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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

DIALOGI INTORNO ALL'ISTITUITONE DEL GIUBILEO COLLE PRATICHE DIVOTE PER LA VISITA DELLE CHIESE

 

del sacerdote

BOSCO GIOVANNI

 

            Beato quel popolo che sa che cosa sia Giubileo ; infelici coloro che per negligenza o per inconsiderazione lo abbiano trascurato colla speranza di pervenire ad un altro. (Card.GAKTANI del Givi. 15).

 

TORINO.

TIP. DELL'ORAT. DI s. FRANO, DI SALES. {1 [75]} {2 [76]}

 

 

 

 

INDEX

Al lettore  2

Pubblicazione del Giubileo fatta da S. S. Papa Pio IX   2

Dialogo I. Del Giubileo in generale. 4

Dialogo II. Del Giubileo presso gli Ebrei. 6

Dialogo III. Il Giubileo presso ai Cristiani. 8

Dialogo IV. Prima pubblicazione solenne del Giubileo ovvero anno santo. 9

Dialogo V. Delle Indulgenze. 12

Dialogo VI. Acquisto delle Indulgenze. 15

Pratiche divote per l'acquisto del Giubileo  16

Visita alla prima chiesa. La Confessione. 16

Visita alla seconda chiesa. La santa Comunione. 18

Visita alla terza chiesa. La limosina. 19

Tre meditazioni che possono eziandio servire per le visite delle tre chiese in occasione del giubileo  20

Visita della prima chiesa. Pensiero della salute. 20

Visita della seconda chiesa. Il pensiero della morte. 21

Visita alla terza chiesa. Il Giudizio. 22

Indice  23

 


Al lettore

 

            Alla voce del supremo Gerarca della Chiesa ogni fedele cristiano deve con figliale sommessione e rispetto porgere attento l'orecchio. Egli è per far conoscere il Giubileo proclamato dal Vicario di Gesù Cristo che pubblichiamo questo librétto.

            Lo scopo principale di esso si è di dare una giusta e chiara idea del Giubileo e di farne conoscere a' fedeli cristiani la vera origine, e come esso sia passato dalla Sinagoga degli Ebrei alla Chiesa Cattolica.

            Mi sono fatto coscienzioso dovere di {3 [77]}consultare i più antichi e i più accreditati scrittori, fermo di nulla trascrivere che presentasse alcun dubbio della verità. Si aggiungono alcune pratiche religiose, che possono servire alla visita delle tre chiese, secondo che viene prescritto dal Romano Pontefice nell' accordare il presente Giubileo.

            La qual cosa servirà eziandio a confutare l'accusa che i protestanti ed alcuni cristiani poco instruiti nella loro religione fanno alla Cattolica Chiesa, quasi che il Giubileo e le sante Indulgenze siano una istituzione degli ultimi tempi.

            Leggi, o cristiano, e leggi attentamente; chi sa che per me e per te non sia l'ultimo Giubileo? Fortunati noi, fortunati tutti i cristiani se lo faranno bene. La misericordia divinaci attende; i tesori celesti sono aperti, faccia Iddio che tutti ne sappiamo approfittare. {4 [78]}

 

 

Pubblicazione del Giubileo fatta da S. S. Papa Pio IX

 

            La Santità di Pio IX nel diciannovesimo anno del suo Pontificato, decimo della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione, per festeggiare quella Gran Vergine che sola schiacciò tutte le eresie, compiva una delle più belle opere del suo gloriosissimo Pontificato, scrivendo un’Enciclica a tutti i Patriarchi, Arcivescovi e Vescovi del mondo cattolico. In questa Enciclica egli condanna tutti gli errori moderni e riassume tutte quelle condanne già comprese nelle Allocuzioni, nelle Encicliche e nelle lettere apostoliche anteriori e finalmente con un solenne Giubileo eccita tutti i fedeli a pregare, aprendo loro i tesori delie Sante Indulgenze. Noi pubblichiamo tradotto in lingua italiana la parte di questo glorioso documento che riguarda il Giubileo. {79 [79]}

 

 

ENCICLICA

Ai Venerabili Fratelli, i Patriarchi, i Primati , Arcivescovi e Vescovi tutti che sono in comunione ed in grazia della S. Sede.

 

Pio PAPA IX.

Venerabili Fratelli, salute ed apostolica benedizione.

 

            È certamente noto e manifesto a tutti, ma specialmente a voi, venerabili confratelli, con quanta cura e con quale pastorale vigilanza i Romani Pontefici, Nostri Predecessori, adempiendo l'incarico loro affidato dallo stesso Gesù Cristo Signor Nostro, nella persona del Beatissimo Pietro, principe degli Apostoli, non abbiano mai trascurato il dovere di pascere gli agnelli e le pecorelle, di nutrire assiduamente tutto il gregge del Signore, imbeverlo di sane dottrine, e rimuoverlo dai pascoli avvelenati. {6 [80]}

            E veramente i Nostri Predecessori, difensori e sostenitori dell' augusta religione cattolica, della verità e della giustizia, sommamente solleciti della salute delle anime, nulla mai ebbero maggiormente a cuore, che colle loro savissime lettere e costituzioni svelare e condannare tutte le eresie, e gli errori , i quali essendo contrari alla nostra divina fede, alla dottrina della Chiesa Cattolica, alla onestà dei costumi ed alla salute eterna degli uomini, eccitarono gravi e frequenti rivoluzioni, ed in modo missrando funestarono la Chiesa e lo Stato. Impertanto gli stessi nostri Antecessori resistettero con costante fortezza a tutte le macchinazioni degli empi, che a guisa dei burrascosi flutti del mare spumano le proprie turpitudini, e prométtendo libertà, essendo schiavi della corruzione, colle loro fallaci opinioni, e con dannosissimi scritti si adoprano a rovesciare le fondamenta della cattolica religione e della società civile, a distruggere ogni virtù ed ogni giustizia, a corrompere tutte le menti, {7 [81]} e tutti i cuori, a far traviare gl'incauti e specialmente l'inesperta gioventù, corromperla, allacciarla negli errori, e finalmente strapparla dal seno della Chiesa Cattolica.

            Ed inoltre ben sapete, V. F., come in questi tempi gli odiatori d'ogni verità e giustizia, ed i nemici acerrimi della Nostra Religione, ingannando i popoli con libri, libelli e giornali pestilenziali, e maliziosamente mentendo, spargono altre empie dottrine d'ogni genere. Né ignorate, come in questa nostra età trovinsi alcuni che invasi e mossi dallo spirito di Satana giunsero a tal segno d'empietà, che non temono di negare con procace scelleratezza il Dominatore Signor Nostro Gesù Cristo e la sua Divinità. E qui non possiamo a meno di tributarvi le massime e meritate lodi, V. F., perchè non tralasciate di innalzare con ogni zelo la vostra voce episcopale contro tanta empietà.

            Pertanto con queste nostre lettere ci rivolgiamo nuovamente a Voi che chiamati a parte della nostra sollecitudine {8 [82]} Ci siete di sommo sollievo,letizia e consolazione tra le grandissime Nostre amarezze per la vostra egregia fermezza nella religione, pietà, e per quel mirabile amore, fede, e venerazione con cui stretti a Noi ed a questa apostolica Sede, con unione perfetta vi adoprate per adempiere con fortezza e con diligenza il gravissimo Vostro episcopale ministero. Imperocché attendiamo dall'esimio Vostro zelo pastorale, che pigliando la spada dello spirto, che è la parola di Dio, e confortali' nella grazia del S. N. G. C. vogliate con zelo raddoppiato ogni giorno più provvedere che i fedeli alla Vostra cura affidati « si astengano dalle erbe nocive che G. Cristo non coltiva, perchè non sono piantagione del Padre »[1].

            E non cessate mai dall'inculcare agli stessi fedeli, che ogni vera felicità ridonda negli uomini dall'augusta nostra religione, dalla sua dottrina, dal suo esercizio, ed essere beato il popolo il cui Signore è Dio[2]. Insegnate che {9 [83]} i Regni sussistono pel fondamento della fede[3] e nulla essere così mortifero, e così vicino alla caduta, cosi esposti ad ogni pericolo, che il pensare che a Noi basta il libero arbitrio che ricevemmo quando siamo nati, e quindi non chiediamo più nulla a Dio, cioè dimentichi del nostro autore rinneghiamo la sua potenza per mostrarci liberi,

(Qui il sommo Pontefice fa passare a rassegna vari errori dominanti in fatto di religione i quali tutti svela e condanna; di poi continua còsi):

            Ma se sempre, VV. FF. ora più che mai in tanta sciagure della Chiesa e della società civile, in mezzo a tante cospirazioni dei nemici contro la religione Cattolica e questa Santa Sede, in mezzo a tanta congerie d' errori, è del tutto necessario che ci presentiamo con fiducia al tròno della divina clemenza per conseguire misericordia e trovare grazia ceri opportuno aiuto. Pertanto abbiamo giudicato di {10 [84]} eccitate la pietà di tutti i fedeli, affinchè insieme con Noi e Voi preghino e scongiurino il clementissimo Padre dei lumi con ferventissime ed umilissime preghiere è nella pienezza della Fede ricorrano al S. N. G. C. che ci ha redenti a Dio col suo sangue e con fervore e perseveranza preghino il suo dolcissimo cuore, vittima dell'ardentissimo suo amore per noi affinchè coi vincoli del suo amore attiri a sé ogni cosa, e perchè tutti gli uomini infiammati dal suo santissimo amore camminino secondo il Suo Cuore in modo da piacere in tutto a Dio, e portare frutti di ogni buona opera.

            Essendo poi senza dubbio più grate a Dio le preghiere degli uomini, se queste a Lui si presentino con cuore mondo da ogni macchia; quindi giudicammo di aprire con apostolica liberalità i celesti tesori della Chiesa commessi alla Nostra dispensazione, affinchè i fedeli più ardentemente accesi di vera pietà e purificati dalle macchie dei peccati col Sacramento della Penitenza con maggior fiducia {11 [85]} presentino a Dio le loro preghiere, e consegniscano la sua misericordia e la sua grazia.

            Dunque con queste lettere di Nostra Autorità Apostolica concediamo a tutti e singoli i fedeli dell'uno e dell'altro sesso dell'orbe cattolico l'indulgenza plenaria in forma di Giubileo per lo spazio solamente di un mese per tutto l'anno prossimo 1865 e non oltre, da determinarsi da voi, VV. FF. e dagli altri legittimi Ordinari dei luoghi nello stesso modo assolutamente e forma, con cui dal principio del Nostro supremo Pontificato ab-biam conceduto colle Nostre lettere apostoliche in forma di Breve in data del 20 novembre 1846, le quali cominciano Arcano divinae Providenliae Consilio, e con tutte le stesse facoltà, che con quelle lettere Vi furono accordate. Vogliamo tuttavia che sia osservato tutto ciò che nelle citate lettere è prescritto, e si eccettui ciò che abbiamo dichiarato eccettuato. E ciò concediamo non ostante qualunque cosa in contrario da doversi ricordare in {12 [86]} modo speciale e degno di derogazione. E per togliere ogni dubbio e dificoltà, abbiamo comandato che Vi venisse spedita una copia delle medesime.

            Preghiamo, VV. FF, dall'intimo cuore e con tutta la mente la misericordia di Dio, perchè Egli stesso va dicendo: misericordiam autemmenni non dispergam ab eis. Chiediamo e riceveremo e se vi sarà un pò di ritardo nel ricevere, perchè gravemente peccammo, picchiamo, perchè a chi picchia sarà aperto, purché le preghiere e i gemiti e le lagrime nostre, nelle quali bisogna insistere e perseverare, battano le porte della casa del Signore e purché sia unanime la preghiera...Ciascuno preghi Dio non tanto per sé, quanto per tutti i fratelli, come il Signore c'insegnò a pregare[4].

