesa, e non si potevano mai superare le difficoltà, le quali impedivano, che questa venisse aperta al pubblico. Fu suggerito al parroco, dal sopradetto Sacerdote, di mettere come quadro principale della Chiesa, l'immagine di Maria Ausiliatrice. Piacque l'idea e fu adottata. E la Chiesa non tardò ad essere ultimata, benedetta e centro di concorso di popoli, per ricevere i sacramenti. Cosi la Madonna benediceva ogni passo del suo divoto.

Dai registri delle grazie di Maria Ausiliatrice.

 

 

XXIII. Appartamento appigionato dopo un ricorso a Maria.

Como 28 Ottobre.

Ill.mo Signor D. Bosco.

 

            Con indicibil gioia del povero  mio cuore, comunico alla S. V. la relazione di una nuova grazia, ricevuta dalle {52 [142]} mani di Maria Ausiliatrice, che non ha guari, una pia e molto istrutta signora, con non poche lagrime di celestial consolazione, fedelmente, ed ingenuamente mi andava raccontando.

            “Da un anno un mio appartamento era rimasto spigionato e pronto per potervi collocare nuovi inquilini. Da tutte parti, e da ogni genere di persone reiterate furono le richieste, ma il timore di imbattermi con gente di religione sospetta, mi tenne semepre sopra pensiero e impedivami di dare un’affermativa risposta.

            “Mio marito stanco ornai di avere un locale, che non gli rendeva alcun frutto, importunavano di continuo, cosicchè passai più volte, giorni di gravi angustie. Quando il buon Dio mi ispirò un felice pensiero; fare cioè una fervorosa novena a Maria Ausiliatrice.

            “La incominciai subito, con piena fiducia di essere esaudita. Era appena il quarto giorno della novena, ed ecco due religiose della Congregazione di S. Giuseppe battere alla mia porta, {53 [143]} in cerca di me. Sono introdotte e domandano, se io avrei difficoltà di dare in pigione ad esse il mio appartamento. - Dicevano: Siamo in giro da qualche tempo, per trovare un locale adattato alle nostre bambine, che furono affidate alle nostre cure, ma finora avevamo spesi invano i nostri passi. Non sapendo ove fissare la nostra dimora, ci volgemmo fidenti al patrocinio di Maria Ausiliatrice, e sono quattro giorni che abbiamo incominciato una novena, collo scopo di essere aiutate per ritrovare un appartamento.

            “Siete al quarto giorno della vostra novena? esclamai meravigliata. Ed io pure sono al quarto giorno della mia! E loro narrai per disteso il perchè io pure era ricorsa a Maria. Si immagini, o Signore, qual fosse la nostra scambievole ammirazione, per quella singolare coincidenza, la nostra riverente tenerezza per Maria, il gaudio di cui erano a profusione ripieni i nostri cuori. Io e le suore, nel raccontare lo scopo delle nostre {54 [144]} due novene a Maria Ausiliatrice, piangevamo per divozione, ed un bel cuore d'argento fu appeso all'Altare di Maria in segno di gratitudine, rimettendo inoltre la tenue offerta di L. 5 alla Signoria Vostra con preghiera di spedirle al Sig. D. Bosco per la sua magnifica Chiesa, Santuario fra gli illustri de' giorni nostri.

            “La quale grazia a gloria di Maria Ausiliatrice, desidero che sia a tutti nota, se il Rev. Don Giovanni Bosco crederà opportuno il farlo.”

            Ecco o carissimo Don Bosco un fatterello grazioso, che dimostra qual cura materna abbia Maria di chi l'ama, eziandio nel disimpegno degli affari materiali, quando in questi si mette in cima ai proprii pensieri l'ubbedienza alle leggi di Dio.

            Si ricordi che lo scrivente è quel tale, che ricevette quella grazia singolare che lei sa, dall'am to di lei allievo, dal santo giovanetto Savio Domenico, or sono già cinque anni. Mi raccomandi al Signore nelle sue preghiere.

PELLEGRINI G. {55 [145]}

 

 

XXIV. Guarigione dalla Tenia.

Torino 30 Ottobre 1875.

 

            La Signora N. N. era da lungo tempo travagliata dal Verme solitario. Esauriti tutti i mezzi dell'arte medica, i dottori non avevan più alcuna speranza di guarigione, ed in bel modo si rifiutarono tutti di curare l'inferma.

            Fu allora che si ricordarono le grandi meraviglie e grazie ottenute da Maria e si incominciò una novena a questo proposito. Maria ascoltò, e la grazia si ottenne in brevissimo tempo. Oggi ringrazia Dio del benefizio ricevuto e per la guarita fa un offerta secondo il suo stato.

V. DOTA

 

 

XXV. Un prigioniero liberato.

22 Ottobre 1876.

 

                        Molto Rev. Signore.

            Non mi sarei certamente risolto, ad indirizzare alla S. V. M. R. la presente {56 [146]} umilissima mia, se prima d'ora non avessi potuto conoscere nella di lei persona rispettabilissima, un cuore fatto per compatire e amare ogni sorta di infelici. A nessun altro uomo al mondo oserei svelare il mio stato, perchè rossore e vergogna me lo impedirebbero, ma ad un ministro del Dio di Misericordia son ben lieto di poter aprire interamente l'anima mia.

            Propter peccata veniunt adversa! Ecco l'origine di tutti i miei mali! Ecco perchè la giustizia Divina, da qualche tempo, aggrava il suo braccio formidabile, sopra di me e della mia famiglia. Dopo aver indossato per quasi dieci anni l'abito Ecclesiastico in un Seminario, pervertito da cattivi compagni, lo svestii ed incominciai una vita dissoluta. Non vi fu bruttezza di di cui io non mi macchiassi l'anima. La Religione e le persone dedicate al culto di Dio erano continuo bersaglio a tutti i miei amari motteggi. Ma era già scritto lassù, che una tremenda catastrofe dovesse por fine alle mie azioni malvagie. {57 [147]} La miseria incominciò a fare i primi passi in casa mia, e dalla miseria, orribile a dirsi, precipitai nell'abisso del delitto. Sarebbe troppo lungo e tedioso narrare ogni cosa, in tutti i suoi minuti particolari. I1 delitto, commesso da mia moglie codiuvata da me, consisteva in appropriarsi roba non nostra. Del resto la giustizia di Dio e quella degli uomini ci hanno già ambedue puniti. Fummo imprigionati. Nel fondo dei mio carcere, umiliato, derelitto da tutti, riflettei al mio passato, lo piansi amaramente. Consolazioni umane non poteva più averne. La disperazione stava per impossessarsi di me. Quando fui tocco dalla grazia Divina. Ma io non poteva riguardare Iddio, che sotto l'aspetto di un giudice tremendo. Pensai allora che esisteva una Madre mediatrice per gli uomini, appo il trono del suo Divin Figliuolo. Mi risovvenni ancora, che in cielo si faceva maggior festa per il ritorno di un peccatore pentito sulla retta via, che per la perseveranza di cento giusti. Mi vennero in mente i ricordi di un po' di tempo {58 [148]} che avea passato in un collegio veramente Cristiano, e di essere una volta stato iscritto nell'associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice. Mi prostrai adunque per terra, per fare orazione. Ma quali orazioni potevano mai pronunciar le mie labbra, se da sei anni interi io non avea più fatto un segno di croce? Tuttavia non mi smarrii punto di animo; poco per volta rni ricordai d'ogni cosa. Quale consolazione io ne provassi lascio a lei solo lo immaginarselo. Tanto è vero che io non trovai poi coll'andar del tempo, altro sollievo, che nella preghiera.

            Ma io avea bisogno, per dissipare qualche dubbio, che ancora affacciavasi alla mia mente sulle verità della fede, di un qualche segno esterno che mi facesse conoscere la potenza della medesima. Domandai perciò a Dio la grazia, che la mia condanna fosse limitata ad un tempo. L’infelice mia moglie, essa pure pregava e facea pervenire nelle mie mani un suo biglietto, nel quale raccomandavami di invocare Maria SS. sotto il titolo di aiuto dei {59 [149]} Cristiani. Lo feci con gran divozione e Maria non volle disprezzare le preghiere di due peccatori pentiti.

            Venne il giorno temuto della sentenza. La nostra condanna che da noi e da tutti supponevasi lunghissima e terribile, si risolse in poca cosa, da farne restare tutti ammutuliti dallo stupore. Grande fu la nostra gioia riconoscente. Oltre a ciò non essendo ancor terminato il tempo della pena, alla quale fummo condannati, ci fu concessa a semplice richiesta la libertà provvisoria, senza alcuna eccezione. Ma a questo solo non si dovea limitare la bontà di quella Madre di misericordia. L'unico nostro angioletto di 18 mesi, che nell'atto di essere arrestati dai carabinieri, avevamo dovuto consegnare in mani povere, ci fu da lei salvato da sicura morte, essendo stata invocata sotto il medesimo titolo. Non basta ancora. Una eredità dalla quale credevamo non ricavar più utile alcuno, sarà a suo tempo la nostra fortuna.

            E chi dopo tanti e si segnalati benefizii, fatti ad un indegno, potrà non invocare {60 [150]} Maria, certissimo di ottenere da lei ogni bene? Ma di queste due ultime singolarissime grazie mi riservò a farne più minuta descrizione, che le invierò a parte, pregando caldamente la S. V. M. R. di dar loro quella maggior pubblicità, che crederà del caso a solo onore e gloria di Maria SS. Ausiliatrice. Ma frattanto ora mi trovo senza lavoro per un po' di tempo, senza mezzi di sussistenza, coll'obligo stretto di dare un pane onesto al mio povero bimbo. E questo pane ove potrò trovarlo? Il marchio infamante che leggesi sulla mia fronte, mi allontana ogni persona, e mi fa segnare da tutti a dito, come colui che è privo d'onore.

            Io però non son disanimato. Quello che non vogliono fare gli uomini, lo potrà fare l’Augustissima Regina dei cieli, Maria Ausiliatrice. Ecco il punto solenne a cui tende la presente mia lettera. Ecco la grazia, anzi dico meglio le grazie sublimi, che io voglio invocare e che desidero ardentemente ottenere da Maria. Ma le orazioni mie sarebbero forse inutili, se non fossero {61 [151]} coadiuvate da mediatori a cui la Vergine SS. nulla possa negare. Questi mediatori sono lei, o Rev. Padre, ed i suoi giovanetti.

            Io intanto interesso la di lei esimia bontà a volermi significare con due righe le orazioni, che io debbo fare, per ottenere: 1 La grazia della mia scarcerazione definitiva. Ne farò a giorni la domanda al ministro di grazia e giustizia per ottenere il condono del rimanente della pena, inflitta a mia moglie ed a me.

            2. Un impiego od occupazione qualunque, che possa procurare pane a mia moglie ed a mio figlio.

            3. Favorevole scioglimento di tutti i miei affari d'interesse, che possono formare ancora la mia fortuna.

            Se ottengo, come non ne dubito punto, le suddette tre grazie, faccio solennemente voto: 1 Di appendere un cuore d'argento sotto la miracolosa immagine di Maria, che si venera nella Chiesa di Valdocco.

