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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

IL GIOVANE PROVVEDUTO PER LA PRATICA DE SUOI DOVERI NEGLI ESERCIZI DI CRISTIANA PIETÀ

 

per la recita dell'Uffizio della B. Vergine, dei Vespri di tutto l'anno e dell'Uffizio dei morti coll'aggiunta DI UNA SCELTA DI LAUDI SACRE

pel Sacerdote BOSCO GIOVANNI

 

 

Edizione quarantesima seconda

 

 

TORINO,

TIPOGRAFIA E LIBRERIA DELL' ORATORIO DI 8. FRANCESCO DI SALES

1875 {3 [3]}

 

L'editore intende godere dei privilegi conceduti dalle vigenti leggi. {4 [4]}

 

 

[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente]

 

 

 

 

INDEX

 

Alla Gioventù  3

Parte prima. Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso. 3

Articolo I. Conoscenza di Dio. 4

Articolo II. I giovanetti sono grandemente amati da Dio. 4

Articolo III. La salvezza di un giovanetto dipende ordinariamente dal tempo della gioventù. 4

Articolo IV. La prima virtù di un giovane è l'ubbidienza a' propri genitori. 5

Articolo V. Del rispetto che devesi alle chiese ed alle cose di religione. 6

Articolo VI. Lettura e parola di Dio. 6

Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù. 7

Articolo I. Fuga dell' ozio. 7

Articolo II. Fuga dei cattivi compagni. 8

Articolo III. Evitare i cattivi disporsi. 8

Articolo IV. Evitare lo scandalo. 9

Articolo V. Modo di portarsi nelle tentazioni. 10

Articolo VI Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù. 10

Articolo VII. Avvertimenti pei giovanti ascritti a qualche Congregazione o a qualche Oratorio. 11

Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana. 11

Considerazione prima. Per la Domenica. Fine dell'uomo. 11

Lunedì. Sul peccato mortale. 12

Martedì. La morte. 13

Mercoledì. Il giudizio. 14

Giovedì. Dell' Inferno. 15

Venerdì. Dell'eternità delle pene. 16

Sabato. Del Paradiso. 17

Divozione a Maria SS  18

Le sei domeniche e la Novena di s. Luigi Gonzaga. 19

S. Luigi 19

Domenica prima. Per la Novena. Giorno primo. S. Luigi piange i suoi peccati. 22

Domenica seconda. Giorno secondo. Penitenze di s. Luigi. 23

Domenica terza. Giorno terzo. S. Luigi modello nella virtù della purità. 23

Domenica quarta. Giorno quarto. S. Luigi staccato davi beni della terra. 24

Domenica quinta. Giorno Quinto. Carità di s. Luigi verso del prossimo. 25

Domenica sesta. Giorno sesto. Amor di S. Luigi verso Dio. 26

Tre considerazioni. Che valgono a compiere l'esercizio dei neve giorni per la novena di s. Luigi. 26

Settimo giorno. S. Luigi si diede per tempo a Dio. 26

Ottavo giorno. S. Luigi modello nella preghiera. 27

Nono giorno. Preziosa morte di S. Luigi. 28

Festa di s. Luigi. Gloria di s. Luigi in cielo. 28

Parte seconda. Esercizi particolari di cristiana pietà. 30

Preghiere del mattino e della sera. 30

Maniera per assistere con frutto alla s. Messa  33

Del sacramento della confessione  37

Disposizioni necessarie per fare una buona confessione. 37

Modo pratico per accostarsi degnamente al sacramento della confessione. 38

Dopo la confessione. 40

Apparecchio alla santa Comunione. 41

Comunione frequente. 41

Orazione preparatoria alla s. Comunione. 42

Atti da farsi prima della comunione. 42

Dopo la comunione. 43

Altra preghiera. 44

Visita al santissimo Sacramento ed a Maria santissima. 44

Atti da farsi nel visitare il ss. Sacramento. 44

Corona al sacro Cuore di Gesù. 45

Orazione al sacratissimo cuore di Maria. 46

Rosario di Maria Vergine. 46

Maniera pratica per recitare il-Rosario di Maria SS. 47

Litanie della s. Vergine. 48

Corona di Maria Addolorata. 49

Litanie della S. Vergine abbolorata. 52

Ce sette allegrezze che gode Maria in Cielo. 53

Orazione alla beatissima Vergine. 54

Esercizio di divozione al s. Angelo Custode. 54

Breve modo di praticare la Via Crucis. 55

Preghiera per conoscere la propria vocazione. 61

Preghiera di Benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grana di ma morire di aorte laprouiu. 61

Preghiera per la buona morte. 61

Orazione per le anime del Purgatorio. 63

Divozione a s. Giuseppe. 63

Preghiera a s. Giuseppe per ottenere la s. Virtù della purità  64

Preghiera per impetrare una buona morte. 64

Indice  64

 


Alla Gioventù

 

            Due sono gli inganni principali, con cui il demonio suole allontanare i giovani dalla virtù. Il primo é far loro venire in mente che il servire al Signore consista in una vita malinconica e lontana da ogni divertimento e piacere. Non e' così, cari giovani. Io voglio insegnarvi un modo di vita cristiana, che vi possa nel tempo stesso rendere allegri, contenti e additarvi quali siano i veri divertimenti e i veri piaceri, talché voi possiate dire col santo profeta Davidde Serviamo al Signore in santa allegria: Servite Domino in laetitia. Tale appunto é lo scopo di questo libretto, servire al Signore e stare allegri. {5 [5]}

            L' altro inganno é la speranza di una lunga vita, di convertirvi poi nella vecchiaia od in, punto di morte. Badate bene, miei figliuoli, che molti furono in simile guisa ingannati. Chi ci assicura di venir vecchi? Uopo sarebbe patteggiare colla morte che ci aspetti fino a quel tempo: ma vita e morte sono nelle mani del Signore, il quale pud disporne come a lui piace.

            Che se Iddio vi concedesse lunga vita, udite il grande avviso che egli vi dà: Quella strada che l'uomo comincia in gioventù, si continua nella vecchiaia fino alla morte Adolescens iuxta viam suam etiam cum senuerit non recedet ab ea. E vuol dire: se noi cominciamo una buona vita ora che siamo giovani, buoni saremo negli anni avanzati, buona la nostra morte e principio di un' eterna felicità. Al contrario se i vizi prenderanno possesso di noi in gioventù, per lo più continueranno in ogni età nostra fino alla morte, caparra troppo funesta di una infelicissima eternità. Acciocchè questa disgrazia a voi non accada, vi presento un metodo di vivere breve e facile, ma sufficiente perchè possiate diventare la consolazione dei vostri parenti, l'onore della patria, buoni cittadini in terra per essere poi un giorno fortunati abitatori del cielo.

            Questa operetta è divisa in tre partì. Nella {6 [6]} prima voi troverete le cose principali ohe dovete operare e quanto dovete fuggire per vivere da buoni cristiani. Nella seconda si raccolgono parecchie pratiche divote, come soglionsi usare nelle parochie e nelle case di educazione. Nell'ultima si contiene l'uffizio della B. V., i vespri dell'anno e l'uffizio de’morti. In fine troverete un dialogo intorno ai fondamenti della nostra santa cattolica religione secondo i bisogni del tempo coll'aggiunta di una scelta di canzoncine spirituali.

            Miei cari, io vi amo di tutto cuore, e basta che siate giovani perche' io vi ami assai. Nel vostro cuore voi conservate il tesoro della virtù, il quale possedendo, avete tutto; perdendolo, voi divenite i più poveri e sventurati del mondo.

            Il Signore sia sempre con voi, e faccia che praticando questi. pochi suggerimenti possiate giugnere a salvamento dell'anima vostra, e cori accrescere la gloria di Dio unico scopo di questo libretto.

            Il cielo vi conceda lunghi anni di vita felice, e il santo timor di Dio sia ognora quella grande ricchezza, che vi colmi di celesti favori nel tempo e nell'eternità. {7 [7]}

 

                                                            Ah! se aggiungi à tuoi favori

                                                                        Il favor d'un tuo sorriso

                                                                        Pria che m'apri il Paradiso

                                                                        Il tuo regno in me godrò.

                                                                                                (Vedi pag. 422). {8 [8]}

 

 

Parte prima. Cose necessarie ad un giovane per diventar virtuoso.

 

 

Articolo I. Conoscenza di Dio.

 

            Alzate gli occhi, o figliuoli miei, ed osservate quanto esiste nel cielo e nella terra. Il sole, la luna, le stelle, l'aria, l'acqua, il fuoco sono tutte,cose che un tempo non esistevano. Dio colla sua onnipotenza le trasse dal niente e le creò, motivo per cui si nomina Creatore.

            Questo Dio, che sempre fu e sempre sari, dopo di aver creato le cose che nel cielo e nella terra si contengono, diede esistenza all'uomo, il quale di tutte le creature visibili è la più perfetta. Onde i nostri occhi, i piedi, la bocca, la lingua le orecchie, le mani sono tutti doni del Signore.

            L'uomo è distinto fra tutti gli altri animali specialmente perchè è fornito di un'anima, la {9 [9]} quale pensa, ragiona e conosce ciò che è bene e ciò che è male. Quest anima essendo un puro spirito non può morire col corpo, ma quando esso sarà portato al sepolcro, quella andrà a cominciare un'altra vita che non finirà più. Se fece bene, sarà sempre beata con Dio in Paradiso, dove godrà tutti i beni in eterno; se operò male, verrà punita con un terribile castigo nell'inferno, dove patirà per sempre ogni sorta di pene.

            Badate per altro, o miei figliuoli, che voi siete tutti creati pel Paradiso, e Iddio qual padre amoroso prova grande dispiacere quando è costretto a condannare qualcheduno all'inferno.

            Oh! quanto mai il Signore vi ama e desidera che voi facciate buone opere per rendervi poi partecipi di quella grande felicità che a tutti tiene preparata in eterno in Cielo.

 

 

Articolo II. I giovanetti sono grandemente amati da Dio.

 

            Persuasi, cari giovani, che noi siamo tutti creati pei Paradiso, dobbiamo indirizzare ogni nostra azione a questo gran fine. A questo deve muoverci il premio che Dio ci propone, il castigo che ci minaccia, ma assai più deve spingerci ad amarlo e servirlo il grande amore che ci porta. Imperciocchò quantunque egli ami tutti gli uomini, come opera delle sue mani, tuttavia porta una particolare affezione ai giovanetti, perciò egli prova grandi delizie quando dimora coi giovanetti. Deliciae meae esse cum fliis hominum. {10 [10]} Egli vi ama perché siete ancora in tempo a fare molte opere buone; vi ama perchè siete in una età semplice, umile, innocente, ed in generale non ancora divenuta preda infelice del nemico infernale.

            Simili segni di speciale benevolenza diede il Salvatore. Esso assicura elle considera come fatti a sè stesso tutti i benefizi fatti a' fanciulli. Minaccia terribilmente coloro che con parole o con fatti vi danno scandalo. Ecco le parole sue: «Se qualcheduno scandalizzerà uno di questi parvoli che credono in me, per lui meglio sarebbe che si ponesse una macina al collo e fosse gettato nel profondo del mare.» Gradiva elle i fanciulli lo seguissero, li chiamava a sè li abbracciava e dava loro la sua santa benedizione. Lasciate, egli diceva, lasciate, che i fanciulli vengano a me: Sinite parvulos venire ad me, facendo così ad evidenza conoscere come voi, o giovani, siete la delizia del suo cuore.

            Posto che il Signore tanto vi ami nell'età in cui vi trovate, quale non dev'essere il vostro fermo proposito per corrispondergli, far tutte quelle cose che gli possono piacere, evitando quelle che lo potrebbero disgustare!

 

 

Articolo III. La salvezza di un giovanetto dipende ordinariamente dal tempo della gioventù.

 

            Due sono i luoghi che nell'altra vita stanno a noi preparati. Un inferno pei cattivi, dove si patisce ogni male; il Paradiso pei buoni, ove si godono tutti i beni. Ma il Signore vi fa sapere {11 [11]} che se voi comincierete ad esser buoni in gioventù, tali sarete nel resto della vita, la quale sarà coronata con una felicità di gloria. Al contrario la mala vita cominciata in gioventù troppo facilmente continuerà fino alla morte, e vi condurrà inevitabilmente all'inferno.

            Perciò se voi vedete uomini avanzati negli anni, dati al' vizio dell'ubbriachezza, del giuoco, della bestemmia, per lo più potete dire: Questi vizi cominciarono in gioventù: Adolescens juxta oiasn suam, etiam cum senuerit, non recedet ab ea. Ah! figliuolo, dice Iddio, ricordati del tuo Creatore nel tempo di tua gioventù. Altrove dichiara beato quell'uomo che dalla sua adolescenza avrà cominciato ad osservare i suoi comandaménti. Beatus homo cum portaverit jugum ab adolescentia sua. Questa verità fu conosciuta dai santi, specialmente da s. Rosa di Lima e da s. Luigi Gonzaga, i quali, avendo cominciato fin da cinque anni a servire fervorosamente il Signore, fatti adulti non trovavano più gusto se non per le cose che riguardavano Dio; e così divennero grandi santi. Lo stesso diciamo del figliuolo di Tobia, il quale ancor molto giovane era già ubbidiente, sommesso in tutto alla volontà de’suoi genitori. Essi morirono ed egli continuò a vivere virtuosamente fino alla morte.

            Ma, taluni diranno, se cominciamo al presente a servire il Signore, diventiamo malinconici. Vi rispondo che ciò non è vero. Sarà malinconico colui che serve il demonio, il quale, comunque si sforzi per mostrarsi contento, tuttavia avrà sempre il cuor che piange, dicendogli: Tu sei infelice, perché nemico dei tuo Dio. Chi più affabile {12 [12]} e più gioviale di s. Luigi Gonzaga? Chi più lepido e più allegro di s. Filippo Neri? Nondimeno la loro vita fu una continua pratica di ogni virtù.

            Coraggio adunque, miei cari, datevi per tempo alla virtù, e vi assicuro, che avrete sempre il cuore allegro e contento, e conoscerete quanto sia cosa dolce e soave servire al Signore.

 

 

Articolo IV. La prima virtù di un giovane è l'ubbidienza a' propri genitori.

 

            Siccome una tenera pianta, sebbene posta in buon terreno dentro un giardino, tuttavia prende cattiva piega e finisce male, se non è coltivata, o per dir così guidata fino a certa grossezza; così voi, miei cari giovani, piegherete sicuramente al male se non vi lasciate guidare da chi ha cura d'indirizzarvi. Questa guida voi l'avete nelle persone de' vostri genitori e di quelli che ne fanno le veci, cui dovete esattamente ubbidire. Onora tuo padre e tua madre, e avrai lunga vita sopra la terra, dice il Signore. Ma in che cosa consiste quest'onore? Consiste nell'ubbidienza, nel rispetto e nello assisterli. Nell'ubbidienza; e perciò quando vi comandano qualche cosa, fatela prontamente senza mostrarvi ritrosi, e guardatevi dall'essere di què tali che alzano le spalle, crollano il capo, e quello che è peggio rispondono insolenze. Costoro fanno grande ingiuria a' loro genitori e a Dio medesimo, il quale per loro mezzo vi comanda questa o quell'altra cosa. Il nostro Salvatore quantunque onnipotente {13 [13]} per insegnarci ad ubbidire fu in tutto sottomesso alla B. V. ed a e. Giuseppe, esercitando l'umile mestiere di artigiano: Et erat subditus ibis. Per ubbidire poi al suo Padre celeste morì spasimando in,croce: Factus obediens usque ad mortem.

            Dovete altresì portare grande rispetto al padre ed alla madre. Laonde guardatevi dall'intraprendere cosa alcuna senza loro permesso, o mostrarvi impazienti in loro presenza o scoprirne i difetti. S. Luigi non intraprendeva cosa alcuna senza licenza e non essendovi altri la chiedeva a: suoi medesimi servitori.

            Il giovine Luigi Comollo fu un giorno costretto a star lontano da suoi genitori più che non gli avevano dato permesso. Ma giunto a casa piangendo chiese umilmente perdono della disubbidienza suo malgrado commessa.

            Devesi eziandio prestare assistenza a' genitori nè loro bisogni, sia per quei servigi domestici, di cui siete capaci, e molto più consegnando loro ogni danaro, regalo, roba che vi possa venire fra le mani, e farne quell'uso che dà medesimi verrà suggerito. È altresì stretto dovere di un giovane cristiano di pregare mattino e sera pe' suoi genitori, affinché Dio loro conceda ogni bene spirituale e temporale.

            Quanto dico circa i vostri genitori s'intende di ogni vostro superiore ecclesiastico o secolare, come altresì de’vostri maestri, dai quali parimenti riceverete volentieri con umiltà e rispetto gl'insegnamenti, i consigli, le correzioni, sia per chè ogni loro comando è indirizzato a vostro maggior vantaggio, sia perchè l'ubbidienza prestata {14 [14]} ai superiori è come prestata a G. C., e a Maria SS.

            Due cose con tutto il cuore vi raccomando. La prima che siate sinceri c& vostri maggiori, non coprendo con finzioni i vostri mancamenti, molto meno negandoli. Dite sempre con franchezza la verità, perciocchè le bugie ci rendono figli del demonio principe della menzogna, e fanno sì che, conosciuta la verità, voi sarete reputati menzogneri, disonorati presso i vostri superiori e presso i compagni. In secondo luogo vi raccomando di fare che i consigli e gli avvertimenti dei vostri superiori siano regola del vostro vivere e del vostro operare. Beati voi, se così farete; i vostri giorni saranno felici, ogni vostra azione sarà sempre bene ordinata e di comune edificazione. Perciò conchiudo con dirvi: Datemi un giovanetto ubbidiente e si farà santo. Al contrario egli è per una strada che lo conduce alla perdita di ogni virtù.

 

 

Articolo V. Del rispetto che devesi alle chiese ed alle cose di religione.

 

            L'ubbidienza ed il rispetto ai superiori vuole essere congiunto col rispetto alle chiese e a tutte le altre cose di religione. Siamo cristiani, perciò dobbiamo venerare tutto quello che riguarda a questo stato, e specialmente la chiesa, che è denominata tempio del Signore, luogo di santità, casa di orazione. Qualunque cosa noi dimandiamo a Dio in chiesa la otterremo: In {15 [15]} sa omnia qui petit accipit. Ah miei cari figliuoli che grande piacere recate a Gesù Cristo, che buon esempio date al popolo, standovi con divozione e raccoglimento! Quando a. Luigi andava in chiesa, la gente correva per osservarlo. e tutti erano edificati dalla sua modestia e dal suo contegno. Giunti che sarete in chiesa senza correre o fare strepito prendete l'acqua benedetta e postivi ginocchioni adorate la SS. Trinità con tre Gloria Patri.

            In caso che non sia ancor tempo delle sacre funzioni, potete recitare le sette allegrezze di Maria o fare qualche altro esercizio di pietà. Guardatevi poi dal ridere in chiesa, o dal parlare senza necessità, perché basta una parola od un sorriso per dare scandalo e disturbare quelli che assistono alle sacre funzioni. S. Stanislao Kostka stava in chiesa con tanta divozione, che più volte non udiva le chiamate, nè sentiva le spinte, colle quali i suoi servitori lo avvertivano di recarsi a casa.

            Vi raccomando poi un sommo rispetto ai sacerdoti ed ai religiosi. Perciò ricevete con venerazione quegli avvisi che vi danno; scopritevi il capo in segno di riverenza quando parlate con essi o li riscontrate per istrada. Guardatevi principalmente dal disprezzarli o con fatti o con parole. Alcuni giovanetti avendo deriso il profeta Eliseo con soprannomi, Iddio li castigò facendo uscire alcuni orsi da una selva, i quali avventandosi copra quelli ne sbranarono quaranta. Chi non rispetta i sacri ministri deve temere gran male dal Signore. Qualora si parli di essi imitate il giovanetto Luigi Comollo, il quale soleva {16 [16]} dire: De' sacerdoti o parlar bene o tacere affatto. Vi debbo altresì avvertire di non avere rossore di comparire cristiani anche fuori di chiesa. Per lo che quando passerete dinanzi alle chiese o a qualche immagine di Maria o di altri santi non trapassate senza scoprirvi il capo in segno di riverenza. Così vi mostrerete veri cristiani e il Signore vi colmerà di benedizioni pel buon esempio che date al prossimo.

 

 

Articolo VI. Lettura e parola di Dio.

 

            Oltre le preghiere consuete del mattino e della sera vi esorto a spendere eziandio qualche tempo a leggere qualche libro che tratti di cose spirituali, come il libro dell'imitazione di Gesù Cristo, la Filotea di s. Francesco di Sales, l'apparecchio alla morte di s. Alfonso, Gesù al Cuor del Giovane, le vite de' santi od altri simili.

            Se voi leggerete qualche tratto dei libri accennati sarà grandissimo il vantaggio che riporterete per l'anima vostra. Sarebbe poi doppio il merito avanti a Dio, se quello che leggete lo raccontaste ad altri, ovvero leggeste in loro presenza soprattutto in presenza di quelli, che non sanno leggere.

            Siccome poi il nostro corpo senza cibo diviene infermo e muore, così avviene dell'anima nostra, se non le diamo il suo cibo. Nutrimento e cibo dell'anima nostra è la parola di Dio, cioè le prediche, la spiegazione del Vangelo e il catechismo. Fatevi pertanto grande premura di portavi {17 [17]} a tempo debito alla chiesa, standovi colla massima attenzione e procurate di applicare per voi le cose opportune al vostro stato. A voi per altro importa molto che interveniate al catechismo. Nè vale il dire: Io sono già promosso assoluto per la santa comunione; poichè allora eziandio l'anima vostra abbisogna di cibo, come ne abbisogna il corpo; e se voi private l'anima vostra di questo nutrimento vi mettete a rischio di gravissimo danno spirituale.

            Guardatevi altresì da quell'inganno del demonio quando vi suggerisce: Questo fa pel mio compagno Pietro, quello conviene a Paolo. No, miei cari, il predicatore parla a voi e intende di applicare a voi le verità che espone. Altronde quello che non serve a correggervi del passato servirà a preservarvi da qualche peccato in avvenire.

            Udendo la predica procurate di tenerla a mente e lungo il giorno ed in ispecie alla sera prima di coricarvi fermatevi un tantino a riflettere sulle cose udite. Se così farete, grande vantaggio ridonderà per l’anima vostra.

            Vi raccomando di fare ogni possibile per intervenire alle vostre parochie per l'adempimento di questi vostri doveri, essendo il vostro Paroco in modo particolare. destinato da Dio ad aver aura dell'anima vostra. {18 [18]}

 

 

Cose da fuggirsi massimamente dalla gioventù.

 

Articolo I. Fuga dell' ozio.

 

            Il laccio principale che il demonio tende alla gioventù è l'ozio, sorgente funesta di tutti i vizi. Persuadetevi adunque, o miei cari, che l' uomo è nato pel lavoro e quando desiste da esso, egli è fuor del suo centro e corre grande rischio di offendere il Signore. L'ozio, dice lo Spirito Santo, è il. padre di tutti i vizi, e l'occupazione li combatte e li vince tutti. Non v'ha cosa che tormenti maggiormente i dannati nell' inferno, che l'aver passato in ozio quel tempo, che Dio aveva loro dato per salvarsi. Al contrario non v'è cosa che più consoli i beati in Paradiso, quanto il tempo impiegato per Dio che loro procacciò un bene eterno.

            Non intendo per altro che vi occupiate da mattina a sera senza verun sollievo, perciocchè io vi voglio bene e vi concedo volentieri quei divertimenti che non sono peccati. Tuttavia non posso a meno di raccomandarvi di ricrearvi di preferenza in quelle cose che, mentre servono di ricreazione, possono recarvi qualche utilità.

            Queste sono per esempio lo studio della storia, della geografia, delle arti meccaniche e liberali, {19 [19]} e di altri studi e lavori domestici, i quali ricreando possono acquistarvi cognizioni utili ed oneste e contentare i vostri superiori. Del resto potete anche divertirvi con giuochi e trattenimenti leciti, atti a darvi ricreazione. Ma non portatevi mai a questi divertimenti senza aver prima chiesta la debita licenza, e preferite quelli che ricercano destrezza del corpo, come più utili alla sanità. Lungi siano da voi certi inganni, certe frodi e destrezze di mano, bizzarrie di spirito, le quali sovente cagionano discordie e offendono i vostri compagni. Mentre state nel giuoco, nella conversazione od in altro passatempo, alzate qualche volta la mente al Signore, offerendo quegli stessi divertimenti ad onore e gloria di Lui. Interrogato una volta s. Luigi, mentre trattenevasi con altri suoi pari allegramente giuocando, che cosa fatto avrebbe se in quel punto fosse stati avvertito da un Angelo, che dopo un quarto d'ora il Signore lo avrebbe chiamato al tremendo suo giudizio; egli prontamente rispose che avrebbe seguitato il suo giuoco; perchè so di certo, soggiunse, che questi divertimenti piacciono al Signore.

            Quello poi che vi raccomando. caldamente nei passatempi e nelle ricreazioni si è di fuggire come la peste i cattivi compagni.

 

 

Articolo II. Fuga dei cattivi compagni.

 

            Vi sono tre sorta di compagni. Alcuni buoni, altri cattivi; alcuni poi non sono del tutto cattivi, ma nemmeno buoni. Co' primi potete trattenervi {20 [20]} e ne avrete vantaggio; cogli ultimi trattare quando lo richiede il bisogno senza contrarre famigliarità. I cattivi poi si devono assolutamente fuggire. Ma quali sono questi compagni cattivi? State attenti e capirete quali siano. Tutti quei giovani, i quali in vostra presenza non arrossiscono di fare discorsi osceni, proferir parole equivoche o scandalose, mormorazioni, bugie, spergiuri, imprecazioni, bestemmie, oppure cercano d'allontanarvi dalle cose di chiesa, vi consigliano a rubare, a disobbedire ai vostri genitori o a trasgredire qualche vostro dovere, tutti costoro sono compagni cattivi, ministri di satanasso, dai quali voi dovete guardarvi più che dalla peste e dal diavolo stesso. Ah miei cari, colle lacrime agli occhi io vi supplico a fuggire ed abborrire simili compagnie

            Udito ciò che dice il Signore: Chi cammina col virtuoso, sarà altresì virtuoso. L'amico degli stolti diventerà loro somigliante. Guardati dal cattivo compagno come dal morso di un serpente velenoso: tamquam a facie colubri. In somma se voi camminerete co' buoni, io vi assicuro che andrete co'buoni in Paradiso. Al contrario frequentando compagni perversi, vi pervertirete ancora voi con pericolo di perdere irreparabilmente l'anima vostra.