            Ed affinchè più facilmente Iddio esaudisca le Nostre, le Vostre, e le preghiere e i voti di tutti i fedeli interponiamo con ogni fiducia interceditrice {13 [87]} appresso di Lui l'Immacolata e SS. Vergine Maria Madre di Dio che uccise tutte le eresie nel mondo universo e la quale amantissima Madre di tutti noi «è tutta soave.... è piena di misericordia...si offre a tutti pieghevole, a tutti clementissima e con certo amplissimo amore compatisce alle necessità di tutti» e come Regina che sta alla destra dell'Unigenito Figliuolo suo N, S. G. C. in veste aurea con ogni varietà di ornamenti nulla vi è che Essa non possa da Lui impetrare. Invochiamo eziandio il suffragio del Beatissimo Pietro principe degli Apostoli e del suo coapostolo Paolo e di tutti i Santi del cielo che già fatti amici di Dio giunsero al regno celeste, e, coronati, possedono la palma; e sicuri della loro immortalità sono solleciti della nostra salute.

            Finalmente pregandovi sinceramente da Dio l’abbondanza di tutti i doni celesti come pegno singolare della nostra carità verso di Voi amorevolmente compartiamo di tutto cuore l'Apostolica Benedizione a Voi stessi, VV. FF, {14 [88]} a tutti gli ecclesiastici e laici fedeli commessi alle vostre cure.

            Dato in Roma presso S. Pietro l'8 dicembre 1864 anno decimo della dommatica definizione dell' Immacolata Concezione di M. V. Madre di Dio.

 

            Del Pontificato Nostro Anno Decimonono.

 

Pius P. P. IX. {15 [89]} {16 [90]}

 

 

Dialogo I. Del Giubileo in generale.

 

            Giuliano. - La riverisco, signor Prevosto, sono qui a farle esercitare un po' di pazienza.

            Prevosto. - Benvenuto, caro Giuliano, mi fate sempre piacere quando venite a vedermi, e, come ho detto più volte, sono sempre ai vostri cenni in tutto quel che posso fare per utilità spirituale di tutti i miei pacchiani e specialmente per voi, che essendo da poco tempo venuto alla fede cattolica, avete in più cose maggior bisogno di essere instruito.

            Giul. - Mi hanno detto che il Papa ha concesso il Giubileo: io non l'ho {17 [91]} ancor mai fatto, vprrei ora essere instruito intorno al modo di farlo bene.

            Prev. - Saviamente pensaste a cercar di farvi instruire per tempo, imperocché da quando vi siete fatto cattolico non ebbe ancora luogo alcun Giubileo; e nella circostanza della vostra abiura non avendo parlato in proposito di questa pratica della Chiesa Cattolica, è a temere che abbiate in capo non pochi errori. Ditemi pertanto ciò che vi sta maggiormente a cuore di sapere, ed io studierò di appagarvi sfacendovi quelle osservazioni che mi parranno utili per vostro spirituale vantaggio.

            Giull - Prima di tutto avrei bisogno che Ella mi dicesse in modo facile e chiaro che cosa voglia dire la parola Giubileo e quale senso diano i cattolici alla medesima, perchè quando sgraziatamente era protestante ne udiva dite di tutti i generi contro al Giubileo e contro alle Indulgenze.

            Prev. - Due cose, o Giuliano, desiderate da me, la spiegazione della parola Giubileo e in quale senso da {18 [92]} noi si prenda come pratica religiosa proposta dalla Chiesa Cattolica.

            In quanto al significato della parola non occorre trattenermi molto, perciocché ci deve bastare il sapere che cosa con essa si voglia significare. Tuttavia vi citerò le principali spiegazioni che ne danno i Santi Padri.

            S. Gerolamo ed altri dicono la parola Giubileo derivare da Iubal inventore degli istrumenti musicali, oppure da Iobel che significa corno perchè l'anno del Giubileo presso agli Ebrei era pubblicato con una tromba fatta a foggia di corno di ariete.

            Alcuni altri fanno derivare Giubileo dalla parola Habil, che significa restituire con allegrezza perchè in quel1' anno le cose comprate, mutuate o impegnate erano restituite al primiero padrone; la qual cosa cagionava grande allegrezza.

            Altri dicono da Iobil essere derivata la parola Giubileo, che vuole anche dire allegrezza perchè in queste {19 [93]} occasioni i buoni cristiani hanno gravi motivi di rallegrarsi.

            Giul. - Questa è spiegazione della parola Giubileo in genere, ma io vorrei anche sapere come si definisca dalla Chiesa in quanto è una pratica di pietà cui sono annesse le, Indulgenze.

            Prev. - Vi appagherò anche di buon grado. Il Giubileo preso come pratica stabilita dalla Chiesa è una Indulgenza plenaria concessa dal Sommo Pontefice alla Chiesa universale con piena remissione di tutti i peccati a coloro che degnamente lo acquistano adempiendo le opere prescritte.

            Primieramente dicesi Indulgenza plenaria per distinguerla dall' Indulgenzia parziale che si suole dai Sommi Pontefici concedere a certi esercizi di cristiana pietà, a certe preghiere e a certi atti di religione.

            Questa Indulgenza dicesi straordinaria perchè si suole soltanto concedere raramente ed in casi gravi come quando minacciano guerre, pestilenze e terremoti. Il Sommo Pontefice  {20 [94]} Piò IX concede in quest'anno l'Indulgenza del Giubileo per eccitar i fedeli cristiani di tutto il mondo a pregare pei presenti bisogni della religione e specialmente per la conversione dei peccatori, per la estirpazione delle eresie, e per allontanare molti errori che taluni cercano difondere nei fedeli cogli scritti, coi libri, o con altri mezzi che pur troppo il demonio sa suggerire a danno delle anime.

            Questa Indulgenza si dice anche straordinaria per le grandi facoltà che i romani Pontefici in queste occasioni incedono ai confessori. In questi casi essi hanno la facoltà di assolvere da qualsiasi grave colpa anche riservata.

            Giul. - Godo molto della definizione che mi dà del Giubileo, ma esso è chiamato con tale diversità di nomi, che io ne rimango assai confuso Anno santo, anno centenario, secolare, Giubilare, Giubileo particolare, Giubileo universale, Grande Giubileo, Indulgenza in forma di Giubileo, ecco i nomi con cui odo chiamarsi promiscuamente {21 [95]} il Giubileo; abbia la bontà di darmene la spiegazione.

            Prev. - Questi nomi sebbene siano talvolta usati ad esprimere la stessa cosa, tuttavia hanno significato l'uno alquanto diverso dall'altro. Ve ne darò breve spiegazione.

            Il Giubileo dicevasi anno Giubilare anno santo. perchè in quell'anno (siccome vi dirò dipoi) gli Ebrei dovevano cessare da ogni genere di lavoro ed occuparsi esclusivamente in opere.di virtù e di santità. Al che sono egualmente invitati tutti i fedeli cristiani, senza che per altro siano obbligati ad abbandonare le ordinarie loro occupazioni temporali.

            Appellavasi eziandio centenario o anno centesimo perchè nella sua prima instituzione celebravasi ogni cento anni.

            Il Giubileo poi dicesi parziale quando si concede solamente in alcuni luoghi determinati come sarebbe in Roma, o in Gompostella nella Spagna. Questo Giubileo si appella anche generale quando {22 [96]} si concede ai fedeli cristiani in ogni luogo della cristianità.

            Ma è detto propriamente Giubileo Generale o Grande Giubileo quando si celebra nell'anno, in cui è fissato dalla Chiesa. Presso gli Ebrei succedeva ogni cinquantanni, presso ai cristiani in principio era ogni cento anni, di poi ogni cinquanta ed ora ogni venticinque.

            Il Giubileo si dice straordinario ed anche Indulgenza in forma di Giubileo quando per qualche grave ragione si concedè fuori dell'anno santo.

            I sommi pontefici quando sono elevati alla loro dignità sogliono solennizzare questo avvenimento con un'Indulgenza plenaria ovvero un Giubileo straordinario.

            La differenza tra il grande Giubileo ed il Giubileo particolare consiste che il primo dura un anno intero, e l'altro dura solamente una parte dell'anno. Quello che ha conceduto il regnante Pio IX dura soltanto un mese ma vi sono i medesimi favori del Giubileo che dura un anno. {23 [97]} La breve spiegazione che vi ho dato di queste parole credo che sarà viemeglio intesa dalle altre cose che spero di potervi raccontare in altri trattenimenti. Intanto persuadetevi cbe il Giùbileo è un gran tesoro pei cristiani e il dotto Cardinale Gaetani nel suo trattato del Giubileo (c. 5) scrissequeste belle parole: Beato quel popolo il quale sa che cosa sia il Giubileo; infelici coloro che per negligenza o per inconsiderazione lo abbiano trascurato colla speranza di pervenir ad un altro»[5].

 

 

Dialogo II. Del Giubileo presso gli Ebrei.

 

            Giul. - Ho ascoltato con piacere quello che mi ha detto intorno ai vari significati che suol darsi alla parola {24 [98]} Giubileo, intorno ai grandi vantaggi ohe dal medesimo si possono ricavare. Ma questo non mi basta qualora dovessi dare una risposta a' miei antichi compagni di religione ; perchè essi prendendo la sola Bibbia per norma della loro fede sono fissi nell’asserire che il Giubileo è una novità nella Chiesa di cui non avvi traccia nella Bibbia. Desidererei pertanto di essere instruito sopra questa materia.

            Prev. - Quando gli antichi vostri ministri e compagni di religione asserivano che nella Sacra Scrittura non si parla di Giubileo essi cercavano di nascondervi la verità, o che eglino stessi la ignoravano.

            Prima peraltro di esporvi ciò che la Bibbia dice del Giubileo conviene che io vi faccia notare come esiste nella Chiesa Cattolica un'autorità infallibile che viene da Dio, ed è da Dio medesimo diretta. Ciò apparisce da molti testi della sacra Bibbia e specialmente dalle parole dette dal Salvatore a S. Pietro quando lo stabili capo della Chiesa dicendogli: Tutto quello che legherai {25 [99]} sopra la terra sarà legato in cielo, tutto ciò che scioglierai in terra sarà anche sciolto in cielo (S.Matt 18). Perciò noi possiamo ammettere con certezza tutto quello che questa autorità stabilisce pel bene dei cristiani senza timore di errare. Inoltre è massima ammessa da tutti i cattolici che quando incontriamo qualche verità creduta e praticata in ogni tempo nella Chiesa, né si può trovare alcun tempo o luogo in cui sia stata instituita, noi la dobbiamo credere come rivelata da Dio medesimo e trasmessa a parole o in iscritti dal principio della Chiesa fino ai nostri giorni.

            Giul. - Questo credo anch'io, perciocché, posta l'autorità infallibile della Chiesa, nulla importa che essa proponga cose scritte nella Bibbia o tramandate per tradizione. Tuttavia io desidererei grandemente di sapere che cosa ci sia nella Bibbia riguardo al Giubileo; e ciò tanto più desiderò, perchè pochi giorni sono un antico mio amico protestante ricominciava a motteggiarmi intorno alla novità del {26 [100]} Giubileo di cui egli diceva, non avvi cenno nella Bibbia.

            Prev. - Eccomi pronto ad appagare questo vostro giusto desiderio. Apriamo insieme la Bibbia e leggiamo qui nel libro del Levitico al capo XXV, e troveremo l'istituzione del Giubileo come era praticato presso agli Ebrei.

            Il sacro testo dice cosi:

            Conterai, parlò il Signore a Mosè, sette settimane di anni, viene a dire sette volte sette, che fanno in tutto quarantanove anni: e il settimo mese ai dieci del mese, nel tempo della espiazione, farai suonare la tromba per tutto quanto il paese. E santificherai l'anno cinquantesimo, e annunzierai la remissione a tutti gli abitanti del tuo paese: perocché egli è l'anno del Giubileo. Ognuno tornerà alle sue possessioni e ognuno tornerà alla sua famiglia, perchè l'anno cinquantesimo è l'anno del Giubileo. Voi non farete la semente, e non mieterete quello che sarà nato spontaneamente pe' campi, e non coglierete le primizie della vendemmia {27 [101]} per santificare il Giubileo, ma voi mangerete quello che vi si parerà davanti. Nell’ anno del Giubileo tornerà ciascuno ne' suoi beni.