            2 Offrire al santuario il terzo dello stipendio del primo mese. {62 [152]}

            3. Fare alla detta chiesa un offerta di lire 100 in danaro, quando la grazia sia compiuta.

            Perdoni, o Rev. Signore, il mio soverchio ardire, e si degni compartire a me ed alla mia famiglia la santa benedizione di Maria Ausiliatrice.

            Baciandole umilmente la mano mi dico.

Suo devot. Servo

A. U.

 

 

XXVI. Infermo dichiarato incurabile dai medici e guarito da Maria.

Gragnano Trebbiense 9 Dicembre 1876.

 

                        Molto Rev. Sig. D. Bosco.

            Io sottoscritto Ozzola Luigi, del fu Francesco, nativo di Mottariana di Borgonovo, ed abitante a Gragnano Trebbienze provincia di Piacenza, dichiaro che da tre anni era affetto da alterazione organica alle pareti delle artene, {63 [153]} la quale malattia da' varii medici erami stata dichiarata incurabile: che dal momento in cui mi raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice mi sono sentito subito migliorare, ed in brevissimo tempo ricuperai la mia sanità di prima. Tanto io dichiaro a gloria di Dio e di Maria SS. e faccio alla sua Chiesa in Valdocco l'offerta di lire 20.

OZZOLA LUIGI.

 

                        Gragnano Trebbienze 8 Dic. 1874.

 

            Certifico io sottoscritto medico condotto di Gragnano, che nel 1874 ebbi a curare certo Ozzola Luigi di gravissima malattia, finita in modo sorprendente. Trattavasi di alterazione organica alle pareti delle arterie e siccome le più interessate erano le cerebrali, ne venivano tali fenomeni allarmanti, che, vista oramai riuscire infruttuosa ogni cura, nella quasi certezza che m'andasse fallito ogni sforzo a vincere la malattia, cercai il parere di altro valente medico; che dopo accurato esame m'ebbe pur troppo a confermare nei miei sospetti, sconfortandomi da ogni {64 [154]} tentativo di cura radicale, dichiarandone esso pure inevitabile e vicina la morte dell’infermo. Trepidante continuava una cura palliativa, quando contro ogni mia aspettazione, lo vidi passare di botto dallo stato il più deplorevole a deciso miglioramento, che fini poi colla più completa guarigione. In fede di ciò:

 

GNOCCHI LEOPOLDO.

9 Dicembre 1876.

 

            Vista vera la firma qui sopra posta dal medico condotto Gràgnano Treb-biense.

L'Assessore GATTI LUIGI.

 

 

XXVII. Maria SS. guarisce una bambina.

 

            Lisa Domenica di anni 5 da Cambiano, presa da espulsione di sangue da due anni era impotente a reggersi ed a camminare. I genitori si consumavano di dolore, vedendo i patimenti di quella povera creaturella, e pensando {65 [155]} al suo avvenire. Nel settembre del 1874 la portarono a Torino per ricevere una benedizione nella chiesa di Maria Ausiliatrice. Intanto incominciavano una novena a questa Madre celeste. Dopo 15 giorni la bambina incominciò a camminare. Essa non avea mai imparato a star sui piedi, poichè il malore aveala incolta, prima che avesse fatto quell’esercizio. Il male scomparve subito ed ora gode buonissima salute.

LISA DOMENICO.

Per i genitori. LISA VINCENZO.

CATTERINA DA CAMBIANO.

 

 

XXVIII. Guarigione dalla paralisi alle gambe.

 

Torino 15 Novembre 1875.

            La giovinetta Vittoria de' Giacomi, d'Alba, venne colta da paralisi alle gambe nel mese di Maggio ultimo scorso, di modo che non poteva più camminare nè reggersi in piedi. Bisognava {66 [156]} sempre portarla in braccio. I suoi pii genitori si. rivolsero al Superiore di quest'Oratorio perchè desse una benedizione alla loro povera, figliuola e suggerisse qualche preghiera da farsi in onore di Maria Ausiliatrice, onde ottenerle la guarigione.

            Venne loro suggerito un Pater ed una Salve Regina, le quali preci furono fedelmente e con fiducia recitale. Era vicina la festa d'Ogni Santi, e la figliuola poteva già qualche poco reggersi sulle gambe. Il dì della solennità si sentì perfettamente guarita e si pose a camminare da sè, senza aiuto di alcuno.

            Riconoscenti a Maria Ausiliatrtce di detta grazia ottenuta, oggi 15 Novembre, il padre e la figliuola sono stati a ringraziarla nel suo santuario, offrendole un bel cuore d'argento in attestato della grazia ricevuta, unendo a questo un’offerta di lire 10.

 

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice. {67 [157]}

 

 

XXIX. Guarigione da una sciatica ostinata.

 

            Iddio impegnato mai sempre di veder ognor più onorata la sua Ss. Madre, va ogni dì operando infiniti prodigi di guarigioni tali, che non si possono attendere da mezzi umani. Eccone una prova.

            Un contadino in età di anni 35, da lungo tempo travagliato da una sciatica, per cui aveva già sofferto assai, era ridotto a tale stato, da essere inetto a qualsiasi lavoro di campagna. Fece chiamare il medico, il quale gli ordinò quanto l'arte sua gli poteva suggerire, ma non ne ebbe, non che alcun giovamento, neppure alcun sollievo. Il padre suo, buon cristiano, avendo udito parlare delle meraviglie operate da Maria Ausiliatrice, a riguardo di coloro che in Lei. tutta aveano posta la loro fiducia, gli suggerì di raccomandarsi a questa buona Madre. Ma il figlio non era disposto a fare simile {68 [158]} ricorso e rifiutò il buon consiglio del padre suo. Intanto il male lo tormentava ognora più, e non dava speranza di voler cedere all'azione de' replicati rimedii. Si chiamarono altri medici a consulta e dopo averne tenute ben sette non riuscirono con tutto il loro studio, con tutta la loro arte, a far scemare tampoco il dolore. Onde dichiararono d'accordo inutile ogni tentativo, ogni rimedio, e finirono con raccomandare all'infermo, che si rassegnasse al volere di Dio. Ognuno può immaginare in quale profonda mestizia abbia gettalo l'infelice questa dichiarazione dei dottori. Ciò non ostante si volle fare un ultimo tentativo, e fu di mandarlo ai celebri bagni di Acqui. Ma anche questi riuscirono a nulla.

            Vedendo tornar vana ogni cura, l'infermo pensò esser meglio appigliarsi al consiglio del padre e raccomandossi alla potente Madre di Dio, Maria SS,. Aiuto de' Cristiani, sotto il qual titolo pare che in un modo affatto particolare goda, in questi nostri tristissimi tempi, essere invocata. Si decise pertanto, {69 [159]} superando le passate ripugnanze di incominciare una novena in suo onore, colla ferma fiducia di essere esaudito. Non fu vana la sua speranza, poichè al termine della novena il suo male era affatto scomparso, e si trovava in grado di applicarsi di nuovo ai lavori della campagna, come se nulla fosse stato. Oh! come disse bene il devotissimo di Maria S. Bernardo, che non si è mai udito al mondo, che uno abbia ricorso con fiducia a Maria, e non sia stato esaudito. Oh se ancora noi avessimo in Maria quella fiducia, che deve avere un figlio alla sua madre, quali prodigi non vedremmo anche noi! Su via dunque ravviviamo la nostra fede e nelle nostre necessità ricorriamo alla Medichessa celeste, a Maria, ed essa qual madre pietosa, verrà in nostro aiuto e farà paghi i nostri voti.

M. GIOVANNI. {70 [160]}

 

 

XXX. Guarigione di malori dichiarati incurabili.

Torino, 10 ottobre 1875.

 

            Atto di riconoscenza e gratitudine a Maria SS. Auxilium Christianorum. Già da due mesi la sottoscritta giaceva in letto senza speranza di guarigione, spedita dai medici e dai consulti, consumata da molti malori. Era di più oppressa da una grave tribolazione di famiglia, che ad ogni momento si temeva avesse un esito cattivo, come pur troppo avvenne. Perciò.ai mali fisici, si aggiungevano mali morali. Non potendo più nutrirmi di nessuna cosa, perchè il mio stomaco era logoro, tutto rigettava. Qualunque rimedio era inutile. Mi rivolsi pertanto a Maria. SS. Ausiliatrice, e con fede viva la invocai, e le promisi di incominciare una novena in quel medesimo giorno, che era appunto il primo giorno della novena solenne che precede la sua festa. Io le dissi di tutto cuore: Maria SS. vedete {71 [161]} i miei grandi bisogni: non vi è che voi la quale potete consolarmi: se mi fate la grazia io mi porterò da qui a nove giorni, cioè il..giorno di vostra festa, ai vostri piedi per ringraziarvi nel vostro santuario, e porrò sul vostro altare un voto d'argento, in segno di riconoscenza.

            Tutta la famiglia, il confessore medesimo ed il parroco mi dicevano: È impossibile portarti colà, tanto più in uh giorno di così grande confusione e nello stato in cui ti trovi, la pregherai da casa!

            Persino alla vigilia della festa nessuno credeva, che io potessi andare, e tutte le volte che essi mi dicevano: È impossibile sperare di portarti colà così presto io rispondeva con fede viva: Ed io in quel giorno vi andrò. Accesa da questa fede di ricevere la grazia, il giorno medesimo di Maria Ausiliatrice, con sorpresa di tutti mi levai spuntata l'alba e mi feci condurre in una carozza fino alla chiesa. Là giunta volli andare da me stessa, senza appoggio, fino all'altare maggiore, a deporre il mio voto {72 [162]} ed a ringraziare Maria SS. della grazia ricevuta. Da quel giorno stetti sempre meglio, ed in poco tempo fui perfettamente guarita. È convinzione di tutti che fu un vero miracolo.

TERESA POSI-PELISSERO.

 

 

XXXI. Effetti di una novena in onore della Madonna.

Armeno, 20 giugno 1876.

 

                        Rev.mo Sig. Rettore.

            Filomena Badanelli è una mia parrocchiana dell’età di 17 anni circa, appartenente alla distinta famiglia Badanelli. Questa figlia,. già da otto mesi circa, pativa infiammazione alle viscere, che le cagionava acuti dolori. Ben poco sollievo le portavano le cure dei medici. Saranno circa 12 giorni che la detta Filomena fece ricorso alla pietosissima Vergine per la guarigione, specialmente invocandola col titolo di {73 [163]} Aiuto dei Cristiani. La Filomena insieme con sua madre dio principio ad una novena, in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Ebbene! È impossibile negare i fatti palpabili. Questa figlia fu subito esaudita da Maria, e nei primi dì della novena, fu pienamente libera da ogni dolore.

            La madre e la figlia hanno incaricato me sottoscritto di render noto alla S. V. questo fatto segnalato,.sia per render gloria a. Dio, come per onorare e ringraziare la Divina Madre, d'aver concesso un favore così grande. Inoltre mi hanno incaricato di spedire L. 30 per codesto Santuario di Maria Ausiliatrice, perchè si celebri una Messa all'altare maggiore.

SAC. DUELLA CARLO Prevosto. {74 [164]}

 

 

XXXII. Fanciullo risanato da scrofole.

Vercelli 19 aprile 4875

 

                        Rev. Sig. Don Bosco

            Essendo stato per circa due anni allievo del suo Oratorio, ed avendo conosciuto le molte maraviglie che opera Maria Ausiliatrice in favore di chi divotamente la invoca, pensai di pregare anch'io e di far pregaie ancora tutta la mia famiglia, per ottenere la guarigione di mio fratello.