            Dirà taluno: Sono tanti i cattivi compagni, che si dovrebbe andar via da questo mondo per fuggirli tutti. So essere molti i cattivi compagni, ed appunto,per questo vi raccomando caldamente di fuggirli. Che se per non trattare con essi foste costretti a starvene soli, beati voi, avreste in vostra compagnia Gesù Cristo, la {21 [21]} B. Vergine, il vostro Angelo Custode. Potranno trovarsi compagni migliori di questi? Nondimeno si possono anche avere buoni compagni, e saranno quelli che frequentano i SS. Sacramenti, intervengono alle chiese e che colle parole e coll'esempio vi animano all'adempimento dei vostri doveri, vi allontanano dall'offendere il Signore. Frequentate pure costoro, e ne trarrete grande profitto. Da che il giovane Davidde cominciò a frequentare un buon compagno di nome Gionata, divennero buoni amici con reciproco vantaggio; perciocchè l'uno incoraggiava l'altro alla pratica della virtù.

 

 

Articolo III. Evitare i cattivi disporsi.

 

            Quanti giovanetti si trovano all'inferno per aver dato ascolto ai cattivi discorsi! Questa verità predicava già e. Paolo quando diceva che le cose sconce non si devon nemmeno nominare da un cristiano, perchè sono la rovina de' buoni costumi: Corrumpunt bonos mores colloquia prava. Considerate i discorsi come il cibo: sia pur buona una pietanza, ma una sola goccia di veleno cadutavi sopra basta per dar la morte a quanti ne mangiano; lo stesso fa il discorso osceno. Una parola, un gesto, uno scherzo bastano per insegnare la malizia ad uno ed anche a più compagni, i quali vissuti fino allora come innocenti agnelli per que'cattivi discorsi diventano miseri schiavi di Satanasso.

            Qualcheduno potrà dire: Conosco le funesta {22 [22]} conseguenze dei cattivi discorsi, ma come fare? Io mi trovo in una scuola, in una bottega, in un negozio, ad un lavoro dove debbo occuparmi e si fanno cattivi discorsi. Pur troppo, miei cari giovani, so che ci sono questi luoghi, perciò vi suggerisco il modo per liberarvene senza offendere il Signore. Se sono persone a voi inferiori, correggetele rigorosamente; qualora siano persone a cui non convenga fare rimprovero, fuggite, se potete, e non potendo state fermi a non prendervi parte nè con parole, nè con sorriso e nel vostro cuore dite: Gesù mio misericordia. Qualora poi malgrado queste precauzioni vi trovaste in pericolo di offendere Iddio vi darei il consiglio di s. Agostino che dice: Apprehende fugane, si vis referre victorium. Fuggi, abbandona il luogo, la scuola, il lavoro e l'officina, sopporta qualunque male del mondo piuttosto che dimorare in un luogo o trattare con persone che mettono in pericolo la salvezza dell'anima tua. Perchè, come dice il Salvatore, è meglio essere povero, disprezzato, sopportare che ci siano tagliati i piedi, mani e perfino cavati gli occhi e così andarcene al Paradiso, piuttosto che avere quanto desideriamo nel mondo e andarcene eternamente perduti. Può darsi che taluno vi metta in canzone e si beffi di voi, ma non importa. Verrà tempo, in cui il ridere ed ti burlare dei maligni si cangerà in pianto nell'inferno, ed il disprezzo dei buoni si muterà nella più consolante allegria in Paradiso: Tristitia vestra vertetur in gaudiaum. Notate per altro che stando voi fedeli al Signore, ne avverrà che quelli stesi vostri dileggiatori saranno {23 [23]} costretti a pregiare la vostra virtù, di maniera che non oseranno più molestarvi coi loro per versi ragionamenti.

            Dove si trovava san Luigi Gonzaga niuno più ardiva profferire parola meno onesta, e sopraggiungendo egli in atto che altri ne pronunziava alcuna, tosto si diceva: Zitto, c'è Luigi.

 

 

Articolo IV. Evitare lo scandalo.

 

            La parola scandalo vuol dire inciampo, e ai dice scandaloso colui che coi detti o coi fatti porge ad altri occasione di offendere Iddio. Lo scandalo è un peccato enorme, perchè ruba a Dio le anime da lui create pel Paradiso, e comprate col prezioso sangue di Gesù Cristo, e le ruba per metterle nelle mani del demonio ed avviarle all'inferno. Per la qual cosa lo scandaloso si può chiamare vero ministro di Satanasso. Quando il demonio colle sue arti non può altrimenti riuscire a fare preda di qualche giovanetto si suole servire degli scandalosi. Di quanti enormi peccati si aggravano la coscienza quei giovani, che in chiesa, nelle strade, nelle scuole, od altrove nelle loro occupazioni danno scandalo! Quante sono le Aersone, da cui sono osservati, altrettanti sono i peccati di cui si rendono colpevoli agli occhi di Dio. Che si dovrà poi dire di coloro, i quali giungono fino ad insegnare la malizia a quelli che sono ancora innocenti! Questi sciagurati odano ciò che loro dice il Salvatore. Preso egli un giorno un giovinetto per mano si volse alle turbe, che lo ascoltavano {24 [24]} e disse: «Guai a chi darà scandalo ad un fanciullo; pur troppo ci sono gli scandali nel mondo, ma guai a chi ne dà: meglio sarebbe per lui che gli si attaccasse una pietra da mulino al collo e si gettasse nel profondo del mare.» Se mai si potessero levare gli scandali dal mondo, quante anime camminerebbero pel Paradiso, e al contrario vanno eternamente perdute nell'inferno! Guardatevi pertanto da questa razza di scellerati, e fuggiteli più che il demonio medesimo. Una fanciulla tenera di età all'udire un discorso scandaloso disse a chi lo faceva: Fuggi di qui, o diavolo maledetto. Se voi, o miei cari, volete essere i veri amici di Gesù Cristo e riparare al gran male che fanno alle anime gli scandalosi, procurate di dare buon esempio. Perciò siano i vostri discorsi buoni e modesti; siate divoti in chiesa, ubbidienti e rispettosi ai vostri superiori. Oh quanti compagni v'imiteranno e cammineranno per la strada del Paradiso! E voi sarete sicuri di andarvi in loro compagnia perchè, come dice s. Agostino, colui che procura la salvezza di un'anima può fondatamente sperare di salvar la propria: Animare salvasti, animam tuam praedestinasti. Queste sono le cose principali che voi, giovani cari, dovete fuggire nel mondo: sono poche, ma bastanti perchè possiate formarvi uno stato di vita virtuosa e cristiana.

 

 

Articolo V. Modo di portarsi nelle tentazioni.

 

            Anche nella vostra tenera età il demonio vi tende lacci per rubare l'anima vostra; perciò {25 [25]} dovete star bene attenti per non cadere quand siete tentati, ossia quando il demonio vi suggerisce di fare del male. Gioverà moltissimo a preservarvi dalle tentazioni il rimanervi lontani dalle occasioni, dalle conversazioni scandalose, dai pubblici spettacoli, dove non c'è niente di bene, e per lo più s'impara sempre qualche cosa di male. Procurate di star sempre occupati, e quando non sapete che fare, adornate altarini, aggiustate immagini o quadrettini, o almeno andate a passare qualche tempo in onesto divertimento, ben inteso con licenza dei genitori. Procura, dice s. Girolamo, che il demonio non ti trovi mai disoccupato. Quando poi siete tentati, non fermatevi aspettando che il demonio prenda possesso del vostro cuore, ma fate subito qualche cosa per liberarvene, o per mezzo del lavoro, o per mezzo della preghiera. Se poi la tentazione continua, fate il segno della santa croce, baciate qualche oggetto benedetto, dicendo: Maria aiuto dei cristiani, pregate per me; oppure: Luigi santo, fate ch'io non offenda il mio Dio. Vi nomino questo santo perchè venne proposto dalla Chiesa protettore speciale e modello della gioventù. Infatti egli per vincere le tentazioni fuggiva ogni sorta di occasioni; digiunava sovente a pane ed acqua, si flagellava per modo che le vesti, le pareti ed il pavimento erano tinti del suo innocente sangue. Così ottenne Luigi una compiuta vittoria di tutte le tentazioni; così la otterrete anche voi, se procurerete d' imitarlo almeno nella mortificazione dei sensi, sopratutto nella modestia, e se vi raccomanderete di cuore a lui quando foste tentati. {26 [26]}

 

 

Articolo VI Alcune astuzie che usa il demonio per ingannare la gioventù.

 

            Il primo laccio che suole il demonio tendere per rovinare l'anima vostra è il presentarvi, come sarà mai possibile ché per quaranta, cinquanta o sessant'anni, che vi promette di vita, possiate camminare per la difficile strada della virtù sempre lontani da' piaceri.

            Quando il demonio vi suggerisce questo, voi rispondetegli: Chi mi assicura, che io giunga fino a quell'età? La mia vita è nelle mani del Signore, può essere che questo giorno sia l'ultimo di mia vita. Quanti erano ieri allegri, benestanti, spiritosi ed oggi sono condotti al sepolcro? E quando anco dovessimo faticare alcuni anni pel Signore, non sarebbero abbondantissimamente compensati da un'eternità di gloria e di piaceri nel Paradiso? Altronde noi vediamo che quelli, i quali vivono in grazia di Dio sono sempre allegri, ed anche nelle afflizioni hanno il cuor contento. Al contrario coloro che si danno ai piaceri vivono arrabbiati, e si sforzano per trovare la pace nei loro passatempi, ma sono sempre più infelici: Non est pax impiis, dice il Signore.

            Soggiungerà ancora qualcheduno: Noi siamo giovani, se ci mettiamo pensare alla eternità, all'inferno, questo ci fa divenire malinconici, anzi ci farebbe anche girar la testa. Io vi concedo che il pensiero di una eternità beata od infelice, il pensare ad un supplizio che non finirà {27 [27]} mai più, sia un pensiero tetro e spaventoso. Ma ditemi: Se ci fa girar la testa il solo pensarvi, che sarebbe l'andarvi? Meglio è pensarvi adesso per non cadervi per l'avvenire; ed è certo che, se noi ci pensiamo, ne saremo preservati. Osservate per altro che se è tristo il pensiero dell'inferno, ci colma di consolazione la speranza di un Paradiso ove si godono tutti i beni. Perciò i Santi mentre pensavano seria. mente all'eternità delle pene, vivevano in somma allegria colla ferma fiducia in Dio di evitarle, e andare un giorno al possesso dei beni infiniti che il Signore tiene preparati a chi lo, serve. Coraggio adunque, o miei cari, provate a servire il Signore, e poi vedrete quanto sarà convento il cuor vostro e nel tempo e nell'eternità.

 

 

Articolo VII. Avvertimenti pei giovanti ascritti a qualche Congregazione o a qualche Oratorio.

 

            Se avete la bella sorte di essere ascritti a qualche Congregazione od Oratorio, procurate di portarvi puntualmente e di osservare con esattezza le regole, che vi furono da' superiori spiegate. Soprattutto vi raccomando una somma riverenza ai direttori di quel luogo, procurando di chiedere sempre permissione quando dovete assentarvi. Nella chiesa state con particolare modestia e silenzio, leggendo o udendo leggere qualche libro divoto sinchè sia tempo dei divini uffizi. Allora con allegrezza di spirito e con raccoglimento cantate le lodi del Signore. Se dovete confessarvi {28 [28]} o fare la santa Comunione, procurate di farla nella Congregazione vostra o nel vostro Oratorio, perché questo contribuirà molto al buon esempio e ad, animare gli altri alla frequenza dei santi sacramenti.

            Eccettuate per altro la comunione pasquale che si deve fare alla propria parochia, anzi quando avete la comodità procurate di accostarvi a’santi sacramenti nella stessa vostra chiesa parochiale, perché là eziandio contribuite a dare buon esempio.

            Che se poi vi si presentasse nel vostro Oratorio la bella comodità della ricreazione pei giorni festivi, partecipatene volentieri guardandovi dalle risse, dal mettere soprannomi o dal non mostrarvi soddisfatti di quei divertimenti che vi sono distribuiti. Qualora poi udiste qualche cosa inconveniente a quel santo luogo, correte a darne avviso al superiore, afiinchè s'impediscano i mali che ne potrebbero derivare.

            Sarebbe cosa bellissima se i più istruiti si facessero a raccontare degli esempi agli altri.

            Siate sinceri nelle parole e guardatevi dalle bugie, perché se foste colti bugiardi, oltre l'offesa di Dio, verreste disonorati alla presenza dei vostri compagni e dei vostri superiori. Vi raccomando eziandio di avere una figliale confidenza col Direttore ricorrendo a lui quando avete qualche dubbio di coscienza. Usate altresì gran rispetto a tutti i vostri superiori, e specialmente se sono sacerdoti, all'incontro de quali cavatevi tosto il cappello. Così quando parlata con essi rispondete alle loro interrogazioni con parole umili e con sincerità. Coloro poi che sono {29 [29]} destinati a qualche uffizio di cantori, di assistenti e simili, abbiano grande emulazione di mostrarsi i più divoti e i più zelanti in tutto ciò che riguarda alle pratiche di pietà. A tutti poi raccomando somma esattezza nell'osservanza delle regole, facendo a gara ognuno per mostrarsi il più divoto, il più modesto e il più esatto negli esercizi di divozione.

 

 

Sette considerazioni per ciascun giorno della settimana.

 

            Siccome io desidero grandemente che ogni giorno facciate qualche poco di lettura spirituale, per cui non tutti potranno avere i libri convenienti, così vi presento qui sette brevi considerazioni distribuite per ciascun giorno della settimana, le quali saranno di comodità, per quelli che non possono avere libri opportuni. Postivi pertanto ginocchioni direte: - Mio Dio, mi pento con tutto il cuore di avervi offeso; fatemi la grazia di ben conoscere le verità che io sono per meditare. Vergine Maria Madre di Gesù, pregate per me.

 

 

Considerazione prima. Per la Domenica. Fine dell'uomo.

 

            Considera, o figliuolo, che questo tuo corpo, quest'anima tua ti farono dati da Dio senza alcun tuo merito creandoti a sua immagine. {30 [30]}

            Egli ti fece suo figliuolo col santo battesimo, ti amo e ti ama qual tenero padre, e l'unico dite per cui ti creò si è per essere da te amato e servito in questa vita, e renderti poi un giorno eternamente felice in Paradiso. Sicché non sei al mondo solamente per godere, per farti ricco, per mangiare, bere e dormire, come le bestie; ma il tuo fine è di gran lunga più nobile e più sublime, cioè amare e servire Dio creatore in questa vita, e con questo mezzo salvare l'anima tua. Se nel corso della vita avrai ognor presente questo gran fine, quante consolazioni proverai al punto di morte! Al contrario se non attendi a servire Dio, quanti rimorsi proverai alla fine de' tuoi dì, quando conoscerai che le ricchezze, i piaceri altro non fecero che addolorare il tuo cuore! Ti rincrescerà di aver perduto tanto tempo, senza alcun vantaggio dell'anima tua.

            Figliuol mio, guardati bene dall'esser di quei tali, che solo pensano a' piaceri, a' divertimenti e che in quell'ora estrema andranno eternamente perduti. Un segretario del re d'Inghilterra moriva dicendo: Misero me! consumai tanta carta per iscrivere lettere del mio principe, e non ne usai un foglio per notare i miei peccati e faro una buona confessione.

            Cresce poi l'importanza di questo fine, se consideri che da esso dipende la tua salvezza o la tua perdizione. Se salvi l'anima, tutto va bene, e goderai per sempre; ma se la sbagli, perderai anima e corpo, Dio e Paradiso, sarai sempre dannato. Non imitare que' miseri ingannati che vanno dicendo: Fo questo peccato, dopo mi confesserò, poichè Iddio maledice colui che pecca {31 [31]} colla speranza del perdono: Maledietus homo qui peccat in spe. Tutti quelli che sono all'inferno avevano speranza di emendarsi poi, ed ora sono eternamente perduti. Chi sa se avrai poi tempo di confessarti? Chi ti assicura che tu non muoia subito dopo il peccato, e l'anima tua non precipiti giù nell'inferno? Oltre a ciò che pazzia è mai farti una piaga colla speranza di avere un medico che ti guarisca? Dunque lascia il peccato, che è il sommo di tutti i mali, e che allontanandoti dal tuo fine ti priva di tutti i beni.

            Qui per altro voglio farti osservare un laccio terribile con cui il demonio coglie e conduce alla perdizione tanti cristiani, ed è di permettere che imparino le cose di religione, ma che non le mettano in pratica. Sanno essi di essere creati da Dio per amarlo e servirlo e intanto colle loro opera sembra che niente altro cerchino che la loro eterna rovina. Di fatto quanti noi vediamo nel mondo a pensare a tutto fuorchè a salvarsi! Se io dico ad un giovane che frequenti i Sacramenti, che faccia un po' di orazione, risponde: Ho altro a fare, ho da lavorare, ho da divertirmi. Oh infelice! e non hai l'anima? Perciò tu, o giovane cristiano, che leggi questa considerazione, procura di non lasciarti in questo modo ingannare dal demonio, prometti al Signore, che quanto farai, dirai e penserai in avvenire sarà tutto per l'anima tua, perchè sarebbe massima imprudenza pensare seriamente a quello, che finisce così presto, e pensar tanto poco all'eternità che non finisce mai più. San Luigi poteva godere piaceri, ricchezze ed onori, ma a tutto rinunziò dicendo: Che mi {32 [32]} giova questo per la mia eternità? Quid haec ad aeternitatem?

            Conchiudi anche tu così: Ho un'anima; se la perdo, ho perduto ogni cosa. Se io guadagno tutto il mondo con danno dell'anima mia, che mi gioverebbe? Se divento un grand' uomo, se acquisto ricchezze, se acquisto la fama di sapiente, di modo che sapessi tutte le arti e le scienze di questo mondo, ma perdo l'anima che mi giova? Nulla giova tutta la sapienza di Salomone, se tu te ne vai perduto. Di' adunque così Sono creato da Dio per salvarmi l'anima, e la voglio salvare a qualunque costo, e voglio che per l'avvenire l'anima sola sia lo scopo delle mie azioni. Si tratta di essere sempre beato o sempre infelice; ah vada ogni cosa purchè mi salvi! Mio Dio, perdonatemi i miei peccati e fate, che non mi accada mai più la disgrazia di offendervi; anzi aiutatemi colla vostra santa grazia, affinchè io possa fedelmente amarvi e servirvi per l'avvenire. Maria, mia speranza, intercedete per me.

 

 

Lunedì. Sul peccato mortale.

 

            Oh se tu, o figlio, conoscessi che cosa fai quando commetti un peccato mortale! Tu volti le spalle a quel Dio, che ti creò e ti fece tanti benefizi disprezzi la sua grazia e la sua amicizia. Chi pecca dice col fatto al Signore: Va, o Dio, lontano da me, io non ti voglio più obbedire, non ti voglio più servire, non ti voglio più riconoscere per mio Signore: Non serviaon. Il mio Dio {33 [33]} è quel piacere, quella vendetta, quella collera, quel discorso cattivo, quella bestemmia. Si può immaginare un'ingratitudine più mostruosa di questa? Pure, o figliuol mio, questo facesti tu quando offendesti il tuo Signore.

            Cresce poi questa ingratitudine al riflettere che tu peccando ti servi di quelle medesime cose che ti diede Iddio. Orecchie, occhi, bocca, lingua, mani, piedi, tutto fu donato da Dio, e tu ti servisti di questi doni per offenderlo. Oh! Dunque ascolta ciò che ti dice il Signore: Figlio, io ti creai dal niente: ti diedi quanto hai presentemente, ti feci nascere nella vera religione, ti feci dare il santo battesimo. Io poteva lasciarti morire quando eri in peccato, e pure ti conservai in vita per non mandarti all'inferno, e tu vuoi ancora offendermi? Chi non si sente compreso da rincrescimento per avere fatto ingiuria così enorme a un Dio sì buono e sì benefico verso di noi miserabili sue creature?

            Tu devi pur considerare, che questo Dio, quantunque buono, tuttavia resta grandemente sdegnato quando l'offendi. Perciò quanto più tu vivi nel peccato, tanto più si accresce l' ira di Dio contro di te. Quindi hai molto a temere, che quando i tuoi peccati siano pervenuti ad un tal numero, egli ti abbandoni. In plenitudine peccatorum puniet. Non’già che sia per mancarti la misericordia divina, ma ti mancherà il tempo per chiedere perdono, perché non merita misericordia chi si abusa della misericordia del Signore. Infatti quanti vissero nel peccato colla speranza di convertirsi, e intanto giunse la morte, loro mancò il tempo di aggiustare le cose di coscienza {34 [34]} ed ora sono eternamente perduti. Trema che lo stesso non avvenga di te. Dopo tanti peccati, che il Signore ti perdonò, devi giustamente temere che ad un altro peccato mortale l'ira divina ti colpisca e ti mandi all'inferno.

            Ringrazialo che ti ha sinora aspettato, e fa in questo punto una ferma risoluzione dicendo: Signore, basta quanto vi offesi; la vita che mi rimane, non la voglio più spendere ad offendervi; la spenderò ad amarvi, e a piangere i miei peccati. Me ne pento con tutto il cuore, Gesù mio, vi voglio amare, datemi forza. SS. Vergine Madre Maria, aiutatemi. Così sia.

 

 

Martedì. La morte.

 

            1. La morte è una separazione dell'anima dal corpo con un totale abbandono delle cose di questo mondo. Considera pertanto, o figlio, che l'anima tua avrà da separarsi dal corpo. Ma non sai dove ti sorprenderà la morte. Non sai se ti coglierà nel tuo letto, sul lavoro, per istrada o altrove. La rottura di una vena, un catarro, un impeto di sangue, una febbre, una piaga, un terremoto, un fulmine basta a privarti di vita. Ciò può essere da qui ad un anno, ad un mese, ad una settimana, ad un'ora, e forse appena finita la lettura di questa considerazione. Quanti la sera si posero a dormire, e la mattina trovaronsi morti. Quanti colpiti da qualche accidente morirono all'istante; poi dove andarono? Se erano in grazia di Dio, sono beati, al contrario sono eternamente {35 [35]} perduti.. E tu, figliuol mio, se dovessi morire in questo momento, che ne sarebbe dell'anima tua? Guai a te se non ti tieni apparecchiato. Chi oggi non è preparato a' morir bene, corre grave pericolo di morir male.

            2. Quantunque sia incerto il luogo, incerta l'ora di tua morte, ne è per altro certa la venuta. Verrà l'ora estrema di tua vita, in cui tu steso in letto ti. troverai vicino a passare all'eternità, assistito da un sacerdote, che ti raccomanderà l'anima, col crocifisso da un canto, dall'altro con una candela accesa, facendo a te corona i parenti che piangono. Ti sentirai la testa addolorata, gli occhi oscurati, la lingua arsa, le fauci chiuse, oppresso il petto, il sangue, gelato, la carne consumata, il cuore trafitto. Spirato che avrai l'anima, il tuo corpo vestito di pochi cenci verrà gettato a marcire in una fossa. Quivi i sorci ed i vermi ti roderanno tutte le carni, e di te non rimarranno che quattro ossa spolpate ed un poco di polvere fetente. Apri un sepolcro e vedi a che è ridotto quel giovane ricco, quell'ambizioso, quel superbo. Leggi questo, o figlio, e preparati a far una buona morte. Ora il demonio per indurti a peccare copre e scusa la colpa dicendoti che non c'è gran male in quel piacere, in quella disobbedienza, in tralasciare la messa nei giorni festivi, ma in morte ti scoprirà la gravezza di questi e di altri tuoi peccati, e te li metterà innanzi. Intanto che farai tu allora. sul punto d'incamminarti per la tua eternità? Guai a chi si trova in disgrazia di Dio in quel momento.

            3. Considera che il punto di morte è quel momento {36 [36]} da cui dipende la tua eterna salute; o la tua eterna dannazione. Vicino a morire, vicino a quell'ultimo chiuder di bocca, al lume di quella candela quanto cose si vedranno! Due volte ci si tiene accesa innanzi una candela; quando siamo battezzati e al punto di morté. La prima volta vediamo i precetti della divina Legge che dobbiamo osservare; nella seconda conosciamo se furono da noi osservati. Onde, figlio mio, alla luce dell'accennata candela vedrai se amasti il tuo Dio, oppure se lo disprezzasti; se avesti in onore il suo santo nonne, o lo bestemmiasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, le disobbedienze fatte a'superiori, lo scandalo dato a' tuoi compagni; vedrai quella superbia, quell'orgoglio che ti lusingarono, vedrai... Ma oh Dio! tutto vedrai in un momento, nel quale agli occhi tuoi aprirassi la via dell'eternità: momentum a quo pendet aeternitas. Oh punto! oh momento, da cui dipende un'eternità di gloria o di penai Capisci ciò che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l'andare in Paradiso o all'inferno; o sempre contento, o sempre affitto; o sempre figlio di Dio, o sempre schiavo del demonio; o sempre godere cogli Angioli e co Santi in cielo, o gemere ed ardere per sempre eo' dannati nell'inferno.

            Temi grandemente per l'anima tua, e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed un'eternità di gloria; perciò non perdere tempo onde prepararti a fare una buona confessione, promettendo al Signore di perdonare a'tuoi nemici, di riparare lo scandalo dato, di essere più obbediente, di astenerti dalle carni nei giorni proibiti; {37 [37]} di non più perdere tempo, di santificare le feste, di adempiere i doveri del tuo stato.

            Intanto posto innanzi al tuo Signore digli di cuore così: Mio Signore, sino da questo punto io mi converto a voi; io vi amo, vi voglio amare e servire fino alla morte. Vergine SS., Madre mia, aiutatemi in quel punto terribile. Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l'anima mia.

 

 

Mercoledì. Il giudizio.

 

            1. Appena uscita l'anima dal corpo subito comparirà davanti al Divin Giudice. La prima cosa che rende terribile questa comparsa si è che l'anima si trova sola al cospetto di un Dio sprezzato, di un Dio il quale conosce ogni segretezza del tuo cuore, ogni pensiero. Quali cose porterai teco? Porterai quel tanto di bene e di male che operasti in vita tua: referet unusquisque prosit gessit sire bonum, sire malum. Non si può trovare nè scusa nè pretesto. S. Agostino parlando di questo terribile momento dice: Quando, o uomo, comparirai davanti al Creatore per essere giudicato avrai sopra di te un giudice sdegnato, da un canto i peccati che ti accusano, dall' altro i demonii pronti ad eseguire la condanna, dentro una coscienza che ti agita e ti tormenta, al di sotto un inferno che sta per ingoiarti. In tali strettezze dove andrai, dove fuggirai? Beato te, o figliuol mio, se operasti bene in vita tua. Intanto il Giudice Divino apre i libri della coscienza, {38 [38]} e comincia l'esame: Iudicium sedit et libri aperti sunt.

