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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

IL CATTOLICO ISTRUITO NELLA SUA RELIGIONE

TRATTENIMENTI DI UN PADRE DI FAMIGLIA CO' SUOI FIGLIUOLI SECONDO I BISOGNI DEL TEMPO

 

EPILOGATI DAL SAC. BOSCO GIOVANNI

 

 

TORINO, 1853.

TIPOGRAFIA DIR. DA P. DE-AGOSTINI

Via della Zecca, N°. 23, casa Birago. {1 [195]} {2 [196]}

 

 

 

 

INDEX

Oggetto di questi trattenimenti 3

Parte prima  3

Trattenimento I. Conoscenza di Dio. 3

Trattenimento II. Necessità di una Religione. 5

Trattenimento III. Necessità della rivelazione. 7

Trattenimento IV. Veracità dei libri dell' Antico Testamento. 8

Trattenimento V. Divinità dei libri dell'Antico Testamento. 9

Trattenimento VI. Storia della Religione e Profezie riguardanti al Messia da Adamo fino a Davidde. 10

Trattenimento IX. Profezie e storia della Religione da Davidde fino al Messia. 12

Trattenimento X. Profezie avverate in Gesù Cristo. 14

Trattenimento XI.Il Vangelo. 15

Trattenimento XII. Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. 16

Trattenimento XIII. Risurrezione ed Ascensione di Gesù Cristo. Altro argomento della sua divinità. 17

Trattenimento XIV. Cenno sopra gli Ebrei 18

Parte seconda. Della Chiesa di Gesu Cristo  22

Trattenimento I. Prodigiosa propagazione del Cristianesimo. 22

Trattenimento II. Necessità di una Società Cristiana per conservare la Religione di Gesù Cristo. 25

Trattenimento III. Fondazione della Chiesa di Gesù Cristo. 26

Trattenimento IV. La sola Chiesa Romana ha i caratteri della Chiesa di Gesù Cristo perchè è una. 27

Trattenimento V. La sola Chiesa Romana è SANTA. 29

Trattenimento VI. La sola Chiesa Romana è CATTOLICA. 30

Trattenimento VII. La sola Chiesa Romana è APOSTOLICA. 31

Trattenimento VIII. Gerarchia ecclesiastica. 33

Trattenimento IX. Autorità dei Concilii. 34

Trattenimento X. Autorità stabilita da Gesù Cristo nella Chiesa. 37

Trattenimento XI. Visibilità della Chiesa di Gesù Cristo. 39

Trattenimento XII. Capo risibile della Chiesa di Gesù Cristo. 42

Trattenimento XIII. Il Maomettismo. 45

Trattenimento XIV. Scisma dei Greci. 47

Trattenimento XV. Vera origine dei Valdesi. 49

Trattenimento XVII. MALA FEDE DEI MINISTRI VALDESI 52

Trattenimento XVIII. Altri segni di mala fede dei ministri Valdesi. 55

Trattenimento XIX. Separazione dei Valdesi dalla Chiesa di Gesù Cristo. 57

Trattenimento XX. Lutero. 59

Trattenimento XXI. Tremenda incertezza di Lutero. 62

Trattenimento XXII. Sentimenti di Lutero intorno alla Chiesa Cattolica. 64

Trattenimento XXIII. Strana gerarchia stabilita da Lutern. 65

Trattenimento XXIV. Calvino. 66

Trattenimento XXV. Reza discepolo di Calvino. 69

Trattenimento XXVI. Scisma Anglicano. 70

Trattenimento XXVII. Unione degli Anglicani coi Protestanti e co' Valdesi. 73

Trattenimento XXVIII. I predicatori della Riforma non aveano missione divina. 74

Trattenimento XXIX. La Chiesa Cattolica non variò mai i dogmi insegnati dagli Apostoli. 76

Trattenimento XXX. I Protestanti non possono indicare verun domma degli Apostoti variato dalla Chiesa Romana. Si convincono colle confessioni degli stessi loro autori. 81

Trattenimento XXXI. Le definizioni dommatiche, che di tempo in tempo pronuncia la Chiesa Cattolica, seno semplici dichiarazioni, non già nuovi dommi della Fede. 86

Trattenimento XXXII. I Protestanti rinnovarono le eresie già condannate dalla Chiesa primitiva. 90

Trattenimento XXXIII. Se continua il confronto dei Protestanti cogli antichi eretici. 94

Trattenimento XXXIV. Errore fondamentale. 97

Trattenimento XXXV. Vani sforzi dei Protestanti per difendere lo spirito privato. 99

Trattenimento XXXVI. Cominciano le contraddizioni. 102

Trattenimento XXXVII. Una conseguenza non voluta. 105

Trattenimento XXVIII. Un'impudente arroganza, ed un fatto mostruoso. 108

Trattenimento XXXIX. Variazioni Protestanti. 109

Trattenimento XL. Guazzabuglio protestante. 112

Trattenimento XLI. I ministri protestanti in un labirinto. 115

Trattenimento XLII. Calunnie dei Protestanti contro alla Chiesa Romana. 117

Trattenimento XLIII. Due parole ai Ministri Protestanti. 119

Errore di Calvino intorno allo spirito privato. 120

 


Oggetto di questi trattenimenti

 

            Padre. I tempi in cui viviamo, o cari figli, i pericoli, che oggidì occorrono in fatto di religione, mi fanno temere fortemente, che, cominciando voi a trattare col mondo, non vi lasciate trascinare a qualche eccesso, e forse anche all'errore con danno delle anime vostre. Questo pensiero tiene da qualche tempo angustiato il mio cuore.

            Il Figlio di maggior età a nome de' suoi fratelli prende a parlare così: Non temete per noi, caro padre; noi siamo stati istruiti abbastanza nella nostra santa cattolica religione, abbiamo studiato {3 [197]} buoni libri, saremo assidui alle prediche del nostro curato, e, dipendendo sempre da voi, nulla ci accadrà di contrario.

            P. Il rispetto e l'ubbidienza che finora mi avete prestato, l'impegno ch'ebbi sempre per la vostra buona educazione fa sperar bene di voi; ma dopo la mia morte...

            F. Il Signore vi conservi lungamente per la nostra assistenza; che se ci veniste a mancare, noi porteremo nel cuore sempre impressi i vostri ricordi.

            P. Appunto per questo desiderio di premunirvi intorno ad alcuni pericoli del giorno col dilucidarvi i punti principali di nostra religione in alcuni trattenimenti. Questo faccio di buon grado, perchè lo studio da me fatto, i libri letti, le discussioni udite in parecchie accademie, di cui ho il piacere di essere membro, l'esperienza di lunga serie d'anni mi mettono in grado di potervi debitamente istruire.

            F. Noi ascolteremo con animo lieto quanto voi sarete per dirci, cominciando {4 [198]} dai fondamenti della nostra religione; e, se cel permettete, noi faremo alcune dimande sopra le cose più difficili, non omettendo quelle osservazioni che possiamo aver letto, o da altri udito, e questo solo per dilucidare le nostre difficoltà.

            P. Volentieri, o amati figli, appagherò questi vostri desiderii, e sentirò pur con piacere quelle osservazioni che vi tornerà bene di fare, e questo servirà a vie meglio dilucidare quelle verità che alla vostra età potessero sembrare alquanto elevate. Però vorrei che anzi tutto vi faceste un' idea chiara della materia da trattarsi. In questi tempi avrete a fare con persone, che in varie guise combattono la Religione; e contro di esse noi proveremo,

            1. Che vi è Dio, cui l'uomo dee un culto sì interno che esterno;

            2. Che era necessaria una rivelazione; che questa rivelazione Dio l'ha fatta agli uomini, e che il Messia in essa promesso invano è aspettato dagli Ebrei, perchè egli è già venuto da mille ottocento {5 [199]} cinquanta tre anni, ed è Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo;

            3. Che Gesù Cristo ha fondato la Chiesa, a cui affidò tutta la sua dottrina; che questa Chiesa è Una, Santa, Cattolica ed Apostolica, ed ha per Capo il Romano Pontefice; che perciò tutti quelli i quan sono fuori di lei, non hanno la vera Religione, nè possono conseguire l'eterna salute;

            4. Faremo alcune osservazioni sopra la deplorabile condizione di quelli che sono o fingono di essere increduli.

            Siccome però Iddio è autore di tutte le cose, e da lui ogni bene procede, sia da lui il principio dell'opera nostra; a lui volgiamoci per aiuto, ed invochiamo particolarmente i celesti suoi lumi. {6 [200]}

 

 

Parte prima

 

 

Trattenimento I. Conoscenza di Dio.

 

            F. Il fondamento di tutta la nostra religione è senza dubbio la conoscenza di Dio. Noi crediamo che questo Dio ci ha dato la vita, e ce la conserva: tuttavia desidererei di essere istruito come io possa farmi un' idea chiara della sua esistenza.

            P. Basta solo aprire gli occhi, e contemplare ciò che si presenta al nostro sguardo, per farci una chiara idea dell'esistenza di un Dio Creatore, da cui tutto ebbe principio; Conservatore, da cui tutto dipende. Vedete voi quest'orologio? Chi l'ha fatto?

            F. L' ha fatto l' orologiere.

            P. Non potrebbe farsi da se stesso?

            F. No certamente; se l'orologiere non unisse insieme le varie parti di metallo che lo compongono, l'orologio non si farebbe mai.

            P. Ora noi vedendo questo mondo, in cui esistono tante cose maravigliose, diremo che siasi formato da se stesso?

            F. Niuno è tanto scemo di testa da dire, che questo mondo siasi fatto da se stesso: non altri può averlo formato che Iddio onnipotente. {7 [201]}

            P. Benissimo. Siccome l'orologio non può farsi da per sè, ma è necessario l'orologiere che faccia e aggiusti le parti, e a quelle dia movimento; così pure la terra e tutte le cose di questo mondo non esisterebbero, se Iddio come causa prima, cioè come creatore, non le avesse fatte dal nulla ed ordinate. Perciò quanto vi è ne' cieli, quanto si trova sopra la terra, tutto fu da lui creato, tutto da lui si move, si regola e si governa.

            L'uomo non è capace di fare che esista la minima cosa; tutti i suoi lavori si aggirano sulle cose create da Dio. Esso è quella causa prima, senza cui la terra non esisterebbe. Esso quel sapientissimo artefice, che diede ordine e movimento alle cose tutte, che nel cielo e nella terra esistono. Quindi mirando noi il sole che ci illumina nel giorno, la luna nella notte, tante stelle grandi e piccole, che regolarmente or nascono, or tramontano, il costante succedersi delle stagioni, senza mai variare un istante nel loro ritorno, noi abbiamo argomento evidentissimo, che vi è un sovrano artefice, il quale creò queste cose, e secondo il suo beneplacito le regola e le governa.

            Un lepido aneddoto serve ad istruirci {8 [202]} benissimo intorno a questa verità. Non ha gran tempo che un pollaiuolo, andando al mercato, ebbe ad accompagnarsi con alcuni individui, tra cui un distinto personaggio. che parlava male dell' esistenza di Dio. Siccome quel buon pollaiuolo aveva fatto poco studio, così, lasciando le ragioni, si fece a rispondergli col solo buon senno. Prese egli tra le mani una gallina, e, mostrandola al compagno, signore, gli disse: chi ha fatto questa gallina?

            - La gallina fu fatta dall'uovo, rispose l'altro sorridendo.

            - Chi ha fatto l'uovo?

            - L'ha fatto la gallina.

            - Cominciò ad esistere prima l'uovo o la gallina?

            - Cominciò ad esistere prima l'uovo, da cui nacque la gallina.

            - Dunque chi ha fatto questo primo uovo, da cui nacque la gallina?

            L'altro non seppe più che rispondere. Ma tutti quelli che si trovarono presenti, ammirarono il discorso del pollaiuolo, e ad una voce esclamarono: andate pure dall' uovo alla gallina finchè volete: ma dovete infine conchiudere esserci un Dio onnipotente, che abbia creato l’ uovo o la gallina. {9 [203]}

            F. È curioso questo aneddoto, mi piace tanto: ciò nonostante debbo dirvi, che non posso a meno di non sentirmi pieno di stupore, osservando gli uomini antichi avere per tanto tempo ignorato Iddio.

            P. L'esistenza di Dio è una verità così facile a conoscersi, che gli uomini di tutti i tempi; di tutti i luoghi, sieno barbari od inciviliti, tutti hanno avuto cognizione dell' esistenza di Dio, tutti hanno prestato qualche culto ad un Essere Supremo, come attestano gli stessi scrittori profani; a segno che Plutarco, egli pure paganti, asserì, che si possono trovare città senza mura e senza case, ma non mai senza Dio, senza preghiere, senza altare.

            F. I primi uomini del mondo da chi mai poterono avere l'idea di un Dio Creatore?

            P. Questa idea universale della Divinità senza dubbio fu dal Creatore inserita nel cuore degli uomini, e chiaramente comunicata ad Adamo, primo uomo del mondo, e da lui tramandata di generazione in generazione a tutti i suoi discendenti; la quale idea, come abbiamo veduto, si rende poi sensibilmente manifesta dalla vista di questo universo, che in tante maniere pubblica le glorie del suo Creatore. {10 [204]}

            F. Capisco facilmente, che niuna cosa si è fatta da se stessa, e che se c' è tutto questo gran mondo, nissun altro che Dio lo potè creare.

            P. Le cose, che esistono nel mondo, manifestano in molte maniere l'esistenza di un Dio Creatore, verità che noi tocchiamo con mano se per poco prendiamo a considerare noi stessi. La struttura maravigliosa del corpo umano ci si presenta qual capo d' opera di un artefice di abilità infinita. La facoltà di pensare, di giudicare, di volere che sentiamo in noi stessi, è un'altra prova dell'esistenza di Dio; imperciocchè non avendo io potuto dare queste facoltà a me stesso, debbo conchiudere, che esse vengano da Dio.

            Inoltre se osserviamo l'unione maravigliosa dell'anima nostra col corpo, i rapporti di tutto l’ uomo colle cose che sono fuori di se stesso; tanto le cose piccole, quanto le cose grandi, il cielo, la terra, i pesci del mare, gli animali della terra, gli uccelli dell' aria, tutti dicono ad una voce: c'è un Dio che ci creò; un Dio che ci conserva.

            Vi voglio raccontare un fatto proprio adattato a farci conoscere, come Iddio {11 [205]} si manifesti nelle cose piccole e nelle grandi. Eravi un re in Egitto chiamato Faraone, che opprimeva ingiustamente gli Ebrei. Iddio mandò Mosè ad intimargli che cessasse dall'opprimere quel popolo. dicendogli: «il Signore Iddio d'Israele ti comanda di lasciare il suo popolo in libertà.» A tale intimazione il Re orgogliosamente rispose: «Chi è cotesto Signore, a cui io debba ubbidire? lo noi conosco; il popolo d'Israele non partirà.»

            Iddio buono, per ammollire il cuore di quel sovrano, fece sentire il peso di sua potenza con moltissimi castighi, e tra essi fu quello di una moltitudine di rane. Quelle bestioline in numero prodigioso, uscite dai fiumi e dalle paludi, si sparsero per tutto l'Egitto, cosicchè le case, le camere, i letti, i forni e perfino le vivande eransi coperte di rane, le quali, ovunque gracidando e tutto imbrattando, rendevano insopportabile la dimora in qualsiasi luogo.

            Allora Faraone mandò con gran fretta a chiamare Mosè ed Aronne, e confessando di credere al vero Dio d'Israele, disse loro: Pregate, per pietà, pregate il vostro Dio, affinchè allontani da me e dal mio popolo il flagello di queste rane; ed io lascierò il vostro popolo in libertà. {12 [206]} Mosè ed Aronne pregarono, e Iddio con un miracolo liberò l’ Egitto da quel flagello. Ma quel Re non mantenne la promessa, perciò dopo molti castighi finì coll'essere sommerso nel mar Rosso con tutto il suo esercito.

            Ritenete però bene a mente, che questo Dio, essendo creatore e conservatore di tutte le cose, vuole dall'uomo essere adorato, onorato, obbedito e temuto; e che essendo giusto darà certamente il debito premio alla virtù, ed al vizio il meritato castigo. Il che mi conduce a parlarvi della Religione.

 

 

Trattenimento II. Necessità di una Religione.

 

            P. La Religione presa in generale è il complesso di quella dottrina riguardante le cose tutte, con cui li uomini onorano Iddio sì coll'intelletto e col cuore, come colle parole e colle opere. Chiamasi Religione, che vuoi dire legame, perchè essa ci unisce a Dio, e forma un santo commercio tra Dio e gli uomini: presa poi nel senso in cui noi parliamo, si suole definire una virtù con cui l' uomo rende a Dio l’ossequio e l'onore a lui dovuto. Dicesi primieramente {13 [207]} una virtù, ossia una serie di atti buoni, perchè solamente colle buone azioni noi possiamo onorare Iddio. In secondo luogo dicesi assequio ed onore a Dio dorato, per la ragione che un figlio deve amar suo padre, un suddito star soggetto al suo re, il beneficato deve esser grato al benefattore: così noi dobbiamo onorare Dio come nostro padre, nostro re supremo e nostro benefattore. Gli atti poi che l'uomo fa per onorare e servire Iddio, soglionsi comunemente appellare culto.

            F. In che maniera noi possiamo prestare a Dio questi atti di onore e di adorazione?

            P. In due maniere: col culto interno ed esterno.

            F. Qual è il culto interno?

            P. li culto interno è quello che noi rendiamo a Dio col nostro cuore e coll'anima nostra per mezzo dell'adorazione, dell'amore, della riconoscenza, della sommessione, della confidenza.

            F. Qual è il culto esterno?

            P. Il culto esterno è quello che noi prestiamo a Dio colle nostre azioni per mezzo dei sensi del corpo. Tali sono i sagrifizi, le offerte, l'accostarsi ai Sacramenti, le genuflessioni, il canto delle sue lodi, le preghiere vocali. {14 [208]}

            Il culto esterno dicesi anche pubblico, quando si rende dalla società degli uomini radunati insieme, come sono le confessioni fatte dai martiri delle verità della fede alla presenza d' immensa moltitudine, le pubbliche predicazioni, le processioni, l'intervenire alla Messa, e simili.

            F. Mi nasce qui una difficoltà: Iddio essendo per se stesso infinitamente beato, parmi che gli debba importar poco di essere onorato dagli uomini.

            P. Sebbene Iddio sia infinitamente beato e di nulla abbisogni dall'uomo, tuttavia per la necessaria relazione che passa tra la causa e l’ effetto, ossia tra Dio creatore e l'uomo creatura, egli non può a meno di gradire di essere da lui servito. L'uomo poi ha uno stretto dovere di adorare e benedire quella mano benefica, che lo creò e che lo colma ogni giorno di mille benefizi.

            F. Almeno Iddio dovrebbe esser contento del cuore senza pretendere culto esterno.

            P. Gli uomini devono a Dio anche un culto esterno, e per più ragioni: primieramente perchè Dio è creatore e assoluto padrone del corpo e dello spirito, perciò dev'essere onorato dall'uno e dall' altro. In secondo luogo per la stretta {15 [209]} relazione che passa tra l' anima ed il corpo, i sinceri e vivi affetti dell'animo di natura sua si devono rendere manifesti col mezzo de' sensi esterni. In terzo luogo Iddio comandando più cose, le quali non si possono compiere senza atti esterni, ne segue che Iddio comanda anche il culto esterno.

            Finalmente Iddio avendo destinato l'anima ed il corpo ad essere ambidue rimunerati con una felicità eterna in cielo: ambidue lo devono nella presente vita servire.

            Il medesimo Iddio essendo creatore, benefattore e conservatore della società, come di ciascun uomo in particolare, deve essere dalla società onorato con un culto visibile alla società e perciò pubblico.

            A questo proposito vi voglio raccontare un esempio che dimostri quanto piaccia a Dio il culto esterno. Il re Salomone aveva fatto costruire un magnifico tempio, in cui l'oro, l'argento, l'avorio, la scultura adornavano in ogni parte l'edifizio. Due statue maestrevolmente lavorate, e rappresentanti due cherubini, erano accanto all'altare. Quando ne fu fatta la dedicazione, vi concorse tutto il popolo, guidato da indicibile gioia. Mentre {16 [210]} con armonia di suono e melodia di voce lietamente si cantava: Date gloria al Signore, la maestà divina in segno di gradimento si manifestò per mezzo di una prodigiosa nube che coprì tutto il tempio.

            A tale vista Salomone, compreso da riverenza, si prostrò avanti al Signore; poscia, levate le mani al cielo, mio Dio, disse, voi che vi siete degnato di gradire questa casa a voi consacrata, fate, che tutti quelli, i quali, oppressi dalle angustie o costretti da qualche necessità, ricorreranno a supplicarvi in questo santo luogo, siano esauditi.

            Quegli apparati, que' sacrifizi e quelle preghiere piacquero tanto al Signore, che fece cadere dal cielo un fuoco prodigioso, il quale abbruciò le vittime preparate pei sacrifizi: segno manifesto che quelle cose erano a Dio graditissime.

            F. Quanto è mai bello questo fatto! però mi occorre una difficoltà: se ciascun uomo in particolare è tenuto ad onorar Dio, temo che siano per essere tante le maniere di culto esterno, quante sono le teste, ossia i capricci degli uomini. E questa infinita varietà di culto potrà essere a Dio gradita?

            P. Tu vuoi dire, che Iddio non può {17 [211]} gradir tutti -i vari culti, anzi neppur un culto comechè siasi: e in ciò dici bene: onde è di tutta necessità conoscere il vero culto gradito a Dio per mezzo di una rivelazione fatta da lui medesimo.

 

 

Trattenimento III. Necessità della rivelazione.

 

            F. Desidero grandemente di sapere, se Dio abbia proprio rivelato un culto. Ditemi adunque: che cosa intendesi per rivelazione?

            P. Affinchè comprendiate, o cari figli, che cosa s'intenda per rivelazione, dovete osservare che l'uomo col solo lume della ragione conosce molte verità che soglionsi nominare religione naturale. Ma ci sono moltissime verità all'uomo necessarie, le quali o sarebbero imperfettamente conosciute, o affatto ignorate, se Iddio qual padre di bontà non le avesse rivelate. Ciò premesso, vi sarà facile il capire, che la rivelazione è una manifestazione da Dio fatta di alcune verità all'uomo necessarie, le quali noi dobbiamo credere fermamente perchè rivelate da Dio.

            F. Se gli uomini portano scolpita nei {18 [212]} loro cuori la religione naturale, come ci avete detto, non fa più bisogno di rivelazione.

            P. La religione naturale conduce bensì l’uomo alla cognizione di molte verità, ma ve ne sono moltissime che sarebbero state per sempre all' uomo sconosciute senza rivelazione. Per esempio: la religione naturale ci dice, che l'uomo deve prestare un culto a Dio, ma non ci spiega abbastanza quale sia, nè in qual modo debba essere prestato. Perciò noi vediamo che molti popoli, guidati dalla sola religione naturale, caddero in turpissimi errori, fino ad adorare qual Dio animali immondi.

            F. Possibile, animali adorati colpe Dio!

            P. Veramente così: i Romani adoravano que' Dei, che favorivano i loro vizi, fossero anche sozzi animali, talmente che non vi era delitto, per quanto abbominevole fosse, che non avesse qualche divinità protettrice. Nella Grecia ed altrove si sacrificavano vittime umane a! sole, alla luna e alle stelle; nella China si uccidevano i fanciulli quando erano troppi in numero, altrove mangiavasi carne umana, e simili barbarie si commettevano in più luoghi, ove gli uomini si erano allontanati dai principii della rivelazione. {19 [213]}

            F. Oh quanto mai deve adunque riputarsi necessaria una rivelazione! Ma è poi certo che Iddio possa rivelare le cose agli uomini?

            P. Se Iddio infinito dal niente creò questo mondo che noi vediamo, creò noi stessi, quali esistiamo, perchè non potrà manifestare a noi le cose necessarie a conseguire il fine per cui ci ha creati? Non sarebbe egli ridicolo, il dire, che Iddio onnipotente non possa far quello, che fanno gli uomini creati da lui, col manifestare e comunicare ad altri i loro interni pensieri? non possa far quello, che fanno tuttodì i maestri col manifestare le loro cognizioni agli scolari?

            F. Se le verità, di cui ragionate, non possiamo da noi medesimi abbastanza conoscerle, e quindi praticarle per piacere a Dio, ed acquistare l'eterna salute: Dio, che è si buono coll'uomo, e tanto l' ama, certo glie l'avrà fatta questa rivelazione, ed in modo si chiaro, da non poterne noi dubitare: ditemi pertanto: a quali segni noi possiamo conoscerla?

            P. I segni ovvero i caratteri essenziali di questa rivelazione sono: 1° La certezza che venga da Dio o per mezzo di lui medesimo, o per mezzo de' suoi inviati, {20 [214]} come sono gli Angeli, i Profeti; 2° Che questa rivelazione sia dimostrata agli uomini in modo chiaro e distinto da non lasciare alcun pretesto ragionevole di pensare o di operare altrimenti da quello che c'insegna questa rivelazione.

            F. A chi fu fatta questa rivelazione, e dove possiamo trovarla?

            P. Questa rivelazione fu primieramente fatta ai nostri primogenitori Adamo ed Eva. Dedit eis scientiam spiritus, sensu implevit cor illorum, et bona et mala ostendit eis; cioè: Il Signore diede ad Adamo ed Eva la scienza delle cose spirituali, riempì il loro cuore di sentimento, e loro diede una norma onde conoscere il bene ed il male. In seguito più cose furono da Dio rivelate agli antichi Patriarchi, e soprattutto a Mosè ed ai Profeti, e questo fece Iddio per via d'interne inspirazioni, o col ministero dei suoi Angeli, ed in fine parlò a noi per mezzo di Gesù Cristo, mandato a salvare tutti gli uomini e ad insegnar loro la strada della salute.

            F. Dove noi possiamo trovare questa rivelazione?

            P. Prima di Gesù Cristo noi potevamo trovare questa rivelazione presso alla nazione degli Ebrei, che ne fu custode {21 [215]} fedele fino alla venuta del Messia. Dopo la venuta del Salvatore questa divina rivelazione fu affidata al magistero infallibile della Chiesa Cattolica. I libri poi che contengono le cose principali da Dio rivelate, sono quelli che, presi insieme, diciamo Sacra Bibbia, cioè libro per eccellenza.

            F. Che cosa è questa Sacra Bibbia?

            P. La Sacra Bibbia è una serie di libri, i quali contengono le principali verità di nostra Santa Religione. I libri che contengono le cose accadute prima della venuta del Salvatore appellansi Antico Testamento. Quelli poi che contengono il Vangelo, gli atti e le lettere degli Apostoli formano la nuova legge. ossia Nuovo Testamento. La Storia Sacra, che voi avete usato nelle scuole, è il compendio dell' Antico e del Nuovo Testamento.

            F. Possiamo noi starcene sicuri, che questi libri contengano con certezza le verità da Dio rivelate?

            P. Che questi libri siano veraci, vale a dire, contengano realmente la volontà di Dio manifestata agli uomini, è quello che io intraprendo a dimostrarvi. Intanto siamo grati a Dio pel grande benefizio della creazione e della conservazione, {22 [216]} ma siamogli poi in maniera particolare riconoscenti della rivelazione, credendo con fermezza quelle verità che egli si degnò rivelarci, senza cui eravamo eternamente perduti.

 

 

Trattenimento IV. Veracità dei libri dell' Antico Testamento.

 

            F. La rivelazione, secondo che voi affermate, si contiene dunque nella Sacra Bibbia. Prima però di esaminare se i libri della medesima contengano proprio delle verità da Dio proposteci a credere, amerei che mi provaste la loro veracità.

            P. Per farvi una chiara idea della veracità di questi libri bisogna osservare, che quelli i quali appartengono all'Antico Testamento sono egualmente pregiati e tenuti per veri da' cattolici e dagli ebrei, presso cui si conservano gelosamente anche a' nostri giorni. Onde, se ci fosse stato sospetto di errore nel raccontare le cose, gli Ebrei ed i Cristiani l'avrebbero notato senza dubbio.

            F. Vuol dire che non c'è differenza tra quello che credono i Cristiani da quello che credono gli Ebrei? {23 [217]}

            P. Differenza grandissima! Gli Ebrei credono,, che in questi libri vi sia la divina rivelazione, e predetta la venuta del Messia, e in ciò sono perfettamente d'accordo co' Cristiani; ma c' è diversità in questo, che gli Ebrei aspettano ancora il Messia, e noi Cristiani lo adoriamo già venuto da mille ottocento cinquanta tre anni, e crediamo fermamente che questi è Gesù Cristo.

            F. Queste ragioni sono buone, è vero, ma io vorrei ragioni particolari, che mi facessero toccare quasi con mano che i libri della Sacra Bibbia sono veraci.

            P. Tre altre ragioni particolari ci fanno, per dire così, toccare con mano la veracità di questi libri, e sono:

            1. Gli autori di essi narrano cose avvenute a' loro tempi, e sarebbero stati contraddetti da una moltitudine di uomini stati testimoni degli avvenimenti che raccontano, se avessero scritto delle falsità.

            2. Perchè erano persone sincere e degne di fede; giacchè parlarono la verità a tutti, e a' Re medesimi, anche quando loro. spiaceva, e con pericolo della propria vita. Nè si può ad essi apporre alcun delitto; nè trovasi cosa ne' loro scritti, che faccia insospettire di menzogna: anzi offerironsi pronti a dare piuttosto la vita che tradire la verità da loro enunciata. {24 [218]}

            3. Perchè molti fatti da essi riferiti sono altresì attestati da profani autori.

            F. Non avrebbero potuto ingannare il popolo raccontando favole invece di fatti?

            P. Si potrà talvolta ingannare alcuno intorno ad un fatto non vero; ma non mai una moltitudine d'uomini testimoni del fatto raccontato.

            F. Ma si raccontano certi fatti così straordinari, che paiono incredibili!

            P. Questa ragione accresce l' autorità di questi libri, giacchè i fatti straordinari sarebbero stati più facilmente riprovati tanto dagli Ebrei, quanto dalle nazioni loro vicine, se non fossero realmente avvenuti. D'altronde questi fatti strordinari nulla presentano, che sia indegno della potenza e maestà divina. Anzi ciò dimostra vie più esservi la mano divina in questi libri.

 

 

Trattenimento V. Divinità dei libri dell'Antico Testamento.

 

            F. In qual maniera la mano divina si rende minifesta riguardo ai sacri libri?

            P. La mano di Dio. si rende manifesta riguardo ai sacri libri, vale a dire, la Sacra Bibbia è opera divina in questo senso: {25 [219]}

            1. Che i sacri, libri contengonocose, le quali, senza il concorso dell' onnipotenza divina, non possono avvenire.

            2. Questi libri si dicono divini, perchè i loro autori furono da Dio inspirati e mossi a consegnare alle carte i loro pensieri, e sotto questa inspirazione hanno cominciata, continuata e compiuta l'opera loro.

            F. Come si prova che i sacri libri contengano cose, le quali non possono avvenire senza il concorso dell'onnipotenza divina, e che gli autori sacri siano stati da Dio assistiti

            P. Questa verità importantissima di nostra santa Religione si prova specialmente con quattro argomenti:

            1.° Coi miracoli. I miracoli nel loro vero senso considerati superano tutte le forze della natura creata; dal che ne viene che solamente Iddio può farli, e in confermazione della verità, non mai a sostegno dell' errore. Ora gli scrittori della Sacra Bibbia operavano miracoli a provare la dottrina, che annunziavano ai popoli, e tra le cose da essi promulgate vi ha pur questa, cioè, che essi parlavano a nome di Dio, e scrivevano dietro la mozione di lui, dunque si deve ricevere {26 [220]} come parola di Dio tutto quanto si contiene in questi libri. Spiritu Sancto affiante, locuti sunt Sancti Dei homines. Tutta la Scrittura è divinamente inspirata, scrive S. Paolo a Timoteo. Iddio parlò agli uomini per bocca de' suoi profeti, che in diversi tempi si succedettero: così nel Vangelo di S. Luca;

            2.° La medesima verità confermano le profezie riguardanti la venuta di Gesù Cristo, e molti altri avvenimenti, che perfettamente si avverarono;

            3.° La sublimità e la santità della dottrina della Sacra Bibbia, la quale è sì pura e sì perfetta che Dio solo può esserne l'autore;

            4.° L' ammirabile efficacia che ha sul cuore di coloro che la leggono: conciossiachè gli stessi malvagi leggendo la Bibbia senza prevenzione, non possono a meno di non sentirsene compresi, e dire esser quella opera di Dio.

            F. Mi pare che i miracoli possano anche esser fatti dagli uomini, perciò non dimostrare abbastanza la divinità della Bibbia.

            P. Il miracolo è un' azione che supera tutte le forze degli uomini, e se questi operano miracoli, il fanno in nome di {27 [221]} Dio. Per esempio Elia risuscitò un figliuolo morto, ma questo nell'aiuto del Signore.

            F. Come mai le profezie dimostrano la divinità dei libri santi?

            P. Le profezie non essendo che la previsione delle cose future, che non possono prevedersi dalle cause naturali, deve riconoscersi la mano divina ove queste profezie intervengano. Per esempio: Noè previde il diluvio cento vent'anni prima, la qual cosa niuno degli uomini avrebbe potuto prevedere, se Iddio non glie l'avesse rivelata.

            F. Nei libri dell’Antico Testamento ci sono realmente profezie riguardanti alla nostra Cattolica Religione?

            P. Ce ne sono moltissime, specialmente quelle che riguardano il Messia, le quali noi vedremo tutte avverate nella persona di Gesù Cristo.

            Intanto noi col cuore pieno di riconoscenza verso Iddio, che ebbe la degnazione di ammaestrarci egli stesso nei santi libri, leggiamoli con tutto rispetto, persuasi di riscontrare in essi la sua parola, la celeste sua dottrina infallibile. {28 [222]}

 

 

Trattenimento VI. Storia della Religione e Profezie riguardanti al Messia da Adamo fino a Davidde.

 

            F. Io sono intimamente persuaso della divinità dei sacri libri, e della rivelazione fatta da Dio agli uomini intorno alle cose necessarie alla salute; ora desidererei di essere istruito intorno a tali cose per vantaggio mio e per bene de' miei fratelli.

            P. Per procedere con ordine ad istruirvi di queste importantissime verità, uopo è che sappiate religione e rivelazione essere una medesima cosa, giacchè la religione non fa altro che regolare le cose da Dio rivelate in modo adattato alla natura dell'uomo. Ora, siccome la religione, la rivelazione e le profezie sono tutte rivolte al Messia da Dio promesso per salvare il genere umano, così noi, mentre racconteremo la storia della nostra santa religione, esporremo nel tempo stesso le profezie che al Messia riguardano.

            F. Qual è la più antica profezia riguardante al Messia? {29 [223]}

            P. Fu quella fatta da Dio ad Adamo, primo uomo dei mondo.

            F. Desidererei di sentirla.

            P. Eccola: Iddio creò le cose che nel cielo e nella terra si contengono in sei giorni; nell'ultimo creò l'uomo, che collocò in un giardino amenissimo, detto paradiso terrestre. Adamo ed Eva disubbidiscono a Dio col mangiare un frutto, di cui aveva loro proibito di cibarsi sotto pena di morte. Iddio, giustamente sdegnato, li scaccia da quel luogo di delizie, ma promette che un tempo avrebbe loro mandato un Salvatore, dicendo al demonio che li aveva ingannati: Saranno inimicizie tra te e la donna, ed essa, per mezzo di Uno che nascerà da lei, ti schiaccierà il capo. Quest' uno fu il Salvatore.

            F. Dopo di Adamo, non si parlò altre volte del Salvatore e del culto dovuto a Dio?

            P. Assai spesso si parla dell'uno e dell' altro nei sacri libri. Fra i figliuoli di Adamo leggiamo che Caino e Abele già offerivano a Dio sacrifizi. Enos onorava il Signore con pubbliche e solenni cerimonie; e Noè colla sua famiglia osservava la vera religione.

            F. Questa religione non fu spenta nel {30 [224]} diluvio universale quando gli uomini si diedero in preda ad ogni sorta di vizi, come abbiamo letto nella Storia Sacra 4

            P. Questa religione non fu spenta col diluvio; anzi Noè, preservato in modo straordinario, appena uscito dall'arca innalzò un altare, e tutto compreso di gratitudine offerì un sacrifizio al Signore.

            Lo stato però della religione dopo il diluvio fu deplorabilissimo, giacchè gli uomini si abbandonarono ai disordini di prima, e cominciarono ad adorare il sole, la luna, le stelle e gli animali della terra. Tuttavia moltissimi discendenti di Noè coltivarono la vera virtù e la vera religione.

            F. In mezzo a tanti disordini come si potè conservare la vera religione fra gli uomini?

            P. Iddio per mantenere fra gli uomini la vera religione, scelse una famiglia fra i discendenti di Sem, figliuolo di Noè.

            In questa famiglia si distinse Abramo. Vivea egli nella Caldea, paese contaminato dall'idolatria, quando Iddio gli comandò di andare nella terra di Canaan, detta di poi Terra Promessa, dalle molte promesse da Dio a lui fatte.

            F. Quali sono queste promesse? {31 [225]}

            P Tre particolari promesse fece Iddio ad Abramo.

            1. Che lo avrebbe fatto padre di un popolo numeroso al pari delle stelle del cielo e della sabbia del mare. Questo noi vedremo avverarsi mirando la famiglia di Abramo crescere a più milioni di persone.

            2. Che avrebbe dato a' suoi discendenti il paese di Canaan. Gli Ebrei entrarono in questo paese sotto la scorta di Giosuè circa cinquecento anni dopo.

            3. Che tutte le nazioni sarebbero state benedette, ossia richiamate alla conoscenza di Dio da Uno che nascerebbe da lui.

            F. Chi è quest' Uno che doveva nascere dalla discendenza di Abramo?

            P. Questi è quel medesimo Redentore, promesso ad Adamo nel paradiso terrestre. Iddio rinnovò tali promesse con Isacco, figliuolo d' Abramo, e con Giacobbe, figliuolo d'Isacco.

            Qui noi dobbiamo ammirare un luminoso tratto della Divina Provvidenza, la quale specifica sempre più il tempo, il luogo e la stirpe del Messia, di mano, in mano che si avvicina il tempo della venuta. La promessa fatta da Dio ad Adamo del Salvatore poteva diventare oscura col moltiplicarsi del genere umano. Dopo il {32 [226]} diluvio, gli uomini spargendosi nelle varie parti della terra, Iddio sceglie Abramo fra i discendenti di Sem, tra' figli di Abramo è scelto Isacco, tra' figli d'Isacco Giacobbe. Questi ha dodici figli, e Iddio fa conoscere, che, di questi dodici, Giuda è trascelto ad essere nella serie dei discendenti di Abramo, da cui nascerebbe il Messia.

            F. In qual maniera Dio fece conoscere, che dalla discendenza di Giuda nascerebbe il Messia?

            P. Ecco in qual maniera Iddio fece ciò conoscere. Giacobbe ebbe dodici figliuoli, i quali divennero padri di numerose famiglie, dette le dodici tribù d'Israele. Per ripararsi da una grave carestia, Giacobbe venne in Egitto chiamato da suo figliuolo Giuseppe. Ivi si stabili colla stia famiglia. Prima di morire, questo santo Patriarca benedisse i suoi figliuoli. A Giuda poi in particolare diresse queste parole: «lo scettro, ossia l'autorità regia, non sarà tolto dalla tribù di Giuda, finchè venga Colui, che deve essere mandato per essere la salute del mondo, ed appagare l'aspettazione delle nazioni. »

            F. Come poteva essere tolto da Giuda {33 [227]} questo scettro, mentre noi leggiamo nella Storia Sacra, che Giuda allora era un semplice pastore.

            P. È vero, cari figli, Giuda allora era un semplice pastore, tuttavia già cominciava ad esercitare una speciale autorità sopra le altre tribù, finchè salì sul trono Davidde, la cui reale e suprema autorità si conservò in questa tribù fino alla venuta del Salvatore.

            F. Da Giacobbe fino a Davidde non si parlò più del Messia?

            P. Da Giacobbe fino a Davidde, mentre avvennero parecchi fatti memorabili nel popolo ebreo, si mantenne costante la credenza nel futuro Messia. Gli Ebrei dimorarono circa 400 anni nell'Egitto, finchè Iddio, volendo dare loro la terra de' Cananei, già stata promessa ad Abramo, ad Isacco, a Giacobbe, suscitò un uomo straordinario di nome Mosè, il quale con una lunga serie di prodigi, alla testa del suo popolo, passò a piede asciutto in mezzo alle acque dei mar Rosso, e lo condusse nel deserto del Sinai. Colà gli furono dati da Dio i precetti del Decalogo, scritti da mano divina su due tavole di pietra. Lo stesso Iddio stabilì le cerimonie della religione, la successione {34 [228]} dei Sacerdoti nella famiglia d'Aronne, fratello di Mosè.

            F. Qui si parla soltanto di religione, ma non del Messia,

            P. Mosè, dopo di avere per ordine di Dio scritto più cose riguardanti alla religione, ci lasciò una luminosa profezia, riguardante il Messia. Trovandosi egli vicino a morte, annunziò al suo popolo, che un tempo sarebbe venuto un gran Profeta della sua nazione[1], ed ordinò che tutti lo dovessero ascoltare. Gli stessi Ebrei convengono questo gran profeta essere il Messia.

            Intanto morì Mosè, e Giosuè, che gli succedette, introdusse gl'Israeliti nella terra promessa, e la divise tra dodici tribù. Ed ecco avverate le due promesse rinnovate più volte da Dio, che avrebbe fatto Abramo padre di un numerosissimo popolo., a cui avrebbe dato la terra di Canaan, ossia terra promessa.

            Due cose, o figli, voi dovete ammirare in questi fatti della Divina Provvidenza: l'avveramento delle divine promesse, le quali non mancano mai, lo sviluppo ed il perfezionamento del culto divino, per cui si {35 [229]} stabilirono il sacerdozio, le cerimonie, e quanto poteva contribuire a rendere venerabile la Divina Maestà presso gli uomini.

 

 

[I Trattenimenti VII e VIII mancano nell'originale]

 

Trattenimento IX. Profezie e storia della Religione da Davidde fino al Messia.

 

            F. Mi piacciono assai questi racconti, ed ammiro il modo con cui si adempiono le divine promesse; ma ci avete detto che lo scettro. ossia la sovrana autorità sarebbe stata consegnata al re Davidde; come ciò avvenne?

            P. Io vi racconterò brevemente come Davidde appartenente alla tribù di Giuda fu eletto Re. Morto Giosuè, continuò la successione dei sacerdozio, e il popolo fu governato da' giudici, che Dio suscitava l' un dopo l'altro, secondo il bisogno.

            L' ultimo de' giudici fu Samuele, vivente il quale, gli Israeliti dimandarono un Re che li governasse: questi fu Saulle. Il regno eli costui fu di breve durata, e in luogo dell'infedele Saulle Iddio elesse Davidde figlio di Jesse della tribù eli Giuda. {36 [230]}

            Di qui comincia il regno di Giuda, che noi vedremo continuare fino alla nascita del Salvatore. Iddio rivelò a Davidde più cose riguardanti al Messia, e fra le altre, che egli sarebbe nato dalla sua stirpe, ed in molte maniere perseguitato, che lutti i Re della terra lo avrebbero adorato, e che per lui la maestà del Dio d'Israele avrebbe riempiuta tutta la terra.

            Qui io voglio farvi osservare, che a Davidde succedette suo figlio Salomone, alla cui morte il popolo ebreo per alcune discordie si divise e formò due regni, detti eli Giuda e d'Israele. In questa divisione successe anche la divisione del culto, onde quelli dei regno d'Israele, adorando per lo più le false divinità, costituirono lo scisma Samaritano; vale a dire la separazione da quello di Gerusalemme, che continuò ad essere unica sede del culto del vero Dio.

            In questo tempo cominciarono a comparire molti Profeti, i quali predissero la dispersione del regno d' Israele, la schiavitù di Babilonia, e molte cose riguardanti al Messia.

            F. In qual maniera finì il regno d'Israele?

            P. Il regno d'Israele, continuando nell'empietà, {37 [231]} accese lo sdegno del Signore, perciò fu dato in preda a Salmanassar, re degli Assiri. Le dieci tribù furono trasportate a Ninive e disperse, senza speranza di riunirsi mai più, come i Profeti avevano predetto.

            F. A quali vicende andò soggetto il regno di Giuda?

            P. Il regno di Giuda andò soggetto a molte vicende. Alla dispersione del regno d'Israele, quello conservavasi tuttora in fiore, perchè, secondo la profezia di Giacobbe, doveva sussistere sino alla venuta del Messia. Siccome però anche nel regno di Giuda si commettevano gravissimi peccati, Iddio fece annunziare, per mezzo del Profeta Isaia, un grave gastigo. Il popolo fu ostinato, non volle emendarsi. Per la qual cosa, secondo la predizione del Profeta Geremia, venne il Re Nabucodonosor, prese e distrusse Gerusalemme, arse il tempio ed il santuario, e condusse quasi tutto il popolo in Babilonia, capitale del suo impero.

            F. Dunque finì anche il regno di Giuda?

            P. Non finì il regno di Giuda, perciocchè questa trasmigrazione fu per i Giudei un gastigo e non uno sterminio. Anzi {38 [232]} Geremia predisse, che tale schiavitù sarebbe durata solo settant'anni, dopo cui i Giudei sarebbero ritornati nella terra de' loro padri. Altronde dovete notare, che anche nella schiavitù lo scettro di Giuda si conservò, mentre vediamo che i Giudei avevano colà Principi e Sacerdoti di loro nazione, vivevano colle proprie leggi, secondo le quali veniva esercitata la giustizia con diritto di vita e di morte.

            F. Si avverò la profezia di Geremia intorno ai settant'anni di schiavitù?

            P. I Profeti, parlando a nome di Dio, di certo non falliscono mai. Onde, passati i settant'anni di cattività da Geremia predetti, gli Ebrei furono messi in libertà per opera di Ciro. Questo Principe prese Babilonia nel tempo che il suo re Baldassare stava in un convito profanando i vasi sacri. Ciro liberò i Giudei, ed onorevolmente li rimandò nella loro terra sotto la condotta di Zorobabele, principe della tribù di Giuda, con Giosuè, Sommo Sacerdote, fatta loro facoltà di riedificare la città ed il tempio.

            Finito il tempio, i vecchi Giudei, che avevano veduto la magnificenza del primo edificato da Salomone, piangevano sconsolati, {39 [233]} perchè vedevano questo di gran lunga a quello inferiore.

            Iddio li confortò, inviando il profeta Aggeo, il quale disse che la gloria del secondo tempio avrebbe superata quella del primo, mentre in quello sarebbe venuto il desiderato dalle genti, l'aspettato Messia.

            F. Ci piace moltissimo, caro padre, il modo chiaro con cui ci sviluppate la storia della religione, e tocchiamo proprio con mano che tutto va d'accordo colla Storia Sacra che noi abbiamo studiato nelle scuole; ora ci fareste cosa piacevolissima dandoci qui, oltre a quanto ci avete detto, un cenno sulle principali profezie che al Alessia riguardano.

            P. Vi appagherò volentieri, e voi resterete, senza dubbio, pieni di maraviglia al considerare tante profezie riguardanti al Messia, e tutte avverate in Gesù Cristo. Il tempo da Dio destinato per mandare agli uomini il Alessia si avvicina; ed essendo questo l'avvenimento più straordinario, Iddio lo fa in maniera tanto chiara annunziare da' suoi Profeti, che le cose da loro predette intorno al Messia paiono piuttosto racconti storici, che profezie. {40 [234]}

            Daniele dice, che il Messia sarebbe venuto prima che fossero scorse settanta settimane di anni, cioè prima che fossero passati 490 anni. Isaia dice, che sarebbe nato da una Vergine. Malachia annunzia, che la venuta dei Messia era vicinissima. Michea predice, che la sua nascita sarebbe stata annunziata da una stella; ma quello poi che dà un segno palpabile della venuta del Alessia è il vaticinio di Giacobbe.

            F. Spiegatemi questo vaticinio.

            P. Il vaticinio, ovvero la profezia di Giacobbe fu già da noi riferita, e si riduce a questo, che l'autorità sovrana avrebbe perseverato fino alla nascita dei Salvatore nella tribù di Giuda.

            Qui voglio farvi notare, che l'autorità sovrana si andava estinguendo nella tribù di Giuda di mano in mano che si avvicinavi il tempo della venuta del Messia, onde dalla schiavitù babilonica la tribù di Giuda non ebbe più Re di sua stirpe, ma continuò a mantenere la sua sovranità coll'eleggersi Principi, Capitani ed anche Re, secondo che i bisogni della nazione richiedevano.

            F. Dopo la schiavitù babilonica la sovrana {41 [235]} autorità come potè conservarsi nella tribù di Giuda?

            P. L'autorità sovrana continuò a conservarsi nella tribù di Giuda anche dopo la schiavitù babilonica. Imperciocchè gli Ebrei ritornati in patria riedificarono Gerus; mine, e la tribù di Giuda, unita alla piccola tribù di Beniamino, sussistette in corpo di nazione. Soggiacquero bensì a gravissime persecuzioni sotto il regno di Antioco, il quale si sforzava di annientare la nazione e la religione degli Ebrei. Ala Iddio suscitò lo zelante Matatia, il quale, sebbene fosse della tribù di Levi, tuttavia fu da quelli della tribù di Giuda sostenuto in guerra contro ai nemici; quelli della tribù di Giuda elessero i tigli di lui per loro capitani in guerra e principi in pace.

            I figli di Matatia furono Simone, Giuda, Eleazaro, Giovanni e Gionata, comunemente detti i prodi Maccabei. Simon, dopo la morte di Giuda e di Gionata, fu eletto dai Giudei per loro principe, a cui fu aggiunto il titolo di Re, che egli trasmise ai suoi discendenti fino ad Erode, di nazione straniero. (V. Antigono, Giuseppe, Flavio, S. Agostino, ecc.)

            F. Erode non era della stirpe de' Giudei? {42 [236]}

            P. Erode detto il Grande (nome che solamente gli conveniva per le sue empietà) non apparteneva alla nazione degli Ebrei, era Idumeo. A forza di raggiri, assistito dai Romani, giunse a togliere il regno ai Maccabei, e fu dichiarato Re della Giudea. In simile guisa la sovrana autorità dalla tribù di Giuda passò in mano straniera, e le settanta settimane di Daniele tendevano al fine.

 

 

Trattenimento X. Profezie avverate in Gesù Cristo.

 

            F. Quante profezie riguardanti al Messia! Ora, caro padre, compiacetevi di esporci il modo con cui queste profezie si avverarono.

            P. Spero di potervi appagare in questo trattenimento. Le cose che sono per dirvi meritano la più seria attenzione.

            A quest'ora voi comprenderete, che il Messia è quello che noi chiamiamo (si pronunzi questo nome colla massima venerazione) GESU CRISTO, e che noi adoriamo, e riconosciamo per nostro Salvatore, vero Dio e vero Uomo. Le profezie riguardanti al {43 [237]} Messia, furono così chiaramente in lui avverate, che il santo Vangelo, in cui sono riferite le azioni del Salvatore, si può quasi intieramente estrarre dal Vecchio Testamento. Per essere breve, ne sceglierò solamente alcune.

            F. Oh presto adunque, diteci come tali profezie siansi realmente in Gesù Cristo avverate!

            P. Il Messia 1° doveva nascere dalla stirpe di Davidde, da una vergine, annunziato da una stella. ed in Betlemme; e Gesù Cristo nacque nella città di Betremme da Baria Vergine, discendente dalla stirpe di Davidde, ed una prodigiosa stella lo annunziò ai Magi dell'Oriente.

            2° Doveva nascere quando il trono della Giudea fosse passato in mani straniere, e Gesù Cristo nacque l'anno 33 di Erode di nazione straniero intorno all'anno del mondo 4000.

            3° Il Messia doveva visitare. il secondo tempio de' Giudei; Gesù Cristo lo visitò più volte; nè può questo tempio essere visitato dal Messia aspettato dagli Ebrei, perchè quel magnifico edifizio da 1783 anni più non esiste.