            Fu questo fanciullo, nell'età di quattro anni circa, preso da malattia scrofolosa, gli si apersero sulla persona sette piaghe e cosi stette per tre anni. Avevamo provati tutti i medici della Città e tutti ci avevano annunziato, che questo fanciullo dovea portar le stampelle. Disperati degli umani aiuti ci votammo alla Beata Arcangela da Trino, ed essa subito ci venne in aiuto. Imperocchè fatta conoscenza con il Dottore di un reggimento acquartierato in Vercelli, da lui facemmo {75 [165]} visitare il piccolo infermo. Il Dottore ci promise di guarirlo e di fatti in non molto tempo ce lo guari. Le cause naturali provengono pur esse da Dio, ed incontrar un rimedio non ancora sperimentato, se non è miracolo, sarà pur sempre una grazia.

            Il mio fratellino cosi stette per cinque anni. Sul finire del 1874, imperverversando la difterite fra i fanciulli, ne fu anch'esso preso, e buon per lui che il malore sfogossi riproducendo, se non tutte, in maggior parte però, le piaghe primiere. Ben per un anno intiero il medico veniva a brucciarle e sempre più le piaghe si ingrandivano. Ma avvenne che, per alcune questioni, dovemmo lasciare quel medico.

            Rimasti privi delle cure di costui, dissi al padre mio: Raccomandiamolo a Maria Ausiliatrice; facciamo una novena alla Madonna e vedrai che ci farà la grazia. Mettiamo però l'intenzione di andarla a visitare in Torino e di farle un regalo.

            Cominciammo la novena, ed il fanciullo da quell'istante sempre migliorava. {76 [166]} Finita la novena esso era guarito, ma non totalmente. Non cessavamo però di pregare e, nel termine di un mese e qualche giorno, lo vedemmo veramente risanato. Varie circostanze non ci permettono di venir subito a Torino; perciò le invio per posta L. 20, che sono l'offerta, che destinammo di fare sin dal principio della novena. Aspettiamo una sua benedizione affinchè mio fratello più non ricada nell'antica malattia.

PIOVANO PIETRI

 

 

XXXIII. Da morte a vita.

Grazzano, 12 Gennaio 1877.

 

                        Rev. Sig. Don Bosco

            Come ministro del Signore e come zio di una persona, che nei giorni della tribulazione conobbe per prova la misericordia di Gesù, e la materna protezione della Immacolata madre, prendo la penna per iscriverle. {77 [167]} Io sono in.dovere di confessare innanzi al popolo cattolico, e di addimostrare con prove non dubbie, che lassù in cielo abbiamo un ottimo Padre che veglia sopra di noi, ed un'affettuosa Madre, che non mai abbandona gli afflitti suoi figli, quando ricorrono ad essi con un’cuore confidente. Avendo saputo che in un novello opuscolo delle Letture Cattoliche, verran di nuovo pubblicate alcune fra le tante grazie, che Dio concede agli uomini, mediante l'ineffabile protezione di Maria SS., mi faccio premura di mandarle anch'io una sorprendente guarigione, ottenuta dalla mia nipote Grossetti Isabella..

            La V. S. Rev.ma visitò e benedisse nella povera mia casa questa mia nipote, nel passato agosto, nell’occasione in cui dal suo magnifico Collegio di S. Martino, si compiaque di fare una gita al Borgo di Lu, mia patria.

            Vengo dunque al fatto. Grossetti Isabella dell'insigne Borgo di Lu, donna dell'età di 30 anni, per leggiera e comune malattia diede alla luce anzi tempo un figlio, al quale, per una speciale grazia {78 [168]} del Signore, fu amministrato il battesimo e pochi minuti dopo, volava al paradiso. La malattia, che tenne dietro al parto, fu grave e durò circa un mese, seguita da una specie di convalescenza, di circa venti giorni. Essa sperava di esser presto risanata, ma un secondo e più crudo malore la conquise in mille modi, dal principio di marzo, a tutto il maggio del testè passato anno 1876. Tre mesi furono questi di durissima prova, nei quali una continua, straordinaria e pertinace emorragia travagliò la povera paziente, e la ridusse a sembrare uno scheletro vivente. Non si risparmiò nè a cure, nè a spese. Valenti medici, eziandio chiamati dalla Città, fecero numerose visite, e fra essi tennero consulte.

            Ma non tardò molto a farsi evidente il pericolo di morte. L'ammalata domandò la grazia de' Sacramenti, i quali vennero da lei ricevuti colla solita pietà. Nella più edificante tranquillità e rassegnazione aspettava l'ora del suo passaggio all’eterna vita. Mentre i dottori raddoppiavano visite, cure e medicine {79 [169]} i suoi parenti ed amici innalzavano fervide e costanti preghiere, a Dio, alla Santa Vergine, al castissimo di lei sposa S. Giuseppe, per ottenere la miracolosa guarigione, poichè i medici stessi dichiaravano, che a guarirla non ci voleva meno di un miracolo. Messe, tridui, novene in varie chiese, in diversi luoghi, da molte persone celebrate, si succedevano, e la sospirata grazia non arrivava. Però non si perdette mai la confidenza in Maria SS. La paziente ebbe a soffrire le agonie di morte in cinque successivi venerdì, ai quali teneano sempre dietro cinque o sei giorni di apparente, leggiero miglioramento. Nel quarto di questi venerdì, si aspettava da tutti la morte o la grazia della guarigione, la quale attendevasi precisamente da Maria SS. Ausiliatrice, che si venera in Torino alla quale nel giorno addietro si era ricorso in modo speciale.

            Nel primo venerdì di giugno si rinnovò in comune la promessa di una offerta votiva a Maria, e si spedi all'Oratorio in Torino una seconda lettera, {80 [170]} colla limosina di una messa da celebrarsi nella Chiesa della Madonna Ausiliatrice nella prossima mattina. La lettera dovea arrivare in Torino verso la mezza notte. All'inferma intanto veniva dato il Sacramento dell'estrema unzione, ed essendo entrata in agonia, un sacerdote incominciava a recitare le preghiere degli agonizzanti.

            Ma non appena la lettera entrava in Torino, prima ancora che D. Bosco l'avesse letta, prima che fosse celebrata quella Messa, la grazia era fatta. La moribonda rinviene, riacquista le forze, licenzia dal letto le amiche infermiere, si alza, è guarita. Il giubilo del marito, degli astanti è solo uguagliato dalla meraviglia, di tante buone persone, che prendeano parte alla nostra afflizione.

            La beneficata Isabella Grossetti, la donna chiamata da tutti la guarita per miracolo, col cuore pieno di gratitudine, confessa pubblicamente in faccia agli uomini il favore ricevuto da Maria Ausiliatrice, e colla grazia celeste, spera di consumare quella {81 [171]} vita, che Dio le ha ridonata, nel compimenta de' suoi doveri, nel servizio ael Signore, e massime nel dare una cristiana educazione ai suoi due figliuoli. Evviva Gesù, Maria, Giuseppe!

GROSSETTI D. FILIPPO.

 

 

XXXIV. Dacci il pane quotidiano.

Boves 18 novembre 1877.

 

            Trovandomi privo di lavoro per mantenere la mia famiglia, mi raccomandai a Maria SS. Ausiliatrice con una novena, e con promessa di mandare 7 L. pel decoro della sua chiesa in Torino, se le mie preghiere erano esaudite.

            Ora venni pienamente consolato e adempio al mio sacro dovere, ringraziando infinitamente una Madre cosi buona e così cara.

TROSSARELLO GIORGIO. {82 [172]}

 

 

XXXV. Vista conservata ad un bambino.

Dolceacqua, 21 novembre 1877.

 

            Un mio figlio, dell'età di anni due, era da circa sei mesi tormentato da un terribile mal d'occhi, che minacciava togliergli la vista. Il male lo travagliava giorno e notte in modo, da non lasciargli prendere alcuna sorta di cibo e di riposo. Era un piangere continuo. Gli venne tutta la l'accia piena di piaghe a tal segno, che facea pietà e ribrezzo solamente al vederlo. I periti dell'arte dopo di avere fatto esperimento di tutti i rimedii, che la scienza suggerisce, disperavano della sua guarigione, giacchè il male, invece di diminuire, aumentava ogni dì più. Si credeva da ognuno che il mio piccolino dovesse non solo perdere la vista, ma morire in breve tempo.

            Che fare in simile frangente? Mentre io stava immersa nel più profondo dolore, per lo stato in cui si trovava {83 [173]} questo infelice mio bimbo, non sapendo più a qual partito appigliarmi, mi venne in buon punto il pensiero di rivolgermi di tutto cuore alla Madonna, invocandola sotto il titolo di Madre Ausiliatrice, acciocchè essa volesse degnarsi di guarire questo mio figlio, già da sì lungo tempo ammalato. Incominciai adunque una novena in suo onore, e promisi di far poi una piccola offerta al santuario in Torino, se otteneva la guarigione del mio caro fanciullo. Cosa meravigliosa a dirsi! Appena incominciata la novena, il bimbo incominciò a star meglio e, prima ancora che la novena fosse finita, scomparì il male ed il fanciullo si trovò guarito perfettamente. Dopo d'allora non ha mai più avuto il più piccolo mal d'occhi, anzi posso dire che le sue pupille divennero più allegre e vivaci. I vicini ed il medico stesso non potevano comprendere come in sì poco tempo, anzi pochi giorni, avesse potuto guarire, e guarire così perfettamente, da non restargli di quel male traccia di sorta. Tutti riconobbero {84 [174]} che Maria fu quella, che sola avea potuto guarirlo.

            Lieta perciò, e riconoscente a Maria Ausiliatrice della grazia ottenuta, compio oggi la promessa fatta a questa gran Madre, che non cesserò mai di lodare e invocare in tutti i bisogni con grande fiducia, sicura che non vorrà sprezzare chi benchè indegno, divotamente a Lei ricorre.

N. N.

 

 

XXXVI. Figlio ricondotto a migliori sentimenti

Bolzena, 2 dicembre 1877.

 

            Se le madri di famiglia nelle ardue loro fatiche per l'educazione dei loro figliuoli, e per le angoscie che provano nel richiamare tante volte inutilmente sul retto sentiero quei loro cari, che sviano, ricorressero al potente aiuto di Maria, quante lagrime di meno verserebbero, e da quanti dolori sarebbbero sollevate. {85 [175]} La piccola moneta acclusa in questa lettera è l'offerta che una povera vedova invia al santuario di Maria Ausiliatrice, che si venera in Torino. L'afflitta donna, madre di più figli versava in gravi angustie, perchè uno di essi vivendo viziosamente, oltre averle perduto ogni rispetto, sciupava le tenuissime sostanze della famiglia ed i prodotti delle comuni fatiche in divertimenti e bagordi.

            In tali strette consigliata da me, fece ricorso alla Madonna Ausiliatrice, ed intraprese una novena in onore di Lei, colla promessa di un qualche dono.

            Non avea ancor terminato la novena, quando la SS. Vergine incominciava ad esaudirla. Il figlio dava segno di qualche resipiscenza, e con insolita riverenza verso la madre, dimostrava molta pieghevolezza nel prendere in buona parte i suoi consigli. La brava donna, piena di gratitudine verso la sua grande Benefattrice, si affretta a spedir il dono promesso, colla speranza che Maria voglia compiere la grazia incominciata, {86 [176]} col renderle il figlio interamante corretto, docile, e sottomesso ad ogni suo volere.