            2. Allora dirà il Divin giudice: chi sei tu? Io sono un cristiano, risponderai. Bene, se tu sei cristiano, vedrò se operasti da cristiano. Indi comincierà a rammentarti le promesse fatte nel santo Battesimo, colle quali rinunziasti al demonio, al mondo, alla carne; ti rammenterà le grazie che ti concedè, i sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de' confessori, le correzioni de’parenti, ogni cosa ti vèrrà schierata innanzi. Ma tu, dirà il Divin Giudice, a dispetto di tanti doni, di tante grazie, oh quanto alale corrispondesti alla tua professione! Venuta l'età in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle chiese, con disobbedienze a' tuoi genitori, e con molte altre trasgressioni de' tuoi doveri.

            Almeno col crescere degli anni avessi meglio regolate le tue azioni; ma tu crescendo in età aumentasti il disprezzo della mia legge. Messe perdute, profanazioni de'giorni festivi, bestemmie, vigilie non osservate, confessioni malfatte, comunioni talvolta sacrileghe, scandalo dato a'tuoi compagni; ecco ciò che facesti invece di servirmi. Si volterà poi tutto pieno di sdegno verso agli scandalosi e dirà: Vedi quell'anima che cammina per la strada del peccato? Sei tu che co tuoi discorsi scandalosi le insinuasti la malizia. Tu come Cristiano dovevi col buon esempio insegnare ai tuoi compagni la via del Paradiso: ma tu tradisti il mio sangue, e loro insegnasti la strada della perdizione. Vedi quell'anima che è laggiù {39 [39]} nell'inferno? Sei tu che co'tuoi perfidi consigli la togliesti a me, la consegnasti al demonio e fosti causa della sua eterna perdizione. Ora vada l'anima tua per l'anima. che facesti perdere col tuo scandalo: Repetam animam tuam pro anima illius. Che ti pare, o figlio, di questo esame? Che dice la tua coscienza? Sei ancora a tempo, chiedi perdono a Dio de' tuoi peccati con una sincera promessa di non peccar più; e comincia fin d'oggi una vita da buon cristiano per prepararti un corredo di opere buone pel giorno in cui dovrai comparire davanti al tribunale di G. C.

            3. Al conto rigoroso che il Divin Giudice esige dal peccatore questi tenterà di cercare qualche scusa o pretesto, dicendo, che non pensava di venire a tanto stretto esame. Mia gli sarà risposto: E non udisti quella predica, non leggesti in quel libro che io ti avrei dimandato conto di ogni cosa? L'anima si raccomanderà alla misericordia Divina, e la misericordia non è più per lei, perchè colla morte finisce il tempo della misericordia. Si raccomanderà agli angeli, a'santi, a Maria Santissima: ed Ella a nome di tutti risponderà: Chiedi ora il mio aiuto? Non mi volesti per madre in vita, adesso non ti voglio più per figlio, non ti conosco più: nessio vos. Il peccatore non trovando scampo alcuno griderà alle montagne; alle pietre che lo coprano, e non si muoveranno. Invocherà l'inferno e lo vedrà aperto: Inferius horrendum chaos. Quello è l'istante in cui l'inesorabil Giudice proferirà la tremenda sentenza. Figlio infedele, dirà, va lungi da me, il mio Padre celeste ti ha maledetto, io ti maledico: vattene al fuoco eterno a gemere e {40 [40]} penare coi demoni per tutta l'eternità: Ite, maledicti, in ignem aeternum. Quell anima infelice prima di allontanarsi per sempre dal suo Dio volgerà per l'ultima volta lo sguardo al Cielo, e nel colmo della sua desolazione dirà: Addio compagni, addio amici, che abitate nel regno della gloria: Addio, padre, madre, fratelli, sorelle, voi godrete per sempre, io sarò per sempre tormentato: Addio, Angelo Custode, Angeli e Santi tutti del Paradiso, io non vi rivedrò mai più; addio, o Salvatore, addio, o Croce Santa, addio, o Sangue sparso invano per me, io non vi rivedrò mai più. In questo momento cesso di essere figlio di Dio, e salò per sempre schiavo dei demonii nell'inferno. Allora quest'anima infelice viene abbandonata nelle mani dei demonii, i quali la strascinano, la urtano e la fanno piombare in quegli abissi di pene, di miserie e di tormenti eterni.

            Non temi per te una simile sentenza? Ah per amor di Gesù e di Maria preparati con opere, buone a sentirti la sentenza favorevole, e ricordati che quanto più spaventa la sentenza proferita contro del peccatore, altrettanto sarà consolante l'invito che Gesù farà a quel figliuolo che visse cristianamente. Vieni, gli dirà, vieni al possesso della gloria che li preparai. Tu mi, servisti, ora godrai in eterno: Intra in gaudium Domini tui. Gesù mio, fatemi la grazia che io possa essere uno di questi benedetti. Vergine Santissima, aiutatemi voi, proteggetemi in vita ed in morte, e specialmente quando mi presenterò al divin vostro Figlio per essere giudicato. {41 [41]}

 

 

Giovedì. Dell' Inferno.

 

            1. L'inferno è un luogo destinato dalla Divina giustizia per punire con supplizio eterno quelli che muoiono in peccato mortale. La prima pena che i dannati patiscono nell'inferno si è quella dei sensi che sono tormentati da un fuoco che brucia orribilmente senza mai diminuire. Fuoco negli occhi, fuoco nella bocca, fuoco in ogni parte. Ogni senso patisce la propria pena. Gli occhi sono accecati dal fuoco e dalle tenebre, atterriti dalla vista dei demonii e degli altri dannati. Le orecchie giorno e notte non odono che continui urli, pianti e bestemmie. L'odorato è in sommo abborrimento pel fetore di quello zolfo e bitume ardente che li soffoca. La bocca è cruciata da ardentissima sete e fame canina: famem patientur ut canes. Il ricco Epulone dal mezzo di quei tormenti alzò uno sguardo e chiese per somma grazia una piccola goccia d'acqua per temperare l'arsura della sua lingua, e una goccia d'acqua gli fu negata. Onde quegli sventurati in mezzo alle ardenti fiamme, arsi dalla sete, divorati dalla fame, tormentati dal fuoco piangono, urlano e si disperano. Oh inferno, inferno, quanto sono infelici quelli che vi cadono i Che dici, o figlio, se avessi a morire in questo momento dove andresti? Se ora non puoi reggere un dito sopra il lume di una candela, non puoi soffrire una scintilla di fuoco sulla mano {42 [42]} senza gridare, come potrai stare tra quelle fiamme per tutta L’eternità?

            2. Considera, o figlio, il rimorso che proverà la coscienza dei dannati. Essi soffriranno un inferno nella memoria, nell'intelletto, nella volontà. Si ricorderanno continuamente del motivo per cui si sono perduti, cioè per un piacere, per uno sfogo di passione; questo è quel verme che non muore mai: vermis eorum non moritur. Penseranno al tempo che loro fu dato da Dio per riparare alla loro eterna perdizione, ai buoni esempi dei compagni, ai propositi fatti e non eseguiti. Penseranno alle prediche udite, agli avvisi del confessore, alle buone inspirazioni di lasciare il peccato, e vedendo che non vi è più rimedio manderanno urli disperati. La volontà non avrà mai più niente di quello che vuole, e al contrario patirà tutti i mali. L'intelletto conoscerà il gran bene che ha perduto. L'anima separata dal corpo, e presentata al divin tribunale, ha visto la bellezza di Dio, conobbe tutta la sua bontà, contemplò, per un istante lo splendore del Paradiso, udì i canti dolcissimi degli angeli e dei santi. Ed ahi I che dolore vedendo che tutto ha perduto per sempre! Chi potrà mai resistere a tali tormenti!

            Mio figlio, che ora non curi di perdere il Paradiso e Dio, conoscerai la tua cecità quando vedrai tanti tuoi compagni più ignoranti e più poveri di te trionfare e godere nel regno dei cieli, e tu maledetto da Dio sarai cacciato via da quella patria beata, dal godimento di lui, dalla compagnia della Vergine e dei Santi. Orsù adunque penitenza; non aspettare che non vi {43 [43]} sia più tempo: datti a Dio. Chi sa che non sia questa l'ultima chiamata, a cui se non corrispondi, Iddio, ti abbandoni e ti lasci piombare giù in quegli eterni supplizi?

 

 

Venerdì. Dell'eternità delle pene.

 

            Considera, o figlio, che se tu andrai nell'inferno, non uscirai mai più. Là si patiscono tutte le pene e tutte eterne. Passeranno cento anni da che tu sarai nell'inferno, ne passeranno mille e l' inferno allora incomincia: ne passeranno cento mila, cento milioni, mille milioni d'anni e di secoli, e l'inferno sarà da principio. Se un Angelo portasse la nuova ad un dannato, che Iddio lo vuol liberare dall'inferno quando saranno passati tanti milioni di secoli, quante sono le gocce d acqua, le foglie degli alberi e i granelli di sabbia del mare e della terra, questa nuova porterebbe la più grande consolazione ad un dannato, il quale direbbe: É vero che hanno da passare tanti secoli, avranno per altro da finire un giorno. Ma passeranno tutti questi secoli e tutti i tempi immaginabili, e l'inferno sarà sempre da capo. Ogni dannato farebbe questo patto con Dio: Signore, accrescete quanto vi piace questa mia pena, fatemi stare in questi tormenti per quanto tempo vorrete, basta che mi diate la speranza che finiranno una volta. Ma no, questo termine non verrà mai. Almeno il povero dannato potesse ingannar se stesso, e lusingarsi con dire: Chi sa, forse un giorno Dio avrà pietà {44 [44]} di me, e mi caverà da questo baratro! Ma no, questa speranza non l'avrà giammai. Il dannato si vedrà sempre in faccia scritta la sentenza della sua eternità infelice. Dunque andrà dicendo: tutte queste pene, questo fuoco, queste grida non hanno più a finire per me? No, gli verrà risposto, no, mai più. E dureranno sempre? Sempre, per un'eternità. Sempre vedrà scritto su quelle fiamme che lo cruciano: sempre sulla punta delle spade che lo trafiggono; sempre su que'demoni che lo tormentano: sempre su quelle porte che non si apriranno mai più. O eternità, o abisso senza fondo, o mare senza sponda, o caverna senza uscita, chi non tremerà pensando a te? Oh! maledetto peccato! che tremendo supplicio prepari a chi ti commette! Ah! non più, non più peccati in vita mia.

            2. Quello poi che ti deve colmar di spavento, é il pensare che quella orrenda fornace sta eziandio aperta sotto i tuoi piedi, e che basta un sol peccato mortale a farviti cadere. Capisci, o figlio, ciò che leggi? Una pena eterna per un sol peccato mortale che commetti con tanta facilità. Una bestemmia, una profanazione dei giorni festivi, un furto, un'odio, una mormorazione, un fatto, un detto, un pensiero osceno basta per condannarti alle pene dell'inferno. Ah dunque, o figlio! ascolta quanto io sono per dirti: Se la coscienza ti rimorde di qualche peccato, va presto a confessarti per cominciare una buona vita; pratica ogni mezzo che ti suggerirà il confessore; se é necessario fa una confessione generale; prometti di fuggire le occasioni pericolose, i cattivi compagni, e se Dio ti chiama anche a lasciare {45 [45]} il mondo, arrenditi presto. Ogni cosa che si fa per iscampare da un'eternità di pene è poco, è niente: Nulla nimia securitas ubi periclitatur aeternitas. Oh quanti sul fiore di loro età abbandonarono il mondo, la patria, i parenti, e andarono a confinarsi nelle grotte, ne' deserti, vivendo soltanto a pane ed acqua, anzi talvolta a sole radici d'erba, e tutto questo per evitare l'inferno! E tu che fai? dopo tante volte che ti meritasti l'inferno col peccato, che fai? Mettiti ai piedi del tuo Dio e digli: Signore, eccomi pronto a far quello che volete, non più peccati in vita mia; già troppo vi ho offeso; datemi pure ogni male in questa vita, purchè io possa salvare l'anima mia.

 

 

Sabato. Del Paradiso.

 

            1. Quanto più spaventa il pensiero e la considerazione dell'inferno, altrettanto consola pensare al Paradiso che ti è preparato. Per fartene un'idea considera una notte serena. Quanto mai fa bel vedere il Cielo con quella moltitudine e varietà di stelle! Aggiungi la vista di un bel giorno, dimodochè lo splendore del sole non impedisca la chiara vista delle stelle, nè della luna. Supponi altresì quanto si può ritrovar nel mare, nella terra, nei paesi, nelle città e nelle corti dei Re e dei Monarchi di tutta la terra. Si aggiunga a questo ogni squisita bevanda, ogni cibo il più saporito, una musica la più dolce {46 [46]} un'armonia la più soave, tutto questo insieme è un nulla paragonato all'eccellenza del Paradiso. Oh come è desiderabile e amabile quel. luogo, ove si godono tutti i beni! Il beato non potrà a meno di esclamare: io sono sazio della gloria del Signore Satiabor oum apparuerit gloria tua.

            2. Considera poi la gioia che proverà l'anima tua nell'entrare in Paradiso. L'accoglienza e l'incontro dei parenti e degli amici; la nobiltà, la bellezza, la moltitudine dei Cherubini, dei Serafini, di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, che a milioni a milioni lodano e benedicono il loro Creatore. Il coro degli Apostoli, l'immenso numero dei martiri, dei confessori, delle vergini. Avvi poi una grande moltitudine di giovani, i quali, perchè conservarono la virtù della purità, cantano a Dio un inno che niun altro può imparare. Oh quanto godono in quel regno dei beati! Sono sempre in allegria, senza infermità, senza dispiaceri e senza affanni che turbino la loro allegrezza, il loro contento.

            3. Osserva per altro, o figlio, che tutti i beni sopra considerati sono un nulla paragonati alla grande consolazione che si prova nella vista di Dio. Egli consola i beati col suo amorevole sguardo, e sparge nel loro cuore un mare di delizie. Nella stessa guisa che il sole illumina ed abbellisce tutto il mondo, così Iddio colla sua presenza illumina tutto il Paradiso e riempie quei fortunati abitatori di piaceri inesprimibili. In lui come in uno specchio vedrai tutte le cose, godrai. tutti i piaceri della mente e del cuore. San Pietro, che sul monte Tabor mirò una sola volta la faccia di Gesù raggiante di luce, {47 [47]} fu ripieno di tanta dolcezza che fuori di sè esclamò: O Signore, è cosa gioconda e buona star qui: se volete, facciamo qui tre tabernacoli per rimanervi per sempre. Quale gioia sarà poi mirare non per un istante, ma contemplare per sempre, godere quella faccia che innamora gli angeli e i santi, che abbellisce tutto il Paradiso 2 E la bellezza e l' amorevolezza di Maria di quanto gaudio non riempirà pure il cuore del beatoti Oh! sì, quanto sono amabili i tuoi tabernacoli, o Signore: quam diletta tabernacula tua, Domine. Perciò tutte le schiere degli Angeli e dei Beati canteranno gloria a Dio dicendo: Santo, Santo, Santo è il Dio degli eserciti, a cui sia onore e gloria per tutti i secoli.

            Coraggio adunque, o figlio; ti toccherà patire qualche cosa in questo mondo, ma non importa; il premio che avrai in paradiso compenserà infinitamente tutto quello che avrai a patire nella vita presente. Che grande consolazione sarà la tua, quando ti troverai in Cielo in compagnia dei parenti, degli amici, dei Santi, dei Beati e dirai: Io sono salvo e sarò sempre col Signore: Semper cum Domino erimus. Allora sì che benedirai quel momento in cui lasciasti il peccato, benedirai il momento in cui facesti quella buona confessione, frequentasti i sacramenti; benedirai quel giorno in cui lasciando i cattivi compagni ti desti alla virtù: e tu pieno di gratitudine ti volgerai al tuo Dio, e a lui canterai lode e gloria per tutti i secoli. Così sia. {48 [48]}

 

 

Divozione a Maria SS

 

            Un sostegno grande per voi, miei giovanetti, è la divozione e l'amore a Maria Santissima. Ascoltate come ella v'invita: Si quis est parvulus veniat ad me. Ella vi assicura che se sarete suoi divoti vi annovererà tra' suoi figliuoli, vi coprirà col suo manto, vi colmerà di benedizioni in questo mondo per darvi poi il Paradiso nell'altra vita. Qui elucidant me vita, aeternam habebunt. Amate adunque questa vostra Madre celeste, ricorrete a Lei di cuore e siate certi, che quante grazie a lei chiederete, vi saranno concedute, purchè non imploriate cose che tornino a vostro danno.

            Io vi raccomando di fare sovente ricorso a questa madre pietosa in ogni vostro bisogno spirituale e temporale, in occasione di grave tentazione. Dovete per altro chiedere con perseveranza tre grazie speciali, che sono di assoluto bisogno a tutti, ma specialmente a voi che vi trovate in giovanile età.

            La prima è quella che vi aiuti a non commettere mai peccato mortale in vita vostra. Questa grazia voglio che pretendiate a qualunque costo dall'intercessione di Maria, perchè ogni altra grazia sarebbe poco senza questa.

            Sapete che cosa dir voglia cadere in peccato mortale t Vuol dire rinunziare all'essere figliuoli di Dio per farci figli di Satanasso. Vuol dire {49 [49]} perdere quella bellezza che ci rende belli come Angioli agli occhi di Dio e diventare deformi al suo cospetto come i demonii. Vuol dire perdere tutti i meriti già acquistati per la vita eterna, vuol dire restare sospesi per un filo sottilissimo sopra la bocca dell'inferno; vuol dire ingiuriare enormemente una bontà infinita, che è il male più grande che si possa immaginare. Ah! sì, per molte grazie che vi ottenga Maria, vi otterrebbe poco non ottenendovi quella di non cadere mai e mai più in peccato mortale. Questa grazia dovete implorare mattino e sera e in tutti i vostri esercizi di pietà.

            La seconda grazia che chiedere dovrete è di poter conservare la santa e preziosa virtù della purità. Se voi custodirete una virtù così bella, avrete la più grande somiglianza cogli Angioli del Paradiso, e il vostro Angelo custode vi terrà per fratelli, sicchè godrà moltissimo della vostra compagnia.

            Siccome poi mi sta molto a cuore che voi tutti conserviate questa virtù, così io vi accenno alcuni mezzi onde preservarla da quel veleno che la potrebbe contaminare. Prima d i tutto fuggite la compagnia delle persone di sesso diverso. Capite bene; io voglio dire che i giovani non devono mai contrarre alcuna famigliarità con giovinette: del resto questa bella virtù si trova in grande pericolo.

            Giova moltissimo alla conservazione della medesima la custodia dei sensi e particolarmente degli occhi. Dovete perciò guardarvi da ogni eccesso nel mangiare e nel bere, da' teatri, dai balli e da simili divertimenti che sono la rovina {50 [50]} dei costumi. Gli occhi poi sono le finestre, per cui il peccato si fa strada nel nostro cuore, e per cui il demonio viene a prendere possesso dell'anima nostra. Pertanto non fermatevi mai a rimirare cose, le quali siano anche poco contrarie alla modestia. S. Luigi Gonzaga non voleva nemmeno che gli fossero veduti i piedi nel porsi a letto o nel levarsi. Non si permetteva di fissar in volto la propria madre. Stette per due anni colla regina di Spagna in qualità di paggio d'onore, e non la rimirò mai in faccia.

            Un altro giovinetto interrogato perchè fosse così cauto negli sguardi, diede questa risposta: Ho risoluto di non guardare sembiante di donna per serbare gli occhi miei a mirare la prima volta (se non ne sarò indegno) il bellissimo volto della Madre di purità Maria Santissima.

            In secondo luogo fuggite la compagnia di quei giovanetti che fanno cattivi discorsi, cioè che fanno certi discorsi, i quali non si farebbero alla presenza dei vostri genitori o di qualche persona dabbene. State lontani da questi tali quando anche fossero vostri parenti. Posso accertarvi che la compagnia di un demonio non porterebbe talvolta danno uguale a quello che cagiona la compagnia di costoro.

            Quindi nasce la necessità della terza grazia che vi aiuterà anche moltissimo a conservare la virtù della purità, ed è quella appunto di fuggire i cattivi compagni. Oh! si, dimandatela sovente a Maria. Felici voi, o miei cari figliuoli, se fuggirete la compagnia dei malvagi! Così facendo sarete sicuri di camminare per la via del Paradiso; altrimenti correte gravissimo rischio 51 [51]} di perdervi in eterno. Perciò quando udirete compagni proferire bestemmie, disprezzare le cose di religione, oppure cercar di allontanarvi dalle cose di Chiesa, peggio ancora dir parole anche poco contrarie alla virtù della modestia, come la peste fuggiteli, tenendo per certo che quanto più puri saranno i vostri sguardi, i vostri discorsi, altrettanto Maria si compiacerà di voi, e maggiori grazie vi otterrà dal suo Figlio e nostro Redentore Gesù Cristo.

            Queste sono tre grazie più d'ogni altra necessarie alla vostra età, e bastanti a farvi tenere fin da giovani quella strada, che vi renderà uomini onorati nell'età avanzata, pegno sicuro di una gloria eterna, che Maria procurerà indubitatamente a' suoi divoti.

            Quale ossequio offrirete voi a Maria per ottenere le grazie accennate? Poche cose bastano. Chi può reciti il suo Rosario, ma non dimentichi mai ogni giorno di recitare tre Ave e tre Gloria Patri, colla giaculatoria: Cara Madre Vergine Maria, fate ch'io salvi l'anima mia.

 

 

Le sei domeniche e la Novena di s. Luigi Gonzaga.

 

            S. Luigi Gonzaga viene proposto ad esempio d'innocenza e di virtù a tutti, ma specialmente alla gioventù, in favor della quale già impetrò moltissime grazie dal Signore.

            I Romani Pontefici a fine di accrescere il {52 [52]} culto di questo gran Santo concedettero-indulgenza plenaria a tutti quelli che santificheranno sei domeniche continue ad onore di lui. Queste domeniche possono scegliersi prima o dopo la festa, o nel decorso dell'anno, purchè uno si accosti ai santi Sacramenti della confessione e della comunione e faccia in quel giorno qualche opera di pietà. Questa indulgenza si può lucrare in ciascuna delle domeniche suddette, e si può anche applicare alle anime del purgatorio. Affinchè tutti siate in grado di avere le opere e le orazioni da praticarsi furono disposti qui per ogni giorno quegli esercizi che potranno servire a celebrare le domeniche e la novena di questo Santo, e partecipare di quelle grazie e di quei favori che tutto di ottiene da Dio a' suoi divoti.

            Siccome poi questo santo giovinetto deve servirvi di modello nella pratica delle più belle virtù, così io credo ben fatto darvi prima un cenno della sua vita.

 

 

S. Luigi

 

            Egli era nato in Castiglione di Lombardia; suo padre era Ferdinando Gonzaga, marchese di quella città, strettamente congiunto coi Gonzaga duchi di Mantova e di Monferrato. Sua madre fu Marta di Tana, di una delle più illustri famiglie di Chieri.

            Persuasa la Marchesa essere primo ed essenziale dovere di una madre di allevare cristianamente i propri figliuoli, appena vide Luigi capace di qualche educazione, volle essa stessa applicarsi ad infondere la virtù ed il timore di {53 [53]} Dio nel tenero cuore di suo figlio. Esso dal suo canto per naturale felice disposizione secondando le materne sollecitudini non spirava altro che pietà e inclinazione per la virtù. La vivacità del suo ingegno fece credere a Ferdinando, il quale aveva indole guerriera, che suo figliuolo avrebbe avuto gusto per le armi. Con questo scopo lo condusse a Casale, città del Monferrato, all'età di cinque anni. Colà il piccolo Luigi prendeva gran piacere negli esercizi militari; ma questo piacere ebbe a costargli ben caro; poiché per trastullarsi avendo un giorno caricato un pezzetto d'artiglieria, gli diede fuoco e ne ricevette un violento urto con rischio di rimanere schiacciato. Nè questo fu il solo pericolo che egli incontrò; nel conversare con gente di guerra, per lo più troppo libera nel parlare, imparò a pronunziare alcune parole non dicevoli, delle quali certamente non comprendeva la sconvenevolezza. Di che avvisato, n'ebbe sommo pentimento e pianse questo suo fallo per tutto il corso della vita.

            Luigi, crescendo in età, cresceva anche in sapienza e timor di Dio. Dall'età di sette anni cominciò ad avere le sue ore determinate per l'orazione; e ne era così esatto osservatore, che in una febbre quartana di diciotto mesi, la quale avevalo molto indebolito, non ommise mai l'orario stabilito. Suo padre rapito dalla saviezza e dalle belle qualità del figlio, nulla intralasciò di quanto poteva contribuire a dargli un'educazione degna della sua nascita. Lo condusse in Firenze alla Corte del Granduca di Toscana suo amico. Mentre Luigi dimorava in questa città, toccando appena i dieci anni, un giorno si portò {54 [54]} in una chiesa dedicata all'annunziazione della B.V. e dinanzi ad un' immagine di Lei fece voto di,perpetua castità. Il suo affetto per questa virtù lo portò ad un tenore di vita piuttosto da ammirare che da imitare. Non diede mai libertà alcuna a' suoi sensi. Non permise mai che il suo cameriere lo aiutasse a spogliarsi: con tutto che fosse giovine assai, si fece da quel tempo una legge severa di non guardare mai donna alcuna in faccia.

            Lasciando la Corte di Firenze passò a quella del Duca di Mantova, suo stretto parente. La debolezza di sua sanità gli servì di pretesto per lasciare la Corte e ritornare alla casa paterna. S. Carlo Borromeo Cardinale e Arcivescovo di Milano, passando per Castiglione, restò maravigliato nel vedere in Luigi tanti tesori di grazie e di benedizioni. Lo esortò a fare la sua prima comunione, ed a comunicarsi di poi molto sovente, assicurandolo che la confessione e la comunione erano i due sostegni più forti per la gioventù. Fu in quella occasione che il nostro giovanetto per mano di quel santo prelato fece la sua prima comunione. Non si può esprimere con qual tenerezza e con qual fervore quest'anima innocente ricevette per la prima volta il suo amato Gesù. La divozione verso il SS. Sacramento fu sempre la più favorita in tutto il corso del vivere suo.

            Lo studio delle belle lettere, al quale si applicava, non diminuì punto le sue pratiche di pietà, nè indebolì il suo spirito di penitenza; non mai tanta innocenza fu congiunta con tanta austerità. Le sue mortificazioni. come vedremo, {55 [55]} avrebbero spaventato gli uomini più austeri e consumati nella virtù. Essendo andato alla Corte di Filippo II, re di Spagna, vi si fece da tutti ammirare perla rara sua saviezza e per la sua eminente pietà. Sarebbesi detto, che Iddio prendesse piacere di farlo vedere in varie Corti d'Europa, perchè fosse ammirata in ogni luogo la sua virtù, e si conoscesse che l'innocenza è propria di tutte le condizioni, e conviene a tutte le età.