            4° Doveva nascere la sessantesima quinta settimana di Daniele, cioè circa {44 [238]} 457 anni dopo tale predizione; e appunto in questo tempo nacque Gesù Cristo.

            F. Che maravigliosa concatenazione tra queste profezie, ed il loro avveramento in Gesù Cristo.

            P. Non fate le meraviglie, perciocchè ce ne sono ancora moltissime altre, che riguardano la persona e le azioni del Messia, le quali tutte si avverarono in Gesù Cristo. Primieramente i Profeti predissero che si chiamerebbe Salvatore, e così fu chiamato, come leggiamo nel Vangelo: 2° Che sarebbe Emanuele, cioè Dio con noi, e tale è detto da S. Matteo e da S. Giovanni: 3° Che sarebbe detto Nazareno, e Nazareno fu veramente, come dice S. Matteo, c. 22: 4° Che sarebbe Cristo, ossia unto per eccellenza, e Cristo è nominato in tutto il Nuovo Testamento: 5° Che sarebbe figliuolo di Dio, e figliuolo di Dio è chiamato in S. Matteo più di dieci volte: 6° Che si chiamerebbe Primogenito, e tal nome riceve più volte nel Nuovo Testamento, specialmente da S. Paolo: 7° Che si appellerebbe ancora figliuolo dell'Uomo, e figliuolo dell'Uomo nomina se stesso più volte Gesù Cristo: 8° Che sarebbe chiamato Profeta, e Profeta lo dissero le turbe, {45 [239]} che stupivano alla vista dei miracoli di lui: 9° Che si chiamerebbe ancora Pastore, e Pastore chiamò se stesso.

            In una parola Cristo non ebbe un nome, che non sia stato da' Profeti molti anni prima predetto.

            F. Riguardo alle azioni del Messia vi fu anche qualche profezia?

            P. Ce ne sono moltissime riguardanti le azioni del Messia. I Profeti predissero 1° Che il Messia a avrebbe annunziato la dottrina della salute[2], operando straordinari miracoli[3], ed avrebbe in pari tempo ricevuto gravi contraddizioni da parte del suo popolo: 2° Che sarebbe stato perseguitato, messo a morte di croce da' Giudei, colle più minute circostanze della sua passione e morte: 3° Ch'egli sarebbe gloriosamente risuscitato[4]. 4° Che i Giudei in pena del loro misfatto sarebbero stati riprovati da Dio, distrutta la loro città, arso il tempio, eglino stessi dispersi in tutto il mondo, ed in loro vece gl'idolatri e gl'infedeli sarebbero chiamati alla conoscenza del vero Dio[5]; {46 [240]} Cose tutte che noi vediamo perfettamente adempiute, talchè possiamo dire agli Ebrei venite, vedete miracoli permanenti, profezie che si., avverarono, e tuttodì si avverano e vi dimostrano vana l'aspettazione di un Messia; perciocchè il tempo della sua venuta è trascorso, le profezie a lui riguardanti sonosi tutte quante avverate, e si avverano in Gesù Cristo.

 

 

Trattenimento XI.Il Vangelo.

 

            F. Io sono sorpreso al vedere tante profezie avverate nella persona di Gesù Cristo, e direi esser affatto privo di cervello, chi non fosse interamente persuaso che Gesù Cristo è il Messia. Ma in quali libri si contengono distesamente le verità, che mi avete riferito intorno al Divin Salvatore? Ali tratterrei volentieri qualche tempo a farne lettura.

            P. Queste verità sono minutamente contenute in un libro detto il Vangelo, libro il più perfetto del inondo, che contiene la vita, la dottrina, le virtù ed i miracoli del nostro Divin Salvatore. Questo libro {47 [241]} si ebbe in tanto credito in tutta l'antichità; che gli stessi increduli confessarono essere opera di Dio.

            F. Non c'è pericolo che il Vangelo contenga qualche errore

            P. Non c'è il minimo pericolo, imperciocchè esso fu scritto dagli Apostoli S. Matteo e S. Giovanni, e da due discepoli del Salvatore, S. Luca e S. Marco, i quali scrissero cose vedute coi propri occhi, o raccontate da quelli che furono testimoni oculari. Essi fin dal principio dei Cristianesimo consegnarono i loro scritti nelle mani di coloro, che erano stati testimoni dei fatti, senza che siano mai stati contraddetti; onde si può dire con franchezza che questi scritti vennero fino a noi come di mano in mano, per una tradizione non mai interrotta. Ond' è che gli Eretici e gli stessi increduli presero bensì a spiegare il Vangelo a loro modo, ma non mai osarono negarne la veracità.

            Molti altri argomenti confermano la medesima verità. La santità degli Evangelisti li mette fuori di ogni sospetto di non aver raccontato la pura verità. Scrissero i loro libri quasi immediatamente dopo la morte di Gesù Cristo, e perciò {48 [242]} in un tempo, che vie più sarebbero stati contraddetti da quelli che erano stati testimoni dei riferiti avvenimenti. Quegli Ebrei che non volevano riconoscere Gesù Cristo per Messia avrebbero contrastato alla verità dei fatti pubblicati dagli Evangelisti, dove si proclamava altamente che Gesù Cristo era il Messia predetto dai Profeti. Inoltre sono quattro gli scrittori del Vangelo, ma vanno così d'accordo nel raccontare i fatti che in quanto alla verità del racconto paiono scritti da un solo.

            F. Non potrebbe darsi che gli scrittori abbiano inventato il Vangelo di comune accordo 4

            P. È impossibile che gli Evangelisti abbiano, di comune accordo, inventato i libri del Vangelo. Perchè o concertarono insieme questi quattro libri, ed in tal caso come può conciliarsi il modo con cui noi li vediamo scritti con tanta diversità di stile, di materia, di racconto? Oppure scrissero separatamente, ed apparisce vie più la loro veracità mentre che vanno perfettissimamente d'accordo nella verità dei fatti.

            Che anzi gli Apostoli e gli stessi Evangelisti sono morti, o si mostrarono pronti {49 [243]} a morire per sostenere la verità del Vangelo. Sarebbero stati così pazzi da esporre la loro vita per sostenere cose dubbie? o cose di comune accordo inventate?

            Possiamo pertanto conchiudere che la santità degli Evangelisti, la maniera semplice e schietta con cui scrissero, la stima che i fedeli e gli stessi Ebrei mostrarono sempre per i libri dei Vangelo, la stima universale che la Chiesa ha dimostrato da diciannove secoli in qua, reputando separati dai veri credenti coloro, che in piccola parte avessero negato la veracità dei Vangelo, ci porgono incontrastabile argomento della veracità degli scrittori dei libri evangelici.

 

 

Trattenimento XII. Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo.

 

            F. Mi avete detto, che i libri del Vangelo dimostrano chiaramente, che il Messia predetto dai Profeti è Gesù Cristo, e di questo ne sono persuaso. Desidererei però che mi spiegaste ancora come nel Vangelo si dica Gesù Cristo essere Uomo e Dio.

            P. Che Gesù Cristo sia uomo è un {50 [244]} fatto che non ha bisogno di dimostrazione. Nacque in Betlemme, visse e conversò cogli uomini in modo da essere conosciuto realmente uomo; operò poi delle maraviglie che lo dimostrano veramente Dio.

            F. Quali sono queste maraviglie?

            P. Sono la moltitudine de' miracoli da lui fatti, i quali solo possono essere operati per mano divina.

            F. Gesù Cristo ha veramente operato molti miracoli?

            P. Ne ha operato moltissimi: cangiò l'acqua in vino; più volte moltiplicò un piccolo numero di pani così prodigiosamente che bastarono per nutrire più migliaia di persone; sanò malattie gravissime; diede la vista ad uomini ciechi dalla loro nascita; risuscitò più morti, tra cui il famoso Lazzaro da quattro giorni posto nella tomba, il cui cadavere già cominciava a putrefarsi. Miracoli di simil fatta non possono essere operati se non dalla divina Potenza[6].

            F. Non può darsi che questi miracoli siano stati altrettanti effetti della legge {51 [245]} di natura, le cui forze sono tante, e in gran parte a noi sconosciute?

            P. I miracoli di Gesù Cristo non possono essere effetti delle leggi della natura, perchè essi sono di gran lunga superiori alle medesime leggi. Per esempio, morto l'uomo, il cadavere di lui deve di sua natura putrefarsi; all'incontro il miracolo sospende le leggi della natura quando per opera divina il cadavere invece di corrompersi conservasi o ritorna a nuova vita.

            F. Mi dite che i miracoli di Gesù Cristo lo dimostrano Dio, ma anche gli uomini fanno miracoli.

            P. I miracoli operati dagli uomini sono operati per virtù divina, ma Gesù Cristo li operò in virtù propria; dunque è Dio.

            F. Da quali segni si può conoscere che Gesù Cristo faceva miracoli in virtù propria 9

            P. Questo apparisce dai miracoli medesimi. Un lebbroso, prostrandosi a' suoi piedi, gli dice: «Signore, se voi volete, potete guarirmi;» Gesù rispose: «Il voglio, sii guarito;» e nell'istante la lebbra disparve. Il cadavere di un giovane era portato alla sepoltura; Gesù Cristo comandò a quelli che lo portavano di fermarsi, e disse: {52 [246]} «Giovane, alzati, sono io, che tel dico,» e nel momento stesso quel giovane si alza pieno di vita.

            F. Questi fatti dimostrano proprio che egli operava miracoli non in virtù di altri, ma in virtù propria: quindi si manifestava per vero Dio. Però sarei curioso di sapere se Gesù Cristo ha detto o fatto qualche cosa per dimostrare la sua divinità.

            P. Si, Gesù Cristo ha detto e fatto più cose per dimostrare che era Dio. Mentre faceva miracoli, o dava precetti agli uomini, si diceva l'unico figlio di Dio. osservando che egli ed il suo Eterno Padre erano un solo Dio. «Io, diceva, ed il mio Celeste Padre siamo un solo; chi ascolta me ascolta il mio Celeste Padre, che mi ha mandato.» Questa verità era tanto conosciuta e palese, che le turbe il volevano mettere a morte perchè egli si proclamava costantemente per vero Dio.

            Basta pertanto aprire il Vangelo, che noi abbiamo veduto contenere la pura verità, e in quasi tutte le pagine incontriamo detti o fatti che ci fanno conoscere Gesù Cristo vero Dio e vero Uomo. {53 [247]}

 

 

Trattenimento XIII. Risurrezione ed Ascensione di Gesù Cristo. Altro argomento della sua divinità.

 

            P. Fra le cose che dimostrano evidentemente la divinità di Gesù Cristo, è la gloriosa sua risurrezione più volte da lui predetta. Siccome, egli diceva, Giona Profeta stelle tre giorni nel ventre della balena, così il figliuol dell'Uomo, con tal nome il Salvatore nominava se stesso, starà tre giorni nel seno della terra. Altre volte diceva, che dopo essere morto avrebbe preceduto i suoi discepoli nella Galilea. Quando egli parla di questa risurrezione, parla sempre in persona propria, significando che senza aiuto altrui sarebbe risuscitato.

            Ora il risuscitare da morte per virtù propria è opera assolutamente divina: dunque G. C., risuscitando per virtù propria, dimostrò essere veramente Dio.

            F. Non c'è alcun dubbio sulla risurrezione di G. C.?

            P. Questo è un fatto che esclude ogni dubbio: ecco il racconto del Vangelo. Morto Gesù Cristo i principi dei sacerdoti {54 [248]} di concerto con Pilato presero le loro precauzioni, affinchè il corpo di G. C. non potesse essere tolto dal sepolcro. Lo chiusero con un grosso macigno suggellato, e vi posero soldati Romani. affinchè il custodissero con somma vigilanza. La mattina del terzo giorno l’u sentito un gran rumore, che, smovendo il gran macigno, spaventò per modo le guardie, che tramortite caddero a terra. Indi si cercò nel sepolcro, e più non si trovò il corpo di Gesù Cristo.

            F. Non può essere che gli Apostoli nottetempo lo abbiano tolto.

            P. Tutto l'opposto; gli Apostoli, quando videro Gesù malmenato da' Giudei, per timore che loro non accadesse altrettanto, fuggirono, nè si lasciarono più vedere, stando in aspettazione se veramente il terzo giorno fosse risuscitato.

            F. Pure gli Ebrei dicevano, che, mentre le guardie dormivano, eran venuti gli Apostoli, e avevano tolto il corpo di Gesù.

            P. Se vi ricordate, il Vangelo, dopo di aver raccontato il fatto che voi accennate, tosto soggiunge, che i Giudei pararono le guardie, affinchè così dicessero, e non fosse creduta la Risurrezione del Salvatore. inoltre noi diciamo: {55 [249]} se le guardie dormivano, come hanno potuto vedere che gli Apostoli l'abbiano tolto? D'altronde il Vangelo e le molte apparizioni agli Apostoli ce lo danno risuscitato glorioso e trionfante.

            F. Raccontateci alcuna di queste apparizioni di Gesù Cristo.

            P. Apparve non ad un solo, ma a più discepoli, e a tutti gli Apostoli radunati, ad alcune pie donne, le quali affermano la medesima cosa nel modo medesimo. Una volta apparve a circa cinquecento persone.

            Siccome gli Apostoli, al vedersi comparire Gesù Cristo risorto, da prima pensavano che fosse un fantasma, il Salvatore li invitò a mettere le loro mani nelle fessure delle sue piaghe, mangiando e bevendo con loro, cose tutte impossibili ad un fantasma.

            Ciò che poi dimostra nel tempo stesso la sua divinità e la sua risurrezione, si è la sua gloriosa Ascensione al Cielo.

            Quaranta giorni dopo la sua risurrezione condusse i suoi Apostoli sulla sommità del monte degli ulivi a poca distanza da Gerusalemme. Colà stese le, mani, li benedisse, e mentre li benediceva, sollevavasi visibilmente in alto, finchè una nube {56 [250]} luminosa lo circondò, e lo tolse a' loro sguardi.

            F. Quali cose dobbiamo imparare da quanto ci avete esposto finora?

            P. Da quanto abbiamo finora considerato, o cari figli, noi dobbiamo essere fermamente persuasi: l° Che esiste un Dio creatore del cielo e della terra: 2° Che questo Dio ha promesso ad Adamo un Redentore, rinnovando spessissime volte la medesima promessa: 3° Che questo Redentore è Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo: 4° Che i libri contenenti tali cose sono veridici, vale a dire raccontano le cose come sono avvenute. Quindi possiamo dire agli Ebrei, che invano essi aspettano il Messia, perchè con prove le più chiare e le più convincenti dimostrasi che è già venuto.

            F. Che cosa dobbiamo dire di chi volesse negare queste verità?

            P. Chi volesse negare queste verità, o che è ignorante, e nega ciò che non sa, oppure è istruito, e nega una verità chiara ed evidente, contraddice all'opinione di tutti i buoni e di tutti i dotti, si oppone al consenso della Chiesa universale, e si può dire che nega ciò, di cui è quasi impossibile che non siane persuaso. {57 [251]}

            F. Se la cosa sta così, come sono pienamente persuaso, parmi debba conseguirne, che la religione cristiana, contenuta nei libri del Vangelo, è una Religione divina.

            P. Questa è legittima conseguenza. Imperocchè Gesù Cristo, figlio di Dio, Dio eterno egli stesso, predicò una Religione, la quale porta con se tutti i caratteri della divinità. Qui però voglio farvi osservare, che la Religione giudaica fu la sola vera fino alla morte del Salvatore. Ma venuto Gesù Cristo derogò parecchie cose della legge antica, ad altre diede maggiore sviluppo, ne spiegò molte che erano oscure e solamente adombrate.

In simile guisa, mentre Gesù Cristo consumava il gran mistero della redenzione degli uomini, fondava una religione, che dal suo nome adorabile fu detta cristiana, e chiamava tutte le nazioni della terra alla conoscenza del vero Dio, secondo la promessa da Dio fatta al Patriarca Abramo. {58 [252]}

 

 

Trattenimento XIV. Cenno sopra gli Ebrei[7]

 

            F. Ci avete più volte parlato della religione degli Ebrei, come quella data da Mosè, unica vera religione prima della venuta del Salvatore. Ma dopo la venuta del Salvatore, la religione giudaica cessò di essere vera religione?

            P. Vi ho già in più circostanze spiegato come la religione giudaica, data da Dio a Mosè, era una preparazione alla religione cristiana. Anzi tutti quelli, che praticavano la religione giudaica. potevano solamente salvarsi colla speranza nel futuro Messia. Venuto poi il divin Salvatore, predicò una religione tutta divina e tutta santa, e quando egli, morendo in croce, consumò il gran mistero della redenzione degli uomini, ebbe il suo termine la religione giudaica. {59 [253]}

            F. La religione, che praticano gli Ebrei d'oggi di non li può più salvare?

            P. No, miei figli; la religione giudaica potè salvare gli Ebrei fino alla morte del Salvatore; ma quando cominciò a predicarsi il Vangelo nelle varie parti del mondo, niuno degli Ebrei più potè salvarsi senza credere in Gesù Cristo, e ricevere il battesimo. Chi non è rigenerato colle acque battesimali non può entrare nel Regno de' cieli: così nel Vangelo.

            F. Gli Ebrei, che sentirono a predicare il Vangelo, si convertirono tutti?

            P. Gli Ebrei, che sentirono la predicazione del Vangelo dal medesimo Gesù Cristo e da' suoi Apostoli, in parte credettero e ricevettero il Battesimo; ma il maggior numero si mostrò ostinato, e secondando gli inganni degli Scribi e dei Farisei si adoperarono in tutte guise, affinchè il Messia fosse messo a morte: cose tutte predette dai profeti, siccome vi ho a lungo fatto notare nel riferirvi le profezie riguardanti al Messia ed avverate in Gesù Cristo.

            F. Predissero i profeti tale ostinazione degli Ebrei?

            P. Molti profeti, come vi ho detto, predissero tale ostinazione degli Ebrei, e {60 [254]} dissero chiaramente che in pena di questo volontario accecamento sarebbero cacciati da' loro paesi, dispersi nelle varie parti del mondo, senza re, senza tempio, senza sacerdozio. Nel Vangelo poi leggiamo, che Gesù Cristo alla vista della ostinazione, con cui gli Ebrei rifiutavano dì riconoscere i miracoli straordinari che egli operava, alla vista dell'enorme deicidio che quel popolo si preparava a commettere sopra la persona di chi era venuto per salvarlo, predisse, che gli Ebrei sarebbero assediati in Gerusalemme, ridotti a gravissime strettezze, distrutta la città, incendiato il tempio, tutto il popolo disperso: e che tali cose sarebbero avvenute prima che altri succedesse alla viveste generazione.

            F. Terribile profezia è questa! ma tali predizioni si sono poi avverate

            P. Tutte queste predizioni si sono perfettamente avverate. Viveva ancora un gran numero di quelli che trovaronsi presenti alla morte del Salvatore, quando i Romani, venuti ad assediare Gerusalemme, la ridussero a tale strettezza. che, l'uso l'altro strapazzassi di etano le cose più sozze per non morir di fame, e le madri giunsero perfino a cibarsi delle {61 [255]} carni de' loro figliuoli. Un milione e centomila Ebrei rimasero trucidati, distrutta la città, arso il tempio, il resto di quel popolo sventurato disperso per varie parti del mondo.

            F. Una nazione disfatta, un popolo disperso, pare incredibile! Ma queste cose sono credute dagli Ebrei, sono da loro conosciute?

            P. Questo fatto è così inudito, che se la storia non ce lo accertasse, con difficoltà sarebbe creduto. E questo un gran castigo che certamente suppone un gran delitto, quale è l' uccisione del Salvatore.

            Gli Ebrei credono questi fatti, e sono eglino stessi che li hanno scritti. Giuseppe Flavio, dottissimo ebreo, scrisse minutamente quel grande avvenimento; egli stesso vi ebbe gran parte; e racconta una lunga serie di segni prodigiosi che lo precedettero.

            F. Raccontateci alcuno di questi segni, e serviranno sempre più a farci conoscere l'avveramento della verità del Vangelo.

            P. Ve ne racconterò alcuni, quali si trovano riferiti dal mentovato autore.

            Nel giorno della Pentecoste, egli dice, fu udita nel tempio una voce che, senza {62 [256]} poter sapere donde venisse, fortemente rimbombava: usciamo di qui, usciamo di qui. Un uomo chiamai Anano venne dalla campagna e non rifiniva mai di gridare: quai al tempio, guai a Gerusalemme, voce dall'oriente, voce dall'occidente, voce dai quattro venti!guai al tempio, guai a Gerusalemme! Egli fu preso, messo in prigione, battuto, ma non si tenne mai dal correre sui bastioni e per la città, gridando con gagliarda voce per tre anni, dopo cui sciamando: guai a me stesso, fu colpito da una pietra sul capo e morì.

            Alle nove di notte intorno al tempio ed all'altare risplendette una luce sì viva., che per lo spazio di mezz'ora pareva fosse mezzogiorno. Una porta del tempio, che riguardava all'oriente, era di bronzo e di un peso sì enorme, che ci volevano venti uomini per chiuderla. Questa porta si trovò da per se stessa aperta, senza che uomo l'abbia toccata. Alcuni giorni dopo in tutti i paesi vicini a Gerusalemme si vedevano in aria eserciti schierati, che la cingevano di stretto assedio. Comparì una cometa che vomitava fiamme a guisa di fulmini, ed una stella a forma di spada stette sospesa per un anno intiero colla punta rivolta su quella città. {63 [257]}

            Tali sono i segni prodigiosi che notte e giorno annunziavano a quel popolo l'imminente sua rovina. Dopo ciò vennero i Romani i quali senza saperlo, fatti strumenta dell'ira divina, cooperarono ad avverare quanto era scritto nel Vangelo riguardo alla distruzione degli Ebrei.

            F. Gli Ebrei non poterono più ritornare nella loro patria?

            P. Gli Ebrei furono talmente dispersi, che d'allora in poi, malgrado ogni loro sforzo, non poterono mai più ritornar in patria, nemmeno unirsi insieme a formare un corpo di nazione. Quegli avanzi che si conservano ostinati in molti luoghi, sono per noi argomento della verità di nostra religione. Perciocchè l'essersi gli Ebrei convertiti alla cristiana religione, è segno che la conobbero divina: quelli che non si convertirono, sono un altro argomento del pari convincente, perchè in loro si avvera ogni giorno una profezia del Vangelo; cioè che questo popolo vive disperso senza re, senza tempio, senza sacerdote, improntato del marchio della divina riprovazione.

            Stato infelice è questo degli Ebrei, in cui vi dovranno stare fino alla fine del mondo. {64 [258]}

            F. Che cosa dicono gli Ebrei per non abbracciare la religione cristiana?

            P. Dicono che il Messia non è ancor venuto.

            F. Sopra quali ragioni si fondano?

            P. Gli Ebrei aspettano ancora il Messia, e si fondano sulla persuasione che egli debba venire a guisa di formidabile guerriero e stabilire un regno temporale da estendersi in tutto il mondo. In simile maniera, attaccando il loro cuore alle cose della terra, non giungono a conoscere le verità del Vangelo, che sono affatto spirituali; nemmeno vogliono aprire gli occhi sopra una moltitudine di profezie esistenti nelle loro mani, le quali profezie annunziano chiaramente, che il Messia, sebbene Dio onnipotente, doveva venire sotto umili spoglie a guisa di mansueto agnello, siccome fece Gesù Cristo, e fondare un regno, che è la sua Chiesa, la quale doveva estendersi in tutti i luoghi della terra e durare in eterno.

            F. Il Messia essendo già una volta venuto, come ci avete fatto toccare con mano, e che noi riconosciamo in Gesù Cristo, certamente egli è aspettato invano; ma supposto che dovesse ancora {65 [259]} venire, potrebbero gli Ebrei aver segni certi per conoscerlo?

            P. No miei cari figli; supposto che gli Ebrei volessero conoscere questo Messia, noi potrebbero più per molte ragioni.

            1° Il Messia doveva nascere all'epoca, che la sovrana autorità della tribù di Giuda fosse passata in mani straniere; la qual cosa si avverò alla nascita di Gesù; e già da diciannove secoli questa reale autorità più non esiste.

            2° Questo Messia doveva nascere dalla discendenza di Davidde. Ma io ho trattato coi più dotti degli Ebrei, e tutti convengono, che la discendenza di Davidde fu già dispersa e confusa col resto degli Ebrei, che non si può più trovare una persona che possa con certezza far vedere la sua discendenza da quel Re Profeta.

            3° Secondo la profezia del profeta Aggeo, il Messia doveva visitare il tempio, che gli Ebrei edificarono dopo il ritorno della schiavitù Babilonica.

            Ma come il Messia potrà visitare questo tempio, mentre da diciotto secoli più non esiste?

            F. Voi, o padre, avete già tante volte {66 [260]} trattato cogli Ebrei; che cosa dicono essi intorno a queste verità?

            P. Veramente mi toccò più volte di trattare cogli Ebrei, e spesso cadde il discorso sopra cose di religione, e propriamente sopra il Messia. Vi assicuro che fa compassione il sentirli ragionare di tale importantissima verità.

            F. Ebbene che cosa dicono?

            P. Generalmente i rabbini, vale a dire i maestri degli Ebrei, ricusano di ragionare su tale materia. Alcuni pochi vivono onestamente, e si stanno in buona fede aspettando il Messia. Ma il maggior numero vive nell'ignoranza della propria religione, senza curarsi di Messia, fuggendo chiunque voglia adoperarsi per istruirli.

            Ve ne sono poi molti i quali vivono nell'Ebraismo per solo motivo d' interesse. Non ha gran tempo che un, ebreo, fattosi istruire nella religione cristiana, era dispostissimo a farsi cristiano, mediante che gli fosse sborsata una grossa somma di danaro. Un altro assicurò, che sarebbesi fatto cristiano, se con ciò non fosse stato costretto a rinunciare all'eredità del padre.

            Altri poi commuovono le viscere di un {67 [261]} cristiano al solo sentirli ragionare del Messia. Interrogato uno se egli credeva nel Messia, rispose: il mio Messia sono i danari della mia borsa. Un altro a somigliante interrogazione aggiunse, che un buon pranzo era per lui un Messia. Che volete mai rispondere a persone di cuore tanto guasto?

            Nè ci deve recar maraviglia che ad un numero di Ebrei poco importi di Messia e di religione, perciocchè l'Ebraismo d'ogidì non è più quella religione santa annunziala dai profeti, confermata dai miracoli: dopo la venuta di Gesù Cristo non possono vantar un solo profeta, nè indicarci che uno di lor nazione abbia operato un sol miracolo; anzi quelli che fecero profondo studio sulla religione presentemente professata dagli Ebrei, dicono, che quella si riduce ad un vero ateismo, vale a dire a negare perfino l'esistenza di Dio.

            F. Possibile che gli Ebrei neghino l'esistenza di Dio?

            P. Sebbene gli Ebrei non neghino apertamente l'esistenza di Dio, tuttavia professano certi principii, l'ammettere i quali vale quanto negare l’ esistenza di Dio.

            Hanno gli Ebrei un libro detto Talmud[8], {68 [262]} in cui sono contenute le cerimonie, i riti, le preghiere e le cose più importanti di loro religione; gli Ebrei credono più al Talmud che alla Bibbia medesima. Ora ascoltate alcune delle molte empietà in questo libro contenute, e da queste potete argomentare del rimanente.

            Iddio, ivi si dice, trascorre le tre prime ore del giorno nella lettura della legge ebrea; quindi si ritira in luogo appartato per piangere la rovina del tempio di Gerusalemme e la cattività del suo popolo. Ogni qualvolta Iddio si ricorda delle calamità che soffrono gli Ebrei presso i Gentili sparge due lagrime nell'Oceano, e sfoga il suo dolore battendosi il petto. - Queste e moltissime altre assurdità ammettono gli Ebrei, le quali cose un cristiano di sette anni subito conosce essere incompatibili ad un Dio Onnipotente, Creatore e Supremo padrone del cielo e della terra. {69 [263]}

            Anche riguardo all'anima dicono cose le più ridicole; ascoltatene alcune, sempre come stanno registrate nel loro Talmud. Chiunque mangerà tre volte in giorno di sabbato, conseguirà la vita eterna. Chi pregherà colla faccia rivolta a mezzogiorno avrà il dono della sapienza, e chi si volgerà a settentrione avrà il dono delle ricchezze. Chi passerà sotto al ventre di un cammello non imparerà mai più nulla. Io arrossisco nel descrivere simili stravaganze, nemmeno io voglio rapportare le bestemmie che i dottori degli Ebrei vomitano contro Iddio, contro di G. Cristo e contro dei Cristiani medesimi.

            F. Come gli Ebrei vomitano bestemmie contro i Cristiani?

            P. Non solo bestemmie, ma imprecazioni le più tremende, le quali, facendomi orrore al solo nominarle, vi prego di dispensarmi di riferirle.

            F. Anzi vi prego a dircele, affinchè sappiamo anche noi quali siano i pensieri e gli augurii di quella gente, con cui noi dobbiamo sì spesso trattare.

            P. Giacchè vi sta tanto a cuore di sentire quali cose dicano gli Ebrei relativamente ai Cristiani, io ve le accenno come {70 [264]} stanno letteralmente scritte nel loro Talmud. In esso sta scritto:

            1° Che ogni Giudeo dovrà bestemmiare tre volte al giorno i Cristiani, supplicando il Signore a volerli confondere ed esterminare insieme coi loro Principi e Sovrani, ed a ciò fare saranno particolarmente tenuti i Rabbini nelle loro Sinagoghe in odio di Gesù Cristo Nazareno.

            2° Che Iddio ordinò agli Ebrei di appropriarsi, in qualunque modo, sia coll'usura, o col furto le sostanze de' Cristiani.

            3° Gli Ebrei dovranno considerare i Cristiani come altrettanti bruti animali.

            4° L'Ebreo non farà al Gentile nè bene nè, male, ma trattandosi d' un Cristiano dovrà industriarsi per torgli la vita.

            5° Incontrandosi da un Ebreo un Cristiano sull'orlo di qualche precipizio, egli trovasi in dovere di tosto buttarlo al fondo.

            Più altre cose avrei a dirvi a questo riguardo, le quali stimo bene di tacere, sia perchè non possono a meno di eccitare il disprezzo verso di questa già troppo infelice nazione, sia perchè mi fa vergogna il raccontarle. Piuttosto vi dico che questa gente, dopo di avere condannato a morte, il Divin Salvatore, degenerò {71 [265]} talmente e nella religione e nella cognizione delle stesse cose naturali, che, chiunque studiò attentamente la loro posizione politica e religiosa dopo la venuta di Gesù Cristo non può a meno di riconoscere in quella un segno permanente e sensibile della divina maledizione.

            F. Oh che gente perversa sono mai gli Ebrei, non si dovrebbero anch' essi maledire e bestemmiare ed allontanare per sempre da noi?

            P. No, miei figli; gli Ebrei con queste massime perverse, invece di odio, sono degni di tutta la nostra compassione. Essi bestemmiano la cristiana religione, perchè non la conoscono. Perciocchè se mai giugnessero a conoscerne la bellezza, la santità ed i beni che largamente promette e dl nella vita presente, e l' inenarrabile felicità che assicura nell'altra, vi dico certamente: TUTTI GLI EBREI ABBRACCIEREBBERO LA CRISTIANA RELIGIONE PER FARE UN SOLO OVILE COI CRISTIANI, PER UNIRSI AL PASTORE SUPREMO CHE È GESÙ CRISTO.

            Seguitiamo piuttosto l'esempio del nostro Divin Salvatore, il quale pregava per quei medesimi Ebrei che lo avevano messo in croce. Di tutto cuore pertanto {72 [266]} preghiamo anche noi io a sospendere il suo castigo verso questo popolo infelice; si degni di versar sopra di lui i tesori delle divine misericordie, affinché, illuminato da celeste grazia, conosca le assurdità ed il fantasma di religione che presentemente professa, apra gli occhi alla luce del Vangelo, riconosca in Gesù Cristo il suo Salvatore, e mercè la rigenerazione delle acque battesimali possa entrare nel grembo della Chiesa Cattolica, unica vera, unica santa, unica depositaria della divinità, fuori di cui niuno può salvarsi.

            Conchiudiamo pertanto questa prima parte dei nostri trattenimenti col ravvivare la nostra fede in Dio Creatore e Conservatore di noi, e di tutte le cose; sia tutta la nostra gratitudine e riconoscenza al nostro Divin Salvatore Gesù Cristo. Egli per noi sparse il suo sangue, per noi morì in croce, egli faccia che noi possiamo conservarci suoi fedeli seguaci coll'osservanza dei divini precetti, e così pervenire un giorno al possedimento di quella immensa felicità che egli ci tiene preparata in Cielo. {73 [267]} {74 [268]}

 

 

Parte seconda. Della Chiesa di Gesu Cristo

 

 

Trattenimento I. Prodigiosa propagazione del Cristianesimo.

 

            P. Grandi motivi abbiamo, miei teneri figli, di ringraziare la divina Provvidenza per averci fatti nascere in una religione, la quale, sotto a lutti i rapporti, presenta i più chiari caratteri di un opera affatto divina. Divina la fanno conoscere le molte profezie che in essa si avverarono. Divina ce la fa conoscere il nostro divino Salvatore con una moltitudine di miracoli, specialmente con quello della sua gloriosa Risurrezione ed Ascensione al cielo. Che più? La bellezza, la santità, la purezza della morale e di tutta la dottrina del Vangelo ci rivelano, fino all'evidenza, l' immediato intervento dell'Onnipotenza divina. {75 [269]}

            Sebbene questi caratteri prodigiosi che precedettero, accompagnarono e seguirono la venuta del Salvatore, siano bastanti a darci la massima certezza della divinità della Cristiana Religione; tuttavia Iddio ha voluto che continuassero le maraviglie per modo, che la stessa propagazione del Cristianesimo fosse un nuovo argomento della sua divinità, mercè un copioso numero di miracoli.

            F. Si operarono miracoli nella propagazione del Cristianesimo?

            P. Moltissimi miracoli furono operati dagli Apostoli e dai primi predicatori del Vangelo; e non di rado avveniva che l'ombra sola di un apostolo bastava a guarire malattie, cui tornava inutile ogni arte umana.

            Qui però voglio parlarvi solamente dei gran fatto della propagazione dei Cristianesimo, considerandola in se sola, la qual propagazione fu un miracolo, ed anzi miracolo dei miracoli, come la disse S. Agostino; poichè gli ostacoli incontrati dagli Apostoli in un' impresa così vasta e così per se stessa malagevole furono tali e tanti, che certamente non si poterono superare se non dal concorso e dalla virtù dell' onnipotenza Divina. {76 [270]}

            F. Quali sono questi ostacoli?

            P. Gravissimi ostacoli dovettero gli Apostoli superare nel predicazione del Vangelo. Io non finirei se dovessi tutti enumerarli. Dirò di alcuni. Grande ostacolo (chi nol vede!) era l'idolatria che si doveva schiantare da tutta quanta la terra, per piantarvi in sua. vece la nuova religione di Cristo. Imperocchè dovete sapere, o miei figli, come alla venuta del Salvatore tutte le nazioni del mondo (ad eccezione degli Ebrei) adoravano idoli, cioè false divinità, le quali favorivano in ogni maniera le umane passioni. Da per tutto l' idolatria era religione dello stato; ed era severamente proibito lo introdurne un'altra. E se. quest'altra religione che si cercava introdurre, oltre la novità, avesse contenuto delle grandi difficoltà, se fosse stata tale da obbligare gli uomini a credere misteri incomprensibili all'umana ragione, e ad adorare qual Dio un uomo gridato ribaldo, e come tale crocifisso dalla stessa sua nazione; se cotale religione avesse obbligato a rinunciare ai piaceri della vita, a condannarsi a molle privazioni, e anzi a tenersi mai sempre pronti a morire per lei; copie sperare che i popoli potessero {77 [271]} fare buon viso ad una siffatta religione e volessero accoglierla? non avrebbero anzi dovuto rigettarla con indegno e con orrore?

            Ora voi sapete che questa appunto è la Religione Cristiana; Religione che doveva proporsi (ripetiamolo) ad uomini schiavi delle loro passioni, ad uomini generalmente orgogliosi, sensuali, pieni nolo di amor proprio, ed unicamente attaccati ai piaceri ed ai beni della terra. Dite adunque se, senza un miracolo, senza il dito di Dio; era possibile introdurre questa religione in mezzo ad uomini così mal disposti.

            F. Sicuramente è cosa impossibile senza miracolo: ma gli uomini abbracciarono tantosto il Cristianesimo?

            P. Con una prestezza incredibile gli uomini abbracciarono la fede cristiana. Quando Iddio nel giorno della Pentecoste mandò lo Spirito Santo, la Chiesa di Gesù Cristo era composta di pochi credenti. Alla prima predica di S. Pietro tre mila si convertirono; predicò la seconda volta, e altri cinque mila vennero alla fede. Dimodochè in breve per la predicazione di dodici Apostoli.. che erano i dodici {78 [272]} principali discepoli di Gesù Cristo, tutto il mondo risuonò del nome cristiano.

            F. Questi Apostoli forse erano uomini straordinari, potenti, di grand'ingegno?

            P. Niente affatto. Gli Apostoli erano, la maggior parte, pescatori che Gesù Cristo chiamò alla sua sequela; erano uomini poveri, poco istruiti, i quali non godevano alcuna autorevole considerazione nel mondo.

            F. Qui mi nasce un dubbio: temo che il inondo, nauseato dell' idolatria, allettato dalla novità del Cristianesimo, siasi piegato ad abbracciarlo. Sarà forse così?

            P. No certamente: il mondo non era annoiato dell'idolatria, perchè favoriva le passioni degli uomini; nemmeno la novità accrebbe il numero dei fedeli; perciocchè la novità può bensì talvolta accrescere il numero de' seguaci, ma soltanto quando si presenta in aspetto piacevole o almeno sotto le apparenze di qualche utilità; la qual cosa non ebbe luogo nel nostro caso. Il farsi cristiano era lo stesso che esporsi alle burle, agli insulti, alle persecuzioni. Appena cominciarono gli Apostoli a predicare il Vangelo, subito gli Ebrei, i Greci, i Romani e tutte le {79 [273]} nazioni barbare mossero loro un'accanita persecuzione. Talchè gli Apostoli ed una moltitudine di discepoli furono presi, imprigionati, condannati a morte in numero cosi grande, che si può dire tutto il Romano impero essere stato bagnato di sangue cristiano.

            F. Poveri cristiani! che cattivi trattamenti! Tali violenzeavranno quasi rovinato il Cristianesimo?

            P. Anzi queste violenze e queste sanguinose persecuzioni servirono maravigliosamente a propagarlo. Qui apparisce chiaramente la mano Divina, che dilatava il Cristianesimo. Dio solo poteva infondere tanta forza e tanto coraggio nel cuor dei martiri, perchè vecchi e giovani. ricchi e poveri, dotti ed ignoranti si presentassero intrepidi ai carnefici, e patissero con gioia i più spietati tormenti per la fede a segno che, quanto più erano accanite e sanguinose le persecuzioni, tanto più grande diveniva il numero dei cristiani; onde si andava dicendo che il sangue de' martiri era seme fecondo di novelli cristiani. Gl'imperatori, i giudici, gli stessi carnefici, non sapendo a quale cosa attribuire quel maraviglioso spettacolo, rimanevano attoniti e pieni di stupore, e non di rado {80 [274]} avveniva, che da celeste grazia illuminati, abbracciavano quella stessa religione che perseguitavano.

            F. Forse, quando cominciarono a perseguitare il Cristianesimo, era già troppo dilatato per poterlo impedire?

            P. Nemmeno questo. Ho detto che le persecuzioni mosse contro ai cristiani cominciarono dal primo istante che gli Apostoli predicarono la risurrezione e la fede di Gesù Cristo in Gerusalemme.

            F. Forse queste persecuzioni furono di poca durata?

            P. Le persecuzioni mosse contro dei cristiani durarono orribilmente sanguinose per lo spazio di trecent anni, finchè l'imperatore Costantino, conosciuta la divinità della Cristiana Religione, ordinò che cessassero le violenze contro ai cristiani.

            F. Senza dubbio questo ci pare un gran prodigio; ma non potrebbesi ciò attribuire a qualche astuzia o a qualche mezzo usato dagli Apostoli nel propagare il Vangelo?

            P. I mezzi che gli Apostoli e gli altri loro cooperatori praticarono per propagare il Vangelo, erano quelli appunto, come vi ho dette, che paiono più contrari alla credenza umana. {81 [275]}

            1° Il Vangelo era proibito, e veniva predicato pubblicamente.

            2° Avrebbero dovuto ricevere chicchessia alla fede, ma gli Apostoli non ammettevano se non coloro, che avevano dato segno d'una sincera conversione.

            3° Invece di predicare il Vangelo sotto apparenze dolci e lusinghevoli, invece di promettere ricchezze e felicità, imponevano di rinnegare se stesso, di rinunziare ai beni della terra, e dimostrarsi pronti a morire per quella Religione medesima.

            F. Un altro dubbio mi viene in mente, ed è: non potrebbe dirsi che la Religione non fosse ricevuta perchè divina, ma per i miracoli dagli Apostoli operati?

            P. Gli Apostoli fecero veramente molti e luminosi miracoli, ma li operarono per confermare la divinità della Religione che predicavano. Ora i miracoli non potendo altramente operarsi che da Dio solo, ne deriva legittima conseguenza che divina doveva essere quella Religione a cui Dio stesso rendeva sì splendida testimonianza con tanti miracoli.

            F. Lodato Dio, e grazie a voi, mio caro padre. Io non ho più nulla a ridire intorno alla maravigliosa propagazione della fede. Sono pienamente persuaso {82 [276]} che essa fu un miracolo, e miracolo tale, che bisogna chiudere a bella posta gli occhi per non vedere l’ intervento della potenza divina nella propagazione del Cristianesimo. Noi per l'avvenire saremo sempre verso Dio riconoscenti perchè ci ha fatti nascere in una religione che porta con sè tanti segni della sua divinità. Ma poichè ci avete detto esserci stati de' persecutori che si convertirono, vi prego di raccontarci la conversione di qualcheduno.

            P. Molti fatti potrei raccontarvi di persecutori convertiti; valga per tutti la conversione di S. Paolo. Questo grande Apostolo fu egli pure uno de' più caldi persecutori dei cristiani; e non essendo sazio della strage che faceva de' cristiani abitanti in Gerusalemme si presentò al sommo Sacerdote, ed ottenne di andare nella città di Damasco per mettere in catene, martoriare e condannare a morte tutti quegli Ebrei che si fossero convertiti a Gesù Cristo. Tutto spirante minacce e stragi contro ai cristiani era già pervenuto alla metà del cammino che da Gerusalemme conduce a Damasco: quando ad un tratto lo circonda una luce più risplendente di quella dei sole, mentre {83 [277]} una voce gli dice: «Saulo, Saulo, perchè mi perseguiti? Io son Gesù Cristo, tu perseguitando i miei discepoli perseguiti me stesso.» Saulo percosso da queste parole come da un colpo di fulmine fu prosteso a terra e con voce tremante, «Signore, disse, che volete che io faccia?» «Alzati, ripiglia la voce, entra in città, e là ti sarà insegnato ciò che hai da fare.» Saulo, che fu di poi detto Paolo, si rialza; ma egli era divenuto cieco, e fu costretto a farsi condurre per mano da' suoi compagni in Damasco. Colà ricevendo il battesimo acquistò miracolosamente la vista. Da quel momento Paolo divenne zelantissimo predicatore del Vangelo in tutto il mondo, e dopo moltissime tribolazioni e persecuzioni terminò la sua vita in Rogna colla corona del martirio.

 

 

Trattenimento II. Necessità di una Società Cristiana per conservare la Religione di Gesù Cristo.

 

            F. Io ammiro la divinità della Cristiana Religione, comprovata dai moltissimi argomenti, che avete avuto la bontà di esporci; ma fra tante società d' uomini {84 [278]} che presentemente esistono nel mondo, e che si dicono cristiane, come conoscere quale abbia la vera e la divina Religione, quella propriamente predicata da Gesù Cristo?

            P. Con queste parole tu dimostri sempre più il grave bisogno che tutti abbiamo di istruirci intorno alla vera Religione. Rinnovate pertanto la vostra attenzione, e intraprenderemo un argomento di grandissima utilità, e nel tempo stesso piacevolissimo. Dico adunque che la vera religione si conserva nella Chiesa di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

            F. Qui appunto sta il mio imbroglio: i Cattolici, i Luterani, i Calvinisti, gli Anglicani si chiamano Cristiani; forse che in tutte queste chiese trovasi indistintamenle la religione di Gesù Cristo?

            P. No, la vera Chiesa di Cristo non si può trovare indistintamente in tutte queste chiese, ed altre, che si arrogano il nome di cristiane. Esse hanno dottrine tra loro opposte in guisa, che una ammette articoli di credenza che le altre rigettano. E adunque impossibile che tutte appartengano alla vera religione di Cristo: salvo che si voglia dire, che la verità non sia più una sola e si possa {85 [279]} avere in due cose affatto opposte, e che Iddio, autore della religione, abbia rivelato delle cose contraddittorie, o possa essere indifferente tra la verità e la menzogna, tra la giustizia e l'iniquità.

            F. Capisco: la religione di Gesù Cristo non può essere che una sola: dunque non può essere che una sola la Chiesa, che conserva ed insegna la vera religione di Gesù Cristo. Ma come fare a conoscere, tra le tante, quest'unica Chiesa di Gesù Cristo?

            P. Era sommamente necessario, miei teneri figli, il farvi capire, che tra le varie società, le quali si vantano cristiane, una sola conserva la religione di Gesù Cristo, e questo per farmi strada ad indicarvi i caratteri o segni che ce la fanno chiaramente conoscere in mezzo a tutte le altre, che si vantano di appartenere a Gesù Cristo.

            F. Quali sono questi caratteri?

            P. La Chiesa di Gesù Cristo deve necessariamente avere quattro caratteri, che evidentemente la dimostrino a qualunque persona anche idiota e volgare; ella deve essere: UNA, SANTA, CATTOLICA, APOSTOLICA. 1° UNA, perchè una e sempre la stessa è la dottrina di Gesù Cristo; {86 [280]} uno e sempre il medesimo culto da esso istituito; una e immutabile la forma di governo da esso data alla sua Chiesa. Un solo Dio, dice S. Paolo, una sola fede, un sol battesimo, dunque non vi può essere che una sola vera Chiesa di Dio.

            2° SANTA, perchè ha per suo capo Gesù Cristo fonte eli ogni santità; perchè la fede, i sacramenti sono santi, e tutti i suoi membri sono chiamati alla santità; e niuno può esser santo se non è unito alla Chiesa di Gesù Cristo.

            3° CATTOLICA, ossia universale, perchè abbraccia i fedeli di tutti i luoghi, di tutti i tempi e deve durare in eterno.

            4° APOSTOLICA, perchè deve credere ed insegnare tutto ciò che gli Apostoli hanno creduto ed insegnato, ed essere governata da' loro successori.

            Tenete ben impressi nella vostra mente questi quattro caratteri, e in quella Chiesa in cui li troveremo, diremo subito: questa di certo è la Chiesa, a cui Gesù Cristo affidò la sua religione; questa è quella Chiesa, che Gesù Cristo dal cielo assiste affinchè non cada in errore, trionfi in mezzo alle persecuzioni, ed in mezzo ai combattimenti riporti vittoria! {87 [281]}

 

 

Trattenimento III. Fondazione della Chiesa di Gesù Cristo.

 

            F. Prima di passare a spiegare i caratteri della Chiesa di Gesù C., desidererei di sapere come questa Chiesa sia stata fondata.

            P. Egli è un fatto certo, registrato in più luoghi del santo Vangelo, che Gesù Cristo prima di salire al cielo fondò una Chiesa, vale a dire, una congregazione di veri credenti, i quali, sotto la direzione di un capo stabilito da lui medesimo, fedelmente professassero la fede e la legge da lui insegnata.

            F. Qual è questo capo da Gesù Cristo stabilito per governare la sua Chiesa?

            P. Il capo stabilito da Gesù Cristo per governare la sua Chiesa fu S. Pietro, e dopo di lui i Papi suoi successori.

            Siccome la fondazione della Chiesa di Gesù Cristo è un fatto de' più belli e dei più importanti di nostra fede, così io voglio ingegnarmi di esporvelo colle medesime circostanze cori cui sta registrato nel S. Vangelo. Un giorno gli Apostoli ritornando da predicare il Vangelo si {88 [282]} radunarono nella città di Cesarea insieme col loro Divin Maestro.

            Quasi volesse discorrere del frutto riportato dalle loro fatiche, Gesù Cristo volse loro il discorso dicendo: Chi dicono gli uomini che io sia? Havvi chi dice, rispondeva uno, che voi siete il profeta Elia. A me hanno detto, soggiungeva un altro, che voi siete Geremia, oppure Giovanni Battista, o qualcuno degli antichi Profeti risuscitati. Fin qui parlarono gli altri Apostoli senza che Pietro proferisse parola.

            Ripigliò Gesù. Ma voi, chi dite che io sono? Pietro allora si avanzò, e, a nome degli altri Apostoli, disse: Tu sei Cristo, figlio di Dio vivo. Allora Gesù Te beato, o Simone (così chiamavasi Pietro), figlio di Giovanni, cui non gli uomini rivelarono tali cose, ma il mio Padre celeste. D'ora in poi non li chiamerai più Simone, ma Pietro, e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa, e le porte dell'inferno non mai la potranno vincere. Darò a te le chiavi del regno de' cieli: ciò che legherai in terra sarà legato anche in cielo, e ciò che avrai sciolto sopra la terra, sarà sciolto anche in cielo. {89 [283]}

            F. Sono contentissimo di questo fatto adesso comprendo il modo con cui Gesù Cristo fondò la sua Chiesa.

            P. Ora che vi ho raccontato il fatto ho piacere che ci tratteniamo alquanto a farci sopra alcune riflessioni.

            1° S. Pietro tacque finchè soltanto Gesù voleva sapere il sentimento degli altri uomini; quando poi interrogò gli Apostoli, subito egli a nome di tutti parlò, perchè egli già godeva una certa prirnazia, ovvero superiorità, sopra gli altri Apostoli.

            2° Pietro divinamente inspirato dice: Tu sei Cristo, ed era lo stesso che dire: tu sei il Messia promesso da Dio, venuto a salvare gli uomini: Figlio di Dio vivo, per significare che Cristo non era figliuolo di Dio, come lo erano le divinità dei pagani fatte dalle mani o dal capriccio degli uomini, ma figlio di Dio vivo, cioè figlio del Padre Eterno, Creatore e Supremo Padrone di tutte le cose, seconda persona della Santissima Trinità.

            3° Gesù chiamò beato Pietro, e intanto gli cangiò il nome di Simone in quello di Pietro; chiaro segno che lo voleva innalzare a grande dignità. Così aveva fatto Iddio con Abramo quando lo {90 [284]} stabili padre di tutti i credenti; così con Sara quando le promise la prodigiosa nascita di un figlio; così con Giacobbe quando lo chiamò Israele e lo assicurò che dalla sua discendenza sarebbe nato il Messia.

            4° Gesù disse: Sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa. Vuol dire: Tu, o Pietro, sarai nella mia Chiesa quello che in una casa è il fondamento. Il fondamento è la parte principale della casa, e affatto indispensabile, tu sarai l' autorità della Chiesa, e affatto necessaria. Sul fondamento si fabbrica tutta la casa affinchè, su di esso sostenendosi, duri ferma ed immobile: sopra di te, che io chiamo Pietro, coree su di una pietra fermissima, e per mia virtù eterna, io innalzo l'eterno edificio della mia Chiesa, la quale così a te appoggiata starà forte ed invitta contro a tutte le arti e gli assalti dei suoi nemici.

            Non vi è casa senza fondamento, non vi è Chiesa senza di Pietro. Una casa senza fondamento non è l' opera di un sapiente architetto. Una Chiesa separata da Pietro non potrà mai essere la mia Chiesa. Nella casa le parti, che non posano sul fondamento, cadono e varino in rovina. Nella mia Chiesa chiunque si divide {91 [285]} da Pietro precipita nell'errore, e si perde.