            Fin qui sono parole del Levitico intorno alle quali credo che non occorra lunga spiegazione per farvi comprendere quanto antica sia la istituzione del Giubileo, cioè fin dai primi tempi che gli Ebrei erano per entrare nella Terra Promessa, circa l’ anno del mondo 2500.

            Del Giubileo si parla poi ancora in tanti altri luoghi della Bibbia: come nello stesso libro del Levitico, al cap. XXVII; nel libro dei Numeri, al cap. XXXVI, in quello di Giosuè al cap. VI. Ma vi basti ciò che ne abbiamo detto, che è per sé troppo chiaro.

            Giul. - Mi ha fatto molto piacere a farmi vedere queste parole della Bibbia, e godo molto che la Bibbia non solo parli del Giubileo, ma ne comandi l’ osservanza a tutti gli Ebrei. Desidero per altro che mi spieghi alquanto diffusamente le parole del sacro testo per conoscere qual fine abbia {28 [102]}  avuto Iddio nel comandare il Giubileo.

            Prev. - Dalla Bibbia apparisce chiaro quale fine abbia avuto Iddio nel comandare a Mosè l’ osservanza del Giubileo. Primieramente Iddio, che è tutta carità, voleva che quel popolo si abituasse ad essere benigno e misericordioso verso il prossimo; perciò nell’ anno del Giubileo erano rimessi tutti i debiti. Quelli che avevano venduto od impegnato case, vigne, campi od altre cose, in quell’ anno riprendevano tutto come primieri padroni; gli esigliati facevano ritorno alla loro patria, e gli schiavi senza alcun riscatto erano lasciati in libertà. In questa maniera si impedivano i ricchi di fare acquisti fuori di misura, i poveri potevano conservare il retaggio dei loro antenati, e s’ impediva la schiavitù cotanto praticata in quei tempi appresso le nazioni pagane. Inoltre, dovendo il popolo cessare dalle occupazioni temporali, poteva occuparsi liberamente un anno intero nelle cose risguardanti il divin cullo, e così ricchi {29 [103]} e poveri, schiavi e padroni si univano in un cuor solo ed in un’ anima sola a benedire e ringraziare il Signore de' benefizi ricevuti.

            Giul. - Forse non sarà a proposito, ma mi nasce una difficoltà: se nell’ anno del Giubileo non si seminava, né si raccoglievano i frutti dei campi, di che cosa la gente poteva cibarsi?

            Prev. - In quella occasione, cioè nell’ anno del Giubileo, avveniva un fatto straordinario, che è un vero miracolo. Nell’ anno precedente il Signore faceva produrre dalla terra tale abbondanza di ogni sorta di frutti, che bastavano per tutto l’ anno 49 e 50 e parte del 51. Nel che dobbiamo ammirare la bontà di Dio, il quale, mentre comanda di occuparci delle cose che riguardano al suo divin culto, pensa Egli medesimo a tutto ciò che può abbisognarci pel corpo. Questa massima fu dipoi confermata più volte nel Vangelo specialmente quando Gesù Cristo disse: Non vogliate essere solleciti per dimani dicendo: Che mangeremo? Che beveremo? Di che ci {30 [104]} copriremo? Quaerite primum regnum Dei et iustitiam ejus et kæc omnia adiicientur vobis. Cercate in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia e le altre cose vi saranno aggiunte.

            Giul. - Altro dubbio mi nasce in quésto momento: l’ anno del Giubileo è ancora presentemente preceduto da quell’ abbondanza in qualche luogo della terra?

            Prev. - No, o Giuliano, l’ abbondanza materiale del Giubileo ebraico durò presso a quel popolo soltanto fino alla venuta.del Messia: d’ allora io poi, essendosi avverato ciò che figurava il Giubileo antico, cessò quell’ abbondanza materiale per dare luogo all’ abbondanza di grazie e di benedizioni, che i cristiani possono godere nella santa Cattolica religione.

            Giul. - Sono assai soddisfatto di quanto rni ha detto[6]. {31 [105]}

 

 

Dialogo III. Il Giubileo presso ai Cristiani.

 

            Giul. - Procurerò di ritenere a mente come il Giubileo era praticato presso agli Ebrei, e come esso sia sorgente di celesti benedizioni in tempi determinali. Ora desidererei ancor di sapere se nel nuovo testamento si faccia menzione di Giubileo; perchè se avvi qualche testo a questo proposito i protestanti sono belli e suonati e dovranno per forza convenire che i cattolici praticano il Giubileo seguendo il Vangelo.

            Prev. - Sebbene ad ogni cristiano debba bastare che una verità sia registrata in qualunque parte della Bibbia perché diventi per lui regola di fede; tuttavia in questo caso possiamo abbondantemente essere appagati e coll’ autorità del vecchio e coli’ autorità del nuovo testamento.

            S. Luca al capo quarto (v. 19) racconta il seguente fatto del Salvatore. {32 [106]} Essendo Gesù andato in Nazaret sua patria gli fu presentata la Bibbia perchè ne spiegasse qualche brano al popolo. Egli apri il libro del profeta Isaia e fra le altre applicò a se stesso le parole seguenti: Lo spirito del Signore mi mandò ad annunziare agli schiavi la liberazione, e ai ciechi la ricuperazione della vista, a rimettere in libertà gli oppressi, a predicare l’ anno accettevole del Signore, ed il giorno della retribuzione.

            Dalle quali parole, o Giuliano, voi conoscete come il Salvatore ricorda il Giubileo antico che era tutto materiale e lo nobilita in senso morale dicendo che egli annunziava il vero anno della retribuzione, anno gradevole in cui co' suoi miracoli colla sua passione e morte avrebbe data la vera libertà ai popoli schiavi del peccato coll’ abbondanza di grazie e di benedizioni che si hanno nella cristiana religione. (V, Martini in S. Luca).

            Anche S. Paolo nella seconda lettera ai Corinti parla di questo tempo accettevole {33 [107]}  del tempo della salvezza e della santificazione; c. 6, 2.

            Dalle quali parole e da altri fatti del nuovo testamento veniamo a conchiudere: 1° che il Giubileo antico il quale era tutto materiale passò difatto nella legge nuova tutto spirituale. 2° La libertà che il popolo di Dio dava agli schiavi figurava la compiuta liberazione che noi acqaisteremo colla grazia di Dio cui mercé siamo liberati dalla dura schiavitù del Demonio. 3° Che l’ anno della retribuzione ovvero del Giubileo fu confermato nel vangelo, ricevuto dalla Chiesa e praticato secondo il bisogno de' fedeli, e secondo che le opportunità de' tempi permettevano.

            Giul. - Mi persuado sempre più di una verità che credo fermamente perchè registrata nell’ antico e nel nuovo testamento. Ora desidererei ancora di sapere come questa pratica religiosa siasi conservata nella Chiesa cattolica.

            Prev.- É questa una cosa di grande importanza, ed io procurerò di soddisfarvi. Siccome l’ anno del Giubileo {34 [108]} presso agli Ebrei era un anno di remissione e di perdono, così fu anche istituito l’ anno del Giubileo presso i cristiani, in cui si concedono grandissime indulgenze, ossia remissione e perdono dei peccati. Di qui avvenne che l’ anno del Giubileo presso ai cristiani fu detto anno santo, sia per le molte opere di pietà che i cristiani vogliono esercitare in quell’ anno; sia pei grandi favori celesti che in tale congiuntura si possono procacciare.

            Giul. - Non è questo che io voglio dire; io vorrei sentire a raccontare il modo, con cui questo Giubileo fu introdotto presso ai cristiani.

            Prev. - Per comprendere come il Giubileo siasi conservato presso i cristiani, bisogna che io vi noti una credenza religiosa seguita dai primi tempi della Chiesa. Essa consisteva in una grande venerazione che nell’ anno dèi Giubileo, detto nel vangelo anno di retribuzione, e da S. Paolo anno accettevole, tempo di salute, si potesse acquistare una indulgenza plenaria ovvero la remissione di ogni penitenza {35 [109]} dovuta a Dio pei peccati. Si vuole che il primo Giubileo sia stato concesso dagli stessi santi Apostoli nell’ anno 50 dell’ era volgare[7].

            I primi Pontefici, che succedettero a S. Pietro nel governo della Chiesa, continuarono a mantenere viva tale pratica religiosa, concedendo grandi favori a quelli che in determinati tempi si recassero in Roma a visitare la chiesa, dove era sepolto il corpo di S. Pietro[8].

            Imperciocché fu sempre persuasione presso ai cristiani anche de' primi secoli che in determinati tempi visitando la chiesa di S. Pietro in Vaticano, dove era stato sepolto il corpo di quel principe degli apostoli, si guadagnassero Straordinari favori spirituali che noi ora chiamiamo indulgenze.

            I favori celesti che si speravano, il gran rispetto che tutti i cattolici nutrivano pel glorioso S, Pietro, il desiderio di visitare la chiesa, le catene {36 [110]} ed il sepolcro del Principe degli Apostoli, traeva gente da tutte le parti del mondo. In certi anni si vedevano vecchi, giovani, ricchi e poveri partire da lontanissimi paesi, superare i più gravi disagi delle strade per recarsi a Roma, nella piena persuasione di ottenere grandissime indulgenze.

            S. Gregorio Magno, desiderando di secondare lo spirito religioso ne' fedeli cristiani, e volendo nel tempo stesso regolare il frequente loro concorso a Roma, nel secolo sesto stabili che ogni cento anni si potesse guadagnare l’ Indulgenza plenaria, ovvero Giubileo da tutti quelli, che nell’ anno secolare, detto anche anno santo, si portassero a Roma per visitare la basilica vaticana dove era stato sepolto il Principe degli Apostoli.

            Giul. - Qui incontro una difficoltà: ho letto in alcuni libriccini, che il Giubileo fu instituito solamente nell’ anno 1300 da un Papa di nome Bonifacio VIII; e secondo quello che dice Ella, sarebbe molto più antico.

            Prev. - So anch’ io, che ci sono alcuni {37 [111]} libretti stampati, i quali asseriscono essere Bonifacio VIII autore del Giubileo, ma ciò dicono inesattamente, perciocché questo Pontefice fu il primo a pubblicare con Bolla l’ anno santo, ossia l’ Indulgenza plenaria del Giubileo; ma egli in questa Bolla medesima assicura, che non fece altro che stabilire per iscritto quello che già praticavasi universalmente presso ai fedeli cristiani.

 

 

Dialogo IV. Prima pubblicazione solenne del Giubileo ovvero anno santo.

 

            Giul. - Questa prima pubblicazione del Giubileo o dell’ anno santo è un fatto tanto grave e solenne che io desidererei di udirlo raccontare corredato delle più notabili sue circostanze.

            Prev. - Poiché vi piacciono i racconti credo opportuno di esporre le cagioni che indussero il Pontefice Bonifacio VIII a pubblicar con solennità speciale una Bolla intorno al primo Giubileo solenne. - Correva l’ anno 4300, quando {38 [112]} una straordinaria quantità di gente dello Stato Romano e forestiera accorse a Roma in tanto numero che pareva essersi colà aperte le porte del cielo. Sul cominciar del mese di gennaio eravi tale folla di popoli per le vie di quella città che appena potevasi camminare. A quel fatto commosso il Pontefice comandò, che venisse ricercato quanto potevasi trovare a questo riguardo nelle memorie antiche; e poi fece chiamare alcuni de' più vecchi colà accorsi per sapere da che fossero mossi. Tra gli altri fu un nobile e ricco savojardo dell’ età di centosette anni. Il Papa stesso, alla presenza di parecchi Cardinali, il volle interrogare cosi: Quanti anni avete? - Centosette. - Perchè siete venuto a Roma? - Per guadanare le grandi Indulgenze. - Chi vel disse?- Mio padre. - Quando? - Cento anni fa mio padre mi portò secolui a Roma, e mi disse che ogni cento anni in Roma si potevano ottenere grandissime Indulgenze, e che se io fossi ancora stato vivo di lì a cento anni, non avessi trascurato di recarmi {39 [113]} a visitare la basilica del Principe degli Apostoli.