ALESSANDRO BATTAGLINI Parr.

 

 

XXXVII. Guarigione da una fistola nell'occhio.

 

                        Viva Maria Ausiliatrice!

            Io Demo Clara di anni 67, nativa della Madonna del Pilone Torinese, ricoverata nell'orfanotrofio di Chieri, fui travagliata nel 1875 da una fistola nell'occhio destro. Avendo consultato ben quattro periti nell'arte, tutti colla loro risposta mi diedero un grande fastidio, poichè mi annunziarono non esservi altro rimedio, fuorchè venire all'operazione. Il Dottore Sperini gentilmente mi consigliò di rimanere nell’ospedale, che avrebbe subito incominciata la mia cura.

            Io allora prima di determinarmi a ciò, volli fare una visita a Maria Ausiliatrice, nell'Oratorio di S. Francesco {87 [177]} di Sales. Quivi con mia grande consolazione ricevetti la benedizione dal reggente del detto Oratorio, Don Bosco Giovanni, ed essere raccomandata da lui a Maria Ausiliatrice. Piena di fiducia feci subito una piccola offerta e ritornai tranquilla all’Orfanotrofio non volendo provare i ferri dell’egregio Dottore. Intanto il mio male a poco a poco svani, senza alcun mezzo limano. Sono trascorsi due anni dacchè mi sento pienamente guarita. Che ciò sia vero, ne fanno fede le mie compagne, che qui sottoscritte di proprio pugno, rendono con me vive grazie a Maria.

ORSOLA ANSALDI

ANNETTA TARO

 

 

XXXVIII. Chierico salvato dalla leva.

 

            La sorte avevami destinato per la milizia e vedeva così troncata ogni mia speranza, di conseguire il celeste {88 [178]} fine della mia vocazione. Mi raccomandai caldamente a Maria Ausiliatrice, e mi presentai alla visita. Di mano in mano che un giovane coscritto presentavasi ai comissarii della leva e al medico, questi signori adoperavano tutti gli sforzi per farlo alto abbastanza, in modo che volere o non volere, arrivasse alla misura. Umanamente parlando la mia sorte sembrava disperata. Io però sapeva qual Madre potente avessi in cielo. Alla mia volta sono chiamato e mi presento. I commisarii incominciano a rimproverarmi quasi che tenendomi in punta di piedi, pretendessi avere una statura più alta di quello, che realmente fosse la mia. Io strabiliava. Mi fecero incurvare, ed abbassare in modo, che la mia positura davami un po' di pena. Ed ecco che sono dichiarato libero, perchè mancavo di quattro centimetri alla misura. Io ero riformato adunque per miracolo, perchè tutti gli astanti stupivano pel modo col quale ero stato misurato. Io posso affermare che i quattro centimetri me li hanno tolti {89 [179]} unicamente, perchè ero incurvato, sulla persona. Finchè vivrò ringrazierò Maria, pensai allora fra me, e corsi a casa per consolare i miei cari parenti.

V. G.

 

 

XXXIX. Due maestre ritrovano le patenti perdute.

 

            Parlare di grazie e miracoli in questi giorni di materialismo e di miscredenza è un volersi far prendere a fischiate e peggio, da molti che credono al soprannaturale, come noi crediamo alla mezzaluna di Maometto. Ma pure i fatti sono fatti, ed i fatti non si negano nè si impugnano, quando sono evidenti, se non dai pazzi. Quindi noi confidiamo nella cortesia del Rettore dell'Oratorio, perchè sia dato un posticino negli accreditati suoi libri delle Letture Cattoliche al seguente fatto, che persone di molto merito, ci asserirono essere veramente maraviglioso.

            Inviando come è di dovere le nostre patenti da maestre, all'Ispettore del {90 [180]} circondario per la voluta firma, esse disgraziatamente giunsero in Alba in assenza del suddetto Signore. Furono subito spedite in una città della Liguria, ove trovavasi il destinatario. Ivi però nessuno le vide, e dopo un brevissimo tempo giunsero alla direzione generale delle poste in Firenze, e colà, come sapemmo al fine, rimasero sepolte per tre mesi.

            Ognuno si immagini il grande rammarico che tormentava il nostro cuore, per la perdita di due oggetti cosi preziosi ed indispensabili per esercitare il nostro ufficio. Tentammo bensi tutti i mezzi che ci vennero suggeriti, ma indarno. Finalmente un giorno più che mai angustiate, per la paura di non più ritrovarle, unimmo alle preghiere già fatte la promessa di far celebrar due messe all'altare di Maria SS. Ausiliatrice, nella chiesa a lei dedicata in Torino, di offrire un piccolo dono, e di far pubblicare la grazia ricevuta, se Maria ce la otteneva. Ed oh potenza ammirabile di Maria! Tre giorni dopo la fatta promessa ricevemmo inaspettatamente, {91 [181]} con gioia indicibile le nostre patenti, tanto sospirate.

            Noi riteniamo essere una vera grazia ottenuta per l'intercessione di Maria SS. Ausiliatrice, perchè ci fu detto da molte persone di esperienza, che era cosa difficilissima il ritrovarle, stante il lungo tempo già trascorso. Ognuno impari ad amar sempre più questa dolce e cara Madre, ed a ricorrere con fiducia a Lei, sia nelle grandi come nelle piccole cose della vita e non solo spirituali ma eziandio temporali, poichè non c'è grazia che Maria non sappia e non possa ottenere da Colui, che niente sa negare a quella che è vera e dolcissima sua Madre.

DAMUSSO LUCREZIA.

MARELLO ELENA.

 

 

XL. Chi domanda ottiene.

Cividate, 8 marzo 1878.

 

            Era un anno che io soffriva per una sciatica alla parte destra, che {92 [182]} permettevami però di lavorare alla campagna. Ma sul cominciare del mese di settembre ultimo scorso, fino al febbraio, non fui più capace di fatica alcuna, benchè leggera. Anzi il giorno 26 di detto mese mi sentivo morire per gli eccessivi dolori, i quali mi obbligarono a gettarmi boccone sopra un tavolo ed ivi stare, senza potermi muovere da tale incomodissima positura. Disperando da ogni umano aiuto, mi raccomandai alla B. V. Maria sotto il titolo di Auxilium Christianorum, che si venera nella sua Chiesa in Torino.

            Mandai perciò lettera con due lire al Rev. Sig. D. Bosco, pregandolo di raccomandarmi alla Madonna e di farmi celebrare una Messa al suo altare. Feci scrivere e spedire questa lettera il giorno 26 Febbraio, mercoledì. Ma nel medesimo giorno i miei dolori si aumentarono, divenendo insoffribili, fino alle ore 8 del giovedì. Io non reggendo più sui duri assi di quella tavola, mi lasciai cadere a terra su poca paglia. Mentre però credeva dover morire per {93 [183]} la caduta con mio grande stupore mi sentii liberato dalle terribili doglie, che prima sentivo. Fu cosa di un istante. Maria mi aveva fatta la grazia. Mi potei muovere, levarmi, girare per la casa, andare in Chiesa per ringraziare Dio e la sua Santissima Madre. Sento ancora un po' di spossatezza e mi restò la gamba destra alquanto indolenzita, ma spero che la Beata Vergine vorrà farmi la grazia completa. Intanto in segno di gratitudine, per il benefizio compartitomi, spedisco un offerta di lire 5 al suo santuario. In nome di Francesco Menolt di Giacomo, scrisse la presente lettera.

DOMENICO PER ADOTTI' .

            Anch'io ho ricevuto un favore corporale dalla B. Vergine, Auxilium Chri-slianorum, ed ho promesso e mando due lire, per le Missioni Salesiane del Brasile ad onore della Madonna.

DOMENICO PERADOTTI. {94 [184]}

 

 

XLI. Guarigione dal mal di stomaco.

Siena 28 Agosto 1877.

 

            Colla presente soddisfo al dovere di professare la più sentita gratitudine alla Vergine SS. Ausiliatrice, per grazia ricevuta.

            Erano circa 18 mesi che per varie cagioni la mia salute andava deperendo, di guisa che nei primi giorni dello scorso giugno il mio stomaco era ridotto al punto di non poter lavorare il benchè minimo e più leggiero alimento, e quindi ne veniva una grandissima difficoltà nella respirazione. Io mi credeva perciò vicino a soccombere, quando essendo associato a coteste letture Cattoliche, mi giunse il fascicolo del mese di Maggio, ove si leggono le moltissime grazie fatte da Maria Ausiliatrice, a coloro che l'aveano invocata sotto questo titolo.

            Commosso da tale lettura stabilisco di incominciare una novena. Durante {95 [185]} questa faccio celebrare una Messa, alla quale assistendo io medesimo, ricevetti la SS. Comunione colla più viva fede. La grazia implorata mi fu immediatamente concessa. La mia salute da quel punto incominciò a migliorare, e tuttora continua, benchè la stagione che corre sia tosi calda.

            Ora dunque mi gode l'animo di sciogliere il voto fatto, coll'inviare lire 15 pel culto della Chiesa eretta in Valdocco, in onore di Maria Ausiliatrice. Desidererei che quattro candele fossero accese innanzi alla Santa Immagine, e che questa grazia si rendesse di pubblica ragione.

FRANCESCO DESIDERI.

 

 

XLII. Sanità restituita.

Torino 10 Maggio 1878.

 

            Io sottoscritta Crosa Paola, nata Angioino Rondissone, madre di famiglia, da otto mesi tribolava grandemente {96 [186]} per un succedersi di incommodi nella mia sanità, che mi obbligavano tratto tratto al letto e mi impedivano dall'attendere alle mie occupazioni.

            Non provando miglioramento, malgrado le molte cure che mi si prodigavano, sul finir di gennaio pensai di far ricorso a Maria Ausiliatrice, da cui avea inteso ottenersi molte grazie. A tal fine incominciai una noveva promettendole di visitare il suo santuario in Torino e farvi un’offerta secondo le re mie forze, quando avessi ottenuta la grazia. Appena cominciai la novena tosto provai in me un leggero miglioramento, che andò sempre crescendo, finchè oggi trovatami abbastanza in forze, venni a soddisfare le mie promesse e ringraziare la mia celeste Benefattrice, ben contenta se conoscendosi la grazia da me ricevuta, questa servirà ad infondere in altri fiducia e divozione verso di Lei.

CROSA PAOLINA. {97 [187]}

 

 

XLIII. Come Maria SS. Ausiliatrice ripaghi in morte i suoi divoti.

 

            La bella istituzione dei cooperatori Salesiani nacque sotto il manto di Maria Ausiliatrice, ne si possono negare le grazie ed i favori che in loro prò ottenne Maria SS. dal suo Divin Figliuolo. A spingere sempre più i cooperatori Salesiani ad una vera e figliale divozione verso Maria Ausiliatrice, sia la S. V. Rev. compiacente di pubblicare una bella e portentosa grazia, che la Madre celeste ottenne in favore di una sua divota.