            Finalmente dice Gesù Cristo: E ti darò le chiavi del Regno de' Cieli. Le chiavi sono il simbolo della podestà. Le chiavi di una città presentate ad un re significano, che quella città lo riconosce per suo signore. Così le chiavi del regno dei Cieli, cioè della Chiesa, date a Pietro dimostrano, che Pietro è fatto principe e governatore supremo della Chiesa. Laonde Gesù Cristo soggiunge a Pietro: «E tutto quello che tu legherai sulla terra, sarà altresì legato ne' Cieli; e tutto quello che tu scioglierai sulla terra, similmente sarà sciolto nei Cieli.» Le quali parole indicano manifestamente l' autorità suprema nella Chiesa data a Pietro, l' autorità di obbligare la coscienza degli uomini con decreti, e con leggi in ordine al loro bene spirituale ed eterno, e l'autorità di scioglierli dai peccati e dalle pene, che impediscono lo stesso bene spirituale ed eterno.

            Ecco dunque, o figli, la vera Chiesa di G. C., come un grande edifizio, poggiata sopra S. Pietro, sopra una pietra sì ferma, che le porte dell' inferno, vale a dire il demonio, gl' increduli ed i cattivi {92 [286]} cattolici, malgrado ogni persecuzione, non mai la potranno vincere.

            F. S. Pietro fece veramente uso di tale autorità nel governo della Chiesa?

            P. Salito al cielo il divin Salvatore, S. Pietro fece veramente uso di questa autorità nel governo della Chiesa; e tutti gli Apostoli erano persuasi che egli avesse ricevuto dal Salvatore questa suprema autorità, siccome dimostrano più fatti della Sacra Scrittura. Dopo l'Ascensione del Salvatore appena ritornato dal monte degli Ulivi tosto Pietro incomincia ad esercitare la suprema sua autorità, come principe degli Apostoli e capo della Chiesa. Egli tratta la elezione di S. Mattia, che doveva essere surrogato a Giuda traditore. Egli propone ed approva la scelta de' sette diaconi, vale a dire di sette ministri destinati a sollevare gli Apostoli nelle gravi loro fatiche. Egli è il primo a predicare il Vangelo; egli riceve gli ordini da Dio che non solamente gli Ebrei, ma tutti i gentili, gli idolatri erano chiamati al Vangelo. Insomma tutte le volte che S. Pietro ebbe a trattare cogli altri Apostoli, esercitò sempre sopra di loro una superiorità di onore e di autorità.

            F. Ora che mi avete si bene fatto {93 [287]} comprendere come Gesù Cristo ha fondato la sua Chiesa, e stabilito S. Pietro suo Vicario, avrei caro che mi indicaste, tra tante Chiese che portano il nome di cristiane, quale abbia i caratteri della Chiesa di Gesù Cristo?

            P. Fra le società cristiane, che si vantano di appartenere alla Chiesa di Gesù Cristo, abbiamo detto che una sola può avere i caratteri della divinità; tutte le altre sono false. Questa Chiesa è la Romana, così detta perchè riconosce per suo capo visibile il Vescovo di Roma, successore di S. Pietro, Vicario di Gesù Cristo in terra. Comprendete, o figli, la grande verità che vi dico: La Chiesa di Gesù Cristo è Una, Sartia, Cattolica ed Apostolica. Ora noi nella maniera la più chiara, la più certa troviamo questi quattro caratteri nella sola Chiesa Romana; dunque solamente in essa trovasi la Chiesa di Gesù Cristo.

 

 

Trattenimento IV. La sola Chiesa Romana ha i caratteri della Chiesa di Gesù Cristo perchè è una.

 

            F. La Chiesa Romana presenta il carattere dell'Unità? {94 [288]}

            P. La Chiesa Romana presenta colla massima chiarezza il carattere dell'unità. Imperciocchè tutti i veri cattolici sparsi nelle varie parti del mondo professano la medesima fede, riconoscono un sol Battesimo, un solo Dio, un solo Salvatore che è Gesù Cristo. La Chiesa Romana è UNA per l' unione di tutte le Chiese particolari col successore di S. Pietro da Cristo stabilito capo della sua Chiesa, che a guisa di padre universale regola tutta la cattolica famiglia. E UNA, perchè ha un medesimo culto, una sola morale, un sol governo, sebbene diffusa per tutto il mondo.

            F. E poi certo che la Chiesa Romana abbia un medesimo culto, una sola fede, una sola morale, un sol governo?

            P. Sì: la Romana Chiesa ha un medesimo culto, una sola fede, perchè tutti i cattolici di tutti i paesi del mondo credono i medesimi dogmi senza distinzione; motivo per cui i veri cattolici rigettarono mai sempre, e rigettano con orrore ogni cosa contraria alla loro fede, perchè sono certissimi che i Pastori, destinati da Dio a governare la Chiesa, si succedettero l'un l'altro in guisa, che ci trasmisero le verità rivelate da Gesù Cristo e dagli {95 [289]} Apostoli, come di mano in mano fino ai nostri giorni.

            È UNA nella sua morale, perchè i cattolici romani hanno la medesima regola di condotta. Per esempio, tutti i cattolici vanno d'accordo nell'osservanza del digiuno quaresimale, nell'ascoltare la Santa Alessa ne' giorni festivi, nell'astenersi dalle carni venerdì e sabbato.

            E UNA altresì nel suo governo, perchè in tutti i paesi del mondo i cattolici riconoscono la medesima gerarchia, di cui è capo il Romano Pontefice, a cui tutti obbediscono come a padre amoroso. Egli è questo un padre che, ricevendo gli ordini da Dio, li comunica ai Vescovi, i Vescovi a' Parrochi, i Parrochi a noi: armonia maravigliosa, con cui un uomo della più bassa condizione può in certa maniera parlare con Dio stesso, e quando che sia consigliarsi con Dio medesimo.

            F. Una cosa qui non capisco: mi dite che la Chiesa è una sola, e spesso si parla di Chiesa Greca, Chiesa Latina, Gallicana o Indiana; ci sono forse più Chiese nella Chiesa Romana?

            P. La Chiesa Cattolica Romana è una sola; talvolta però le si aggiugne un nome {96 [290]} preso dai nomi dei paesi; e dicesi ora Greca, ora Latina, ora Gallicana, ora Indiana; ma esse non sono che porzioni della stessa Chiesa Romana, fondata da Gesù Cristo e governata dal Sommo Pontefice suo Vicario in terra. Che se una Chiesa prendesse un nome per distinguersi e separarsi dalla Chiesa Cattolica Romana, tal Chiesa cesserebbe di appartenere a Gesù Cristo.

            F. I Protestanti, i Valdesi ed altri eretici possono anche dimostrare l'unità delle loro Chiese?

            P. No certamente: tra gli eretici alcuni ammettono tali articoli di fede, che sono rigettati da altri della medesima setta. Per esempio: alcuni riconoscono quattro Sacramenti, altri due, alcuni nessuno affatto. Anche nelle cose di massima importanza sono talmente tra di loro divisi, che, come osserva il dottissimo Bossuer, i Protestanti, due secoli dopo la loro fondazione, non una Chiesa, ma ne avevano più di dugento con sistemi tra di loro contrari per modo che gli uni insegnavano una cosa, la quale era rigettata dagli altri.

            F. A quale cosa si può paragonare l'unità delle Chiese degli eretici? {97 [291]}

            P. Siccome la Chiesa Cattolica nel Vangelo si suole paragonare ad una famiglia ben ordinata, in cui tutti i figli obbediscono agli ordini del loro padre, così la Chiesa di ciascuna eresia si può paragonare ad una famiglia senza capo. Tutti i figli, tutti gli individui hanno egualmente diritto di comandare, far quello che a ciascuno talenta, senza che niuno sia tenuto ad eseguire gli ordini dati. Tale è la posizione degli eretici, e specialmente dei Valdesi, Luterani, Calvinisti ed Anglicani. Fra di essi ognuno spiega il Vangelo come vuole, anche senza averlo mai studiato, crede quel che vuole, fa quel che vuole. Se nell'atto che essi commettono qualche brutta azione, voi dite loro: Non fate questo, egli è un gran male; vi rispondono: E a noi pare un gran bene.

            Ciò tutto perchè non vogliono riconoscere l'autorità religiosa, e segnatamente quella del Capo visibile della Chiesa, stabilita da Dio per determinare e distinguere ciò che è vero da ciò che è falso, ciò che è bene da ciò che è male. Quindi ne deriva, che qualsiasi disordine è tra di loro permesso; ogni individuo ha diritto {98 [292]} di crearsi una religione e praticarla nel modo che gli torna a grado.

            Fa orrore una somigliante religione pure è un fatto che vi farò meglio comprendere quando vi parlerò della riforma protestante.

 

 

Trattenimento V. La sola Chiesa Romana è SANTA.

 

            P. Gesù Cristo essendo per essenza la stessa santità, ne conseguita che la sua Chiesa debba essere tutta purezza e santità, ed escludere dai suoi dogmi e dalla sua dottrina la più piccola cosa che disdica alla Divina Maestà.

            F. La Chiesa Romana si può dire veramente Santa?

            P. La Chiesa Romana si può veramente dir Santa, perchè Santo è il Capo di lei, Gesù Cristo, sorgente di ogni santità, che la regge e la governa coll'assistenza dello Spirito Santo. È Santa perchè tiene i mezzi più efficaci per santificare le anime, come sono i Sacramenti, il Sacrificio della Messa, la. preghiera pubblica, i consigli evangelici e simili. {99 [293]}

            È Santa perchè in ogni tempo ed in tutti i luoghi ebbe sempre un gran numero di Santi, che risplendettero per virtù e miracoli. E Santa perchè in ogni tempo Iddio dimostrò con luminosi miracoli di approvare il culto che gli vien prestato in questa Chiesa.

            F. Gli eretici credono ai miracoli dai Santi operati nella Chiesa Romana?

            P. Gli eretici, e specialmente i Protestanti, sebbene non possano vantare un sol miracolo a favore della loro setta, tuttavia ammirano ed ammettono che nella Chiesa Cattolica si operarono miracoli, e dicono espressamente che fra gli altri S. Bernardo, S. Francesco d'Assisi, San Bonaventura e San Vincenzo de Paoli, hanno vissuto santissimamente, e più di ogni altro S. Francesco Zaverio ha operato grandi miracoli. Ora la vita santa di questi grandi uomini cattolici, la dottrina da loro predicata e con molti miracoli confermata, ci fanno dire che gli stessi eretici convengono con noi che la Chiesa Cattolica è Santa[9]. {100 [294]}

            F. Le altre Chiese non hanno Santi che abbiano fatto miracoli?

            P. No. Tutte le altre Chiese non possono mostrarci un uomo di loro credenza il quale abbia operato un solo miracolo. Al contrario, la Chiesa Romana, oltre un gran numero di Santi e di miracoli riconosciuti dai medesimi eretici, presenta migliaia di monumenti, i quali ci attestano che da Gesù Cristo fino ai nostri di in ogni secolo, e possiam dire in ogni anno si operarono miracoli. La stessa Romana Chiesa numera migliaia di santuari, nel cui interno si veggono l’un sopra l'altro i segni di grazie ricevute, di miracoli operati a benefizio de' fedeli. Gli eretici hanno neppure un santuario ove esista un vestigio di grazia ricevuta, o di miracolo operato.

            F. Le Chiese degli eretici hanno ben anche i Sacramenti come noi?

            P. Gli eretici hanno solo alcuni Sacramenti, e questi stessi mescolati a tanti errori che lasciano grave dubbio, se si possano ancora considerare come Sacramenti instituiti da Gesù Cristo. Per esempio, gli eretici credono al Battesimo, ma vi mischiano tali errori nell'amministrazione del medesimo, che la Chiesa Cattolica {101 [295]} dubita se sia ancor valido. Per questo motivo i Valdesi ed i Protestanti, che in gran numero fanno ritorno alla Chiesa Cattolica, nell'abiurare i loro errori ricevono nuovamente il Battesimo sotto condizione.

            F. A che cosa si possono paragonare le Chiese degli eretici riguardo alla santità?

            P. Gli eretici, riguardo alla santità delle loro Chiese, Si possono paragonare ai rami di un albero tagliato dal proprio tronco. Tagliati, vale a dire, separati dall'albero della santità, che è Gesù Cristo, e dopo lui i suoi Vicari, che egli destinò a fare le sue veci in terra; gli eretici sono come rami secchi, e incapaci di far frutto. Quindi invece d'insegnare una dottrina santa, insegnano cose le più assurde ed empie. Per esempio, dicono essere inutili le opere buone: l'uomo non essere libero nel fare il bene ed il male: niun cristiano essere tenuto all'osservanza del decalogo; queste e molte altre cose ancor più orrende insegnano nella loro dottrina i Protestanti, cose tutte contrarie al Vangelo, e riprovate dalla stessa ragion naturale. {102 [296]}

 

 

Trattenimento VI. La sola Chiesa Romana è CATTOLICA.

 

            F. Perchè la Chiesa Romana dicesi Cattolica?

            P. La Chiesa Romana dicesi Cattolica, vale a dire, universale e perpetua, perchè si estende a tutti i tempi, per tutti i luoghi, e deve durare fino alla fine dei secoli, senza mai cangiare. Qui voglio farvi osservare, che la Chiesa di Gesù Cristo fin da' primi tempi era già distinta dalle altre società col nome di Cattolica. Ad essa venne poi aggiunto l'epiteto di Romana, per distinguerla meglio dalle false chiese, le quali oggidì pretendono il titolo di cattoliche per trascinare gl'incauti ai loro errori.

            F. Come si prova che la Chiesa Romana è Cattolica

            P. La Chiesa Romana è Cattolica perchè crede e professa tutte le verità insegnate da Gesù Cristo e dagli altri Apostoli. E Cattolica riguardo al tempo, giacchè dal giorno d'oggi si estende fino a Gesù Cristo, suo fondatore. E sebbene fieramente perseguitata, si mostrò in ogni tempo visibile da potersi distinguere da {103 [297]} tutte le false società. Da Gesù Cristo poi si è perpetuata fino a noi, senza alterare la fede da lui ricevuta. E sebbene in questi tempi sia dagli eretici combattuta, e da tanti cattivi cattolici oltraggiata, tuttavia noi la vediamo qual robusta colonna, e la vedranno pur quelli che verranno dopo di noi, conservarsi immobile in mezzo alle vicende ed alle persecuzioni fino alla fine del mondo.

            È Cattolica anche riguardo al luogo: perciocchè si estende in tutte le parti della terra; essa vive non solo in quei regni ed in quelle nazioni, che meritamente si gloriano di professarla ed onorarla pubblicamente, ma vive altresì ne' paesi infedeli, ed ogni dì vi acquista e genera figliuoli a Dio. La Chiesa Romana ha de' credenti tra i Turchi, nelle Indie e nelle contrade più rimote dell'Africa, dell'America, uniti col vincolo d'una stessa fede, e colla partecipazione dei medesimi Sacramenti, come una famiglia che puntualmente eseguisce gli ordini del padre che la governa.

            Finalmente la Chiesa Romana si può anche dire Cattolica, perchè in numero {104 [298]} supera di gran lunga tutte le altre società che si dicono Cristiane[10].

            F. A quale cosa si possono paragonare gli eretici in quanto alla cattolicità delle loro Chiese

            P. Gli eretici in quanto alla loro cattolicità si possono paragonare a quelle pecorelle che si separarono dall'ovile fuggendo il loro pastore. Egli è Gesù Cristo che assomiglia la sua Chiesa ad {105 [299]} un ovile, di cui egli stesso è Pastore supremo, e dice espressamente che le sue pecore, vale a dire, i suoi fedeli seguaci avrebbero ascoltata la sua voce.

            Ma gli eretici, e soprattutto i Protestanti ed i Valdesi, non sono più contenuti in questo mistico ovile della Chiesa Cattolica, perchè non ascoltano più la voce del Vicario di Gesù Cristo, da lui stabilito Pastore supremo e Capo visibile a governare la sua Chiesa.

            Prima dei loro fondatori, queste società eretiche non esistevano, e soltanto cominciarono ad avere un nome particolare quando si separarono dalla Chiesa Cattolica. Perciò possiamo con ragione nominare gli eretici: pecore smarrite, e dall'ovile di Gesù Cristo separate, che non ascoltando più la voce del Divin Pastore, fuggono disperse, ristrette in alcuni luoghi, cangiando è riformando la loro dottrina secondo la convenienza dei tempi e dei luoghi. {105 [300]}

 

 

Trattenimento VII. La sola Chiesa Romana è APOSTOLICA.

 

            F. Perchè la Chiesa Romana si dice Apostolica?

            P. Questa Chiesa dicesi Apostolica, perchè fondata sopra le verità insegnate da G. C. e predicate dagli Apostoli. E Apostolica, perchè da S. Pietro, Principe degli Apostoli, senza interruzione, presenta la serie de' suoi successori fino ai giorni nostri.

            F. Esiste propriamente questa successione di Pastori?

            P. Nella Chiesa Romana si conta una successione di Pastori non interrotta dagli Apostoli fino a' nostri tempi; di maniera che noi cominciando dal regnante Pio IX, facendo grado da un Papa all'altro, troviamo mina serie di Pontefici che si estende sino a S. Pietro, Principe degli Apostoli, da G. C. stabilito Capo della sua Chiesa. Da S. Pietro poi. colla medesima facilità, si numerano i Pontefici, uno successore dell'altro, fino al regnante Pio IX.

            F. Mi pare questa una grande verità, e che questo solo carattere basti per dimostrare la Chiesa Romana essere incontrastabilmente {106 [301]}

 la Chiesa di G. C. Ma gli eretici non possono avere questa successione di Pastori?

            P. No, gli eretici non hanno altra successione se non quella che si estende fino ai loro fondatori; per esempio, i Luterani si estendono fino a Lutero, i Calvinisti fino a Calvino, i Valdesi tino a Pietro Valdo, i Nestoriani fino a Nestorio. Perciò col medesimo loro nome dimostrano che non discendono dalla vera Chiesa di Gesù Cristo, ma da quella di Nestorio, Pietro Valdo, Calvino e Lutero.

            F. Questa successione di Romani Pontefici è provata nella storia?

            P. Questa successione di Romani Pontefici è evidentissima. A tacere di altri scrittori, S. Ireneo, che visse nel secondo secolo, ne rende testimonianza sino al Pontefice S. Eleuterio. Eusebio, Vescovo di Cesarea, espone la serie e le principali azioni de' Pontefici da G. C. fino a' suoi tempi, vale a dire fino al principio del quarto secolo. S. Agostino, che visse nel quinto secolo, fra i motivi che lo ritenevano inviolabilmente attaccato alla Chiesa, annovera la non mai interrotta successione dei Pontefici dopo S. Pietro, cui commise Iddio la cura di governare il {108 [302]} suo gregge. Dopo il quinto secolo non occorre più dimostrare questa successione, perchè da quel tempo fino ad oggi tutte le storie ecclesiastiche e profane, scritte dagli stessi eretici, ce ne fanno luminosa testimonianza.

            Anche i Pastori che amministrano le Chiese, ossia le Diocesi dei varii paesi cattolici, contano pure, alcuni, i loro antecessori fino agli Apostoli o ai tempi apostolici, quando tutti i fedeli di un cuor solo e di un'anima sola erano perfettamente uniti a S. Pietro, Principe degli Apostoli.

            I Pastori poi delle Chiese più recenti furono rami del grande albero apostolico, ma sempre uniti al loro tronco, che è il Vicario di Gesù Cristo. Che se noi consideriamo la successione dei Pastori di tutte le Chiese particolari, troviamo, che tutte vanno a congiungersi con quella di Roma, a cui furono in ogni tempo unite e da cui furono sempre dipendenti.

            Al qual proposito osserva uno dei più dotti scrittori (Monsig. Bossuet), che è una grande consolazione per quelli, che si trovano nella Chiesa Cattolica, ed insieme un argomento di verità il considerare, che dal regnante Pontefice si vada di {109 [303]} grado in grado salendo, senza interruzione, fino a S. Pietro, costituito da Gesù Cristo Principe degli Apostoli, e quindi, ripigliando la serie de' Pontefici della legge antica, si arrivi fino ad Aronne ed a Mosè, indi a' Patriarchi, e fino all'origine del mondo. Onde, se nelle cose appartenenti alla religione ed alla salvezza delle anime lo spirito umano, soggetto per se stesso a tanta instabilità, ha bisogno d'essere assicurato e retto da qualche autorità certa, quale maggiore autorità può desiderarsi, che quella della Chiesa Cattolica, la quale riunisce in sè l'autorità di tutti i secoli passati fino ad Adamo, che fu il primo uomo del mondo 9

            F. A quale cosa si possono paragonare le società degli eretici in quanto all'apostolicità?

            P. Le società degli eretici, in quanto all'apostolicità, si possono paragonare ad una catena tronca per metà. La Chiesa Romana forma quella gran catena, vale a dire quella lunga serie di Pastori, i quali, anche sparsi in molte parti del mondo, furono costantemente in ogni tempo uniti al Romano Pontefice. Qual consolante pensiero per un cattolico! Egli dal regnante Pio IX passa da un Pontefice all'altro {110 [304]} fino a Gesù: e possiamo dire, che le parole di Gesù Cristo e degli Apostoli ci sono state trasmesse da un Pontefice all'altro fino a noi.

            Poveri protestanti! Essi possono al più tessere una serie di pastori fino a Calvino e Lutero; poi trovano rotta e tagliata la catena, e, se vogliono continuare, devono riunirsi alla Chiesa Cattolica, o camminare nelle tenebre.

            Tutti i figli insieme. Grazie, caro padre, noi siamo tanto contenti delle cose che ci avete detto. Noi siamo intimamente persuasi, che la Chiesa Romana, in cui fortunatamente ci troviamo, è la sola vera Chiesa di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

 

Con approv. della Rev. Eccl. {111 [305]} {112 [306]}

 

 


IL

 

CATTOLICO

 

ISTRUITO

 

NELLA SUA RELIGIONE

 

TRATTENIMENTI

 

DI UN PADRE DI FAMIGLIA CO' SUOI FIGLIUOLI

SECONDO I BISOGNI DEL TEMPO

 

EPILOGATI DAL SAC.

BOSCO GIOVANNI

 

 

 

TORINO, 1853.

TIPOGRAFIA DIR. DA P. DE-AGOSTINI

Via della Zecca, N°. 23, casa Birago. {1 [307]} {2 [308]}

 

 

 

Trattenimento VIII. Gerarchia ecclesiastica.

 

            P. Da quanto vi ho esposto giudico che abbiate conosciuto chiaramente la divinità della Cristiana Religione; la fondazione della Chiesa di G. C., maestra infallibile della verità. Avrete altresì notato, solo esservi la Chiesa Romana, che abbia i caratteri della divinità, fuori di cui niuno può salvarsi.

            Ora a somiglianza dei regni della terra, nei quali è un ordine, mediante il quale si parte dal Sovrano, e si va a grado a grado sino all'ultimo dei sudditi, così nella Chiesa Romana, vera Chiesa di G. C., havvi un ordine che dicesi gerarchia, con cui noi partiamo da Dio, che n' è Capo invisibile, passiamo al Romano Pontefice, di lui Vicario e Capo visibile della sua Chiesa in terra, poscia ai Vescovi e agli altri sacri ministri, da cui i divini voleri sono comunicati a tutti gli altri fedeli sparsi nelle varie parti del mondo.

            F. Che cosa intendesi per gerarchia?

            P. Affinchè comprendiate bene che cosa intendasi per gerarchia ecclesiastica, bisogna {3 [309]} che voi richiamiate alla mente che la Chiesa di G. C. è la congregazione di tutti quelli che professano la fede e la dottrina del medesimo G. C., sotto il governo di un Capo supremo, che è il Vicario di Lui in terra. Ma questo Capo, ossia il Romano Pontefice, non potendo da sè solo attendere ai bisogni particolari di ciascun fedele, è necessario che vi siano altri ministri inferiori, dal Papa dipendenti, i quali colla predicazione della parola divina, e coll'amministrazione dei Santi Sacramenti promuovano la dottrina e la santità negli uomini. L'ordine onde un sacro ministro sovrasta a chi gli è dipendente, e dipende da chi gli è superiore, dicesi GERARCHIA, da una parola greca che vuoi dire SUPERIORITÀ SACRA.

            F. Quali sono i sacri ministri che compongono questa gerarchia?

            P. I sacri ministri che compongono questa gerarchia sono: 1° Il Papa, cui prestano aiuto i Cardinali; 2° I Vescovi, fra' quali primeggiano i Patriarchi, i Primati, gli Arcivescovi; 3° I sacerdoti e specialmente i Parrochi; 4° I diaconi ed altri cherici inferiori.

            F. Fateci il piacere di spiegarci in breve {4 [310]} quale autorità abbia ciascuno de' sacri ministri in questa gerarchia?

            P. Il primo di questi sacri ministri, come vi ho già detto, è il Papa, ossia il Romano Pontefice, Capo visibile di tutta la Chiesa. Egli riconosce la suprema sua autorità da G. C.

            2° I Cardinali sono coadiutori o consiglieri del Papa, alcuni dei quali sono legati, altri nunzi o prefetti pel governo spirituale o temporale della Chiesa. Il loro collegio è composto di 70 membri. Essi alla morte di un Papa si radunano, e ne eleggono il successore.

            3° I Patriarchi sono Vescovi, i quali nella giurisdizione, vale a dire nell'autorità sono i primi dopo il Papa, ed hanno la potestà sopra i Primati, gli Arcivescovi e Vescovi di uno o più regni.

            4° I Primati sono Vescovi che hanno la prima sede in un regno, ed esercitano giurisdizione sopra gli Arcivescovi e Vescovi che non ne siano altrimenti eccettuali.

            5° Gli Arcivescovi hanno giurisdizione sopra alcuni Vescovi determinati.

            6° I Vescovi presiedono al Clero e al popolo cristiano delle rispettive loro chiese e diocesi. {5 [311]}

            7° I Parrochi. sono sacerdoti scelti dal Vescovo pel governo di una chiesa, a cui è annessa l’ obbligazione di aver cura delle anime.

            8° I Sacerdoti sono sacri ministri, che hanno la facoltà di celebrare la S. Messa, di rimettere i peccati, e di amministrare altri Sacramenti.

            9° I Diaconi sono quei chierici più prossimi al sacerdozio, che hanno facoltà di cantare il Vangelo nella Messa, di predicare, ed anche di amministrare l'Eucaristia ed il Battesimo, non però senza commissione del proprio Vescovo o parroco. Ci sono ancora i suddiaconi ed altri inferiori ministri, i quali sono destinati a prestare il loro servizio nelle sacre funzioni.

            F. Quanto è mai bello quest'ordine ma tutti questi sacri ministri, che compongono la gerarchia ecclesiastica, andranno poi sempre d'accordo tra loro, senza pericolo che siano insegnate cose contrarie a quanto insegna un altro?

            P. Qui, miei figli, cresce la maraviglia. Tutti questi ministri, che compongono la gerarchia ecclesiastica, vanno perfettamente tra loro d'accordo. In tutti i luoghi della terra, anche ne' più lontani da noi, {6 [312]} i fedeli sono soggetti a' loro pastori particolari, che sono i parrochi, i curati; questi stessi dipendono dai loro Vescovi, i quali hanno relazione immediata col Sommo Pontefice. Di modo che noi e tutti i cattolici sparsi ne' più rimoti luoghi della terra crediamo le medesime verità insegnale nel Vangelo, riceviamo i medesimi Sacramenti, pratichiamo la stessa morale: onde tutto il cristianesimo vive di un cuor solo, di un'anima sola, ed è veramente una sola famiglia composta nella più bella armonia, sotto il governo di un solo padre.

 

 

Trattenimento IX. Autorità dei Concilii.

 

            P. Tutti questi sacri ministri sono nostri superiori, destinati da Dio ad insegnarci la strada dell'eterna salute: Iddio presta loro particolare assistenza, e purchè siano uniti al Papa, non cadranno giammai in alcun errore. Il Salvatore disse chiaramente a S. Pietro: Ho pregato per te, o Pietro, affinchè la tua fede non venga mai meno. Andate, disse a tutti gli Apostoli, predicate il mio Vangelo a {7 [313]} tutte le nazioni, ed io sarò cori voi fino alla fine del mondo.

            Questi ministri da Dio in maniera particolare assistiti, quando trattasi di qualche punto di religione alquanto difficile, o di grave importanza, sogliono radunarsi a conferire insieme per conoscere meglio la divina volontà.

            Queste conferenze, o radunanze sì chiamano Concilii.

            F. Oh, Deo gratias! Adesso comprendo che cosa sono i concilii, essi sono radunanze di sacri ministri convocati per trattare delle cose di Religione. Vi pare che dica bene?

            P. Benissimo. Devo però far notare a le ed a' tuoi fratelli, che questi concilii prendono diversi nomi dal numero e dalla dignità de' ministri che intervengono.

            F. Quali sono questi diversi nomi?

            P. Soglionsi comunemente appellare Ecumenici o Generali, Nazionali, Provinciali o Diocesani.

            F. Vi confesso, padre, ch'io capisco poco questi nomi, datecene la spiegazione.

            P. Ve li spiegherò brevemente. Il concilio Ecumenico è la radunanza di tutti, {8 [314]} o di una gran parte de' Vescovi della Chiesa Cattolica, e vi presiede lo stesso Papa in persona o per mezzo de' suoi legati; e in questo specialmente si decidono le grandi controversie in materia di Religione. Il concilio in questa maniera congregato rappresenta tutta la Chiesa, ed approvato dal Papa è infallibile nel decidere gli articoli di nostra S. Fede; perchè la Chiesa universale, come abbiamo dello, essendo assistita dallo Spirito Santo, non può cadere nel minimo errore.

            I concilii Nazionali sono radunanze dei Vescovi di tutta una nazione o di un regno col loro Patriarca o Primate.

            I concilii Provinciali sono le assemblee de' Vescovi di una provincia ecclesiastica col loro Arcivescovo.

            I concilii o sinodi Diocesani sono assemblee composte del Clero di una Diocesi col suo Vescovo.

            F. Fra tanti concilii non può essere, che uno decreti una cosa, un altro stabilisca il contrario, quindi si venga all'errore?

            P. Questo non può avvenire, perchè i concilii ecumenici sono, come abbiamo detto, sempre presieduti ed approvati dal {9 [315]} Papa, e quindi sono infallibili; e negli altri concilii, oltre a ciò, che i Vescovi si studiano di uniformare interamente i loro decreti allo spirito della Chiesa, nelle cose di dogma e disciplina, che hanno maggiore importanza, mandano sempre a Roma le loro decisioni per averne l’ approvazione dal Papa.

            F. Ho però una difficoltà riguardo ad alcuni concilii ecumenici.. Intesi dire che in un concilio convocato nella città di Rimini, in un altro convocato nella città di Pistoia, si decretarono più cose, le quali furono poi dalla Chiesa riprovate. Come andò questo affare?

            P. È vero che nel concilio di Rimini, in quello di Pistoia ed in alcuni altri furono decretate cose erronee, ma questi concilii non erano ecumenici, perciò non poterono rappresentare la Chiesa universale. Per questo motivo le cose decretate in detti concilii vennero sempre dalla Chiesa riprovate appunto perchè erronee. Da ciò piuttosto appare la diligenza grande che usa la Chiesa nel discernere la verità dall'errore.

            Ma niuno potrà mai asserire, che nei decreti de' concilii approvati dalla Chiesa siasi inserito il minimo errore, perchè i {10 [316]} Vescovi in questa maniera convocati ed uniti al Papa rappresentano la Chiesa universale, assistita da Gesù Cristo medesimo: Ecce ego vobiscum sum omnibus diebus.

            F. Come avvenne adunque che in tali concilii furono stabilite cose erronee?

            P. I concilii di Rimini e di Pistoia (i quali non sono mai stati approvati dalla Chiesa) stabilirono cose erronee, perchè le autorità civili di accordo cogli eretici volevano far da giudice nelle cose di religione, usando fino la forza per costringere i Vescovi ad approvare i loro sentimenti; onde, essendo stata tolta la libertà a' Prelati, non poterono più giudicare liberamente; per ciò detti concilii diconsi conciliaboli, costantemente riprovati dalla Chiesa.

            F. Ne' primi tempi della Chiesa si celebrarono concilii?

            P. Ne' primi tempi della Chiesa, viventi ancora i medesimi Apostoli, furono celebrati tre concilii in Gerusalemme. Abbiamo già parlato de' due primi, e furono uno per la elezione di S. Mattia, l’ altro per la scelta de' sette diaconi, il terzo poi fu quello che prese propriamente {11 [317]} il nome di concilio, e si può appellare Ecumenico.

            Esso fu convocato per decidere se si dovessero mantenere in vigore alcuni riti della legge di Mosè, oppure tralasciarsi. Per definire le cose in modo che tutti fossero appagati, S. Pietro convocò a concilio gli altri Apostoli, i Vescovi e quei Sacerdoti che avevano maggior ingerenza nel sacro ministero. Pietro, come Vicario di Gesù Cristo, capo del concilio, propose la questione, e pronunciò la sentenza. Alcuni Apostoli parlarono, ma solo per dilucidare e confermare sempre più le cose esposte da S. Pietro, e tutti aderirono a Lui. Formarono perciò un decreto nel tenore seguente: Piacque allo Spirito Santo ed a noi di non obbligarvi, se non a quelle cose che noi stimiamo più necessarie. Specificando quindi le cose, cui intendevano fossero obbligati i cristiani, mandarono il decreto a notizia de' fedeli, i quali il ricevettero siccome uscito non solo dalla bocca degli Apostoli, ma dettato dallo Spirito Santo medesimo.

            La celebrazione di questo concilio è minutamente raccontata nella Sacra Bibbia, e fu il modello di tutti i concilii che vennero celebrati ne' tempi posteriori. {12 [318]}

            F. Io credo all'autorità infallibile de' concilii in ogni tempo celebrati nella Chiesa... e sempre venerati da' buoni cristiani. Ma parmi che ai nostri giorni le cose vadano diversamente. Io sento tanti a protestare che amano il Papa, credono al Papa, vogliono appartenere alla Chiesa Cattolica, e intanto guai a loro parlar di concilii; se sentiste mai quante cose dicono del Concilio Tridentino?

            P. Tocca proprio in questi sgraziati tempi di udire gravi spropositi in fatto di religione. Se costoro credono al Papa (se pure è vero), quando a nome di Dio parla ai cristiani, dovrebbero vie più credere alle decisioni dei concilii ecumenici, ne' quali le cose sono discusse e decise dal papa e da tutti i Vescovi radunati. Notate però bene, che costoro, rifiutando di credere alle decisioni dei concilii, dimostrano di non credere nemmeno al Papa, giudice supremo de' concilii, di non credere alla Chiesa; perciocchè i concilii Ecumenici rappresentano la Chiesa Una, Santa, Cattolica, Apostolica.

            Che direste voi di un figlio, il quale protesta di amare suo padre, e intanto trasgredisce e disprezza gli ordini suoi? Che direste di un suddito, il quale dicesse {13 [319]} di amare il suo Re, promuovere il bene del regno, e intanto non volesse osservare le leggi dai ministri discusse, e dal sovrano approvate?

            F. Direi che uno è un cattivo figlio, l’ altro un cattivo suddito.

            P. Questo padre è il Papa, i figli sono tutti i buoni cristiani; il regno è la Chiesa, Re supremo ed invisibile è Gesù Cristo, Re visibile n' è il suo Vicario, il Romano Pontefice. Fate voi l’applicazione di questa similitudine.

            F. L'applicazione è bella e fatta. Quelli che ricusano di osservare le leggi della Chiesa sono cattivi figli del  Papa, cattivi sudditi della Chiesa di Gesù Cristo. Ora che ci avete parlato del gran peso che hanno le decisioni de' concilii, amerei sapere se gli eretici, non tengano anche essi i loro concilii?

            P. Gli eretici, non avendo nè capo, nè centro, intorno a cui si possano radunare, non possono tenere un vero concilio; tuttavia tentarono più volte di unirsi per discutere e stabilire alcuni punti di dottrina; ma ogni cosa tornò inutile, e dopo le più animale discussioni, non si potè conchiudere alcun punto d'accordo da seguirsi nelle credenze religiose. {14 [320]}

            F. Raccontateci la storia di qualche concilio degli eretici?

            P. Vi racconterò la storia di un concilio di protestanti, non ha gran tempo celebrato in Parigi. Il 9 settembre 1848 ebbe luogo un sinodo da molto tempo desiderato dai protestanti. Il pastore Monod afferma, che la Chiesa Riformata ha perduto i suoi due antichi caratteri: una organizzazione presbiteriana, ed una confessione veramente cristiana, ed esorta vivamente l'assemblea perchè voglia rivendicare questi due caratteri.

            Nel 12 dello stesso mese il pastore Coquerel protesta contro tutti gli atti del concilio, li dichiara nulli e di nessun effetto. Si tengono ancora parecchie, altre sedute, in cui uno dice, l’ altro disdice senza mai venire ad alcuna conclusione. E non poteva succedere altrimenti perchè nella religione protestante potendo ciascuno credere quel che vuole, e interpretare le cose come vuole, non si potrà giammai da loro stabilire alcuna unità di dottrina, di credenza, nemmeno alcuna regola di morale. Piuttosto dalla medesima confessione de' pastori protestanti conseguita che la Chiesa Riformata è priva {15 [321]} de' veri sacerdoti e di una regola di fede veramente cristiana.

            La ragione poi per cui i protestanti non hanno veri sacerdoti, sta qui: i veri sacerdoti di Gesù Cristo possono soltanto essere ordinati e consacrati dai Vescovi; ma Calvino e Lutero non essendo Vescovi, non hanno potuto comunicare il carattere sacerdotale, nè alcuna autorità spirituale ai loro successori.

            Di modo che i pastori ed i ministri protestanti non sono più sacerdoti; e se si radunano a concilio, fanno un'assemblea di laici; ma non potranno mai formare un' adunanza di sacerdoti, nè di parrochi, nè di Vescovi uniti al Vicario di Gesù Cristo, ai quali solamente fu detto: andate, insegnate; ite, docete[11] {16 [322]}

 

 

Trattenimento X. Autorità stabilita da Gesù Cristo nella Chiesa.

 

            F. Ci piace assai l’ istruzione dataci sulla gerarchia ecclesiastica e sui gradi che la compongono, come anche l’idea de' concilii, pel cui mezzo la Chiesa decide infallantemente intorno alle cose di religione: e ci avete già qualche volta accennato l'autorità che godono i sacri ministri nel loro posto: ma questa autorità fu loro data da Gesù Cristo?

            P. L'autorità che i ministri della Chiesa esercitano nel sacro ministero fu veramente loro data da Gesù Cristo. Questo nostro Divin Salvatore, pieno d'amore per noi, mentre ancor viveva tra gli uomini, ha più volte parlato dell' autorità che dava ai ministri della sua Chiesa. Quanto sono mai tenere le espressioni con cui egli, poco prima della sua Ascensione al cielo, mandava gli Apostoli a predicare la sua dottrina; andate, loro diceva, andate, predicate il mio Vangelo a tutti gli uomini, battezzandoli in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo insegnando loro tutto ciò che vi ho comandato. Chi crederà e riceverà il battesimo, {17 [323]} costui sarà salvo; chi non crederà sarà dannato.

            Ma poichè nell'ascoltare la predicazione del Vangelo, qualcuno avrebbe forse temuto che gli Apostoli o i loro successori fossero caduti in errore, tosto si offerì egli stesso garante, dicendo: Io sono con voi omnibus diebus tutti i giorni sino alla fine del mondo.

            Affinchè poi i popoli della terra ricevessero con rispetto e con venerazione le verità da loro predicate, disse: Chi ascolta voi, ascolta, me, e chi ascolta me, ascolta Iddio che mi ha mandato: colle quali parole egli ci vuole ammaestrare, che ascoltando le parole de' sacri ministri facciamo lo stesso che se ascoltassimo la voce del medesimo Iddio. Ala soggiunse poi: Guai a chi non vi ascolta, o vi disprezza: chi disprezza voi, disprezza me, chi disprezza me, disprezza Iddio che tisi ha mandato. Qui vos audit, me audit; qui vos spernit, me spernit.

            Questa divina missione, ossia questa autorità fa più volte confermata con detti e con fatti nel Vangelo e nelle lettere degli Apostoli. L' Apostolo S. Paolo, quel grande Apostolo, che ha tanto faticato, tanto sofferto perla Fede, diceva essere {18 [324]} la Chiesa a guisa di una gran colonna, fondamento di ogni verità, fuori di cui non si può trovare alcun principio nè fondamento di verità. Ma badate, egli dice ai cristiani, badate bene, che niuno v' inganni con parole fallaci: se vi fosse alcuno che si vantasse anche venuto dal cielo per insegnarvi una dottrina diversa da quella che noi, uniti a questa Chiesa, vi abbiamo insegnato, non credete, egli v' inganna; noi siamo da Dio mandati per insegnare la dottrina di Gesù Cristo, noi per discernere il giusto dall' ingiusto, la verità dalla menzogna. Non sapete che noi giudichiamo gli angeli stessi?

            Colle quali parole dimostra il potere grande che S. Paolo e gli altri Apostoli avevano ricevuto da Ilio, che li aveva stabiliti giudici non solamente degli uomini, ma degli angeli medesimi. Tralascio molti detti e molti fatti dello stesso S. Paolo e degli altri Apostoli a questo riguardo; ommetto pure quanto disse e fece S. Pietro come Capo della Chiesa; perciocchè tali cose sono ammesse dagli stessi eretici; voglio solo notarvi che di questa autorità si servirono fin da' primi tempi i Romani Pontefici per istabilire e decidere quelle cose che giudicavano bene {19 [325]} per le anime dei cristiani, come apparisce da moltissimi fatti della Storia Ecclesiastica. Uditane alcuni.

            S. Lino, immediato successore di S. Pietro nella Sede Pontificia, stabilì che le donne, in segno di modestia, andassero in chiesa col capo coperto. S. Clemente, discepolo di S. Pietro e terzo Papa dopo di lui, scrisse da Roma una lunga lettera ai cristiani che dimoravano nella città di Corinto, per sedare alcune discordie insorte tra loro; e que' fedeli si sottomisero al Capo della Chiesa, come docili figli si sottomettono al tenero loro padre. Tale autorità fu sempre esercitata in ogni tempo nella Chiesa.

            Ho voluto raccontarvi questi fatti della Chiesa primitiva a preferenza di moltissimi altri posteriori, perchè gli stessi eretici ammettono tali fatti, e convengono coi cattolici, che in quel tempo (nei tre primi secoli) la Chiesa Romana era l'unica vera Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Senza dubbio queste ragioni e questi fatti, uniti a quanto ci avete già detto, dimostrano aver Gesù Cristo stabilito gli Apostoli ed i loro successori giudici supremi nelle cose di Religione; desidererei {20 [326]} però di essere istruito in che cosa consista questa autorità?

            P. Questa loro autorità, ossia questo diritto dato da Gesù Cristo alla Chiesa consiste nell'autorità d'insegnamento, e nell'autorità di governo.

            F. Che cosa s'intende per autorità d'insegnamento?

            P. Per autorità d'insegnamento s'intende il potere che G. C. ha dato alla sua Chiesa di ammaestrare lutti i popoli della terra intorno alle verità da Dio rivelate e contenute nella Sacra Scrittura o nella tradizione della Chiesa.

            F. Chi non fosse destinato dalla Chiesa, potrebbe interpretare le Sacre Scritture e spiegarle ai popoli?

            P. Chi non è destinato dalla Chiesa non ha alcun diritto di mischiarsi nelle cose di religione, eccetto che andasse d'accordo coll'autorità Ecclesiastica; perchè Iddio affidò il deposito della religione alla sua Chiesa e non ad altri. Gesù Cristo disse chiaramente che ne' dubbi, nelle questioni, nelle difficoltà in fatto di religione dobbiamo andare alla Chiesa dic ecclesiae: La qual cosa da Gesù Cristo fino ai nostri giorni fu sempre praticata nella Santa Romana Chiesa. {21 [327]}

            F. Capisco quale sia l'autorità d'insegnamento data da Gesù Cristo alla Chiesa, ma l'autorità di governo in che cosa consiste?

            P. L'autorità di governo consiste nel potere dato da Gesù Cristo alla Chiesa di stabilire ed interpretare le leggi ecclesiastiche, di farle osservare, di regolare nella Chiesa il culto pubblico e stabilire le cose che si reputano necessarie al decoro della religione. Nella stessa maniera che un padre ha diritto di stabilire quelle cose che sono necessarie pel buon governo della famiglia; nella stessa maniera che un pastore può comandare che le sue pecore siano condotte al pascolo in luoghi determinati, fissare il tempo che giudica più opportuno pel pascolo; così il Papa, padre universale di tutti i fedeli cristiani, pastore supremo del gregge di Gesù Cristo, può stabilire quelle leggi, precetti, comandi e proibizioni che egli giudicherà necessarie pel buon governo della Chiesa e pel decoro della religione.

            F. Quando nascono contese riguardanti alla religione, non si potrebbe ricorrere ad altri fuori dell'autorità  della Chiesa?

            P. Quando nascono contese riguardanti alla religione, il buon Cattolico per accertarsi {22 [328]} della verità deve ricorrere alla Chiesa, ascoltarne le decisioni, e s sottomettersi con docilità, perchè egli è sicuro che ascoltando i pastori della Chiesa ascolta la voce di Dio: chi ascolta voi, ascolta me: Qui vos audit, me audit. Così praticarono i buoni cattolici di tutti i tempi.

            Sul fine del secondo secolo della Chiesa insorse grave questione sul giorno, in cui si dovesse celebrare la Pasqua; se nel giorno del plenilunio (luna piena) di marzo, oppure nella domenica immediatamente dopo questo plenilunio. La questione era divenuta seria a segno che parecchi Vescovi non andavano più d'accordosu tal punto di disciplina. La cosa fu deferita a S. Vittore Romano Pontefice; e appena egli decise, che la festa di Pasqua fosse celebrata nella domenica consecutiva al plenilunio di marzo, ogni dubbio fu sciolto, tutti i fedeli si sottomisero.

            I personaggi più grandi in ogni tempo riconobbero questa gran verità, nè vollero mai arrogarsi il diritto di giudicare nelle cose di religione. Valga per tutti l'esempio dell' Imperator Costantino. Gli eretici Ariani essendosi portati da questo monarca, affinchè riprovasse le decisioni di alcuni Vescovi Cattolici, «come volete {23 [329]} voi, con fermezza rispose, come volete voi, ch'io osi giudicare i ministri di quel Dio, da cui dovrò io stesso essere giudicato?» Sentenza degna di essere ripetuta e praticata da ogni buon cristiano.

            F. Come dovrebbe regolarsi un buon cattolico qualora alcuno cercasse indurlo a fare qualche cosa proibita dalla Chiesa e contraria alla nostra santa religione?

            P. Qualora vi fosse alcuno il quale volesse obbligarlo a qualche cosa contraria alla nostra santa religione, un buon cattolico non dovrebbe farla, e dovrebbe rispondere come risposero gli Apostoli piuttosto ubbidire a Dio che agli uomini.

            F. Come dobbiamo diportarci con quelli che ricusano di sottomettersi ai giudizi della Chiesa

            P. Dobbiamo fuggire con grande orrore la loro dottrina, starne lontani, nè contrarre con loro alcuna famigliarità: pregare il Signore Iddio che usi loro misericordia e li illumini colla sua grazia; ma, finchè non sono ravveduti, dobbiamo seguire l'avviso del Salvatore, che dice nel Vangelo: fuggi chi non ascolta la Chiesa, come fuggiresti un gentile ed un pubblicano: si Eclesiam non audierit, sit tibi sicut ethnicus et publicanus. {24 [330]}

            F. Non è meglio trattare famigliarmente questi cattivi cristiani per provarci a convertirli?

            P. No certamente, la vostra inesperta età, il poco studio da voi fatto; e per altra parte l'astuzia, la malizia raffinata che usano i nemici della religione, tutto persuade a troncare con loro ogni famigliarità e starvene lontani. Perchè colui, il quale frequenta compagni perversi, senza che se ne accorga, diventerà egli pare perverso. Per questo motivo Gesù Cristo nel Vangelo ci comanda di fuggire quelli, che non ubbidiscono alla Chiesa. Così ci comanda Gesù Cristo nel Vangelo, così ha sempre praticato la Chiesa Cattolica, e lo stesso S. Paolo ce ne diede luminoso esempio: affinchè non fosse recato danno agli altri fedeli, egli separò dalla Chiesa un giovane della città di Corinto, perchè aveva commesso un grave peccato, e non dava alcun segno di volersi emendare. E quel giovane non fu ricevuto in seno alla Chiesa, vale a dire, si tenne scomunicato, finchè non diede segni di sincero pentimento; in seguito a cui il medesimo S. Paolo cori espressioni di gioia comandò che fosse nuovamente ricevuto nella Chiesa di Gesù Cristo. {25 [331]}

            F. Quelli che non si sottomettono alle leggi della Chiesa fanno molto male?

            P. I cristiani che non si sottomettono alle leggi della Chiesa, fanno un peccato gravissimo, e secondo le parole di Gesù Cristo non appartengono più ai veri cristiani, e debbono esser trattati come quelli che nemmeno hanno ricevuto il battesimo. Sicut ethnicuset publicanus.

 

 

Trattenimento XI. Visibilità della Chiesa di Gesù Cristo.

 

            P. Il nostro divin Salvatore, venuto dal Cielo in terra per salvare tutti gli uomini, fondò la sua Chiesa a guisa d'un grande edifizio, in cui potessero avere ricovero e salvezza gli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi; e siccome egli assicurò che le porte dell'inferno non avrebbero mai potuto atterrare questo grande edifizio, ne segue che esso doveva e deve essere in ogni tempo conoscibile, e in ogni tempo visibile, perchè doveva in ogni tempo essere la salvezza degli uomini.

            F. Che cosa vogliono dire queste parole conoscibile e visibile?

            P. La Chiesa di Gesù Cristo deve essere {26 [332]} conoscibile, vale a dire, presentare chiaramente, e in ogni tempo i caratteri della divinità per modo che una persona, anche idiota e volgare, la possa conoscere e distinguere da qualsiasi società posta fuori della Chiesa di Gesù Cristo. Questo grande edifizio, fondato da Gesù Cristo, deve essere visibile; cioè la vera Chiesa deve sempre insegnare la sua dottrina, amministrare i Sacramenti, esercitare le pratiche della religione, usare della sua autorità in modo, che gli uomini possano se il vogliono, conoscere ciò ch'essa insegna, ricevere i suoi Sacramenti, aver parte alle sue sacre cerimonie, essere da lei governati. e per dirlo con altri termini: essa è visibile nel suo insegnamento, nel suo culto, nel governo delle anime, nell'autorità de' suoi Pastori, specialmente dal Sommo Pontefice, lasciato da Gesù Cristo a governarla visibilmente qui in terra.

            F. Si dice nel Vangelo che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?

            P. Nel Vangelo la Chiesa è paragonata a,cose tutte visibili. Gesù la paragona ad un GRANDE EDIFIZIO, di cui S. Pietro è pietra fondamentale; la paragona ad una MONTAGNA, ad un REGNO, ad un CAMPO, ad {27 [333]} una VIGNA, ad un' AIA, ad un OVILE, cose tutte visibilissime: e che cesserebbero di esistere qualora non fossero più visibili.

            F. Gli eretici credono forse che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile?

            P. Sì; gli eretici, e particolarmente i protestanti d' oggidì convengono che la Chiesa di Gesù Cristo deve essere visibile.