            Dopo costui furono anche fatti venire altri individui vecchi e giovani di varie nazioni, i quali, interrogati dal medesimo Sommo Pontefice, tutti erano d’ accordo nell’ asserire che avevano sempre inteso a dire, che ogni anno secolare andando a visitare la Basilica di S. Pietro avrebbero lucrato grandi Indulgenze colla remissione di tutti i peccati. In vista di quella universale e costante persuasione il Papa promulgò una Bolla con cui confermava quanto fino allora erasi praticato per tradizione orale. Uno scrittore di

que' tempi, famigliare col Pontefice Bonifacio, assicura aver udito quel Papa a dire, che egli era stato mosso a pubblicare la sua Bolla dalla credenza divulgata e ammessa in tutto il mondo cristiano, cioè che fin dalla nascita di Cristo solevasi concedere una grande Indulgenza in ogni anno secolare[9]. {40 [114]}

            Giul. - Giacché io vedo che Ella ha letto molto, mi porti qualche brano di quella Bolla, affinchè io possa essere ben istruito intorno a questa pratica universale della Chiesa.

            Prev. - Sarebbe troppo lunga il riportarcela tutta, io ne recherò il principio, e credo che per voi basterà. Ecco quali sono le parole del Pontefice: «Una fedele e antica tradizione di uomini da lungo tempo vissuti assicura, che a quelli, i quali vengono a visitare l’ onorevole basilica del Principe degli Apostoli in Roma, sono concesse grandi Indulgenze e remissione de' peccati. Noi pertanto, che per dovere del nostro uffizio desideriamo e ci adoperiamo con tutto l’ animo di procurare la salute delle anime, colla nostra autorità apostolica approviamo e confermiamo tutte le Indulgenze mentovate, e le rinnoviamo autenticandole col presente nostro scritto.» Dopo di che il Papa espone i motivi che lo indussero a concedere tali Indulgenze, e quali siano le obbligazioni da adempiersi da coloro che le vogliono acquistare. {41 [115]} Conosciuta la Bolla del Papa, è incredibile l’ entusiasmo che si destò da ogni parte per fare il pellegrinaggio a Roma. Dalla Francia, dall’ Inghilterra, dalla Spagna, dalla Germania venivano in folla i pellegrini di ogni età condizione, nobili, e sovrani. Il numero de' forestieri a Roma giunse fino a due milioni contemporaneamente. La qual cosa avrebbe prodotto una grave carestia se il Papa non avesse per tempo provveduto al bisogno facendo venir viveri da altri paesi.

            Giul. - Ora comprendo benissimo quanto nella Chiesa sia antica la pratica del Giubileo, ma quello che celebriamo oggidi mi pare assai diverso; sia perchè sentesi più spesso a parlar di Giubileo sia perchè non si va più a Roma per acquistarlo.

            Prev. - Mi fate opportuna osservazione; e a questo proposito vi dirò che il Giubileo, secondo la Bolla di papa Bonifacio, doveva avere luogo ogni cento anni; ma siccome tale spazio di tempo è troppo lungo, e troppo breve è la {42 [116]} vita dell’ nomo, perchè tutti ne possano approfittare, così da un Papa di nome Clemente VI fu ridotto ad ogni cinquant’ anni, come appunto era quello egli Ebrei. Dipoi un altro Papa di nome Gregorio XI lo restrinse ad ogni trentatrè anni in memoria dei trentatrè anni di vita del Salvatore; finalmente il Papa Paolo Secondo per fare in modo che quelli eziandio, che muoiono giovani, possano acquistare l’ Indulgenza del Giubileo, stabilì che avesse luogo ogni venticinque anni; cosi nella Chiesa fu praticato fino ad oggidi. Inoltre l’ obbligazione di recarsi a Roma impediva che molti o per la distanza, o per l’ età, o per malattia potessero approfittare, de' favori spirituali del Giubileo. Per la qual cosa i romani Pontefici concedettero la medesima Indulgenza, ma invece dell’ obbligazione di recarsi a Roma, sogliono imporre alcune obbligazioni da adempiersi da quelli che vogliono fare il santo Giubileo. -

            Noi abbiamo già nella storia ecclesiastica registrati 20 anni santi ossia {43 [117]} venti anni in cai fa pubblicato dai Pontefici in tempi diversi il favore del Giubileo.

            L’ ultimo fu celebrato da Leone XII l’ anno 1825. Doveva eziandio pubblicarsi l’ anno 1850, ma le gravi turbolenze che travagliavano la Chiesa in quell’ epoca non permisero di poterlo fare.

            Giul. - Un’ altra difficoltà mi si presenta, ed é che sono solamente pochi anni da che ho sentito a parlare di Giubileo, ed ora il Papa pubblica di nuovo il Giubileo...

            Prev. - Oltre al tempo ordinario, in cui la Chiesa celebra il Giubileo universale, vi sono anche dei casi particolari, siccome vi ho detto altrove, in cui si suole concedere il Giubileo, come sarebbe la celebrazione di qualche Concilio, o dopo la elezione di un nuovo Papa, o- per ottenere da Dio la liberazione di qualche grave sciagura, o per altro grave bisogno della Chiesa. Cosi Gregorio XV nel 1622 ha conceduto un Giubileo generale pei bisogni della Chiesa in quei {44 [118]} tempi molto travagliata dall’ eresia. Il regnante Pio Nono ha conceduto un Giubileo di tre mesi dopo alla sua esaltazione al trono pontificio. Undici anni sono ha conceduto quello che doveva aver luogo nel 1850, e che non potè celebrarsi per le calamità che in quel tempo affliggevano la Chiesa.

            Giul. - Il presente Giubileo perchè fu concesso dal Papa?

            Prev. - Quello che il Papa concede presentemente è un Giubileo straordinario ovvero una Indulgenza plenaria in forma di Giubileo. I motivi poi di questo Giubileo sono la conversione dei peccatori, e particolarmente degli eretici; la pace fra i principi cristiani ed il trionfo della Santa Cattolica Religione sopra l’ eresia; e per aggiunta il santo Padre si è proposto anche il fine di ottenere da Dio lumi particolari per conoscere molte proposizioni erronee che da qualche tempo si andavano spargendo tra fedeli con grave danno della fede e con pericolo di eterna dannazione per molti. Il Papa nella sua Enciclica dà ragione di quanto fa {45 [119]} e in fine aggiugne un elenco di ottanta proposizioni che quale capo della Chiesa riprova e condanna come contrarie ai buoni costumi ed alla nostra santa cattolica religione.

            Giul. - Pare a lei, sig. Prevosto, che le cose di religione vadano tanto male? Gli eretici si convertono di quando in quando in gran numero alla Cattolica Religione; il Cattolicismo trionfa e progredisce molto nelle missioni straniere.

            Prev. - È vero, mio buon Giuliano, che la Religione Cattolica prospera assai nelle missioni straniere; è vero altresi che da alcuni anni in qua, molti ebrei, eretici, particolarmente protestanti rinunziarono ai loro errori per abbracciare la Santa Cattolica Religione, ed appunto per questi progressi il demonio fa tutti i suoi sforzi per sostenere e spargere l’ eresia e l’ empietà. Del resto in quante maniere oggidi la religione è disprezzata in pubblico ed in privato, nei discorsi, nei giornali, nei libri! Non avvi cosa santa e veneranda che non sia presa di mira e non sia censurata e motteggiata. {46 [120]} Prendete, io vi do la lettera che il Papa scrive a tutti i Vescovi della cristianità, leggetela con vostro comodo; in essa vi sono accennati gli sforzi che l’ inferno fa contro la Chiesa in questi tempi, quali favori si possono godere nella circostanza del Giubileo, e quali cose debbansi fare per acquistarli. Intanto voi ritenete ben a mente che il Giubileo fu un’ istituzione divina: fu Iddio che lo comandò a Mosè. Questa istituzione passò presso ai cristiani, e fu praticata nei primi tempi della Chiesa con qualche modificazione, finché Bonifacio VIII la stabili regolarmente con una Bolla. Altri Pontefici poi la ridussero alla forma, con cui si osserva oggidi. Perciò noi pratichiamo una cosa da Dio comandata e la facciamo perchè è dalla Chiesa ordinata pei nostri bisogni particolari quindi dobbiamo essere solleciti di approfittarne e professare sentimenti di somma gratitudine verso Dio, che in tante maniere dimostra il suo vivo desidèrio, che approfittiamo de' suoi favori, e che pensiamo alla salute dell’ anima {47 [121]} nostra; e dobbiamo nel tempo stesso professare vita venerazione al Vicario di Gesù Cristo, adempiendo colla massima sollecitudine quanto egli prescrìve a fine di procacciarci i celesti favori[10].

 

 

Dialogo V. Delle Indulgenze.

 

            Giul. - Siamo ad un punto difficile, di cui ho sempre sentito a parlare male dagli antichi miei compagni di eresia, voglio dire le Indulgenze. Di esse pertanto desidererei di essere instruito con preghiera di appianarmi quelle difficoltà che si presenteranno alla mente mia.

            Prev.- Non mi stupisco che' i vostri antichi compagni di eresia abbiano parlato e panino tuttodi con disprezzo delle Indulgenze, perciocché dalle Indulgenze {48 [122]} i protestanti tolsero pretesto di separarsi dalla Chiesa Cattolica. Quando voi, o mio Giuliano, avrete una giusta idea delle Indulgenze, ne sarete certamente soddisfatto, e benedirete la divina misericordia, che ci porge un mezzo cotanto facile per guadagnarci i divini tesori.

            Giul. - Mi spieghi adunque, che cosa siano queste Indulgenze, ed io mi adopererò per trarne frutto.

            Prev. - Per farvi comprendere ciò che voglia dire Indulgenza è bene che riteniate come il peccato produca due amarissimi effetti nell’ anima nostra: la colpa che ci priva della grazia e dell’ amicizia di Dio, e la pena che ne consegue, e che impedisce l’ ingresso al Paradiso. Questa pena è di due sorta; una eterna, l’ altra temporale. La colpa insieme colla pena eterna ci viene totalmente rimessa, mediante i meriti infiniti di Gesù Cristo, nel Sacramento della Penitenza, purché ci accostiamo a riceverlo colle debite disposizioni. Siccome poi la pena temporale non ci viene sempre tutta rimessa nel detto Sacramento, {49 [123]} cosi rimane in grande parte a soddisfare in questa vita per mezzo delle opere buone, e della penitenza; ovvero nell’ altra per mezzo del fuoco del Purgatorio. Egli è su questa verità che erano fondate le penitenze canoniche cosi severe, che la Chiesa nei primi secoli faceva imporre ai peccatori pentiti. Tre, sette, dieci, sino a quindici e vent’ anni di digiuni in pane ed acqua, di privazioni e di umiliazioni, talvolta per tutta intiera la vita, ecco ciò che la Chiesa imponeva per un solo peccato; ed essa non credeva che quelle soddisfazioni sorpassassero la misura di cui il peccatore era debitore alla giustizia di Dio. E chi può mai misurare l’ ingiuria che la colpa fa al sommo Iddio, e la malizia del peccato? Chi può mai penetrare i profondissimi eterni segreti, e sapere quanto la giustizia divina esiga da noi in questa vita per soddisfare i nostri debiti; oppure ci tocchi stare nel fuoco del Purgatorio? Ad abbreviare il tempo che ci toccherebbe a rimanere nel purgatorio, e ad alleviare la penitenza {50 [124]} che dovremmo fare nella vita presente, tendono i tesori delle sante Indulgenze; e queste pure servono come compenso per le severe penitenze canoniche quali per molti anni, e talvolta per intiera la vita, come dissi, la Chiesa nei primi tempi usava d’ infliggere ai peccatori pentiti.

            Giul. - Parmi cosa ragionevole che dopo il perdono del peccato rimanga ancora a soddisfarsi la divina giustizia mediante qualche penitenza; ma che cosa propriamente sono le Indulgenze?