            Collo spegnersi del 22 Marzo io perdeva la cara mia madre.... Oh!, in eterno ricorderò le cure, l’affetto, gli esempi e la virtù di questa santa genitrice. Mia madre, prima ancora che io entrassi nella Congregazione Salesiana, professava molta divozione a Maria aiuto dei Cristiani. Con piacere ne udiva raccontare le meraviglie, {98 [188]} ne leggeva le grazie, ne venerava le immagini. Anzi ogni anno, dacchè fu costrutta la Chiesa, recavasi a Torino per ivi celebrare in Valdocco la cara e solenne festività. Ascritta a diverse compagnie di Maria SS., fedelmente ne adempiva le regole e ne propagava la divozione, specialmente col mese Mariano. Posso accertare che ben poche volte tralasciò in sua vita la recita del Rosario. E Maria largamente ricompensò in vita la sua divota, ma la grazia ottenutale in punto di morte, fu oltre ogni dire segnalatissima e da tutti avuta per un vero miracolo.

            Da qualche anno infermiccia, con vera Cristiana pazienza sopportava le sue pene e le sue infermità, le quali senza che se ne avvedesse la conducevano alla tomba. Ai 14 di Marzo, seconda Domenica, fu alla Chiesa, ma dopo i Vespri alquanto spossata dovette porsi a letto. Nei giorni seguenti non si alzò; però non vi era ombra di pericolo. Le si prodigarono tuttavia cure e rimedi e si sperava che tutto sarebbe in pochi giorni passato. Non {99 [189]} fu cosi. Il giovedì l'inferma cadde in un profondo letargo e con somma difficoltà e per qualche istante appena poteva star desta. Ahi che si manifestarono i sintomi di morte vicina! Al venerdì le cose andarono di male in peggio, e stante il continuo profondo sonno, era impossibile confessarla. Le si amministrò tuttavia l'estrema Unzione, mentre un dispaccio telegrafico mi chiamava in fretta al letto della cara inferma. Troppo tardi! Nè io nè un mio fratello militare a Livorno ebbimo più, in tanto dolore, la consolazione di vederla nè viva nè morta. Alla sera del Venerdì pareva che tutto fosse perso e che l'inferma già volasse all'eternità. Mio padre ordinò prestastamente un triduo a Maria, affinchè l'Ausiliatrice de' Cristiani non abbandoni in morte chi le fu devota in vita. Ed oh mirabile a dirsi! Maria non permette che l'inferma passi all'eternità, senza gli estremi conforti. Mentre per la mia povera madre si prega a pie della Madonna, ecco l'inferma si sveglia e siede sul letto. Limpida è la sua fronte, {100 [190]} bello il suo sguardo; parla e ride. La famiglia e gli amici sono al colmo della gioia. Si pentono dei dispacci inviati e dolcemente si lamentano coll'inferma, che per ischerzo li avesse gettati in tanto affanno. Intanto si chiama il Signor Pievano, il quale ne riceve la generale confessione, l'assolve, le impartisce la benedizione papale, mentre tutti stupiscono dell'operato prodigio. Finita la confessione e partito il Pievano, dopo brevi istanti l'inferma ricade nel più profondo letargo, le vien meno il polso.... più non sente... dopo poche ore mia madre cessava di vivere! La sua bell'anima volava, come io spero, a contemplare colei, che tanto aveva amata in vita.

            Madre fortunata, che per intercesione di Maria potè farsi più bella e pura, per comparire alla presenza di Dio! Dal cielo prega per l'affezionalo tuo figlio.....Ecco una prova che giammai Maria abbandona in morte i suoi figli, i suoi veri divoti. Lo protestò la Vergine stessa, comparendo al morente S. Giovanni di Dio: Non est meum, {101 [191]} in hac hora meos devotos derelinquere. Ed io son certo che Maria Ausiliatrice ripeterà questa grazia in favore di tutti i cooperatori Salesiani, se essi, come è loro dovere, ameranno da affezionati figli questa Madre Celeste e devotamente le diranno Ora prò nobis... in hora mortis nostrae.

Sac. MARIA ANGELO ROCCA Salesiano.

 

 

XLIV. Vigna liberata dai bruchi.

Pozzole Formesaro 28 Settem. 1878.

 

                        Molto Rev. Signor D. Bosco.

            Evviva sempre, evviva M. V. Ausiliatrice! Ella si ricorderà come l'anno scorso ahbiam pregato e fatto pregare nella Chiesa di Maria Ausiliatrice, affine di essere liberati dai bruchi che infestavano le viti e come felicemente riuscimmo nell’intento. In quest'anno ne andammo del tutto esenti, ed abbiamo fatta una raccolta tale nella suddetta vigna, che l'eguale non si {102 [192]} vide negli anni trascorsi. Un altro pezzo di vigna però, che non pensammo di raccomandare a Maria, fu tutto guasto dalla crittogama. Voglia Iddio e la Vergine Ausiliatrice proteggerci eziandio nei raccolti di questo. Intanto per gratitudine dell’abbondante raccolto offriamo al Santuario lire 10, perchè la Madonna ci aiuti sempre negli anni avvenire.

SAVAZZA FRANCESCO Mastellaio.

 

 

XLV. Guarigione di una gastrica verminosa.

Revigliasco d'Asti 8 Marzo 1878.

 

            Nicolò Giuseppe di questa parrocchia, della quale io sono Economo spirituale, aveva un nipotino per nome Edoardo di mesi undici, che era travagliato da una gastrica verminosa, che lo portò all'orlo della tomba.

            Avendo letto un libro delle rinomate Letture Cattoliche, dirette dal Rev. D. Bosco, in cui erano  scritte {103 [193]} molte grazie fatte da Maria SS. sotto il titolo di Aiuto de' Cristiani, anche esso si rivolse a questa Madre di grazie, raccomandandole il piccolo infermo. Ed ecco che Maria Ausiliatrice accettò la preghiera ed ora il piccolo infermo sta benissimo e gode perfetta salute. In rendimento di grazie manda alla Chiesa di Valdocco lire cinque, da impiegarsi in onore di Maria.

Sac. CIMOSSA LUIGI.

 

 

XLVI. Un giovane risanato dalla pazzia.

28 Maggio 1878.

 

            Una povera donna di Camagna aveva un figlio il quale dava di quando in quando indizi di pazzia, o meglio come volgarmente diciamo noi, pativa di fissazioni. Quindi talvolta non voleva più lavorare in campagna. Talora si metteva vicino alla sedia ove era seduta sua madre, senza mai proferir parola per due o tre ore. Di quando in quando si fermava appoggiato a qualche {104 [194]} muro e per lungo tempo non se ne distaccava.

            La povera donna venne a parlarmi della sua sventura ed io la consigliai a fare una novena a Maria Ausiliatrice, con promessa di far celebrare una volta il Santo Sacrificio, all'altare del santuario edificato in Valdocco, se otteneva la grazia, Ubbidì la donna, e terminata la novena il figlio cominciava a star meglio.

            Passa un mese e vedo ricomparire nella mia stanza quella madre tutta contenta, dicendomi: ”La Madonna mi ha ottenuta la grazia: mandi a D. Bosco queste due lire, perchè mi faccia celebrare la messa di ringraziamento all'altare di Maria Ausiliatrice.”

T. ROTA.

 

 

XLVII. Guarigione da una risipola.

Alghero, 28 giugno 1878.

 

            Alla mia povera mamma era stata amputata la gamba destra, or son due {105 [195]} anni, per esserle venuta una cancrena spontanea. Quando pochi mesi fa sul moncone comparve una risipola, accompagnata da dolori atrocissimi andandole in suporazione tutto il ginocchio. Il medico credette che l'osso fosse marcio. Allora io raccomandai l'inferma a Maria Ausiliatrice, e Maria mi fece la grazia di guarirmela presto e l'osso minacciato non infracidi. Prego perciò la S. V. di pubblicare questa grazia per onorare la nostra celeste Madre, e le spedisco un vaglia postale, perchè faccia cantare una messa col SS. Sacramento esposto e la benedizione, in ringraziamento della guarigione di mia mamma.

G. P.

 

 

XLVIII. Guarigione dalla febbre tifoidea.

Cividate Alpino, 18 Aprile 1878.

 

            Nel passato mese di ottobre 1878 Menelfi Bernardina fu Giovanni, venne colpita da febbre tifoidea. A nulla valendo {106 [196]} le medicine; in capo a 20 giorni fu ridotta agli estremi. Già amministratile gli ultimi sacramenti di Santa Chiesa, nella medesima notte in cui si credeva che dovesse soccombere al pernicioso morbo, la madre di lei insieme colla figlia, si raccomandarono alla SS. Vergine Maria Ausiliatrice, promettendole un’offerta.

            La pietosissima Signora dell'universo non tardò a far sentire gli effetti delle sue beneficenze. Il giorno seguente la giovane inferma migliorò e continuando rapidamente di bene in meglio, in pochi giorni si ristabilì in perfetta guarigione, e contro i pronostici del medico curante, il quale prediceva una lunga convalescenza.

DOMENICO PERADOTTI.

 

 

XLIX. Altra guarigione sorprendente.

1. Aprile 1878.

 

            Maria Ausiliatrice è proprio il vero aiuto de' Cristiani e in modo speciale {107 [197]} di quelli che la invocano e che confidano senza limiti nella potentissima sua intercessione.

            Una prova vivente ne è la R. G., abitante in Gruliasco. Colta da forte ed incurabile malattia, dopo un mese passato tra i più acuti dolori e in un completo sfinimento di forze, fu raccomandata da una pia comunità a Maria aiuto de' Cristiani. Erasi fatta promessa che se dal giorno in cui incomincia-vansi dalla detta Comunità le preghiere assegnate dal Direttore dei Salesiani, prima che Irascorresser quindici giorni, l'inferma fosse guarita, questa guarigione si sarebbe potuto annoverare, senza alcun pericolo di errare, fra i miracoli di Maria Ausiliatrice. Infatti l'inferma era così grave, che se anche avesse acquistata la primiera salute per arte medica, non avrebbe potuto non avere una molto lunga convalescenza.

            Ed ecco che la quindicina dei giorni fissati per la preghiera era sullo spirare, quando l'inferma si trovò in grado di attendere a tutti i suoi faticosi lavori {108 [198]} ed alla cura della sua famiglia. Al presente seguita a godere perfetta sanità, con istupore e contento di tutti. Ne siano rese ora e sempre, grazie e lodi alla buona e pietosa Madre Maria.

N. N.

 

 

L. Sanità riacquistata per il consiglio di un buon amico.

 

            Nel mese di Febbraio 1877 nel paese di Olmo Gentile, un padre di famiglia fu preso da grave malattia di febbri maligne e tormentato inoltre da una risipola, si trovò sull'orlo della tomba, senza più nessuna speranza dell’arte medica.

Un giorno io mi parto da casa e vado a trovare questo mio amico. Trovo tutta la famiglia in desolazione, per il pericolo in cui si trovava l'infermo. Per fortuna qualche tempo innanzi mi era venuto alle mani il libro delle meraviglie della Vergine SS. Maria Ausiliatrice. Mi brillò alla mente un felice {109 [199]} pensiero. Radunai tutta la famiglia, e proposi di ricorrere tutti insieme a Maria. L'infermo potea appena proferire qualche parola, ma disse che sarebbe andato a Torino per fare la sua obbligazione.