            F. Credono i protestanti che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?

            P. Anche su questo convengono i protestanti.

            F. E da' quali argomenti si prova che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile?

            P. Che la Chiesa Romana sia sempre stata visibile, si prova da questo che ebbe sempre un magistero visibile e conosciuto da tutto il mondo nel suo Capo e supremo Pastore, cioè nei Papi, i quali con successione non mai interrotta, dal primo fino all'attuale Pio Papa IX, la governarono, e nei Vescovi in comunione col medesimo Capo, sparsi per tutta la terra a reggerne le tante Diocesi; ebbe sempre lo stesso simbolo Apostolico, cioè la stessa professione di lede comune per ogni dove a tutti i suoi membri; sempre ebbe gli {28 [334]} stessi Sacramenti di continuo ed ogni dì amministrati; sempre lo stesso culto praticato dalla moltitudine immensa de' suoi seguaci.

            F. Pretendono i protestanti che la loro Chiesa sia pure sempre stata visibile?

            P. Dicono di si.

            F. Possono provarlo?

            P. Pretendono di provarlo, ma nel mondo più ridicolo.

            F. Come pretendono di provarlo?

            P. Alcuni dimostrano che la loro Chiesa è visibile tino a Calvino e Lutero, altri poi dicono che si può provare visibile lino a Pietro Valdo, fondatore della setta dei Valdesi.

            F. Quando cominciò Lutero a predicare la sua dottrina?

            P. Lutero cominciò a predicare la sua dottrina nel 1517.

            F. Quando cominciò Calvino?

            P. Calvino cominciò nel 4 537, vent'anni dopo Lutero.

            F. E Pietre Valdo quando cominciò?

            P. Pietro Valdo cominciò verso il 1160.

            F. Prima di tal tempo la Chiesa di questi eretici non era visibile?

            P. Prima dell'esistenza de' loro fondatori le Chiese degli eretici non erano visibili, {29 [335]} perchè non esistevano, e se vogliono far risalire la loro visibilità nei tempi anteriori, sono costretti ad unirsi colla Chiesa Romana, o camminare nelle tenebre.

            F. Ma corpo di bacco! I protestanti credono che la Chiesa di Gesù Cristo debba essere visibile, che la Chiesa Romana fu in ogni tempo visibile; essi poi non possono provare la loro visibilità fino a Gesù Cristo: perchè dunque non fanno ritorno alla vera Chiesa di Gesù Cristo? 0 che sono pazzi, o che sono ben ignoranti.

            P. Debbo anch'io confessarvi che il maggior numero de' protestanti e de' Valdesi vivono nell'ignoranza di questa verità fondamentale. Però ai nostri tempi, che i protestanti tendono pure all'istruzione, facendo essi formale dimanda a' proprii ministri dove esistesse la Chiesa riformata prima de' loro fondatori, non poterono ottenere una soddisfacente risposta: ond'è che molti protestanti e valdesi ed anglicani entrarono nuovamente nella Santa Romana Chiesa, da cui i loro antenati si allontanarono. I ministri e dottori protestanti, non sapendo come cavarsi da questa difficoltà, s'immaginarono due {30 [336]} ragioni, a dir vero meschinissime, colle quali si pensano di poter appagare quelli che dimandano ove fosse la loro Chiesa prima de' fondatori di essa.

            F. Sentiamo quali sono queste due ragioni.

            P. Dicono parecchi ministri, che la loro Chiesa dal quarto secolo fino ai loro fondatori si conservò in alcuni pochi, i quali nel loro cuore, senza darsi a conoscere all'esterno, conservarono quella dottrina maravigliosa che più tardi Pietro Valdo, Calvino e Lutero intrapresero a predicare.

            Altri ministri protestanti, scorgendo ridicola tale asserzione. dissero apertamente, che fu per mille anni invisibile, e che tornò visibile quando i nuovi riformatori si posero a predicare il protestantesimo.

            F. Ali paiono assai deboli queste ragioni per un argomento di tanta importanza. Ma almeno di questi alcuni, che per mille anni conservarono nel loro cuore la Chiesa di Gesù Cristo, se ne sa la patria, nascita, nome, cognome in modo che si dimostri essere stato uno successore dell'altro, conservando la medesima fede, la medesima legge, i medesimi, Sacramenti

            P. Nissuna di queste cose: e noi sfidiamo {31 [337]} tutti i Calvinisti, Luterani, Valdesi, e lutti insieme i promotori del protestantesimo, ad accennarci UN UOMO SOLO il quale parta da qualcuno dei protestanti, e dimostri i suoi antecessori da S. Silvestro lino ai Riformatori: la discendenza d' UN UOMO SOLO, nella cui persona siansi conservati i Sacramenti, il governo della Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Neppur uno...... neppur uno.... è un argomento forte..... e dovrebbe mettere in mala fede tutti i protestanti. Ala non pare che abbiano qualche ragionevolezza i protestanti, quando dicono essersi la loro Chiesa conservata in una scelta di uomini pii, i quali conservarono circa mille anni la dottrina di G. C, nel loro cuore, e la manifestarono poi a Pietro Valdo, a Lutero a Calvino, e come tale la insegnarono?

            P. Cominciamo per dire che non si può citare neppure un autore, il quale asserisca essere esistita una società prima de' mentovati eresiarchi. la quale abbia professata la medesima loro dottrina. Movono poi a compassione i protestanti quando dicono, che in quei mille anni si trovarono persone le quali nutrivano i sentimenti di Calvino e di Lutero, ma che {32 [338]} non osarono mai professarli pubblicamente.

            Poveri protestanti! Rimandiamo il nome, patria, azioni, successione non interrotta di costoro, e noi sanno. Vorranno forse ammettere che abbiano composto la Chiesa di Gesù Cristo uomini che nelle loro azioni professavano una credenza diversa da quella che avevano in cuore? Non sarebbero costoro veri ipocriti e traditori della propria religione[12]?

            F. Io penso di sì, e credo che se si trovassero qui protestanti, rinuncierebbero tutti ai loro errori per farsi cattolici. La prima ragione mi pare bene sviluppata, non ci trovo nulla a ridire; vediamo ora la ragione di quelli che asseriscono la Chiesa di Gesù Cristo essere stata per molti secoli invisibile[13]. {33 [339]}

            P. Questo modo di ragionare è un tagliare il nodo senza disfarlo, vale a dire, fuggire la difficoltà senza dare risposta. Se i protestanti e gli stessi Valdesi convengono che la Chiesa di Gesù Cristo deve essere visibile per accogliere "in ogni tempo quelli che nel santo suo grembo volessero ricoverarsi; se convengono che la Chiesa Romana sia stata in ogni tempo visibile, se non si può dimostrare che abbia insegnata cosa contraria a quanto insegnò Gesù Cristo, a quanto insegnarono gli Apostoli; se finalmente i protestanti non sanno dirci dove sia esistita la loro Chiesa per mille anni; quali conseguenze dedurreste voi?

            F. La conseguenza è chiarissima: la Chiesa Romana è la vera Chiesa di Gesù Cristo, non così quella dei protestanti. Ma come rispondere a que' protestanti, che dicono potersi dare che la loro Chiesa sia stata per mille anni invisibile?

            P. Que' protestanti che dicono ciò, sono lontanissimi dalla verità, e seguono uno de' più madornali errori. Perchè, ripetiamolo, la Chiesa di Gesù Cristo è simile ad un grande edilizio, ad un' alta montagna, ad un campo, ad un' aia, ad una vigna, cose tutte sempre visibilissime, {34 [340]}

            Gesù Cristo sarebbe stato un falso profeta; perchè se la sua Chiesa fosse stata qualche tempo invisibile, le porte dell'inferno l’ avrebbero vinta. Sarebbe pure stato un cattivo architetto, perchè non avrebbe fondata la sua Chiesa sopra una pietra ferma e soda, ma sull'arena, come quell' architetto insensato, di cui parlasi nel Vangelo. (Matt. 7, 27.)

            Gesù Cristo fondò la sua Chiesa. perchè potesse procacciare salute a tutti gli uomini; ma come possono venire ad essa se sta nascosta?

            Se la Chiesa non fosse stata costantemente visibile, i cristiani non avrebbero potuto soddisfare al Comandamento di G. C., il quale ci ordina di portare le nostre questioni alla Chiesa ed ascoltarne le decisioni. Gesù Cristo comandò agli Apostoli ed a' loro successori di istruire e battezzare tutte le nazioni. Ora queste non potrebbero essere istruite e battezzate che per mezzo d'un ministero pubblico e visibile, quale in ogni tempo si è nella Chiesa Romana conservato e praticato.

            F. Quante ragioni! lo non so che cosa si possa mai dire contro la visibilità della Chiesa di Gesù Cristo. {35 [341]}

            P. Queste ragioni sono di gran peso, e formano un novello argomento di divinità a favore della Chiesa Romana. Imperocchè fra le società cristiane essendosi essa sola mostrata in ogni tempo visibile, in ogni tempo conservatrice fedele della dottrina di Gesù Cristo, forza è conchiudere ch'essa sola è la vera Chiesa di Gesù Cristo.

            F. A quale cosa si può paragonare la Chiesa Romana?

            P. La Chiesa Cattolica Romana si può paragonare ad un grande edifizio costrutto sopra sodissime fondamenta, contro di cui tornano inutili il soffiare dei venti, l'urto delle tempeste, la fierezza delle burrasche, ogni colpo di macchina, ogni stratagemma umano. Edifizio da oltre mille ottocent'anni combattuto coi più gagliardi colpi; ma che mostrasi sempre visibile, sempre bello, sempre grande e maestoso, quale si conviene ad un'opera fondata da un architetto onnipotente, da Gesù Cristo. Tu es Petrus, et super hanc petram; aedificabo Ecclesiam meam.

            F. A quale cosa si può paragonare la visibilità delle chiese degli eretici?

            P. Le chiese degli eretici si possono paragonare ad un edifizio mal fondato, e {36 [342]} mal costrutto. Ora ne cade una parte, ora un' altra. Talora è tutto atterrato, e non si vede più. Si tenia ricostruirlo; ma ad ogni soffiar di vento si sfascia e rovina, schiacciando quanti entro dimorano.

            Di fatti le Chiese degli eretici, altre più, altre meno, andarono mai sempre,e vanno spesso cangiando governo e dottrina: una setta distrugge le fondamenta dell'altra, perchè di credenze opposte; nella medesima setta si credono articoli fondamentali da taluno, che da un altro della medesima setta sono negati: quindi, cadendo di errore in errore, si sfasciano, distruggendosi in esse ogni elemento di verità: quindi in una tremenda certezza di trovarsi allatto separati dalla Chiesa di Gesù Cristo, fuori di cui niuno può salvarsi.

 

 

Trattenimento XII. Capo risibile della Chiesa di Gesù Cristo.

 

            P. Vi ho più volte parlato dei caratteri che ci fanno evidentemente conoscere la Chiesa Cattolica Romana essere la Chiesa di Gesù Cristo, Chiesa in ogni tempo visibile nel suo governo, nella sua dottrina, {37 [343]} ne' suoi Sacramenti, visibile in un' immensa moltitudine de' suoi membri, i quali o collo spargimento del proprio sangue, ó colla pratica delle più sublimi virtù in ogni tempo la illustrarono.

            Un altro argomento, miei teneri figli, conferma incontrastabilmente la stessa verità, voglio dire il capo stabilito da Dio, che si mostrò in ogni tempo visibile custode della dottrina, visibile conservatore del governo della sua Chiesa.

            F. Il capo della Chiesa non è Dio stesso che la governa?

            P. Il capo invisibile della Chiesa è Gesù Cristo, il quale prima di partire da questo mondo disse a' suoi discepoli ed a' loro successori: ecco io sono con voi tino alla fine del mondo.; ecce ego vobiscum sum usque ad consummationem saeculi.

            Ma nell'atto ch'egli andava al cielo ad essere coronato Re della gloria nella Chiesa trionfante, deputava S. Pietro a capo della Chiesa militante sopra la terra. Siccome S. Pietro era uomo, e come tale doveva morire, era necessario che altri gli succedessero nel governo della Chiesa.

            F. Adagio, adagio, qui ho a dimandar tante cose. Per governare la Chiesa {38 [344]} non potrebbe bastare l'assistenza che Iddio le, presta dal Cielo?

            P. Il modo con cui Iddio stabilì la sua Chiesa, fa che sia di tutta necessità un capo visibile. La Chiesa di Gesù Cristo è rassomigliala nel Vangelo ad una gran famiglia, che deve in ogni tempo accogliere chiunque voglia farsi membro di lei: potrebbe reggersi una tale famiglia senza un capo che la governi?

            Inoltre la Chiesa di Gesù Cristo ì UNA, e senza capo i suoi membri si dividerebbero in altrettante diverse famiglie, come inno i protestanti.

            La Chiesa di Gesù Cristo è SANTA, ma come mai i fedeli sparsi nelle varie parti del mondo potrebbero conoscere questa santità senza un capo visibile che a nome di Dio, assistito da Dio, distingua la verità dall'errore, il giusto dall'ingiusto?

            La Chiesa di Gesù Cristo è CATTOLICA, ossia universale: ma come potranno i fedeli di tutto il mondo concorrere ad un centro per conservare la medesima fede, la medesima dottrina, e riconoscere i veri Sacramenti istituiti da Gesù Cristo, se manca un capo, un maestro che ne gli renda sicuri?

            La Chiesa è APOSTOLICA; ma come conoscere {39 [345]} che sia realmente tale, senza un capo che si mostri successore degli Apostoli, e conservatore delle verità da loro tramandate alla Chiesa?

            F. Queste ragioni mi paiono certamente buone, e non ho dubbio alcuno che Gesù Cristo abbia stabilito S. Pietro capo della Chiesa, a cui era di tutta necessità che altri succedessero per governare la Chiesa; ma i Protestanti non potrebbero dire, che dopo S. Pietro, essendo il Vangelo predicato e conosciuto, non facesse più bisogno di alcun capo per la Chiesa?

            P. Questo appunto dicono i protestanti. Ma le ragioni suddette fanno abbastanza conoscere, che la Chiesa non doveva finire con Pietro, e che morto lui sarebbe succeduto un altro nel governo della Chiesa. Siccome il regno non è fatto pel Monarca, ma si fa il Monarca perchè governi il regno, e finchè durerà il regno, sempre vi sarà chi lo governi, chè altrimenti rovinerebbe; così non essendo la Chiesa fondata pel Papa, ma il Papa stabilito per governare la Chiesa, ne segue, che lino a tanto che ci sarà Chiesa, deve esservi il suo capo, il Papa. {40 [346]}

            F. Caro padre, voi parlate troppo alto, ed io non capisco più.

            P. Ali spiegherò: una famiglia è fatta perchè governi il capo di casa, oppure il capo di casa è fatto perchè governi la famiglia?

            F. Senza dubbio il capo di casa è fatto per governare la famiglia.

            P. Fino a quando ci deve essere un capo che governi la famiglia?

            F. Finchè durerà la famiglia, ci deve essere un capo che la diriga.

            P. Altrimenti?

            F. Altrimenti tutta la famiglia va in disordine.

            P. E morto il capo di casa?

            F. Morto il capo di casa, se ne deve subito eleggere un altro, che gli succeda nel governo` della famiglia.

            P. Supponete una famiglia che debba durare sino alla cine del mondo, come potrà conservarsi?

            F. Questa famiglia potrà conservarsi, purchè abbia sempre un buon capo che la governi.

            P. Comprendete chi sia questa famiglia, e chi sia il suo capo?

            F. Basta, basta, ho capito. Questa gran famiglia è la Chiesa, questo capo è il {41 [347]} Romano Pontefice. Vorrei però una risposta per dare a quelli che mi dimandano, se il regnante Pio IX è proprio successore di S. Pietro

            P. Questa. verità fondamentale di nostra santa religione ve l'ho già fatta conoscere, quando vi parlai dell'apostolicità della Chiesa Romana, quando appunto vi osservava esistere una successione di Pontefici non mai interrotta da S. Pietro, fino a Pio IX. Tutte le storie ecclesiastiche, e gli stessi eretici convengono intorno a questa maravigliosa successione di pastori nella Chiesa Romana.

            F Sono persuaso di quanto voi dite; ciò nonostante amerei ancora sentire il parere de' Santi Padri riguardo a questa supremazia del Romano Pontefice; di quei Santi che tanto hanno studiato le cose di nostra religione.

            P. Troppo sarebbe il riferirli tutti. Valgavi il parere di alcuni. S. Irineo, che visse nel secondo secolo, dice espressamente: La Chiesa di Roma è la principale, e bisogna che tutte le altre siano a lei unite. (Lib. 3, cap. 3.)

            S. Cipriano nel terzo secolo dice: chi non ha la Chiesa per madre, non può avere Iddio per padre: non havvi che un {42 [348]} Dio ed un Gesù Cristo, e non havvi che una sola fede ed una cattedra fondata sopra S. Pietro per la parola dello stesso Signore. (Lib. 1, cap. 8.)

            S. Agostino sul finire del quarto secolo, fra le cose che gli facevano conoscere la Chiesa di Gesù Cristo, adduce la serie de' Papi nella Chiesa Cattolica non mai interrotta da S. Pietro sino a' suoi tempi, e poi continua così chiunque si separa dalla Chiesa Cattolica, sia pur buona la vita di lui, non possederà mai la vita eterna, ma la collera di Dio verrà sopra di lui pel solo delitto di essere separato dall'unità di Gesù Cristo.

            Sono tenerissime le parole del gran dottore della Chiesa S. Girolamo. Egli, per timore di essere ingannato dagli eretici dei suoi tempi, scrisse una lettera a S. Damaso Sommo Pontefice. «Io, egli dice, io mi attacco alla vostra cattedra, la quale è quella di S. Pietro. Io so che la Chiesa è fondata sopra questa pietra. Chiunque non mangia l'agnello in questa casa, fa un sacrifizio profano. Chi non fu nell'arca di Noè, perì nel diluvio; chi non è in questa Chiesa, perirà eternamente. Io non conosco Vitale, io ignoro Paolino, {43 [349]} Melezio mi è ignoto (sono nomi di antichi eretici). CHIUNQUE NON CON VOI, È CONTRO A GESÙ CRISTO. Chiunque non raccoglie con voi, egli non fa che sperdere. »

            F. Basta, basta: portate tanti testi che sembrate un teologo. Con tali autorità, chi può dubitare che i Santi Padri abbiano costantemente creduto essere il Papa capo visibile della Chiesa di Gesù Cristo? Ci avete però una volta detto, che i concilii ecumenici sono infallibili, perchè rappresentano la Chiesa universale: questi concilii dissero qualche cosa intorno all'autorità del Romano Pontefice?

            P. Le decisioni de' concilii sono infallibili, come vi ho dimostrato in altro tratenimento.

            Ora sappiate che tutti i concilii ecumenici legittimamente convocati hanno sempre riconosciuto il papa per capo visibile della Chiesa.

            Primo concilio, che si suole annoverare tra gli ecumenici, è quello tenuto nella città di Nicea, perciò detto Niceno, celebrato nel 325 contro l'eresia degli Ariani, i quali cagionavano gravi turbolenze nella Chiesa. V'intervennero dall'Europa, {44 [350]} dall'Asia e dall' Africa 318 Vescovi presieduti dai Legati del Papa S. Silvestro.

            In quella veneranda assemblea, parlando del Romano Pontefice. que' Santi Prelati si esprimono così: Quegli che tiene la sede di Roma, è il primo in quel modo stesso, che lo fu S. Pietro, cui venne data da Gesù Cristo la pienezza della potestà, avendolo costituito suo vicario qui in terra. La Chiesa Romana fu sempre riputata la prima di tutte le Chiese, e così continui: Romana Ecclesia semper primatum habuit, mosque perduret. (Canone 6.)

            La santità la dottrina de' padri di questo concilio, quasi tutti confessori della fede, parecchi dei quali mostravano nei loro corpi le gloriose cicatrici riportate nelle precedenti persecuzioni, fecero avere questo concilio in tanta venerazione in tutta l'antichità, che gli stessi protestanti l'hanno sempre approvato.

            F. Oh! se i protestanti ammettono questo concilio, che riconosce il Papa capo della Chiesa, perchè non vogliono riconoscere l'autorità del Papa di oggidì?

            P. Questa è una delle molte contraddizioni de' protestanti. {45 [351]}

            F. Forse i protestanti non vogliono riconoscere il Papa perchè gli altri concilii non lo riconobbero più per capo della Chiesa?

            P. Anzi dopo il concilio Niceno, quasi in ogni secolo furono celebrati altri concilii ecumenici, e lutti unanimi proclamarono il Papa capo della Chiesa. Romana Ecclesia semper primatum habuit, mosque perduret.

            Se queste luminose verità di nostra S. Religione fossero un po' più conosciute, certamente molti cattolici mostrerebbero maggior rispetto e venerazione per l'autorità della Santa Romana Chiesa;

            Autorità fondata dal medesimo Gesù Cristo, data a S. Pietro ed a' suoi successori, i quali l'uno all'altro succedendo, costantemente, la esercitarono;

            Autorità attestata e venerata dai più dotti e piu santi personaggi che vissero dal principio della Chiesa di Gesù Cristo fino ai nostri giorni;

            Autorità proclamata in tutti i concilii ecumenici, e possiamo dire in tutti i concilii particolari che in ogni tempo nella Chiesa di Gesù Cristo si celebrarono;

            Autorità che gli stessi protestanti di buona fede l'hanno riconosciuta, e per {46 [352]} cui un gran numero si risolvettero di abbandonare i loro errori per fare ritorno alla Chiesa Cattolica. È questa una verità da migliaia di fatti comprovata a' giorni nostri.

            F. Quanto mai sono contento di quanto ci avete detto intorno all'autorità della Chiesa di Gesù Cristo; vi assicuro che tanto io, quanto i miei fratelli avremo sempre in grandissima venerazione l'autorità della Romana Chiesa, considerandola qual Maestra infallibile della verità, cui, chiunque si opponga, cade nell'errore, e, se non si ravvede, miseramente si perde.

            Voglio anche pregare il Signore Iddio onde si degni di illuminare tutti gli eretici del mondo, affinchè tacciano ritorno all'ovile di Gesù Cristo, da cui un tempo si dipartirono.

 

Con approv. della Rev. Arciv. {47 [353]} {48 [354]}

 

 

Trattenimento XIII. Il Maomettismo.

 

            P. Senza dubbio per un cattolico non havvi scienza più importante di quella che lo istruisce nella propria religione. Scienza importante, e nello stesso tempo consolantissima, perchè ha fondamenti così certi e chiari che sotto a tutti i rapporti ci fanno ravvisare il concorso dell'Onnipotenza Divina. Questa Religione di Gesù Cristo, che unicamente conservasi nella Chiesa Cattolica Romana, secondo le parole del medesimo Salvatore, doveva essere in ogni maniera perseguitata, ma non mai vinta. In ogni tempo, in mezzo alle più sanguinose persecuzioni, sarebbesi conservata quale immobile colonna, sempre gloriosa, sempre visibile, sempre vittoriosa, senza mai usare altre armi che quelle della carità e della pazienza. Questa sua invariabilità conservata da' tempi di Gesù Cristo fino a noi, non può ad altro attribuirsi che all'Onnipotenza Divina.

            Stabiliti così i fondamenti della nostra Santa Cattolica Religione, voglio trattenervi alquanto sopra alcuni curiosi avvenimenti: voglio dire sopra quelle Religioni {49 [355]} che erano unite alla Chiesa Cattolica, e che un tempo si separarono.

            F. Benissimo, benissimo. Questo appunto desidero da lungo tempo. Quali sono queste religioni che un tempo si separarono dalla Chiesa Cattolica?

            P. Prima di parlarvi delle religioni che un tempo si separarono dalla Chiesa Cattolica Romana, voglio notarvi che le religioni che non hanno i caratteri della divinità, e che noi chiamiamo false religioni, si possono ridurre all'Ebraismo, all'Idolatria, al Maomettismo, e alle Sette Cristiane professate dai Greci Scismatici, Valdesi, Anglicani e Protestanti.

            Dell'Idolatria credo non occorra parlarvene, perchè ai nostri giorni, ad eccezione di pochissimi paesi in cui non potè ancora penetrare la luce del Vangelo, non esiste più.

            Dell'Ebraismo parmi già di avervi parlato abbastanza nella prima parte di questi nostri trattenimenti.

            Se vi piace, io vi parlerò delle altre cominciando dal Maomettismo.

            F. Sì, sì, cominciate per dirci che cosa s'intenda per Maomettismo?

            P. Per Maomettismo s'intende una raccolta di massime ricavate da varie religioni, {50 [356]} le quali praticate giungono a distruggere ogni principio di moralità.

            F. In quali paesi professasi questo Maomettismo?

            P. Il Maomettismo si professa in una gran parte dell'Asia, ed anche in una parte dell'Affrica.

            F. Il Maomettismo da chi ebbe principio?

            P. Il Maomettismo ebbe principio da Maometto.

            F. Oh! di questo Maometto abbiamo tanto piacere di sentire a parlare: diteci lutto quello che sapete di lui.

            P. Troppo lungo sarebbe il riferirvi tutto quello che le storie raccontano di questo famoso impostore: lo procurerò soltanto di farvi conoscere chi egli fosse, e come abbia fondata la sua Religione.

            Nacque Maometto da povera famiglia, di padre gentile e di madre ebrea, l'anno 570, nella Mecca, città dell'Arabia. poco distante dal Mar Rosso. Vago di gloria e desideroso di migliorare la sua condizione andò vagando per più paesi, e riuscì a farsi agente di una vedova mercantessa di Damasco, che poscia lo sposò. Egli era così astuto che seppe approfittare delle sue infermità e della sua ignoranza {51 [357]} per fondare una religione. Patendo di epilessia, male caduco, affermava che quelle sue frequenti cadute erano altrettanti rapimenti a tener colloquio coll'Angelo Gabriele.

            F. Che impostore, ingannar la gente in questa maniera! Avrà egli pure tentato di operar miracoli in conferma della sua predicazione?

            P. Maometto non poteva fare alcun miracolo in conferma della sua religione, perchè non era mandato da Dio. Dio solo è autore dei miracoli. Siccome però vantavasi superiore a Gesù Cristo, subito gli si chiese che al par di lui facesse miracoli. Egli alteramente rispondeva che i miracoli erano stati operati da Gesù Cristo, e che egli era suscitato da Dio a ristabilire la religione colla forza.

            Con tutto ciò vantavasi di averne operato uno, e diceva che, essendo caduto un pezzo della luna nella sua manica, egli aveva saputo racconciarla; in memoria di questo ridicolo miracolo i Maomettani presero per divisa la mezza luna.

            Voi ridete, o miei figli, e ben con ragione, perciocchè un uomo di simil fatta doveva piuttosto considerarsi qual ciarlatano, non già predicatore di una nuova {52 [358]} religione. Appunto per questo si sparse la fama che egli era un impostore, e come perturbatore della pubblica tranquillità, i suoi concittadini volevano imprigionarlo e porlo a morte. Pel che egli prese la fuga, e ritirossi nella città di Medina con alcuni libertini che l'aiutarono a rendersene padrone[14].

            F. In che cosa propriamente consiste la religione di Maometto?

            P. La religione di Maometto consiste in un mostruoso mescolamento di giudaismo, di paganesimo e di cristianesimo. Il libro della legge Maomettana è detto Alcorano, ossia libro per eccellenza. Questa religione dicesi anche Turca perchè è molto diffusa nella Turchia; Musulmana da Musul, nome che i Maomettani danno al direttore della preghiera; Islamismo, dal nome di alcuni suoi riformatori; ma è sempre la medesima religione fondata da;Maometto.

            F. Perchè Maometto fece quel mescolamento di varie religioni?

            P. Perchè i popoli dell'Arabia essendo {53 [359]} parte Giudei, parte Cristiani, ed altri Pagani, egli, per indurli tutti a seguirlo, prese una parte della religione da loro professata. e trascelse specialmente quei punti che possono maggiormente favorire i piaceri sensuali.

            F. Bisognava proprio che Maometto fosse un uomo dotto?

            P. Niente affatto, sapeva nemmeno scrivere; e per comporre il suo Alcorano fu aiutato da un Ebreo e da un monaco apostata. Parlando di cose contenute nella Storia Sacra confonde un fatto coll'altro; per esempio, attribuisce a Maria, sorella di Mosè, più fatti che riguardano Maria, madre di Gesù Cristo, con moltissimi altri spropositi.

            F. Questa mi par bella: se Maometto era ignorante, nè fece alcun miracolo, come potè propagare la sua religione.

            P. Maometto propagò la sua religione, non con miracoli o colla persuasione delle parole, bensì colla forza delle armi. Religione che, favorendo ogni sorta di libertinaggio, in breve tempo fece diventar Maometto capo di una formidabile truppa di briganti. Insieme con costoro scorreva i paesi dell'Oriente guadagnandosi i popoli, non coll'insinuare la verità, non con miracoli {54 [360]} o con profezie; ma per unico argomento egli innalzava la spada sul capo dei vinti gridando: o credere o morire.

            F. Canaglia, sono questi gli argomenti da usarsi per convertire la gente? Senza dubbio, essendo Maometto tanto ignorante, avrà disseminato nell'Alcorano molti errori?

            P. L'Alcorano si può dire una serie di errori i più madornali contro la morale e contro il culto del vero Dio. Per esempio, scusa dal peccato chi nega Dio per timore della morte; permette la vendetta; assicura a' suoi seguaci un paradiso, ma pieno di soli piaceri terreni. Insomma la dottrina di questo falso profeta permette cose tanto oscene, che l’ animo cristiano ha orrore di nominare.

            F. Che differenza passa tra la Chiesa Cristiana e la Maomettana?

            P. La differenza è grandissima. Maometto fondò la sua religione colla violenza e colle armi: Gesù Cristo fondò la sua Chiesa con parole di pace, servendosi de' poveri suoi discepoli. Maometto fomentava le passioni, Gesù Cristo comandava la negazione di sè stesso. Maometto non fece alcun miracolo, Gesù Cristo ne operò senza numero in pieno giorno ed {55 [361]} in presenza d'innumerevole moltitudine. Le dottrine di Maometto sono ridicole, immorali e corrompitrici: quelle di Gesti Cristo sono auguste, sublimi e purissime. In Maometto non si compì veruna profezia; in Gesù Cristo tutte. Insomma, la Religione Cristiana, in certa maniera, rende l'uomo felice in questo mondo per sollevarlo poi ai godimenti del cielo; Maometto degrada ed avvilisce la natura umana, e riponendo ogni felicità nei sensuali piaceri, riduce l'uomo al grado degli animali immondi.

 

 

Trattenimento XIV. Scisma dei Greci.

 

            F. Sovente sentiamo a parlare di scisma dei Greci, Chiesa Greca: io ne capisco poco, ed i miei fratelli ne capiscono pochissimo. Ci fareste cosa gratissima se ci raccontaste la storia di questo scisma.

            P. Stantechè questa è la prima volta che udite a parlare di scisma, giudico bene il dirvi che cosa significhi questa parola. Scisma vuol dire separazione, e quando diciamo scisma dei Greci, Chiesa Greca scismatica, s'intende la separazione di una parte dei Greci dalla Chiesa Cattolica. {56 [362]}

            F. Volete dire che non tutti i Greci sono scismatici?

            P. No, miei figli, una considerevole parte dei popoli della Grecia sono uniti alla Chiesa Romana, quindi appartengono alla vera Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Da che cosa ebbe origine questo scisma?

            P. Questo scisma, ossia separazione di una parte della Grecia dalla Chiesa Cattolica, si attribuisce alla superbia di un Patriarca di Costantinopoli di nome Fozio. Fin dal secolo quinto, quando Costantinopoli era divenuta capitale del Romano Impero, di quando in quando gl'Imperatori stimolavano i Vescovi di quella città a costituirsi capi della Chiesa: il che essendo un ribellarsi alla Chiesa Cattolica Romana, non mai vi fu chi abbia osato di farlo apertamente.

            Vi voleva un Fozio, quel Fozio di cui vi ho sopra parlato. Costui (nel secolo nono) era segretaro dell'Imperatore, perciò laico: nè mai erasi dato allo studio delle cose ecclesiastiche, tanto meno alla pratica delle virtù necessarie a chi aspira alla sublime dignità di sacerdote. Tuttavia, ambizioso qual era, si adoperò perchè fosse cacciato dalla sua sede Ignazio, uomo {57 [363]} esemplarissimo in tutte le cose che possono formare un gran prelato. Deposto, perseguitato, mandato in esiglio, quell'uomo di Dio di nulla si sgomentò, e continuò ad opporsi intrepidamente agli errori di Fozio.

            Questi, dal canto suo, volendo a qualunque costo diventare Vescovo, lasciò l'uffizio di segretaro, e in sei giorni da un'eretico si fece ordinare accolito, suddiacono, diacono, prete, vescovo e patriarca. Fu allora che Fozio, sì perchè il Papa non voleva approvare il modo illegittimo con cui era stato fatto Vescovo, sì per ambizione di costituirsi capo della Chiesa, ricusò ogni relazione col Romano Pontefice. Gl'Imperatori d'Oriente, spinti dal prurito d'immischiarsi nelle cose di Chiesa, contribuirono assai a compiere questo scisma.

            F. Questo scisma fu proprio consumato ai tempi di Fozio?

            P. Fozio lo cominciò col fatto e cogli scritti; però i Patriarchi suoi successori si mantennero ancora qualche tempo uniti alla Chiesa Romana; ma Michele Cerulario, uno de' successori di Fozio, guidato dallo stesso spirito d'orgoglio, consumò il fatale scisma che ancora oggidì tiene una gran parte dei Greci separati dalla vera Chiesa. {58 [364]}

            F. I Papi di questi tempi non si adoperarono per far ravvedere quegli eresiarchi?

            P. I Papi, e specialmente Nicolao fece quanto un tenero padre può fare pel ravvedimento de' suoi figli; scrisse più lettere a Fozio ed all'Imperatore; mandò loro legati, ma nulla valse a temperare l' orgoglio di Fozio. Anche S. Leone IX si adoperò in tutte le guise per impedire un sì gran male, scrivendo lettere le più amorevoli a Michele Cerulario. Volle pure mandare due legati a Costantinopoli per conferire con lui: ma il patriarca rifiutò fino di riceverli e visse e morì ostinato.

            Furono ancora celebrati due Concilii ecumenici, uno in Lione, città della Francia, nel secolo decimoterzo; l'.altro in Firenze, città d'Italia, nel secolo decimoquinto; per tentare la riunione dei Greci colla Chiesa Romana. Ma non sì tosto i prelati greci ritornarono ne' loro paesi, ricaddero negli errori di prima.

            F. Quali sono i principali errori dei Greci scismatici?

            P. Sul principio dello scisma, l’errore principale dei Greci consisteva nel non riconoscere l’autorità religiosa stabilita da {59 [365]} Dio nel Romano Pontefice. Divenuti scismatici caddero in parecchi altri errori, e giunsero fino a negare il Purgatorio e la divinità dello Spirito Santo.

            F. La Chiesa Greca d'oggidì conserva ancora la medesima unità di fede che conservava nel principio dello scisma?

            P. No certamente: dal momento che una Chiesa separasi dalla Chiesa di Gesù Cristo, non può conservare l'unità di dottrina. Ella diventa simile ad un ramo separato dal tronco. Perciò quelli che anticamente unici con un solo vincolo di fede si separarono dalla Chiesa Romana, oggi non hanno più il medesimo Capo, non i medesimi Sacramenti, non i medesimi riti. Per esempio, la Russia segue la Chiesa Greca scismatica, ma lo Czar, ovvero l'Imperatore, è il Capo e giudice supremo delle controversie religiose.

            Lo stesso patriarcato di Costantinopoli è affatto dipendente dal gran Sultano, ossia l'Imperatore dei Turchi. Quando muore un patriarca, egli mette tal dignità all'incanto, e chi offre maggior somma diviene il novello patriarca; di maniera che un uomo il più scostumato, purchè sia ricco, può divenire patriarca di Costantinopoli.

            Le quali cose conducono a gravi disordini {60 [366]} in fatto di religione. Così coloro che ricusarono di sottomettersi al Vicario di Gesù Cristo, che li governava qual tenero padre, sono spesso costretti ad assoggettarsi a chi li governa come tiranni.

            F. I Greci prima del loro scisma credevano tutto ciò che credevano i Latini?

            P. Sì; prima dello scisma greco i Latini ed i Greci in tutti i Concilii generali e particolari professarono sempre la stessa fede, e riconobbero unanimi il Romano Pontefice per capo della Chiesa universale.

            F. I Cattolici cangiarono qualche cosa della loro religione all' occasione dallo scisma greco?

            P. Niente affatto: tutte le verità che i Cattolici credevano prima di questo scisma continuarono a crederle di poi come continua ancora oggidì a crederle e professarle.

            F. Se i Cattolici niente cangiarono nella loro religione, dunque la religione di Gesù Cristo continuò a conservarsi nella Chiesa Cattolica; perciò tutto il cangiamento fu dalla parte dei Greci i quali abbandonarono la vera Chiesa.

            P. È proprio così; questa è una verità evidente; nulla fu cangiato nella Chiesa {61 [367]} Cattolica Romana, tutto il cangiamento fu dalla parte dei Scismatici i quali separandosi dalla unità cattolica si separarono dalla vera Chiesa di Gesù Cristo. Questa osservazione (del Cardinale Gerdil) è sufficiente per confutare i Scismatici Greci e tutti gli altri eretici.

 

 

Trattenimento XV. Vera origine dei Valdesi.

 

            P. Non mi sono trattenuto molto a lungo a parlarvi de' Maomettani e de' Greci scismatici, perchè queste religioni essendo professate in paesi da noi lontani, non corriamo tanto pericolo di essere ingannati dai loro errori.

            Voglio piuttosto parlarvi minutamente della setta dei Valdesi, perciocchè dimorando essi in gran parte nelle valli di Luserna, vicino a Pinerolo, anzi parecchi vivendo in questa medesima nostra città, ci può più spesso avvenire di trattare con essi, quindi abbiamo maggior bisogno di essere premuniti a fine di guardarci dai loro errori.

            E vero che vi debbo trattare qui alcuni punti di dottrina e di storia che {62 [368]} volentieri avrei differito finchè voi foste più. inoltrati negli studi, o almeno aveste maggior cognizione delle cose del mondo; ma l'unione fatta da' Valdesi coi Protestanti, gli sforzi che questi eretici fanno di comune accordo per trascinare i Cattolici all'errore, mi persuadono essere meglio prevenire il male e non aspettare che siasi fatta la piaga per guarirla poi con qualche rimedio.

            Vi ripartirò questa materia in tre trattenimenti, e vedremo 1° che i Valdesi non esistevano prima di Pietro Valdo; essi traggono la loro origine da lui.

            2° Vi farò notare la mala fede con cui i ministri Valdesi ingannano i loro seguaci.

            3° Che i Valdesi sono separati dalla vera Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Va benissimo, desideriamo proprio di sapere la vera origine dei Valdesi; cominciate adunque dal tesserci un bel racconto intorno a Pietro Valdo.

            P. Principio appunto da Pietro Valdo, e in ciò io seguo letteralmente le memorie lasciateci dagli scrittori contemporanei, vale a dire, da scrittori che vissero a' tempi di Valdo, o poco dopo.

            F. Sicuramente costoro erano in grado {63 [369]} di sapere la verità; sentiamo adunque che cosa dicano costoro di Pietro Valdo.

            P. Pietro Valdo era un ricco mercante di Lione, il quale, del caso di un compagno caduto morto a' suoi piedi, fu tanto atterrito, che vendette tutte le sue sostanze per condurre una vita povera, e praticare quello che il Salvatore disse ad un giovane: Se vuoi essere perfetto, va, vendi tutte le tue sostanze, donale ai poveri, e seguimi. Questo avveniva nel secolo decimosecondo verso l'anno i 1160.

            Fino allora occupato nel commercio, Valdo aveva fatto poco studio, e perciò era in gravissima difficoltà di far ricevere dai popoli nuove dottrine. Non comprendendo il latino, egli fecesi tradurre e spiegare in lingua volgare il Vangelo con alcune sentenze de' Santi Padri. Studiò a mente alcuni brani di questi scritti, quindi cominciò a predicare per le piazze, per le città, borghi e villaggi. Uomini e donne, comunque fossero rozzi ed ignoranti divennero i suoi predicatori; errori e scandali seguivauo tutti i loro passi.

            L' Arcivescovo di Lione avvisò Pietro e i suoi seguaci, perchè desistessero dalla folle impresa. Ma guai agli ignoranti che si lasciano trascinare dalla presunzione {64 [370]} di sapere; difficilmente si arrendono a qualsiasi paterno avviso. Fu pertanto mestieri di ricorrere al Romano Pontefice, il quale, fatta esaminare attentamente la loro dottrina, la trovò erronea, contraria al Vangelo e alla Chiesa di Gesù Cristo. Allora Valdo e i suoi seguaci, togliendosi la maschera, ricusarono di ubbidire, perciò come ribelli alla Chiesa furono condannati, scomunicati: e quai perturbatori cacciati dalla città di Lione.

            Molti si sparsero nella Provenza al mezzodì della Francia; altri nella Lombardia, ed alcuni si rifugiarono nelle valli di Luserna verso l’anno 1200. In simile guisa si piantarono le fondamenta della setta Valdese, così appellata da Valdo suo fondatore.

            F. Sono contento di questo racconto: ma siccome alcuno potrebbe dimandarmi in qual libro si trovi la storia dei Valdesi, così io vi prego di nominarci alcuno di quegli autori contemporanei che abbiano trattato de' Valdesi.

            P. Non vi ho nominato gli storici valdesi, perchò difficilmente si possono trovare i loro scritti, e forse mancherà anche a voi il tempo di leggerli; tuttavia se vi rimarrà un po' di tempo, potrete {65 [371]} leggere gli autori di storia ecclesiastica, e segnatamente un prezioso libro di Monsignor Andrea Charvaz intitolato: Origine dei Valdesi. Ivi è sviluppata la origine, dottrina dei Valdesi, notati e confutati i principali errori di questa setta.

            F. Non è questo che voglio. dire: Voi avete detto che nel raccontarci l' origine dei Valdesi, volevate seguire le memorie degli autori contemporanei a Pietro Valdo: ora io desidero di sapere quali siano questi autori; e ciò per due motivi, per andarli a leggere, se avrò tempo, e per conoscere bene l'origine di questa setta: imperocchè conosciuto che essi non discendono dà Gesù Cristo, ne segue subito che essi non trovansi nella vera Chiesa.

            P. Credo che voi non avrete tempo di leggere tali autori e per la difficoltà di trovarli, e perchè sono scritti in latino, intorno a cui non avete ancor fatto molto studio. Tuttavia appagherò questo vostro desiderio.

            Il più antico scrittore che parli dei Valdesi, è l'abate di Fontecaldo di nome Bernardo, il quale visse ai tempi di Pietro Valdo, e scrisse sul fine del secolo duodecimo un Trattato contro ai Valdesi, {66 [372]} dove fra le altre cose dice: mentre governava la Chiesa Lucio III insorsero i Valdesi, nuovi eretici, i quali furono di poi condannati dal Papa in un Concilio tenuto nella città di Verona nel 1185..... Alano dell'isola, uomo eruditissimo e pel suo gran sapere soprannominato il dottore universale, scrisse pure un'opera intitolata: Della Fede Cattolica. Ivi chiama i Valdesi eretici de suoi tempi, così nominati dal loro eresiarca Pietro Valdo.

            Sul finire del secolo decimosecondo, e sul cominciare del decimoterzo, comparvero molti altri famosi scrittori. Eberardo di Betuna, Pietro di Valcerney e sopra tutti Stefano di Bellavilla. dell'Ordine di S. Domenico, descrive minutamente il tempo, il luogo e le altre circostanze dell'apparizione de' Valdesi, e la loro discenlenza da Pietro Valdo.

            Scrisse le medesime cose il celebre Moneta, professore di filosofia alla metà dei secolo decimoterzo, il quale dice precisamente che prima di Valdo la setta valdese non esisteva. Ravneri Sacco, domenicano, Pietro Policdorfio, celebre professore di teologia scrissero verso la fine del secolo decimoterzo, e dicono lo stesso. Insomma, se noi ci facciamo à leggere tutti {67 [373]} gli scrittori, che per lo spazio di dugent'anni parlarono de' Valdesi, tutti convengono che essi non esistevano prima di Pietro Valdo, e da Pietro Valdo trassero origine.

            F. Questo mi piace già; e se potrò avere questi libri, e mi rimarrà bricciola di tempo, procurerò di leggerli; ma non è ancora questo ch'io voglio: io vorrei un brano tirato fuori da questi autori, un brano lungo, dettagliato, e che mi faccia conoscere tutte le circostanze che accompagnarono l'origine dei valdesi. Se voi avete letto questi autori ci dovete fare questo piacere.

            P. Sebbene il riferirvi un brano alquanto lungo di questi autori faccia ch'io debba ripetere alcune cose già accennate, tuttavia, per appagare la vostra lodevole curiosità, ed anche per mettervi in grado di poter dire a chicchessia, che i Valdesi non discendono da Gesù Cristo, nè dagli Apostoli, ma da Pietro Valdo, esporrò letteralmente quanto dice il mentovato domenicano Stefano di Bellavilla sopra l'origine di questa setta.

            «I Valdesi, dice questo autore, furono così detti da Pietro Valdo primo autore della loro eresia. Si dicono pure poveri {68 [374]} di Lione, poichè ivi cominciarono a professare povertà. Eglino stessi si chiamano poveri di spirito, perocchè il Signore dice: Beati i poveri di spirito! E il sono veramente in quanto che sono poveri di ogni bene spirituale e di ogni grazia dello Spirito Santo.

            «Cotesta setta incominciò nel seguente modo, siccome io appresi da molti, che videro i primi Valdesi e da un sacerdote detto Bernardo Idros, il quale secolui viveva con molta riputazione, e raccontava che, essendo egli giovine e copista, al prezzo di una somma pattuita, scrisse in romantica lingua (volgare di quei tempi) per uso di Valdo i primi libri che ebbero i Valdesi, dettandoglieli e voltandoli dal latino un grammatico nomato Stefano di Ansa, il quale fu molto mio conoscente, e morì di subita morte cadendo dal tetto di una casa sua, che faceva fabbricare.

            «Un uomo ricco nella città di Lione, per nome Valdo, udendo leggere il Vangelo, siccome colui che era poco letterato, nè poteva intendere che cosa volesse significare, bramoso di saperlo, fece patto coi due predetti sacerdoti di pagare una somma all'uno, perchè glielo recasse di latino in volgare, all'altro che scrivesse {69 [375]} quel che il primo dettava. La qual cosa fu fatta non solo intorno al Vangelo, ma a molti altri libri della Bibbia, e passi scelti dalle opere dei Santi Padri. Le quali cose spesso leggendo il detto cittadino, e procurando di scolpirle nella memoria, fermò in cuor suo di osservare la perfezione evangelica, come avevano fatto gli Apostoli. Perlochè, venduto ogni suo avere, seguendo povertà e spregiando il tnondo, diede tutto il suo danaro ai poveri, e pigliando consiglio solo dalla sua presunzione si usurpò l'uffizio degli Apostoli.

            «Aveva imparato il Vangelo ed alcune altre cose, le quali egli predicava per le.strade, per le pubbliche piazze e così ridusse molti uomini e molte femmine a fare il somigliante.

            «I quali pure mandava innanzi per le città a predicare, e, si serviva dell'opera di uomini addetti ai più vili mestieri, senza veruna differenza nè di uomini nè di femmine, nè di idioti e di letterati. Questi, vagando per le ville e penetrando nelle case, predicavano nelle piazze e nelle chiese e spronavano gli altri a fare altrettanto. La temerità, la baldanza e l’ ignoranza loro non trovando ostacoli, {70 [376]} disseminarono molti errori e molti scandali per foggia che Giovanni Arcivescovo di Lione vietò loro d'immischiarsi più oltre nell'interpretare le scritture e nel predicare. Ma ricorrendo alla risposta degli Apostoli, quasi che Valdo fosse divenuto un'altro S. Pietro, con arroganza rispondevano: Conviene ubbidire più a Dio, che agli uomini, acciocchè si adempia il precetto fatto agli Apostoli: predicate il Vangelo ad ogni creatura; come se il Signore loro avesse comandato e non agli Apostoli, e come se gli Apostoli avessero predicato prima di ricevere i doni dello Spirito Santo.

            «Per la qual cosa Valdo e i suoi seguaci, colpevoli di presunzione e di usurpazione del ministero Apostolico, caddero in disubbidienza, quindi in contumacia, finalmente fu pronunciata contro di loro sentenza di scomunica. Cacciati poscia dalla città di Lione, furono. citati a comparire in un concilio a Roma, ove, perseverando nella pertinacia furono come scismatici condannati.

            «Allora collegatisi con altri eretici si sparsero nella Provenza e nella Lombardia, e raccogliendo e disseminando qua e là nuovi errori, diventarono eretici nemicissimi {71 [377]} e pericolosissimi. Sotto colore di fede e di santità, non avendone la sostanza, divennero tanto più pericolosi, quanto piu occulti, mutando abiti e costumi, e usando mille malizie e scaltrimenti a fine di spargere i loro errori. Un giorno fu sorpreso uno de' loro capi, e si trovò che portava seco l'indizio di motti ingegni con cui si celava agli sguardi altrui, e quasi novello Proteo si trasformava. Se avesse odorato che veniva cercato sotto un abito, incontanente trasmutava foggia. Alcuna fiata vestito da pellegrino con ciondoli e divise; talora aveva cordone da romito, ferruzzì da penitente; qua si fingeva acconciator da ciabatte, là barbiere, talvolta mietitore ecc. ecc. Somigliantemente adoperavano gli altri della setta. Cominciò questa setta circa l'anno dell'Incarnazione del Signore 1180 sotto Gioanni Bolismano Arcivescovo di Lione.»

            F. Ah! questo va bene: ho piacere di esser istrutto intorno alle circostanze che riguardano l'origine dei Valdesi. Oh che brutta pittura se ne fa mai! ma nello espormi quanto disse Stefano di Bellavilla e gli altri autori ho potuto osservare che egli fissa l'origine dei Valdesi nel 1180: ora {72 [378]} come si può conciliare questa asserzione con quelli che dicono che Pietro Valdo comparve nel 1160?

            P. Queste contraddizioni sono apparenti e non inchiudono alcuna difficoltà, poichè quando siamo certi della verità di un fatto, poco importa la diversità di alcuni anni nel fissare la data. Altronde dovete notare, che questi autori, oltre la verità del racconto, vanno altresì d'accordo nel fissare l'origine dei Valdesi; solamente variano in ciò, che gli uni cominciano a parlare di loro da che Valdo cominciò da solo a proporre la sua dottrina, e ciò fu nel 1160; alcuni cominciano la storia di Valdo dal tempo che cominciò scorrere i paesi e le città cori buon numero di banditori suoi compagni nel 1170. Alcuni finalmente quando furono condannati nel 1180 e nel 1185.

            Ma tutti vanno perfettamente d'accordo, che Pietro Valdo fu il fondatore della setta valdese, nè prima di lui si fece menzione de' Valdesi. Mi sono alquanto trattenuto a parlare dell'origine dei Valdesi, perchè conosciuto che essi sono stati fondati da Pietro Valdo e che da Gesù Cristo fino a Valdo, per lo spazio di circa mille e ducent'anni, non mai fu fatta parola {73 [379]} di Valdesi, ne segue, che essi trovansi in una società stabilita da Pietro Valdo, e non da Gesù Cristo; in una società che non presenta alcun carattere divino.

            I ministri protestanti, e particolarmente i ministri valdesi, conoscono l'importanza di far discendere la loro Chiesa fin dai tempi di Gesù Cristo: e per riuscire in tale assunto nulla risparmiano per dimostrare la loro anteriorità a Pietro Valdo; pure, malgrado i loro sforzi, ad altro non riescirono, che a render viepiù manifesta la loro mala fede e palesare vie maggiormente, che essi discendono da Pietro Valdo.