            Prev. - Le Indulgenze sono la remissione della pena temporale dovuta pei nostri peccati, il che si fa per mezzo dei tesori spirituali da Dio affidati alla Chiesa.

            Giul. - Che cosa sono questi tesori spirituali della Chiesa?

            Prev. - Questi tesori spirituali sono i meriti infiniti di Nostro Signor Gesù Cristo, quelli della SS. Vergine Maria, e dei Santi, come appunto professiamo nel Simbolo degli Apostoli allorché diciamo: Io credo la comunione dei Santi. {51 [125]} Posciachè i meriti di Gesù Cristo essendo infiniti, sovrabbondanti quelli di Maria SS., che, concepita senza macchia, e vissuta senza peccato, nulla perciò pe' suoi peccati doveva alla divina giustizia; e i Martiri, ed altri Santi avendovi co' loro patimenti in unione di quelli di Gesù Cristo sodisfatto più di quanto bisognava per proprio conto; tutte queste soddisfazioni, al cospetto di Dio, sono quale un tesoro inesauribile, che il Romano Pontefice dispensa secondo l’ opportunità de' tempi e secondo i bisogni de' fedeli cristiani.

            Giul. - Qui siamo alla grande difficoltà; la Sacra Scrittura non ci parla di Indulgenze. Chi adunque può accordare le Indulgenze?

            Prev. - La facoltà di dispensare le sante Indulgenze risiede nel sommo Pontefice. Imperocché in ogni società, in ogni governo, una delle più nobili prerogative del capo dello Stato è il diritto di far grazie, e di commutare le pene. Ora il sommo Pontefice, rappresentante di Gesù Cristo {52 [126]} in terra, capo della grande Società Cristiana, senza dubbio ha diritto di far grazia, di commutare, di rimettere in tutto o in parte le pene incorse pel peccato, in favore di quelli, che di cuore fanno ritorno a Dio.

            Giul. - Sopra quali cose si fonda questo potere del Sommo Pontefice?

            Prev. - Questo potere, ossia autorità del Sommo Pontefice nel dispensare le Indulgenze, è appoggiato sopra le medesime parole di Gesù Cristo. Nell’ atto che egli deputava S. Pietro a governare la Chiesa, gli disse queste parole: «Ti darò le chiavi del regno de' cieli, tutto ciò che tu scioglierai sopra la terra, sarà sciolto in cielo, e ciò che' tu legherai in terra, sarà similmente legato in cielo.» La quale facoltà abbraccia senza dubbio un diritto di poter concedere ai fedeli cristiani tutto ciò che può contribuire al bene delle anime.

            Giul. - Ma queste parole mi paiono magiche: queste parole costituiscono S. Pietro capo della Chiesa, gli danno la facoltà di rimettere i {53 [127]} peccati, la facoltà di fare precetti, di concedere le Indulgenze, e ciò tutto in quelle poche parole!

            Prev. - Le parole dette da Gesù Cristo a S. Pietro conferiscono un pieno ed assoluto potere, e questo pieno ed assoluto potere costituisce S. Pietro capo della Chiesa, Vicario di Gesù Cristo, dispensatore di tutti i favori celesti, perciò anche delle sante Indulgenze. Ciò apparisce dacché il Signore gli dieta le chiavi del regno de' cieli: Tibi dabo claves regni coelorum; e dalle parole con cui comandò a S. Pietra di pascolare, cioè di dispensare ai cristiani ciò che le persone e i tempi avrebbero richiesto da lui pel bene spirituale ed eterno: le quali parole del Salvatore vengono a conchiudere che il potere dato a S. Pietro ed a' suoi successori esclude ogni dubbio sulla facoltà di concedere le Indulgenze.

            Giul. - Capisco benissimo, che con queste parole il Salvatore diede a S. Pietro grandi poteri, tra i quali la facoltà di rimettere i peccati; ma non {54 [128]} posso comprendere, che sia stata data la facoltà di dispensare le Indulgenze.

            Prev. - Se comprendete benissimo che con quelle parole il Salvatore abbia dato specialmente a S. Pietro (come con altre simili diede pure agli altri Apostoli) la facoltà di rimettere i peccati, cioè di perdonare la pena eterna, dovremo dire che non sia stata data facoltà di rimettere la pena temporale per mezzo delle Indulgenze?

            Giul. - È vero, è vero: mi dica solo se quelle parole siano state intese in questo senso dagli Apostoli.

            Prev. - Questa è cosa certa, e posso addurvi più fatti notati nella Bibbia, io mi limito ad accennarvene un solo. Questo è di S. Paolo, e riguarda ai fedeli di Corinto. Fra quei fervorosi cristiani un giovine aveva commesso un peccato gravissimo, per cui meritò di essere scomunicato. Egli tosto si dimostrò molto pentito, esternando vivissimo desiderio di farne la dovuta penitenza. Allora i Corinti pregarono S. Paolo che lo volesse assolvere. Quest’ Apostolo usò indulgenza, vale a dire  {55 [129]} lo liberò dalla scomunica, «lo restituì in grembo alla Chiesa, sebbene per la gravezza del peccato, e secondo a disciplina in quel tempo in vigore, avesse dovuto rimanere ancora molto tempo separato dalla Chiesa. Dalle quali parole, e dà altre del medesimo S. Paolo, apparisce che egli stesso legava ed assolveva, cioè usava rigore ed indulgenza, secondochè giudicava tornare a maggior vantaggio delle anime.

            Giul. - Sono assai contento di ciò che mi ha narrato delle Indulgenze, come appunto si contiene nella Sacra Scrittura. Questo fa che io sono pienamente sicuro e tranquillo in credere che Iddio abbia dato alla Chiesa la facoltà di dispensare le Indulgenze. Mi farebbe per altro assai piacere a dirmi se la dispensa di queste grazie abbia sempre avuto luogo nella Chiesa, perciocché i protestanti dicono che nei primi tempi non si parlava di Indulgenze.

            Prev. - Anche in ciò la sbagliano i protestanti, e la Storia Ecclesiastica {56 [130]} è piena di fatti i quali dimostrano la divina istituzione delle Indulgenze e l’ uso costante delle medesime fin dai primi tempi della Chiesa. E poiché io so che vi piacciono molto i fatti, così voglio raccontarvene alcuni che saranno una conferma di quanto vi dico.

            Giul. - I fatti mi piacciono assai, più ancora delle ragioni, e se ne racconterà molti, mi farà gran piacere.

            Prev. - - Dopo il tempo degli Apostoli continuò l’ uso delle Indulgenze. Nel primo secolo dell’ era volgare abbiamo il fatto accennato; nel secondo secolo leggiamo che nel tempo della persecuzione, quando qualche peccatore faceva ritorno alla Chiesa, prima era obbligato a confessare i suoi peccati, quindi gli s’ imponeva un tempo fra cui, se esercitavasi con fervore in opere di penitenza, avrebbe ottenuto Indulgenza, vale a dire gli sarebbe abbreviato il tempo della penitenza. Per ottenere ciò con maggior facilità si raccomandava a quelli che erano condotti al martirio affinchè pregassero il vescovo o gli scrivessero un biglietto, {57 [131]} supplicandolo a volergli usare Indulgenza in vista de' patimenti dei martiri e cosi concedergli pare con Dio e colla Chiesa[11].

            Nel secolo terzo, S. Cipriano, scrivendo ai fedeli detenuti in carcere, li avvisa di non intercedere troppo facilmente l’ Indulgenza per quelli che la dimandano, ma di aspettare che essi diano sufficienti segni di dolore e di pentimento delle proprie colpe. Dalle quali parole apparisce che nei tempi di S. Cipriano erano in uso le Indulgenze, e che il santo raccomandava ai martiri, che andassero cauti a non interporre la loro mediazione presso i Vescovi se non per quelli che si mostrassero sinceramente pentiti[12].

            Nel secolo quarto, nell’ anno 325, fu radunato un Concilio generale nella città di Nicea, in cui si trattarono più cose riguardanti al bene universale della Chiesa. Venendosi poi a parlare {58 [132]} delle Indulgenze, si stabilisce, che coloro i quali fanno penitenza possano ottenere indulgenza dal Vescovo: e che i più negligenti debbano fare la loro penitenza pel tempo stabilito. Il che non è altro se non concedere l’ Indulgenza a quelli e negarla a questi[13]. Nei tempi posteriori i fatti sono senza numero. S. Gregorio Magno in una lettera scritta al Re de' Visigoti mandò una piccola chiave che aveva toccato il corpo di S. Pietro, ed aveva entro di se un po' di limatura delle catene di S. Pietro, affinchè, dice il Papa, ciò che aveva servito a legare il collo dell’ Apostolo quando andava al martirio, vi assolva da tutti i vostri peccati. Il che i Santi Padri interpretano d’ Indulgenza Plenaria, che il Papa mandava insieme con quella chiave benedetta.

            San Leone Papa, nell’ anno ottocentotre, essendosi con gran comitiva di Cardinali, di Arcivescovi, prelati, recato dall’ Imperatore Carlo Magno, fudal pio Sovrano ricevuto colla mas sima {59 [133]} pompa. Quel monarca dimandò ed ottenne come favore particolare che dedicasse il palazzo reale di Aquisgrana (Aix-la-Chapelle) alla Beata Vergine, e che lo arricchisse di molte indulgenze da lucrarsi da coloro che fossero andati a visitarlo. Se volete che io vi racconti ancora altri fatti, potrei recitarvi quasi tutta la Storia Ecclesiastica e segnatamente la Storia delle Crociate, nelle quali circostanze i Papi concedevano l’ indulgenza plenaria a quelli che si arruolavano per andare in Palestina a liberare i Luoghi Santi.

            Per conclusione e conferma di quanto ho detto finora, vi espongo qui la dottrina della Chiesa Cattolica intorno alle Indulgenze.

            «La facoltà di dispensare le Indulgenze essendo stata da Cristo concessa alla Chiesa, di questa facoltà da Dio concessa la Chiesa se ne è fin da remotissimi tempi servita; perciò il sacrosanto Concilio comanda ed insegna doversi ritenere che le Indulgenze sono utili alla salute del cristiano, {60 [134]} come è provato dall’ autorità de' concilii. Chi poi dice che le Indulgenze sono inutili, o nega che nella Chiesa vi sia la facoltà di dispensarle sia anatema: sia scomunicato»[14].

            Giul. - Basta, basta, se la facoltà di dispensare le Indulgenze fu data da Dio alla Chiesa, praticata dagli Apostoli, e dai loro tempi essendo sempre stata in uso nella Chiesa in ogni secolo fino ai nostri giorni, dobbiamo dire schiettamente che i protestanti sono in grave errore quando si fanno a censurare la Chiesa Cattolica perchè dispensa le sante Indulgenze, quasi che l’ uso delle medesime non sia stato praticato nei primi tempi della Chiesa.

 

 

Dialogo VI. Acquisto delle Indulgenze.

 

            Prev. - Mentre noi ammiriamo la bontà di Dio nel dispensare le sante Indulgenze ai fedeli cristiani, nel con cedere {61 [135]} celesti tesori che non diminuiscono, né diminuiranno mai tuttoché se ne spandano, come un immenso oceano, che non soffre diminuzione per quanta acqua si attinga, dobbiamo tuttavia adempire alcune abbligazioni per l’ acquisto delle medesime. Primieramente vuolsi notare non essere in libertà di ciascun cristiano di servirsi di questi divini tesori a suo piacimento; ne godrà solamente quando, come, ed in quella maggiore o minore quantità, che la Santa Chiesa ed il Sommo Pontefice determina. Quindi le Indulgenze si distinguono comunemente in due classi: le parziali, ovvero di alcuni mesi od anni, e plenarie. Per esempio, dicendo: Gesù mio, misericordia, si guadagnano cento giorni di indulgenza; ogni volta che si accompagna il Viatico a qualche infermo, si possono guadagnare sette anni d’ indulgenza. Queste indulgenze sono parziali.