Senza mettere tempo in mezzo incominciammo subito una novena, recitando le preghiere trovate sul medesimo libro. Meraviglia a dirsi! Non fummo alla metà della novena, che l'ammalato si trovò fuori di ogni pericolo, e in poco tempo ricuperò la sua primiera salute. Esso fedelmente mantenne le sue promesse e fece la sua offerta.

CIRIO PIETRO.

 

 

LI. E fece udire i sordi.

 

            Il 24 luglio del 1870 perdei affatto l'udito. Mi applicai alcuni medicamenti, che per nulla giovarono a migliorare lo stato in cui mi trovava, ma bensì a torturare il povero mio corpo. Lo {110 [200]} stato in cui mi trovava era compassionevole, non tanto per il morale come pel materiale, sia per non poter più adempiere alle mie funzioni di geometra, come per essere tesoriere di una congregazione. La mia sordità era quasi un mutolismo, ed i famigliari erano costretti a gesticolare per farmi capire. Così passarono otto giorni.

            Il 29 di detto mese una donna conoscendo il mio caso mi consigliò di recarmi a Torino a visitare la Chiesa di Don Bosco, per chiedere a Maria Ausiliatrice la grazia di acquistar l'udito. Allora mi tornò in mente di essere stato altra volta liberato dalla insonnia, per aver invocato Maria sotto questo titolo. Senz’altro pieno di fede mi reco a Torino mi presento a D. Bosco, gli narro il fatto, e lo prego di voler essere mio interprete presso Maria. D. Bosco mi benedisse, mi diede un rimedio spirituale ed io sempre più confidente nella bontà della mia madre celeste, ritorno a casa.

            Dopo alcuni giorni, cioè il 10 Agosto, dalle mie orecchie venne fuori una {111 [201]} abbondanza di maligno umore ed io ricuperava l’udito. Piansi di consolazione e ringrazierò sempre la mia madre Maria.

Dal registro delle grazie di Maria Ausiliatrice.

 

 

LII. Orribile Burrasca.

Buenos-Ayres, 21 Maggio 1878.

 

                        Carissimo D. Bosco,

            Viva Maria SS. Ausiliatrice! Viva in eterno!! Oh caro D. Bosco! Richiami alla memoria il fatto del profeta Giona, che gettato in mare stette tre giorni nel ventre d’una balena, e poi fu da questa miracolosamente rigettato vivo e sano alla sponda, ed avrà la storia de' suoi Salesiani. Si, le nostre avventure sono un quid simile di quelle: ma viva sempre Maria Ausiliatrice! Ascolti ora la semitragica istoria.

            Com’Ella ben sa, Monsig. Aneyros nostro veneratissimo Arcivescovo, per {112 [202]} secondare i desiderii di V. S., che sono pur quelli del suo cuore, aveva deciso che il suo segretario Monsignore Antonio Espinosa con due Salesiani partissero nei primi giorni di Maggio per Carhuè e per la Patagonia a far il primo tentativo di missione tra quei selvaggi. Una grande difficoltà s’opponeva, poichè in Buenos-Ayres il da fare è molto e cresce tra le mani tuttogiorno, mentre gli operai sono pochi, e non sarebbe d’uopo di andar lontano a cercar lavoro. Ma a Dio piacendo anche questa difficoltà si appianò, e il nostro D. Bodrato fini per aderire di buon cuore all’invito dell’Arcivescovo, scelse D. Rabbagliati e me per quest’uopo, ci raccomandò di non fermarci in quei paesi più del conveniente, e ci diede a nome di D. Bosco la S. Benedizione. Il Martedì 7 Maggio adunque benedetti pure da Mons. Arcivescovo, insieme col Dottor Espinosa ci portammo alla stazione della via ferrata del Norte. Dato l’addio ai varii confratelli, amici, e Cooperatori che ci avevano fin là accompagnati, {113 [203]} partimmo per Campana vilaggio situato sulla sponda del Rio Paranà. - Là ci stava aspettando il vapore Santa Rosa che ci dovea portare pel Rio, indi pel mare lino a Bahia Bianca, donde noi ci saremo recati a cavallo al Carhuè, e a Patàgones.

            Da Campana non si potè partire che, all’indomani giorno 8, e questa fermata ci diede occasione di conoscer con qual sorta di viaggiatori ci toccava far questo tragitto, poichè la vista di quattro preti (con noi c’era anche il Padre Savino, Lazzarista Italiano) svegliò presto molle questioni polemiche e religiose. Ci accorgemmo tosto che avevamo da fare con gente affato ignorante di religione. Più che discorrere, si rideva e disprezava, “Io sono Cattolico Apostolico e Romano”, diceva uno gesticolando colla forchetta che teneva in mano, “ma... ci ho i miei ma!..” E qui sciorinava tutti i suoi infelici ma, e sopra la confessione, sopra i miracoli e sopra il celibato dei Sacerdoti, e sopra l’inferno, l’immortalità dell’anima ecc. ecc.; a tutte queste restrizioni {114 [204]} facevano eco applaudendo molti de' suoi compagni, e conchiudevano cogli Epicurei che bisognava godersela finchè vi è tempo. Ci fu assai facile conoscere che la causa di tutte queste così irreligiose opinioni era la solita, l’immoralità. In fatto anche prescindendo dal loro tratto e portamento poco onesto, ne avemmo una chiara prova in un vivo applauso che fecero molti di loro ad un cotale, che avea imprecato alla legge nostra sul matrimonio, dicendo essere migliore quella dei Turchi. È inutile! L’incredulità è tal pianta che non alligna se non nel fango schifosissimo dell’incontinenza. - Dopo tutto ciò, giudichi Lei, caro D. Bosco, se avessero ragione quegli infelici di profetizzare che il viaggio sarebbe stato disgraziato. Ah! chi non sa che, propter peccata veniunt adversa?

            Ma veniamo a' fatti nostri. Si partì finalmente. Cosa strana e penosa per noi, che avevam fretta d’arrivar sul luogo della missione, ci accorgemmo che il Santa Rosa invece d’incamminarsi verso l’Oceano dava a ritroso {115 [205]} del fiume Paranà, andando cosi verso la sorgente del medesimo. Ci cadde il timore d’esserci sbagliati ed aver preso un vapore per un’altro, ma ci si disse che a cagione delle poche acque di questo braccio del Paranà si indiettreggiava solo una cinquantina di miglia, per entrare in un’altro braccio del medesimo in cui l’acqua era assai più alta. Retrocedemmo così fino a S. Pedro, e quasi giungemmo a S. Nicolas. Ma colà una furiosa tormenta (vento terribile) scosse e quasi sconquassò il bastimento a segno che ci tenne fermi tutta la notte. Al domani, giovedì, potendo proseguire il viaggio, entrammo nell’altro braccio del fiume, e poco dopo nel gran Rio della Plata. Seguitammo allegramente a vele gonfie e già ci trovavamo di fronte all’Isola Martin Garcia, quando ad un tratto il nostro vapore battè in un banco di sabbia, ed eccoci arenati e fermi. Le dico in verità: cominciammo a dubitare che questi scherzi provenissero dal demonio, il quale, non volendo la nostra missione, ci prendesse a perseguitare! {116 [206]} I marinai per tre giorni fecero sforzi straordinarii, fatiche incredibili per liberare il bastimento, ma l’opera loro tornò sèmpre inutile, che la nave rimaneva ognora immobile colle corna nella sabbia. I soma bin montà, andavamo noi ripetendo, e il Dottore Espinosa, sapendo che questa frase fioriva pur sul labbro al carissimo D. Cagherò quando si trovava in qualche grave imbarazzo, ripeteva ancor egli, i soma bin montà!!! Ma intanto ci persuademmo che Maria Vergine Ausiliatrice avrebbe vinto ogni sforzo del demonio, e perciò Le ci raccomandammo fervorosamente, e pieni di fiducia d’essere Esauditi ci mettemmo a studiare ed a provare il canto di ciò che al Carhuè avremmo eseguito sull’armonium che portavamo con noi. Al Sabato infatti la Madonna ci fè’la grazia; si potè liberare il bastimento, si uscì dal banco di sabbia, e lieti passammo pel così detto Canal del inferno tra l’isola Martin Garcia ed il territorio orientale dell’Uruguay, e in breve ci trovammo {117 [207]} nell’Oceano Atlantico camminando verso il Polo Antartico. Ma, devo pur dirlo, il grande Oceano non fece buona accoglienza al bastimento Santa Rosa e non appena l’ebbe accolto in sene cominciò a batterlo e flagellarlo nel modo più furioso. Allo spuntare della Domenica ricomparve un po' di calma, e tra noi si disse subito: hoy canterémos las Visperas de S. Josè en nuestro camarote. (Era la terza dopo Pasqua, festa del Patrocinto di S. Giuseppe).

            Ma arrivata l’ora dei Vespri la scena era cambiata, è cominciava la parte tragica, del nostro viaggio. Chi non ha letto descrizioni di temporali, di burrasche nei libri? Richiami pure alla memoria, quanto di brutto e di terribile si racconta, e ve n’aggiunga ancora un poco, e non ne avrà ancora un’idea precisa. La mia penna non sa esprimere un centesimo di quello che noi abbiamo provato. Dopo un sordo rombo di tuono, che fu come il segnale della orribile battaglia degli elementi tutti del cielo e del mare, si scaricarono di botto su di noi a un {118 [208]} terribile vento pampero, e un’acqua dirotta, il povero Santa Rosa, agitato di qua e di là, di su e di giù, or sopra un monte d’acqua elevato, or sprofondalo in una voragine profondissima, parve miracolo che non si rovesciasse in mare. Alcuni moti poi erano così violenti e repentini, che, se non ci tenevamo fortemente aggrappati, venivamo sbattuti nelle pareti con pericolo di romperci la testa e le ossa. Questo travaglio un altro ce ne produsse, e fu un mal di mare così forte e tenace, che rivoltandoci lo stomaco minacciava di rompercelo. Non basta: chiusi nelle nostre cellette, eccoci un altro flagello: le terribili ondate, che a guisa di montagne d’acqua si versavano sul ponte del bastimento, discendendo nei piani inferiori, penetravano in camera, e dopo averci tutti inzuppati, ci allagavano talmente che noi non potevamo più posare il piede senza aver le scarpe piene d’acqua. Da tutti si pativa, si gemeva, si sospirava..... Ma questo era solo l’Initium dolorum, il principio dei nostri dolori. {119 [209]} Crescendo il bujo della notte crebbe la burrasca, e cominciarono ad udirsi urla, pianti, grida, lamenti, preghiere a tutti i Santi, e noi persuasi che l’ora del supremo passo fosse arrivata poichè ad ogni istante pareva che il bastimento fosse per sprofondarsi nell’abisso, in tutta la notte non facemmo che raccomandarci a Gesù, e alla Madonna SS., non dimenticandoci d’invocare la protezione del nostro caro Pio Nono, il quale per primo aveva benedetto il pensiero delle nostre missioni in Patagonia. Oh! è ben giusto il proverbio che dice: Non sa pregare chi non fu in mare. Pur finalmente giunse il mattino, e noi vedendoci tutt’ora vivi dubitammo della realtà del pericolo; ma svanì presto ogni dubbio. Il bastimento non ha più vele, cosi diceano mezzo disperati alcuni marinai, il parapetto è fracassato, e seguivano numerando altre avarie che il Santa Rosa nella notte aveva patito: quand’ecco si apre l’uscio della nostra cella. - Olà Veneziano, diss’io ad un vecchio marinaio di Venezia con cui avevamo {120 [210]} già stretta amicizia, olà siamo salvi? - Ed egli a crollar la testa e risponderci con accento disperato: Siamo perduti il bastimento non ha più timone!.... Era pur troppo vero; una forte tromba marina l’aveva schiantato, come sapemmo più tardi dal capitano. E noi senza governo eravamo stati gettati in alto mare lungi circa cento miglia dalla costa del capo Corrientes. Le parole del Veneziano furono un fulmine per noi. Rimanemmo muti un istante, e poi il Dott. Espinosa disse: Bisogna che ci confessiamo, poichè è tempo. Edafferati alla sponda del.letlicciuolo per non cadere, ascoltammo l’uno la confessione dell’altro. Rimanemmo vestiti nel letto, per essere pronti a prestare l’ultimo soccorso religioso in caso di trabocco del bastimento, e intanto continuammo a raccomandarci alla Madonna. In quel giorno nessuno dei viaggiatori uscì dalla cabina; tutti erano occupati a piangere: e pregare. Al cibo neppur si pensò.