 

 

[Il Trattenimento XVI manca nell'originale]

 

Trattenimento XVII. MALA FEDE DEI MINISTRI VALDESI

 

            F. Ho fatto molta riflessione su quanto avete raccontato intorno all'origine dei Valdesi, e mi son fatto tale confusione d'idee, che da me solo non posso più chiarirle. Se i Valdesi, andava tra me dicendo, sei Valdesi ebbero origine da Pietro Valdo, dunque non discendono da Gesù C.; dunque non sono nella vera Chiesa. Altronde, diceva tra me, i Valdesi non {74 [380]} mi paiono tanto rozzi da non conoscere questa grande verità. Quindi traeva tra me stesso questa conseguenza: o che i Valdesi sono molto ignoranti, o che sono dai loro ministri ingannati; perchè io voglio supporre che vi sia neppure un ministro valdese il quale (sapendo l'origine della sua setta) non debba conchiudere che trovandosi essi in una società fondata da Pietro Valdo, non possono più appartenere alla Chiesa fondata da Gesù Cristo.

            P. Questa certamente è conseguenza legittima, a cui niun ministro Valdese finora potè, nè potrà mai dare soddisfacente risposta per non ammetterla. Più volte fu dimandato ai ministri valdesi: ove era la vostra Chiesa prima di Pietro Valdo?

            Il che viene a significare: se voi, o Valdesi, prima di Pietro Valdo non avevate chiesa; certamente la vostra religione è di Pietro Valdo, è di un laico non mandato da Dio a predicare, è di un disertore della Chiesa Cattolica; perciò la vostra chiesa non è più quella di. Gesù Cristo, la quale deve essere universale e visibile in tutti i tempi, e in tutti i tempi professare la dottrina del Vangelo, ricevere gli uomini di tutti i tempi, in tutti {75 [381]} i tempi amministrare i Sacramenti istituiti da Gesù Cristo: e ciò doveva farsi in ogni tempo, in ogni giorno sino alla fine del mondo: «Omnibus diebus usque ad consummationem saeculi

            F. Ma almeno i più dotti tra i Valdesi, i loro ministri, sapranno dare qualche risposta a questa dimanda?

            P. Niuno potè mai darcela: e fu solo per appagare e trattenere quelli che vivono nella loro setta, che si studiarono un modo di far conoscere che essi discendevano da Gesù Cristo; quindi rifiutando di riconoscere Pietro Valdo per loro fondatore, dissero a dirittura di essere successori degli Apostoli......!

            F. Successori degli Apostoli.......! Altro è dirlo, altro è provarlo; possono addurre argomenti per provare che sono anteriori a Pietro Valdo?

            P. Non possono addurre un solo argomento.

            F. Che cosa dicono per provarlo?

            P. Per provare la loro antichità ricorrono a favole, a nomi immaginarii, falsando e guastando gli autori che scrissero la vera storia dei Valdesi.

            F. Adagio, adagio: guastando e falsando gli autori che scrissero la loro storia: {76 [382]} vorrei vedere questo: si può avere certezza che qualche ministro valdese abbia guastato o falsato qualche scritto per provare l’antichità di loro setta?

            P. Miei buoni figli, non fate le maraviglie; l’ errore poggia sempre sopra la falsità: e quelli che, ottenuto il necessario permesso, vanno a leggere e verificare i libri degli eretici, trovano un impasto di falsità e di menzogne. Tutte le volte che voi udirete o leggerete cose che procedono da eretici, da increduli o da cattivi cattolici, dite subito: costoro non dicono la verità; costoro cercano d' ingannare.

            F. Voi dite bene, amato padre, e noi vi crediamo; ma intanto fateci vedere con qualche esempio come i ministri protestanti dicano falsità per provare l’ antichità della loro chiesa?

            P. Per ora non vi parlo degli scrittori protestanti, e voglio soltanto parlarvi dei Valdesi. e dico che tutti i loro scrittori hanno fatto un impasto di menzogne per dimostrare la loro anteriorità a Pietro Valdo. Siccome però ne abbiamo uno fra noi, il quale passa pel più dotto di quanti scrissero prima di lui, e dicono che egli abbia detto quanto si può dire {77 [383]} di bello e di buono intorno ai Valdesi, così tralascio di parlarvi degli altri, e vi parlerò solamente di questo.

            F. Chi è questo scrittore moderno che vive fra noi?

            P. Questi è il signor Amedeo Bert, ministro del culto valdese, Cappellano delle legazioni Protestanti a Torino.

            F. Capperi i Costui dirà tante belle cose intorno ai Valdesi?

            P. Costui, lo credereste? dice molte menzogne intorno ai Valdesi.

            F. Come! Un ministro dirà menzogne? Andiamo ai fatti, dimostratemelo.

            P. Ve lo dimostrerò, e ne sarete altamente maravigliati. In un grosso libro intitolato I Valdesi riesce difficile poter leggere una sola pagina senza incontrare errori di senso, contraddizioni, sbagli di cronologia, citazioni che non esistono.

            È vero, miei figli, che i Valdesi in progresso di tempo fecero una setta sola coi Protestanti; perciò i loro errori verranno direttamente confutati quando si parlerà dei Protestanti. Tuttavia trattando quivi dell'origine dei Valdesi, voglio notarvi alcuni dei più grossolani spropositi di questo autore. Ascoltate. {78 [384]}

            Nella necessità di far discendere l'origine di questa setta dagli Apostoli o da' primi tempi della Chiesa, non sapendo come ciò fare, ricorre ad autori, non solo di loro setta, ma ad autori cattolici, e con faccia franca loro fa dire tutto il contrario di quel che hanno scritto.

            F. Quali sono questi autori?

            P. Questi autori sono molti: io però voglio soltanto sceglierne tre, e sono Policdorfio, Marco Aurelio Rorenco priore di Luserna, e Claudio Seyssel Arcivescovo di Torino.

            F. Sentiamo che cosa dicono questi scrittori intorno all'antichità dei Valdesi.

            P. Comincerò da Policdorfio, dotto professore di Teologia, che visse sul finire del secolo decimoterzo: ascoltate ciò che il ministro Bert nel suo libro gli fa dire: Trecent' anni dopo Costantino il Grande sorse un tale del paese Valdis, il quale insegnò la povertà e fu propagatore della sella valdese. Notate, che ammesso tutto quello che Bert vuole far dire a questo autore, tuttavia essi andrebbono al più fino al secolo settimo, non già fino a Gesù Cristo.

            F. Almeno esporrà esattamente il sentimento dell'autore. {79 [385]}

            P. Espone affatto il contrario a quanto afferma l'autore, il quale dice espressamente che sono bugiardi quelli che asseriscono tali cose: «Questa, dice Policdorfio, è la nascita e l'origine dei Valdesi. Ottocento anni dopo S. Silvestro, ai tempi di Papa Innocenzo II un certo Pietro Valdo leggendo o udendo a leggere la Sacra Scrittura, s'immaginò di rinnovare la vita apostolica.» E dopo aver parlato della predicazione di Valdo continua così: «Sono affatto menzogneri quelli che asseriscono la setta dei Valdesi aver durato fin dai tempi di S. Silvestro: mentiuntur ergo coram simplicibus, mentiuntur quod ex tempore Sylvestri sectae eorum duraverint.» Che se Policdorfio dava il titolo di mentitore a quei Valdesi che vantavano un'origine anteriore a Pietro Valdo, non possiamo darlo noi a chi osa falsare il sentimento di questo medesimo scrittore?

            F. Bravo signor ministro[15]! è questa la maniera di insegnare la verità della {80 [386]} religione? Forse ha seguito gli errori degli altri: perciò la cosa avverrà altrimenti riguardo agli altri autori; diteci adunque: che cosa attribuisce al priore Marco Aurelio di Luserna?

            P. Il ministro fa dire, che il priore di Luserna chiama i Valdesi Apostolici, e lo fa conchiudere con queste parole: « Della loro origine non si può avere certezza; nel secolo nono e decimo non era setta nuova; sempre e ad ogni tempo esistette essa setta nella valle d' Angrogna. »

            F. Non vi pare che esponga il preciso sentimento dell'autore?

            P. Miei buoni figli, vi ho già fatto notare che gli eretici e gl' increduli fabbricano i loro sistemi sull'errore: ed hanno tanta mala fede, che, mancando ragioni, non si fanno alcuno scrupolo di pervertire il senso degli scrittori ecclesiastici come pervertono il senso della Bibbia e de' Santi Padri.

            F. Dunque questa volta Bert ha esposto la verità?

            P. Ascoltate: ho qui tra mano gli scritti di questo celebre autore; leggiamoli insieme, e notiamo che Bert afferma, che il priore di Luserna chiama i Valdesi {81 [387]} Apostolici, cioè discendenti dagli Apostoli.

            Prima menzogna. Il priore di Luserna dice nulla dell'Apostolicità de' Valdesi, anzi riferisce che cominciarono a comparire nel 1160.

            Della loro origine non si può avere certezza.

            Seconda menzogna. Il priore di Luserna dice chiaramente: i Valdesi, per dimostrarsi antichi, si vogliono discendenti di Valdo, il quale cominciò a formarsi una nuova dottrina nel 1160.

            Nel secolo nono e decimo i Valdesi non erano setta nuova.

            Terza menzogna. Rorenco ciò afferma degli Iconoclasti e di altri eretici, senza far sillaba dei Valdesi.

            Sempre ed in ogni tempo i Valdesi esistettero nella valle di Angrogna, non molto distante da Pinerolo.

            Quarta menzogna. Rorenco dopo aver accennato la comparsa di Pietro Valdo nel 1160 continua: «Havvi chi vuole presupporre, che alcuni de' Valdesi o poveri di Lione, scacciati da Lione, se ne fossero sin da que' tempi, 1160, ritirati nella valle di Angrogna; ma credo che si siano solamente trattenuti nel Delfinato». {82 [388]}

            Le parole di questo dotto scrittore mi paiono tanto chiare, che ci vuole proprio una buona dose di mala fede per fargli dire quanto Bert gli attribuisce. Ecco, miei cari figli, in un testo solo quattro menzogne delle più manifeste: ora dite voi quale fede si debba prestare agli scrittori del culto Valdese!

            F. Padre.... io sono sdegnato... come uno scrittore di questa fatta, un ministro, un cappellano de' Valdesi, in paese in cui ci sono tanti uomini dotti, tanti letterati, mi predica quattro menzogne in tre linee! O birbante, traditore della parola di Dio!

            P. No: caro figlio, noi cattolici non dobbiamo usare somiglianti espressioni. Le nostre parole devono, essere unicamente quelle che suggerisce la carità cristiana: non mai ingiurie, non mai insolenze. Chi sa che questo ministro giunga egli pure ad aprire gli occhi alla verità, e, conoscendo il valdeismo fabbricato sopra un affastellamento di errori, faccia egli pure ritorno alla Cattolica Religione, da cui i suoi antecessori un tempo si allontanarono! {83 [389]}

 

 

Trattenimento XVIII. Altri segni di mala fede dei ministri Valdesi.

 

            F. Da che vi abbiamo lasciato, amato padre, io mi son messo a ragionare coi miei fratelli; tutti eravamo pieni di stupore alla considerazione delle menzogne fabbricate dai ministri Valdesi, per far vedere agl'ignoranti la loro antichità. Se potessi, vorrei andare da tutti i Valdesi, e dir loro: Valdesi i aprite gli occhi: i vostri ministri, quelli stessi che si assumono la cura di guidarvi, v'ingannano: verificate i loro detti: non fidatevi: essi ingannano voi, ingannano se stessi. Se camminano in questa guisa i ministri, che ne sarà mai di chi li segue

            P. Chi segue tali ministri cade coli loro nell'errore, e con loro si perde.

            F. I ministri sì ma non chi li segue in buona fede: perciocchè i semplici fedeli, come potranno investigare e conoscere la mala fede dei loro ministri?

            P. Pure il Signore dice precisamente così: se un cieco conduce un altro cieco, cadono ambidue nella fossa: si coecus coeco ducatum praestat, ambo in foveam cadunt. {84 [390]}

            F. Poveri Valdesi! da chi sono mai guidati! Ma voi, o padre, nell'accennarci il modo con cui i Valdesi corrompono il senso degli scrittori, ci avete notato particolarmente tre autori; ci avete già parlato di Policdorfio, del priore di Luserna; diteci ancora qualche cosa di Claudio di Seyssel, Arcivescovo di Torino.

            P. Vi parlo volentieri di questo famoso Prelato, perchè fu molti anni Arcivescovo di Torino[16]. {85 [391]}

            In quel tempo le valli di Luserna appartenendo a questa Diocesi Torinese, volle in persona portarsi sul luogo medesimo per conoscete riti, cerimonie, indole, scritti de' Valdesi, facendo ogni possibile ricerca per avere notizia di quanto si poteva sapere di questa setta, e si adoperò con zelo indefesso, affine di conoscere la loro dottrina, la loro origine, istruirli e convertirli.

            F. Non dice egli come riferisce il mentovato Bert?

            P. No, miei teneri figli; se i ministri Valdesi camminassero con lealtà, neppure un Valdese continuerebbe in questa setta.

            F. Almeno un po' di rispetto per un Arcivescovo?

            P. Appunto di questo insigne scrittore vorrebbero servirsi per dare qualche peso alla vantata antichità de' Valdesi.

            F. Vediamo pertanto quello che dice questo Vescovo intorno ai Valdesi.

            P. Ecco il libro scritto da questo Prelato, che porta il titolo: Dispute contro agli errori dei Valdesi: Bert[17] e gli altri {86 [392]} ministri Valdesi gli fanno dire: «secondo il parere de più, essi traggono la loro origine da un tale Leone, uomo religiosissimo dei tempi di Costantino il Grande », invece questo Prelato dice tutto il contrario: ascoltate, io vi leggo in italiano quanto egli scrive in latino sull'origine de' Valdesi.

            «Conviene prima di tutto raccontare l'origine di questa setta, acciocchè ognuno sappia come ella non derivi da uomo di alcuna fama. Perocchè: questo. qualsiasi di lei fondatore, fu di sì ignobili natali, così oscuro e povero di scienza, e di sì poca stima, che gli stessi suoi discepoli non ardiscono proferirne il nome. Non segnalato per santità di vita, nè chiaro perchè sapesse di lettere, nè per isplendore di virtu e di miracoli, per questo titolo soltanto egli è famoso, che diede il nome suo alla piu dannosa ed empia setta che fosse mai. Valdo, come ognun dice, si appellava ed era cittadino di Lione, donde, come dalla sua primiera sorgente derivò il contagio di questa pestifera setta.

            «Ciò nonostante ALCUNI volendo farla da campioni, nel difendere quest' eresia, per procacciarsi il favore del volgo che non sa {87 [393]} d'istoria, FAVOLEGGIANO che questa setta derivi da un certa Leone, uomo religiosissimo che viveva sotto Costantino Magna.

            «Della quale invenzione, quale altra può immaginarsi più favolosa? Come potrebbe mai darsi che tra tanti autori degni di fede Greci e Latini, i quali vissero a quei tempi medesimi, o ne' seguenti, niuna si trovi che abbia fatto menzione di catesta Leone? Pel quale sola argomento si fa manifesta, tomi; questa eresia non derivi da questa SOGNATO LEONE, nè da alcun altra uomo di dottrina, o fama, o santità, ma da questa stesso cittadina di Liane, chiamato Valdo. Costui sotto specie di valer fondare una nuova religione, da prima si guadagnò alcuni semplici e ignoranti tra uomini e donne, eziandio con false interpretazioni della Sacra Scrittura, sotto finta specie di povertà e di santità, pigliò a seminare alcuni errori in questa città e ne' suoi dintorni. Quindi (siccome è proprio dell'umana natura, la quale è cupida delle case nuove), vie più crebbe il numera dei seguaci; sicchè, divenuti eretici dichiarati, furono in un col capo loro fatti sgombrare da Liane. La maggior parte ricoverassi nelle vicine montagne. Nè fece {88 [394]} ciò senza matura consiglio, sperando, siccome l'esito comprovò, che di leggieri verrebbe fatto di persuadere i loro errori alla rustica plebe, perchè priva de' beni di fortuna, e povera d'ingegno e di dottrina intorno alla Religione.» Fin qui l'Arcivescovo Claudio.

            F. Corpo di bacco! Che diversità di racconto! Che moda di citare gli autori! Si vede proprio che l'Arcivescovo Claudia dice tutto il contrario di quanto gli attribuiscono i ministri valdesi.

            P. Da ciò solo voi potete conoscere di leggieri parecchie menzogne di Bert.

            Egli fa dire a Claudio secondo il numero dei più.

            Prima menzogna. Claudio dice NONNULLI alcuni, perciocchè il parere dei più è un sentimento ammesso da tutti i buoni; NONNULLI alcuni è un sentimento privato seguito da pochi, e per lo più di poca considerazione.

            Essi Valdesi traggono l'origine da un tale Leone.

            Seconda menzogna. Claudio dice: Fabulantur nonnulli hanc sectam initium sumpsisse: perciò Claudio afferma essere una vera favola che i Valdesi derivino da quel Leone. {89 [395]}

            Traggono origine da un tale Leone.

            Terza menzogna. Claudio dice che questo Leone è un uomo sognato, e che nulla havvi di più favoloso: Quo sane commento, quid esse potest fabulosius? Che cosa vi può essere di più favoloso di questa invenzione? Sono parole di Claudio.

            Claudio confessa che i Valdesi discendono da un tale Leone.

            Quarta menzogna. Claudio non solo non confessa tal cosa, ma la rigetta come favola, e afferma positivamente che i Valdesi ebbero origine da Pietro Valdo.

            Miei teneri figli, se io volessi continuare a notare tutti gli errori e le falsità che si leggono negli scritti dei Valdesi e dei Protestanti sarebbe un non finirla mai. Voglio piuttosto farvi un gran riflesso che vi prego a non dimenticare. Se, io dico, se questi ministri hanno ardimento di esporre al pubblico libri di simil fatta, chi potrà immaginare gli spropositi e le menzogne che diranno nelle loro predicazioni?

            Pratichiamo perciò quanto dice S. Paolo se alcuno venisse ad insegnarci cose nuove, cose contrarie a quelle che insegna la {90 [396]} Chiesa di Gesù Cristo, chiunque egli sia, fosse anche un Angelo, non crediamogli, allontaniamolo da noi, fuggiamolo.

 

 

Trattenimento XIX. Separazione dei Valdesi dalla Chiesa di Gesù Cristo.

 

            P. Siccome i Valdesi unironsi più tardi co' Protestanti, e fecero con essi una sola setta, così io mi riserbo a notarvi i molti errori della lor dottrina, quando vi parlerò della riforma protestante. Qui voglio solamente parlarvi dell'origine dei Valdesi e della loro separazione dalla Chiesa di Gesù Cristo.

            È veramente curioso il modo con cui ragionano i Valdesi. Dopo di aver fatto ogni sforzo per provare la loro anteriorità a Pietro Valdo, accorgendosi che le loro asserzioni vanno a poggiar sopra favole e menzogne, mentiuntur, fabulantur, studiarono un mezzo per appagare i lor seguaci, e dissero apertamente che la loro chiesa fa una medesima colla Chiesa Romana fino ai tempi di Pietro Valdo: e d'allora in poi non essi, ma i Cattolici Romani si separarono dalla vera {91 [397]} Chiesa continuando i Valdesi a professare la vera Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Oh! che maniera di ragionare! Si sforzano di provare la loro antichità, e fabbricano carri di menzogne per riuscirvi, e tornando inutili questi sforzi, vanno dicendo che non essi, ma i Cattolici si separarono dalla vera Chiesa; questo mi par che sia un correre di sala in cucina senza fermarsi in alcun luogo. Vediamo adunque.

            La Chiesa Romana cangiò in quel tempo la sua dottrina?

            P. Niente affatto: continuò ad. avere la medesima dottrina, i medesimi Sacramenti e le medesime pratiche di religione.

            F. Continuarono i Vescovi nella Chiesa Cattolica senza interruzionè?

            P. I Vescovi continuarono, come prima, a governare le varie chiese, a predicare ai popoli le medesime verità che presentemente si predicano.

            F. Questi Vescovi continuarono ad essere uniti al Papa?

            P. Questi Vescovi continuarono ad essere uniti col Papa, a lui continuarono a ricorrere ne' loro dubbii,  da lui erano eletti, da lui regolati, e con lui si radunavano {92 [398]} a concilio qualora ne fosse occorso bisogno.

            F. Andiamo avanti: il Papa continuò egli pure a governare la Chiesa?

            P. Il Papa, vale a dire il Romano Pontefice, continuò a governare la Chiesa; morto uno, succedeva un altro, e così la Chiesa Romana continuò a mostrarsi visibile nel suo Capo, ne' suoi Pastori, nel suo culto, ne' suoi Sacramenti, ne' suoi membri, cioè ne' suoi fedeli che continuarono a praticare la medesima religione. Queste verità sono così certe, e così provate dalla storia, che gli stessi Protestanti e Valdesi non hanno mai osato di negarlo.

            F. Dunque, dunque mi pare chiaro che la Chiesa Romana abbia continuato ad essere la vera Chiesa di Gesù Cristo, e che non i Cattolici, ma i Valdesi siansi separati dalla Chiesa di Gesù Cristo.

            Ora vediamo che cosa abbiano fatto i Valdesi. I Valdesi continuarono ad avere la medesima dottrina che avevano prima di separarsi dalla Chiesa Cattolica?

            P. No certamente: voi avete veduto che la religione dei Valdesi nella loro origine fu un impasto di errori. Religione che permise cose che il pudore mi proibisce {93 [399]} perfino di nominare; religione che ha tante volte cangiato, come vi farò conoscere in appositi trattenimenti.

            F. Continuarono i Valdesi ad avere Vescovi nella loro setta?

            P. I Valdesi dopo la loro separazione non ebbero più alcun Vescovo; e furono governati dai loro Barbi ovvero ministri i quali non hanno mai potuto dare il minimo segno per dimostrare che erano mandati da Dio.

            F. Costoro almeno erano preti?

            P. Costoro non potevano più essere preti, perchè solamente i Vescovi possono consacrare e ordinar preti. Ed essi, quando si separarono dalla Chiesa Cattolica, ricusarono, come ricusano ancora presentemente, di riconoscere alcun prete o Vescovo; perciò i loro ministri non sono preti, ma laici; uomini e donne, padroni e servi, dotti ed ignoranti, possono farla da predicatore, direttore delle anime.

            F. I Valdesi continuarono ad avere qualche capo che li abbia governati dacchè si separarono dalla Chiesa Cattolica?

            P. I Valdesi non ebbero più alcun capo dacchè si separarono dalla Chiesa Cattolica. Fra essi ciascuno si fa una religione a suo talento; perciò ogni individuo {94 [400]} è capo della religione. Hanno bensì i logo Barbi cui i Valdesi portano un rispetto particolare; ma, secondo la loro religione, non essendo alcuna obbligazione nei sudditi di ubbidire, riesce affatto inutile che il Barba comandi. Dal che ne segue, che ciascuno crede quel che vuole, fa quel che vuole, interpreta le cose come vuole: insomma, essendo ciascuno capo della propria religione, conseguita subito, che niun capo trovasi tra di loro.

            F. Ah! vadano i Valdesi a farsi scrivere a Bologna: egli è chiaro come la luce del mezzodì che nella Chiesa Cattolica nulla fu cangiato: che tutto il cangiamento fu dalla parte dei Valdesi: perciò essi cessarono di appartenere all'ovile di Gesù Cristo.

            P. E questa una verità propriamente chiara come la luce del mezzo dì; e se i Pastori valdesi non nascondessero tali cose ai loro seguaci, neppure un Valdese di buona fede continuerebbe nella setta di Pietro Valdo. Noi pertanto possiamo dire con tutta schiettezza ai ministri Valdesi: Quando in una tempesta si rompe un ramoscello da un grande albero, si dirà che il ramoscello si è staccato dall'albero, o l'albero dal ramoscello? {95 [401]}

            F. Senza dubbio, tutti dicono che il ramoscello si è staccato dall'albero.

            P. Separato il ramoscello, può essere che esso diventi albero, e che il grande albero cessi di essere tale per la sola perdita di uno degli innumerevoli suoi ramoscelli?

            F. Nemmeno questo: l'albero sarà sempre albero, e non cesserà di essere tale per la perdita di uno de' suoi ramoscelli?

            P. Comprendete che cosa sia questo grande albero, e questo piccolo ramoscello?

            F. Sì, sì, capisco: questo grande albero, ce lo avete già detto, questo grande albero è la Chiesa Cattolica; il ramoscello sono i Valdesi, che si separarono dal vero albero della vita che è Gesù Cristo

            P. Appunto così. La Chiesa Romana, sola ed unica vera Chiesa di Gesù Cristo, è quel grande albero contro di cui sollevaronsi in ogni tempo le più furiose tempeste: ella tutto soffrì, e sempre si sostenne immobile senza variare. Sono ormai dicianove secoli che ella mostrasi visibile a tutti gli uomini del mondo facendosi a tutti costantemente conoscere una, santa, Cattolica, Apostolica.

            Al contrario le società eretiche non {96 [402]} poterono mai ottenere altro nome se non quello ottenuto dai loro fondatori: Luterani da Lutero, Valdesi da Valdo. Gli stessi Valdesi non osarono mai dare alla loro società il nome di Cattolica ossia universale, perchè essi non possono trarre origine da Gesù Cristo; non seguono il capo stabilito da lui, sono ristetti in alcuni luoghi, ridotti a picciol numero[18]. Gli stessi Valdesi per lo più hanno sempre qualificato la loro società col nome di setta, vale a dire, società tagliata perchè essi appunto sono un ramoscello rotto e tagliato dal grande albero della Chiesa Cattolica.

            Vergognosi i Valdesi di vedersi ridotti a sì picciol numero, che cosa fecero?

            Si associarono coi Protestanti, e con altri eretici i quali seguono dottrina ed errori diversi e contrarii a quanto essi professano; quindi formando un miscuglio di errori camminano nell'oscurità, nel disordine. Egli è pertanto un fatto incontrastabilmente provato dalla storia, che i Valdesi non esistettero prima di {97 [403]} Pietro Valdo, e da lui ebbero principio nel secolo decimosecondo.

            Sono menzogneri quelli che danno ai Valdesi un'antichità anteriore a Pietro Valdo, e siccome nè prima nè dopo la comparsa dei Valdesi nulla fu cangiato nella Chiesa Cattolica, ne deriva la grande conseguenza che tutto il cangiamento fu dalla parte dei Valdesi, i quali perciò si separarono dalla vera Chiesa. e vivono in una trista posizione di andare eternamente perduti perchè vivono fuori della Chiesa di Gesù Cristo.

            Faccia Iddio, che queste nostre parole possano pervenire alle orecchie di tutti i Valdesi e di tutti gli altri eretici, sicchè tutti aprendo gli occhi alla verità facciano ritorno alla Cattolica unità per formare un solo ovile ed un sol pastore coli Gesù Cristo. Egli sparse il prezioso suo sangue per salvare tutti gli uomini; egli tutti ci salvi.

 

 

UN FATTO

 

            Fra le cose che debbono consolare i Cattolici havvi pur questa: che non si legge esserci stato alcuno, il quale in punto di morte, consapevole di se stesso, {98 [404]} abbia abbandonata la Cattolica Religione per abbracciarne un'altra. Al contrario le storie sono piene di fatti d'uomini, i quali in punto di morte, quando calmate le passioni l'uomo dice quello di cui è persuaso, rinunciarono le credenze eretiche per morire nel seno della santa Romana Chiesa. Molti fatti di questo genere si possono leggere nell'opera Storia del Giacobinismo, dell'Ab. Barruel; per ora ne accenniamo solamente uno che riguarda a Peyran, famoso ministro del culto Valdese.' Questi impiegò molti anni a promuovere il culto della sua setta[19], e sebbene abbia detto, fatto, scritto e letto quanto uomo può per istruirsi e persuadersi della verità di sua setta, tuttavia trovandosi agli ultimi momenti di vita non potè soffocare la verità di ciò che aveva in cuore e mandò a chiamare un prete per confessarsi e morire cattolico. {99 [405]}

            Ma quanto mai sono terribili i giudizi di Dio specialmente verso di chi aspetta a convertirsi in punto di morte! circondato dagli amici di sua setta, dovette provare i più sensibili rimorsi, senza che fosse permesso ad alcun prete di poterseli avvicinare; sicchè l'infelice Peyran morì alla volteriana. cioè desiderando e dimandando i conforti della Cattolica Religione, senza essere appagato.{100 [406]}

 

 

Trattenimento XX. Lutero.

 

            Padre. Ora, miei cari figli, che vi veggo qui nuovamente radunati, e che avete menato con voi alcuni vostri compagni, ripiglierò il filo de' nostri trattenimenti.

            Figlio. Ci diceste che avevate tante belle cose a raccontarci, perciò abbiamo anche condotto qui alcuni nostri compagni, i quali desiderano pure grandemente di ascoltarvi.

            P. Le cose, che io intraprendo a trattare, sono certamente della massima importanza. Siamo al secolo decimosesto, secolo famoso in cui un diluvio di eretici, sotto il nome di Protestanti, si ribellarono alla Chiesa, e le fecero danno immenso. La setta dei Protestanti si suole chiamare Chiesa Riformata, perchè i fondatori di lei pretesero di riformare la Chiesa Cattolica; e perciò i suoi seguaci si chiamano Riformati; gli autori della Riforma vollero chiamarsi Riformatori.

            F. Oh stravaganza! Chi furono mai quegli uomini tanto arditi, da assumersi l’incarico {101 [407]} di riformare la Chiesa Cattolica, che è la vera Chiesa di Gesù Cristo?

            P. Diversi furono questi uomini tanto stravaganti e tanto arditi. Capo di tutti fu Martino Lutero, cui tenne dietro un altro eresiarca, il famoso Giovanni Calvino.

            F. O caro padre, vi abbiamo già tante volte sentito a nominare Calvino e Lutero; ora fateci il piacere di raccontarci la loro vita, desideriamo proprio di saperla.

            P. Vi racconto motto volentieri la vita di questi due eresiarchi, perchè possiate conoscere la loro pessima condotta, ed essere in grado di giudicare quale conto debbasi fare della loro dottrina. Prima però voglio accennarvi alcune circostanze, le quali furono come l’ esca e le legna che servirono a fomentare il terribile incendio della pretesa Riforma.

            F. Diteci adunque quali sono state queste circostanze?

            P. La circostanza ossia la ragione principale che nel secolo XVI mosse un gran numero di Cristiani a separarsi dalla Chiesa Cattolica, fu il desiderio di una vita più libera. Miei teneri figli, io vi dico una gran verità, procurate di non {102 [408]} dimenticarla: Tra tutti quelli che in varii tempi si allontanarono dalla Chiesa Cattolica, neppure uno ciò fece per desiderio di viver meglio, di essere più virtuoso, ma solamente per menare una vita sregolata, e per seguire una morale che lasciasse libero il freno a quanto le passioni umane possono, suggerire.

            Oltre a ciò furonvi tre altre circostanze, di cui servironsi come di pretesto i promotori della nuova Riforma.

            F. Qual è la prima di queste circostanze?

            P. La prima circostanza, o meglio la prima cosa, che favorì i novatori a promuovere la loro Riforma, fu la smania di essere indipendenti dal Romano Pontefice, Vicario di Gesù Cristo in terra. Credo che vi ricordiate ancora del principale motivo per cui i Greci separaronsi dalla Chiesa Romana: fu appunto quello di scuotere il giogo dell' ubbidienza al Capo della Chiesa, la qual cosa condusse poi la Chiesa Greca ad una moltitudine di altri errori e disordini.

            Questa smania di vivere indipendenti dal Capo della Chiesa, il che vuol dire vivere liberamente comé ciascuno vuole, questa smania, dico, dai Greci passò {103 [409]} nella Germania, ond' è che la Germania si riguarda come la culla della Riforma protestante.

            F. La prima cagione si riduce poi alla superbia, e.rl desiderio di vivere capricciosamente. E la seconda cagione qual fu?

            P. La seconda cagione, o la seconda circostanza, che diede spinta alla Riforma, fu il prurito di parecchi sovrani temporali, di appropriarsi i beni della Chiesa. Sia che ciò provenisse in loro da una avarizia insaziabile, sia che fosse invidia della stima e venerazione in cui i popoli avevano le autorità ecclesiastiche, sia che fosse astio maligno contro la Religione medesima, il fatto è, che non pochi principi, massimamente in Germania, agognavano in quei tempi la spogliazione della Chiesa, d'inghiottirsene i beni. Onde presentatasi l'occasione dalla pretesa Riforma, potete immaginarvi con quale brama essi tal cosa compirono. Era ben naturale, che costoro spalleggiassero di tutta la loro potenza una setta che così saziava l’ ingorda loro fame, li arricchiva delle spoglie della Chiesa, e che avevano tutto l'interesse di sostenere, persuasi che i ministri della Chiesa ridotti a povertà, non possono più far {104 [410]} fronte a quelle spese che sono indispensabili al decoro della Religione. La storia ci ha chiaramente ammaestrati, che quando si vuoi combattere la Religione, prima di tutto si tenta di spogliare i sacri ministri dei beni che posseggono.

            F. La terza di queste cagioni qual fu?

            P. La terza di queste cagioni, ossia la terza cosa che favorì l'impresa della strana Riforma, fu, ve lo dico coi cuore addolorato, oltre la generale ignoranza delle popolazioni, fu la cattiva condotta di alcuni ecclesiastici.

            F. Come! alcuni ecclesiastici colla loro cattiva condotta diedero motivo alla Riforma?

            P. Voi avete ben ragione di essere stupiti. Gli ecclesiastici i quali dovrebbero essere i difensori della Religione, non dico tutti, non dico molti, ma certo non pochi ne sono stati i disprezzatori. Ala dovete notare che fra i dodici Apostoli del Salvatore vi fu un Giuda; perciò non dobbiamo tanto maravigliarci se nel secolo decimosesto alcuni ecclesiastici, come altrettanti Giuda, abbiano fatto piaghe profondissime alla Santa Religione di Gesù Cristo. Capo di questi ecclesiastici ribelli alla Chiesa fu Alartin Lutero. {105 [411]}

            F. Ora raccontateci la vita di questo Martin Lutero.

            P. Era costui un uomo per tutti i rapporti stravagante. Nacque egli da poveri genitori in islebia, città della Sassonia. Fin da fanciullo manifestò un carattere, un'indole sì perversa, che molti scrittori della sua vita asserirono che era figlio del demonio medesimo.

            Aveva ingegno ardito, animo intraprendente, ma superbo, ambizioso, pronto alle ribellioni, alle calunnie, dato ad ogni vizio, e specialmente all'impudicizia. Occupandosi con assiduità allo studio, riuscì ad acquistarsi nome di letterato, ed all'età di vent'anni ottenne di essere nominato maestro di filosofia.

            Un uomo così pieno di vizi come era Lutero, un uomo che non erasi mai dato alla pratica della virtù, nè tampoco a istruirsi delle cose di Chiesa, pareva niente chiamato da Dio allo stato ecclesiastico. Pure un improvviso accidente a ciò lo risolse.

            F. Raccontatelo.

            P. L'accidente che risolse Lutero ad intraprendere lo stato religioso fu questo. Un giorno mentre era in campagna, un suo compagno di scuola fu colpito dal {106 [412]} fulmine e cadde morto a' suoi piedi; onde egli ne rimase così spaventato, che fece voto di farsi monaco, e di fatti abbracciò l'Ordine degli Agostiniani.

            A forza d'ipocrisia tenne per qualche tempo nascosta la perversità del suo cuore, e giunse a farsi ordinare sacerdote. Ma infine i suoi superiori conobbero ch'egli era un orgoglioso, un insolente, un disobbediente a tutti, perciò venne licenziato dal chiostro. Lutero allora si tolse la maschera, gittò l'abito religioso, fuggì dal convento, il che fu nell'anno 1617, e si pose a predicare contro a quella Religione in cui era nato, in cui era stato educato; alla cui difesa erasi consacrato con voto solenne.

            F. Peccato! almeno, se non fosse stato sacerdote, forse non sarebbe stato creduto, e non avrebbe fatto tanto male; e da che cosa Lutero tolse pretesto per rivoltarsi contro alla Chiesa?

            P. Lutero prese occasione di rivoltarsi contro alla Chiesa dal fatto seguente. Il Sommo Pontefice Leone decimo nel desiderio di condurre a termine la grande Basilica che in Roma già da molto tempo erasi cominciata in onore di S, Pietro, principe degli Apostoli, invitò i fedeli Cristiani {107 [413]} di tutto il mondo cattolico a concorrere con volontarie limosine, concedendo alcune particolari indulgenze a quelle persone che si fossero prestate a quell'opera di pietà.

            Credo che vi ricordiate ancora che cosa la dottrina cattolica insegni delle indulgenze, le quali sono un'applicazione de' meriti di Gesù Cristo, di Maria Santissima e dei Santi, mediante la quale applicazione ci viene rimessa in tutto o in parte la pena temporale dovuta ai peccati già rimessi nel Sacramento della Penitenza.

            Io spero di potervi in appositi trattenimenti istruire come Gesù Cristo abbia dato al Capo visibile della Chiesa la facoltà di dispensare le indulgenze, e come tale dispensa siasi sempre praticata dal tempo degli Apostoli sino a noi.

            F. Ebbene, che cosa Lutero trovò da riprovare in questo fatto?

            P. L'impetuoso Lutero trovò degli abusi in queste indulgenze, come di fatti ce ne furono: abusi che provenivano da taluni di coloro che raccoglievano quelle limosine. Cominciò pertanto a predicare contro di questi abusi; ma ben presto passò a predicare contro alle indulgenze, medesime. {108 [414]} E siccome un disordine conduce ad un altro, così Lutero invece di ascoltare le paterne voci dei superiori che lo ammonivano, rifiutò di obbedire, e divenne tutto furore contro alla Chiesa.

            Cominciò ad insegnare ciascuno essere in libertà d'interpretare la Bibbia a modo suo, e farsi una religione nel modo che più gli piace. A tutti coloro che avevano fatto il voto di castità, permise di celebrar matrimonio. A Filippo, sovrano d'Assia, per indurlo ad accordargli protezione, permise di avere ad un tempo due mogli, Cristina, principessa di Sassonia, che era la prima legittima, e Margarita di Saal, che era stata damigella d'onore della medesima. Accordò ai principi di appropriarsi i beni delle chiese. Abolì la Confessione, la Messa, i digiuni, e tutte le astinenze, e le opere penitenziali, non che le feste e tutte le sacre cerimonie. Insomma si pose ad insegnare una dottrina che contamina tutte le cose sacre, attribuisce a Dio la causa tanto del bene quanto del male, e per conseguenza nega la libertà dell'uomo, e lo riduce allo stato dei bruti.

            F. Ohimè! che brutta dottrina! Il Papa ed i Vescovi non si occuparono di confutarla? {109 [415]}

            P. I Papi, i Vescovi, le Università, tutti i più dotti Cattolici gridarono all' empietà ed all'eresia.

            Leone decimo, che allora governava la Chiesa, usò tutte le possibili sollecitudini per farlo ravvedere, scrisse a lui e ad altri lettere le più amorevoli; da Roma mandò legati in Germania affinchè lo persuadessero a non allontanarsi da quella. religione in cui era stato da Dio creato, e che egli conosceva essere l'unica vera, l'unica che presenti i caratteri della divinità. Ma nulla valse a far ritornare in se stesso, l'accecato eresiarca. Egli si era già abbandonato ai suoi vizi, e nella sua superbia divenne più ostinato. Laonde guadagnatosi un buon numero di seguaci, libertini al par di lui, si diede a disseminare i suoi errori per tutta la Germania.

            L'imperatore Carlo quinto volle tentare di porre un argine a' novelli perturbatori, e fece un decreto con cui ordinava che gli eretici si acquetassero finchè le cose fossero ben esaminate dalla Chiesa. Ma quegli spiriti inquieti rifiutarono di obbedire all'Imperatore, anzi protestarono contro egli ordini del medesimo, e sostegno della loro protesta presero le armi e portarono la strage e lo spavento in tutti {110 [416]} quei paesi in cui fu loro dato di penetrare. Dalla protesta fatta di non voler obbedire all'Imperatore, questi eretici furono detti Protestanti, e con questo medesimo nome sono ancora oggidì chiamati i seguaci di Lutero, di Calvino, di Pietro Valdo, e in generale tutti gli altri eretici.

 

 

Trattenimento XXI. Tremenda incertezza di Lutero.

 

            P. La nostra Santa Cattolica Religione, miei cari figli, fa. vedere in maniera tanto chiara i caratteri della sua divinità, che basta esserne istrutti per non poterla più sradicare dal cuore. Ella è, cosa degna di essere ben osservata nella storia, in quale tremenda incertezza siansi trovati quelli che professarono la Cattolica Religione e di poi l'abbandonarono. Lo stesso Lutero, durante la sua vita, non potè mai acquetare la voce della coscienza, che lo rimproverava di aver abbandonato la Chiesa per seguire le assurdità della sua Riforma.

            F. Ma Lutero non era in buonafede, o almeno non rnostravasi fermo in quello che predicava agli altri? {111 [417]}

            P. No certamente: è vero che Lutero, dopochè apostatò dall'Ordine professato e dalla Cattolica Religione, calpestò, come vi dissi, i suoi voti solenni; fece partecipare all'enorme suo sacrilegio un'infelice monaca, abbandonavasi all'ubbriachezza, e dava soventi volte in eccessi di collera furiosa, sicchè pareva un indemoniato: autorizzò lo spoglio, il derubamento dei beni di Chiesa; più di cento mila persone trucidate; sette città smantellate; un'infinità di chiese, di conventi, di castelli derubati, demoliti o incendiati. Tale fu l'opera della Riforma, ossia della rivolta di Lutero nel solo anno 1525. Questo sangue, scriveva egli, truce e crudele, dopo un gran massacro da lui cagionato. sono io che l' ho versato per ordine di D;o. Ma siccome solamente quelli che camminano nella verità sono fermi e non variano nelle loro determinazioni, e l’ errore e la menzogna da un mo.. mento all' altra prendono mille aspetti diversi; così noi possiamo asserire che la vita di Lutero fu un continuo dire e disdire, cioè una serie di contraddizioni.

            F. Tanto dotto, come vantavasi Lutero, era così incostante nella sua dottrina? diteci di queste sue perpetue incertezze e contraddizioni. {112 [418]}

            P. Ve ne accennerò soltanto alcune, perchè sarebbe troppo lungo il riferirle tutte. Lutero, sino all'età di trentacinque anni, reputò vera la Cattolica Religione, e ne praticò le massime; dopo le mosse guerra, si adoperò per combatterla e predicarvi contro. Egli asseriva che il voto era una promessa fatta a Dio, da mantenersi inviolabile; e con tale persuasione fece i voti di povertà, castità ed obbedienza. I quali voti egli violò nel modo più indegno.

            F. In qual modo Lutero violò questi voti?

            P. Li violò coll'uscire dal chiostro, abbandonare il suo stato religioso, esposare una monaca di nome Caterina Bore, superiora d'un monastero, legata ella pure da voti. Credo che voi sappiate essere una delle più strette obbligazioni di tutti i preti, e massimamente dei claustrali, quella di condurre una vita pura e santa; e come in niun caso possa essere loro permesso di ammogliarsi: essendosi a ciò obbligati volontariamente i primi nel ricevere gli Ordini sacri, gli altri colla professione religiosa.

            F. Oh scandaloso di un Luterol tutta la sua scienza e virtù si ridusse poi li {113 [419]} deporre l'abito da frate per ammogliarsi, bel dottore da riformare la Chiesa di Gesù Cristo!!

            P. Vi farò notare molte altre contraddizioni di Lutero; continuiamo. Predicava egli di credere le indulgenze, altre volte le rivocava in dubbio, e talora le negava affatto.

            Scriveva al Papa che sarebbe stato alle sue decisioni; ma quando il Cardinal Gaetano, a nome del Papa, gli impose di ritrattare i suoi errori, egli si appellò alle università di Alemanna e di Parigi.

            Quando quelle università, cioè quelle grandi adunanze di dotti teologi, condannarono la sua dottrina come erronea ed eretica, egli si appellò di nuovo al Papa scrivendo una lunga lettera, in cui, fra le altre cose, diceva, che avrebbe ricevuto le decisioni di lui, come se fossero uscite dalla bocca del medesimo Gesù Cristo.

            Leone decimo esaminò e fece esaminare la dottrina di Lutero, e la condannò con una Bolla, cioè con uno scritto, in cui erano notati 41 errori di Lutero, e gli concedeva sessanta giorni per ravvedersi, passati i quali, se non rinunciava a' suoi errori, sarebbe giudicato eretico. Ben lungi {114 [420]} dal rientrare in sè stesso, Lutero abbruciò pubblicamente la Bolla del Papa, e vomitò contro di lui tutte le esecrazioni di cui è capace un indemonialo.

            Scriveva che toccava al Papa l'assolverlo o il condannarlo, il dargli la vita o la morte; e intanto andava gridando qual forsennato, che bisognava prendere le armi contro del Papa, dei Vescovi, dei Cardinali, e lavarsi le mani nel loro sangue.

            Condannato così dal Papa, Lutero si appellò ad un Concilio, ma invitato al Concilio non volle intervenire. Se volessi, o figli, continuare a raccontarvi le innumerevoli contraddizioni di Lutero, non che le brutte e vili espressioni che dava alle cose più sante, i titoli i più villani dati ai più distinti personaggi, ed ai più grandi dottori della Chiesa, ve lo dico schiettamente, non la finirei più. Vi basti il sapere ch'egli stesso asseriva di essere stato mandato dal demonio ariformare la Chiesa, e vantavasi di averlo avuto per suo maestro. Così nel suo libro da lui intitolato: De abroganda Affissa privata, nel quale narra un suo colloquio avuto col demonio, e come ad istigazione di lui egli si movesse a togliere la Messa. {115 [421]}

            F. Un uomo, che protesta di aver: avuto il demonio per maestro, è il fondatore della Chiesa Protestante I Ah! per me non so che dire. O che egli era pazzo, o che è proprio vero quello che dicono di lui, cioè che egli fosse figlio del demonio. Sciagurato Lutero! se egli visse con tale incertezza, in quale angustia si sarà poi trovato in punto di morte!

            P. Dobbiamo propriamente dire che Lutero si trovò nella più terribile angoscia in punto di morte. Egli è un fatto, o miei teneri figli, che I uomo in punto di morte riceve il frutto delle sue azioni; chi visse bene, sarà consolato ed avra il cuore contento; ma chi visse nell' iniquità, raccoglierà i frutti dell' iniquità. Lutero era vissuto nella piu tremenda incertezza, perchè vedeva la verità della Religione Cattolica, e allacciato da' suoi vizi, accecato nel suo orgoglio, seguiva la menzogna. La qual cosa potè soffocare nel suo cuore nel corso della vita, ma in punto di morte gli fu cagione delle più amare inquietudini, e de' più sensibili rimorsi.

            Lutero, come vi ho già detto, erasi più volle appellato ad un Concilio Ecumenico, protestando che sarebbesi sottomesso at medesimo, persuaso che quel Concilio difficilmente {116 [422]} avrebbe potuto aver luogo. Ma quando fu invitato al Concilio Ecumenico adunato in Trento, città del Tirolo italiano, egli si trovò nella più critica posizione. Andare al Concilio non voleva, perchè non sentivasi di sostenere la sua eretica dottrina in faccia a tanti dottori; rifiutarsi era un condannar se stesso alla presenza di tutti i suoi seguaci.

            Per questo motivo, quando gli fu comunicato l'invito di recarsi a quel Concilio, egli montò in furore, e dibattendo i piedi e fremendo co' denti, verrò, disse, verrò al Concilio, e voglio perdere la testa se non difendo le mie opinioni contro di tutto il mondo: questo che esce dalla mia bocca, non est ira mei, sed est ira Dei. Ciò detto andò a mangiare e a bere co' suoi amici; ma l'infelice doveva disporsi a fare un viaggio assai più lungo che quello di Trento.

            Finita la cena, mentre difondevasi in arroganti parole co' suoi amici, fit colto da acutissimi dolori. Venne immediatamente portato a letto, ed in poche ore l'intensità del male gli tolse il respiro, e l'anima sua dovette andare a rendere conto al Giudice Supremo di tante malvagità {117 [423]} che egli commise in vita sua, e di tante anime che per colpa sua andarono e pur troppo andranno ancora all'eterna perdizione. Tal morte avvenne nel 1546, essendo egli in età d'anni 63. Raccontano che accorgendosi di essere agli ultimi momenti di vita, siasi fatto aprire una finestra di stia camera, e rimirando il Cielo abbia esclamato: Oh Cielo quanto sei bello! ma tu non sei più per me!

 

 

Trattenimento XXII. Sentimenti di Lutero intorno alla Chiesa Cattolica.

 

            P. Vi ho già fatto notare che il desiderio di vivere secondo le proprie passioni, era stata la cagione principale per cui Lutero e tanti suoi seguaci si allontanarono dalla Chiesa Cattolica. Ora voglio farvi ancora osservare, che questi medesimi accaniti nemici della Cattolica Religione nella calma delle loro passioni, quando eprimevano ciò che loro suggeriva l'interno del cuore, dicevano moltissime verità, sebbene coi fatti contraddicessero a quanto asserivano.

            F. Uno il quale pensi e parli in una maniera, e poi operi in un'altra, dà chiaramente {118 [424]} a conoscere che nel suo cuore non è persuaso della verità di ciò che fa o propone agli altri. Ma io desidererei di sentire alcune espressioni proferite da Lutero riguardo al Romano Pontefice, perciocchè io credo che non sarà sempre stato in rabbia e furore contro di lui.

            P. Lutero in mezzo alle sue stranezze quando noti era trasportato da spirito diabolico, e parlava nella calma del cuore, diceva che non poteva esservi ragione, comunque siasi importante, la quale possa dar diritto di rompere l’ unione colla Chiesa Romana.

            F. Scioccone! se noti havvi ragione al mondo per cui si possa rompere l'unione colla Chiesa Romana, perché tu l'hai rolta? Non ci fu mai alcuno che gli abbia fatto tale dimanda?

            P. Tale domanda gli fu fatta più volte, e fu appunto a questo proposito, che dopo la sua prevaricazione, meditando il nuovo sistema di dottrina, andava sciamando: «Dopo aver vinto tutto le altre considerazioni, io non posso vincere, se non con grave pena, quella che mi dice essere cosa necessaria di ascoltare la Chiesa. Quante volte la mia coscienza non fu spaventata! Quante volte ho detto a me {119 [425]} stesso: Pretendi tu di essere solo il più saggio di tutti gli uomini? Pretendi tu, che durante una sì lunga serie di anni, tutti gli uomini l’ abbiano sbagliata?»

            Un'altra volta interrogato se egli credeva che fosse propriamente divina la sua dottrina, dopo molta riflessione disse precisamente: «Io non sono ahbastanzaardito da assicurare di aver dato principio a questo affare a nome di Dio, nè vorrei su di ciò sostenere il giudizio di Dio.» (Vit. Lut., tom. 1.)

            F. Povero Lutero! Se egli, predicatore e fondatore della Riforma, non poteva persuadersi la Chiesa Cattolica non essere l’ unica vera Chiesa, se egli stesso non sentivasi abbastanza ardito a sostenere di aver dato principio alla Riforma a nome di Dio, quale cosa avrebbero potuto asserire i suoi seguaci?

            P. La maggior parte de' suoi seguaci gli tennero dietro per seguire una religione più favorevole alle passioni: ma sempre nella tremenda incertezza che lasciando la Chiesa Cattolica lasciavano la vera Religione. Potrei raccontarvi molti fatti, ma io voglio sceglierne un solo. Fra i più dotti discepoli di Lutero, fu un certo Filippo Melantone, uomo assai erudito {120 [426]} e, diciamolo ad onor della verità, meno vizioso degli altri Luterani; e perchè era affezionatissimo a Lutero suo maestro, non potè mai risolversi ad abbandonarlo, sebbene sia vissuto nella persuasione che la Chiesa Cattolica era migliore della Riformata. Egli morì nella città di Vittemberga nell'anno 1556, in età di anni 61.