            L’ Indulgenza plenaria è quella, per la quale ci viene rimessa tutta la pena, di cui pei nostri peccati siamo debitori con Dio; tale appunto è quella, {62 [136]} che il Papa concede nell’ occorrenza di questo Giubileo. Lucrando questa indulgenza, voi tornate ad essere dinanzi a Dio, come eravate quando siete nato, cioè siete stato battezzato: a segno che, se uno morisse dopo aver lucrato l’ indulgenza del Giubileo, andrebbe al Paradiso senza toccare le pene del Purgatorio.

            Giul. - Io desidero di tutto cuore di guadagnare questa Indulgenza plenaria; mi notifichi soltanto qual cosa io debba fare.

            Prev. - Per lucrare questa come ogni altra Indulgenza, si ricerca anzitutto che uno sia in grazia di Dio, perchè colui il quale dinanzi a Dio é reo di qualche grave colpa e di pena eterna, certamente non è, né può essere capace di ricevere la remissione della pena temporale. Pertanto sarà ottimo consiglio a ciascun cristiano, il quale desideri di acquistar indulgenze quando e come sono concesse, che si accosti al Sacramento della Confessione, procurando di eccitarsi ad un vero dolore, {63 [137]}  e fare un fermo proponimento di non più offendere Dio in avvenire.

            La seconda condizione è l’ adempimento di quanto il Romano Pontefice prescrive. Imperocché la Santa Chiesa nell’ aprire il tesoro delle sante Indulgenze obbliga sempre i fedeli a qualche opera buona da farsi in tempo e luogo determinato. E ciò per preparare il nostro cuore ad accogliere quei favori straordinarii, che la misericordia di Dio ci tiene preparati. Cosi per acquistare l’ indulgenza di questo Giubileo il Sommo Pontefice vuole che ognuno si accosti ai Sacramenti della Confessione e della Comunione, visiti divotamente tre chiese, pregando secondo l’ intenzione del Sommo Pontefice, per l’ esaltazione e prosperità della nostra Santa Madre Chiesa, per la estirpazione dell’ eresia, per la pace e concordia dei principi cristiani, per la pace ed unità di tutto il popolo cristiano, che si digiuni un giorno, e si faccia qualche limosina ai poveri secondo la propria divozione. {64 [138]}

            Giul. - Bastano queste cose per guadagnare l’ indulgenza del Giubileo?

            Prev.- Non bastano queste due cose, ma ce ne manca ancor una, che è la principale. Si richiede che si detestino tutti i peccati anche veniali, e di più si deponga l’ affetto a tutti, ed a ciascuno de' medesimi. E ciò noi faremo certamente, se ci disporremo a praticare quelle cose , che il confessore c’ imporrà, ma sopra tutto se faremo una ferma ed efficace risoluzione di non voler mai più commettere alcun peccato, se ne eviteremo le occasioni e praticheremo i mezzi per non più ricadere. Il Sommo Pontefice Clemente VI per eccitare i cristiani di tutto il mondo all’ acquisto del Giubileo, diceva: «Gesù Cristo colla sua grazia e colla sovrabbondanza de' meriti di sua passione lasciò alla Chiesa militante qui in terra un infinito tesoro non nascosto entro un lenzuolo, né sotterrato in un campo, ma lo commise da dispensarsi salutevolmente ai fedeli, lo commise al beato Pietro, che porta le chiavi del cielo, ed a' suoi successori vicarii {65 [139]} di Gesù Cristo in terra; al quale tesoro somministrano amminicolo i meriti della Beata Madre di Dio e di tutti gli eletti»[15].

            Ora, o mio caro Giuliano, avete imparato quanto è necessario per acquistare questa Indulgenza plenaria, e poiché fra le altre cose è prescritto di fare una visita a tre chiese, cosi io vi metterò qui tre pratiche divote, le quali vi potranno servire in ciascuna di tali visite[16]. {66 [140]}

 

 

Pratiche divote per l'acquisto del Giubileo

 

            Il sommo Pontefice nel concedere il favore dell’ indulgenza plenaria del Giubileo raccomanda specialmente tre cose; 1. Purificare l’ anima propria col Sacramento della Confessione; 2. Accostarsi alla santa Comunione; 3. Fare una qualche limosina. Pertanto credo bene dimettere qui tre considerazioni analoghe le quali possono servire di lettura nel fare queste visite. Si aggiungono poi tre altre meditazioni per coloro che oltre alle prefate considerazioni amassero ancora aggiungere una breve meditazione sulle massime eterne.

 

 

Visita alla prima chiesa. La Confessione.

 

            Un tratto grande della misericordia di Dio verso i peccatori abbiamo nel Sacramento della Confessione. Se Dio avesse detto di perdonarci i nostri peccati {67 [141]} solamente col Battesimo, e non più quelli che per disgrazia si sarebbero commessi dopo aver ricevuto questo Sacramento, oh! quanti cristiani se ne andrebbero certamente alla perdizione! Ma Iddio conoscendo la nostra grande miseria stabilì un altro Sacramento, con cui ci sono rimessi i peccati commessi dopo il Battesimo. È questo il Sacramento della Confessione. Ecco come parla il Vangelo: Otto giorni dopo la sua risurrezione Gesù apparve a' suoi discepoli e loro disse: La pace sia con voi. Come il padre Celeste mandò me, cosi io mando voi, cioè la facoltà datami dal Padre Celeste di fare quanto si giudica bene per la salvezza delle anime, la medesima io do a voi. Di poi il Salvatore soffiando sopra di loro disse: Ricevete lo Spirito Santo, quelli a cui rimetterete i peccati, sono rimessi; quelli a cui li riterrete, sono ritenuti. Ognuno comprende che le parole ritenere o non ritenere vogliono dire dare o non dare L' assoluzione. Questa è la grande facoltà data da Dio a' suoi Apostoli e {68 [142]} a' loro successori nell’ amministrazione de' santi Sacramenti.

            Da queste parole del Salvatore nasce una obbligazione ai sacri Ministri di ascoltare le confessioni, e nasce ugualmente l’ obbligazione pel cristiano di confessare le sue colpe, affinchè si conosca quando si deve dare o non dare l’ assoluzione, quali consigli suggerire per rimediare al male fatto, dare in somma tutti quei paterni avvisi che giudica neccessari per riparare ai mali della vita passata e non commetterli più in avvenire.

            Né la confessione fu cosa praticata solamente in qualche tempo e in qualche luogo. Appena gli Apostoli cominciarono a predicare il Vangelo, tosto cominciò a praticarsi il Sacramento della Penitenza. Leggiamo che quando s. Paolo predicava in Efeso, molti fedeli che già avevano abbracciata la fede venivano ai piedi degli Apostoli e confessavano i loro peccati. Confitentes et annunciantes actus suos. Dal tempo degli Apostoli fino a noi fu sempre osservata la pratica di questo augusto Sacramento. La Chiesa cattolica {69 [143]} condannò in ogni tempo.come eretici quelli che ebbero l’ ardimento di negare questa verità. Neppure avvi alcuno il quale se ne sia potuto dispensare. Ricchi e poveri, servi e padroni, re, monarchi, imperatori, sacerdoti, vescovi, i medesimi Sommi Pontefici, tutti devono piegare le ginocchia ai pie' d’ un sacro ministro per ottenere il perdono di quelle colpe, che per avventura avessero commesse dopo il Battesimo. Ma ohimè! quanti cristiani approfittano di rado, o approfittano male di questo Sacramento! Chi si accosta senza fare l’ esame, altri si confessano con indifferenza, senza dolore o senza proponimento; altri poi tacciono cose importanti in confessione, o non adempiono le obbligazioni imposte dal confessore. Costoro prendono a cosa più santa e più utile per servirsene a rovina di loro medesimi. S. Teresa ebbe a questo proposito una tremenda rivelazione. Ella vide che le anime cadevano giù all’ inferno come cade la neve d’ inverno sul dorso delle mantagne. Spaventata di quella visione dimandò a G. C. la spiegazione e n’ ebbe {70 [144]} in risposta, che coloro andavano alla perdizione per le confessioni mal fatte in vita loro.

            Per animarci poi ad andarci a confessare con piena sincerità consideriamo che il sacerdote, che ci attende nel tribunale di penitenza, ci attende a nome di Dio e a nome di Dio perdona i peccati degli uomini. Se vi fosse un reo condannato a morte per grave delitto, e nell’ atto di essere condotto al patibolo si presentasse a lui un ministro del re dicendo: La tua colpa è perdonata; il re ti fa grazia della vita, e ti accoglie fra suoi amici; e perchè non dubiti di quanto dico, ecco il decreto che mi autorizza a rivocarti la sentenza di morte. Quali sentimenti di gratitudine e di amore non esprimerebbe questo colpevole verso il re e verso il suo ministro! Ciò avviene appunto di noi. Noi siamo veri colpevoli che peccando abbiamo meritata la pena eterna dell’ inferno. Il ministro del Re dei re a nome di Dio nel tribunale di penitenza ci dice: Iddio mi manda a voi per assolvervi dalle vostre colpe, per chiudervi l’ inferno, aprirvi {71 [145]} il Paradiso, per restituirvi in amicizia con Dio. Affinchè poi non dubitiate della facoltà a me data, ecco un decreto segnato dal medesimo Gesù Cristo, che mi autorizza a richiamare da voi la sentenza di morte. Il decreto viene espresso cosi: Quelli, a cui rimetterete i peccati, sono rimessi; quelli a cui li riterrete, sono ritenuti. Quorum remiseritis peccata, remittuntur eis; quorum retinueritis, retenta sunt. Con quale stima e venerazione dobbiamo accostarci verso di un ministro che a nome di Dio può farci tanto bene ed impedirci tanto male!

            Ogni volta pertanto che ti accosterai a questo augusto Sacramento, immaginati di accostarti al medesimo Gesù Cristo. Egli medesimo dice: chi.iscolta voi, cioè i suoi ministri, ascolta me; chi disprezza voi disprezza me. Qui vos audit, me audit; qui vos spernit, me spernit.

            Un motivo poi tutto speciale ci deve animare a dire ogni colpa al confessore si è che in occasione di Giubileo egli ha facoltà di assolvere da qualunque peccato anche riservato. Chiunque {72 [146]} avesse incorse censure, scomuniche maggiori ed altre pene ecclesiastiche può essere assolto da qualunque confessore senza ricorrere né al Vescovo né al Papa.

            Né ci tenga lontani dalla confessione il timore che il confessore sia per rivelare ad altri le cose udite in confessione. No questo non fu mai per lo passato, né mai sarà per l'avvenire. Un buon padre tiene senza dubbio sotto segreto le confidenze de' suoi figli. Il confessore é un vero padre spirituale; perciò anche umanamente parlando egli tiene sotto rigoroso segreto quanto gli palesiamo. Ma avvi di più: un precetto assoluto, naturale, ecclesiastico e divino stringe il confessore a tacere qual siasi cosa udita in confessione. Si trattasse anche d’ impedire un grave male, di liberare se stesso e tutto il mondo dalla morte, egli non può servirsi di una notizia avuta in confessione, a meno che il penitente gli doni espressa facoltà di parlarne. Va dunque, o cristiano, va spesso da questo amico, più sovente andrai da lui, più ti assicurerai di camminare {73 [147]} per la via del cielo; più sovente andrai da lui, ti verrà ognor più confermato il perdono de' tuoi peccati, e ti verrà assicurata quella eterna felicità promessa da quel medesimo Gesù Cristo, che diede un si grande potere ai suoi ministri. Non ti ritenga la moltitudine, né la gravezza delle colpe. Il sacerdote é ministro della misericordia di Dio, che è infinita. Perciò egli può assolvere qual siasi numero di peccati, comunque siano gravi. Portiamo soltanto il cuore umiliato e contrito, e poi avremo certo il perdono. Cor contritum et humiliatum, Deus, non despicies. Pater, Ave, Gloria etc.

 

 

Visita alla seconda chiesa. La santa Comunione.