            Di Spagna ritornato in Italia, l'anno 1584 venne in Torino, ed alloggiò nel palazzo del marchese Girolamo della Rovere suo parente, che fu poi Cardinale, e di qui andò a Chieri[1] per invito del conte Ercole Tana suo zio, dando nell'una e nell'altra città singolari prove di senno e di virtù. Mentre si tratteneva nel palazzo della Rovere, accadde che un gentiluomo vecchio di settant'anni, essendo presenti molti giovani, cominciò ad introdurre alcuni ragionamenti poco onesti. Addolorato Luigi nel vedere un uomo a dare scandalo a que' giovanetti gli indirizzò liberamente queste formali parole: Non si vergogna un uomo vecchio della qualità di V. S. ragionare di simili cose a questi giovani! questo è un dare scandalo, perchè corrumpunt bonos mores colloquia prava, dice s. Paolo.

            Per assicurarsi la salute dell'anima, risolse di abbracciare lo stato religioso. Ebbe a superare {56 [56]} molte difficoltà, specialmente da parte del padre; ma la sua pazienza vinse tutto. Il mede almo suo padre, dopo di aver provato in molte maniere e per tre anni la sua costanza, finì coi dirgli: Mio figlio, io aveva fondato sopra di voi tutte le speranze della famiglia; ma poichè Iddio vi chiama ad altro stato, andate dove il Signore vi vuole. Disposti gli affari domestici, partì per Roma dove, dopo di aver ricevuto la benedizione dal Papa, e visitati i Cardinali suoi parenti, entrò nella Compagnia di Gesù in età d'anni 18 nel 1585.

            I progressi straordinari, che egli fece nella virtù, sono difficili a descriversi. Servire a Dio, pronta ubbidienza in tutte quelle cose, che gli erano comandale, massima premura per le cose di studio e per tutto che riguardava la carità del prossimo, formano il complesso delle virtù, che egli in grado eroico praticò nello stato religioso per lo spazio di sei anni. Ebbe quasi dalla culla un sublimissimo dono d'orazione. Un giorno il Cardinale Bellarmino, nel dettare gli esercizi spirituali in un collegio di Roma, quando dava a quegli alunni alcuni precetti per ben meditare, loro diceva sovente: Ho imparato questo dal nostro Luigi. Teneva tanto mortificati i suoi sensi, che ne aveva quasi perduto l'uso. Andava spesso in un luogo, senza saper dire come era fatto; noti faceva riflessione a quanto mangiava, se non per scegliere sempre quanto fosse più contrario al suo gusto: il mortificarsi nel cibo era il miglior suo condimento.

            A cagione d'una contesa fra il marchese Rodolfo suo fratello e il Duca di Mantova insorta {57 [57]} per la successione nella signoria della fortezza di Solferino presso Mantova, Luigi fu mandato a Castiglione per vedere modo di acqustare quelle discordie. Fu accolto in ogni luogo come angelo sceso dal Cielo e i popoli venivano in folla da luoghi vicini per salutarlo. Quantunque il suo fratello fosse irritato contro al marchese di Mantova, appena Luigi loro potè parlare tutti i litigi cessarono. Non fu mai riconciliazione più sincera. Prima, di sua partenza da Mantova venne invitato a fare una predica al popolo e ne riportò tale frutto, che, udito il sermone, più di 700 persone andarono a confessarsi e le riconciliazioni furono molto copiose.

            Ritornato a Roma la trovò afflitta da grave pestilenza che terribilmente travagliava tutta l'Italia. Siccome stentavasi a trovare chi volesse andare a servire gli appestati, così egli chiese di andare a prestar l'opera sua negli ospedali. Era suo desiderio dare la vita per amore di Gesù Crocifisso. Dopo molte fatiche e molte sofferenze ivi tollerate infine fu egli stesso assalito da quel malore, che lo venne lentamente consumando.

            In capo a tre mesi fu avvisato dai medici, che non poteva sperare di vivere più in là di otto giorni. A quell'annunzio egli provò sì grande gioia, che, essendo entrato allora nella sua camera uno de' suoi confratelli, «Sai tu, gli disse, la bella notizia che mi venne or data? Non mi restano che solo otto giorni di vita: diciamo, ti prego, il Te Deum per ringraziare Dio di un sì gran benefizio.» Essendo sopraggiunto un suo superiore: «Padre mio, si fece a dirgli colla più {58 [58]} grande effusione di affetto, io me ne vo finalmente; partecipate anche voi della mia felicità.» Coi medesimi sentimenti egli scrisse alla marchesa sua madre, esortandola a non piangere la sua vicina morte, ma a rallegrarsene e lodarne Iddio.

            I suoi confratelli ed amici, che avevano più volte sperimentato gli eletti miracolosi delle sue orazioni, lo sollecitavano colle più tenere istanze a dimandare a Dio il ristabilimento della sua salute. Egli rispondeva loro costantemente con queste parole di s. Paolo: É più desiderabile il morire. Sovente stretto dai vivi ardori del divino amore, egli gridava da se medesimo: Io desidero di essere sciolto da questo corpo, e di essere con Gesù Cristo.

            I Cardinali Gonzaga e della Rovere suoi parenti lo andavano visitando spesso, e s'informavano col più vivo interesse del suo stato. Per risparmiare quell'incomodo il rettore si profferse di mandar loro un giornale, in cui sarebbe notato esattamente tutto ciò che accadesse al malato. Al che essi risposero, che quelle visite non solamente recavano loro piacere, ma giovavano eziandio moltissimo alle anime loro. Il Cardinale Gonzaga aveva aiutato Luigi a vincere gli ostacoli, che si erano per lungo tempo opposti alla suq vocazione. Un giorno il, santo giovane gli disse con trasporto di gratitudine: Oh quanto giustamente io vi riguardo come mio padre! Io sono a voi debitore di tutti i beni onde Iddio mi ricolma. - Ah, mio caro figliuolo, rispose il Cardinale intenerito fino alle lagrime, io vi debbo molto più che voi non dobbiate a me; {59 [59]} dall'età in fuori voi siete il padre mio e il maestro nelle cose di Dio. E poscia soggiunse: Si, di tutti i Principi della mia casa, ecco ii più felice.

            Poco appresso il malato dimandò al Cardinale Bellarmino, se vi fossero delle anime che non passassero punto pel Purgatorio: «Non solamente io son persuaso che ve ne siano, rispose, ma spero molto, o figliuol mio, che voi sarete di questo numero.» Una siffatta risposta lo empiè di sì grande consolazione, che passò quasi tutta la notte in una specie di estasi. Tornato in sè egli disse nel tuono più gioviale ed affermativo, che morrebbe il giorno dell'ottava del SS. Sacramento. Questo giorno essendo arrivato senza che peggiorasse con nuovo trasporto di gioia si diede a ripetere: «Io morrò questa notte, questa notte morrò». Fermo in questa persuasione, egli dimandò il Santo Viatico con nuove istanze e in guisa che non si potè negarglielo. Già il Papa gli aveva mandata la benedizione apostolica coll'indulgenza plenaria dei moribondi; la qual cosa gli cagionò una letizia mescolata di qualche amarezza, perchè il Santo Padre, prevenendolo in quel modo, pareva onorare i suoi natali. Infino a che potè favellare proferì ad ora ad ora dei passi della Sacra Scrittura, conformi allo stato in cui si trovava. Poi si stette in una gran calma; e mentre si sforzava tuttavia di pronunziare il nome di Gesù, spirò dolcemente la notte dell'ottava della festa del Corpo del Signore, il 21 giugno del 1591, in età di ventitrè anni, tre mesi e undici giorni.

            Reso che egli ebbe a pio lo spirito, tutti si {60 [60]} sentirono commossi per quella religiosa ambascia che eccita la morte dei giusti, destinati per protettori agli altri fedeli. Da tutte le parti si udivano ripetere queste parole: Era un vero santo. S. Maddalena de' Pazzi, celebre a que'di pei doni straordinari onde il Signore la favoriva, vide in ispirito la gloria che egli si godeva nel cielo, e non potendo chiudere in sé stessa la sua ammirazione: Io vorrei, esclamava, potere scorrere tutto l'universo per manifestare in ogni luogo che Luigi è un gran Santo. Ben presto i miracoli d'ogni maniera gli eccitarono la venerazione universale. Appena tredici anni dopo la morte di lui, la pia sua madre fu consolata di potere assistere alla messa della beatificazione di suo figlio nella cappella di famiglia; giusto e dolce guiderdone della cura che aveva pigliato questa principessa, veramente cristiana, in far germogliare nel cuore del suo figliuolo le virtù dei santi.

 

 

Domenica prima. Per la Novena. Giorno primo. S. Luigi piange i suoi peccati.

 

            Quantunque si possa dire che s. Luigi non abbia mai commesso peccato, tuttavia pianse amaramente ciò, che egli riputava colpa. In età di quattro o cinque anni prese un po' di polvere ad alcuni soldati di suo padre per isparare un pezzetto d'artiglieria, e proferì alcune parole {61 [61]} sconvenevoli. Per questo egli pianse tutta la vita, e quando se ne confessò la prima volta, svenne appiè del confessore, nè mai poteva ricordarsene senza lacrime.

            Qual rossore per noi, che abbiamo commesso tanti e tanto gravi peccati, pure ce ne ridiamo senza dar alcun segno di pentimento? Ah! se si considerasse che un solo peccato oltraggia un Dio d'infinita bontà, ci fa indegni del Paradiso che contiene tutti i beni, ci rende meritevoli dell'inferno, luogo di tutti i mali, chi potrebbe a tale considerazione trattenere le lagrime? Questo è appunto quello, che faceva piangere san Luigi.

 

Giaculatoria.

            Amabile mio avvocato, voi che aveste si poco da piangere e tuttavia piangeste a lagrime sì amare e continue, fate che io pianga le mie colpo e le detesti, onde ottenerne da Dio il perdono.

 

Pratica.

            Se trovate la vostra coscienza rea di qualche peccato, chiedetene di cuore perdono al Signore con promessa di confessarvene al più presto possibile.

 

Preghiera.

            Luigi Santo, di angelici costumi adorno, io indegno vostro divoto, umilmente prostrato dinanzi a voi, adoro quella maestà infinita che vi elevò a tanta gloria: benedico {62 [62]} mille volte la SS. Trinità che vi concesse una innocenza così illibata, e vi adorno di tante eroiche virtù. Deh! per tanti doni sovrumani, per quella innocenza e penitenza, per quell'amore che portaste a Dio in terra vi prego umilmente a volermi oggi ricevere fra' vostri divoti, e ottenermi vera contrizione de' miei peccati, purità di cuore lontana da ogni colpa ed offesa del mio Dio.. Vi supplico di essere il mio protettore in ogni azione in vita e specialmente in punto di morte, quando avrà maggior bisogno del vostro patrocinio. E voi, grande Regina del Cielo, Maria, che cotanto amaste e favoriste Luigi mentre viveva in terra, rendete efficaci queste mie preghiere, esauditele voi, non per mio merito, ma per merito del vostro Luigi e pel vostro materno amore. Fate, o cara Madre, che io passa imitare Luigi in vita, e dopo una santa morte essere partecipe di quella felicità, che in compagnia dei beati si gode per tutti i secoli dei secoli. Così sia.

 

 

Domenica seconda. Giorno secondo. Penitenze di s. Luigi.

 

            La vita di s. Luigi è un complesso delle virtù più pure e sante, cui egli univa le più rigide penitenze. Ancor fanciullo macerava le innocenti {63 [63]} sue carni con assidui digiuni. Giunse a restringere il suo cibo ad un'oncia al giorno. Flagellavasi a sangue; metteva sotto le lenzuola pezzetti di legno per tormentarsi anche nel sonno; sottolevesti nascondeva speroni da cavallo, perchè non aveva cilici; cercava il maggior suo incomodo nello stare, nel sedere, nel camminare. Anzi andò tant' oltre l'ardore di penitenza in Luigi, che essendo moribondo chiese con lagrime al suo superiore di essere in quell'ora estrema senza compassione flagellato da capo a' piedi. Il che non ottenuto, supplicò almeno di essere gettato sulla nuda terra, e così morire da vero penitente per amore di chi era morto per lui sopra il duro legno della croce.

            Se Luigi, principe delicato, di sanità cagionevole, puro ed innocente faceva tante penitenze, quale confusione non sarà mai per quo' giovani i quali cercano mille pretesti per fuggire ogni occasione di mortificare il loro corpo, fare qualche astinenza per amore cli quel Dio che tanto patì per noi!

 

Giaculatoria.

            Glorioso s. Luigi, intercedetemi un vivo desiderio di far penitenza per cancellare la moltitudine de' miei peccati, e così non mi accada la disgrazia di doverli poi piangere inutilmente nell'altra vita tra le pene eterne dell'inferno.

 

Pratica.

            Non differite la penitenza alla vecchiaia, quando le forze non la comportano più. A chi poi vi {64 [64]} dice, che non conviene usare tanto rigore contro del vostro corpo, rispondete: Chi non vuole patire con Gesù Cristo in terra, non potrà godere con Gesù Cristo in Cielo.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., v. pag. 62.

 

 

Domenica terza. Giorno terzo. S. Luigi modello nella virtù della purità.

 

            Ogni virtù da s. Luigi fu portata al grado eroico, ma più di tutte in lui risplendette la virtù della purità. Veniva ordinariamente chiamato col nome di Angioletto o di Angelo in carne e giovane Angelico. Qualora in qualche conversazione si facessero discorsi men puri, al sopraggiungere di Luigi nessuno più ardiva di proseguirli, stimando di fare offesa alla sua modestia. al suo candore. Convien per altro notare che, per conservare una virtù sì bella, egli custodiva gelosamente tutti i sensi esterni, specialmente gli occhi. Per più anni dovendo ogni dì ritrovarsi colla Regina di Spagna qual paggio d'onore non la mirò mai in faccia. Anzi colla propria madre stava sempre cogli occhi bassi, onde diceva di non sapere quale fisonomia ella avesse. Una volta invitato al ballo fuggì sbigottito, e si pose segretamente in una stanza a pregare e a flagellarsi a sangue. Aveva solo dieci anni quando conosciuto il gran pregio di questa virtù la offerì con voto alla Regina dei Vergini, Maria Santissima. Essa gradì quel voto per modo, che {65 [65]} Luigi non provò mai tentazione contro questa virtù, ed ebbe la gloria di portare nell'altra vita senza macchia l'innocenza battesimale.

            Giovani miei, se volete voi altresì conservare questa virtù tanto piacevole a Dio, alla beata Vergine ed agli Angeli tutti, prendete per modello s. Luigi, mettetevi com'esso sotto alla speciale protezione di questa Madre, ed ella sarà la custode fedele della vostra purità. Oh quanto mai ella ama ed accoglie le anime pure e caste più delle altre! Quante grazie loro concede! Ma questa virtù non si può conservare senza fuggire l'ozio, i cattivi compagni, e custodire i sensi del corpo, specialmente gli occhi.

 

Giaculatoria.

            Fate, o s. Luigi, che io fugga qual peste l'ozio e que' compagni, i quali co’loro pestiferi discorsi cercano la rovina dell'anima mia.

 

Pratica.

            Stabilite oggi di non voler mai più riguardare oggetti pericolosi o parlare di cose contrarie alla virtù di cui abbiamo parlato.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62.

 

 

Domenica quarta. Giorno quarto. S. Luigi staccato davi beni della terra.

 

            Ogni bene terreno fu stimato da s. Luigi come cosa da nulla. Compiangeva i ricchi ed i grandi {66 [66]} del mondo, che si perdono dietro a beni sì vili e caduchi, e che sovente per un pó di danaro o per un palmo di terreno perdono la loro eterna felicità. Disprezzava ogni rispetto umano, e sebbene più volte deriso e burlato, tuttavia egli non cessava mai di comparire umilmente vestito anche nei luoghi di grande comparsa. Lasciava che ognuno parlasse a suo talento, ed egli si’ mostrava modesto in casa, per le vie e specialmente in chiesa, avendo solo a cuore la salvezza dell'anima e quelle cose che riguardano l'onor di Dio. Ma in mezzo alle grandezze il suo cuore era in pericolo di affezionarsi a'beni terreni; laonde egli abbandonò il principato, i parenti, gli amici, e dopo moltissimi contrasti da parte degli uni e degli altri abbracciò lo stato religioso, in cui pervenne al più alto grado di cristiana perfezione.

            Se vogliamo anche noi distaccare il nostro cuore dalle vanità del mondo ed affezionarci alle cose di Dio, cominciamo dal disprezzare i beni terreni, che come pungenti spine ci sono d'impedimento alla nostra salute; stimiamo soltanto quello che giova per condurci alla beata eternità dicendo con s. Luigi: Ciò che non è eterno è un niente: Quod aeternum non est, nihil est. Questo si otterrà facilmente se, dispregiando ogni rispetto umano, attenderemo alle cose che riguardano all'onor di Dio, e specialmente alla frequenza dei sacramenti della confessione e comunione, che sono i due mezzi più efficaci per vincere i rispetti umani, staccare il nostro cuore dalle cose terrene e innamorarci delle celesti. {67 [67]}

 

Giaculatoria.

            Amabilissimo s. Luigi, per quella stretta unione che voi aveste con Dio, fate, che il mio cuore per l'avvenire non pensi più ad altro che alle cose del cielo, ed abbia sempre a vile quelle della terra.

 

Pratica.

            Risolviamo oggi di voler frequentare, per quanto ci è possibile, i Sacramenti della Confessione e della Comunione, e di mettere in pratica i consigli del confessore.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62.

 

 

Domenica quinta. Giorno Quinto. Carità di s. Luigi verso del prossimo.

 

            L'amore verso il prossimo è la misura dell'amor dì Dio. S. Luigi non solo aveva viscere di carità verso del prossimo, ma sapeva maravigliosamente sopportarne i difetti. Fin da fanciullo era sì paziente agli insulti, agli oltraggi, alle villanie dei compagni, che ben lontano dal mostrarsi offeso gioiva, e chi più lo disprezzava più da lui era amato. Quando poi udiva trovarsi qualche poverello alla porta, egli subito lo andava a vedere, e tutto allegro correva dalla marchesa sua madre per chiederle qualche cosa, ed ottenutala, voleva andarla a riporre egli stesso nella mano del mendico. Questa carità era molto più ardente pei bisogni dell'anima. Ancora secolare {68 [68]} portavasi nelle chiese ad insegnare il catechismo agl'ignoranti, ne correggeva i costumi, e studiavasi di acquetarli nelle risse e nelle discordie. Fattosi religioso scorreva per la città di Roma, per istruire i mendici; quindi li menava seco da qualche confessore, affinchè fossero assolti dalle loro colpe, e rimessi in grazia di Dio. Desiderando di giovare maggiormente al prossimo col dare la propria vita, questo fece ancora. Imperciocchè in una pestilenza avvenuta in Roma ottenne di andare a servire gli appestati e dove più erano schifosi gli infetti, più volentieri Luigi prestava il suo ministero. Si metteva le tasche in collo, camminava per la città accatando limosina dì porta in porta, indi se ne ritornava all'ospedale per sovvenire quei miserabili, cui prestava ogni più basso servigio.

            Anche noi, o giovani cari, possiamo imitare sì gran Santo nelle opere di carità, col sopportare i difetti dei nostri compagni e perdonar loro quando siamo oltraggiati. Ma questa carità è assai più grande se procureremo d'insegnare loro le cose della fede, o almeno condurli in quei luoghi, dove ne possono essere istruiti. Quante anime potremo levare dal sentiero della perdizione e rimetterle in quella strada che le conduce a salvamento; ed allora quali grazie da Dio i otterrà s. Luigi!

 

Giaculatoria.

            Amabilissimo s. Luigi, infiammate il mio cuore del vero amor del prossimo, onde cresca sempre più in me l'amor di Dio. {69 [69]}

 

Pratica.

            Procurate di condur qualche vostro compagno ad ascoltare la parola di Dio od a ricevere il Sacramento della Confessione.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62.

 

 

Domenica sesta. Giorno sesto. Amor di S. Luigi verso Dio.

 

            S. Luigi nell'amor verso Dio fu un Serafino. Tanto ne era acceso, che al pensare, o udir parlare delle cose del Signore quasi cadeva di sfinimento. Era poi singolare il suo amore per Gesù Crocifisso. Ogni volta che veniva da altri disprezzato, oppure pativa dolor di testa o altro incomodo di sanità, erane lietissimo, e bramava patir di più pel Signore. Quale fu poi la sua tenerezza per Gesù Sacramentato! Passava più ore al giorno avanti l'altare del Sacramento. Ancor giovinetto impiegava tre giorni a prepararsi alla Comunione, tre giorni appresso per farne il ringraziamento. Fatto più grandicello si accostava ogni giorno alla santa Comunione, ma sempre col massimo fervore e raccoglimento. Nel ricevere poi l'Ostia Santa discioglievasi in tali lagrime e deliquii, che spesso non aveva più forze a rizzarsi da terra.

            Da quale cosa deriva mai, che noi proviamo sì poco gusto per le cose spirituali? Questo avviene dall'essere il nostro cuore poco innamorato {70 [70]} di Gesù Crocifisso, e dall'accostarci troppo di rado alla SS. Comunione o dall'accostarvici indegnamente; perchè è impossibile avvicinarsi a queste due inesauste fiamme dell'amore di Dio senza sentircene accesi e trovarne conforto e contento. Accostiamoci per l'avvenire con cuore infiammato di viva carità e con atti ferventi di fede, di speranza e di dolore: e allora proveremo anche noi quelle delizie e quelle contentezza che provava s. Luigi.

 

Giaculatoria.

            O gran Serafino d'amore, fate che per l'avvenire altro più non voglia che amare Dio e a lui solo servire.

 

Pratica.

            Procurate di recitare le preghiere del mattino e della sera avanti l'immagine di Gesù Crocifisso e baciatelo spesso. I sommi Pontefici concedono molte indulgenze a chi bacia il Crocifisso.

            Se potete andate a far qualche visita a Gesù Sacramentato, specialmente dove è esposto per l'adorazione delle quarant'ore.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62. {71 [71]}

 

 

Tre considerazioni. Che valgono a compiere l'esercizio dei neve giorni per la novena di s. Luigi.

 

 

Settimo giorno. S. Luigi si diede per tempo a Dio.

 

            Per lo più non si conosce il pregio della divina grazia, se non quando si è perduta; e molti rimediano al passato col piangere i gravi peccati che hanno commesso. Di Luigi non fu così. Appena potè conoscere Iddio, subito incominciò ad amarlo; le prime sue voci furono i dolci nomi di Gesù e di Maria: le prime inclinazioni furono per la pietà, i primi trattenimenti furono esercizi di sincera divozione; il qual tenore di vita proseguì finchè visse. Questo mio figliuolo, testificò sua madre, fu sempre un angiolino. Da sette anni di età fino, alla morte sempre tenne una vita virtuosa, una vita angelica, vera idea di perfetta santità.

            Quanto mai piace al Signore l'essere servito singolarmente in tempo di gioventù. Figli, egli ci dice, ricordatevi di me nei primi anni di vostra vita. Datene a me le primizie, non vogliate dare al demonio i vostri anni più belli, e a me riserbare gli avanzi di una vita, peccaminosa. E Luigi ascoltò questa voce, e il Signore lo colmò di tante grazie, che divenne un gran santo. Se {72 [72]} egli avesse aspettato sino all'età avanzata per darsi a Dio, non avrebbe senza dubbio raggiunto sì eminente santità, giacchè egli morì molto giovane, e avrebbe potuto essere che neppure sii fosse salvato.

            Perchè dunque non consacrare al Signore questo tempo di nostra gioventù, che tanto gradisce? Perchè differire di giorno in giorno ad abbandonare il peccato, e cominciar una vita da fedele cristiano? Tutti quelli, che ora si trovano nell'inferno, avevano volontà di darsi poi una volta a Dio, ma la morte li prevenne e si sono perduti per sempre.

 

Giaculatoria.

            Fate, o glorioso a. Luigi, che io pianga il tempo perduto e che quello che il Signore mi concederà, tutto lo possa per lui impiegare.

 

Pratica.

            Fuggite l'ozio che è la cagione funesta di tanto tempo perduto, e cominciate oggi una vita nuova che piaccia al Signore.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62.

 

 

Ottavo giorno. S. Luigi modello nella preghiera.

 

            I doni e le virtù sublimi, di cui era adorno s. Luigi, bisogna dire che erano anche frutto delle sue orechiere. Illuminato egli da Dio sapeva {73 [73]} che quanto gli dimandiamo per l'anima nostra, ci viene conceduto: petite et accipietis.

            Appena potè articolare qualche parola di divozione suggerita dalla sua madre, ne rimase altamente affezionato. A quattro anni si assentava dalla presenza altrui, e, fatto cercare, veniva trovato in qualche nascondiglio, ove a terra genuflesso colle sue mani giunte dinanzi al petto fervorosamente pregava; e quantunque forte chiamato con difficoltà poteva udire ciò che da lui si voleva, tanto era il diletto che provava in trattenersi con Dio. Spesse volte ancora si alzava di letto nella notte, e nel cuore dell'inverno se ne stava molte, ore pregando. Questo tenor di vita col crescere degli anni divenne sempre più perfetto e arrivò ad ottenere il raro privilegio di non essere più distratto nelle sue orazioni. Anzi bisognava che si facesse grande violenza per cessare dalla preghiera. Con questo mezzo giunse a quel sublime grado di santità, che si può quasi dire senza esempio.

            Procuriamo anche noi di acquistare questo spirito di preghiera. In ogni nostro bisogno, nelle tribolazioni, nelle disgrazie, nell'intraprendere qualche azione difficile non tralasciamo mai di ricorrere a Dio. Ma soprattutto né bisogni dell'anima ricorriamo a lui con fiducia, e saremo esauditi. Preghiamo altresì il Signore che ci faccia conoscere in quale stato egli voglia essere servito da noi, affinché possiamo spender bene quel tempo che egli pose in nostro potere, e da cui dipende la nostra eterna salvezza. {74 [74]}

 

Giaculatoria.

            Ottenetemi, o glorioso s. Luigi, una scintilla del vostro fervore, e fate che sempre cresca in me lo spirito di preghiera e di divozione.

 

Pratica.

            Procurate per l' avvenire di recitare sempre con divozione e raccoglimento le preghiere del mattino e della sera.

           

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62.

 

 

Nono giorno. Preziosa morte di S. Luigi.