            I più accreditati autori di sua vita scrivono che, stando egli moribondo, sua madre gl'indirizzò queste parole: Figlio mio, io era Cattolica; tu mi hai fatto mutar religione, ora che stai vicino a render conto di tua vita a Dio, dimmi quale religione è migliore per salvarsi? è la Cattolica o la Luterana? In quel momento estremo di vita, momento in cui cessando di parlare le passioni, ciascuno colla bocca dice quello che ha nel cuore, Mater, rispose Filippo, haec plausibilior; illa securior;•cioè la Luterana è più piacevole al senso, la Cattolica è più sicura per conseguire la salute eterna. {121 [427]}

 

 

Trattenimento XXIII. Strana gerarchia stabilita da Lutern.

 

            P. Dovete ancora ricordarvi, o figli, dell' ordine maraviglioso che esiste nella Chiesa Cattolica, mediante il quale, i sacri ministri anche sparsi nelle varie parli del inondo gli uni dagli altri dipendendo, vanno tutti ad unirsi in un centro ad un capo solo, che è il Romano Pontefice. In questa maniera conservasi la preziosa unità nelle cose di fede e si forma quell' ordine che noi appelliamo gerarchia ecclesiastica.

            Lutero dopochè uscì dal convento e si ribellò alla Chiesa Romana si trovò in grave imbarazzo per avere preti. Imperciocchè egli non era Vescovo per poterne ordinare, e non gli veniva fatto di trovar dei Vescovi, che gliene volessero ordinare. Voi vedete adunque, che, a voler conservare la dottrina cattolica intorno il Sacramento dell'Ordine, e intorno i ministri della religione, egli si sarebbe trovato in un grave imbarazzo; giacchè era inevitabile che, morto lui e qualche monaco sfratato, che aveva {122 [428]} potuto guadagnare, non vi fossero più preti nella sua setta, la quale così si sarebbe spenta da se stessa.

            F. Che fece adunque Lutero?

            P. Negò il Sacramento dell'Ordine, e, per giunta, inventò una dottrina la più ridicola e stravagante: tutti gli uomini del mondo, egli diceva, purchè siano battezzati possono essere preti.

            F. Oli questa è grossa! uomini, donne, vecchi, fanciulli, tutti preti? sarebbe curiosa che Battista nostro vignaiuolo il quale appena sa compitare si mettesse pur egli a dir messa, confessare e predicare: oh che pazzo, che pazzo! Lutero fondava almeno queste stravaganze sopra qualche ragione, o sopra qualche autorità della Bibbia?

            P. Lutero non fondava queste stravaganze sopra alcuna ragione; perciocchè quelli che hanno un tantino di ragione tutti asseriscono che la religione essendo la cosa più importante del mondo deve essere amministrata da quelli, i quali, abbandonata ogni cura, ogni sollecitùdine intorno alle cose temporali, si danno di proposito allo studio della religione; costoro certamente devono essere i più dotti, i più prudenti degli uomini.{123 [429]}

            Siccome tutti gli eretici cercano di fondare i loro errori sopra la Sacra Scrittura, così Lutero pretendeva di fondare le sue stravaganze sopra le parole di S. Pietro là ove dice ai fedeli: voi siete gente stinta, sacerdozio reale. S. Pietro, ragionava Lutero, indirizzava queste parole a tutti i cristiani, dunque tutti i cristiani sono sacerdoti.

            F. Che cosa rispondere?

            P. Potrebbesi egualmente dire: S. Pietro rivolge queste parole a tutti i cristiani, dunque tutti i cristiani dovrebbero essere re. Ma in quella guisa che non tutti i cristiani sono veramente re, così non tutti sono veri preti. Dobbiamo però notare che S. Pietro voleva dire semplicemente che tutti i fedeli cristiani dopo aver ricevuto il battesimo appartengono alla vera Chiesa, nella quale soltanto si conserva il vero sacerdozio di Gesù Cristo, o volle parlare del carattere battesimale, che dà a tutti i battezzati la potestà di ricevere le cose sacre, e segnatamente gli altri Sacramenti; carattere che si può dir sacerdotale, perchè esso pure è una partecipazione del supremo sacerdozio di Cristo, come osserva l'angelico S. Tomaso. 0 finalmente chiamò sacerdoti tutti {124 [430]} i cristiani, perchè tutti sono chiamati, e anzi obbligati ad offrire a Dio ostie spirituali, come spiega lo stesso S. Pietro, quali sono la preghiera, la mortificazione, il digiuno, il cuore contrito e umiliato, che il Profeta David in senso largo chiamava sacrifizio a Dio accetto (Ps. 50).

            F. Non potrebbe darsi che S. Pietro volesse realmente dire che tutti i cristiani possono esser preti?

            P. No certamente: imperciocchè noi abbiamo dalla Sacra Scrittura e dalla costante tradizione che solo i Vescovi possono ordinare preti!

            F. Che còsa dice la Scrittura a questo riguardo?

            P. La Scrittura ci dimostra questa verità in modo il Più chiaro. Valga un fatto per tutti. S. Paolo aveva consacrato Tito Vescovo di Creta (ora Candia) isola del Mediterraneo, affinchè ordinasse altri preti. Qualche tempo dopo lo stesso. Apostolo gli scrisse in questi termini: a questo fine ti ho lasciato in Creta affinchè tu dii compimento a quello che rimane, ed ordini dei preti per le città conforme ti ho prescritto (Lett. prim., cop. quint.)

            Dalle quali parole chiaro apparisce che S. Paolo a nome di Dio aveva dato a {125 [431]} Tito la facoltà di ordinar preti, additandogli in pari tempo le cerimonie da usarsi nella sacra ordinazione la quale soltanto da lui come Vescovo si poteva conferire.

            F. Queste parole di S. Paolo furono sempre intese in questo senso dalla Chiesa Cattolica? non è mai accaduto che qualche prete non sia stato ordinato dai Vescovi

            P. La Chiesa Cattolica ha sempre inteso le parole di S. Paolo nel senso esposto. Nè dalla nascita del Cristianesimo sino al tempo di Lutero si può nominare un prete (almeno come tale avuto dalla Chiesa) che non sia stato ordinato da un Vescovo. S. Epifanio nei quarto secolo scriveva esservi differenza fra Vescovo e prete, perchè non i preti, ma i Vescovi possono far preti per mezzo della Sacra Ordinazione.

            Nel quinto secolo S. Gerolamo scrive ad Evagrio che i preti fanno quasi tutto quello che fanno i Vescovi eccettuata la Sacra Ordinazione. In un concilio di Alessandria furono dichiarate nulle tutte le ordinazioni fatte da un certo Collato, perchè egli non era Vescovo.

            Questa dottrina della Chiesa Cattolica, appoggiata sopra la Scrittura e sopra la {126 [432]} pratica della Chiesa non mai interrotta, dovrebbe far aprire gli occhi ai protestanti e persuaderli che essi mancano di veri preti perchè i loro pastori non sono ordinati dai Vescovi. Perciò i protestanti non possono giammai dai loro preti ricevere il corpo, di Gesù Cristo, nè l'assoluzione dei loro peccati.

 

 

Trattenimento XXIV. Calvino.

 

            P. Un racconto bellissimo, miei teneri figli, noi troviamo nei Santo Vangelo, con cui il divin Salvatore ci descrive il grande guasto che avrebbe fatto l'eresia nella Santa Chiesa.

            Eravi un uomo, così nel Vangelo, che aveva un campo ben coltivato, e per trarne frutto ordinò a' suoi servi di andare a lavorarlo e spargervi l’ opportuna semente. La semente sparsa in buon terreno germogliò rigogliosamente e il padrone sperava di far una copiosa messe. Avvicinandosi il tempo della raccolta, mandò alcuni perchè vedessero se la messe fosse già matura:, ma costoro gli recarono la trista novella, che eravi cresciuta {127 [433]} la zizzania, specie di erba nociva, la quali,, dilatatasi per tutto il campo, aveva fatto mi grande guasto a quel bel grano.

            Il padrone a tale notizia ne fu rammaricato; e nel trasporto del suo dolore esclamò: Ah! qualche nostro nemico ci lasciò seminare il grano, di poi vi sparse sopra la zizzania!

            F. Il racconto è bello, ma noi lo comprendiamo poco, spiegatecelo.

            P. Ve lo spiegherò in poche parole li padrone di quel campo ci rappresenta Gesù Cristo; il campo è la sua Chiesa in cui egli seminò e mandò i suoi Apostoli a seminare buon frumento, cioè una dottrina pura, santa che doveva produrre frutti maravigliosi di sancita; ma sopravvenne l’ uomo nemico, vale a dire, il demonio, il quale sparse la zizzania, cioè l’ errore in mezzo alla predicazione delle verità della fede. Questa zizzania, quest' errore è l’ eresia, la quale, dilatandosi cori sorprendente prestezza nel campo della Chiesa, fa guasti terribili coll'impedire a tanti cristiani di fare frutti di virtù, e guadagnarsi il premio eterno.

            F. Comprendo benissimo come la zizzania significhi l'eresia, e come essa si {128 [434]} andò dilatando facendo gran male nella Chiesa di Gesù Cristo; ma non posso ancora ben capire a quale cosa vogliate applicare quanto ci avete detto sopra.

            P. Io voglio applicare questa parte di Vangelo all'eresia di cui parliamo. Vi ricorderete come lo scisma, ossia la separazione di una parte di cristiani dalla Chiesa Cattolica, cominciò nella Grecia. Dalla Grecia passò in Germania per opera di Lutero. Ora io voglio raccontarvi come questa zizzania, quest'eresia, questo scisma, dalla Germania particolarmente per opera di un uomo di nome Calvino sia passato nell'Italia, nella Francia, nel Piemonte, nella Spagna ed in molti altri paesi.

            F. Ah si! Di Calvino, che ci avete già tante volte nominato, di Calvino desideriamo proprio sentire a parlare.

            P. Io vi appagherò col darvi un cenno della sua vita. Calvino Giovanni era nato in Noyon, città della Piccardia, che è una provincia della Francia.

            Egli era figlio d'un povero sellaio, che divenne poi notaio. Il Vescovo di quella città, mosso a carità per lui, gli conferì un benefizio, ammettendolo perciò alla tonsura chiericale, forse nella speranza {129 [435]} che avesse di poi abbracciato lo stato ecclesiastico, tua egli non oltrepassò mai il grado di chierico tonsurato.

            Il padre di Calvino fece assai male i proprii all'ari, ed incorse varie condanne: la madre era donna di cattiva fatua. Antonio e Carlo, fratelli di Calvino, furono uomini di mala vita: la moglie del primo fu bandita dal luogo sotto pena della frusta: il cadavere dei secondo fu sepolto tra i quattro pilastri della forca nella città di Noyon. Calvino, che non potè avere ricevuto in famiglia esempi guari edificanti, avendo sortitodalla nascita un'indole inquieta e audace, cominciò a girar il inondo all'età di quattordici anni, corruppe i suoi costumi, e di buon'ora menò una vita dissoluta. Processato, convinto e condannato per un delitto abbominevole (mi astengo dal nominarlo), fu marchiato di fordaliso sul dorso con un ferro ardente, e ciò per grazia singolare del Vescovo e dei magistrati, giacchè il rogo era l'ordinaria pena di tal delitto; gravi scrittori di lui contemporanei si accordano ad affermare, ch'egli fu bandito dalla patria a cagione della depravazione della sua vita. Recatosi a studiare in Orléans, e poi a Bourges, fu in questa città discepolo di {130 [436]} tal Volmaro, ch'era seguace della setta di Lutero, e che seppe sì destramente insinuare i proprii errori nell'animo di Galvino, che lo perverti, inducendolo ad abbracciare l'eresia. Calvino intanto con quel tratto di beneficenza del suo Vescovo potè intraprendere gli studi ne' quali si distinse, perchè Iddio gli aveva dato non mediocre altitudine per le scienze. Ma egli ebbe la disgrazia che hanno tanti altri giovani, i quali invece d' imparare da' loro maestri la maniera di praticare la virtù, e conoscere la verità, imparano a seguire la strada del vizio e dell' errore.

            L'astuto Volmaro, maestro di Calvino, potè facilmente insinuare i suoi errori nel cuore guasto del discepolo, il quale fece tali progressi, che divenne egli stesso eresiarca: cioè capo di eretici.

            Fece Calvino un novello impasto degli errori di Lutero, e di altri eretici. Per enormissima empietà diceva, che Iddio crea gli uomini, affinchè siano preda del demonio, non già che siansi ciò meritato co' proprii peccati, ma perchè così a lui piace: che il libero arbitrio dell'uomo fu intieramente spento dal peccato: non voleva riconoscere nè Papi, nè Vescovi, nè {131 [437]} preti, nè feste, nè alcuna sacra funzione; di modo che le sue massime, mi fa vergogna il dirlo, si possono insegnare non agli uomini, ma alle bestie. Cominciò a predicare la perversa sua dottrina nella città di Parigi, capitale della Francia.

            Predicazione di questa fatta perturbando la pubblica tranquillità, l’autorità civile mandò per arrestar Calvino. Di che avvisato, e sentendo già gli sbirri a bussare la porta, nè avendo altro modo di scappare, egli prese le lenzuola del letto, le tagliò a pezzi, e rannodatili insieme si calò con quelli dalla finestra, e andò a nascondersi in casa di un vignaiuolo. Per fuggire di là sconosciuto si vesti da contadino, e con zappa e vanga sulle spalle, si mise in camerino.

            Dopo un tratto di strada si abbattè in un Canonico di sua patria, che lo conobbe. Calvino, gli disse, perchè così travestito?

            Calvino. Perchè perseguitato dalla giustizia, ed i birri mi cercano per condurmi in prigione.

            Canonico. Che hai tu fatto mai da essere in questa maniera inseguito?

            Calvino. Perchè ho dato principio ad {132 [438]} una dottrina nuova e contraria a quella della Chiesa Romana.

            Allora il Canonico l’ esortò con modi i più persuasivi a fare ritorno alla Chiesa Cattolica, e non abbandonare quella religione in cui era stato allevato, e che egli stesso aveva fino allora praticata e conosciuta per vera. Calvino conobbe L'importanza di quanto gli diceva l’ amico, esitò alquanto, ma finì con dirgli: «Se avessi ora a cominciare non vorrei abbandonare la fede de' miei maggiori; ora però mi trovo impegnato nelle mie nuove massime, e voglio difenderle fino alla morte.» E per sua sventura le difese veramente fino alla morte.

            F. Che uomo era mai costui: irreligioso, perturbatore, ah! un uomo di questa fatta doveva perpetuamente chiudersi in prigione.

            P. Miei teneri figli, se io volessi continuare a raccontarvi la vita di questo apostolo d'iniquità, vi toccherebbe sentire una serie non interrotta di misfatti. Vi basti il sapere che in tutti i luoghi in cui potè esercitare la sua autorità, diedesi in braccio ad ogni sorta di vizi, e la fece da tiranno. L' infame Calvino, scrive de Rouvrai (1648) già ministro {133 [439]} francese a Berna, quest'uomo sordido, fiordalizzato in Francia, concubinario a Strasbourg, convinto di furto a Metz, sodomita a Basilea, ipocondriaco a Ginevra e crudele proclamava la libertà di religione, gridava contro ai magistrali cattolici, perchè punivano gli eretici, chiamandoli Diocleziani, vale a dire, persecutori, e intanto egli imprecava, malediceva, e se poteva, imprigionava, mandava a morte chiunque fosse stato contrario alle sue opinioni.

            F. Ci sarebbe qualche fatto che possa comprovare questa tirannia di Calvino?

            P. Potrei raccontarvene un buon numero, io ne scelgo solamente uno.

            In Ginevra, città della Svizzera, fece Calvino sua special dimora, e ne fu più anni quasi assoluto padrone. Capitò colà di passaggio un certo Michele Serveto, il quale aveva opinioni contrarie alle sue intorno al mistero della SS. Trinità. Perciò solo Calvino lo fece condannare a morte, e bruciar vivo.

            F. Bella libertà! Parmi che ci fosse libertà di fare quel che saltava nel capriccio di Calvino, pena la morte a chi disubbidiva: questa mi pare una libertà da catena. {134 [440]}

            Ma mi avete detto da principio che Calvino dilatò la sua eresia fin nell'Italia: desidererei di sapere come ciò sia avvenuto.

            P. Dopo che Calvino fu cacciato da varie città per la pessima sua condotta, si stabili in Ginevra che tiranneggiò per oltre vent'anni. Di là faceva di quando in quando scorrerie ne' paesi cattolici, e venne anche in Italia. Vestendosi della più nera ipocrisia s' introdusse nella corte del Duca di Ferrara e riuscì a farsi alcuni seguaci col favore della Duchessa di nome Renata, figlia di Luigi duodecimo re di Francia. La qual cosa venuta a notizia dei Duca, egli n'ebbe gran rammarico, riprese vivamente sua moglie, che riconobbe il proprio torto, e cacciò ignominiosamente Calvino, il quale si ritirò nuovamente in Ginevra. Nell'anno 1536 e poi nel 1541 osò anche d'introdursi nella valle d'Aosta: ma quei bravi cittadini ben lungi di dare ascolto all'empie sue predicazioni, adunato il Consiglio, avendo a capo il conte Renato Chalaud gran maresciallo di Savoia, decretarono di far catturare l'audace eresiarca, il quale avuto di ciò qualche sentore si diede a precipitosa fuga. A perpetua memoria di questo fatto {135 [441]} veramente glorioso per Aosta fu eretta nella città una colonna, che tuttora si conserva.

            Riuscita male questa sua missione per l'Italia tentò di farne un'altra nell'America, che è una delle grandi parti del mondo. I novelli missionarii s'imbarcarono per portare la peste della loro dottrina a que' popoli ch'erano ancora quasi ignari del Vangelo. Ma siccome noti erano mandati da Dio, e non aveano alcun capo che regolasse la disciplina religiosa, vennero tra di loro a questioni sopra l'Eucaristia. Uno diceva di essere da Dio inspirato ad insegnare che nell'Eucaristia non vi è il corpo di Gesù Cristo, l'altro asseriva essere del pari inspirato dallo Spirito Santo a credere ed insegnare che nell'Eucarestia vi è realmente Corpo e Sangue, Anima e Divinità del Salvatore. In mezzo a questi trambusti il capo della missione, di nome Durando, conobbe l'assurdità della nuova dottrina e nel 1558 abiurando pubblicamente il calvinismo professò la Fede Cattolica, la quale difese colla voce e cogli scritti finchè visse. Così finì la missioni calvinistica nell'America.

            Intanto le iniquità di Calvino avevano {136 [442]} compiuto il loro numero, ed egli doveva presentarsi al tribunale di Dio. In quel momento terribile venne meno il suo coraggio. Ora invocava Iddio, ora lo bestemmiava, chiamava i demonii, detestava la sua vita, malediceva i suoi studi ed i suoi scritti, finchè, ridotto il suo corpo ad un bulicame di vermi e di piaghe, che tramandavano puzza insopportabile, spaventoso risultato e giusto castigo delle sue criminose abitudini, miseramente spirò nel 1564 in età d'anni 54. (V. Natal. Alex. Card. Got.)

 

 

Trattenimento XXV. Reza discepolo di Calvino.

 

            P. Debbo farvi notare intorno a Calvino, che sebbene per la sua superbia, e per secondare liberamente i suoi vizi abbia quasi di continuo vomitato calunnie contro alla Chiesa Cattolica, tuttavia non ardì mai di negare che l'uomo possa salvarsi restando in questa Cattolica Religione. Dimorando in Ginevra gli si presentò un giorno un suo nipote dicendogli: restando io nella Chiesa Romana posso salvarmi? Calvino non ebbe animo di {137 [443]} negarlo, e rispose che egli ben si poteva salvare nella Chiesa Romana.

            Del medesimo sentimento erano i discepoli di Calvino, quantunque abbiano preferto di rimanere in una setta che mette in dubbio la loro eterna salvezza, anzichè unirsi alla Chiesa Romana, in cui, come essi medesimi hanno costantemente confessato, l'uomo si può salvare. Teodoro Beza succedette a Calvino nel governo della setta di Ginevra, e lo segui pure nell'empia dottrina e nella perversità dei costumi. Costui anche francese, egualmente alla scuola di volmaro perdè la Fede, ed ogni principio di moralità. Pei suoi costumi depravatissimi, e per poesie licenziosissime si acquistò in gioventù un nome tra i libertini di Parigi, e fece come scrisse poi egli stesso, di molte conquiste a Satanasso. Andò a Ginevra poco dopo il 1548 e pubblicamente apostatò dalla Chiesa Cattolica, e si tolse a moglie Clandina Donosse, mentre tuttor vivea il di lei marito, che era un onesto sarto. Tanto perverso fu quest'uomo, che Sturmio, teologo protestante, e quasi suo contemporaneo scrisse di lui: Beza non crede che una cosa; ed é, ch'egli crede nulla. Riconobbe però vera la Cattolica Religione, {138 [444]} e fu unicamente trattenuto nell'eresia da' suoi vizi. Ciò apparisce principalmente da un colloquio tenuto con S. Francesco di Sales. Questo Santo, maraviglioso per la sua dottrina ed affabilità, andò un giorno a fare una visita a Beza, ed entrato nella carnera di lui prima lo pregò a non voler credere che egli fosse suo nemico. Beza rispose, che lo stimava pel suo merito e per la sua dottrina, ma che gli dispiaceva di vederlo impiegato in una causa così debole qual era quella della Chiesa Romana.

            F. Senza dubbio S. Francesco di Sales seppe dargli risposta?

            P. S. Francesco prese da ciò motivo ad interrogarlo, se era persuaso che l'uomo non potesse salvarsi nella Chiesa Romana.

            F. Che cosa rispose Beza?

            P. A questa grave dimanda Beza dimandò tempo a rispondere, ed entrando nel suo gabinetto si pose a passeggiare. Di là uscito dopo un quarto d'ora, disse: sì, io credo che nella Chiesa Romana possa salvarsi l'uomo. E perchè, rispose Francesco, avete piantata la vostra pretesa riforma con tante guerre e stragi, mentre senza tanti pericoli ognuno di voi {139 [445]} poteva conseguire l'eterna salvezza senza separarsi dalla Chiesa Romana?

            F. Io non so che dirmi: Lutero, Calvino, Beza convengono tutti che la Chiesa Romana aveva la vera Religione, e che in essa ognuno poteva salvarsi; e intanto essi l'abbandonarono, e l'abbandonarono per formarsene. una la quale è riprovata dalla Chiesa Romana; io non so comprendere che cosa avessero mai in quelle teste.

            P. E questa una delle grandi contraddizioni dei protestanti. I Valdesi, i Luterani, i Calvinisti convengono che noi possiamo salvarci nella nostra Religione noi Cattolici abbiamo i più certi argomenti per asserire che essi sono fuori della vera Chiesa, quale conseguenza ti pare che noi possiamo dedurre da ciò?

            F. Mi pare di poter conchiudere che i protestanti convengono coi Cattolici che noi abbiamo la vera Religione di Gesù Cristo.

            P. E che cosa dobbiamo dire della Religione protestante?

            F. Parmi che dobbiamo dire che i protestanti ammettendo vera la nostra Religione debbano conchiudere essere erronea la religione riformata la quale fu e {140 [446]} sarà mai sempre riprovata come falsa dalla Chiesa Cattolica Romana.

            P. Questa è una manifestissima verità che ben dimostra l'assurdità del protestantesimo; è questa una di quelle difficoltà, da cui niuno de' protestanti mai potè sbarazzarsi. Noi pertanto facciamo loro questa dimanda: Se voi, o protestanti, asserite che la Religione Cattolica è vera, perchè non abbracciarla, perchè non abbandonare per sempre una setta, la quale, secondo i Cattolici, è certo che vi danna; e,. secondo voi medesimi, (se pur non volete contraddire a voi stessi) pone almeno in dubbio la vostra eterna salvezza?

            Voglio qui raccontarvi un bel fatto analogo ricavato dalla Storia Ecclesiastica. Enrico quarto Re di Francia, era capo del partito dei calvinisti quando sali sul trono, ma Iddio lo illuminò col fargli conoscere la vera Religione. Da prima procurò d'instruirsi rettamente nei dogmi della Cattolica Religione; poscia fece venire alla sua presenza i ministri protestanti, e loro dimandò, se credevano che l'uomo si potesse salvare nella Chiesa Romana. Dopo seria riflessione risposero di si. Allora il Re saviamente ripigliò: perchè dunque voi l'avete abbandonata? I Cattolici affermano {141 [447]} che niuno può ottenere salute nella vostra setta; voi convenite che si può avere nella loro; ragion vuole ch'io mi attenga alla via più sicura, e preferisca quella religione, in cui per comun sentimento io mi posso salvare. Quindi il Re rinunziò all'eresia, e rientrò nel seno della Cattolica Religione.

 

 

Trattenimento XXVI. Scisma Anglicano.

 

            P. Se voi, o miei teneri figli, portate l'occhio sopra una carta geografica vedrete al nostro occidente, vale a dire da quella parte dove trac conta il sole, il vasto regno della Francia, il quale un tratto di mare separa da un'isola vastissima appellata Inghilterra.

            Questa abbracciò il Vangelo fin dai tempi degli Apostoli, e non v'è paese in cui siano fioriti tanti santi colpe nell'Inghilterra, a segno che si suole chiamare la terra de' Santi. Dodici re morirono martiri, e dieci altri furono annoverati tra i Santi. Pure lo credereste? Un regno tanto benemerito della Religione, il più ossequioso al Romano Pontefice, {142 [448]} a cagione dei vizi di un suo Re, fu condotto ad uno stato il più deplorabile; e possiamo dire che tutta la sua luce e tutto il suo splendore si cangiò in disordine, oscurità e tenebre.

            F. Chi fu questo Re che cagionò tanto viale all'Inghilterra?

            P. Fu Enrico, ottavo Re di questo nome, il quale montò sul trono d'Inghilterra nel 1502. Nei primi venticinque anni del suo regno egli visse da buon cattolico, affezionatissimo al Vicario di Gesù Cristo. Volle egli stesso scrivere un libro contro agli errori di Lutero, i quali già cominciavano a infestare quei paesi; e dedicò l'opera sua al Papa Leone decimo che per tale causa lo onorò del titolo di difensore della Chiesa.

            F. Ebbene, fin qui non fece alcun male alla Religione, anzi ne fu il difensore, non è così?

            P. Se quel principe avesse continuato a seguire le pedate de' suoi antecessori, sarebbe stato uno de' più gloriosi monarchi ma egli si lasciò accecare dal vizio della disonestà: e il Signore ci fa tremendamente sentire che il darsi a questo vizio è lo stesso che abbandonare la Fede: Luxuriari idem est ac apostatare a Deo. {143 [449]}

            F. Raccontatemi come andò questo affare.

            P. Ve lo racconterò, ma brevemente, perchè fa troppo ribrezzo ad un cristiano.

            Questo Enrico ottavo sul principio del suo regno sposò una donna virtuosa, Caterina d'Aragona figlia del Re Ferdinando quinto, e visse con lei 25 anni; quando alfine s' invaghì di una giovane slacciata di nome Anna Bolena. Gli storici danno a costei i titoli più disonorevoli. Enrico voleva sposarla, ma non poteva vivendo la prima moglie: perciò chiese al Papa che sciogliesse il suo matrimonio con Caterina.

            F. Che cosa rispose il Papa?

            P. Il Papa rispose che in coscienza non poteva e che il matrimonio essendo indissolubile, niuno de' due coniugi poteva passare ad altre nozze fino alla morte dell'uno o dell'altro.

            F. Il Papa non avrebbe potuto sciogliere quel matrimonio, poichè si dice che egli può tutto presso Dio?

            P. Il Papa non può dispensare in quelle cose che sono da Dio proibite, e tra queste havvi lo sciogliere un matrimonio valido e già consumato. Gesù Cristo medesimo definì tale questione dicendo: Due coniugi fanno un sol matrimonio, e niuno lo potrà {144 [450]} sciogliere. Quod Deus eonjunxit, homo non separet. Il Papa usò tutta la possibile amorevolezza per calmare lo sdegno del Re, esortandolo a non voler cose le quali non si potevano concedere; cose, in cui volendosi ostinare, lo avrebbero disonorato in faccia a tutto il mondo con danno irreparabile di tutto il suo regno.

            F. Enrico che era buon cattolico non si è sottomessa alla voce del Romano Pontefice?

            P. Miei figli, se quel Re fosse stato lusingato da qualsiasi altra passione sarebbesi verisimilmente ravveduto. Ma egli era dominato dal vizio della disonestà; vizio che accieca l'uomo e lo abbassa e lo rende simile a' più vili giumenti: jumentis insipientibus comparalus est. Enrico non ascoltò più nè la voce di Dio, nè quella degli uomini. Ripudiò la prima moglie, sposò Anna Bolena e dichiarò guerra a quel Romano Pontefice che egli e i suoi antecessori avevano tanto amato, rispettato, ed a cui avevano per tanti secoli ubbidito.

            Non pago di prendersela col Papa si pose con tutta rabbia a perseguitare i Vescovi, i preti ed in generale tutti quelli che mostravansi fermi Cattolici. Fra i {145 [451]}

distinti personaggi che in quella persecuzione diedero la vita par la Fede Cattolica fu il cardinale Fischero ed il cancelliere del Re chiamato Tommaso Moro.

            F. Raccontateci qualche particolarità della morte dei cardinale Fischero e di Tommaso Moro.

            P. Questi due personaggi distinti per virtù e sapere non potevano approvare, anzi riprovarono costantemente la condotta del Re, il quale perciò li depose dalle loro cariche e li fece mettere in carcere. Siccome però essi non cangiavano sentimento, e mostravansi pronti a tollerare qualunque male anzichè tradire la loro coscienza, ordinò che fossero chiusi in altra più oscura e penosa prigione, quindi li fece ambedue condannare a morte.

            Il cardinale Fischero, quando ebbe ad uscire dal carcere per andare al supplizio, si vestì colle migliori vesti che aveva, dicendo, che in tal modo conveniva andare alle sue nozze, chiamando così il suo martirio. Egli era vecchio e a cagione de' patimenti sofferti per la dura prigionia di oltre un anno era sfinito di forze, perciò dovette servirsi di un bastone onde appoggiarsi. Ma giunto alla vista del {146 [452]} palco sentissi il cuore pieno di una gioia inesprimibile, e come se il suo corpo fosse rinvigorito, gittò via il bastone dicendo: Coraggio. miei piedi, fate il vostro dovere; poco cammino vi rimane a correre. Quindi salito sul palco, in faccia a tutta la moltitudine, alzò gli occhi al cielo e intonò il Te Dermi per ringraziare Iddio che lo faceva morire per la Fede. Finita la preghiera di ringraziamento sottopose il collo alla mannaia ed ebbe tronca la testa.

            F. Che coraggio d'uomo! si conosce proprio che egli dava la vita per una buona causa e che Iddio infondevagli nel cuore forza e coraggio. Quale fu la morte di Tommaso Moro?

            P. Simile alla morte del Fischero fu quella di Tommaso Moro. Quando gli fu portata la nuova che il Fischero andava alla morte, egli esclamò: Signore, io non son degno di morire per voi, ma spero nella vostra bontà, che mi farete degno di tanta gloria.

            La moglie spaventata per la sorte che sovrastava a suo marito andò co' suoi figli a trovarlo in carcere, e fece quanto potè a fine di risolverlo a compiacere il Re, che è quanto dire, a rinunziare alla Religione {147 [453]} Cattolica. Luigia, (tale era il nome di sua moglie) se io, rispose Tommaso, se io rinunzio alla mia Religiose e compiaccio il Re, quanti assi potrò ancora godere de' beni e delle grandezza che tu mi accenni? Soggiunse la moglie: voi potete ancora vivere vent'anni. O stolta, aggiunse Tommaso, per vent'anni di vita vuoi ch'io perda usa eterna felicità di beni?

            Dopo quattordici meni di prigione fu tratto fuori per essere condotto al patibolo. Quando fu sul palco, protestò pubblicamente che egli moriva per la fede cattolica, e dopo di aver recitato il Miserere fu decapitato. Colla morte di questi due eroi si perdettero i due più famosi campioni della fede cattolica in Inghilterra.

            F. Mestre queste cose avvenivano, che cosa faceva Enrico riguardo alla religione?

            P. Mestre queste cose avvenivano, cioè mentre il sangue de' cattolici scorreva per tutti i paesi dell'Inghilterra, il Re davasi in braccio ai più sozzi piaceri. Venutagli a noia Anna bolena, l'accusò d' adulterio, la fece decapitare dal carnefice, e il dì dopo sposò Ansa Seymour, che morì dopo diciasette mesi. Ebbe allora usa quarta moglie, Anna di Clevef, {148 [454]} la quale presto ripudiò, e mandò via per isposare una Caterina Howard, che dopo breve tempo accusò d'intrighi, e le fece altresì tagliar il capo dal boia: ma volle ancor altra donna, la vedova Caterina Pair, la quale non ebbe a far poco per incassare la fine delle altre.

            Tuttavia per mantenere almeno l’ apparenza di religiose, e così conservare la calma tra i suoi sudditi, fecesi egli Sommo Pontefice, proibendo a tutti qualunque relaziona col Papa. Eleggeva e nominava i Vescovi per quel tempo ed in que' luoghi che più ali piaceva. Fattosi capo supremo della religiose, creò un certo Cromvello, che era semplice laico, per vicario generale e giudice nelle controversie religiose e preside a tutti i Vescovi, qualora si fossero radunali in concilio.

            F. Poveri Inglesi! non era meglio ubbidire e stare uniti al Romano Pontefice, che li governava come padre, e li istruiva a nome di Dio, piuttosto che ubbidire ad un uomo laico, non mandato da Dio, dato a tutti i vizi. Io non no dir altro che: poveri Inglesi! Ma come finì poi quell'Enrico?

            P. Enrico finì i suoi giorni fra i più sensibili rimorsi. Egli aveva spogliato le {149 [455]} Chiese e si era appropriato tutti i beni ecclesiastici; e quando fu sazio di sacrificare i cattolici, si diede alla crapula, il' qual vizio generalmente va unito a quello della disonestà. Gli eccessi del mangiare e del bere lo fecero divenire tanto pingue e tanto grosso che quasi non poteva più entrare nelle porte ordinarie, e per salire le scale bisognava che uomini ben robusti lo portassero sulle loro braccia. Ridotto a non potersi più muovere, somigliava ad una bestia feroce incatenata: di crudele era divenuto anche furioso. Egli era nell'età di 55 anni, quando si accorse di essere al fine della vita.

            Allora insieme colle infermità lo assalì una tetra malinconia ed un rimorso di coscienza. Ricordava egli, come l’ empio re Antioco, i sacrilegi commessi, gli scandali dati, tante uccisioni di ecclesiastici e secolari, tante Chiese spogliate ed innumerevoli nefandità, che nel corso di sua vita aveva commesso, tutte queste cose gli rendevano la vita più amara della morte medesima.

            Negli ultimi momenti, per calmare in qualche modo lo strazio di sua coscienza, richiese che venisse ad assisterlo qualche {150 [456]} religioso cattolico; ma come poterlo avere dopo che li aveva cacciati tutti dal regno? Dimandò infine da bere, ed avendo bevuto disse queste ultime parole ai suoi amici: «E con ciò è finita, ed è perduta ogni cosa per me:» ciò detto, spirò il 28 gennaio nel 1547.

            Ed aveva ben motivo a dire che ogni cosa era perduta per lui, perciocchè un uomo il quale, unicamente per secondare i suoi vizi, erasi separato da una religione che, prima della perversità del suo cuore, aveva conosciuta, praticata, difesa come unica vera religione di Gesù Cristo; un uomo che, dopo essere stato il carnefice di gran numero de' suoi sudditi, aveva colla forza costretto il rimanente a separarsi dall'unità cattolica; un uomo che in mezzo ai più sensibili rimorsi tuttavia muore impenitente, quest'uomo, dico, aveva, pur troppo, fondato motivo per dire che ogni cosa, fin l'anima propria, era eternamente perduta.

 

 

Trattenimento XXVII. Unione degli Anglicani coi Protestanti e co' Valdesi.

 

            P. L'errore più grande introdotto da Enrico ottavo nell'Inghilterra fu quello di averla separata dalla Chiesa Romana {151 [457]} costituendo il Re per capo della religione, la qual cosa fu sorgente d'innumerevoli altri errori; perciocchè il separarsi dal Capo della Chiesa Cattolica vuoi dire allontanarsi dalla vera Chiesa di Gesù Cristo, aprire la strada a tutti i disordini, e poco per volta distruggere interamente la cristiana religione per dar ricetto ad ogni sorta di errori. Lutero e Calvino si adoperarono per introdurre colà la loro riforma, e vi riuscirono maravigliosamente, e prima che terminasse il secolo decimosesto gl' Inglesi si unirono ai Luterani, ai Calvinisti ed ai Valdesi; e tutti insieme sono ancora presentemente chiamati ora protestanti, ora riformati, o novatori. Ma s' intendono sempre quelli che seguono gli errori di Lutero, di Calvino, di Pietro Valdo e d'Enrico ottavo.

            F. Questi eretici, i quali vivono fuori della Chiesa Cattolica,, vanno almeno di accordo tra di loro in fatto di religione?

            P. No certamente, e si può dire che in tutta la religione riformata vi regna un vero indifferentismo, cioè libertà a ciascuno di farsi la religione come più gli piace. Si può dire che ciascuna famiglia ha una religione diversa da quelle delle altre. {152 [458]}

            F. Qui io non capisco una cosa: voi mi dite che gli eretici non vanno d'accordo in fatto di religione, ed intanto tutti sono contrarii al Papa, e pare che si reputino a gloria il disprezzarlo; dovremo dire che tra gli eretici vi sia unità di fede?

            P. Nemmeno questo: dovete notare che Gesù Cristo ha fondata la sua Chiesa sopra un formo edifizio, contro cui avrebbero combattuto invano le porte dell'inferno. Per le parole porte del!' inferno s' intendono gli eretici, gli increduli, i cattivi cattolici, i quali, come ministri del demonio, sono tutti fuori della verità, tutti seguaci dell'errore. Costoro, sebbene siano disaccordi tra di loro, vanno sempre d'accordo quando si tratta di combattere la Chiesa Cattolica, maestra di verità.

            F. Dunque gli eretici sono solamente d'accordo nel combattere la verità, sebbene seguano errori diversi; volete dire così?

            P. Voglio propriamente dire così, e per farmi meglio comprendere vi recherò una similitudine. Vi ricordate ancora del fatto che riguarda alle volpi di Sansone?

            F. Sì: io me ne ricordo ancora; egli {153 [459]} raccolse trecento volpi e legolle tutte insieme per la coda, e nel mezzo vi legò dei tizzoni, e quindi accesi questi, le lasciò correre perchè danneggiassero le campagne de' Filistei.

            P. Quelle volpi guardavano l'una l'altra?

            F. No certamente perchè, sentendosi abbruciare la pelte, tentavano tutte di fuggire l'una opposta all'altra.

            P. E intanto che cosa facevano?

            F. E intanto danneggiavano le vigne ed i campi de' Filistei.

            P. Ora ascoltate: quelle volpi raffigurano tanto bene gli eretici, i quali, sebbene camminino tutti per vie direttamente opposte, cioè professando dottrine le une contrarie alle altre, tuttavia si uniscono nel' combattere e danneggiare le messi della vigna evangelica, che è la Chiesa di Gesù Cristo.

            F. Prima di conchiudere la storia di queste eresie, vi prego di risolvermi una difficoltà. Se, la Religione Cattolica, che voi con tante ragioni ci avete fatte conoscere essere la sola vera, sola che presenti argomenti incontrastabili di divinità; se questa nostra santa religione è tanto bella, tanto chiara, e presenta tanti argomenti della sua divinità, come può essere {154 [460]} che tanti uomini, interi paesi, città e regni, dopo averla per più secoli professata, l’ abbiano di poi abbandonata?

            P. Tu fai, mio figlio, una dimanda la quale mi dà motivo a gravi riflessi. Dobbiamo notare, che Gesù Cristo assicurò che il santo Vangelo sarebbesi predicato per tutti i paesi della terra, ma non accertò che in tutti i luoghi si dovesse costantemente conservare; anzi ci lasciò scritta una terribile minaccia; di togliere cioè la sua religion santissima, qualora gli uomini, co' loro vizi, se ne fossero resi indegni.

            Ciò premesso, possiamo dire: la Santa Cattolica Religione fu in molti paesi e da molti abbandonata per tre particolari motivi: 1° perchè le religioni che, furono predicate e proposte invece della Religione Cattolica, favorivano le passioni degli uomini; era perciò naturale, che più favorevolmente fossero accolte e seguite dai libertini.

            2° Tutti quelli che intrapresero a perseguitare la Religione Cattolica, furono uomini potenti del secolo, o sostenuti da sovrani temporali, che di buon grado accoglievano una religione che, rigettando ogni autorità religiosa, ne li rendeva {155 [461]} capi ed arbitri assoluti. Una religione la quale permetteva di spogliare le chiese e gli altari e di appropriarsi i beni che i fedeli cristiani avevano affidati alla santità della Chiesa come sacro deposito per i poveri ed abbandonati, la quale religione, sostenuta e difesa col ferro e colla forza, strascinò insensibilmente i sudditi all'errore. Perchè è un fatto certo che la caduta di un uomo grande del secolo strascina molti a seguirne gli esempi.

            3° Dobbiamo conchiudere esser questo un giudizio terribile del Signore, il quale, come dice nel Vangelo, vedendo disprezzata la sua religione, egli la toglie dai paesi che ne sono indegni, e la trasporta in que' luoghi ove sia meglio ricevuta e meglio praticata. Noi tocchiamo con mano queste verità, leggendo la storia del secolo decimosesto.

            In nissun secolo comparvero tanti eretici, in nissun secolo fiorì si copioso numero di Santi segnalatissimi per virtù, scienza e miracoli.

            Questa Santa Cattolica Religione fu perseguitata e disprezzata nella Germania, nella Francia e nell'Inghilterra ed in altri paesi d'Europa; e Iddio, rimirando {156 [462]} che gli uomini se ne rendevano indegni, la tolse da loro e la trasportò in paesi fino allora sconosciuti e rimotissimi, i quali con gioia accoglievano i missionarii, che in nome di Dio predicavano la parola di vita eterna' , ed abbracciavano il Vangelo. In questa guisa venivano largamente ricompensate le perdite che la Chiesa Cattolica faceva in Europa; mentre a mille a mille, dirò meglio, a milioni a milioni nella China, nelle Indie, nell'America abbracciavano la cattolica fede, reputando a loro più alta ventura di poter ricevere quella santa religione che i vizi degli uomini facevano altrove disprezzare.

            Miei figli, ogni qualvolta noi vedremo disprezzarsi la religione, temiamo grandemente, non perla religione in se stessa, perchè ella è eterna, come eterno è Iddio, suo autore; e non potrà mai venir meno; ma temiamo per quei paesi in cui accade tale disprezzo, perchè loro sovrasta la gran minaccia del Signore, quando disse: toglierò la mia vigna, la mia religione da' figli indegni, e la affiderò a migliori coltivatori che daranno frutto a suo tempo, come io desidero. Auferam vineam meam, et locabo eam aliis agricolis, qui dabunt fructum temporibus suis. {157 [463]}

 

 

Trattenimento XXVIII. I predicatori della Riforma non aveano missione divina.

 

            P. Sempre quando taluno voleva annunziare ai popoli qualche cosa a nome di Dio, prima di tutto faceva conoscere con argomenti certi che Iddio l'aveva mandato, confermando la sua missione con miracoli, colla santità della vita, e colla purità di sua dottrina; così mostraronsi i Profeti della legge antica, gli Apostoli del Vangelo e gli altri. discepoli di Gesù Cristo. Noi, vedendo Lutero e Calvino a predicare una dottrina opposta a quella che la Chiesa Cattolica aveva da Mille e cinquecento anni praticata, dobbiamo considerare se questi predicatori della Riforma possano presentare questi tre caratteri per dimostrare che erano da Dio inviati.

            F. La vita che hanno tenuto i predicatori della Riforma protestante parmi che non sia un buon preparativo a far miracoli; forse che Lutero, Calvino, Enrico ottavo fecero miracoli?

            P. Dovrebbero averne fatto, ma il miracolo potendo solamente essere operato da Dio in conferma della verità, non {158 [464]} poteva di certo essere operato dai predicatori protestanti in conferma dei loro errori. Perciò noi possiamo sfidare tutti quelli che vissero separati dalla Chiesa cattolica, a mostrarci un solo miracolo in conferma della dottrina che predicavano. Lutero e Calvino erano intimamente persuasi che con un miracolo avrebbero sommamente accreditata la nuova Riforma e tentarono di farne alcuni.

            F. Calvino e Lutero si provarono a far miracoli?

            P. Si provarono, ma il loro attentato non servì ad altro che a farli maggiormente conoscere veri impostori[20].

            Per ricrearvi un poco voglio raccontarvi alcuni de' pretesi miracoli di Lutero e di Calvino. Fra i miracoli di Lutero è celebre quello che operò in Vittemberga, come narra Federico Stafilo, prima luterano, che di poi si convertì alla Fede Cattolica. Egli medesimo si trovò presente a questo fatto. Da Misna, egli dice, fu condotto un figliuola indemoniato, affinchè fosse guarito {159 [465]} da Lutero. Egli lo fece condurre nella sagrestia della chiesa, e cominciò ad esorcizzare il demonio a modo suo, non come fa la Chiesa Cattolica. Il demonio invece di ubbidire contorse ed agitò l'indemoniato per modo che Lutero pieno di spavento cercò subito di uscire da quella stanza; ma lo spirito maligno aveva già chiusa la porta. Allora egli corse alla finestra per fuggire da quella e la trovò altresì chiusa da inferriata. Infine fu di fuori somministrata una scure, ed io, come più giovane e rubusto, con quella feci in pezzi la porta, e così ambidue scappammo. (Risposta contro Giac. Smidlin, pag. 404.)

            Più ammirabile fu quello di Calvino, ma troppo tristo, perciò stimo di ommetterlo.

            F. Raccontatelo, raccontatelo, ci fate piacere

            P. Se così vi piace, velò racconterò. Mentre Calvino dimorava in Ginevra, un povero uomo di nome Brulleo, con sua moglie, aveva a lui ricorso per ottenere limosina. Calvino, come fanno ancora i protestanti d'oggidì, promise di beneficarli, purchè in tutta prudenza e confidenza l’ avessero aiutato per un suo disegno. {160 [466]} Quegl' infelici, stretti dal bisogno, si dichiararono pronti a tutto, e dietro le istruzioni del novello operator di miracoli, Brulleo finge una malattia. Per sua guarigione si fanno preghiere nelle chiese di Ginevra, ma tutto inutilmente, e l’ ammalato dimostra di soccombere, e contrafà il morto. Calvino segretamente avvertito, fingendo di nulla sapere, si fa accompagnare da un gran numero d'amici, come per andare al passeggio. Giunto in vicinanza della casa, dove era preparata la scena, sente le grida e gli urli della moglie, che a maraviglia rappresentava il dolore e la disperazione. L'impostore dimandando: che cosa c'è? entra in casa, cade ginocchioni con tutto il suo seguito, e prega Dio ad alta voce di mostrare la sua potenza col render la vita a quell'uomo, e di far così risplendere la sua gloria agli occhi di tutto il popolo, ed attestare clic esso (Calvino) era realmente da Dio inviato per riformare la Chiesa.

            Finita la preghiera, Calvino si avvicina al morto e prendendolo per mano gli dice: In nome di Gesù Cristo alzati e cammina. Il finto morto non si muove; replicando inutilmente il medesimo comando, corre la {161 [467]} moglie e cerca di scuotere il marito e lo trova realmente morto. Immaginatevi le grida, le maledizioni lanciate dalla desolata moglie contro l'impostore. Rimproverò Calvino, furiosa uscì di casa, pubblicò il fatto per tutta la città di Ginevra. Questo è il miracolo di Calvino.

            F. Questo mi piace, e mi piace veramente di saperlo; non ho mai udito a raccontare queste cose. Oh se mai si sapessero tali trufferie.... ma forse che Lutero e Calvino e i suoi seguaci colla santità della vita avranno poi supplito alla mancanza dei miracoli?

            P. Anzi, la malvagia condotta è quella che distinse questi novelli riformatori. Lutero fra le molte scelleraggini violò, come già vi dissi, i voti solenni, uscì dal chiostro, si diede in preda ai più gravi disordini. Calvino, dopo aver condotto una gioventù scostumata, commise turpitudini sì nefande, ch'io nemmeno voglio nominare. Basti il dire, che per tali delitti, nella città di Noyon, sua patria, meritò la sentenza di morte; la qual pena, come già vi dissi, ad istanza di un Voscovo cattolico, gli fu cangiata in quella del fiordaliso, che consisteva nel fare un bollo con un ferro roventato sopra il dorso {162 [468]} del colpevole. Dovrò quivi ancora fermarmi a parlarvi delle turpitudini del gran promotore della Riforma, di Enrico ottavo? Cari figli, io amo meglio di tirare un velo sopra queste nefandità, perchè esse potrebbero offendere la vostra modestia; dico soltanto, che la vita di Calvino e di Lutero, e di tutti gli altri eretici riformatori, non è che un complesso di disordini. Valgano per tutte le parole del medesimo Lutero. Questo eresiarca, in un' opera stampata (Lutherus in colloquiis, pag. 234), al vedere i disordini a cui si abbandonavano i nuovi riformatori, non potè a meno di lagnarsi col dire: «La maggior parte de' miei seguaci vivono da Epicurei: non cercano che scorrere giorni gaudenti. Non si troverebbe già fra i papisti di tali buffoni e di Lai mostri. Chiamansi riformati, mentre in realtà hanno l’ aria di demonii incarnati... Sono bricconi, pieni d'orgoglio, e più insozzati da avarizia che non furono mai sotto il Papato. Il disordine giunge a tanto, che se a taluno piacesse di contemplare una riunione di truffatori, usurai, uomini dissoluti e ribelli, gente di cattiva fede, non avrebbe che ad entrare in una di quelle città, {163 [469]} le quali si dicono evangeliche. Dubito che si possano trovare tra i Pagani, Giudei, Turchi, ed altri infedeli, uomini così testardi ed arroganti, in cui ogni onesto sentimento, ogni virtù sia affatto estinta, e fra cui per nulla si tenga ogni sorta di peccati, ecc.»

            Così scriveva Lutero nel vedere il disordine che regnava fra i suoi discepoli e negli altri novellamente convertiti alla sua Riforma. Tali maestri, tali discepoli si potrebbero mai credere mandati da Dio a riformare la dottrina purissima e santissima della Chiesa di Gesù Cristo?

            F. Fanno proprio spavento questi misfatti: pare che i nuovi riformati siano piuttosto una squadra d'iniqui. Ala almeno nel predicare e nello scrivere avranno procurato di esporre la verità?

            P. La dottrina dei riformati, come abbiamo già potuto osservare, non è che un corrompimento della dottrina cattolica formante un miscuglio di errori, i quali farebbero vergognare (sono parole di Lutero) i Giudei, i Turchi, e gli stessi Pagani. Come spero di potervi far conoscere nel progresso di questi nostri trattenimenti.

 

Con approv. della Rev. Arciv.) {164 [470]}

 

 

Trattenimento XXIX. La Chiesa Cattolica non variò mai i dogmi insegnati dagli Apostoli.

 

            P. La storia della Riforma, che vi ho raccontato, miei cari figli, ci fa conoscere due grandi verità. Primieramente ci fa conoscere, che i fondatori della Riforma erano malvagi cattolici, i quali unicamente per secondare le loro passioni si allontanarono dalla vera Chiesa di Gesù Cristo. In secondo luogo, che i pastori della Chiesa Cattolica continuarono a governare le rispettive loro Chiese tutte unite a quella di Roma, la quale continuò pure ad essere, come era da 1500 anni, la sede del Vicario di Gesù Cristo.

            Tutti questi pastori, Papi e Vescovi al manifestarsi dell'eresia protestante, si levarono con tutte le loro forze per combatterla. Di maniera che e Papi e Vescovi continuarono a succedersi nel governo della Chiesa; i riformatori disertarono.