 

            Comprendi, o cristiano, che cosa vuol dire fare la santa comunione? Vuol dire accostarsi alla mensa degli angioli per ricevere il corpo, il sangue l’ anima e la divinità di nostro Signor Gesù Cristo, che viene dato in cibo {74 [148]} all’ anima nostra sotto alle specie del pane e del vino consacrato. Alla Messa, al momento che il sacerdote proferisce sul pane e sul vino le parole della consacrazione, il pane ed il vino diventano corpo e sangue di Gesù Cristo. Le parole usate dal nostro divin Salvatore nell’ istituire questo sacramento sono: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue: Hoc est corpus meum, hic est calix sanguinis mei. Queste medesime parole usano i sacerdoti a nome di Gesù Cristo nel sacrifizio della Santa Messa. Pertanto quando noi andiamo a fare la Comunione riceviamo il medesimo Gesù Cristo in corpo, sangue, anima e divinità, cioè vero Dio e vero uomo, vivo come è in cielo. Non è la sua immagine, nemmeno la sua figura, come è una statua, un crocifisso, ma è Gesù Cristo medesimo siccome è nato dall’ Immacolata Vergine Maria e per noi morto sulla croce. Gesù Cristo medesimo ci assicurò di questa sua reale presenza nella santa Eucaristia quando disse: Questo è il mio corpo che sarà dato per la salvezza degli uomini: corpus quod pro vobis tradetur. {75 [149]} Questo è quel pane vivo, che discese dal Cielo: hic est panis vivus, qui de coelo descendit. Il pane che io darò è la mia carne. La bevanda che io darò è il mio vero sangue. Chi non mangia di questo corpo e non beve di questo sangue, non ha con se la vita.

            Gesù avendo instituito questo Sacramento pel bene delle anime nostre desidera che noi vi ci accostiamo sovente. Ecco le parole con cui egli ci invita: Venite a me tutti, o voi, che siete stanchi ed oppressi ed io vi solleverò: Venite ad me omnes qui laboratis et onerati estis, et ego reficiam vos. Altrove diceva agli Ebrei: «I vostri padri mangiarono la manna nel deserto e morirono; ma colui che mangia il cibo figurato nella manna, quel cibo che io do, quel cibo che è il mio corpo e il mio sangue, egli più non morrà in eterno. Colui che mangia la mia carne e beve il mio sangue egli abita in me ed io in lui; imperocché la mia carne è un vero cibo, e il mio sangue una vera bevanda.» Chi mai potrebbe resistere a questi amorevoli inviti del divin Salvatore? Per corrispondere a questi {76 [150]} inviti i cristiani dei primi tempi andavano ogni giorno ad ascoltare la parola di Dio ed ogni giorno si accostavano alla santa comunione. Egli è in questo sacramento che i martiri trovavano la Loro fortezza, le vergini il loro fervore, i santi il loro coraggio.

            E noi con quale frequenza ci accostiamo a questo cibo celeste? Se esaminiamo i desideri di Gesù Cristo e il nostro bisogno dobbiamo comunicarci assai sovente. Siccome la manna ogni giorno servì di cibo corporale agli Ebrei in tutto il tempo che vissero nel deserto, finché furono condotti nella terra promessa, cosi la santa Comunione dovrebbe essere il nostro conforto, il cibo quotidiano nei pericoli di questo mondo per guidarci alla vera terra promessa del Paradiso. S. Agostino dice così: Se ogni giorno dimandiamo a Dio il pane corporale, perchè non procureremo anche di cibarci ogni giorno del pane spirituale colla santa Comunione? S. Filippo Neri incoraggiava i cristiani a confessarsi ogni otto giorni e a comunicarsi anche più spesso secondo l’ avviso del confessore {77 [151]} Finalmente la santa Chiesa manifesta il suo vivo desiderio della frequente Comunione nel Concilio Tridentino, ove dice: «Sarebbe cosa sommamente desiderabile che ogni fedele cristiano si mantenesse in tale stato di coscienza da poter fare la santa comunione ogni volta che interviene alla santa Messa.» Il Pontefice Clemente XIII per incoraggiare i cristiani ad accostarsi con gran frequenza alla santa Confessione e Comunione concedette il seguente favore: Quei fedeli cristiani che hanno la lodevole consuetudine di confessarsi ogni settimana possono acquistare indulgenza plenaria ogni qualvolta fanno la santa Comunione.

            Taluno dirà: Io sono troppo peccatore. Se tu sei peccatore procura di metterti in grazia col Sacramento della Confessione, e poi accostati alla santa Comunione, e ne avrai grande ajuto. Un altro dirà: Mi comunico di rado per avere maggior fervore. È questo un inganno. Le cose che si fanno di rado per lo più sì fanno male. Altronde essendo frequenti i tuoi bisogni, {78 [152]} frequente deve essere il soccorso per l’ anima tua. Alcuni soggiungono: io sono pieno d’ infermità spirituali e non oso comunicarmi sovente. Risponde Gesù Cristo: Quelli che stanno bene non hanno bisogno del medico: perciò quelli che sono maggiormente soggetti ad incomodi loro è mestieri essere sovente visitati dal medico. Coraggio adunque, o cristiano, se tu vuoi fare un’ azione la più gloriosa a Dio, la più gradevole a tutti i santi del cielo, la più efficace per vincere le tentazioni, la più sicura a farti perseverare nel bene, ella è certamente la santa Comunione. - Pater, Ave, Gloria etc.

 

 

Visita alla terza chiesa. La limosina.

 

            Un mezzo molto efficace, ma assai trascurato dagli uomini per guadagnarci il paradiso è la limosina. Per limosina io intendo qualunque opera di misericordia esercitata verso il prossimo {79 [153]} per amor di Dio. Iddio dice nella santa scrittura, che la limosina ottiene il perdono dei peccati, quando anche fossero in grande moltitudine. Charitas operit multitudinem peccalorum. Il divin Salvatore dice nel Vangelo cosi: Qùod superest date pauperibus. Ciò che sopravanza ai vostri bisogni datelo ai poveri. Chi ha due vesti ne dia una al bisognoso e chi ha già oltre il necessario, ne faccia parte a chi ha fame (Luca 3). Dio ci assicura che quanto facciamo pei poveri, egli lo considera fatto a se medesimo: tutto quello, dice G. C., che farete ad uno e' miei fratelli più infelici, lo avete fatto a me (Matt 25). Desiderate poi che Dio vi perdoni i peccati e vi liberi dalla morte eterna? Fate limosina. Eleemosyna ab omni peccato et a morte liberat. Volete impedire che la vostra anima vada alle tenebre dell’ inferno? Fate limosina. Eleemosyna non patietur animam ire ad tenebras (Tob. 4). Insomma ci assicura Iddio che la limosina è un mezzo efficacissimo per ottenere il perdonò dei nostri peccati, farci trovare misericordia agli occhi {80 [154]} di Dio e condurci alla vita eterna. Eleemosyna est quae purgat a peccato, facit invenire misericordiam et vitam aeternam.

            Se adunque desideri che Iddio usi misericordia a te, comincia tu ad usarla verso i poveri. Tu dirai: Io fo quel che posso. Ma bada bene che il Signore ti dice di dare ai poveri tutto il superfluo: quod superest, date pauperibus. Perciò io ti dico che sono superflui quegli acquisti e quegli aumenti di ricchezze, che tu fai di anno in anno. Superflua quella squisitezza che tu procuri negli oggetti di tavola, dei pranzi, dei tappeti, degli abiti, che potrebbero servire per chi ha fame, per chi ha sete, e a coprire i nudi.

Superfluo quel lusso nei viaggi, nei teatri, nei balli ed altri divertimenti, dove si può dire che va a terminare il patrimonio dei poveri.

            Tu dirai: io non ho ricchezze. Se non hai ricchezze dà quello che puoi. Per altro non ti mancano mezzi e modi per far limosina. Non vi sono infermi da visitare, da assistere, da vegliare? {81 [155]} Non vi sono giovani abbandonali da accogliere, istruire, albergare, in tua casa, se puoi, o almeno condurli dove possano imparare la scienza dalla salute? Non vi sono peccatori da ammonire, dubbiosi da consigliare, afflitti da consolare, risse da calmare, ingiurie da perdonare? Vedi con quanti mezzi tu puoi fare limosina e meritarti la vita eterna! Di più non puoi tu fare qualche preghiera, qualche confessione, comunione, recitare un rosario, ascoltare una messa in suffragio delle anime del purgatorio, per la conversione dei peccatori, o perchè siano illuminati gl’ infedeli e vengono alla fede? Non è eziandio una grande limosina mandare alle fiamme libri perversi, diffondere libri buoni e parlare quanto puoi in onore della nostra santa Cattolica Religione?

            Altro motivo ancora, che deve eccitarci a fare limosina, è quello, che accenna il Salvatore nel santo Vangelo. Egli dice.cosi: Voi non darete ai poveri un bicchiere di acqua fresca, senza che il Padre celeste va ne dia la mercede. Di tutto quello, che darete {82 [156]} ai poveri, ne avrete il centuplo nella vita presente ed una ricompensa nella vita eterna. Di modo che il dare qualche cosa ai poveri nella vita presente è un moltiplicare, ovvero è un dare mutuo del cento per uno anche nella vita presente, riserbandoci poi Iddio la piena ricompensa nell’ altra vita.

            Ecco la ragione per cui si vedono tante famiglie dare copiose limosine in tutte parti e crescere sempre di ricchezze in ricchezze e di prosperità in prosperità. La ragione la dice Iddio: date ai poveri, e ne sarà dato a voi: date, et dabitur vobis. Vi sarà dato il centuplo nella vita presente, e la vita eterna nell’ altra: centuplum accipiet in hoc vita et vitam aeternam possidebit. Pater, Ave, Gloria etc. {84 [157]}

 

 

Tre meditazioni che possono eziandio servire per le visite delle tre chiese in occasione del giubileo

 

Visita della prima chiesa. Pensiero della salute.

 

            Mentre sei in questa chiesa, o cristiano, porta il tuo sguardo sopra di un Crocifisso, e ascolta ciò che ti dice Gesù Cristo. Egli scioglie la sua lingua e ti parla così: una cosa sola, o uomo, ti è necessaria, unum est necessarium. Se tu acquisti onori, gloria, ricchezze, scienze, e che poi non salvi l’ anima, tutto è perduto per te. Quid prodest nomini si mundum universum lucretur, animae vero suae detrimentum patiatur[17]?

Questo pensiero ha determinato tanti {84 [158]} giovani a lasciare il mondo, tanti ricchi a dispensare ai poveri le loro ricchezze, tanti missionari ad abbandonare la patria, andare in lontanissimi paesi, tanti martiri a dare la vita per la fede. Tutti costoro pensavano che se perdevano l’ anima, niente loro avrebbero giovato tutti i beni del mondo per la vita eterna. Per questo motivo S. Paolo eccitava i cristiani a pensare seriamente al negozio della salute: «Vi preghiamo, egli scrive, o fratelli, affinchè badiate al grande negozio della salute»[18].

            Ma di qual negozio parla qui San Paolo? Parlava, dice S. Girolamo, di quel negozio che importa tutto, negozio che, se va fallito, è perduto il regno eterno del Paradiso, e non rimane più altro che essere gittati in una fossa di tormenti, che non avranno più fine.

            Aveva perciò ragione S. Filippo Neri di chiamar pazzi tutti coloro che in questa vita attendono a procacciarsi onori e ricchezze, e poco attendono {85 [159]} a salvarsi l’anima. Ogni perdita di roba, di riputazione, di parenti, di sanità, anche della vita, può ripararsi in questa terra; ma con qual bene mai del mondo, con qual fortuna si può riparare alla perdita dell’ anima? Ascolta, o cristiano, è Gesù Cristo che ti chiama: ascolta la voce di lui. Egli vuole concederti misericordia e perdono de' tuoi peccati, e la remissione della pena pei medesimi peccati dovuta. Ma considera che, mentre tu sei in chiesa a pensare all’ anima tua, tanti muoiono in questo momento e vanno all’ inferno. Quanti dal principio del mondo fino ai nostri giorni morirono di ogni età e di ogni condizione e se ne andarono eternamente perduti! Forsechè avessero volontà di dannarsi? L’ inganno fu nel differire la loro, conversione, morirono in peccato, ed ora sono dannati. Tien bene a mente questa massima: l’ uomo in questo mondo fa molto se si salva, e sa molto se ha la scienza della salute; ma fa nulla se perde l’ anima, e sa nulla se ignora quelle cose che lo possono eternamente salvare. {86 [160]}

 

PREGHIERA.