            Il mio Veneziano per altro che ci aveva preso affezione in sulla sera fece {121 [211]} di nuovo capolino alla porta del nostro stanzino, e noi a domandargli tosto: Sicchè?... C è ancora speranza?:- Che speranza!? miei cari Padri, un bastimento senza timone è come un uomo ubbriacco: rovina se stesso e trascina gli altri con sè. - Il Veneziano aveva ragione. Io ebbi campo a vederlo coi miei occhi. Facendo uno sforzo uscii di camera, mi attaccai ben bene e salii sul ponte. Orrore!... Un terribile sbuffo di ventò sbatte alcuni mozzi che vi erano contro il parapetto e li ferisce crudelmente. Non mi dò per vinto: carpon carponi vo a consolarli, quindi avanzandomi fin sulla prora là trovo abbandonata; più nessuno accudiva al bastimento. Do uno sguardo al mare: è inutile, non potei resistere a quella vista, e quasi svenni. Cerco allora di ritirarmi in camera dicendo tra me: È proprio finita; qui bisogna disporsi a far sacrificio di noi stessi. Il bastimento ha resistito fin qui, ma resisterà ancora per molto tempo sfracellato qual è? La tempesta lo gettò finora in alto {122 [212]} mare, ma se il vento cambia direzione, lo getterà sovra uno scoglio è lo farà a pezzi. Ed anche senza di ciò, resisterà molti giorni, ma poi mancheranno i viveri, verrà meno il carbone alla macchina, e allora che faremo senza vele e senza timone? Con questi riflessi mi ritirai in camera e ci facemmo coraggio l’un l’altro, pensando che quella morte accettata volentieri dalla mano del Signore sarebbe stata grato sacrificio a Dio, che anzi era quella urta morte invidiabile, e che forse Dio in premio del nostro sacrificio, avrebbe conceduto alle missioni dei nostri fratelli un frutto più copioso. Intanto erano passati il lunedi ed il martedì colle loro terribili notti, e sempre con la morte alla gola.

            Al mercoledì 15, mentre si pregava, si gemeva, si sospirava, eccoti il pensiero dì D. Bosco.... D. Bosco.... E la rivedremo più mai la faccia di quel amato padre... Quale dolore proverà egli mai all’udire la nostra tragica fine... allora vi fu che incominciammo a dire: No, non dobbiamo morire. Maria Ausiliatrice {123 [213]} ci deve fare questa grazia. Coraggio disse D. Rabagliati: un gran pensiero mi balena alla mente: oggi comincia appunto la novena della Vergine Aiuto dei Cristiani: incominciamola pur noi in questo istante. Demmo intanto principio ad una novena di preghiere alla nostra buona Madre celeste, ed aggiungemmo alcuni voti e promesse che ciascuno le manifesteremo in lettera privata. Dopo queste promesse e preghiere entrò nel cuore di tutti non che grande fiducia, una come Certezza che Maria ci avrebbe liberati. Non è Ella Spes desperantium? Non è Ella Portus naufragantium et Sedatio procellarum! Vero è che non c’è più governo al bastimento, ma a governarlo si porrà Maria stessa. Si, Maria ci ha da salvare, e come già ci liberò dall’arenamento, così questa volta ci deve condurre in porto.

            Intanto la tempesta durava inesorabile e la morte ci stava sempre da presso. Un timone provvisorio che si era messo al bastimento era sparito sull’attimo, e lo sbigottimento seguiva {124 [214]} generale. Dico generale, che le lacrime spuntavano anche sugli occhi dei più valorosi.... Oh senta questa, caro Don Bosco: Il mercoledì alle tre dopo il mezzo giorno, io per consiglio del Dottore Espinosa mi feci tutto solo alla prora, e là dopo avere dato al tempestoso mare la benedizione di Dio onnipotente per intercessione di Maria Ausiliatrice, e gettato dentro le onde una corona benedetta, mi portai fino sulla poppa per visitare il povero padre Savino, che pativa assaissimo inchiodato nell’ultima cella. Al ritorno mi sento chiamare: Padre, padre. Vado dietro alla voce, e trovo nella sala maggiore del bastimento un cinque o sei uomini afferrati al tavolo, per non cadere, pallidi sparuti, ripieni di un panico indescrivibile. Padre, prese a dire uno, ci dica una messa subito, che l’affare è disperato. - Mi burlate: le messe a quest’ora! Alle tre dopo mezzo giorno! e con che cosa, mentre non abbiamo l’occorrente con noi? E poi con questo ballo del bastimento...! Oh se lei vuole, può,... insomma ce {125 [215]} la dica, ci faccia questo piacere! - Ed io dovetti spendere un cinque minuti a dimostrar loro che non si poteva dire la messa. Li esortai invece a domandar perdono di cuore a Dio dei peccati commessi ed a confessarsi. Furono fortunati di poterlo fare, sebbène a grande stento. Dopo li ho confortati dicendo: “Coraggio, abbiamo già messo negli impegni la Vergine SS. Ausiliatrice; pregatela pure voi. Ella ci ha da salvare, Ella farà da nocchiero, e ci ricondurrà al porto.” Vuol sapere, caro D. Bosco, chi erano costoro? Quei tali che prima si ridevano di religione. - E chi colui che più importunava perchè si dicesse la messa? - Il medesimo che giorni prima amava meglio la legge dei Turchi! Ah qui vi soglio amici miei! Al tu autem io verrò a ricevere i vostri consigli, non quando siete lungi dal pericolo!

            Venne intanto la notte del mercoledì, la quale fu veramente una notte d’inferno, di nuovo le scosse, le agitazioni della nave in modo ondulatorio {126 [216]} e sussùltorio quasi repentino, di nuovo le grida e le suppliche generali di tutti quegli infelici. Il mio letticciolo rovinò sopra il povero D. Espinosa che anche in quello stato ebbe l’umore di gridar: oh i soma bin montà. Fu un momento verso mezza notte in cui noi ci credemmo già sprofondati e già ci eravamo raccomandata l’anima. Col pensiero di trovarmi agli ultimi momenti feci a Dio l’offerta di mia vita con queste parole: Voi, o Signore del cielo e della terra, Voi salvate l’anima mia. Questo mio corpo sia un sacrificio per la Congregazione Salesiana, pei Cooperatori, pei nostri amici; parenti e benefattori. Maria Auxilium Cristianorum, ora prò nobis. Ma la notte passò senza altro incidente. Intanto un altro timone era stato, preparato, e già l’onda che continuava a flagellare orribilmente l’aveva tornato a rompere.

            Ma il tempo della prova era presso a finire, e la Vergine Ausiliatrice stava per dimostrarci un altra volta, che non indarno l’avevamo invocata. Il {127 [217]} giorno veniente in sul mattino ecco un sole splendidissimo rifulgere sull’orizzonte; ecco la calma del mare e la speranza nel cuore di tutti. Un quarto timone fatto di travicelli uniti con ferri e cavicchi fu ben presto, allestito. Poggiato sulla poppa, e legato ben bene al bastimento con forti catene e freni, cominciò ad essere manovrato da molti marinai insieme, e poco per volta il bastimento prese ad incamminarsi verso Buenos-Ayres. Non si andò a Baia; perchè non si poteva più continuare il viaggio in mare stretto con un bastimento in quello stato, e poi, non meno del timone, eran pur rotti gli stomachi di ognuno di noi.... Si viaggiò il giovedì, il venerdì ed il sabbato a notte ci trovammo davanti ai porto di Buenos-Ayres, compiendosi cosi la grazia straordinaria che noi avevamo domandato alla Vergine SS. Ausiliatrice, la quale nel primo sabbato ci tolse dall’arena, nel secondo ci ricondusse in porto. - Or caro D. Bosco, ella ci domanderà: gli altri passeggieri riconobbero {128 [218]} in questo fatto la stessa grazia? Ho la consolazione di poterle dire che tutti, nessuno eccettuato, riconobbero l’intervento del braccio di Dio in questo accidente così spaventoso, tutti si erano aspettata la morte ed il capo macchinista, che fu quello che compose il timone di salvazione, disse chiaro che nessun bastimento, neppur quelli che vengono d’Europa sebbene più grandi e più forti del Santa Rosa, avrebbe potuto salvarsi e non affondare in simile caso. Quindi è che dal Capitano all’ultimo dell’equipaggio e tutti i passeggieri colle loro rispettive famiglie al domani dell’arrivo si radunarono in chiesa per cantare il Te Deum, è ad udire una messa di ringraziamento pel favore ricevuto. La funzione riuscì commovente, e molti piangevano di consolazione.

            Cosi, carissimo D. Bosco, un viaggio che doveva durar solo tre giorni ne durò tredici, e non fu punto finito. Monsignor Arcivescovo, a cui appena arrivati abbiamo fatta visita, ci disse: Riferite il tutto al earo D. Bosco, e {129 [219]} ditegli che è segno evidente avere Iddio i suoi interessi in quelle opere, cui il demonio tanto accanitamente combatte; quindi che voi, passato questo inverno, tornerete, se non per mare, per terra, e all’inferno non la daremo vinta.

            Adesso, caro D. Bosco, che le ho espressi i sentimenti di Mons. Arcivescovo, mi permetta che prima di finire le esprima i miei: Questo primo tentativo delle tanto sospirate missioni ai selvaggi andò fallito.... Sarà forse perchè quei poverini ne sono indegni? Non lo credo, anzi.... Ne saremo indegni noi? Non lo vorrei credere pur anche, se considero che Dio si serve sempre dei mezzi più deboli e dispregevoli per operare le sue meraviglie... L’avrà vinto il demonio? Non già fu anzi scornato, e continua a digrignare i denti sotto i pie della gran Vergine Celeste, e noi torneremo più coraggiosi all’assalto fra breve. Finora non ci eravamo forse preparati abbastanza per fare il primo passo; ma mentre si faranno i materiali preparativi {130 [220]} per un’altra spedizione, noi pure ci prepareremo colla preghiera, colla pratica della carità e dell’umiltà, ravvivando ognor più la nostra fiducia nella potenza di Colei, che da per tutto proclamiamo stella del mare, aiuto dei Cristiani. Preghi per noi, carissimo D. Bosco, perche possiamo mettere in pratica i propositi fatti davanti alla morte, perchè possiamo sempre amare e fare amare la cara Vergine Maria, nostra Madre e Salvatrice. Oh quanto è buona Maria! Lo dico a tutti e lo dirò fino a stancarli. Finisco col raccomandarci eziandio alle preghiere di tutti i Cooperatori Salesiani, di tutti i nostri confratelli, consorelle, parenti ed amici. Dimandiamo unanimi una cosa sola, poter andare presto nella Patagonia a salvare innumerevoli anime.