 

            Le cose che ci possono turbare in punto di morte sono specialmente i peccati della vita passata e il timore de' castighi divini per l'altra vita. S. Luigi niente di ciò aveva a temere; la sua vita era stata un continuo pensare alla morte che egli considerava come unico mezzo per finire l'esiglio di questo mondo, e andare al possesso dei beni celesti. Tanti digiuni, così rigide mortificazioni, le austerità, le continue meditazioni e preghiere, insomma la vita veramente angelica, che aveva tenuto, quali cose gli avranno fatto temere? Egli è perciò che all'avviso di morire cantava il Te Deum, e pieno di allegrezza andava ripetendo Laetantes imus. Seppe da Dio l'istante di sua morte, e dopo goduta la gloria del paradiso nell'estasi di una notte, che a {75 [75]} lui parve un momento, promettendo a tutti gli astanti che avrebbe eseguito le loro commissioni presso Dio, presso Maria SS. e presso altri Santi nel bacio dì Gesù Crocifisso placidamente spirò. Che bel morire!

            Ci piace senza dubbio la morte preziosa di e. Luigi. Se la vogliamo, sarà tale anche per noi. Ma badiamo che al punto di morte si raccoglie quello che abbiamo seminato nel corso della vita. Se abbiamo fatto opere buone, beati noi, la morte riuscirà di contento, il paradiso sarà aperto per noi. Al contrario guai a noi; avremo rimorsi di coscienza nel punto di morte, ed un inferno aperto che ci aspetta; quae seminaverit homo haec et metet.

 

Giaculatoria.

            Ottenetemi, o glorioso s. Luigi, di poter vivere da buon cristiano per fare una morte santa.

 

Pratica.

            Pensate ogni sera se doveste morire in quella notte, quale sarebbe la vostra morte.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62. {76 [76]}

 

 

Festa di s. Luigi. Gloria di s. Luigi in cielo.

            La gloria che gode un'anima in paradiso, si misura specialmente dall'innocenza della vita, dalla penitenza e dalla carità. Queste virtù furono in s. Luigi luminosissime. Non iscorgesi in tutta la sua vita una colpa che si possa dire certamente veniale. Appena acquistò l'uso di ragione, si rivolse di tutto cuore a Dio per amarlo. All'innocenza accoppiò rigorosissima penitenza. Ora se in Cielo si tiene conto di un bicchiere d'acqua fresca dato per amor di Dio, che sarà di tanto sangue, che Luigi sparse ancor fanciullo flagellandosi più volte al giorno da rimanere gli stessi abiti suoi insanguinati? Che diremo del levarsi di notte a pregare genuflesso sul gelido terreno, agghiacciandosi al freddo? Che dei digiuni sì austeri I Che di tante invenzioni di flagelli, con cui macerò le sue carni innocenti 4 Tutto questo quale gloria avrà meritato a s. Luigi in Cielo? La sua carità verso Dio e verso del prossimo era così intensa che tutto il viver suo, dal primo uso di ragione fino alla morte, fu un continuo esercizio di amore verso Dio, e di carità verso il suo simile. Onde {77 [77]} non è maraviglia che s. Maddalena de' Pazzi, rapita a contemplare la felicità dei Beati, vedendo la gloria di s. Luigi abbia esclamato, che se veduto non avesse, non avrebbe mai creduto essere tanta gloria in Paradiso, quanto quella di cui era adorno a. Luigi.

            Ecco, o giovani miei, a che conduce una vita buona e virtuosa; ad una beata eternità di delizie, ad una gloria incomprensibile, dove contempleremo Iddio a,faccia a faccia, lo loderemo, lo benediremo, insieme con Maria, cogli Angeli, e con tutti i beati per tutti i secoli. Coraggio adunque; cominciamo per tempo a lavorare pel Signore; ci tocca di patire qualche cosa in questo mondo, ma i patimenti della vita presente durano poco e il premio che ne avremo durerà in eterno: breve il patire, eterno il godere.

 

Giaculatoria.

            Pietosissimo s. Luigi, ottenetemi la grazia di farmi santo, affinchè, un giorno io sia partecipe della vostra gloria in Paradiso.

 

Pratica.

            Offerite al Santo tutti gli esercizi di pietà di questo giorno, per ottenere il dono della perseveranza.

 

            Preghiera. Luigi Santo, ecc., pag. 62. {78 [78]}

 

Inno.

 

Infensus hostis gloriae,

      Omnisque culpae nescius,

      Et mollis osor curiae

      Laudetur Aloysius.

 

Alma juvante Virgine,

      Ex matris alvo ducitur,

      Simulque sacro flumine

      Nascens puer renascitur.

 

Primis ab incunabulis

      Piae loquelae semina,

      Castis fluunt labellulis

      Jesu et Mariae nomina.

 

Summo sacer iam Numini

      Curas profanas abdicai,

      Et se decennis Virgini

      Per castitatem dedicat.

 

Deo trahente coelitus,

      Sic mente pergit vivere,

      Ut carnis expers spiritus,

      Vel angelus cum corpore.

 

Non hune honores saeculi,

      Non magna tangunt nomina.

      Non aulici, non servuli,

      Nec cara gentis agmina.

 

Sed haec habens despectui,

      Sacrisque captus gaudiis,

      Adjunctus almo coetui

      Christi meret stipendiis.

 

Illo nihil perléctius,

      Nibil fuit constantius,

      Omni carens labecula

      Fit sanctitatis regula. {79 [79]}

 

Uni ter almo Numini,

      Santogne Jesu nomini

      Sit laus, decus, dilectio,

      Sit laus et Aloysio,

                  Amen.

 

            v. Ora pro nobis, sancte Aloysi.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

            Ant. Elegi abjectus esse in domo Dei mei magis quam habitare in tabernaculia peccatorum.

 

Oremus.

            Coelestium donorum distributor Deus, qui in Angelico juvene Aloysio miram vitae innocentiam pari cum poenitentia sociasti, ejus meritis et precibus concede, ut innocentem non secuti, poenitentem imitemur. Per Christum Dominum nostrum. Amen. {80 [80]}

 

 

 

Parte seconda. Esercizi particolari di cristiana pietà.

 

 

Preghiere del mattino e della sera.

 

            Un buon cristiano appena svegliato deve fare il segno della s. Croce, indi offrire il suo cuore a Dio dicendo: Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il mio cuore e l'anima mia. Di poi alzarsi da letto e vestirsi colla massima modestia. S. Luigi Gonzaga voleva nemmeno che gli vedessero nudi i piedi, perchè giudicava la purità come un limpido specchio, il quale anche ad un soffio solo si appanna.

            Mentre vi vestite potete dire:

            Angelo del Signore, che siete mio custode poi' ordine della sua pietosa provvidenza, custoditemi in questo giorno, illuminate il mio intelletto, reggete i miei affetti; governate i miei sentimenti, acciocchè io non offenda mai il mio Signore Iddio. Così sia.

            Gloria al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo, siccome sempre fu, e sarà per tutti ì secoli. Così sia. {81 [81]}

            Dicendo questa preghiera si guadagnano ogni volta 100 giorni d'indulgenza.

            Vestiti vi porrete ginocchioni avanti l'immagine di Gessi crocifisso o della B. Vergine, o di qualche altro santo, indi reciterete le seguenti preghiere.

            Nel nome del Padre, e del Figliuolo e dello Spirito Santo. Così sia.

            Signor mio, Dio mio, io vi adoro, e vi amo con tutto il cuore; vi ringrazio di avermi creato, fatto Cristiano, d'avermi conservato in. questa notte (alla sera direte: conservato in questo giorno). Vi offerisco tutte le mie azioni, e vi prego a darmi grazia di non offendervi mai, specialmente in questo giorno (alla sera, in questa notte).

            Padre nostro, che sei ne Cieli, sia santificato il nome tuo, venga il regno tuo, sia fatta la volontà tua come in cielo, così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo a' nostri debitori, e non c'indurre in tentazione; ma liberaci dal male. Così sia.

            Dio ti salvi, o Maria, piena di grazia, il Signore è teco, tu sei benedetta fra le donne e benedetto il frutto del ventre tuo, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori adesso e nell'ora della morte nostra. Così sia. {82 [82]}

            Io credo in Dio Padre onnipotente, Creatore del Cielo e della terra. Ed in Gesù Cristo suo Figliuolo unico, Signor nostro: il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque di Maria Vergine: pati sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso, morto e sepolto: discese agli inferni, il terzo dì risuscitò da morte salì al Cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente: di là ha da venire a giudicare i vivi ed i morti. Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica: la Comunione dei Santi: la remissione do' peccati: la risurrezione della carne: la vita eterna. Così è.

 

            Dio ti salvi, o Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra. A te ricorriamo noi miseri figliuoli di Eva. A te sospiriamo gemendo e piangendo in questa valle di lagrime. Su dunque, o Avvocata nostra, degnati di volgere verso di noi i tuoi occhi misericordiosi, e dopo questo esilio mostraci Gesù benedetto frutto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

 

            I Comandamenti dì Dio sono dieci.

            1. lo sono il Signore Iddio tuo, non avrai altro Dio avanti di me.

            2. Non nominare il nome di Dio in vano.

            3. Ricordati di santificare le feste. {83 [83]}

            4. Onora il padre e la madre, acciocchè tu viva lungo tempo sopra la terra.

            5. Non ammazzare.

            6. Non fornicare.

            7. Non rubare.

            8. Non dire il falso in testimonio.

            9. Non desiderare la persona d'altri.

            10. Non desiderare la roba d'altri.

 

            I comandamenti della santa Chiesa sono cinque:

            1. Udir la messa intiera tutte le domeniche e le altre feste comandate.

            2. Digiunare la quaresima, le quattro tempora, ed altre vigilie comandate, e non mangiar carne il venerdì e il sabato.

            3. Confessarsi almeno una volta l'anno, e comunicarsi alla Pasqua.

            4. Non celebrar le nozze ne' tempi proibiti.

            5. Pagare le decime secondo l'usanza.

 

Atto di Fede.

            Credo fermamente, che vi è Dio, il quale premia i buoni e castiga i cattivi. Credo, che in Dio vi sono tre persone realmente distinte, Padre, Figliuolo e Spirito Santo. Credo, che il Figliuolo di Dio si è incarnato e fatto uomo nel seno purissimo di Maria Vergine per opera dello Spirito Santo. Come uomo è morto sulla croce pei nostri {84 [84]} peccati, ed il terzo dì risuscitò. Credo questo e tutte le altre verità della nostra santa Fede, perchè Dio sommamente verace le ha rivelate alla santa Chiesa, e per mezzo della santa Chiesa le insegna a noi.

 

Atto di Speranza.

            Mio Dio, perchè siete onnipotente, misericordioso e fedele, spero che mi darete il perdono de miei peccati, la grazia di vivere e morir bene, ed il Paradiso, che mi avete promesso per li meriti di Gesú Cristo, facendo io opere da buon Cristiano, come propongo di fare col vostro santo aiuto.

 

Atto di Carità.

            Dio mio, vi amo sopra ogni cosa, vi amo per li beni, che ho ricevuto da voi, vi amo per quelli che spero di ricevere; ma vi amo principalmente, perchè siete Dio d' infinita bontà, perciò degno per voi medesimo di essere amato sopra tutte le cose, ed amo il prossimo come me stesso per amor vostro.

 

Atto di Contrizione.

            Misericordia, Signore, mi pento, mi dolgo con tutto il cuore di avervi offeso; mi pento non solo per li beni che ho perduti, e per {85 [85]} i mali,.che ho meritati peccando, ma mi pento principalmente perchè ho offeso un Dio sì buono e sì grande come siete Voi. Vorrei prima esser morto che avervi offeso. E propongo fermamente colla vostra santa grazia di non offendervi mai più, perchè vi amo sopra ogni cosa.

            Gesù mio, misericordia.

            Il regnante Pio IX concede l' indulgenza di cento giorni ogni volta che si dice: Gesù mio, misericordia.

 

Pel decorso del giorno.

            Vergine Maria Madre di Gesù, s. Luigi Gonzaga, fatemi santo.

            Finite le preghiere portatevi dai vostri genitori o da altri vostri superiori, per intendere i loro ordini, e non intraprendete cosa alcuna senza il consenso dei medesimi.

 

Sera.

            Alla sera reciterete la terza parte del Rosario (se non l'avete ancora recitata lungo il giorno) in compagnia dei vostri fratelli e delle vostre sorelle, ma divotamente, nè troppo in fretta, senza appoggiarvi incivilmente sulla tavola o sugli scanni. Qualora vi manchi il tempo per la recita del Rosario, dite almeno tre Ave, Diaria per ottenere il Patrocinio della gran Vergine. {86 [86]} Direte poi le stesse preghiere del mattino aggiungendo questa breve preghiera a e. Luigi Gonzaga:

            Glorioso e. Luigi, io vi supplico umilmente di ricevermi sotto la vostra protezione, e di

ottenermi dal Signore l'aiuto di praticare le vostre virtù in vita, per fare una santa morte ed essere un dì partecipe della vostra gloria in Paradiso. Così sia. Pater, Ave e Gloria.

            Fermatevi alcuni istanti a considerare lo stato di vostra coscienza, e se vi trovate colpevole di qualche peccato, fate di cuore un atto di contrizione promettendo di confessarvene al più presto possibile. Mentre vi spogliate immaginatevi di veder i carnefici a levar con violenza le vesti di dosso a Gesù Cristo per flagellarlo. Appena coricato direte:

            Gesù, Giuseppe e Maria vi dono il cuore e l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell'ultima agonia Gesù, Giuseppe e Maria spiri in pace con voi l'anima mia.

            Pensando quindi alla presenza di Dio colle mani giunte innanzi al petto prenderete riposo.

            Lungo il giorno, oppure dopo le preghiere del mattino o della sera leggerete un tratto della vita di qualche santo, come di s. Luigi, oppure una delle considerazioni posta a pag. 30 oppure pensate agli avvisi, che il confessore vi diede nell'ultima confessione. {87 [87]}

            Un buon cristiano lungo il giorno deve attendere diligentemente a quelle cose che riguardano al proprio stato, e indirizzare ogni azione al Signore dicendo: Signore, vi offerisco questo lavoro, dategli la vostra santa benedizione.

            Al mattino, al mezzodì ed alla sera quando suona l'Ave Maria, mettetevi ginocchioni e recitate la seguente orazione:

            Angelus Domini nuntiavit Mariae, et concepit de Spiritu Sancto. Ave, Maria etc. Ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum. Ave, Maria etc.

            Et Verbum caro factum est, et habitavit in nobis. Ave, Maria etc.

            Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

            Gratiam tuam, quaestmus, Domine, mentibus nostris infunde, ut qui, Angelo nuntiante, Christi Filii tui incarnationem cognovimus, per passionem eius et crucem ad resurrectionis gloriam perducamur. Per eundem Christum Dominum nostrum. Amen. Si aggiungeranno tre Gloria Patri per lucrare ogni volta indulgenza di 300 giorni.

            Il sabato, la domenica e nel tempo pasquale si sta in piedi, e dal sabato santo alla vigilia della S. Trinità invece dell'Angelus dicesi:

            Regina coeli, laetare, alleluia.

            Quia quem meruisti portare, alleluia. {88 [88]}

            Resurrexit sicut dixit, alleluia.

            Ora pro nobis Deum, alleluia.

            v. Gaude et laetare, virgo Maria, alleluia.

            R. Quia surrexit Dominus vere, alleluia.

 

Oremus.

            Deus qui per resurrectionem Filii tui Domini nostri Jesu Christi mundum laetificare dignatus es, praesta, quaesumus, ut per eius Genitricem virginem Mariam perpetuae capiamus gaudia vitae. Per eundem Christum Dominum nostrum. R. Amen.

            Benedetto XIV concedè cento giorni d'indulgenza ogni volta che si pratica questa divozione.

            Ci sono eziandio parecchie indulgenze per chi accompagna il SS. Viatico, quando è portato agl'infermi. Se le vostre occupazioni non permettono di andarvi, dite almeno un Pater ed Ave pel povero infermo.

            Quando si suona l'agonia` molte altre indulgenze si possono lucrare da chi interviene alla chiesa a pregare per quel moribondo, o non potendo recita almeno un Pater ed Ave. Lo stesso dicasi al segno della morte di alcuno per chi dice tre Requiem aeternam in suffragio di quell'anima passata all'eternità.

            Prima di prender cibo fate il segno della santa croce e dite:

            Signore, date la vostra santa benedizione a me e a' cibi che prenderò per mantenermi nel vostro santo servizio. {89 [89]}

            S. Benedetto un giorno prima di mettersi a tavola, fatto secondo il solito il segno della croce con gran rumore vide spezzarsi un bicchiere, entro cui eragli stato messo il veleno.

 

Dopo il cibo:

            Signore, vi ringrazio dei benefizi che mi avete fatto, datemi grazia che me ne serva in bene.

 

 

Maniera per assistere con frutto alla s. Messa

 

AVVERTIMENTO.

            La messa è l'offerta ed il sacrificio del corpo e del sangue di Nostro Signor Gesù Cristo, che viene offerto e distribuito sotto le specie del pane e del vino consacrato. Capite bene, o giovani, che nell'assistere alla santa Messa fate lo stesso come se voi accompagnaste il divin Salvatore quando uscì di Gerusalemme e portò la croce sul monte Calvario, dove giunto fra' più barbari tormenti fu crocifisso, spargendo fino all'ultima goccia il proprio sangue. Questo medesimo sacrificio rinnova. il Sacerdote mentre celebra la santa Messa con questa sola distinzione, {90 [90]} che il sacrificio del Calvario fu con ispargimento di sangue, quello della Messa è incruento, cioè senza spargimento di sangue. Siccome non si può immaginare cosa più santa, più preziosa che il Corpo, il Sangue, l'anima e la Divinità di Gesù Cristo, così voi quando andate alla santa Messa, voglio che siate persuasi che fate un'azione la più grande, la più santa, la più gloriosa a Dio, e la più utile all'anima propria. Gesù Cristo viene egli stesso in persona ad applicare a ciascuno in particolare i meriti di quel sangue adorabilissimo, il quale sparse per noi sul Calvario in croce. Ciò deve inspirarci una grande idea della santa Messa e farci desiderare di assistervi bene.

            Ma il vedere tanti giovanetti con volontà deliberata distratti starvi irriverentemente, senza modestia, senza attenzione, senza rispetto, rimanendosi in piedi, guardando qua e là, ci fa dire che costoro non assistano al divino sacrifizio come Maria e s. Giovanni, ma come i Giudei, e rinnovano più volte i patimenti del Calvario con grave scandalo dei compagni e disonore della religione i

            Per evitare un male così grande entrate con disposizioni di vero cristiano nello spirito di Gesù Cristo, e supponete di vederlo cominciare la sua dolorosa passione, esposto a' più barbari trattamenti per nostra salvezza. Durante la Messa state con modestia e raccoglimento tale, che alcuna casa non sia per disturbarvi. Il vostro spirito, ii cuore, i sentimenti vostri non siano ad altro intenti che ad onorare Iddio. Vi raccomando di avere grande premura per andare alla {91 [91]} santa Messa, e,di tollerare anche a questo fine qualche incomodo. S. Isidoro che era servo di campagna si levava di buon mattino per andare alla santa Messa, e trovavasi a tempo debito a fare quelle cose che dal suo padrone gli venivano comandate. Con questo si meritò dal Signore ogni sorta di benedizioni, per modo che ogni suo lavoro riusciva bene. Ricordatevi anche di ascoltare qualche volta la s. Messa in suffragio delle anime purganti, specialmente dei vostri parenti.

 

In principio della Messa

            Signor mio Gesù Cristo, io vi offerisco questo santo sacrifizio a vostra maggior gloria ed a bene spirituale dell'anima mia. Fatemi la grazia che il mio cuore e la mia mente ad altro più non pensino che a voi. Anima mia, scaccia ogni altro pensiero e preparati ad assistere a questa santa Messa col massimo raccoglimento.

 

Al Confiteor.

            Io confesso a Dio onnipotente, alla Beata Maria sempre Vergine, al Beato Michele Arcangelo; al Beato Gioanni Battista, a'santi Apostoli Pietro e Paolo e a tutti i Santi, perchè molto peccai con pensieri, parole ed opere, per mia colpa, per mia colpa, per mia grandissima colpa. Perciò prego la Beata {92 [92]} Vergine Maria, il Beato Michele Arcangelo, il Beato Giovanni Battista, i ss. Apostoli Pietro e Paolo e tutti i santi ad intercedere per me appresso il Signor nostro Iddio.

 

Il sacerdote ascende all'Altare.

            Tutta la terra vi adori, o Signore, e canti lode al vostro santo nome. Sia gloria al Padre, al Figliuolo ed allo Spirito Santo. Così sia.

 

Al Kyrie eleison.

            Signor mio Gesù Cristo, abbiate misericordia di questa povera anima mia.

 

Al Gloria.

            Sia gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà, perchò solo Iddio è degno di essere amato, lodato e glorificato per tutti i secoli.

 

All'Oremus.

            Ricevete, o Signore, le preghiere che da questo Sacerdote vi sono indirizzate per me. Concedetemi la grazia di vivere e morire da buon cristiano nel grembo della santa Madre Chiesa.

 

All'Epistola.

            Datemi grazia, o Signore, di adempiere ledelmente tutte le cose prescritte dalla vostra {93 [93]} santa legge, e infiammate il cuor mio del vostro santo Amore, acciocché io vi ami e vi serva tutti i giorni della mia vita.

 

Al Vangelo.

            Io sono pronto, o Signore, a confessare la fede del Vangelo a costo della mia vita professando le grandi verità, che ivi sono contenute. Datemi grazia e fortezza per fare la vostra divina volontà, fuggire il peccato e tutte le occasioni di peccare.

 

Al Credo.

            Io credo fermamente tutte le verità che voi, mio Dio, rivelaste alla vostra Chiesa, perchè siete verità infallibile. Accrescete perciò in me lo spirito di viva fede, ferma speranza, e d'infiammata carità.

 

All O’ffertorio.

            Vi offerisco, o mio Dio, per le mani del Sacerdote quel pane e quel vino che debbono essere cangiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. Vi offro nel medesimo tempo il mio cuore, la mia lingua, affinchè per l'avvenire altro non desideri nè d'altra cosa io parli, se non di quello che riguarda al vostro santo servizio. {94 [94]}

 

All'Orate, fratres.

            Ricevete, Signore, questo sacrifizio per onore e gloria del vostro santo nome, per mio vantaggio, e per quello di tutta la vostra santa Chiesa.

 

Al Prefazio.

            Mio cuore, alzati a Dio e pensa alla passione di Gesù Cristo, che egli va ad incominciare per li tuoi peccati.

 

Al Sanctus.

            Anima mia, allontana da te in questo momento ogni sollecitudine di cose temporali ed unisci ogni tuo affetto al coro degli Angeli, e canta con essi un inno di gloria dicendo: Santo, Santo, Sunto è il Signore, il Dio degli eserciti. Sia glorificato e benedetto per tutti i secoli il suo santo nome.

 

Al Memento dei vivi.

            Vi prego, o Gesù mio, di ricordarvi dei miei genitori, degli altri parenti, de'benefattori spirituali e temporali, degli amici miei, ed anche de' miei nemici:, ricordatevi specialmente del sommo Pontefice; di tutta la Chicca, e di ogni autorità spirituale e temporale, a cui sia pace, concordia e benedizione. {95 [95]}

 

Alla elevazione dell'Ostia.

            Con tutta umiltà prostrato vi adoro, o Signore, e credo fermamente che esistete in quest'Ostia sacra. Oh gran mistero, un Dio viene dal cielo in terra per la mia salute! Sia lodato e ringraziato ogni momento il santissimo e divinissimo Sacramento.

            (100 giorni d'indulgenza ogni volta)

 

All'elevazione del Calice.

            Signor mio Gesù Cristo, io adoro quel sangue che voi spargeste per salvare l'anima mia. lo ve l'offerisco in memoria della vostra passione, morte, risurrezione, e ascensione al cielo: ricevetelo in isconto de' miei peccati e per li bisogni di santa Chiesa.

 

Al memento dei morti.

            Ricordatevi, Signore, delle anime del Purgatorio e specialmente di quelle de' miei parenti, benefattori spirituali e temporali. Liberatele da quelle pene e date a tutte la gloria del Paradiso.

 

Al nobis quoque peccatoribus.

            Poi meriti della vostra passione e morte, o mio buon Gesù, o per Quelli dell'augusta {96 [96]} vostra genitrice, e di tutti i Santi concedetemi il perdono de’ miei peccati.

 

Al Pater noster.

            Vi ringrazio, Gesù mio, di questo eccellente modello di preghiera che mi deste; fatemi la grazia, che io la possa recitare colla divozione e coll'attenzione che si merita. Concedetemi quanto in essa vi domanda per me quel sacerdote, e soprattutto che io non cada in mortale peccato, unico e sommo male che può farmi perdere eternamente. Dite il Pater noster.

 

All'Agnus Dei.

            Gesù agnello immacolato, vi supplico ad usare misericordia a me e a tutti gli uomini del mondo, affinché tutti si convertano a voi, per godere quella vera pace che provano coloro, i quali sono in grazia vostra.

 

Al Domine, non sum dignus.

            O Signore, per la moltitudine de' miei peccati io non son degno, che voi veniate ad abitare nell'anima mia, ma dite solamente una parola, e mi sarà rimesso ogni peccato. Oh! quanto mi spiace d'avervi offeso, fatemi la grazia che non vi offenda mai più pel l’avvenire. {97 [97]} [Giovane provveduto.]

 

Alla Comunione

            Se non potete comunicarvi sacramentalmente, fate almeno la comunione spirituale, che consiste in un ardente desiderio di ricevere Gesù nel vostro cuore, dicendo

            Mio caro e buon Gesù, poiché questa mattina non pòsso ricevere l'Ostia santa, venite almeno a prendere possesso di me colla vostra grazia, onde io viva sempre nel vostro santo amore.

            Qui fermatevi un istante e immaginatevi di aver ricevuta l' Ostia santa e che Gesù si trovi entra di voi. Dimandategli le grazie che fanno più bisogno per voi e pei vostri cari.

            La grazia che singolarmente vi domando è di poter stare lontano dai cattivi compagni, perché se avrà la sorte di frequentare buoni compagni, io sarò anche buono e potrò salvare l'anima mia.

 

Alle ultime orazioni.

            Vi ringrazio, o mio Dio, di esservi sacrificato per me; fate che da questo momento tutto io mi possa sacrificare a Voi. Dispiaceri, fatiche, caldo, freddo, fame, sete ed anche la morte tutto accetterò volentieri dalle vostre mani, pronto ad offerire tutto e perdere tutto, purché io possa adempiere la vostra santa legge. {98 [98]}

 

Alla Benedizione.

            Benedite, o Signore, queste sante risoluzioni, beneditemi per la mano del vostro ministro, e fate che gli effetti di questa benedizione siano eternamente sopra di me. Nel nome del Padre, del Figliuolo, e dello Spirito Santo. Così sia.

 

All'ultimo Vangelo.