 

            O mio Redentore, voi avete speso il vostro sangue per comperare l’ anima mia, ed io l’ ho tante volte perduta col peccato! Vi ringrazio che mi diate ancor tempo di mettermi in grazia vostra. O mio Dio, io sono pentito di avervi offeso, fossi morto prima e non avessi mai disgustato un Dio si buono come siete voi. Si, mio Dio, io vi offro tutto me stesso, nascondo le mie iniquità nelle vostre sacratissime piaghe, e so con certezza, o mio Dio, che voi non sapete disprezzare un cuore che si umilia e si pente. O Maria, rifugio de' peccatori, soccorrete un peccatore che a voi si raccomanda e in voi confida. - Tre Pater, Ave e Gloria; colla giaculatoria: Gesù mio, misericordia.

 

 

Visita della seconda chiesa. Il pensiero della morte.

 

            È stabilito che ogni uomo deve morire; ricchi, poveri, vecchi e giovani, {87 [161]} tutti camminiamo a gran passi verso l’ ora della morte per intraprendere il viaggio dell' eternità. Ibit homo in domum aeternitatis suae. La casa che abitiamo presentemente è un luogo di passaggio, la vera casa del nostro corpo sarà un sepolcro, in cui dovremo stare sino al giorno del giudizio; ma la vera casa dell’ anima è il Paradiso o l’ Inferno, secondochè avremo meritato, ed ivi dovremo rimanere in eterno.

            Quelli, che abitano in questo mondo, sogliono spesso mutar casa o per loro genio, o perchè vi sono obbligati; nell' eternità non si muta mai più casa, dove si entra una volta, là si ha da rimanere per sempre. Quello per altro che merita attenta considerazione, si è che quel momento che ci deve separare dalla vita presente ed avviarci all’ eternità, è nelle mani di Dio e può essere imminente. Può essere che tu abbi ancora un anno di vita, può essere un mese, una settimana, un giorno, un’ ora, e può essere che la morte ti sorprenda senza poter più ritornare a casa! Ciò tutto è nelle mani di Dio. Ma intanto se tu dovessi morire in questo momento, {88 [162]} qual luogo avrebbe l’ anima tua nell’ altro mondo? Guai a te se non ti tieni apparecchiato!  Chi oggi non è preparato a morir bene, corre grave pericolo di morir male e di andar male per sempre.

            Cristiano! sospendi per un momento gli affetti del tuo cuore dalle cure del mondo, e considera l’ ultimo momento di tua vita. Dal punto di morte dipende la tua eterna salvezza o la tua eterna dannazione; vicino a morire, mio caro, al lume di quella candela,

quante cose si vedranno! Vedrai se amasti il tuo Dio, oppure se lo sprezzasti, se avesti in onore il suo santo nome o lo bestemmiasti; vedrai le feste profanate, le messe tralasciate, i tuoi proprii doveri trascurati; vedrai quella superbia, quell’ orgoglio che ti lusingarono. Vedrai...ma oh Dio! tutto vedrai in un momento, nel quale agli occhi aprirassi la via dell’ eternità: mo-mentum a quo pendet aeternitas. Oh! momento, da cui dipende un’ eternità di gloria o di pena! Capisci, o cristiano, ciò che ti dico? Voglio dire che da quel momento dipende l’ andare {89 [163]} per sempre in Paradiso o all’ Inferno; o sempre contento o sempre afflitto; o sempre figlio di Dio o sempre schiavo del demonio; o sempre godere cogli angeli e coi Santi in Cielo, o gemere ed ardere per sempre coi dannati nell’ Inferno. Temi grandemente per l’ anima tua, e pensa che dal ben vivere dipende una buona morte ed una eternità di pene o di gloria. Perciò lascia a parte guanto ti dice il mondo, e senza perdere tempo preparati a fare una buona confessione; perchè può essere che l’ ora di tua morte sia più vicina di quello che tu non pensi.

 

PREGHIERA.

 

            O Gesù mio , che siete morto in croce per me, io vi ringrazio di tutto cuore, che non mi abbiate fatto morire in peccato; sin da questo momento io mi converto a voi, vi prometto di lasciare il peccato e di osservare fedelmente i vostri comandamenti per tutto quel tempo che mi lascierete in vita. Son pentito di avervi offeso; per l' avvenire vi voglio amare e servire {90 [164]} fino alla morte. Vergine SS. Madre mia, aiutatemi in quell’ ultimo punto di vita. Gesù, Giuseppe, Maria, spiri in pace co» voi l’ anima mia! - Tre Pater, Ave e Gloria.

 

 

Visita alla terza chiesa. Il Giudizio.

 

            In questa terza visita io ti prego, o cristiano, di considerare ciò che sarà di te dopo morte. Il tuo corpo sarà portato al sepolcro, e l’ anima subito comparirà davanti al divino Giudice. L’ anima sarà piena di spavento per quella comparsa, ma, volere o non volere, bisogna che si presenti. Omnes nos manifestavi oportet ante tribunal Christi. Come ti troverai davanti al divin Giudice, Egli ti dirà: Chi sei tu? Io sono cristiano, risponderai. Bene, se tu sei cristiano, vediamo se operasti da cristiano. Indi comincierà il divin Giudice a rammentarti le promesse fatte nel santo Battesimo, colle quali rinunziasti al demonio, al mondo, alla {91 [165]} carne; ti rammenterà le grazie ricevute, i sacramenti frequentati, le prediche, le istruzioni, gli avvisi de' confessori, le correzioni de' parenti, ogni cosa ti verrà schierata innanzi. Ma tu, dirà il Divin Giudice, a rimpetto di tanti doni, di tante grazie, oh, quanto male corrispondesti alla professione di cristiano! Venuta l’ età in cui appena cominciavi a conoscermi, tosto cominciasti ad offendermi con bugie, con mancanze di rispetto alle chiese, con disubbidienze a' tuoi genitori, e con molte trasgressioni de' tuoi doveri. Almeno col crescere degli anni tu avessi meglio regolato le tue azioni; ma tu crescendo in età aumentasti le offese. Messe perdute, profanazioni de' giorni festivi, bestemmie, confessioni e comunioni mal fatte, e talvolta sacrileghe, furti, scandali non riparati: ecco ciò che facesti in vece di servirmi. O mio Dio, che terrore, che spavento pel peccatore.

            Che ti pare, o cristiano, di questo esame, che ne dice la tua coscienza? Sei ancora a tempo, chiedi perdono a Dio de' tuoi peccati con una sincera {92 [166]} promessa di non ricadere mai più. Quanto poi ti toccherà patire di caldo, di freddo, di fame, di sete, di malattie, o dispiaceri, soffri tutto pel tuo Signore in penitenza de' tuoi peccati.

            Dinanzi ad un Dio che tutto sa e tutto vede, è inutile ogni scusa e pretesto. Tuttavia, a nostra maniera d’ intèndere, supponiamo che a quel rigoroso esame il peccatore tenti di cercare qualche scusa o pretesto dicendo, che non pensava di venire ad un conto tanto rigoroso. Ma gli sarà risposto: e non udisti quella predico, non leggesti in quel libro, in occasione del Giubileo, ove ti era significato che io ti avrei chiesto un conto rigoroso delle azioni di tutta la tua vita? L’ anima si raccomanderà alla misericordia di Dio, e la misericordia non è più per lui, perchè colla morte finisce il tempo del perdono. Si raccomanderà agli Angeli, ai Santi, ed a Maria SS.; ed essa a nome di tutti rispoderà: chiedi ora il mio aiuto? Non mi volesti per madre in vita, adesso non ti riconosco più per figlio: nescio vos. L’ anima in quel terribile momento non sa più né {93 [167]} che dire né che fare, ed in tanto si vede l’ inferno aperto a guisa di profondissima voragine. Inferius horrendum caos. Quello è l’ istante in cui l’ inesorabil Giudice proferirà la tremenda sentenza: Cristiano infedele, va lungi da me; il mio Padre Celeste ti ha maledetto, ed io ti maledico; vattene al fuoco eterno a gemere e penare coi demoni per tutta l’ eternità. Proferite queste parole, l’ anima viene abbandonata nelle mani dei demoni, i quali facendone orribili strazi, la fanno piombare nei profondi abissi dell’ inferno.

            Non temi per te, o cristiano, una simile sentenza? Ah! per amore di Gesù e di Maria, preparati con opere buone per meritarti di sentire la sentenza favorevole. Ricordati, che quanto più spaventa la sentenza proferita contro al peccatore, altrettanto consola l’ invito che Gesù Cristo farà a chi visse cristianamente. Vieni, gli dirà, vieni al possesso della gloria che ti ho preparato. Tu mi hai servito, ora godrai in eterno: intra in gaudium Domini tui. Cristiano! è Iddio che ti parla, ascolta la sua voce: sei ancora a tempo; ma {94 [168]} per amore di Gesù e di Maria non differire la tua pronta e. sincera conversione.

 

PREGHIERA.

 

            Eterno divin Giudice, io vi ringrazio di tutto cuore, che non mi abbiate chiamato al giudizio quando io era in peccato. Oh! quanto mi rincresce di aver ritardato tanto tempo a darmi a voi. In questo momento io detesto tutti i miei peccati, vi prometto di non offendervi mai più. Si, mio Dio, io sono pronto a patir tutto e dare la vita pel vostro santo amore. Ma per pietà fatemi la grazia, che io possa essere uno di quelli che sono benedetti dal vostro eterno Padre in vita, in morte e dopo morte. Vergine SS., aiutatemi voi; protèggetemi in vita ed in morte, e specialmente quando mi presenterò al vostro divin Figlio per essere giudicato. Cosi sia. - Tre Pater. Ave, Gloria etc.

 

Con permissióne Ecclesiastica. {95 [169]}

 

 

Indice

 

 



[1] S. Ignat, M. ad Philad. 3

[2] Psal. 143

[3] S. Coelest., epist. 22 ad synod Eph. apud Const, p. 1200.

[4] S. Ciprian. Epist. 11.

[5] Chi desiderasse più copiose notizie intorno a quanto fu soprabrevemente acennaio potrebbe consultare: MORONI: anno santo e Giubileo - BF.RGIER articolo Iubilé - V opera: Magnum theatrum Vitae humanae articolo Iubileum - NAVARRO de lubileo nota l* Benzonio lib. 3, -  cap. 4.

Viltorelli - Turrecreraata - Sarnelli tòni. X. S. Isidoro nelle origini lib. 5.

[6] Sopra questa materia si possono consultare Calmet Dell’ Aquila Diz. Biblico all’ articolo Giubileo. - Menochio: Dell’ anno cinquantesimo del Giubileo degli Ebrei.

[7] V. Scaligero e Petavio.

[8] V. Rutilio, De Jubileo, Laurea, Navarro Vittorelli ed altri.

[9] Giovanni Cardinale, Monaco.

[10] Trattano più diffusamente, quanto fu sopra esposto il Card. Gaetani: de armo centesimo. - Mann: Storia dell’ anno santo. - Zaccaria: Dell’ anno santo.

[11] Tertulliano, Ad maj, I. 1.

[12] Ep. 21, 22, 23.

[13] Cono. Nic, canone 11, 12

[14] Sess. 25, cap.21.

[15] Clem. VI. DD. eut.

[16] Chi desiderasse istruirsi vie più intorno alle sante indulgenze potrebbe consultare il MORONI articolo: Indulgenze. Magnum Theatrvm vitae humanae. Àrtie. Indulgentia. - BERGIER Indulgente. - FERRARI in Biblioteca.

[17] Matt. 16, 26.

[18] Tess. 4, 10.




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