 

Suo aff.mo Figlio in G. Cristo

D. GIACOMO COSTAMAGNA {131 [221]}

 

 

Una grazia che molti non ebbero, ed alla quale, molti di coloro che l’ebbero, non badarono.

 

Spesso commosso io medito

            Le gioie e i cari incanti,

            Di un tempo in cui l’ingenua

            Mia voce i primi canti

            Scioglieva, e ad ineffabili

            Speranze apriva il cor.

Ah no: que' dì non sparvero

            D’ogni letizia pieni,

            Quando una voce mistica

            Dal ciel diceami: vieni;

            Ne' suoi possessi il termine

            Pose per te il Signor.

O cari istanti! o palpiti,

            Che non comprende il mondo,

            Che mi salvar dal vortice

            Di Babilonia immondo,

            Voi foste l’incrollabile

            Sostegno alla mia fè. {132 [222]}

Ma chi di fiori sparsemi

            Di vita i miei primi anni,

            Chi mi difese, e incolume

            Mi trasse dagli inganni,

            Che ognor tendeva Satana

            All’inesperto piè?

Ben lo rammento, o Vergine

            Madre, del ciel Regina,

            Cui reverente estatico

            L’orbe universo inchina,

            Cui d’alma grata un cantico

            Novello scioglierò.

Allor che vidi splendere

            La prima volta il giorno,

            Sotto muliebri spoglie,

            Alla mia cuna intorno,

            Vidi vegliare un angelo,

            Che in volto mi baciò.

Mia. madre! Inestimabile

            D’ogni virtù tesoro.

            Scelta dei casti spiriti

            Tra il più fiammante coro,

            Fu il tuo primiero ausilio,

            La prima grazia fu.

Il nome tuo ripetere

            Mi fece inconscio ancora,

            Quel nome che l’empireo. {133 [223]}

            Qual musica innamora,

            Che primo emise il pargolo,

            Tuo santo, il buon Gesù.

E quando i passi muovere

            Potei, la mamma mia

            Innanzi alla tua immagine

            Guidavami: È Maria,

            Dicea commossa; Pregala,

            Sii buono e t’amerà.

Ed io giungea le piccole

            Mie mani, e il guardo fiso

            Tenea su quell’effigie:

            Uu celestial sorriso

            Sembrava al mio rispondere

            Omaggio di pietà.

E dell’accesa lampada

            Rammento la fiammella.

            Della mia fede simbolo,

            Allor sì viva e bella!

            Non cadrà mai dall’anima

            Quel vivido splendor.

E se l’altar domestico

            Per me di faci tante

            A te splendeva, o Vergine

            Del Santo Amore, innante,

            E' di mia madre merito

            Che m’informava il cuor. {134 [224]}

I serti non dimentico

            Di rose e di viole,

            Delle campane il giubilò

            Al sorgere del sole,

            Delle campane il flebile

            Suono al cader del dì.

La mamma allor chiamavami,

            Ed ave a te dicea,

            Ave Maria prostrandomi

            Con gaudio ripetea,

            Quell’ave che degli esuli

            La redenzion compì.

Oh quante volte al tacito

            Morir del giorno, all’ara

            La vidi innante supplice,

            E sulla faccia ca' ra

            Sorpresi il pianto scorrere,

            E non sapea perchè?

E, madre mia, non piangere

            Io le dicea piangendo,

            Ed essa al sen stringendomi

            Andava ripetendo:

            Perchè ti salvi, o figlio,

            Prego Maria per te!

Un dì per mano trassemi

            Al tempio tuo, Maria,

            E un aureo cuor porgendomi, {135 [225]}

            Ponlo sull’ara e sia,

            Mi disse, un pegno stabile

            Che le sarai fedel.

E allor che in mezzo al turbine

            Andrai del secol rio,

            Il cuore tuo, rammentalo,

            Lo consacrasti a Dio;

            Tu di Maria sei figlio,

            Maria ti attende in ciel.

Gli sguardi suoi sì teneri,

            Quell’ispirato accento.

            Innanzi ancor mi brillano,

            Dentro dell’alma io sento,

            E furo il mio presidio

            Pel lubrico sentier.

Ed io promisi, e memore

            Del suo materno detto,

            A mille doppi crescere

            Sentii l’amor nel petto,

            Che a te portava, o Vergine,

            Negli anni miei premier.

Del dono inestimabile

            Di santa genitrice

            A te sien dunque grazie!

            Essa fu allor felice,

            Quando mi vede fervido

            Sol per la tua beltà. {136 [226]}

Tu se' degli anni teneri

            La dolce ricordanza,

            Negli anni che m’attendono

            Tu sè la mia speranza,

            Tu sè l’amore il gaudio

            Di mia presente età.

E quando giunto il termine

            Vedrò della mia vita,

            Se mi turbasse un lugubre

            Pensier la dipartita,

            La cetra colle gelide

            Mie dita toccherò.

E il nome tuo dolcissimo

            Invocherò Maria!

            E allor dal ciel rispondermi

            Udrò la mamma mia,

            E insiem con lei fra gli Angeli

            Ai piedi tuoi verrò.

 

G.B.L. {137 [227]}

 

 

Benedizione di Maria Ausiliatrice

 

            Nella Chiesa eretta in Torino sotto al titolo di Maria Ausiliatrice cresce ogni giorno più il concorso dei fedeli, non invano chiedendo sollievo e conforto nei vari bisogni ed afflizioni della vita.

            Uno formola di benedizione era già piamente usata nella Chiesa stessa, ma il sacerdote Bosco, desiderando che ogni cosa si praticasse secondo, i riti e l’approvazione della Santa Sede, espose tale formola alla Sacra Congregazione dei Riti, che, esaminatala attentamente, parola per parola, a nome di S. Santità Leone XIII l’approvò nel modo seguente:

 

FORMULA

            Benedictionis in honorem et cum invocatione Beatae Mariae Virginis sub titulo Auxilium Christianorum.

            Sacerdos super pelliceo ac stola indutus, dicit:

            Y. Adiutorum nostrum in nomine Domini.

            R). Qui fecit coelum et terram.

                        Ave Maria, ecc.

            Sub tuum praesidium confugimus, Sancta Dei Genitrix, nostras deprecationes no despicias in necessitatibus nostris; sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

            Y. Maria, auxilium christianorum,

            R.) Ora pro nobis. {138 [228]}

            Y. Domine, exaudi orationem meam.

            R). Et clamor meus ad te veniat.

            Y. Dominus vobiscum,

            R.) Et cum spiritu tuo.

 

Oremus.

            Omnipotens, sempiterne Deus, qui gloriosae Virginis Matris Mariae corpus et animam, ut dignum Filii tui habitaculum effici mereretur, Spiritu Sancto cooperante, praeparasti; da, ut cuius commemoratione laetamur, eius pia intercessione ab instantibus malis et a morte perpetua liberemur

            Per eundem Christum Dominum nostrum.

            R.} Amen.

            Et personam benedicendam aspergit aqua benedicta.

TAURINEN.

 

            Sacra Rituum Congregatici, utendo facultatibus sibi specialiter a Sanctissimo Domino Nostro Leone Papa XIII tributis, ad enixas preces rev. Domini Ioannis Bosco, rectoris ecclesiae ac sodalitatis Beatae Mariae Virginis sub titulo Auxilium Christianorum in civitate Taurinensi, suprascriptam benedictionis formulam, ante a se rite revisam, approbavit, atque in usum praefatae ecclesiae et sodalitatis benigne concessit. - Die 18 maii 1878.

 

Fr. Th. M. Card. MARTINELLI,

S. fi. C. Praef.

PLAC RALLI, S. R. C. secr. {139 [229]}

 

                        Visto nulla osta.

Rett. VINCENZO PERSOGLIO Rev. Eccl.

            Visto. Si permette la stampa.

                        Genova, 13 Marzo 1879.

MICHELE C. COLLA Vic. Gen. {140 [230]}

 

 

Indice

 

Protesta dell’Autore

Pag 2

Prefazione

3

I Vendita contrastata di un terreno

9

II Raccolto abbondante di bozzoli da seta

11

III Un giovane esentato dal servizio militare

13

IV Moribondo guarito

16

V Guarigione da un colpo di apoplessia

17

VI Fanciullo guarito dal male d’occhi

18

VII Guarigione dal vaiuolo

21

VIII Guarigione dall’asma

23

IX Fanciullo liberato dalla febbre tifoidea

24 {141 [231]}

X Paralitica risanata e fanciullo corretto

Pag 25

XI La concordia rientrata in famiglia

28

XII Guarigione di un male alla gamba

29

XIII Guarigione da una paralisi ostinata

31

XIV Un fanciullo salvo in una caduta mortale

33

XV Conversione

34

XVI Sanità ridonata ad una bambina

38

XVII Guarigione da grave malattia

40

XVIII Maria aiuto di un sacerdote

43

XIX Guarigione di una infiammazione di ventricolo

44

XX Vigneti preservati dalla grandine

47

XXI Guarigione spirituale

48

XXII Maria Madre dei Ministri del Signore

50

XXIII Appartamento appigionato dopo un ricorso a Maria

52

XXIV Guarigione dalla Tenia

56

XXV Un prigioniero liberato

ivi

XXVI Un infermo dichiarato incurabile dai medici e guarito da Maria

63

XXVII Maria SS guarisce una bambina

65

XXVIII Guarigione dalla paralisi alle gambe

66 {142 [232]}

XXIX Guarigione da una sciatica ostinata

Pag 68

XXX Guarigione di malori dichiarati incurabili

71

XXXI Effetti di una novena in onore della Madonna

73

XXXII Fanciullo risanato da scrofole

75

XXXIII Da morte a vita

77

XXXIV Dacci il pane quotidiano

82

XXXV Vista conservata ad un bambino

83

XXXVI Figlio ricondotto a migliori sentimenti

85

XXXVII Guarigione da una fistola all’occhio

87

XXXVIII Chierico salvato dalla leva

88

XXXIX Due maestre ritrovano le patenti perdute

90

XL Chi domanda ottiene

92

XLI Guarigione dal mal di stomaco

95

XLII Sanità restituita

96

XLIII Come Maria SS Ausiliatrice ripaghi in morte i suoi divoti

98

XLIV Vigna liberata dai bruchi

102

XLV Guarigione di una gastrica verminosa

103

XLV Un giovine risanato dalla pazzia

104

XLVII Guarigione da una risipola

105 {143 [233]}

XLVIII Guarigione dalla febbre tifoidea

Pag 106

XLIX Altra guarigione sorprendente

107

L Sanità riacquistata per il consiglio di un buon amico

109

LI E fece udire i sordi

110

LII Orribile burrasca

112

LIII Una grazia che molti non ebbero, ed alla quale, molti di coloro che l’ebbero, non badarono

132

Benedizione di Maria Ausiliatrice

138

{144 [234]}

{145 [235]}

{146 [236]}

 




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