            F. Questa non mai interrotta successione di Papi e di Vescovi nella Chiesa Cattolica è un fatto così manifesto' ed incontrastabile nella storia, che gli stessi {165 [471]} Protestanti sono costretti a confessarlo. Io però' non posso capire come i Protestanti abbiano osato separarsi, ed osino tuttora vivere separati dalla nostra religione, mentre riconoscono che ella ha per suoi primi pastori e fondatori gli Apostoli medesimi; ed all'opposto non possono mostrare un sol uomo, il quale, prima di Lutero e di Calvino, abbia professata la religione dei Protestanti.

            Nemmeno la condotta de' fondatori della Riforma potè far conoscere che erano da Dio mandati, perchè la storia che di loro ci avete raccontata è ripiena dei più abbominevoli misfatti.

            P. Certo, o mio figlio, cotesta ribellione dei Protestanti dalla Chiesa Cattolica non potrebbe capirsi, se non si sapesse, che ogni eresia ha per solo principio e sostegno la superbia e la depravazione negli uni, l'ignoranza e l’inganno negli altri. Vedete, figli miei, se l'Apostolo Paolo non ha ragione di affermare che l’uomo eretico è condannato per suo proprio giudizio. I Protestanti sono forzati a confessare che la Chiesa Cattolica ha per fondatori gli Apostoli, e nel medesimo tempo ammettono il Vangelo dove Gesù Cristo promette ed assicura solennemente {166 [472]} di voler fondare la sua Chiesa sopra S. Pietro, e che «le porte dell'inferno non mai prevarranno contro di essa»[21]; conoscono che i loro eresiarchi erano uomini pieni di vizi, e perciò arrossiscono perfino di riconoscerli per fondatori della loro setta; e con tutto ciò ardiscono vivere ribelli contro alla Chiesa medesima, col pretesto che essa, dopo trascorsi pochi secoli dalla sua fondazione, abbia degenerato dalla dottrina degli Apostoli, variati ed alterati i dogmi da loro insegnati.

            F. Appunto, o mio caro padre, io ho sentito dire che tale si è il pretesto, per cui Lutero e Calvino uscirono dalla Chiesa Romana; e mi dicono che i Protestanti non cessano anche oggigiorno di accusarla di corruzione e variazione degli insegnamenti Apostolici. Ora io bramerei che voi mi illuminaste intorno a questo punto, e porgeste a me ed a' miei fratelli le opportune ragioni per ribattere cotest' accusa contro la nostra SS. religione.

            P. Ben volentieri m' impegnerò di soddisfare ai vostri giusti e santi desiderii. {167 [473]} Ma qui, prima di tutto, dovete richiamare alla memoria ciò che altre volte vi ho accennato, cioè che la Chiesa per due titoli si chiama Apostolica; 1° perchè insegna la stessa dottrina già insegnata dagli Apostoli; 2° perchè mediante una serie non interrotta di pastori succede nell autorità agli Apostoli medesimi. Ora essendo manifesto che il protestantismo non può mostrare alcuna successione di pastori agli Apostoli, ne viene per innegabile conseguenza, che esso non è la chiesa fondata dagli Apostoli medesimi; e per ciò stesso la sua falsità è evidente. Vi pare di comprendere questo mio ragionamento?

            F. Mi par chiarissimo, perciò facilissimo a comprendersi.

            P. Or bene: i Protestanti, non potendo negare alla Chiesa Cattolica questa sua successione de' suoi pastori agli Apostoli, vorrebbero dare ad intendere che essa ha prevaricato nella dottrina insegnata dagli Apostoli, e che per questo cessò di essere Apostolica; e che ora, invece di essere la Chiesa di Cristo, è divenuta (tolleriamo questa ingiuriosa espressione) la sinagoga dell'Anticristo. Ma a rovesciare d' un sol colpo questa asserzione {168 [474]} dei Protestanti contro la nostra Chiesa, ci basterebbe stringerli con questo unico argomento che voi farete bene a non dimenticare: Voi, Protestanti, ammettete che la Chiesa Cattolica è stata un tempo la vera Chiesa di Gesù Cristo; ma la Chiesa di Gesù Cristo, secondo il Vangelo, non può mai venir meno, non può giammai fallire; perchè il Salvatore promise ad essa la sua perpetua assistenza, dicendo agli Apostoli ed in essi ai loro successori: «Ecco che io sono con voi sino alla fine dei secoli[22]; ed altra volta assicurò gli Apostoli, che non mai le porte dell'inferno avrebbero avuto forza contro alla sua Chiesa, come poc'anzi io dissi. »

            Necessariamente adunque voi, protestanti, dovete scegliere l’ una delle due cioè, o dire, che il Vangelo e la parola del Figlio di Dio sono fallaci: o convenire che, se la Chiesa Cattolica è stata una volta la vera Chiesa di Gesù Cristo, non potè mai cessare di esserlo, lo è ancor adesso, e lo sarà per tutti i secoli. Se ammettete la prima di queste due cose, vi rendete bestemmiatori di {169 [475]} Gesù Cristo, e nel medesimo tempo contraddi Le a voi stessi, che avete la Santa Scrittura per sola regola della vostra fede[23]. Non vi resta pertanto che la seconda, cioè, credere la veracità della nostra Religione Cattolica, credere che ella non mai si diparti, nè tampoco potè dipartirsi dalla dottrina Apostolica.

            F. O padre! mi sembra proprio che voi mettiate gli eretici tra l’ uscio ed il muro in modo che non possano sfuggirvi.

            P. Io ho ancora in pronto altre ragioni da opporre ai Protestanti. Voi, protestanti, ci venite dicendo che la Chiesa nel decorso ha variati i dogmi ricevuti darli Apostoli: or dunque voi dovete colla storia alla mano dimostrare queste tre cose, vale a dire, 1° l’epoca in cui avvenne una simile variazione; 2° chi ha introdotto questa variazione; 3° su qual punto di dottrina questa è caduta.

            F. In verità, trattandosi di un fatto, qual si è il cambiamento di religione, e di un fatto sensibilissimo e pubblico, giacchè {170 [476]} la Fede cristiana era professata pubblicamente, e da una grandissima parte del mando, pare che niuna cosa dovrebb' essere ne libri e monumenti storici più chiara e lampante di cotesta variazione di dommi, imputata dai Protestanti alla Chiesa Cattolica.

            P. Infatti, aprite la Storia Ecclesiastica, e vi scorgerete diligentemente, e con gran precisione notate, tutte le eresie che tentarono d'infestare la Chiesa, cominciando dal tempo degli Apostoli sino ai nostri giorni. Vi scorgerete segnata l'epoca in cui ciascuna eresia insorse, nominato il suo autore, precisato il domma particolare da essa presa di mira. Anzi vi scorgerete perfino le variazioni e le diverse fasi subite dalle eresie medesime. Così il dottissimo Monsig. Bossuet ha rivelate e fatte toccar con mano, in un sol libro, tutte le variazioni delle chiese protestanti al qual libro i Protestanti nulla mai seppero opporre di valevole.

            F. Possono i Protestanti in qualche maniera far vedere quando, da chi e su qual punto dottrinale, siasi nella Chiesa Cattolica introdotta alcuna alterazione o cambiamento?{171 [477]}

            P. Niente di tutto ciò.

            F. Voi ci avete già altra volta annunciato, che i. Protestanti dicono, essersi la fede degli Apostoli serbata intiera nella Chiesa Romana per i quattro primi secoli; che di poi sia stata alterata?

            P. Lo so, figli miei, che molti Protestanti vorrebbero far rimontare la decadenza dell'antica fede al quinto secolo della Chiesa. Ma essi son ben lungi dal dimostrare tale asserzione: anzi quest'asserzione è dimostrata falsa non solo dai dottori cattolici, ma eziandio da molti tra i Protestanti medesimi. E quelli tra loro, che assegnano un' epoca posteriore alla suddetta alterazione, sono parimente confutati da altri dei loro dottori, i quali fanno vedere cogli scritti dei Ss. Padri e colle decisioni dei Concilii, che i dommi imputati di alterazione erano insegnati tali e quali, assai prima dell'epoca ove si dice avvenuta cotesta alterazione.

            Sicchè, vedete, mentre i dottori protestanti dall'un canto si accordano nell'accusare la Chiesa Romana di aver variato gl'insegnamenti primitivi ed apostolici, dall'altro sono affatto discordi nel fissare il tempo in cui fai corruzione si effettuò; si {172 [478]} combattono e si confutano a vicenda[24]. Ora non vi sembra egli un tal loro disaccordo una prova palpabile della falsità dell'accusa che essi muovono contro la Chiesa Romana, di aver alterati gli antichi dommi?

            F. Oh l certo, questo disaccordo dei Protestanti lo credo la migliore confutazione.

            P. lo però voglio che voi ravvisiate ancora meglio il loro errore e la loro calunnia contro la nostra Religione. Si accordino pure i dottori protestanti nel fissare l'epoca di quella pretesa alterazione; dicano pure essere questa avvenuta nel quinto, o nel sesto, o nel settimo secolo della Chiesa; noi cattolici gli sfidiamo a recarci le prove e i documenti autentici, che tale alterazione sia realmente avvenuta. Fuor di dubbio, un fatto di tanta importanza non potè operarsi così tacitamente e di nascosto, da passare inosservato presso tutti i cristiani. Su di che {173 [479]} mi piace qui recarvi le parole con cui. Francesco di Sales derideva i Protestanti: «Eh!, diceva, forseche tutti gli uomini del mondo dormivano, quando Roma formava nuovi Sacramenti, nuovi sacrifizi, nuove dottrine? Non si trova punto un solo storico, nè greco ne latino, nè vicino nè lontano, il quale abbia vesso o lasciato alcun cenno ne' suoi commentari, o qualche osservazione nelle sue memorie, di una cosa sì grande? Certamente sarebbe cosa maravigliosa, segli storici, che furono sì minuti da notare fino le minime circostanze delle città e dei popoli, avessero dimenticato il più notevole di quanto può farsi in questo basso mondo, cioè il cambiamento di una Religione universale, nella città e provincia più segnalata di si vasto impero, quali sono Boma e l’Italia[25]. » Adunque l'impossibilità in cui trovansi i Protestanti di produrre alcun documento, alcuna testimonianza autorevole della corruzione de' dommi, che essi suppongono fatta dalla Chiesa Romana, è un'altra prova invitta della loro calunnia contro di questa.{174 [480]}

            F. Forse i Protestanti, a scusar questa mancanza di prove, allegheranno I ignoranza e la corruttela di quei tempi, in cui asseriscono essere stati corrotti i dommi primitivi.

            P. Sono queste, o figli miei, le solite scuse e pretesti di chi manca di buone ragioni. Vedete, nel corso di quei mille e più anni che passarono dai quarto secolo sino alla nascita del protestantismo, ed in cui, secondo i Protestanti,!a. Chiesa Cattolica cambiò fede, vissero e fiorirono in questa Chiesa medesima un S. Girolamo, un S. Agostino, un S. Giovanni Grisostomo, un S. Leone, un S. Gregorio, un S. Fulgenzio, un S. Prospero, un S. Giovanni Damasceno; e per venire ai tempi a noi più vicini, un S. Anselmo e un S. Bernardo, i quali vissero ne! secolo undecimo, un S. Bonaventura e un S. Tomaso d'Aquino, che vissero nel secolo terzodecimo, un S. Lorenzo Giustiniano, che fiori nel secolo decimoquarto, un S. Antonino, che fiorì nel secolo decimoquinto, e tanti altri che tralascio per brevità.

            F. Oh noi cattolici siamo pur felici di aver simili uomini dalla nostra parte!

            P. Tra tutti costoro furono uomini dottissimi, {175 [481]} che consumarono i loro anni nello studio delle divine Scritture e dei Ss. Padri dei primi secoli. Furono uomini santissimi e sommamente zelanti della purità della fede apostolica; combatterono coll'autorità e cogli scritti ogni eresia che a mano a mano videro comparire; avrebbero dato mille volte il lor proprio sangue piuttosto che rinunziare al minimo articolo di fede; ed alcuni di loro ebbero non poco a soffrire per difesa della medesima.

            Ebbene, tutti cotesti uomini così dotti e così santi non videro nella Chiesa Romana nessunissima novità in materia di domma. Nei loro scritti leggiamo molti rimproveri contro ai vizi dei cattivi cattolici; ma riguardo alla fede della Chiesa, non vi leggiamo un sol rimprovero, un sol lamento. Anzi questa fede nei loro libri è continuamente predicata, inculcata e difesa; come gli stessi Protestanti son costretti a confessarlo. Pertanto è egli possibile che tanti grandi uomini, per tanti secoli, non si accorgessero punto di alcuna alterazione nell'antica fede, quando quella fosse realmente avvenuta? Possibile che Dio, per ricondurre la fede alla sua primiera purità, abbia tardato {176 [482]} mille e più anni; e a tal uopo abbia scelto uomini pieni di vizi, quali erano Lutero e Calvino?

            F. Pare impossibile che simili assurdità possano cadere in un'anima cristiana!

            P. Adunque, come vedete, i Protestanti non possono mostrarci alcuna epoca, in cui la Chiesa Romana sia deviata dalla dottrina degli Apostoli e di Gesù Cristo. Sapranno forse indicarci l'autore di tal cambiamento? Orsù, ci dicano se quest'autore fu qualche uomo privato, oppure qualche Sommo Pontefice, o qualche Concilio generale della Chiesa.

            Se diranno che fu un qualche uomo privato, noi lo inviteremo ad indicarci con qual arte, con qual forza, con quali mezzi sia costui riuscito a persuadere i suoi capricci, le sue novità, a tutti i cattolici sparsi per la faccia di tutta la terra, a tutti i vescovi, agli stessi Papi, sempre veglianti ed inesorabili contro ogni errore. Noi sappiamo bensì che non vi mancarono dottori perversi che tentarono di guastare la fede con fallaci insegnamenti; ci furono principi che si adopeperarono d'imporre colla violenza ai cattolici le loro erronee credenze: ma quelli li veggiamo registrati nel numero {177 [483]} degli eresiarchi, questi nel numero dei persecutori. Ne gli tini, nè gli altri riuscirono punto nella loro diabolica intrapresa, ed i toro nomi passarono coperti d'infamia alla posterità, cominciando da Simon Mago, primo degli eretici, e da Nerone primo de` persecutori.

            F. Già si sa che i Protestanti l'hanno spezialmente contro i Papi ed i Concilii; ed a questi imputano la corruzione della fede antica.

            P. I Protestanti asseriscono sempre gratuitamente, ed accusano senza addurci testimoni nè prove. Infatti si provino un po' i Protestanti a dirci i nomi dei Papi e dei Concilii generali legittimi che furono i primi a corrompere la fede dei loro maggiori. Gli atti dei Concilii, i decreti, le decisioni dommatiche, le lettere pastorali dei Sommi Pontefici, i quali furono dopo il quarto secolo. si conservarono con grande diligenza, e si serbano ancora oggigiorno presso la cristianità. Orsù. ci additino i Protestanti un solo di questi atti, di questi decreti autentici, il quale sia in opposizione colla dottrina apostolica consegnata negli scritti dei Ss. Padri, e negli atti dei Concilii, anteriori al detto tempo? Ma indarno si {178 [484]} argomenteranno di ciò fare. Noi all' opposto loro proviamo colla storia alla mano, che tutti i sacri Concilii ed i Romani Pontefici, prima di venire ad alcuna definizione e sentenza in materia di domma, esaminavano con sommo studio le divine Scritture, la tradizione apostolica e gl' insegnamenti dei dottori pili antichi; e di qui regolavano i loro giudizi, senza mai scostarsene di un filo. Sicchè nel Concilio Costantinopolitano III si è dichiarato che è «affatto necessario di seguire le dottrine dei Ss. Padri, non solo secondo il sentimento, ma di usar perfino le stesse espressioni da loro adoperate, e di nulla affatto innovare[26]». Tanto si era l'attaccamento dei Concilii e dei Papi alla dottrina antica! E notate che questo Concilio fu tenuto sul finire del settimo secolo, tempo in cui, giusta i Protestanti, si lavorava a corrompere la fede primitiva.

            F. Oh! che ci vuol mai davvantaggio per far vergognare i Protestanti dell'accusa che fanno alla Chiesa Cattolica, di aver abbandonati gl' insegnamenti degli Apostoli! Vedo bene che la Chiesa ha ragione {179 [485]} di chiamarli novatori; perchè sono essi che disertarono dalla fede antica, e,se ne fabbricarono una nuova a loro capriccio.

            P. Ma osservate ancora: tanto è lungi, che i suddetti Concilii approvati dai Papi cambiassero alcuna cosa in materia di fede, che anzi furono celebrati specialmente per condannare e conquidere le nuove erronee dottrine, che in ogni secolo malaugurati ingegni si sforzarono d'introdurre. Per tenere questi Concilii i Vescovi che vi concorrevano dalla varie parti del mondo, dovevano assoggettarsi a molti disagi e spese; ma lo zelo che avevano della purezza della fede, li rendeva superiori ad ogni sacrificio. Solamente tra il quarto e il nono secolo della Chiesa otto furono i Concilii generali ecumenici; e non vi fu eresia che essi d'accordo coi sommi Pontefici non abbiano fulminata. La stessa cosa praticarono i molti Concilii susseguenti sino a quello di Trento celebrato nel secolo decimo sesto contro l'eresia protestante. Fuori poi dei Concilii, i Papi vegliarono sempre contro di ogni scandalosa novità, e non mancaron mai di levarsi con tutta voce al suo primo apparire, di riprovarla e condannarla, come {180 [486]} ne fa testimonianza ogni pagina della storia ecclesiastica.

            Pertanto dal sin qui detto voi vedete come i Protestanti, nell'accusar che fanno la Chiesa Cattolica di avere alterata la dottrina degli Apostoli, noti possono mostrare nè l'epoca, in cui sia stata fatta tale alterazione, nè chi ne sia stato l'autore. Dal che voi potete senz'altro argomentare a buon diritto la falsità di tale accusa.

            F. Nelle belle cose da voi dette, certo, ce ne ha d'avanzo per convincere ogni persona di buon conto, che la nostra Fede di oggidi è quella stessa dei Padri antichi e degli Apostoli, senza variazione di sorta.

 

 

Trattenimento XXX. I Protestanti non possono indicare verun domma degli Apostoti variato dalla Chiesa Romana. Si convincono colle confessioni degli stessi loro autori.

 

            F. O padre, i miei fratelli ed io non vediamo il momento, che voi ripigliate l'interrotto discorso, e torniate ad ammaestrarci intorno alla nostra Cattolica Religione per ribattere le accuse che i Protestanti muovono ad essa di avere {181 [487]} variati i domini insegnati dagli Apostoli. Osservate, o padre. quanti nostri compagni vennero qui tutti ansiosi di ascoltarvi!

            P. Avete fatto bene ad invitare i vostri compagni; quanto più grande è il numero di chi ascolta, più gradevoli saranno i nostri trattenimenti. Ora ditemi: vi ricordate ancora di quanto vi ho detto nel precedente trattenimento?

            F. Credo che ce ne ricordiamo ancora. Voi ci avete detto, che i Protestanti han un bell'accusare la Chiesa Cattolica di avere cambiati i domini insegnati dagli Apostoli; ma che intanto non possono mostrare nè l'epoca, in cui la nostra Chiesa abbia fatto tal cambio, nè chi sia stato quel ribaldo che abbia osato introdurlo; mentrechè, all'opposto, i Papi ed i Concilii hanno sempre fatto fronte ad ogni anche minima novità in materia di fede, come si può vedere nella Storia ecclesiastica, e negli stessi atti e decreti dei Concilii e dei Pontefici, i quali tuttora si conservano.

            P. Benissimo: ora voglio dimostrarvi che i Protestanti non possono tampoco indicare verun domma speciale degli Apostoli, il quale sia stato variato dalla Chiesa Cattolica, nostra madre; benchè {182 [488]} questa verità possa Considerarsi come già provata dalle cose discorse finora.

            Sovvengavi che i Protestanti convengono, essersi la Chiesa serbata fedele agli insegnamenti degli Apostoli per i quattro o cinque primi secoli. Quindi se noi cattolici loro proveremo, che i nostri dorami di oggigiorno sono gli stessi che quelli insegnati dai Ss. Padri nei detti primi secoli, rimarrà altresì provato, che gli insegnamenti attuali della Chiesa Romana non si differenziano per nulla da quelli degli Apostoli, e che però ella si è anco al presente la sola vera Chiesa Apostolica.

            F. I Protestanti non possono schermirsi da tale argomentazione; perchè sento che hanno sempre in bocca la Chiesa dei primi secoli, e con quella pretendono di condannare la Chiesa nostra presente.

            P. Questo in fatti si e il mezzo onde l'Imperatore Teodosio, come narra Sozomeno, copri di confusione gli eresiarchi del suo tempo. Egli fece radunare ad un tratto tutti i Capi-setta ossia notori di novelle chiese particolari, e loro volse questa dimanda: Se essi riconoscessero per maestri di verità e per uomini veramente apostolici i dottori della primitiva Chiesa, {183 [489]} cioè del primo, secondo, terzo e quarto secolo? Avendo essi risposto di sì, egli ripigliò: orsù adunque confrontiamo la vostra dottrina cogli scritti di quelli; e se sarà ad essi conforme, ritengasi; altrimenti sia rigettata. Or ecco il guadagno che fecero quei Capi-setta. Furono tutti convinti di contraddizione, quindi dichiarati traditori, nemici di Gesù Cristo, e cacciati in esilio.

            Ma noi cattolici confrontiamo i nostri dommi cogli scritti di que' primi padri senza tema di trovarvi veruna contraddizione. Il che potremo fare in due maniere: primieramente, citando le sentenze degli antichi dottori, che sono in nostro appoggio, e contrarie ai nostri avversari; secondamente, mostrando colla confessione dei nostri avversari medesimi, che i nostri dommi sono stati insegnati da tutti gli antichi. La prima maniera sarebbe assai lunga e da non potersi sbrigare in uno od in pochi trattenimenti famigliari. Mi appiglierò perciò alla seconda maniera.

            F. Va benissimo. Non v'è via più spedita e sicura per convincere un reo che la sua propria confessione.

            P. Veniamo dunque alla prova; e {184 [490]} poichè Lutero e Calvino furono i due primi caporioni della Religione riformata, io comincierò da loro.

            Lutero, che davasi il vanto di non mirare ad altro che a ristabilire l'antica pura dottrina, protestò nondimeno altamente che egli nulla domandava a cento Agostini, a mille concili e chiese. Sapete quel che voleva significare con ciò? Egli voleva significare che, ben lungi di trovare S. Agostino cogli altri Padri, e la dottrina universalmente tenuta nella Chiesa primitiva, favorevoli alla sua pretesa riforma, era invece persuaso che favorivano la Chiesa Romana da lui disertata e combattuta; e che perciò non ne faceva alcun caso. Parimente Calvino, nella famosa sua opera che ha per titolo le Istituzioni, nel mentre che ivi combatte i nostri dommi, confessa più volte che egli si oppone a tutta l'antichità. Ciò vuoi dire che esso pure trovò i nostri dommi perfettamente conformi alll'antichità medesima.

            F. O gente miserabile! vantano di riformare la Chiesa, ossia di ricondurla al suo vero stato antico e primitivo, e intanto confessano che l'antichità è loro contraria; dunque danno abbastanza a {185 [491]} divedere che essi medesimi riconoscono la loro riforma come una novità, una invenzione della loro testa, e così condannansi di propria bocca.

            P. Così è, o miei figli: questi eresiarchi si condannano da se stessi, ed insieme, a loro dispetto, giustificano la nostra Chiesa dalla taccia di novità in materia di fede. Udite ancora un'altra preziosissima confessione in favore della nostra Religione, fatta da quel Melantone che, come vi ho già raccontato, fu uno de' più favoriti e potenti discepoli ed ausiliari di Lutero. Costui, come già vi dissi, interrogato da sua madre, donna dabbene e cattolica, che cosa ella dovesse credere in mezzo alle tante dispute sollevate dai novatori riguardo alla Fede, egli così ad essa rispose: «Continuate, o madre, a credere ed a pregare come avete fatto fino adesso e non lasciatevi punto turbare dal conflitto delle dispute sulla Religione.»[27]

            Qui tralascio moltissime altre confessioni di questo genere per recarvi quelle che riguardano varii dommi particolari impugnali {186 [492]} dai Protestanti.

            F. Bramo veramente che voi, padre, ci indichiate questi dommi particolari, di cui i Protestanti sono forzati a confessare l'antichità in quella che li combattono.

            P. Eccovi í principali: la libertà dell'uomo, il Purgatorio, le preghiere ed i sacrifizii per i morti, la necessità ed il merito delle buone opere, la presenza reale di G. C. nell'Eucaristia, la confessione auricolare, il primato del Romano Pontefice, l’invocazione dei Santi[28].

            F. Cotesti infatti sono i dommi della nostra Religione, contro a' quali odonsi tutto di i Protestanti menare maggior rumore, e muovono l’accusa di novità. Sarà bello pertanto udirli confessare per antichi dagli stessi caporioni del protestantismo.

            P. Venga dunque qua pel primo Calvino. Costui, nel suo libro secondo delle Istituzioni, confessa che tutti i dottori dei primi secoli hanno riconosciuto, siccome {187 [493]} fa ora la Chiesa, nell'uomo la libertà, che è in noi la potestà di operare, o non operare, o di operare diversamente da quello che si fa. Egli nondimeno lo nega, asserendo che l'uomo opera per necessità; ed ha l'audacia di affermare, nel capo 14, che non può scusarsi l'errore degli antichi intorno alla grazia ed al libero arbitrio, in quanto che i Ss. Padri insegnarono che la divina grazia non necessita punto l'uomo ad operare, ma gli lascia la libertà di cooperarvi o di resistervi, siccome il dettano pure la ragione e la fede.

            Nello stesso libro, capo 16, confessa che i Padri più antichi hanno sostenuta l’ esistenza del Purgatorio, il quale però egli nega, e lo chiama: fabula de loco subterraneo.

            F. Egli è proprio così che io ho più volte udito chiamare. il Purgatorio da certi saputelli da caffè e da bettola. Intanto ecco lo stesso Calvino confessare, che quello era già creduto dai dottori più antichi, allorchè la Chiesa era tutta Santa ed Apostolica. Oh quanto costoro sono ignoranti in fatto di Religione!

            P. Seguitiamo. Al domma cattolico del {188 [494]} Purgatorio va unito quello del suffragio dei morti per mezzo delle preghiere e dei sacrificii. Ora Calvino, nella suddetta opera, attesta che 1300 anni addietro, vale a dire nei tre primi secoli della Chiesa, era già invalso l'uso di pregare e offrir sacrificii pei defunti; ma, soggiugne colla solita audacia, che tutti gli antichi eran caduti in errore.

            F. Se tutti i Santi e i Dottori antichi furono in errore sino a Calvino, la verità tardò anni 1532 circa a comparir nella Chiesa, e per tutto questo tempo Gesù Cristo dimenticò la sua sposa, la Chiesa. Che sproposito! che empieta!

            P. Udite ancora altre assurdità di Calvino, da lui stesso confessate contrarie all'antica dottrina. Esso vuole che la soddisfazione e la penitenza pei commessi peccati sia inutile e superflua: quindi nel citato libro accusa la Chiesa dei primi secoli d'ignoranza intorno alla soddisfazione per i peccati; l'accusa di eccessiva durezza nell'imporre la penitenza, e di aver così occasionata la successiva tirannia, quali furono, secondo lui, le leggi canoniche emanate nei secoli posteriori ed aggiugne, che l'ordinazione del digiuno {189 [495]} quadragesimale fu effetto di vera superstizione. Vedete, o miei figli, che la superstizione di cui i Protestanti ed i libertini accusano la nostra Chiesa è tanto antica quanto è la Chiesa medesima.

            F. E costoro hanno sempre in bocca la bellezza e la purità della Chiesa primitiva! O che gente di mala fede i appellano sempre alla Chiesa antica contro della moderna; e finiscono coi non credere più ne all'una, nè all'altra; e l'una e l'altra tacciano di superstizione. Si vede proprio che costoro non vogliono creder nulla.

            P. Inoltre Calvino censura la Chiesa Cattolica, perchè la insegna che le nostre buone opere sono veramente meritorie presso Iddio, e che la fede senza le buone opere non basta a render giusto ed a salvare l'uomo: eppure egli non può a meno di confessare che questi due dommi furono egualmente insegnati dagli antichi dottori, e mandati alla pratica nella primitiva Chiesa. Tanto si può vedere nel libro 3, cap. 15, e nel libro 4, cap 12 delle Istituzioni.

            F. Oh! questa è lepida: pretende forse Calvino, che gli uomini possano diventar giusti e volare al cielo col solo credere, {190 [496]} senza bisogno di osservare i divini comandamenti, e facendo d'ogni erba fascio?

            P. Così per l'appunto. Questa si è la dottrina di Calvino e di Lutero, questo il fondamento del protestantismo, che per salvarsi basti il credere, e che le buone opere, per la salute, sono affatto inutili, anzi un vero imbarazzo, secondo Lutero ed altri suoi seguaci; ma di questo ve ne parlerò più a lungo altrove.

            F. Se così è, il protestantismo è la religione delle passioni, non già la religione pura e santa degli Apostoli e di Gesù Cristo, quale la vanno vantando i seguaci della Riforma.

            P. Veniamo, o miei figli, al gran Sacramento e sacrificio dell'altare che è la gloria, la vita, il cuore del Cristianesimo. Voi sapete che i Calvinisti, a cui s'unirono i nostri Valdesi delle valli di Luserna, nell'Eucaristia non credono altro che la figura e la memoria del corpo di Gesù Cristo, e deridono noi Cattolici che in quella crediamo ed adoriamo la presenza reale di esso. Or bene: questo sagrosanto domma della presenza reale si mostra con caratteri sì manifesti e solenni presso tutta l’ antichità, che Ecolampadio, uno dei primari seguaci di Calvino, {191 [497]} non potè riuscire a disdirlo, se non rinunziando affatto alle testimonianze dei Ss. Padri antichi « Semota hominum auctoritate. »

            Lutero, per fare ingiuria al Papa, voleva pur esso spacciarsi di questo domma, e pregò i suoi partigiani di suggerirgli qualche buona ragione contro di quello[29]. Ma niuno potè mai somministrargli alcuna ragione. Le testimonianze della Scrittura e dei Ss. Padri gli si presentarono così chiare e perentorie, che si risolvè di ritenerlo e di difenderlo acremente contro gli altri novatori suoi soci. Così, vedete, egli, senza volerlo, ci somministrò col fatto proprio una prova invincibile del divin Sacramento.

            F. Lutero adunque, per odio del Papa, era pronto a rinnegar Gesù Cristo. O che bei santi sono i patriarchi del protestantismo!

            P. Tali sono i benemeriti fondatori della Riforma. Che poi la S. Messa sia stata creduta come il vero sacrificio della nuova Legge fin dall'età degli Apostoli, lo confessano a chiare note un Giuseppe Meda, un Morton, Vescovo protestante, un Sebastiano {192 [498]} Franco, un Ospiniano, uomini eruditi ragguardevolissimi fra i Protestanti. Calvino stesso confessa questo fatto[30].

            F. Avrei piacere che accennaste alcune dichiarazioni dei Protestanti in favore della Confessione sacramentale, che ora dai medesimi e dai libertini è tanto combattuta tra noi, massime dopo che si sparse pel Piemonte l'empio libercolo dell'apostata De-Sanctis.

            P. Di questo augustissimo Sacramento, e dei molti spropositi e delle molte falsità contenute in questo libro vi terrò appositi trattenimenti. Per ora vi reco soltanto la testimonianza del Vescovo protestante Montagne: «È riconosciuto, ei dice, che tutti i sacerdoti, ed i soli sacerdoti hanno potere di rimettere i peccati, e che la Confessione auriculare fatta ad un sacerdote è una pratica molto antica nella Chiesa.» Eccovi quella del Vescovo protestante Sparow: «La nostra Confessione deve essere integra et perfecta e non intinta. Noi dobbiamo confessare tutti i nostri peccati..... Il Cielo aspetta la sentenza del sacerdote; e il Signore o lega o scioglie ciò che il suo ministro {193 [499]} ha legato o sciolto sopra la terra.» A questi due unisconsi parecchi altri insigni dottori protestanti moderni.

            F. Bastano, padre, queste due autorità a confutare quegli sciocchi che giudicano la Confessione una recente invenzione dei preti. Ora riferiteci ciò che i nostri nemici dissero in favor del Papato, il quale sembra il bersaglio, ove tutti gli eretici, i libertini, i perversi cattolici hanno fatto accordo di vibrare, senza posa, i loro colpi.

            P. Il primato, ossia la giurisdizione del Papa sopra tutta la Chiesa., fu ammesso dallo stesso Lutero, come avete osservato quando vi raccontava la vita di lui. Anche Melantone riconobbe l'antichità e la divina istituzione del Romano Pontificato, e ne dichiarò l’ assoluta necessità in un do' dodici articoli fatti da lui presentare a Francesco I, re di Francia: e giunse ivi ad affermare che, se non vi fossero il Pipa ed i Vescovi, dovrebbero crearsi; ciò esigendo la conservazione della fede. li dotto protestante Grozio egualmente proclamò la necessità del primato pontificio, e lo riconobbe fondato sugli antichi sacri Canoni, siccome aveva {194 [500]} fatto Melantone, da lui citato[31]. Il protestante Blondel così si esprime: «Roma essendo una Chiesa consacrata dalla residenza dell'Apostolo S. Pietro che tutta l'antichità riconosce essere stato il capo della Chiesa Apostolica, ha potuto essa facilmente essere riguardata dal Concilio di Calcedonia come il capo della Chiesa »[32]. Il protestante Dumolin parla così: «Chiunque legge i loro scruti (dei Ss. Padri) vedrà che quelli del quarto e quinto secolo accordano il primato al Vescovo di Roma, ed Affermano che a lui spetta ha cura e la sollecitudine di tutte le Chiese[33].

            Leibnizio, anch'esso protestante, ed una delle prime teste del mondo, si mostrò ancor più favorevole al Romano Pontificato. Ma bastino le citate autorità; chè a recarle tutte sarei troppo lungo.

            F. Che cosa dire dell'invocazione dei Santi, che i nostri Valdesi e gli altri protestanti van gridando, essere una vera idolatria di fresco introdotta nel mondo dalla Chiesa Romana? {195 [501]}

            P. Oh quanto questi Valdesi e compagnia sono addietro nelle cognizioni storiche! Vedete, figli, miei, i centuriatori maddeburgesi, che sono storici protestanti acclamatissimi presso i settari, confessano che negli scritti dei quattro Dottori del terzo secolo si trovano indizi non oscuri dell'invocazione dei Santi[34]. Il protestante Thorndike così parla: «È riconosciuto, che tutti i padri greci e latini, Basilio, Gregorio di Nazianzo, Ambrogio, Girolamo, Agostino, Grisostomo, Leone e tutti quelli che a lor succedettero si rivolsero ai Santi, ed implorarono la loro assistenza.»

            F. Se colesti gran luminari di scienza e di santità, che furono cosi vicini ai purissimi fonti degli Apostoli, non videro alcuna idolatria nella invocazione e venerazione dei Santi, come confessano gli autori protestanti da voi citati, noi cattolici possiamo ben continuare con tranquilla coscienza ad invocarli ed onorarli anche noi, senza paura dei brutto peccato d'idolatria. Eh son pure scrupolosi questi Valdesi e protestanti, se l'esempio di un S. Basilio, di un S. Gregorio, di un S. {196 [502]} Ambrogio, di un S. Agostino, ecc., non basta a tranquillarli su questo punto 1 Mi pare però che dovrebbero farsi maggiore scrupolo a seguire l'esempio di Valdo, di Lutero, di Calvino, ecc., che furon tutt'altro che Santi. Affe, che il loro scrupolo mi pare scrupolo da Fariseo.

            P. Pertanto, o figli miei, dal sin qui detto voi scorgete manifestamente, come i principali dommi della nostra S. Religione, i quali vengono attaccati dai Protestanti come novità e corruttele, sono stati, per confessioni degli stessi primari loro capi, insegnati egualmente nei primi secoli della Chiesa. Lo stesso è di tutti gli altri punti di fede, che ora c'insegna la Chiesa, e di cui laccio per brevità.

            I sovracitati centuriatori maddeburgesi che furono tutti intenti a rintracciare nell'antichità di che screditare la Chiesa Romana, dovettero confessare, a loro gran dispetto, che non v'ha oggigiorno nella Chiesa medesima alcuna dottrina, la qual non sia stata riconosciuta nei cinque primi secoli come una verità inconcussa[35]. Che strana contraddizione! dicono che {197 [503]} la odierna dottrina della Chiesa Cattolica non è più quella de' tempi primitivi, e intanto concedono che l'insegnamento della Chiesa Cattolica d'oggidi è quel medesimo di que' tempi.

            F. Adunque l'accusa che i Protestanti muovono alla nostra Cattolica Chiesa di aver variati e corrotti gl'insegnamenti e i dommi della Chiesa primitiva è una calunnia, è una sfacciata menzogna, di cui son consapevoli appieno quelli medesimi che la mettono in campo; ed è una prova palpabile della loro. incredulità.

            P. Or vedete, o miei figli, e toccate con `mano la verità di ciò che io vi dissi altra volta, che, cioè, l'eresia non ha altra cagione che la superbia e la perversità negli tini, l'ignoranza e la seduzione negli altri. I caporioni delle sette ereticali conoscono, che separandosi dalla Chiesa Cattolica si separano dalla Chiesa degli Apostoli e di Gesù Cristo; ma il loro spirito pervertito dall'orgoglio, ed il proprio loro cuore corrotto dalle più brutte passioni, fa loro chiudere gli occhi alla luce delle cattoliche verità; epperò cercano di fabbricarsi una religione che quadri alle loro passioni.

            Ma quelli tra gli eretici, che di buona {198 [504]} fede e spassionatamente mettonsi ad esaminare e studiare la nostra Religione negli scritti e nei monumenti degli antichi Padri, conoscono perfettamente che questa non si scostò mai dalla via della verità; e quindi, mossi dalla grazia divina, fanno ad essa ritorno. Ogni giorno che spunta rallegra la Chiesa, nostra Madre, con qualche nuova e stupenda conversione.

            F. Ci fareste un gran piacere, o padre, a riferirci alcune di queste conversioni.

            P. Siffatte conversioni son tante che io sarei troppo lungo a narrarvele tutte. Si noverarono, in una statistica pubblicata a Londra, fino 213 i ministri anglicani fattisi cattolici; moltissimi dei quali risplendono, per aver rinunciato a larghe rendite, a speranze più vaste.

            Dal 1847 all'ottobre del 1851, si convertirono 165 tra lords (con questo nome sono chiamati i più distinti personaggi d'Inghilterra) deputati al Parlamento, magistrati e militari superiori. Fra questi risplendono i due  celeberrimi dottori Newman e Manning, teste primarie dell'Inghilterra, la conversione de' quali al cattolicismo riempì di stupore il mondo, e sbigottì il {199 [505]} protestantismo, e si trasse dietro innumerevoli altre persone[36].

            Finalmente nell'ottobre dello scorso anno 1852, si riconciliò colla Chiesa Cattolica il dottore Ives, Vescovo protestante negli Stati Uniti d'America, gran luminare di scienza, rinunziando eroicamente agli onori ed alle rendite dell'episcopato.

            Queste conversioni sono la più bella gloria ed il più insigne trionfo della nostra Romana Chiesa: perocchè esse, come vedete, non sono già effetto di malvagie passioni, non dell' interesse, non della ignoranza ed inconsiderazione, siccome avviene in quelli che disertano dalla Chiesa medesima. I predetti personaggi godono la stima di uomini rettissimi presso gli stessi Protestanti; abbracciarono la nostra Fede dietro un profondo e lungo esame di tutti i suoi insegnamenti, e la abbracciarono a costo di grandi sacrifizi, e certuni anche col passare dall'agiatezza e dall' opulenza alla povertà ed alla fame. Pertanto la sola luce della verità, la sola virtù della divina grazia, potè operare {200 [506]} simili conversioni: epperò queste sono una prova lampante della verità e santità della nostra Cattolica Religione.

 

 

Trattenimento XXXI. Le definizioni dommatiche, che di tempo in tempo pronuncia la Chiesa Cattolica, seno semplici dichiarazioni, non già nuovi dommi della Fede.

 

            P. Reca veramente maraviglia, miei cari figli, il vedere gli sforzi con cui si adoperano i Protestanti per criticare e combattere la Chiesa Romana. Ridotti a dover concedere che niente fu innovato nella Chiesa Cattolica riguardo ai dommi, non cessano di moverci un'altra difficoltà, ed è, che la Chiesa abbia introdotti e introduca nuovi dommi, ossia nuovi articoli di fede, colle definizioni dommatiche che ella di tempo in tempo mette fuori, o nei Concilii generati, o, più spesso ancora, per mezzo dei Sommi Pontefici.

            F. Voi ci parlate di definizioni dommatiche, e noi non sappiamo che cosa siano; compiacetevi di darcene una idea chiara.

            P. Le definizioni dommatiche sono sentenze o decreti con cui la Chiesa propone {201 [507]} e comanda ai fedeli di credere una tal proposizione, o punti di dottrina, come una verità rivelata da Dio, epperciò di fede; oppure, all'opposto, di rigettare una data proposizione, come contraria alla fede divina, epperciò ereticale.

            Cosi quando Ario negò la divinità di Gesù Cristo, la Chiesa nel 1° Concilio Niceno dichiarò, che Gesù Cristo è vero Dio, consustanziale al Padre eterno., e condannò come blasfema la dottrina di quell' eresiarca. Cotal dichiarazione o con danna fu una definizione dommatica.

            F. Ebbene, diteci adesso che cosa i Protestanti oppongano alla Chiesa su questo proposito?

            P. Essi oppongono alla Chiesa, che le suddette definizioni, sono nuovi articoli di fede, che ella va introducendo; e che conseguentemente non ha conservata intatta la fede ricevuta dagli Apostoli, ma la alterò con siffatte definizioni.

            F. Come rispondere a questi Protestanti?

            P. Noi rispondiamo, che la Chiesa colle sue definizioni dommatiche non crea novelli dommi da credere; che anzi, per mezzo di quelle, non fa altro che dichiarare or l'una or l'altra di quelle verità {202 [508]} che Iddio si degnò di rivelare agli uomini per dirigerli e condurli alla loro santificazione e salute: alle quali verità chi non prestasse credenza piena e sincera, non potrebbe piacere a Dio, come afferma S. Paolo, e andrebbe eternamente dannato, secondo la terribile sentenza del Salvatore: Qui non crediderit, condemnabitur[37]. Il deposito di coteste verità fu da Gesù Cristo consegnato agli Apostoli ed ai loro successori nell'officio pastorale, con l’ obbligo di insegnarle a tutte le nazioni: Docete omnes gentes[38]; e col l'obbligo ancora di custodirlo in maniera che nulla vi si aggiugnesse, nulla vi si levasse. Laonde S. Paolo così esorta il Vescovo Timoteo suo discepolo: «O Timoteo, custodisci il deposito, schivando ogni profana novità di parlari »[39]. Quindi se, come pur troppo sovente accade, qualcheduno amante di novità combatte qualche verità da Gesù Cristo insegnata, e spaccia come verità divina qualche sua capricciosa opinione, la Chiesa che fa? Alza la voce contro il novatore, e dichiara {203 [509]} che la dottrina da esso impugnata è una delle verità rivelate da Dio, e che la novella opinione da lui predicata è una menzogna, un errore.

            Or bene, pare a voi, o miei cari figli, che la Chiesa, così facendo, introduca delle novità ed arbitrarie aggiunte in materia di fede, siccome pretendono i Protestanti?

            F. Niente affatto: la Chiesa con tali sue decisioni non fa che difendere ed assicurare l'integrità della fede. Se essa non indicasse in tal modo ai cristiani ciò che hassi a credere ed a rigettare, questi cadrebbero in balia degli eretici ingannatori,

            P. Appunto così, e se voi leggerete la storia, troverete che la Chiesa, fin dai tempi apostolici, e per tutti i secoli successivi, condannò gli errori, e definì, secondo l'opportunità, le questioni che insorsero riguardo alla fede. Nè alcuno dei Ss. Padri riguardò mai simili decisioni come nuovi articoli di fede, ma soltanto come dichiarazioni autorevoli ed infallibili della fede medesima, indicanti con maggior precisione e chiarezza ciò che devesi credere dai fedeli. Perciò chi non volesse obbedire sinceramente alle suddette definizioni della Chiesa, diverrebbe eretico {204 [510]} e straniero a Gesù Cristo, come un Gentile ed un Pubblicano.

            F. Che cosa risponderemo agli eretici quando ci dicono che la Chiesa colle sue definizioni cambiò in dommi certe opinioni, le quali, un tempo, erano disputate tra gli stessi cattolici, cioè chi la voleva in una maniera, chi in un'altra?

            P. Risponderemo loro, che la Chiesa, nel definire tali controversie, non propose punto a credere alcuna verità nuova, la quale non fosse già in addietro verità di fede; ma colla sua sentenza pose fine alle dispute, dichiarando da quale delle parti contendenti si trovasse la ragione od il torto; ossia, quale delle due opinioni fosse conforme o contraria alle verità da Dio rivelate; il che avanti non constava chiaramente presso tutti. Così, vedete, quando il supremo magistrato decide in qual senso va inteso un qualche articolo del codice civile, il quale per la sua oscurità sia interpretato in senso diverso dagli avvocati, non istabilisce già un nuovo articolo di legge; ma dichiara unicamente il significato genuino dell' articolo intorno a cui si disputava.

            F. Questo paragone dei magistrato, che decide le controversie in materia di {205 [511]} legge civile, colla Chiesa, che decide le dispute in materia di fede, finisce di chiarirci che la Chiesa colle sue definizioni non crea verun nuovo domma da credere.

            P. Ora, quando leggete nella Storia Ecclesiastica, che in alcuni secoli andati si è disputato tra certi Ss. Padri, se il battesimo dato dagli eretici fosse valido sì o no; se le anime giuste, a cui nulla rimane da espiare, siano, appena spirate., ammesse alla beata visione di Dio, ovvero debbano aspettare la risurrezione dei corpi; e che poi la Chiesa definì essere valido il battesimo debitamente dato dagli eretici; e che le anime giuste e monde da ogni colpa vanno subito dopo morte al Paradiso: voi ben intendete che queste due cose erano nel numero delle verità rivelate da Dio, e che perciò la definizione della Chiesa altro non fece che allontanare l’ oscurità in cui era avvolta la loro rivelazione, e che diede occasione all'errore di quelli che prima le contrastavano.

            Supponete ancora che il Papa, col voto dell'Episcopato cattolico, definisse quandochessia l' immacolata Concezione di Maria SS., sarebbe forse questo un nuovo articolo di fede? No; ma si riconoscerebbe {206 [512]} qual domma antico come tutti gli altri creduti finora; con questa sola differenza, che prima della definizione solenne del Pontefice cotesto domma non era sì manifesto da produrre in tutti una assoluta certezza; dopo la definizione, ogni oscurità, ogni incertezza sarebbe sgombrata, e niun cattolico più potrebbe rivocarlo in dubbio senz' eresia.

            F. Come poterono essere buoni cattolici quelli che contrastarono qualche divina verità, che fu poscia definita dalla Santa Chiesa?

            P. Costoro restarono buoni cattolici, perchè vissero sempre pienamente sottomessi al giudizio della Chiesa, loro madre, credendo fermamente, e senz' eccezione, tutto ciò che veniva da lei insegnato; ed erano nell'animo loro dispostissimi a ritrattare la propria opinione, ove fosse stata da lei riprovata.

            Laonde, come scorgete, essi pure tacitamente, e nella disposizione dell'animo, credevano questa stessa verità, che ignorantemente combattevano; e revocarono anticipatamente il loro erroneo sentimento. Il qual errore fu in essi scusabile per motivo che furono in piena buona fede, ed errarono senza malizia e ostinatezza. {207 [513]}

            Che se, all'opposto, non avessero avuto il loro cuore dovutamente sommesso al giudizio della Chiesa, oppure, che peggio è, avessero ripugnato alla conosciuta sentenza di essa, allora avrebbero cessato di esser cattolici, e sarebbero contati fra gli eretici, come sono i Protestanti ed i Valdesi, che negarono soggezione e obbedienza alla Chiesa.

            F. I Protestanti dicono che la Chiesa ha inventate delle voci e definite delle cose che non trovansi nella S. Scrittura: come rispondere a questa loro difficoltà?

            P Vedete, miei cari figli, questa difficoltà fu mossa alla Chiesa da tutti gli eretici antichi e moderni. Gli Ariani nel quarto secolo rimproveravano la Chiesa di aver inventata la voce consustanziale per esprimere che il Figlio divino è della stessa sostanza e natura col Padre; ed ora i Protestanti rimproverano alla Chiesa d'aver introdotti alcuni vocaboli, p. e., la transustansiazione del pane e del vino nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo. Egli è vezzo dei figliuoli disubbidienti il cercare sempre qualche pretesto per iscusare la propria insubordinazione.

            Primieramente noi rispondiamo ai Protestanti, che le voci nuove adottate dalla {208 [514]} Chiesa non sono, è vero, nella Santa Scrittura quanto alla parola materiale e grammaticale; ma vi sono realmente secondo il senso. Così, benchè non sia nel Vangelo la parola consustanziale, vi è espresso però l'equivalente là dove Cristo afferma che egli è una cosa sola col suo Divin Padre: Ego et Pater unum sumus[40]. Parimente la voce transustanziazione, che significa mutamento di una sostanza in un'altra, non c' è nel Vangelo; ma il suo significato è espresso dal Salvatore là dove dice del pane e del vino consacrato: Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue; indicando chiaramente come, in virtù della consacrazione, la sostanza del pane e del vino si cambii in quella del corpo e del sangue suo divino.

            Lo stesso dite di altri nuovi vocaboli. La Chiesa poi adottò con gran ragione simili speciali vocaboli, perchè esprimono il domma divino con somma precisione e chiarezza, e non lasciano più luogo ai raggiri degli eretici.

            Secondamente rispondiamo ai Protestanti, che la Chiesa ha definito come dommi alcune cose che non si trovano {209 [515]} nelle Sante Scritture, perchè in queste non si contengono tutte e singole le verità da Dio rivelate, ma alcune di esse si conservano nella divina tradizione fuori delle Scritture medesime.

            F. Vorrei intender bene che cosa sia questa tradizione divina.

            P. Per ben intendere che cosa sia la tradizione divina, uopo è che sappiate come il Nostro Signor Gesù Cristo insegnò ai suoi Apostoli tutte quelle verità che Egli volle che fossero credute dagli uomini per essere suoi seguaci. Ora gli Apostoli insegnarono agli uomini cotali verità, molle consegnandone nei loro scritti che formano i libri sacri del Nuovo Testamento, ed alcune pur tramandandone alla posterità soltanto a viva voce: e questo, vedete, è ciò che si chiama tradizione divina, la cui esistenza è predicata da tutti i Ss. Padri, e la quale in un colla Sacra Scrittura forma l’ intiero corpo della parola di Dio rivelata. Queste verità poi, raccolte da principio dalla bocca stessa degli Apostoli, furono poscia dagli antichi dottori diligentemente notate nei loro scritti, furono inserite nei sacri riti della Chiesa, e mantenute ognora vive nell'insegnamento dei sacri Pastori e nel comun senso del popolo cattolico. {210 [516]}

            Quando adunque i Protestanti vi diranno. che la Chiesa Romana ha definito come verità di fede certe cose che non leggonsi nella Sacra Scrittura,, voi loro risponderete che essa tali verità le ha apprese dalla divina tradizione conservatasi nel modo testè indicatovi; e direte loro quelle parole di S. Giovanni Grisostomo: « È tradizione non cercar davvantaggio; Traditio est, nihil quaeras amplius »[41].

            F. Non sono dunque arai, col procedere del tempo, cresciuti gli articoli della nostra Fede?

            P. Non sono mai cresciuti quanto alla sostanza, cioè in questo. senso che vi siano stati aggiunti degli articoli affatto nuovi, non contenuti almeno implicitamente, quasi in radice ed in germe, negli articoli espressamente rivelati nei tempi anteriori. Il perche S. Paolo afferma che i cristiani han lo stesso spirito di Fede che i credenti del Vecchio Testamento: Habentes eumdem spiritum Fidei[42]

            Nondimeno gli articoli di Fede sono nel corso dei tempi cresciuti quanto al {211 [517]} loro maggiore sviluppo e spiegazione; vale a dire, in quanto che furono proposti a credere ai fedeli in un modo più distinto e chiaro, che non erano per l'addietro[43].