            Verbo eterno, fatto carne per salvare l'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e vi ringrazio di quanto patiste per me. Concedetemi la grazia di conservare i frutti di questa santa Messa; perdonatemi, se non vi ho assistito colla debita attenzione, e fate che uscendo io di questa chiesa abbiano gli occhi, la lingua e tutti i sensi miei in sommo orrore orni cosa, che si opponga alle verità del vostro santo Vangelo.

 

            Dite una Salve alla B. V. ed un Pater a san Luigi affinché vi aiutino a mantenere i proponimenti fatti e soprattutto di evitare i cattivi discorsi. {99 [99]}

 

 

Del sacramento della confessione

 

            Un solo peccato mortale, o giovani, basta a precipitare nell'inferno colui che l'ha commesso, se egli non ne ottiene il perdono da Dio prima di morire: perciò non avvi cosa al mondo, che ci debba stare maggiormente a cuore, quanto l'ottenere questo perdono, quando si ha avuto la disgrazia di peccare mortalmente. A fine di provvedere a questo supremo bisogno Gesù C. ha instituito il sacramento della penitenza con cui noi possiamo ottenere il perdono dei peccati commessi dopo il Battesimo.

            Egli disse a’suoi Apostoli e nella persona di quelli a' sacerdoti loro successori: «come il padre mio celeste mandò me, così io mando voi.» Cioè l'autorità data a me dal mio padre eterno la medesima io concedo a voi. Questa autorità comprendeva certamente eziandio la facoltà di rimettere i peccati. Ma volendo parlare in ispecie della confessione, disse precisamente ai suoi Apostoli: «I peccati sono rimessi a quelli a cui a li rimetterete, e saranno ritenuti a quelli a cui li riternete (Joan,. 20).»

            Con queste parole Gesù Cristo diede a' suoi ministri la facoltà di assolvere e di non assolvere; donde nasce l'obbligazione ai cristiani di confessare le loro colpe, affinchè il confessore possa conoscere quando si deve dare o non dare l'assoluzione. {100 [100]}

            Ma persuadiamoci che molti cristiani non sanno approfittarsi di questo augusto sacramenta E ci sono fondati motivi per temere che a molti invece di essere mezzo di salute sia al contrario motivo di dannazione, perchè si riceve male. Per impedire che una tale disgrazia accada a te, o giovane cristiano, fu quivi esposta una breve istruzione, che ti prego di leggere attentamente ogni volta che andrai a confessarti.

 

 

Disposizioni necessarie per fare una buona confessione.

 

            Le disposizioni necessarie per fare una buona confessione sono Esame, Dolore, Proponimento, Confessione e Penitenza. Le più importanti sono il dolore o contrizione, e il proponimento.

            1. La contrizione è un dolore dell'animo ed una detestazione dei peccati, almeno dei mortali che furono commessi, con una ferma risoluzione di non più commetterli per l'avvenire.

            Senza la contrizione Iddio non concede mai ad alcuno il perdono dei peccati. Questo dolore deve essere interno, soprannaturale, sommo, ed universale.

            2. Deve essere interno; perciò non basta recitare la formola dell'atto di contrizione; ma bisogna avere nel cuore un vero dolore, un vero dispiacere di aver offeso Dio.

            3. Deve essere soprannaturale, vale a dire eccitato dalla grazia dello Spirito Santo e concepito per motivi suggeriti dalla fede. Così quando si detesta il peccato, perchè ci ha cagionato qualche {101 [101]} disgrazia temporale, un castigo, una malattia, la perdita di qualche bene, non sono motivi sufficienti ad un atto di contrizione che valga ad ottenerci il perdono dei peccati. Bisogna pertanto pentirci perché il peccato ha offeso gravemente Iddio, ci ha fatti indegni del paradiso e meritevoli dell'inferno.

            A fine di eccitarci al pentimento giova molto considerare che col peccato abbiamo offeso Iddio che è nostro padrone, a cui noi dobbiamo obbedire. Che Dio è infinitamente buono, è nostro Creatore, nostro Padre, nostro Salvatore che ci ha comperati col prezzo del suo sangue. La contrizione perfetta è il dispiacere di aver offeso Dio, perché egli in se stesso è infinitamente perfetto e infinitamente degno del nostro amore.

            Questa contrizione se è in grado perfetto e sia congiunta a vivo desiderio del sacramento, quando questo non si potesse veramente ricevere, basta per ottenerci da Dio il perdono, ma con obbligo di confessarci poi quando si possa.

            Dobbiamo eziandio fare riflessione sopra i castighi meritati pel peccato, il paradiso perduto, l'inferno meritato. Questi motivi devono eccitare nel nostro cuore un vero dolore del peccato, senza cui Dio non perdona mai.

            4. Il dolore del peccato mortale deve essere sommo; vale a dire il più grande di tutti i dispiaceri; imperciocchè il peccato mortale è il più grande di tutti i mali, in quanto che offende Iddio, e fa un grandissimo torto a noi medesimi.

            Dobbiamo adunque essere più afflitti dell'offesa fatta a Dio che di tutti i mali del mondo. Tuttavia non è necessario che noi versiamo lagrime, {102 [102]} come facciamo talora per altri mali; basta che il nostro dolore sia sommo avuto riguardo, che abbiamo offeso la somma maestà e bontà di Dio da stimarsi e da amarsi più di tutte le altre cose.

            5. Questo dolore deve essere universale, cioè estendersi sopra tutti i peccati mortali commessi. Se ce ne fosse un solo, di cui non si avesse questa contrizione, Iddio non perdonerebbe nè questo, nè gli altri, perché un solo peccato mortale merita e attira sopra di noi l'inimicizia di Dio.

            6. Bisogna che il dolore sia congiunto ad un fermo proponimento, ossia ad una promessa o risoluzione di voler piuttosto morire che ricadere in alcun peccato mortale: senza di ciò non si ottiene il perdono. La mancanza di questa risoluzione è una prova evidente che non vi è il vero dolore; imperciocchè se siamo veramente pentiti di aver fatto un male, dobbiamo essere decisi di non più commetterlo in avvenire per qualsiasi ragione.

            7. Se questa risoluzione è ferma, presto si vedranno abbandonate le occasioni, che possono condurre al peccato mortale, poichè chiunque si ponga volontariamente nel pericolo di peccare, è già reo di peccato. Un segno evidente di questi dolore si è quando succede alla confessione un cangiamento interno ed esterno; quando si soddisfa alla giustizia di Dio colla penitenza, o con altre buone opere; si riparano i danni cagionati al prossimo nell'onore, nella roba o nella persona, e si pone pronto rimedio agli scandali dati. {103 [103]}

            8. L' assoluzione, per cui riceviamo il perdono dei peccati, non si riceve se non quando il confessore, dopo di aver udita tutta la confessione, pronunzia le parole che ditonsi sacramentali. Soltanto queste parole conferiscono alle anime ben disposte la grazia del sacramento della penitenza.

            9. Quando la confessione non è terminata, oppure il penitente non è ancora abbastanza disposto, il confessore non dà che una semplice benedizione, che non bisogna confondere coll'assoluzione.

            Il biglietto di confessione che talvolta fa il confessore è solamente un certificato che attesta esserci noi accostati al sacerdote per confessarci, ma non dice nulla delle cose confessate, nè dell'assoluzione data o differita.

            In generale il penitente può rimaner tranquillo di aver ricevuta l'assoluzione quando il confessore non avvisa che sia stata differita.

            10. Colla contrizione, colla confessione, coll'assoluzione ci vuole ancora la soddisfazione che consiste particolarmente nel fare la penitenza imposta dal confessore, e rimediare ai peccati passati con opere buone.

 

 

Modo pratico per accostarsi degnamente al sacramento della confessione.

 

            Dopo che avremo attentamente lette e considerate le disposizioni generali per fare una buona confessione, potremo facilmente passare alla pratica. Pertanto nel giorno precedente a quello destinato {104 [104]} per la confessione dobbiamo prepararci con qualche opera di cristiana pietà, come sarebbe una visita al SS. Sacramento, un digiuno o almeno una qualche mortificazione, un po' di lettura spirituale, qualche preghiera e simili. Nel giorno poi della confessione dobbiamo metterci alla presenza di Dio e pregarlo di cuore onde ci aiuti a far bene l'esame, cioè a fare una diligente ricerca dei peccati commessi dopo l'ultima confessione; di poi invochiamo l'aiuto di Dio colla seguente.

 

Orazione.

            Signor mio Gesù Cristo, Redentore dell'anima mia, io mi getto ai vostri piedi supplicandovi di aver pietà e misericordia di me. Illuminatemi colla vostra grazia, affinché io conosca ora i miei peccati, come li farete a me noti quando mi presenterò al vostro tribunale per essere giudicato. Fate, o Signore, che li detesti con vero dolore, e ne conseguisca il perdono pei meriti infiniti del sangue preziossimo di G. C. sparso per me sopra la croce. Vergine Santissima, Santi e Sante tutte del Paradiso, pregate per me onde io possa fare una buona confessione.

 

Esame.

            Per fare l'esame è bene che ci portiamo col pensiero sopra i comandamenti della legge di Dio e della Chiesa, facendo a noi stessi l'applicazione {105 [105]} di quanto ivi è proibito o comandato. Si darà nonostante un cenno sopra l'esame pratico.

            Esaminatevi pertanto: se parlaste male delle cose di religione: se bestemmiaste, nominaste il nome di Dio invano; ascoltaste la santa messa nei giorni festivi: se vi siete occupati in opere di pietà, o piuttosto in lavori proibiti. Esaminatevi poi particolarmente intorno ai doveri del proprio stato, se avete dato scandalo in chiesa o fuori di chiesa, specialmente con discorsi osceni, o con altri cattivi discorsi; se avete recato danno al prossimo nella roba, nella persona o nell'onore. Notate bene che si può anche rubare non occupando il tempo in quelle cose per le quali siamo pagati, o ne siamo altrimenti ricompensati. Se diceste, ascoltaste, faceste, permetteste o anche solo avvertentemente pensaste cose contrarie all'onestà.

            Dobbiamo qui ripetere riguardo all'esame che non basta esporre semplicemente il peccato, ma dobbiamo dire il numero delle volte che abbiamo commesso questo o quell'altro peccato. Per esempio non basta dire: ho fatto cattivi discorsi, ma dire il numero delle volte che furono fatti. In quanto poi al peccato di scandalo dobbiamo esaminarci in particolare e riflettere se i nostri discorsi, le nostre parole, le nostre azioni furono ad altri occasione di peccato. Perciò quante sono le persone che ascoltarono quei discorsi, altrettanti sono i peccati di scandalo, di cui dobbiamo accusarci. Che se non ci siamo mai esaminati così pel passato, dobbiamo darei la massima sollecitudine di farlo presentemente, chiedere sopra {106 [106]} di ciò consiglio al confessore, e se egli lo giudica bene, anche rifare le confessioni passate.

            Fatto l' esame dobbiamo eccitarci ad un vero dolore, quindi mettendoci alla presenza di Dio faremo la preghiera seguente:

 

Atto di pentimento.

            Eccomi, o mio Dio, innanzi a voi ripieno di confusione e di rincrescimento per avervi offeso. Ahimè! le mie iniquità mi' circondano, la loro immagine mi angustia, la loro moltitudine mi spaventa. Oh non le avessi mai commesse! Oh non mi fossi mai staccato dall'osservanza della vostra santa legge! Io vi ho offeso, mio buon Dio, ed ho corrisposto al vostro amore colla più nera ingratitudine. Ho oltraggiata la vostra giustizia. O mio Dio, quanto mai è amara la memoria dei miei peccati! Quanto mi rincresce di averli commessi! Ah! Signore d'infinita bontà, e degno per voi stesso di essere amato da ogni cuore e sopra ogni cosa, io vi domando perdono. Il sangue di G. C. sparso per me sulla croce chiede al vostro trono pietà e misericordia. Deh! ascoltate, o mio Dio, le voci di questo sangue divino, e perdonatemi. Io non vi offenderò mai più, sono disposto di perdere ogni cosa del mondo piuttostochè ritornare ad offendervi. Vi prometto di fuggire il peccato e le occasioni di peccare: abbandonerò {107 [107]} quei luoghi, quelle amicizie, quelle compagnie che pur troppo furono la cagione delle mie ricadute nel peccato. Voi, o Dio di bontà e di misericordia, avvalorate questi miei proponimenti colla vostra grazia, da cui dipende tutta la mia forza e la speranza di perseverare nel bene.

            Vergine immacolata, cara madre del mio Gesù, s. Luigi Gonzaga, ottenetemi in questo momento le grazie necessarie per fare una buona Confessione.

 

Della Confessione.

            La confessione sacramentale è un' accusa che fa il penitente dei propri peccati ad un confessore approvato per riceverne l'assoluzione.

            I caratteri che devono accompagnare questa accusa dei peccati sono: l'integrità, l'umiltà e la sincerità.

            Integrità. Non si taccia mai alcun peccato mortale, nè per negligenza, nè per vergogna. Tacendo volontariamente un peccato mortale, invece di ricevere un sacramento, che scancella i peccati, si commetterebbe un sacrilegio. Chi disgraziatamente per rossore od anche per dimenticanza avesse tralasciato qualche peccato, prima di ogni altra cosa se ne accusi in questa confessione, e se il confessore lo giudica a proposito rifaccia le sue' confessioni fino a quella, in cui si è taciuto o dimenticato qualche peccato.

            Umiltà. Un sentimento di umiliazione e di confusione {108 [108]} deve essere proprio di chi si presenta in forma di reo al suo giudice, o in faccia a colui che tiene luogo di Dio sopra la terra.

            Sincerità. Si manifestino i peccati schiettamente e senza scusa. Si sfugga la prolissità nel dire, l'apporre ad altri la cagione dei propri mancamenti. Confessiamo i peccati certi come certi, e i dubbi come dubbi.

            Giova qui richiamare a memoria il grande segreto della confessione. Il confessore non può dire ad altri alcuna delle cose udite in confessione: nè può servirsene perse medesimo, si trattasse anche di liberare sè od altri dalla morte. Queste cose ci devono inspirare grande confidenza a palesare qualsiasi nostra colpa al confessore, che è un padre amante, che fa le veci di Dio nel tribunale della penitenza.

            Fatta la confessione, ascoltiamo con somma attenzione e con somma venerazione ciò che verrà detto dal confessore, procurando di non dimenticare gli avvisi che egli ci dà per correggerci delle colpe commesse, o preservarci di ricadere nelle medesime per l'avvenire.

            Fatta la confessione, cogli occhi bassi ritiriamoci in disparte e facciamo gli atti seguenti.

 

 

Dopo la confessione.

 

Ringraziamento.

            Come potrò io mai, Dio d'immensa bontà, rendervi le grazio che meritate? Quali grazie non dovrò io rendere alla infinita vostra misericordia? A. me erano riserbate pene eterne {109 [109]} per i miei peccati; e voi invece me li perdonate e li seppellite in un profondo oblio. Chi potrà mai comprendere l' immensità della vostra misericordia? Chi potrà ringraziarvi come si conviene per tanta vostra bontà? Troppo debole son io. Io non posso fare altro, adorabile Salvatore dell'anima mia, che offerirvi tutto me stesso, tutta la mia vita. Sì, io occuperò la mia vita a raccontare le vostre maraviglie, e sino all'ultimo mio respiro io annunzierò all'universo le vostre misericordie.

            Nell'atto stesso che mi vedo colmare di consolazione al pensiero di ciò che era prima e di ciò che ora sono, mi sento, o mio Dio, un odio grave contro al peccato, e col più vivo sentimento dell'anima prometto di non offendervi mai più. Aiutatemi voi a mettermi con animo costante e generoso intorno all'affare della mia eterna salute. Vergine Immacolata, Angelo mio custode, Santi miei protettori, celesti spiriti e felicissimi comprensori del Paradiso, ottenetemi voi da Dio che non l'offenda mai più per l'avvenire. Deh! ringraziatelo, in vece mia, e colla potente vostra intercessione ottenetemi la grazia della santa perseveranza. {110 [110]}

 

 

Apparecchio alla santa Comunione.

 

            Alla Messa, al momento, che il sacerdote profferisce sul pane e sul vino le parole della consacrazione, il pane e il vino si cangia nel corpo e nel sangue di G. C., di maniera che non restano più che le specie, ovvero le apparenze del pane e del vino. Le parole usate dal divin Salvatore nell'istituire il Sacramento dell'Eucarestia sono: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; le quali parole sono tuttodi usate dai sacerdoti a nome di Gesù Cristo nel sacrifizio della santa Messa. Così quando il SS. Sacramento viene esposto sull'altare, oppure è nascosto nei tabernacolo, là vi è G. C. realmente presente, che noi dobbiamo adorare. Quando poi ci comunichiamo, noi riceviamo Gesù Cristo medesimo per cibo spirituale dell'anima nostra.

            Non è la sua immagine, nemmeno la sua figura, come un crocifisso, ma vi è G. C. medesimo, vale a dire il medesimo figliuolo di Dio, il medesimo G. C. nato dall'immacolata V. Maria, che morì per noi sulla croce, che è risuscitato e salito al cielo. Egli è nell'Ostia santa vivo e glorioso come in Cielo.

            Per fare una buona comunione bisogna aver la coscienza monda da ogni peccato mortale. Chi ne avesse anche un solo commetterebbe un sacrilegio e, come dice s. Paolo, mangerebbe e beverebbe il suo giudizio e la sua condanna. Bisogna {111 [111]} eziandio essere digiuno dalla mezzanotte sino al tempo della comunione, eccetto che uno sia comunicato per Viatico in caso di grave malattia.

            Ora ascoltate come G. C. c'invita alla santa Comunione. Se voi, egli dice, non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete la’ vita eterna. Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue, abita in me ed io in lui; imperocchè la mia carne è un vero cibo, e il mio sangue una vera bevanda. Joan. VI.

 

 

Comunione frequente.

 

            Gesù Cristo avendo istituito il Sacramento dell'Eucaristia pel bene delle anime nostre, desidera che noi vi ci accostiamo non solo qualche volta, ma assai sovente. Ecco le parole con cui egli ci invita: Venite a me tutti, o voi, che siete stanchi ed oppressi, ed io vi solleverò: Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis et ego reficiam vos. Altrove egli ci fa le più grandi promesse se ci accostiamo a cibarci della sua carne: Io sono, egli dice, il pane disceso dal cielo; chi mangia di questo pane, che è la mia carne, vivrà in eterno, e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. Per corrispondere a questi inviti del divin Salvatore, la s. Vergine Maria ed i cristiani dei primi tempi andavano ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio ed ogni giorno si accostavano alla santa Comunione. Egli è in questo sacramento che i martiri trovavano la loro fortezza, le vergini il loro fervore, i santi il loro coraggio. {112 [112]}

            E noi con quale frequenza ci accostiamo a questo cibo celeste? Se esaminiamo i desideri di Gesù Cristo e il nostro bisogno dobbiamo comunicarci molto sovente. Siccome la manna ogni giorno servì di cibo corporale agli ebrei in tutto il tempo che vissero nel deserto, finche furono introdotti nella terra promessa, così la santa Comunione dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo cotidiano nei pericoli di questo mondo per guidarci alla vera terra promessa del Paradiso.’Sant'Agostino dice così: Se ogni giorno dimandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo anche di cibarci ogni giorno del pane spirituale colla santa Comunione? San Filippo Neri incoraggiava i cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo l'avviso del confessore. Finalmente la santa Chiesa manifesta il vivo desiderio della frequente comunione nel Concilio Tridentino, ove dice: «Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa comunione ogni volta che interviene alla santa Messa. E ciò non solo colla comunione spirituale, ma colla comunione sacramentale, affinché sia più copioso il frutto che si ricava da questo sacramento.» Papa Clemente XIII per incoraggiare i cristiani ad accostarsi con frequenza alla confessione e comunione concede a tutti coloro, che hanno la lodevole consuetudine di confessarsi ogni settimana, l'indulgenza plenaria tutte le volte che si accostano a questo augusto sacramento della s. eucaristia.

            Taluno dirà: Io sono troppo peccatore. Se tu {113 [113]} sei peccatore procura di metterti in grazia di Dio col Sacramento della confessione, e poi accostati alla santa comunione, e ne avrai grande aiuto. Un altro dirà: Mi comunico di rado per aver maggior fervore. Questo è un inganno. Le cose che si fanno di rado per lo più si fanno male. Altronde essendo frequenti i tuoi bisogni frequente deve essere il soccorso per l'anima tua. Alcuni soggiungono: Io sono pieno d'infermità spirituali e non oso comunicarmi sovente. Risponde Gesù Cristo: «Quelli che stanno bene non hanno bisogno del medico.» Perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi loro è necessario essere spesso visitati dal medico vero delle nostre anime che è Gesù Cristo. Esso venendo sovente dentro di noi ci dà la grazia di non cadere in peccati più gravi, e ci cancella le colpe veniali. Difatto si vede che sono assai più difettose quelle persone che alla comunione si accostano di rado, che non quelle le quali si accostano con maggior frequenza. Coraggio adunque. Se volete fare un'azione la più gradita a Dio, la più efficace per vincere le tentazioni e a perseverare nel bene, accostatevi sovente e con buone disposizioni alla santa Comunione.

 

 

Orazione preparatoria alla s. Comunione.

 

            Granoe Iddio, che colla vostra immensità riempite il cielo e la terra, io mi umilio dinanzi a voi, e vi adoro con tutto il rispetto a me possibile. Vi ringrazio di tutti i benefizi che mi avete fatto, specialmente nel {114 [114]} SS. Sacramento della Confessione, per cui spero che mi siano stati rimessi tutti i miei peccati. Ma voi avete voluto fare ancora' di più instituendo il sacramento della Comunione, in cui manifestate agli uomini gli ultimi sforzi del vostro amore dando per cibo spirituale delle anime nostre il vostro Corpo, Sangue, Anima e Divinità. Oh bontà grande del mio Dio! Quale cosa potevate voi fare di più a mio riguardo? Quello che mi rincresce grandemente, si è l'avere male corrisposto a tanta vostra bontà, offendendovi tante volte co'miei peccati. Ora conosco il gran male che ho fatto, ma mi pento di tutto cuore, protesto che per l’ avvenire io disprezzerà tutto quello che si oppone al vostro santo servizio. Prometto di volervi per sempre amare con tutta la mia mente, con tutto il mio cuore, con tutte le forze dell'anima mia, perchè siete infinitamente degno di essere amato. Questo spero di fare col vostro santo aiuto. 0 mio buon Gesù, infiammate voi il mio cuore del vostro santo amore, e fate che questa comunione sia per me un pegno ed una caparra sicura della mia eterna felicità.

 

 

Atti da farsi prima della comunione.

 

            Signor mio Gesù Cristo, io credo con viva fede che voi siete realmente presente nel {115 [115]}  Santissimo Sacramento col vostro corpo e sangue, colla vostra anima e divinità.

            Signore, io vi adoro in questo sacramento e vi riconosco per mio Creatore, Redentore, Sovrano, Padrone, sommo ed unico mio bene.

            Signore, io non sono degno che voi entriate nella povera abitazione dell'anima mia, ma dite solo. una parola, e la mia anima sarà salva.

            Signore, io detesto tutti i miei peccati che mi rendono indegno di ricevervi nel mio cuore, e propongo colla vostra grazia di non più commetterli per l'avvenire, di schivarne le occasioni, e di farne la penitenza.

Signore, io spero che dandovi tutto a me in questo divin sacramento mi userete misericordia, e mi concederete tutte le grazie necessarie per la mia eterna salute.

            Signore, voi siete infinitamente amabile, voi siete il mio Padre, il mio Redentore, il mio Dio, perciò vi amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, e per vostro amore amo il mio prossimo quanto me stesso, e perdono di buon cuore a tutti quelli che mi offesero.

            Signore, io desidero ardentemente che voi veniate nell'anima mia, affinchè non mi separi mai più da voi, ma resti sempre con me la vostra grazia.

            Voi intanto, o Vergine immacolata, per l'amore che portaste al bambino Gesù, fate {116 [116]} che io lo possa degnamente ricevere, e quando mi accosterò all'altare per ricevere l’ Ostia santa, io supporrà di riceverlo dalle vostre mani medesime accompagnato da tutti i cori degli angeli, i quali in cielo lodano, e benedicono quel medesimo Gesú che io vado a ricevere. Angelo mio custode, Angeli e santi tutti del Paradiso, pregate il Signore per me ed ottenetemi la grazia di fare una santa comunione.

            Qui fermati alquanto a considerare chi stai per ricevere. Egli è G. C., Dio di grandezza e di maestà infinita, Dio di bontà e di misericordia, il quale viene ad una misera creatura, povero peccatore, e viene per farsi nostro padre, nostro fratello, amico e sposo dell'anima nostra; vuole farsi nostro medico, maestro e cibo. Oh bontà r Oh amore! Oh misericordia infinita!

 

Si dica il Confiteor.

            Quindi tutto raccolto cogli occhi bassi accostati per ricevere l'Ostia santa.

 

 

Dopo la comunione.

 

            Mio Dio, Creatore e Redentore dell'anima mia, io vi adoro col più profondo rispetto, e colla più profonda riverenza. Oh quanto fu grande la bontà vostra! Una maestà così pura, così santa ed infinita venire in persona {117 [117]} a visitare una creatura tanto miserabile, un pugno di terra, un peccatore ingrato. Mio caro e buon Gesù, io vi ringrazio di così grande favore, vi lodo, vi benedico dentro. me stesso. Potenze dell'anima mia, sentimenti del mio corpo, esultate alla presenza del vostro Dio. É poco un cuor solo, o mio buon Gesù, per amarvi, lodarvi, e ringraziarvi di tanti benefizi, e particolarmente per aver dato per cibo dell'anima mia il,vostro corpo, il vostro sangue, l'anima vostra e la vostra divinità.

            Ah potessi avere il cuore dei serafini del cielo, affinché l'anima mia ardesse mai sempre d'amore pel mio Dio, il quale si degnò di eleggere la povera anima mia per sua abitazione, per sua delizia! Ah caro Gesù! quanto è mai dolce e preziosa questa vostra visita, questa vostra dimora, questa vostra unione.

            Io non son degno di sì grande favore, nemmeno so che cosa offerirvi in ringraziamento; ma appoggiato ai vostri meriti infiniti vi offerisco questi meriti medesimi. Vi ringrazio di tutto cuore, e protesto che per l'avvenire voi sarete sempre la mia speranza, il mio conforto, voi solo la mia ricchezza, il mio piacere, il riposo dell'anima mia, voi solo il mio bene, il possesso, il tesoro del cuor mio. Vorrei pur io solo potervi dare tutta {118 [118]} la lode e la gloria che vi danno i santi in Paradiso, e poiché non posso fare tanto vi offerisco tutto me stesso; vi offerisco questa volontà, affinché non voglia altre cose se non quelle che a voi piacciono; vi offerisco le mie mani, i miei piedi, gli occhi miei, la lingua, la bocca, la mente, il cuore tutto offro a voi, custodite voi tutti questi sentimenti miei, acciocché ogni pensiero, ogni azione non abbia altro di mira se non quelle cose che sono di vostra maggior gloria e di vantaggio spirituale all'anima mia.

            Vergine Santissima, cara madre del mio Gesù, Angelo mio custode, s. Luigi Gonzaga ottenete questa grazia per me, per i miei parenti, per i miei benefattori, amici e nemici, e specialmente per quelli che si trovano presenti in questa chiesa: cioè che, noi tutti per l’ avvenire ci possiamo conservare degni vostri divoti, fuggire il peccato e le occasioni di peccare.

            Intanto, o Vergine Immacolata, io in fede di esser vostro vi consacro per tutta la mia vita gli occhi, le orecchie, la lingua, il cuore e tutto me stesso. Voglio essere tutto vostro, e Voi difendetemi come vostro.

            Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono col mio cuore l'anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria assistetemi nell'ultima agonia. Gesù, Giuseppe {119 [119]} e Maria;, spiri in pace con voi l’ anima mia.

            Quindi sì -recitino gli atti di fede e cinque Pater, Ave e Gloria alle cinque piaghe di N. S. G. C.

 

 

Altra preghiera.

 

Indulgenza plenaria a chi dopo la confessione e comunione recita la seguente preghiera. Pio VII, 1821.

 

            O mio dolce e buon Gesù, io mi prostro alla vostra presenza; vi prego e vi scongiuro con tutto il fervore dell'anima, affinchè vi degniate d'imprimere nel mio cuore vivi sentimenti di fede, speranza e carità; un vivo pentimento de' miei peccati ed una fermissima volontà di emendarmene. Intanto io considero in me stesso e contemplo col mio spirito le vostre cinque' piaghe con grande affetto, e con grande dolore, avendo avanti agli occhi ciò che di voi, o mio buon Gesù, diceva il real profeta Davidde: Trapassarono i miei piedi e le mie mani, e numerarono le mie ossa. Gesù mio, misericordia. {120 [120]}

 

 

Visita al santissimo Sacramento ed a Maria santissima.

 

            Ricordiamoci, o cristiani, che Gesù trovasi nel SS.,Sacramento ricco di grazie da distribuirsi a chi le implora. Il B. Giovanni Berchmans visitando Gesù sacramentato lo vide in forma di bambino che teneva in mano una corona di rose. Dimandato avendo che cosa significavano quelle rose, Gesù disse: Queste rose sono altrettante grazie, che io comparto a coloro, che le vengono a chiedere.

 

 

Atti da farsi nel visitare il ss. Sacramento.

 

            Signor mio Gesù Cristo, il quale per amor nostro state notte e giorno in questo Sacramento, tutto pieno di bontà e di amore aspettando, chiamando ed accogliendo tutti coloro che vengono a visitarvi, io credo che nell'Ostia SS. c'è il corpo, il sangue vostro, l'anima vostra, e la vostra Divinità. Vi adoro umilmente e vi ringrazio dei benefizi fattimi, particolarmente di avermi dato voi stesso in questo Sacramento, di avermi data per avvocata Maria vostra madre, e di avermi {121 [121]} chiamato a visitarvi in questa chiesa. Io saluto oggi il vostro amatissimo ed amantissimo cuore, e intendo salutarlo per tre fini: 1° in ringraziamento di questo gran dono; 2° per compensarvi di tutte le ingiurie che ricevete in questo sacramento da tutti gl'infedeli, da tutti gli eretici, e da tutti i cattivi cristiani 1 3° Con questa visita intendo di adorarvi in tutti i luoghi della terra, dove voi sacramentato state meno riverito e più abbandonato. Gesù mio, io vi amo con tutto il mio cuore: mi pento di avere. per lo addietro tante volte disgustato la vostra infinita bontà. Propongo colla vostra grazia di non più offendervi per l'avvenire. Da oggi in poi voglio esser tutto vostro;fate voi di me quello che vi piace, solo imploro il vostro amore, la perseveranza nel bene, e l'adempimento perfetto della vostra volontà. Vi raccomando le anime del Purgatorio, specialmente le più devote del SS. Sacramento e di Maria SS., vi raccomando ancora tutti i poveri peccatori. Unisco infine, o mio Gesù, tutti gli affetti miei cogli affetti del vostro amorosissimo cuore, e così uniti li offerisco al vostro Eterno Padre, e lo prego in nome vostro che li accetti e li esaudisca. Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e divinissimo Sacramento.

            Tre Pater, Ave e Gloria. {122 [122]}

 

 

Corona al sacro Cuore di Gesù.

 

            Intendete di recitar questa corona al divin Cuore di Gesù per risarcirlo degli oltraggi che riceve nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani. Si dica adunque o da solo o con altre persone raccolte, se si può dinanzi all'immagine del Divin Cuore o avanti il santissimo Sacramento:

 

            v. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adjuvandum me festina. Gloria Patri etc.

 

            1. O Cuore amabilissimo del mio Gesù, adoro umilmente quella dolcissima amabilità vostra, che in singolar modo usate nel Divin Sacramento colle anime ancor peccatrici. Mi dispiace di vedervi così ingratamente corrisposto, ed intendo risarcirvi di tante offese che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave e Gloria.

            2. O Cuore umilissimo del mio sacramentato Gesù, adoro umilmente quella profondissima umiltà vostra nella Divina Eucaristia, nascondendovi per nostro amore sotto le specie del pane e del vino. Deh! vi prego, Gesù mio, ad insinuare nel mio cuore così {123 [123]} bella virtù; io intanto procurerò di risarcirvi di tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            3. O Cuore del mio Gesù desiderosissimo di patire, adoro quei desideri cosi accesi d'incontrare la vostra passione dolorosissima e di assoggettarvi a quei torti da voi preveduti nel SS. Sacramento. Ah Gesù mio! intendo ben di cuore di risarcirvene colla mia vita stessa: vorrei impedire quelle offese, che pur troppo ricevete nella Divina Eucaristia dagli eretici, dagl'infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            4. O cuore pazientissimo del mio Gesù, io venero umilmente quell'invincibile pazienza vostra nel sostenere per amor mio tanto pene sulla croce, e tanti strapazzi nella Divina Eucaristia. 0 mio caro Gesù! poichè non posso lavar col sangue mio quei luoghi, dove foste così maltrattato nell'uno e nell'altro mistero, vi prometto; o mio sommo Bene, di usare ogni mezzo per risarcire il vostro Divin Cuore di tanti oltraggi, che ricevete nella SS. Eucaristia dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            5. O Cuore del mio Gesù, amantissimo delle nostre anime nella istituzione ammirabile {124 [124]} della SS. Eucaristia, io adoro umilmente quell'amore immenso, che ci portate donandoci per. nutrimento il vostro Divin corpo e Divin sangue. Qual è quel cuore che struggere non si debba alla vista di così immensa carità? Oh mio buon Gesù, datemi abbondanti lacrime per piangere e risarcire tante offese che ricevete nel SS. Sacramento dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

            6. O Cuore del mio Gesù sitibondo della salute nostra, io venero umilmente quell'amore che vi spinse ad operare il sacrifizio ineffabile sulla Croce, rinnovandolo ogni giorno sugli altari nella santa Messa. Possibile che a tanto amore non arda il cuore umano pieno di gratitudine! Sì, pur troppo, o mio Dio; ma per l'avvenire vi prometto di fare quanto posso per risarcirvi di tanti oltraggi, che ricevete in questo mistero di amore dagli eretici, dagli infedeli e dai cattivi cristiani.

            Pater, Ave, Gloria.

 

 

Orazione al sacratissimo cuore di Maria.

 

            Dio vi salvi, Augustissima Regina di pace, madre di Dio; pel sacratissimo Cuore del vostro figlio Gesù, principe della pace, fate {125 [125]} che l'ira di lui si plachi, e che regni sopra di noi in pace. Ricordatevi, o piissima Vergine Maria, che non si è mai udito al mondo che da voi sia stato rigettato, od abbandonato alcuno, il quale implori i vostri favori. Io animato da questa fiducia mi presento a voi, non vogliate, o Madre del Verbo eterno, disprezzare le preghiere di questo vostro umilissimo figlio, uditele favorevolmente, o clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.

            Pio IX accorda l'indulgenza di 300 giorni ogni volta che si recita divotamente detta orazione.

                                    O Gesù d'amor acceso,

                                                Non ti avessi mai offeso,

                                                O mio dolce e buon Gesù,

                                                Non ti voglio offender più.

                                    Sacro cuore di Maria,

                                                Fa, che io salvi l'alma mia.

                                                Sacro cuor del mio Gesù,

                                                Fa, che io t'ami sempre più.

 

 

Rosario di Maria Vergine.

 

            Nel principio del secolo decimo terzo, epoca in cui l'eresia degli Albigesi si sforzava di fare grande guasto alla religione di Gesù Cristo, la Beata Vergine rivelò la divozione del Rosario a s. Domenico, fondatore dell'ordine dei Predicatori. La propose come mezzo efficacissimo per {126 [126]} combattere l'errore, sostenere la fede, ottenere le benedizioni del cielo sopra i popoli cristiani. Il rosario intiero consta di cento cinquanta Ave Maria, per figurare i cento cinquanta salmi di Davidde contenuti ne libri santi. Ad ogni dieci Ave Maria si dice il Gloria Patri e si considera brevemente un punto della vita, della morte o glorificazione di G. C. o della SS. sua Madre. In fine si aggiungono le litanie lauretane. Fu per altro introdotta la consuetudine di recitarne soltanto una terza parte al giorno nel modo che si vedrà qui appresso. Sono innumerevoli i celesti favori che si ottennero colla pratica di questa divozione. Col Rosario furono combattute le eresie, si riformarono costumi, si allontanarono pestilenze, si pose fine a molte guerre, e in breve tempo fu divulgato in tutta la Cristianità. I sommi Pontefici l'arricchirono di moltissime indulgenze applicabili anche alle anime del purgatorio.

            Si ravvivi adunque la divozione del s. Rosario in noi, nelle nostre famiglie. Se nelle nostre case, nei nostri laboratorii si farà risuonare il Rosario di Maria, abbiamo fondamento a sperare che cesseranno i flagelli, rifiorirà la fede, ricompariranno tra di noi giorni di pace e di tranquillità. Tra le altre intenzioni nel recitarlo abbiate anche questa, d'implorare dal Signore per intercessione di Maria Vergine Immacolata,. la grazia che si conservi tra di noi la santa fede, ci tenga lontani dagli errori che presentemente si vanno spandendo tra i cristiani, e faccia si che trionfi gloriosa la s. Romana Chiesa, Madre e Maestra della vera fede, fuori della quale non vi è salute. {127 [127]}

 

 

Maniera pratica per recitare il-Rosario di Maria SS.

 

            v. Deus, in adiutorium meum intende.

            R. Domine, ad adiuvandum me festina.

            v. Gloria Patri, Salve, Regina ecc.

 

LUNEDÌ, GIOVEDÌ.

Misteri gaudiosi.

            Nel primo mistero gaudioso si contempla come la Vergine Immacolata fu annunziata dall'Arcangelo Gabriele, che restando sempre vergine doveva diventar madre del nostro Signor Gesù Cristo.

            In fine di ciascun mistero dicesi un Pater con Dieci Ave, e dopo l'ultima il Gloria.

            Nel secondo si contempla come la Vergine immacolata andò a visitare s. Elisabetta, e stette in casa sua tre mesi servendola quale umile ancella.

            Nel terzo si contempla come il nostro Redentore nacque nella città di Betlemme in una stalla, e fu messo tra due animali nel presepio.

            Nel quarto si contempla come la Vergine Santa presentò Cristo Nostro Signore nel Tempio nelle braccia del vecchio Simeone.

            Nel quinto si contempla come Maria Vergine immacolata, avendo smarrito il suo divin {128 [128]} Figlio lo cerco tre giorni, ed alla fine del terzo lo trovò in mezzo dei Dottori che disputava, essendo di anni dodici.

 

MARTEDÌ, VENERDÌ.

Misteri dolorosi.

            Nel primo mistero doloroso si contempla come il Nostro Signore, facendo orazione nell'orto di Getsemani, per l'orror della vicina passione sudò sangue.

            Nel secondo si contempla conte Gesù Cristo per li nostri peccati in casa di Pilato fu sottoposto a crudelissima flagellazione.

            Nel terzo si contempla come Gesù Cristo fu coronato di pungentissime spine.

            Nel quarto si contempla come Gesù Cristo condannato a morte per sua maggior ignominia e dolore fu obbligato di portare sopra le spalle il pesante legno della Croce sino al monte Calvario.

            Nel quinto si contempla come Gesù Cristo giunto sul monte Calvario fu spogliato e confitto in croce con durissimi chiodi, e dopo tre ore di penosissima agonia in presenza dell'afflittissima sua madre morì per chiuderci l'inferno e per acquistarci la vita eterna.

 

DOMENICA, MERCOLEDÌ, SABBATO.

Misteri gloriosi.

            Nel primo mistero glorioso si contempla come il Nostro Signor Gesù Cristo il terzo {129 [129]} giorno dopo la sua passione e morte risuscitò glorioso e trionfante per non mai più morire.

            Nel secondo si contempla come Gesù Cristo 40 giorni dopo la sua Risurrezione ascese al Cielo con mirabile festa e trionfo, vedendolo la sua Madre Santissima con tutti i suoi discepoli.

            Nel terzo si contempla come Gesù Cristo sedendo alla destra del Padre mandò lo Spirito Santo nel cenacolo, dove erano gli Apostoli con Maria Vergine congregati in orazione.

            Nel quarto si contempla come la Vergine immacolata circa dodici anni dopo la Risurrezione del nostro Signore passò da questa vita e dagli Angeli fu assunta in Cielo.

            Nel quinto si contempla come la Vergine Santa fu coronata dal suo Figliuolo Regina del Cielo e della terra; e si contempla ancora la gloria di tutti i Santi.

 

 

Litanie della s. Vergine.

 

Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrie, eleison.

Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.

Pater de Coelis Deus, miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deus, miserere nobis.

Spiritus Sancte Deus, miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus, miserere nobis. {130 [130]}

Sancta Maria,   ora pro nobis

Sancta Dei Genitrix,      ora

Sancta Virgo Virginum, ora

Mater Christi,   ora

Mater divinae gratiae,   ora

Mater purissima,           ora

Mater castissima,          ora

Mater inviolata,             ora

Mater intemerata,         ora

Mater amabilis,             ora

Mater admirabilis,         ora

Mater Creatoris,           ora

Mater Salvatoris,          ora

Virgo prudentissima,     ora

Virgo veneranda,          ora

Virgo praedicanda,       ora

Virgo potens,    ora

Virgo clemens, ora

Virgo fidelis,     ora

Speculum iustitiae,        ora

Seder sapientiae,          ora

Causa nostrae laetitiae,             ora

Vas spirituale,   ora

Vas honorabile,            ora

Vas insigne devotionis, ora

Rosa mystica,   ora

Turris Davidica,            ora

Turris eburnea,             ora

Domus aurea,   ora

Foederis arca, ora

Janua coeli,       ora

Stella matutina,             ora

Salus infirmorum,          ora

Refugium peccatorum,  ora {131 [131]}

Consolatrix afflictorum,

Auxilium Christianorum,

Regina Angelorum,

Regina Patriarcharum,

Regina Prophetarum,

Regina Apostolorum,

Regina Martyrum,

Regina Confessorum,

Regina Virginum,

Regina Sanctorum omnium,

Regina sine labe concepta,

Agnus Dei; qui tollis peccata mundi, parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

 

            Sub tuum praesidium confugimus, sancta Dei Genitris, nostras deprecationes ne despicias in necessitatibus nostris, sed a periculis cunctis libera nos semper, Virgo gloriosa et benedicta.

            v. Ora pro nobis, sancta Dei Genitrix.

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

            Concede nos famulos tuos, quaesumus, Domine Deus, perpetua mentis et corporis sanitate gaudere, et gloriosae Bèatae Mariae semper Virginis intercessione a praesenti liberari tristitia et aeterna perfrui laetitia. Per Christum Dominum nostrum. R. Amen. {132 [132]}

            Se il Rosario si recita pei defunti si dirà:

            Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem. Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, dona eis requiem sempiternam.

            Il resto come sopra, ma in vece del Gloria Patri si dice sempre il Requiem aeternam etc.

 

 

Corona di Maria Addolorata.

 

PREPARAZIONE.

            Carissimi fratelli e sorelle in Gesù Cristo, noi intraprendiamo a meditare divotamente gli acerbissimi dolori, che la B. V. Maria patì nella vita e nella morte del suo amato Figlio, nostro Divin Salvatore. Immaginiamoci di trovarci presenti a Gesù pendente in croce, e che l'afflitta sua madre dica a ciascheduno di noi: Venite e vedete se c'è dolore uguale al mio. Questa madre pietosa si degni di concederci speciale protezione nel meditare i suoi dolori, mentre invochiamo il divino aiuto colle seguenti preghiere:

            Veni, Sancte Spiritus, reple tuorum corda fidelium et tui amoris in eis ignem accende.

            v. Emitte spiritum tuum et creabuntur,

            R. Et renovabis faciem terrae.

            v. Memento congregationis tuae,

            R. Quam possedisti ab initio.

            v. Domine, ezaudi orationem meam,

            R. Et clamor meus ad te veniat. {133 [133]}

 

Oremus.

            Mentes nostras, quaesumus, Domina, lamine tuae claritatis illustra, ut videro posslmue, quae agenda sunt, et quae recta sunt agere valeamus. Per Christum etc. R. Amen.

 

PRIMO DOLORE.

Profezia di Simeone.

            Il primo dolore fu allora quando la Beata Vergine Madre di Dio, avendo presentato l'unico suo Figlio al tempio tra le braccia del santo vecchio Simeone, le fu detto dal medesimo: Questo figlio sarà una spada che trapasserà l'anima tua, la quale cosa dinotava la passione e la morte di nostro Signore Gesù Cristo.

            Un Pater e sette Ave Maria.

 

SECONDO DOLORE.

Fuga in Egitto.

            Questo Dolore soffrì la Beata Vergine quando fu costretta di fuggire in Egitto per evitare la persecuzione del crudele Erode, che empiamente cercava di uccidere il suo amato Gesù. Pater, etc.

 

TERZO DOLORE.

Gesù smarrito nel Tempio.

            Il terzo dolore della B. Vergine fu quando al tempo della Pasqua, dopo di essere stata col suo sposo Giuseppe e coll'amato figlio Gesù in Gerosalemme, {134 [134]} nel ritornarsene alla sua povera casa lo smarrì e per tre giorni continui lo cercò lamentandone la perdita. Pater, etc.

 

QUARTO DOLORE.

Incontro di Gesù che porta la Croce.

            Il quarto dolore della B. Vergine fu quando s'incontrò col suo dolcissimo Figlio, che portava una pesante croce sulle delicate sue spalle sopra il monte Calvario a fine di essere crocifisso per la nostra salute. Pater, etc.

 

QUINTO DOLORE.

Crocifissione di Gesù.

            Il quinto dolore della Beata Vergine fu quando vide il suo Figlio alzato sopra il duro tronco della croce, che da ogni parte del suo sacratissimo Corpo versava sangue. Pater, etc.

 

SESTO DOLORE.

Deposizione di Gesù dalla Croce.

            Il sesto dolore della B. Vergine fu quando il suo Figliuolo, così spietatamente ucciso, essendo ferito nel costato dopo morte e deposto dalla Croce, venne posto tra le sue santissime braccia.

            Pater, etc.

 

SETTIMO DOLORE.

Sepoltura di Gesù.

            Il settimo dolore di Maria Vergine Signora ed Avvocata di noi suoi servi e miseri peccatori fu {135 [135]} quando accompagnò il Santissimo Corpo del suo Figlio alla_sepoltura. Pater, etc.

            Si reciteranno 3 Ave, Maria insegno di profondo rispetto alle lacrime che sparse la beata Vergine in tutti i suoi dolori, onde impetrare per mezzo suo un simile pianto ed un vero dolore dei nostri peccati. Ave, Maria, etc.

 

            Finita la corona si recita il seguente:

 

INNO.

Stabat Mater dolorosa

            Juxta crucem lacrymosa,

            Dum pendebat Filius.

Cujus animam gementem,

            Contristatam et dolentem

            Pertransivit gladius.

O quam tristis et aflicta

            Fuit illa benedicta

            Mater Unigeniti!

Quae moerebat et dolebat

            Pia Mater dum videbat

            Nati poenas inclyti.

Quis est homo, qui non fieret

            Matrem Christi si videret

            In tanto supplicio?

Quis non posset contristari

            Christi Matrem contemplare

            Dolentem cum Filio?

Pro peccatis suae gentis

            Vidit Iesum in tormentis

            Et tìagellie subditum. {136 [136]}

Vidit suum dulcem natum

            Moriendo desolatum,

            Dum emisit spiritum.

Ejà, Mater fons amoris,

            Me sentire vim doloris

            Fac, ut tecum lugeam.

Fac, ut ardeat cor meum

            In amando Christum Deum,

            Ut sibi complaceam.

Sancta Mater, istud agas,

            Crucifizi fige plagas

            Cordi meo valide.

Tui Nati vulnerati

            Tam dignati pro me pati

            Poenas mecum divide.

Fac me tecum pie fiere,

            Crucifixo condolere

            Donec ego vixero.

Juxta crucem tecum stare

            Et me tibi sociare

            In planctu desidero.

Virgo Virginum praeclara,

            Mihi iam non sis amara,

            Fac me tecum plangere.

Fac ut portem Christi mortem,

            Passionis fac consortem

            Et plagas recolere.

Fac me plagia vulnerari,

            Fac me Cruce inebriari

            Et cruore Filii.

Flammis ne urar succensus,

            Per te, Vergo, sim defensus

            In die judicii. {137 [137]}

Christe, cum alt hinc exire,

            Da per Matrem me venire

            Ad palmam victoriae.

Quando corpus morietur,

            Fac ut animae donetur

            Paradisi gloria. Amen.

 

            v. Ora pro nobis, Virgo dolorosissima!

            R. Ut digni efficiamur promissionibus Christi.

 

Oremus.

            Interveniat pro nobis, quaesumus, Domina Jesu Christe, nunc et in hora mortis nostra. apud tuam clementiam Beata Virgo Maria Mater tua, cujus sacratissimam animam in hora tuae passionis doloris gladius pertransivit. Per te, Jesu Christe Salvator mundi, qui cum Patre et Spiritu Saneto vivis et regnar in saecula saeculorum. R. Amen.

 

 

Litanie della S. Vergine abbolorata.

 

Composte dal sommo Pontefice Pio VII, il quale accordò indulgenza plenario nei oenerdi dell'anno a chi di cuore contrito le reciterà col Credo, colla Salve Regina e con tre Ave al Cuore addolorato di Maria Santissima.

 

Kyrie, eleison. Christe, eleison. Kyrio, eleison.

Christe, audi nos. Christe, exaudi nos.

Pater de Coelis Deus, miserere nobis.

Fili Redemptor mundi Deub, miserere nobis. {138 [138]}

Spiritus Sante Deus,      miserere nobis.

Sancta Trinitas unus Deus,        miserere nobis.

Sancta Maria,               ora pro nobis.

Sancta Dei Genitrix,      ora

Sancta Virgo Virginum,             ora

Mater crucifiza,             ora

Mater dolorosa,            ora

Mater lacrymosa,          ora

Mater afflicta,   ora

Mater derelicta,            ora

Mater desolata,            ora

Mater Filio orbata,        ora

Mater gladio transverberata,     ora

Mater aerumnis confecta,          ora

Mater angustiis repleta,             ora

Mater cruci corde affixa,           ora

Mater moestissima,       ora

Fons lacrymarum,         ora

Cumulus passionum,     ora

Speculum patientiae,     ora

Rupes constantiae,        ora

Anchora confidentiae,   ora

Refugium derelictorum,             ora

Clypeus oppressorum, ora

Debellatrix incredulorum,          ora

Solatium miserorum,     ora

Medicina languentium,   ora

Fortitudo debilium,        ora

Portus naufragantium,    ora

Sedatio procellarum,     ora

Recursus moerentium,   ora

Terror insidiautium,       ora

Thesaurus fidelium,       ora

Oculus Prophetarum,    ora {139 [139]}

Baculus Apostolorum,   ora pro nobis

Corona Martyrum,        ora

Lumen Confessorum,    ora

Margarita Virginum,      ora

Consolatio Viduarum,   ora

Laetitia Sactorum omnium,        ora

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi parce nobis, Domine.

Agnus Dei, qui tollie peccata mundi, ezaudi nos, Domine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserere nobis.

 

            Respice super non, libera non, salva nos ab. omnibus angustiis in virtute Jesu Christi. Amen.

            Scribe, Domina, vulnera tua in corde meo, ut in eis legam dolorem et amorem: dolorem ad sustinendum per Te omnem dolorem; amorem ad contemnendum pro Te omnem amorem. Laus Deo ac Deiparae.

            Oremus. Interveniat etc. pag. 138.

 

GIACULATORIE

per ciascuna delle quali ogni molta che si dicono acquistansi 300 giorni d'indulgenza.

 

            Maria aiuto dei cristiani, pregate per me. Sacro Cuore di Maria, siate la salvezza mia.

            Maria concepita senza peccato, pregate per noi, che ricorriamo a voi. {140 [140]}

 

Altre, per cui si acquistano 100 giorni per ogni volta.

            Eterno Padre! Io vi offro il sangue di Gesù Cristo in isconto dei miei peccati e per li bisogni di santa Chiesa.

            Sia benedetta la santa ed immacolata concezione della beata vergine Maria.

 

 

Ce sette allegrezze che gode Maria in Cielo.

 

1.

            Rallegratevi, o Sposa immacolata dello Spirito Santo, per quel contento che ora godete in Paradiso, perchè per la vostra purità e verginità siete esaltata sopra tutti gli Angeli e sublimata sopra tutti i santi.

            Ave, Maria e Gloria.

 

2.

            Rallegratevi, o Madre di Dio, per quel piacere che provate in Paradiso, perchè siccome il sole quaggiù in terra illumina tutto il mondo, così voi col vostro splendore adornate e fate risplendere tutto il Paradiso.

            Ave e Gloria. {141 [141]}

 

3.

            Rallegratevi, o Figlia di Dio, per la sublime dignità a cui foste elevata in Paradiso, perchè tutte le Gerarchie degli Angeli, degli Arcangeli, de' Troni, delle Dominazioni e di tutti gli Spiriti Beati vi onorano, vi riveriscono e vi riconoscono per Madre del loro Creatore, e ad ogni minimo cenno vi sono obbedientissime. Ave e Gloria.

 

4.

            Rallegratevi, o Ancella della SS. Trinità, per quel gran potere, che avete in Paradiso, perchè tutte le grazie che chiedete al vostro Figliuolo vi sono subito concedute; anzi, come dice s. Bernardo, non si concede grazia quaggiù in terrà, che non passi per le vostre santissime mani. Ave e Gloria.

 

5.

            Rallegratevi, o augustissima Regina, perchè voi sola meritaste sedere alla destra del vostro santissimo Figlio, il quale siede alla destra dell'Eterno Padre. Ave e Gloria.

 

6.

            Rallegratevi, o Speranza de' peccatori, Rifugio dei tribolati, pel gran piacere che provate in Paradiso nel vedere che tutti quelli {142 [142]} che vi lodano e vi riveriscono in questo mondo sono dall'Eterno Padre premiati colla sua santa grazia in terra, e colla sua immensa gloria in cielo. Ave e Gloria.

 

7.

            Rallegratevi, o Madre, Figlia e Sposa di Dio, perchè tutte le grazie, tutti i gaudi, tutte le allegrezze e tutti i favori, che ora godete in Paradiso non si diminuiranno mai; anzi aumenterannosi fino al giorno del giudizio e dureranno in eterno. Ave e Gloria.

 

 

Orazione alla beatissima Vergine.

 

            O gloriosa Vergine Maria Madre del mio Signore, fonte di ogni nostra consolazione, per queste vostre allegrezze, di cui ho fatto rimembranza con quella divozione che ho potuto maggiore, vi prego d'impetrarmi da Dio la remissione de' miei peccati, ed il continuo aiuto della sua santa grazia, onde io non mi renda mai indegno della vostra protezione, ma bensì abbia la sorte di ricevere tutti quei celesti favori, che siete solita ottenere e compartire aì vostri servi, i quali fanno divota memoria di queste allegrezze., dì cui ridonda il vostro bel cuore, o Regina immortale del Cielo. {143 [143]}

 

 

Esercizio di divozione al s. Angelo Custode.

 

            1. Angelo mio Custode, voi che non isdeguaste di prender tanta cura di me miserabile peccatore, deh! vi prego, avvalorate il mio spirito con viva fede, con ferma speranza, e con infiammata carità, si che disprezzando il mondo io pensi solo ad amare e servire il mio Dio.

            Tre Angele Dei e tre Gloria Patri[2].

            2. Nobilissimo principe della corte celeste, che vi degnaste prendere tanta cura di questa povera anima mia, difendetela voi dalle insidie e dagli assalti del demonio, onde non mi accada mai più di offendere il mio Signore per l'avvenire. Tre Angele e Gloria.

            3. Gloriosissimo spirito, che con assidua {144 [144]} benignità vi occupate dell'anima mia, ottenetemi  grazia di essere sempre vostro divoto e fedele nel praticare quegli avvisi e quei consigli, che vi degnerete suggerirmi alla mente ed inspirarmi nel cuore.

            Tre Angele e Gloria.

            4. Pietosissimo custode dell'anima mia, voi che tanto vi umiliaste col venire dal cielo in terra per impiegare il vostro ministero a favore di un essere sì vile quale io sono, fate che possa anch'io acquistare la spirito di vera umiltà, e sia pienamente persuaso, che da per me non posso nulla senza il vostro aiuto e senza la, grazia del mio Signore. Tre Angele e Gloria..

            5. Benignissimo spirito, che tante fatiche spendete per salvare l'anima mia, ottenetemi dal Signore, che nell'estremo della vita l'anima mia da voi difesa possa passare dalle vostre mani nelle amorosissime braccia del

mio Gesù. Tre Angele e Gloria.

 

ORAZIONE.

 

            Poichè, amabilissimo mio Custode, tutto quello che voi fate per me in questo mondo niente altro ha di mira, che la salute dell'anima mia, deh! vi supplico, quando mi troverà nel letto di morte privo di tutti• i sensi, immerso nelle angoscia dell'agonia, e {145 [145]} l'anima si separerà dal corpo per comparire avanti al suo Creatore, voi difendetela dai suoi nemici, e vincitrice conducetela con voi a godere per sempre la gloria del Paradiso. Così sia.

 

 

Breve modo di praticare la Via Crucis.

 

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam crucem et mortem tuam redemisti mundum.

 

Oremus.

            Respice, quaesumus, Domina, super hane familiam tuam, pro qua Dominus nostrr Jesus Christus non dubitavit manibus tradi nocentium et Crucia subire tormentum. Qui tecum vivit et regnat in saecula sacculorum. Amen.

 

ATTO DI CONTRIZIONE.

            Mio Redentore, mio Dio, eccomi ai vostri piedi pentito con tutto il cuore de'miei peccati, perché sono offesa della vostra somma {146 [146]} bontà; voglio piuttosto morire, che ancora offendervi, perchè vi amo sopra ogni cosa.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri.

 

                        Santa Madre, questo fate,

                        Che le piaghe del Signore

                        Siano impresse nel mio cuore.

 

                        Stabat Mater dolorosa

                        Juxta Crucem lacrymosa

                        Dum pendebat Filius.

 

STAZIONE I.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa prima Stazione ci rappresenta il Pretorio di Pilato, dove il nostro Redentore ricevo la sentenza di morte.

            Considera, anima mia, come Pilato condannò a morte di Croce il nostro innocentissimo Gesù, e come egli volentieri si sottomise a quella condanna, acciocché tu fossi liberata dall'eterna dannazione.

            Ah! Gesù, vi ringrazio di tanta carità, e vi supplico di cancellare la sentenza di eterna {147 [147]} morte meritata per le mie colpe, onde io sia fatto degno di godere l’ eterna vita.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

 

            Santa Madre, questo fate, ecc.

 

                        Cujus animam gementem,

                        Contristatam et dolentem

                        Pertransivit gladius.

 

STAZIONE II.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa seconda Stazione ci rappresenta come Gesù fu caricato del pesantissimo legno della Croce.

            Considera, anima mia, come Gesù sottopose le sue spalle alla Croce, la quale era aggravata da' tuoi moltissimi ed enormi peccati.

            Ah Gesù! perdonatemi e datemi grazia di non più aggravarvi nel restante di mia vita di nuove colpe, ma bensì di portare sempre la croce di una vera penitenza.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domine, miserere nostri. {148 [148]}

 

            Santa Madre, questo fate ecc.

           

            O quam tristis et afflicta,

            Fuit illa benedicta

            Mater Unigeniti!

 

 

STAZIONE III.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa terza Stazione ci rappresenta come Gesù cadde la prima volta sotto la Croce.

            Considera, anima mia, come Gesù non reggendo il grave peso, cadde sotto la Croce con suo gran dolore.

            Ah Gesù mio! le mie ricadute nel peccato ne sono la cagione. Vi supplico di darmi grazia di non rinnovarvi mai più questo dolore con nuovi peccati.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

 

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

            Quae moerebat et dolebat,

            Pia Mater dum videbat

            Nati poenas incluti. {149 [149]}

STAZIONE IV.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa quarta Stazione ci rappresenta l'incontro dolorosissimo di Maria Vergine col suo Divin Figliuolo.

            Considera, anima mia, quanto restò ferito il cuor della Vergine alla vista di Gesù, ed il cuore di Gesù alla vista della sua Madre afflittissima. Tu fosti la causa di questo dolore di Gesù e di Maria colle tue colpe.

            Ah Gesù! Ah Maria! fatemi. sentire un vero dolore de miei peccati, onde io li pianga finchè vivo e meriti d'incontrarvi pietosi alla mia morte.

            Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

 

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

            Quis est homo, qui non fleret,

            Matrem Christi si videret

            In tanto supplicio?

 

STAZIONE V.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum. {150 [150]}

            Questa quinta Stazione ci rappresenta come fu costretto Simon Cireneo a portare, la Croco dietro a Gesù Cristo.

            Considera, anima mia, come Gesù non aveva più forze a reggere la Croce, onde gli Ebrei con finta compassione lo sgravarono dell'enorme peso di essa.

            Ah Gesù! a me è dovuta la Croce, che ho peccato. Deh! fate che io vi sia almen compagno nel portare la croce di ogni avversità per vostro amore.

Pater, Ave, Gloria.

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

 

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

            Quis non posset contristari

            Christi Matrem contemplare

            Dolentem cum Filio?

 

STAZIONE VI.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa sesta Stazione ci rappresenta la Veronica, che asciugò il volto a Gesù.

            Considera, o anima mia, l'ossequio fatto a Gesù da questa donna, e come egli la premiò  {151 [151]} subito dandole il volto suo effigiato in quel lino.

            Ah Gesù mio! datemi grazia di mondare l'anima mia da ogni lordura e d'imprimere nella mia mento e nel mio cuore la vostra santissima passione.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domino, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Pro peccatis suae gentis

                        Vidit Jesum in tormentis.

                        Et flagellis subditum.

 

STAZIONE VII.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa settima Stazione ci rappresenta la seconda caduta di Gesù Cristo con grande suo strapazzo e tormento.

            Considera, o anima mia, i patimenti di Gesù in questa nuova caduta, effetti delle tue ricadute nel peccato.

            Ah Gesù! mi confondo avanti a voi, e vi {152 [152]} prego di darmi grazia che io mi alzi in maniera dalle mie colpe, che non ricada mai più.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Vidit suum dulcem Natum

                        Moriendo desolatum

                        Dum emisit spiritum.

 

STAZIONE VIII.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa ottava Stazione ci rappresenta quando Gesù incontrò le donne che piangevano sopra di Lui.

Considera, o anima mia, come Gesù disse a quelle donne, che non piangessero sopra di lui, ma sopra di loro stesse, onde tu impari, che devi prima piangere i tuoi peccati, indi i suoi patimenti.

            Ah Gesù! datemi lagrime di vera contrizione, acciocchè sia meritoria la compassione mia ai vostri dolori.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri. {153 [153]}

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Eja, Mater fons amoris,

                        Me sentire vim doloris

                        Fac, ut tecum lugeam.

 

 

STAZIONE IX.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa nona Stazione ci rappresenta la terza caduta di Gesù con nuove ferite e con nuovi tormenti.

Considera, anima mia, come il buon Gesù cadde la terza volta, perchè la tua ostinazione al male ti portò a continuare nelle colpe.

            Ah Gesù! voglio dar fine per sempre alle mie iniquità per dare a voi sollievo. Deh! confermate il mio proponimento e rendetelo efficace colla vostra grazia.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Fac ut ardeat cor meum

                        In amando Christum Deum,

                        Ut sibi complaceam. {154 [154]}

 

STAZIONE X.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa decima Stazione ci rappresenta come Gesù, giunto che fu sul Calvario, venne spogliato nudo ed amareggiato con fiele e mirra.

            Considera, anima mia, la confusione di Gesù nell'essere spogliato nudo, e la pena di essere abbeverato di fiele e mirra. Ciò fu in pena delle tue immodestie e golosità.

            Ah Gesù! mi pento delle libertà mie, e risolvo di non più rinnovarvi in tutto il rimanente de' miei giorni tali pene, ma di vivere con tutta modestia e temperanza. Così spero col vostro divino aiuto.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Sancta Mater, istud agas,

                        Crucifixi fige plagas

                        Cordi meo valide. {155 [155]}

 

STAZIONE XI.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa undecima Stazione ci rappresenta quando Gesù fu inchiodato sopra la Croce, essendo presente l'afflittissima sua Madre.

            Considera, anima mia, gli spasimi di Gesù nell'essergli trapassate dà chiodi le mani e i piedi. Oh crudeltà de' Giudei! Oh amore di Gesù verso di noi

            Ah Gesù mio! voi tanto patite per me ed io tanto fuggo ogni patire. Deh! inchiodate sulla vostra Croce la mia volontà risoluta di non più offendervi per l'avvenire, anzi di patir volentieri qualunque pena per vostro amore.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Tui nati vulnerati

                        Tam dignati pro me pati

                        Poenas mecum divide {156 [156]}

 

STAZIONE XII.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa duodecima Stazione ci rappresenta la morte di Gestì in Croce.

            Considera, anima mia, che dopo tre ore di agonia morì il tuo Redentore sulla Croce per la tua salute.

            Ah Gesù mio! è ben giusto che io spenda per voi il restante di mia vita avendo voi dato la vostra con tanti spasimi per me. Così risolvo: mi assista la vostra grazia per li meriti della vostra morte.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Fac me tecum pie fiere,

                        Crucifixo condolere

                        Donec ego vixero.

 

STAZIONE XIII.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum. {157 [157]}

            Questa decimaterza Stazione ci rappresenta come il corpo santissimo di Gesù fu deposto dalla Croce in seno di Maria Vergine sua Madre.

            Considera, anima mia, il dolore di Maria Vergine in vedersi fra le suo braccia morto il suo divin Figliuolo.

            Ah Vergine Santissima! per li meriti di Gesù ottenetemi grazia di non più rinnovare in vita mia la cagione della sua morte, ma che egli viva sempre in me colla sua divina grazia.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Juccta Crucem tecum stare

                        Et me tibi sociare

                        In planctu desidero.

 

STAZIONE XIV.

            v. Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi.

            R. Quia per sanctam Crucem et mortem tuam redemisti mundum.

            Questa ultima Stazione ci rappresenta la sepoltura del nostro Redentore.

            Considera, anima mia, come il corpo santissimo di Gesù fu seppellito con grande divozione {158 [158]} dentro al sepolcro nuovo per lui preparato.

            Ah Gesù mio! vi ringrazio di quanto patiste per me, e vi supplico di darmi grazia di preparare il mio cuore a ricevervi degnamente nella santa comunione e di fare nell'anima mia la vostra abitazione per sempre.

            Pater, Ave, Gloria.

 

            Miserere nostri, Domina, miserere nostri.

            Santa Madre, questo fate ecc.

 

                        Quando Corpus morietur,

                        Fac ut animae donetur

                        Paradisi gloria.

 

            v. Salva nos, Christe Salvator, per virtutem Crucis.

            R. Qui salvasti Petrum in mari, miserere nobis.

 

Oremus.

            Deus, qui Unigeniti Filii tui pretioso sanguine vivificae Crucis vexillum sanctificare voluisti, concede, quaesumus, eos qui ejusdem sanctae Crucis gaudent honore, tua quoque ubique protectione gaudere. Per eumdem Christum Dominum nostrum.

            R. Amen.

            v. Divinum auxilium maneat semper nobiscum.

            R. Amen {159 [159]}

 

 

Preghiera per conoscere la propria vocazione.

 

            Eccomi ai vostri piedi, o Vergine pietosa, per impetrare da voi la grazia importantissima della scelta del mio stato. Io non cerco altro che di fare perfettamente la volontà del vostro divin Figlio in tutto il tempo della mia vita. Deh! Madre del buon Consiglio, fatemi risuonare agli orecchi una voce che allontani ogni dubbiezza della mente mia. A voi si aspetta, che siete la Madre del mio Salvatore, essere altresì la madre della mia salvezza, perché se voi, o Maria, non mi partecipate un raggio del divin sole, qual luce mi rischiarerà? Se voi non mi istruite, o Madre dell'increata Sapienza, chi mi ammaestrerà? Udite dunque, o Maria, le mie umili preghiere. Indirizzatemi dubbioso e vacillante, reggetemi nella retta via, che conduce all'eterna vita, giacché voi siete unica speranza di virtù e di vita, i cui frutti non sono altro che frutti di onore e di onestà. {160 [160]}

 

 

Preghiera di Benedetto Papa XIII per impetrare da Dio la grana di ma morire di aorte laprouiu.

 

            Misericordiosissimo Signore Gesù, per la vostra agonia e sudor di sangue, per la morte vostra liberatemi, vi supplico, dalla morte subitanea ed improvvisa.

            Benignissimo Signore Gesù, per l'acerbissima ed ignominiosissima flagellazione e coronazione vostra, per la vostra Croce e passione amarissima, e per la vostra bontà umilmente vi prego, che non permettiate, che io improvvisamente muoia, e senza i ss. sacramenti passi da questa vita all'eternità.

            Mio amatissimo Gesù, mio Signore e Dio mio, per tutti i travagli e dolori vostri, pel vostro prezioso sangue e per le sagrosante vostre piaghe: per quelle vostre, o mio dolcissimo Gesù, ultime parole dette in Croce: Deus meus, Deus meus, ut quid dereliquisti me? e per quel forte grido: Padre, nelle tue mani raccomando lo spirito mio; ardentissimamente vi prego di non levarmi tantosto da questo mondo. Le vostre mani, o mio Redentore, mi hanno fatto e formato tutto intieramente. Deh! non mi precipitate sì presto; datemi, vi supplico, spazio di penitenza, concedetemi un transito felice ed in {161 [161]} grazia vostra, afinchè io vi ami con tutto il cuore, vi lodi e vi benedica in eterno.

            Signor mio Gesù Cristo, per quelle cinque Piaghe, che l'amore verap di noi vi fece in Croce, soccorrete ai vostri servi redenti col vostro preziosissimo Sangue... Sanguinisque pretiosi, quem in mundi pretium Rex effudit gentium.

 

 

Preghiera per la buona morte.

 

            Gesù Signore, Dio di bontà, Padre di misericordia, io mi presento dinanzi a Voi con cuore umiliato e contrita: vi raccomando la mia ultima ora, e ciò che dopo di essa mi attende.

            Quando i miei piedi immobili mi avvertiranno che la mia carriera in questo mondo è presso a finire, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie mani tremole e intorpidito non potranno più stringervi, Crocifisso mio bene, e mio malgrado lascerovvi cadere sul letto del mio dolore, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando i miei occhi offuscati e stravolti dall'orror della morte imminente fisseranno {162 [162]} in Voi gli sguardi languidi e moribondi, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie labbra fredde e tremanti pronunzieranno per l'ultima volta il vostro Nome adorabile, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie guancie pallide e livide inspireranno agli astanti la compassione ed il terrore, e i miei capelli bagnati dal sudor della morte, sollevandosi sulla mia testa, annunzieranno prossimo il mio fine, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando le mie orecchie, presso a chiudersi per sempre ai discorsi degli. uomini, si apriranno per intendere la vostra voce, che pronunzierà l'irrevocabile sentenza, onde verrà fissata la mia sorte per tutta l'eternità, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando la mia immaginazione agitata da orrendi e spaventevoli fantasmi sarà immersa in mortali tristezze, ed il mio spirito turbato dalla vista delle mie iniquità, dal timore della vostra giustizia, lotterà contro l'angelo delle tenebre, che vorrà togliermi la vista consolatrice delle vostre misericordie e precipitarmi in seno alla disperazione, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando ii mio debole cuore oppresso dal dolor della malattia sarà sorpreso dagli orrori di morte e spossato dagli sforzi che {163 [163]} avrà fatto contro ai nemici della mia salute, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando verserò le mie ultime lagrime, sintomi della mia distruzione, ricevetele in sacrificio di espiazione, acciocché io spiri come una vittima di penitenza, ed in quel terribile momento, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando i miei parenti ed amici, stretti a me d'intorno, s'inteneriranno sul dolente mio stato, e v'invocheranno per me, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando avrò perduto l'uso di tutti i sensi ed il mondo intero sarà sparito da me, ed io gemerò nelle angoscia della estrema agonia e negli affanni di morte, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando gli ultimi sospiri del cuore sforzeranno I: anima mia ad uscire dal corpo, accettateli come figli di una santa impazienza di venire a Voi, e Voi, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando l'anima mia sull'estremità delle labbra uscirà per sempre da questo mondo e lascerà il mio corpo pallido, freddo e senza vita, accettate la distruzione del mio essere come un omaggio, che io vengo a rendere alla vostra Divina Maestà, ed allora, misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

            Quando finalmente l'anima mia comparirà {164 [164]} dinanzi a Voi, e vedrà per la prima volta lo splendore immortale della nostra Maestà, non la rigettato dal vostro cospetto; degnatevi ricevermi nel seno amoroso della vostra misericordia, affinchè io canti eternamente le vostre lodi: misericordioso Gesù, abbiate pietà di me.

 

ORAZIONE.

 

            O Dio, che condannandoci alla morte, ce ne avete nascosto il momento e l'ora, fate ch'io passando nella giustizia e nella santità tutti i giorni della vita, possa meritare di uscire di questo mondo nel vostro santo amore per li meriti del nostro Signor Gesù Cristo, che vive e regna con voi nell'unità dello Spirito Santo. Così sia.

            Pio VII accordò l'indulgenza di 100 giorni a chi recita detta preghiera, e per un mese l'indulgenza plenaria.

 

 

Orazione per le anime del Purgatorio.

 

            O Signore onnipotente, il quale, per l'amore che portaste agli uomini, vi degnaste di prendere umana carne, di vivere fra gli stenti, di soffrire dolorosissima passione e finalmente di spirare in Croce, deh! per tanti meriti che ci procuraste col vostro presiosissimo {165 [165]} Sangue, vi prego dì volgere uno sguardo pietoso ai tormenti, che soffrono nel Purgatorio quelle anime benedette, che partite da questa valle di pianto in grazia vostra soffrono gli ardori di quelle fiamme per iscontare i debiti, che hanno tuttora verso della vostra divina giustizia. Accettate adunque, o pietosissimo Iddio, le preghiere, che per esse umilmente vi porgo, traetele da quel carcere tenebroso, e chiamatele alla gloria del Paradiso. Vi raccomando particolarmente le anime do' miei parenti, benefattori spirituali e temporali, e in ispecial modo quelle a cui posso essere stato occasione di peccato col mio mal esempio. Vergine SS., Madre pietosa, consolatrice degli afflitti, intercedete voi per quelle anime, affinchè per la vostra potentissima intercessione volino’a godere quel Paradiso, che loro sta preparato.

            v. Te ergo, quaesumus, famulis tuis subveni,

            R. Quos pretioso sanguine redemisti.

            Pater, Ave e Requiem.

 

 

Divozione a s. Giuseppe.

 

            Colla divozione a Gesù e a Maria deve andare congiunta la divozione al glorioso patriarca san Giuseppe. Imperocchè dopo Gesù e Maria egli è {166 [166]} il unto che più di tutti si merita la nostra venerazione e il nostro amore per la sublime sua dignità. I suoi meriti furono sì alti, la sua santità sì grande, che la stessa santissima Trinità lo elesse a sposo della più pura delle vergini, della più eccellente e più amabile creatura, che è Maria santissima; lo fece custode, e quasi padre di Gesù Cristo vero figlio dell'Eterno Iddio; gli confidò insomma i due tesori più grandi che possedesse il Cielo e la terra, che sono Gesù e Maria.

            S. Teresa ci anima di ricorrere sovente a questo santo dicendo: «Io non mi ricordo di aver finora supplicato s. Giuseppe di cosa alcuna, senza che egli mi abbia consolata. I favori e le grazie grandi, che mediante l'intercessione di questo santo io ho ricevuto da Dio: i pericoli, dai quali mi ha liberata sì nell'anima che nel corpo, sono cose maravigliose. Vorrei persuadere ad ognuno la divozione verso questo glorioso patriarca, per la grande esperienza che ho dei beni grandi, che Egli ottiene da Dio. Solo per amor di Dio domando che chi non mi crede ne faccia la prova, e vedrà che gran bene sia l'essere divoto di questo s. Patriarca.» Queste parole bastino a stimolarci ad essere divoto di questo sposo purissimo di Maria Immacolata, e padre putativo di Gesù.

            S. Giuseppe avendo avuta la invidiabile sorte di morire assistito da Gesù e da Maria viene dato per protettore ai moribondi. Siamogli dunque divoti in vita, se vogliamo averlo per nostro aiuto in morte.

            Per la grande dignità poi a cui fu elevato {167 [167]} s. Giuseppe, per aver egli protetto la Sacra Famiglia dalle insidie dei nemici mentre ancor viveva in terra, per le grazie straordinarie che ottiene tuttodì ai fedeli cristiani, il papa Pio IX felicemente regnante, con decreto degli 8 dicembre l'anno 1870, dichiarò s. Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica, e sollevò a doppio di prima classe la sua festa del 19 marzo.

            Per queste ragioni io vi raccomando, o figliuoli miei, di professare a questo santo una grande divozione.

 

 

Preghiera a s. Giuseppe per ottenere la s. Virtù della purità

 

 

            O custode dei vergini e padre, e. Giuseppe, alla cui custodia fu affidata la stessa innocenza Cristo Gesù, e la Vergine delle Vergini Maria SS., io vi supplico e vi scongiuro di fare sì che, preservato da ogni immondezza, puro di mente, di cuore, e casto di corpo, io sia sempre castissimo servo di Gesù e di Maria. Così sia.

            Ricordatevi, o purissimo sposo di Maria Vergine, e dolce protettor mio s. Giuseppe, che non si è mai udito, che alcuno abbia invocata la vostra protezione e chiesto aiuto da voi senza essere stato consolato. Con questa fiducia io vengo al vostro cospetto, se a voi fervorosamente mi raccomando. Deh! non {168 [168]} abbiate in dispregio le mie preghiere, o Padre putativo di Gesù, ma ricevetele pietosamente ed esauditele.

            Indulgenza di 300 giorni concessa da Pio IX, da guadagnarsi una volta al giorno, applicabile alle anime del Purgatorio.

 

 

Preghiera per impetrare una buona morte.

 

            Gloriosissimo s. Giuseppe, fortunato sposo di Maria, voi che meritaste di essere fatto custode del Salvator del mondo Gesù Cristo, e abbracciandolo teneramente godeste anticipato il Paradiso, deh! ottenetemi dal Signore un intero perdono de’miei peccati, la grazia d'imitare le vostre virtù, onde io cammini sempre per la via che conduce al Cielo. Siccome voi meritaste di avere Gesù e Maria intorno al vostro letto al punto di morte, e tra le loro braccia dolcemente spiraste l'anima beata, vi prego di volermi difendere dai nemici dell'anima mia in quell'ultimo punto di mia vita; di modo che consolato dalla dolce speranza di volare con voi a possedere l'eterna gloria in Paradiso io spiri pronunziando i SS. nomi di Gesù, di Giuseppe e di Maria. {169 [169]}

 

 

Indice

 

ALLA GIOVENTU' pag. 5

 

 



[1] In Chieri, nel palazzo già di casa Tana, si vede una camera, in cui è costante tradizione che il Santo dimorasse qualche tempo nella sua fanciullezza; e sulle pareti della medesima si vedono delle macchie, le quali si credono spruzzi di sangue gettati da s. Luigi flagellandosi.

[2] I Sommi Pontefici Pio VI e Pio VII concessero l'indolgenza di 100 giorni tutte le volte che si recita l'Angele Dei, e a chi lo recita ogni giorno per un mese indulgenza plenaria, perchè confessato e comunicato.

Si acquista eziandio l'indulgenza di 100 giorni tutte le volle che si recitano tre Gloria Patri, e recitandoli al mattino, al mezzodì ed alla sera 300 giorni per ogni volta. Col quale esercizio fatto per un mese si lucra indulgenza plenaria, purchè in un giorno di tal mese uno siasi confessalo e comunicato.

Tutte queste indulgenze sono applicabili alle anime del Purgatorio.




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