            Per siffatta guisa la fede di quelli che vissero prima di Gesù Cristo, ebbe il suo pieno sviluppo e perfezionamento nel Nuovo Testamento; ed eziandio nella durata della Chiesa Cattolica certi punti di Fede, creduti innanzi dai fedeli in confuso, cioè, con fede implicita e generica, furono dalla Chiesa stessa particolarmente definiti e proposti loro a credere con fede esplicita e determinata. Il che ella fece, spezialmente nell'occasione che sorsero delle eresie contrarie or a questo ora a quell'altro punto di fede.

            F. Sia benedetto Iddio! Egli cava proprio il bene dal male, la luce dalle tenebre. Da ciò che voi, padre, avete detto, si vede che le eresie suscitate dall'inferno per distruggere la Fede di Gesù Cristo, {212 [518]} non servirono che a renderla più chiara, più bella e luminosa.

            P. Così è veramente: e questa maggior chiarezza e splendore si è tutta l'aggiunta che la Chiesa nostra Madre recò di tempo in tempo alla Fede Apostolica colle sue definizioni dommatiche. Quindi scorgete la mala fede dei Protestanti, quando l'accusano di avere variati ed alterati i dommi ricevuti dagli Apostoli.

            Del resto, volete voi una prova ultima e decisiva della mala fede dei Protestanti e de' loro fratelli Valdesi? Eccovela: Essi, dopo aver senza fine accusata la Chiesa Romana di mille variazioni ed aggiunte in materia di fede, al presente le fanno un delitto di essere stazionaria, ostinatamente invariabile nella sua fede. Un recente storico dei Valdesi asserisce che quest'invariabilità della Chiesa nella sua credenza cagionò l'atrofia, ossia l'inedia a questo gran corpo[44]. {213 [519]}

            Sicchè, o miei figli, nei nemici ed accusatori della S. Chiesa, nostra madre, si avvera precisamente ciò che cantiamo nel Salmo ventesimosesto, cioè, che l'iniquità ha mentito contro se stessa, distruggendosi colle sue proprie contraddizioni: Mentita est iniquitas sibi.

            F. Ho letto nella Storia Ecclesiastica, che i Concilii Generali, ed i Sommi Pontefici di quando in quando fecero delle Riforme e dei cambiamenti nella Chiesa. Non potrebbero forse i Protestanti trar quindi motivo d' imputare alla Chiesa qualche innovazione od alterazione in materia di fede

            P. Mai no: perchè le Riforme ed i cambiamenti di cui voi leggeste, non toccano punto la fede nè le cose che sono di divina istituzione, qual si è, per es., la sostanza dei Sacramenti; ma riguardano soltanto la disciplina ecclesiastica, ossia certe leggi e pratiche istituite dalla Chiesa stessa per l'autorità legislativa che ricevè da Dio, onde potesse condurre i fedeli al conseguimento dell' eterna saluteche {214 [520]} è il fine della società cristiana. Or ella può modificare e cambiare queste cose di disciplina secondo che esige il vantaggio delle anime cristiane e la maggior gloria di Dio, avuto riguardo alle circostanze dei luoghi, dei tempi e delle persone: perocchè chi può far la legge, può colla stessa autorità riformarla od abrogarla. D'altra parte la Chiesa non procede a tali mutazioni se non con gran maturità di consiglio, e coll' assistenza dello Spirito Santo promessale perpetuamente dal divin Salvatore.

            Così, p. e., essa per ragioni gravissime proibì ai semplici fedeli la S. Comunione sotto amendue le specie, e tolse la confessione pubblica dei peccati e certe penitenze solenni chiamate canoniche; cose che praticavansi anticamente.

            Invano adunque i Protestanti dalle suddette Riforme torrebbero pretesto d'imputare alla Chiesa Cattolica alcuna innovazione e prevaricazione in materia di fede e nelle cose di divina istituzione, delle quali essa fu anzi in tutti i tempi vindice e custode zelantissima. {215 [521]}

 

 

Trattenimento XXXII. I Protestanti rinnovarono le eresie già condannate dalla Chiesa primitiva.

 

            P. Avete veduto, miei figli, la Chiesa Cattolica, nostra madre, citata dai Protestanti al tribunale della Chiesa primitiva, e colpe le contraddizioni e le confessioni degli stessi suoi accusatori ed avversari non fecero che rilevar vie più l'apostolicità e l'integrità della sua fede. Ora noi citeremo il protestantismo a quel tribunale medesimo; vale a dire io imprendo nel presente trattenimento a dimostrarvi che i Protestanti hanno appunto rinnovellale le più brutte eresie già condannate da quella stessa Chiesa dei primi secoli, che essi predicano tutta pura ed Apostolica, ed alla quale si appellano continuamente[45].

            Ciò poi che io dirò dei Protestanti, va altresì inteso dei nostri Valdesi: perocchè, sebben questi siano esistiti qualche tempo {216 [522]} innanzi e con qualche diversità da quelli; tuttavia essendosi fusi ed affratellati con essi fin dal principio della Riforma protestante, debbono considerarsi come una frazione di questa, e ne subiscono del tutto la sorte.

            F. Se si può provare codesta cospirazione degli eretici moderni con quelli condannati dalla Chiesa primitiva, la è veramente spacciata pel protestantismo. Ma qui lui nasce in mente un dubbio, di cui, o padre, io domando a voi lo schiarimento. Voi ci avete detto altra volta, che i Protestanti non possono mostrare un sol uomo che abbia professato il protestantismo prima di Lutero e di Calvino; come dunque essi possono aver per antesignani gli antichi eretici?

            P. Il vostro dubbio è presto chiarito. I Protestanti non possono vantare un sol uomo che abbia prima di loro professato il protestantismo, in quanto che niuno prima di essi professò un sistema di dottrine e di culto, che a quello fosse identico o simile in guisa da poter dire, che egli fu loro perfetto antecessore; siccome noi cattolici dimostriamo nostri veri antecessori i cristiani dei secoli andati per la medesimezza della fede, dei {217 [523]} Sacramenti e del reggime dei sacri Pastori. Nondimeno i Patriarchi del protestantismo non ebbero affatto la gloria dell' invenzione; ma accattarono da diversi famigerati eresiarchi antichi questo o quell'altro errore; e dei varii loro dannati errori ne formarono un centone e, come a dire, una veste da arlecchino, che si chiama Riforma protestante.

            F. Ho capito. I Protestanti non hanno nè la gloria della successione, nè quella della novità; essi sono, diremmo così, legatari degli eretici antichi, ma non già loro eretti universali. Ora bramo di conoscere gli errori condannati dalla Chiesa primitiva che furono risuscitati dai Protestanti.

            P. Eccomi all'impresa: e ve gl' indicherò sulla fede di testimoni autorevolissimi, quali sono i più celebrati scrittori dell' antica Chiesa.

            Primo e famosissimo nella serie degli eretici. ci si presenta Simon Mago, contemporaneo agli stessi Apostoli. Credereste, digli miei? Simon Mago è l'autore, a cui Lutero e Calvino son più debitori. Di fatto quegli, come attesta S. Ireneo[46], {218 [524]} insegnò che per salvarsi non è punto necessario curarsi dell'osservanza della legge divina: «Perchè, diceva a' suoi seguaci, dovevano essere salvati non dalle buone opere, ma dalla grazia. » Questa dottrina Simoniaca passò agli eretici Eunomiani, i quali dicevano bastar la fede sola senza le opere, e niun peccato nuocere a chi ha la fede. Tanto riferisce S. Agostino[47], il quale afferma[48]che tale errore nacque dall' aver inteso male le epistole di S. Paolo, e che per combattere cotest' eresia scrissero appunto le loro lettere i Ss. Apostoli Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, i quali tanto inculcano la necessità di aggiugnere le buone opere alla fede.

            Or bene, miei figli, quest' errore assurdissimo, condannato da ogni pagina della Bibbia, è il domma più favorito di Lutero. come si può vedere nel suo famoso libro De captivitate Babylonica, ove dice: «L' uomo cristiano, anche volendolo, non può perdere la sua salute per peccati quantunque grandi, eccetto che non voglia credere. » Anzi nel libro stesso giunse {219 [525]} alla bestialità di asserire che «È assai più urgente cosa il premunirsi contro le buone opere, che non contro il peccato.»

            F. Oh possibile che Lutero abbia osato scrivere siffatte cose, mentre in lutto il Vangelo si predica la penitenza, s'inculcano le buone opere?

            P. Pure le ha scritte, le ha predicate e le ha altresì praticate, come ne è prova la vita scandalosa e disonestissima da lui menata. Che volete aspettarvi da un uomo che non aveva ribrezzo di così protestare: «Io vorrei conoscere un peccato che non fosse mai stato commesso; per quanto grande si fosse, lo commetterci subito per dar la baia al diavolo»? Enormità veramente degna di essere proferita dal capo della Riforma protestante.

            F. Questa volta comprendo il perchè i libertini lodano tanto il protestantismo: se un po' di fede, senz' obbligo di bene operare, bastasse per salvarsi, si andrebbe proprio in Paradiso in carrozza; e ciò piace ai libertini. Il male si è che una tal dottrina è presa, non dagli Apostoli, ma da quel brutto originale di Simon Mago.

             Questa a essa dottrina è nella sostanza pur quella di Calvino, benchè {220 [526]} egli abbia cercato di temperarla in apparenza: perocchè dice nel libro 3, c. 21 delle Istituzioni, che «non esiste alcuna differenza di peccati, purchè siavi la fede.»

            F. Forse una, simile dottrina, così contraria alla ragione ed al Vangelo, non avrà avuto seguaci, od almeno adesso sarà abbandonata dai protestanti.

            P. Tutt'altro, o miei figli: vi so anzi dire, che questa dottrina, comodissima alle sfrenate passioni, fu la calamita che trasse un numero spaventoso di seguaci a Lutero ed a Calvino. La feccia del clero secolare e regolare, molti cattivi Sovrani e molti corrotti popoli non per altro si fecero protestanti. Che questa poi sia tuttora la dottrina dei Protestanti ed anche dei nostri Valdesi re lo dimostra il giornale Valdese che stampasi in Torino col titolo: la Buona Novella; nel quale s'insegna (nella disp. 20) che «le nostre misere virtù a nulla giovano;» e nella disp. 3 sta scritto: « ecco il mezzo di essere salvato; credete in Gesù Cristo... non vi dannerete per essere peccatori.» Lo stesso insegnano varii recenti libercoli protestanti che spargonsi pel nostro Piemonte. Questo, vedete, secondo gli autori di tali scritti, si è il cattolicismo primitivo, {221 [527]} il puro Vangelo. Ora, o miei figli, sarà maraviglia che con Cina Teologia così soave e coll'attrattiva ancora di qualche scudo i Protestanti tirino nel nostro paese e massime in Torino molti cattolici scapestrati al loro partito? lo mi accorgo, miei teneri figli, che queste nefandità rattristano di troppo l'animo vostro; pure, abbiate pazienza: ciò è necessario per farvi comprendere la bruttezza della religione protestante.

            F. Mi pare quasi un miracolo che tutto il inondo non Tacciasi protestante, e che la Chiesa Cattolica nostra madre, malgrmle i rigori della sua morale, possa tuttavia contare per tutto il inondo un numero sì sterminato di fedeli suoi figli; certo qui dobbiamo dire che la santità del Cattolicismo ha più forza sul cuore dell'uomo di quello che abbia tutto il libertinaggio protestante.

            P. Andiamo innanzi. li citato Simon Mago, come attesta S. Vincenzo Lirinese, insegnò ancora che Iddio è autor del peccato. La qual eresia, e più che eresia, empietà. come la chiama S. Ireneo presso Eusebio[49]. fu pure insegnata da un certo antico eretico detto Fiorino. {222 [528]}

            Credereste, o miei figli? quest' infernale bestemmia fu rinnovellata da Lutero e da Calvino. Il primo, in un suo libro intitolato De servo arbitrio, afferma che in Giuda la volontà di tradir Gesù Cristo fu opera di Dio. Il secondo poi nel citato libro delle Istit. asserisce che «gli uomini peccano non solo per permissione, ma per volontà di Dio.» Sicchè il caro discepolo di Lutero, Melantone, scrisse essere opera di Dio tanto il tradimento di Giuda quanto la conversione di S. Paolo.

            F. O Padre. io mi sento gelare il sangue nelle vene a udir sì orrende bestemmie. Come! Iddio che e tutto santità è autor del peccato? E poi Iddio, che è tutto giustizia, come mai castiga coll'inferno gli uomini per i peccati che loro fa commettere egli stesso? Che nefandità!

            P. Sembra incredibile, o miei figli, che fuori dell'inferno si possano dagli uomini proferire bestemmie siffatte: eppure queste sono stampale a chiari caratteri nei libri dei patriarchi del Protestantismo. Lutero, di più, con Beza, Labadie ed altri, insegna che Dio talora ha detto delle menzogne e delusi gli uomini. Calvino, ah! {223 [529]} inorridite, o miei figli, Calvino ardì affermare che Gesù, l'agnello immacolato di Dio, peccò sulla croce d' impazienza e di disperazione[50]. Quanto poi al dannare gli uomini pei peccati loro fatti commettere da Dio, Calvino spinge sì innanzi la bestemmia da dire, che. Dio crea alcuni a bella posta per dannarli, e che perciò li accieca e li fa peccare.

            F. O Gesù e Maria! mi pare di udire Satanasso, non già un uomo, così bestemmiare.

            P. Andiamo innanzi. Voi sapete, miei figli, che gli Zuingliani e i Calvinisti ed i, nostri Valdesi affermano, trovarsi nell'Eucaristia, non già il corpo reale di Cristo, ma solo l’ immagine e la figura di quello. Quest'errore, che rende senza vita il Cristianesimo, essi l'appresero da un'antica setta di eretici chiamati Doceti, dei quali parla S. Ignazio martire presso Teodoreto, e da altri eretici dannati nel Concilio 7.° ecumenico, i quali però ottennero poco seguito, avendo urtato contro un domma il più inconcusso ed insieme il più caro a tutta la cristianità antica. Lutero in questa parte fu men tristo di {224 [530]} Calvino; perocchè, quantunque esso pure avrebbe desiderato di spacciarsi di quest' augustissimo misterio dell'Eucaristia, tuttavia trovò, riguardo alla presenza reale, il linguaggio della Scrittura e la testimonianza di tutta l'antichità così chiara e lampante, che si tenne fermo a difenderla contro gli altri novatori; innestandovi però due errori, cioè, che nella Eucaristia insieme col corpo vero di Cristo vi resta anco il pane, e che Cristo vi è presente soltanto nell'uso, ossia nell'atto della comunione. E volle guastare ciò che non potè distruggere.

            F. Oh quanto compiango la sorte di quelli che rifiutano il gran Sacramento dell'Eucaristia! essi sono senza Gesù Cristo che è la via, la verità e la vita. Oh quanto all'opposto siamo felici noi cattolici, che l’ abbiam sempre con noi sino alla fine dei secoli, come egli ci promise nel suo Vangelo

            P. Passiamo ad altri errori. Alcuni eretici detti Pepuziani, come riferisce S. Agostino[51], davano tanta autorità alle donne, che le innalzavano eziandio al Sacerdozio. Lutero usa alle donne la stessa {225 [531]} liberalità, dicendo che elle possono assolvere dai peccati non meno del Vescovo e del Papa. E voi, miei figli, ben sapete che al presente in Inghilterra una donna è regina ed insieme papessa. Eppure, vedete, S. Paolo non vuole che le donne aprano tampoco la bocca in Chiesa: tanto è lungi che le giudichi capaci del Sacerdozio!

            F. L'orgoglio è veramente cieco. Gli eretici negano soggezione al Papa, che è Vicario di Gesù Cristo, e poi la tributano ad una donna: così la superbia si punisce da se stessa coll'avvilirsi.

            P. Negata l’efficacia e la virtù di un Sacramento, poco importa agli eretici il negare l'efficacia or dell'uno or dell'altro Sacramento. Così Calvino dietro agli eretici Novaziani negò alla Chiesa la potestà di assolvere dai peccati, e rigettò il Sacramento della Cresima. Lutero pure rigettò questo Sacramento fortificatore. Quanto alla Penitenza, l'ammise da prima nel suo libro De captivitate babylonica; ma poco dopo nel libro stesso la rinnegò.

            F. Che gente è mai cotesta! Rifiutano e ammettono a lor talento; ed a lor talento rifiutano ciò stesso che hanno ammesso {226 [532]} dinanzi. Qual prova più convincente della malvagità ereticale?

            P. Ma i settari, a cui, dopo Simon Mago, vanno più debitori i Protestanti, sono i Manichei, che furono i più ribaldi e la schiuma degli antichi eretici: perocché egli è un domina principalissimo di Lutero e di Calvino, che gli uomini non hanno libero arbitrio, ma operano affatto per necessità. Il primo lo combatte nel libro intitolato De servo arbitrio; il secondo nel libro 12 delle Istit., non può tampoco tollerarne il nome. Il già citato giornale valdese la Buona Novella ricanta la stessa dottrina nella dispen. 17. Ora quest'errore così manifestamente opposto alle Sacre Scritture. al nostro intimo senso ed al giudizio di tutto il genere umano, e tolto di peso dai suddetti Manichei, i quali furono combattuti acerrimamente da molti Santi Padri, e spezialmente dal grande Agostino, che nella sua gioventù aveva appartenuto a quella infame setta.

            F. E che? dunque, secondo cotesti eretici, l'uomo non opera con maggior libertà di quel che faccia un cane nell'abbaiare alla luna, una pianta nel metter le foglie, un orologio nell'indicare le ore?

            P. Ne più nè meno, o miei figli: anzi {227 [533]} Lutero dice, che l'uomo nelle cose spirituali è come la statua di sale, in cui fu cangiata la moglie di Lot. Non però, vedete. il cane, la pianta, l'orologio, la statua di sale hanno questo vantaggio sopra l’ uomo, che operando necessariamente non peccano; l'uomo all'incontro pecca anche operando per necessità e senza facoltà di non operare, oppur di operare diversamente.

            F. Per verità cotesti eretici mi sembrano matti: chi non sente in se stesso la facoltà di operare o non operare a suo volere, ha perduta la testa.

            P. Qui però debbo farvi osservare che Lutero e Calvino spinsero l' empietà più avanti che i Manichei; poichè questi ammettevano due principii, ossia due Dei, l’ uno buono. e l’ altro cattivo; e dicevano che l'uomo è spinto a peccare soltanto dal Dio cattivo, non già dal buono che porta sempre al bene. Al contrario quelli, cioè, Lutero e Calvino, ammettendo un Dio solo, lo fanno tutt' insieme autore del bene e del male, e così ne fanno un essere mostruoso.

            F. Dottrina d'inferno! dottrina d'inferno! Solo Lucifero, il gran nemico di Dio, potè suggerire agli eretici simili insegnamenti. {228 [534]} Se l'uomo pecca per neccessità, se pecca indotto da Dio stesso, e se con tutto ciò vien da Dio punito coll'inferno. potrebbe mai idearsi un tiranno più ingiusto e più crudele di Dio? O mio Dio, illuminate, convertite quelli che, più forsennati che empii, così vi bestemmiano!

            P. Seguitiamo. Gli Ariani, condannati nel Niceno, primo generale Concilio, negarono la divinità dei nostro S G. C. oltre ciò, come attesta S. Agostino[52] insegnarono «non doversi pregare, ne offrire sacrificii pei morti. ne doversi osservare i digiuni dalla Chiesa stabiliti: ma dover ciascuno digiunare quando gli aggrada per non parere di esser sotto la legge.» S. Epifanio[53] riferisce che essi mangiavano carne nei venerdì, nella quaresima, e massime nella settimana,anta. Inoltre sostenevano che i Vescovi non sono superiori ai semplici sacerdoti. I centuriatori Maddeburgesi protestanti confessano che le suddette asserzioni sono state nella Chiesa antica condannate come formali eresie. Ora tutta questa messe di eresie passò in retaggio ai Protestanti, {229 [535]} come è, noto ad ognuno. Quanto alla divinità di Gesù di Cristo, essa, è vero, non fu negata da Lutero e da Calvino; ma dalla loro scuola non tardarono ad uscire i Sociniani, che negarono la divinità del Salvatore e la persona dello Spirito Santo. Anzi al presente una parte grandissima dei dottori e ministri protestanti nei loro libri e nelle loro scuole insegnano apertamente Gesù Cristo essere un puro uomo; ed alcuni arrivano perfino a negarne l'esistenza, dicendolo un mito, vale a dire, un essere favoloso e simbolico; e tengono le divine Scritture come libri non più che umani. Per loro, le religioni ebrea, turca, buddistica, ecc., sono buone per salvarsi quanto la cristiana. In sostanza sono veri increduli. A questa classe eli miscredenti appartengono presso a poco gli scrittori delta Buona Novella, benchè ai semplici cerchino di dar ad intendere il contrario. Gli scritti loro e gli scritti altrui, da loro lodati, son prova di ciò che vi dico.

            F. Giacche sono increduli, potrebbero almeno cessar dalla smania di fare dei proseliti al Protestantismo. Brutta indole dei tristi, di voler compagni nella propria perversità e rovina ad ogni costo. {230 [536]}

            P. Ma basti per questa volta. Altri spropositi di antichi eretici, rinnovati dai Protestanti, ci forniranno ampia materia pel seguente trattenimento. Intanto. chiudendo il presente, voglio che vi fissiate bene in mente queste due cose: 1º che non vi è scempiaggine nè empietà in cui non precipiti chi non ascolta la Chiesa Cattolica; 2° che la vittoria costante della Chiesa contro i tanti attacchi degli eretici d'ogni tempo, è una splendida prova della sua divinità.

 

 

Trattenimento XXXIII. Se continua il confronto dei Protestanti cogli antichi eretici.

 

            P. Proseguiamo i nostri riscontri. Giviniano, eretico, insegnò, che la grazia di Dio, ricevuta veramente una volta, non si può più perdere, per quante enormità si commettano; disse che la distinzione dei cibi e i digiuni non son punto meritorii; che il matrimonio è accetto a Dio non meno della verginità; e, di più, che in Paradiso tutti i giusti hanno premio eguale. Quest' eretico fu combattuto e {231 [537]} sconfitto dai sommi dottori Girolamo ed Agostino.

            Ai suddetti errori si sottoscrissero di tutto cuore i Protestanti; ed i sovracitati centuriatori Maddeburgesi non si dubitano di sentenziare, che a torto S. Girolamo e S. Agostino ripresero Gioviniano. mentre essi stessi sono a dirsi eretici se pensarono diversamente da lui. Anzi Lutero fu si baldanzoso da asserire che tutti i cristiani sono eguali in santità alla SS. Vergine. Che più`? Il dottor protestante Witsio scrisse, che ogni giusto è santo egualmente che Gesù Cripto medesimo[54].

            F. Adesso comincio a capire che cosa sia protestantismo. I Protestanti amano la cuccagna! Di digiuni, di castità, di mortificazione della carne non vogliono punto saperne. Con un granello di fede pretendono diventar tanti santoni: fatti cosi una volta santi, pretendono che niun delitto può far loro perdere la divina grazia: e poi, dopo aver menata una vita così comoda e gioconda, vogliono per soprappiù avere in cielo una mercede eguale a quella degli Antoni, degli {232 [538]} Ilarioni, degli Arsevi, che per tanti anni si macerarono le carni nei deserti; anzi eguale a quella dei Martiri che tanto patirono per la fede, eguale a quella della stessa gran Madre di Dio, e per poco a quella di Gesù Cristo. Insomma vogliono un bel paradiso di qua, un più bel paradiso di là senza costo, nè fatica. Che bella cuccagna savia quella dei Protestanti, se Dio si accomodasse al loro sistema!

            Ma è forse questo che insegna il Vangelo? Un po' di Vangelo l’ ho già letto anch'io. lo ci ho trovato ben altro. Ci ho trovato che la strada delta vita eterna è stretta, che bisogna far penitenza sotto pena di perir tutti del paro. Ci ho trovato che Gesù Cristo stesso digiunò per quaranta dì continui, e predicò pure agli altri il digiuno; che fu vergine. e lodò la verginità coree special dono di Dio; e disse che in cielo son molte mansioni, ossia differenti gradi di gloria. Qual è dunque quel Vangelo puro che hanno sempre in bocca i Protestanti ed i Valdesi?

            P. Persuadetevi, o miei figli. che il vangelo di costoro non è punto il Vangelo scritto dai Ss. Matteo, Marco, Luca e Giovanni; ma un altro vangelo foggiato da {233 [539]} loro, della natura di quello che i Valdesi stampano a Torino: giacchè, sapete, Buona Novella vuoi dire lo stesso che Evangelio. Peccato che cotesto vangelo sia nato si tardi! Quante pene non si sarebbero risparmiate per farsi santi que' buoni Anacoreti del deserto egiziano! Ma passiamo oltre.

            Voi sapete, o figli miei, quanto rumore menino i Protestanti contro la venerazione delle sante reliquie, contro l'invocazione dei Santi, contro il celibato ecclesiastico, volendo che tutti i preti ed i frati si ammoglino, ad imitazione di Lutero, di Calvino, di Zuinglio, di Bucero, ecc., tutti preti o frati ammogliatisi per amor del Vangelo riformato. Di pub disprezzano come idolatria il culto delle immagini dei Santi e di Cristo stesso ed anco il culto della santa Croce; e condannano come invalidi i voti perpetui dei religiosi.

            Or bene, colesti errori sono di antica data, e ah antico condannali dalla Chiesa. Vigilanzio, contro cui S. Girolamo aguzzi la tremenda sua penna, derideva i cattolici, che veneravano le reliquie dei Martiri; diceva che le orazioni dei Santi defunti non sono ascoltate; comandava il {234 [540]} maritaggio alle persone consacrate a Dio. Egli inventò quella calunnia tanto ripetuta dai Protestanti, che, cioè, i cattolici danno alle sante reliquie il culto dovuto a Dio solo.

            F. Vero, vero, o padre: io stesso ho udito colle mie orecchie alcuno dei Valdesi far questo rimprovero a noi cattolici. Dicono, che noi adoriamo le sante reliquie ed immagini come se fosse in queste qualche cosa di divino, e diamo ai Santi il culto dovuto a, Dio. Ma che sproposito! io non son teologo; eppure so, e voi, padre, ed il nostro curato ce l'avete sempre insegnato, che a Dio solo è dovuto il culto e l'adorazione suprema; che i Santi debbono solo venerarsi ed invocarsi come gloriosi amici di Dio; e che le reliquie e le immagini dei Santi si onorano, non già per se stesse, ma bensì in riguardo alla persona medesima del Santo cui spettano; a quella guisa che tengonsi in gran pregio le memorie ed i ritratti degli antenati e degli uomini illustri per quello che ricordano e rappresentano.

            P. Godo assai, che voi stessi, o miei figli, rileviate l'assurdità degli errori che i Protestanti copiarono dagli antichi eretici, {235 [541]} a mano a mano che io vengo esponendoveli. Quanto al culto delle immagini, il primo che ardì impugnarlo pubblicamente fu, come narra lo storico Niceforo. un certo Zenaia persiano: giacchè i santi Atanasio, Epifanio, Basilio, Nisseno Prudenzio, ecc., ci testimoniano che in tutta l’ antichità le immagini dei Santi erano venerate nelle Chiese cristiane.

            Gli eretici poi che impugnarono i voti religiosi furono, come afferma S. Gio. Damasceno, i Lampeziani, tutta mala gente che aerava la libertà della carne e la felicità eterna.

            Credereste, figli miei? neppur quella iniqua denominazione che i Protestanti appongono alla Chiesa Cattolica di prostituta di Babilonia, e loro invenzione: ma la tolsero ad imprestito dagli scismatici Donatisti che tanto tribolarono la Chiesa nel quarto e quinto secolo, e che vennero vittoriosamente combattuti da S. Agostino. I Protestanti però vincono in villanie que' scismatici africani, dando il nome di Anticristo al Vicario di Gesù Cristo.

            F. Che begli spiriti sono cotesti eretici: Se la Chiesa Cattolica l’ la prostituta di Babilonia, ed il Papa l'Anticristo, come {236 [542]} vogliono essi, egli è giocoforza dire che Gesù Cristo, invece di fondarsi in questo inondo un regno, ossia una Chiesa invincibile all'inferno, ha per contro, fondato il regno dell'Anticristo: giacchè la Chiesa Cattolica ed il Papa datano e derivano dal suo Vicario stesso S. Pietro: stranissima empietà!

            P. Ancora un rapporto di parentela dei Protestanti cogli antichi eretici io voglio qui farvi notare; ed e il vezzo e la stolta pretesa d'interpretare la S. Scrittura secondo il proprio giudicio privato, ossia, per parlar più chiaro; secondo il proprio capriccio: rifiutando l'autorità della Santa Chiesa e la tradizione venuta dagli Apostoli e serbatasi nella Chiesa stessa per la successione non interrotta dei pastori e dei dottori. Tanto attesta S. Ireneo dei Valentiniani, dei Marcioniti, dei Corintiani. dei Basilidiani, di tutta. in una parola. quell'accozzaglia di eretici che vennero sotto la denominazione di Gnostici[55]. Lo stesso riferisce S. Paciano dei Novaziani. {237 [543]} Questo anzi può appellarsi il principio generatore di tutte le eresie che furono e saranno.

            Ora, o figli miei, se io volessi narrarvi, per singolo, i sogni, i delirii, le bestemmie che i Gnostici pretesero di confermare colla Bibbia interpretata a lor talento, non finirei più, e direi cose da farvi rizzare i capelli. Fra le altre cose da loro insegnate, dovrei sciorinarvi una lunga genealogia di Dei, parte maschi. parte femmine, che essi chiamavano Eoni; anzi alcuni di tali eretici furon si pazzi, da adorare un serpente, pretendendo che il serpente seduttore di Adamo e di Eva fosse Cristo stesso; e furon detti perciò Ofiti, ossia serpentini. Da ciò argomentate il resto.

            Parimente i Protestanti hanno trovato nella Bibbia, che Dio è autor del peccato; che egli talvolta mentisce; che per salvarci basta la fede nuda; che le buone opere son quindi inutili, anzi un ingombro, ecc. ecc.

            F. Dio immortale! che orrendo abuso della Sacra Scrittura' Ah! adesso capisco con quanta ragione la Chiesa non permette senza cautela la lettura della Bibbia in lingua volgare: nè permette ad {238 [544]} alcuno l'interpretarladiversamente dal senso in cui essa l'intende. La Chiesa fa così per allontanare i fedeli dagli errori, a cui la mala intelligenza della S. Scrittura potrebbe condurli.

            P. Notate ancora davvantaggio, che i suddetti eretici Ebioniti, Marcioniti, Gnostici, ecc., ebbero il loro spirito o giudicio privato per unica norma non solo nell'interpretare la S. Scrittura, ma eziandio nello stabilire il loro canone, ossia numero de' libri sacri: laonde essi rigettavano alcuni di quei libri che tiene la Chiesa, altri ne mutilavano, altri ne interpolavano a loro talento.

            Tale si fu pure la pratica di Lutero e di Calvino. Amendue non accettarono come sacri varii libri del Vecchio Testamento; Lutero ne rifiutò parecchi anche dei Nuovo; ed inoltre fece una traduzione in tedesco della Bibbia. nella qual traduzione gli stessi dotti Protestanti riconobbero notevoli falsificazioni. Le traduzioni fatte da Ecolampadio, da Beza, da Castalio, ecc.. meritaronsi lo stesso rimprovero. Eccovi pertanto, o miei figli, gli antenati, eccovi i padri, dai quali i Protestanti ereditarono le loro dottrine. Furono tutti uomini scomunicati dalla Chiesa {239 [545]} dei primi secoli; uomini che per l'infame loro condotta meritaronsi l'esecrazione dei contemporanei e dei posteri.

            F. Così essendo la cosa, la condanna onde la Chiesa antica colpi i mentovati eretici, ricade tutta intiera sui Protestanti che risuscitarono i loro più madornali errori. Oh! ci vuoi proprio una, fronte ben tosta per venirci a dire coi sig. Bert e colla Buona Novella che la religione protestante e i Valdesi sono il Cattolicismo primitivo, la dottrina pura Evangelica ed Apostolica.

            P. Nondimeno, o miei figli, nel catalogo,dei predecessori del Protestantismo io ne ho ommesso uno assai più considerevole degli altri, e dal quale Lutero si vantò di aver preso molte lezioni. Sapreste voi indovinare chi è? egli è il diavolo, secondochè vi ho già accennato nel raccontarvi la vita di Lutero.

            F. Il diavolo? parlate voi da burla ovvero da senno?

            P. Parlo da senno: questo parrebbe un fatto incredibile e che io non vi riferirei, se non fosse Lutero medesimo che lo racconta seriamente nel suo famoso libro Dell'abrogazione della Messa privata. Proprio in questo libro Lutero narra, {240 [546]} come per eseguire il suo disegno di riforma, fece una lega intimissima col diavolo, e che dietro l'avviso di cotesto bravo consigliere avea sentenziato che il sacrificio della Messa è un errore, e dietro a ciò l'avea abolito. Egli descrive tutti i particolari di tali suoi abboccamenti, il tuono della voce dei diavolo ed i di lui gesti nell'argomentare: e soggiunse che tali scene gli avvenivano spesso, e che Satana gli fece passare di molte cattive notti: Multas noctes mihi satis amarulentas et acerbus reddere ille novit[56].

            F. Basta, basta, padre: non ci vuole di più per conoscere che cosa è il Protestantismo. li diavolo lo ha suggerito a Lutero. ed amendue d'accordo lavorarono a produrlo. Per me, io credo che il diavolo non pensò mai a ristaurare la pura dottrina apostolica ed evangelica.

            P. Ma checchè sia dei suddetti colloquii dei diavolo con Lutero, dei quali lascio mallevadore Lutero stesso che li racconta, e de' quali raccomando la meditazione al signor pastore Bert, non c'è bisogno di quelli per convincerci {241 [547]} dell' origine e natura tutt' altro che celestiale dei Protestantismo. Basta a ciò il riflettere che il Protestantismo è uno scolo dei più turpi errori insegnati dagli antichi eretici, cominciando da Simmon Mago, siccome vi ho dimostrato. Basta pure il riflettere che quello è figlio di Lutero, violator sacrilego dei religiosi suoi voti, uomo libertino, sboccato, bevone, bettolante, che nell' osteria dell'Orso nero, in mezzo ai pintoni di birra, sentenziava sui misteri più sacrosanti della religione cristiana. Calvino poi, il secondo padre del Protestantismo, presso a poco era santo come Lutero.

            F. Misericordia! Se la religione si chiama santa, anche a emotivo della santità de' suoi fondatori, come è santo il Protestantismo, che ebbe a padri un Lutero ed un Calvino!

            P. Ora voglio chiudere questo trattenimento con un recente esempio. Era in Irlanda un giovine gentiluomo, di nome Tommaso Moore, poeta assai illustre, ma scarso anzichenò di sostanze. Era cattolico di nascita e di educazione; ma tra lo avvilimento grande in che vedeva la Religione Cattolica tenuta dal governo protestante, e per alcuni pregiudizi da {242 [548]} lui contratti, conversando coi Protestanti, e leggendone i libri, entrò nella sconsigliata deliberazione di farsi protestante l'anno 1829, al qual passo anche lo sospingeva la vista d'un ricchissimo maritaggio che la sua apostasia gli avrebbe fruttato.

            Tuttavia avendo un cuore naturalmente retto e pio. non volle venire a si fatale passaggio per cieco impeto e senza veruna cognizione di causa; ma deliberò di esaminare seriamente e ordinatamente i dommi della Chiesa de' quattro primi secoli, quali trovansi negli scritti dei Ss. Padri primitivi; giacchè sapeva che i Protestanti fan sempre appello alla Chiesa antica: e lusingavasi di poter trovarvi il Protestantismo netto ed intiero.

            Ma qual non fu la sua maraviglia allorchè ne' libri di quei santissimi dottori invece del Protestantismo vi rinvenne il Cattolicismo con tutti i suoi dommi ed i suoi riti? All'opposto, trovò tutti gli errori dei Protestanti negli eretici condannati dalla stessa Chiesa primitiva. Sicchè affatto cacciò dal suo animo ogni idea di Protestantismo, e si raffermò nella sua Cattolica fede, della quale tessè una stupenda apologia in un suo libro intitolato: {243 [549]} Viaggi di un Gentiluomo Irlandese in cerca di una religione; nel quale espose i risultati de' suoi studi sui Ss. Padri e sulle antichità della Chiesa. Così egli dimostrò col suo esempio. che niun Cattolico può abbandonare la sua fede per interna e ragionata convinzione.

            Intanto io voglio qui terminare il presente trattenimento con quelle sante espressioni di fede, di riconoscenza e di sacro entusiasmo, colle quali Tommaso Moore chiude il prefato suo libro: «Salve dunque, o Chiesa una e vera. O tu, che sei. l’ unica via della vita, e i cui soli tabernacoli non conoscono la confusione delle lingue, che l’ anima mia riposi all' ombra de' tuoi santi misteri. Lungi ne vadano da me dei paro e l’ empieta che insulta alla. loro oscurità, e la fede imprudente che vorrebbe investigare il loro segreto.

 

Con approv. della Rev. Arciv. {244 [550]}

 

 

Trattenimento XXXIV. Errore fondamentale.

 

            P. Finora, miei cari figli, noi abbiamo raccontato l'origine delle principali sette de' Riformatori, e colla storia alla mano abbiamo potuto conoscere che nissuna di esse può dimostrare la sua discendenza da Gesù Cristo, nissuna può mostrarci un carattere di Divinità. Che anzi la malvagia condotta tenuta dai fondatori di queste sette, la perversa dottrina da loro insegnata, ci fa chiaramente palese che essi in nessun snodo possono considerarsi tra' membri della Santa Chiesa; piuttosto, essere costoro quella cattiva zizzania sparsa dal nemico, il demonio, a guastare il buon frumento, cioè a scandalizzare e rovinare i veri seguaci di Gesù Cristo. Mi sono pure alquanto trattenuto a farvi conoscere come i cattolici ed i protestatiti conovengono che nella Chiesa Romana nulla fu cangiato di quanto insegnavasi ne' tempi della Chiesa primitiva; che quelle cose le quali appaiono cangiamenti, non sono altro che spiegazioni di quelle verità e {245 [551]} di que' dommi che prima parevano scuri; che i Protestanti non hanno la dottrina della chiesa primitiva; hanno unicamente conservati gli errori e le eresie già condannate da tutta l'antichità.

            Ora per non ommettere cosa alcuna che faccia rilevare ai Protestanti come essi sono fuori della vera Chiesa, e per far conoscere a voi con evidenza, che i Protestanti non possono più appartenere alla vera Chiesa, noi seguiremo ripartitamente i loro errori. In tale assunto, miei teneri figli, io debbo dirvi, che noi incontriamo una grave difficoltà.

            F. Quale sarebbe questa difficoltà?

            P. Questa difficoltà consiste in ciò, che quasi ogni parola della dottrina protestante contiene un errore: e come mai poterli tutti confutare? Egli è per questo che ho pensato di cominciar a notarvi un errore fondamentale che distrugge ogni principio di verità nel Protestantismo, e cel fa conoscere come un ammasso di assurdità.

            F. Va bene; diteci qual sia questo errore fondamentale: se questo basta per conoscere gli altri, non dovremo più {246 [552]} romperci la testa per confutare tutti gli altri.

            P. Questo errore fondamentale consiste nella libera interpretazione della Bibbia, che comunemente si suole denominare spirito privato. Dicono i Protestanti, che la Sacra Scrittura è parola di Dio, perciò abbastanza chiara senza che alcuno ce la spieghi. La qual cosa è contraria alla credenza di tutti i cattolici, i quali riconoscono nella Chiesa un'autorità stabilita da Gesù Cristo per dare il vero senso alla Bibbia, siccome vi ho già parlato nei trattenimenti terzo e quarto di questa seconda parte.

            F. Non par vero che la Sacra Scrittura sia abbastanza chiara dà essere intesa da tutti?

            P. No certamente: sebbene la Sacra Scrittura sia opera divina, tuttavia contiene molte difficoltà, le quali non tutti sono capaci di comprendere. Gli stessi Protestanti ce ne danno prova. Non sono chiare le parole del Vangelo che dicono: chi non sarà rigenerato nelle acque del battesimo e nello Spirito Santo non entrerà nel regno de' Cieli? Ciò non ostante i Protestanti disputano se il Battesimo sia assolutamente necessario per salvarci, {247 [553]} oppure sia una semplice formalità e cerimonia da potersi liberamente differire ed anche ommettere. Di più, se la Scrittura fosse tanto chiara da poter essere da tutti facilmente intesa, non vi sarebbero tante variazioni nella dottrina dei medesimi Protestanti. Se mai voi aveste tempo di leggere un libro del famoso Bossuet, intitolato delle variazioni de' Protestanti, voi trovereste che quasi tutti i giorni eglino cangiano maniera di credere, e di spiegare la Bibbia; talmente che un testo della Bibbia, il quale oggi serve a confermare una verità, domani servirebbe a combatterla.

            F. Tutto va bene: ma ci sono fatti, i quali mostrino essere necessario il farsi interpretare la Sacra Scrittura?

            P. Che sia necessario il farsi spiegare la Sacra Scrittura da quelli che l'hanno daddovero studiata, è un fatto dei più chiari ed evidenti. Apriamo la Bibbia medesima, e leggiamo nel Vangelo che il nostro Divin Salvatore, dopo la sua risurrezione, comparve ad alcuni discepoli che si mostravano ben istruiti intorno alla Bibbia; Gesù Cristo fece loro alcune dimande, e veduto che capivano le cose al rovescio: interpretava loro le Sacre {248 [554]} Scritture facendo loro conoscere le cose che erano contenute nelle Sacre Scritture intorno a lui, e suggerì loro le cose necessarie affinchè le intendessero. (Luc. 24. 27.) Se Gesù Cristo dovette spiegare ai discepoli il vero senso della Bibbia, non è dunque tanto, chiara ed evidente come vogliono i Protestanti.

            Un altro fatto avvenne ad un ministro della regina Cannacee. Costui era una persona giusta e timorata di Dio, ed era andato in Gerusalemme per adorare il vero Dio, e ritornando in patria nella sua vettura leggeva per istrada la Bibbia. S. Filippo Diacono per ordine eli Dio gli si avvicina, e gli dice: intendi ciò che leggi? Notate bene, che quel ministro doveva essere una persona erudita, e leggeva la Bibbia appunto ove parla del Messia; pure ascoltate la bella risposta che diede: come posso io intendere tali cose, se non ho chi me le spieghi

            Lo stesso S. Pietro, parlando delle lettere eli S. Paolo, dice precisamente che in quelle ci sono certe cose difficili a comprendersi; le quali cose dagli ignoranti e dai malevoli sono guastate e spiegate in cattivo senso. (Epistola 2., c. 3, v. 6.) {249 [555]}

            Ecco il motivo per cui il gran dottore della Chiesa, S. Agostino, diceva di sè: nelle Sacre Scritture io incontro più cose che non conosco di quelle che io conosco. Ora, se un S. Agostino, che aveva tanto studiato, letto, meditato, nulladimeno confessava di non comprendere la maggior parte delle cose contenute nella Bibbia, che dovrà dirsi di quelli che hanno fatto poco studio, di quelli che. appena appena sanno leggere?

            F. Quante ragioni, tutte buone e chiarissime! Tuttavia mi pare che quel poco di Bibbia che ho letto non sia tanto oscuro; a me sembra di aver capito quanto leggeva.

            P. Ti pareva di capire, ma non è vero.

            F. Fate la prova.

            P. Se vuoi toccare con mano ciò che ti dico, dammi la spiegazione di queste parole: terra antem erat inanis et vacua, et Spiritus Dei ferebatur super aquas.

            F. Ma non parlate latino; voi ben sapete che noi lo abbiamo studiato pochissimo; diteci questo in italiano.

            P. Dunque voi cominciate già ad aver bisogno che qualcuno vi spieghi la Bibbia, e va la traduca almeno dall'ebraico o dal greco o dal latino in italiano. Ed {250 [556]} io voglio compiacervi in questo dicendovelo in italiano: la terra poi era vana e vuota, e lo Spirito di Dio era portato sopra le acque. Ora comprendete? Perchè ridete?

            F. Io rido, e ridono anche i miei fratelli, perchè non capiscono. Ci pensavamo di capirlo in italiano, ma lo troviamo duro al par del latino.

            P. Ben con ragione, perciocchè le parole che io vi ho accennate, e moltissime altre della Bibbia, non basta che sieno tradotte in lingua volgare per essere intese, ma dimandano lungo studio, e profonda meditazione. Sono trent'anni che io leggo, studio e medito la Bibbia, pure ogni giorno incontro cose, cui non so dare una giusta spiegazione. I più dotti personaggi che fiorirono nella Chiesa, tutti vanno d'accordo nel dire che nella Sacra Scrittura ci sono parecchie cose difficili a capirsi, difficili a spiegarsi.

            Questa, o miei teneri figli, è la dottrina della Chiesa Cattolica intorno alla Sacra Scrittura, da cui noi possiamo facilmente comprendere che, secondo il Vangelo, gli Apostoli, e secondo voi medesimi, e secondo il parere dei più dotti {251 [557]} uomini del mondo, la Bibbia non è tanto chiara da potersi facilmente comprendere da tutti.

            Del resto la falsità di quel principio fondamentale dei Protestanti viene troppo anche dimostrata da questo argomento di fatto. Negli antichi tempi, non essendovi ancora la stampa, pochi e rari erano gli esemplari della Bibbia. Sappiamo che intieri popoli di Cristiani ignoravano la lettura e scrittura: il maggior numero de' Cristiani anche a' nostri tempi non sono capaci di leggere e d'intendere la Bibbia. Vorranno dunque dire i Protestani, che non ci fisse negli antichi e non ci sia nei tempi presenti mezzo di salvazione per tutti coloro che non potevano aver esemplari della Bibbia, o non possono leggerla e intenderla?

 

 

Trattenimento XXXV. Vani sforzi dei Protestanti per difendere lo spirito privato.

 

            P. Non pensatevi già, miei cari tigli, che i Protestanti non cerchino di difendere lo spirito privato con tutti quei mezzi, che possono in qualche maniera {252 [558]} tornare a loro favore. Essi ricorrono alla Bibbia,, alla storia, dipoi alla ragione, ma inutilmente, perciocchè ad altro non riescono che a dimostrare la loro incertezza nel dare il vero senso alla Bibbia.

            F. Di questo appunto voleva dimandare: sopra quali cose appoggiano questa loro dottrina i Protestanti?

            P. I Protestanti appoggiano questa loro dottrina sopra alcuni testi della medesima Bibbia; io vi accennerò solamente i tre principali. Il primo leggesi nel salmo 118, ed è cosi: la tua parola è lucerna a' miei piedi e luce a' miei sentieri. - Se, dicono i Protestanti. se la parola di Dio è lucerna, è luce, dunque è chiara e si comprende da tutti.

            F. La parola di Dio è lucerna e luce per quelli che hanno studiato molto e sono capaci di capirla; tua per noi non è tanto chiara perchè troviamo più cose che non comprendiamo.

            P. Questa è già una buona ragione; ma ce ne sono ancora altre più proprie. Generalmente la parola di Dio si dice luce, perchè illumina l'uomo e lo dirige nel credere, nell'operare e nell'amare. E luce, perchè, bene spiegata e ben insegnata, {253 [559]} mostra all'uomo quale strada debba tenere per giungere alla vita beata. È luce, perchè calma le passioni degli uomini che sono vere tenebre dell'anima, le quali tenebre sono foltissime e pericolosissime, e non possono essere diradate se non dalla parola di Dio. - È luce, perchè ben predicata infonde i lumi della grazia divina nèl cuore degli uditori e fa loro conoscere le verità della fede. La prima volta che S. Pietro spiegò la parola di Dio converti cinque mila uditori alla fede di Gesù Cristo. Havvi un famoso interprete (Teodoreto), il quale dice che per la parola lucerna s'intende la legge di Mosè, e per luce intendesi Gesù Cristo. Così la lucerna di Mosè illuminò una sola nazione; la luce del sole di giustizia, che è Gesù Cristo, illuminò tutta la terra. (V. Martini.)

            Ma il dire che le mentovate parole vogliono indicare che la Bibbia è tutta chiara, e un opporsi alla Bibbia medesima, al Vangelo, ai fatti, agli scritti degli Apostoli ed alla pratica costantemente tenuta dalla Chiesa in tutti i tempi.

            F. Questo testo parmi assai bene spiegato, e non havvi alcun dubbio che {254 [560]} la parola di Dio è luce a chi ha fatto gli studi necessari per capirla e per venir a conoscer il senso in cui viene intesa e spiegata da Santa Chiesa; ma non, lo è per tutti indistintamente, giacchè più cose noi non comprendiamo. Vorrei ora sentire il secondo testo che adducono i Protestanti per sostenere il loro spirito privato.

            P. Il secondo testo che i Protestanti sogliono addurre per sostenere lo spirito privato è di S. Paolo. Questo grande Apostolo scrisse una lettera ai cristiani che dimoravano in una città detta Tessalonica (oggidi Salonicchi), e fra le altre cose loro dice: Disaminate tutto; attenetevi al buono. Dunque, conchiudono i Protestanti, ognuno deve esaminare la sacra Bibbia e interpretarla come gli pare meglio.

            F. Oh! qui torniamo da capo. Possono esaminare la Bibbia quelli che ne sono capaci, ma non tutti. Per esempio: quella fruttaiuola che vende pere, mele ed uva lì vicino alla nostra porta, come potrà esaminare la Bibbia se non conosce nemmeno l'abbici?

            P. Certamente la fruttaiuola e molti altri sono incapaci di fare quanto occorre {255 [561]} per esaminare e comprendere la Bibbia; perciocchè per capire bene i vari punti della Bibbia è indispensabile il confrontare le cose che precedono con quelle che seguono; andare a consultare i testi che hanno relazione tra di loro; cose tutte che esigono studio e fatica, di cui molti sono incapaci.

            Da queste parole di S. Paolo, se noi confrontiamo ciò che precede con quel che segue al testo mentovato, possiamo facilmente conchiudere:

            1° S. Paolo predicò il Vangelo ai fedeli di Tessalonica, e per una persecuzione colà eccitata dovette fuggire. Mentre dimorava nella città di Corinto, seppe che i Tessalonicesi erano in gran pericolo, e per la persecuzione che colà infieriva, e per le false dottrine che da taluno si andavano spacciando; perciò, diceva loro: ponderate bene le parole, che vi dicono, ritenete soltanto quello che vi pare scevro di errore; che se nelle predicazioni voi scorgete anche la sola apparenza di male, fuggite, astenetevi dal loro consorzio: ab omni specie mala abstinete vos.

            2° Dobbiamo poi in particolar maniera notare, che in quei tempi Dio comunicava {256 [562]} il dono e l'intelligenza delle Sacre Scritture ad alcune persone determinate; e S. Paolo suggeriva loro che camminassero colla massima cautela prima di approvare o disapprovare qualche verità, e voleva che gl' interpreti delle Sacre Scritture meditassero eziandio bene le profezie. Non disprezzate le profezie; esaminate tatto, attenetevi al buono. Da questa letterale esposizione delle parole di S. Paolo voi potete facilmente comprendere che sotto a nissun rapporto esse riguardano allo spirito privato de' Protestanti.

            F. Mi pare che la cosa debba essere certamente così: e che le parole di S. Paolo siano piuttosto un avviso ai semplici cristiani di guardarsi dall'errore, avviso ai pastori, perchè leggano attentamente le Sacre Scritture per conoscerne il vero senso. - Passiamo ora al terzo testo addotto dai Protestanti.

            P. Il terzo testo, di cui servonsi i Protestanti per sostenere lo spirito privato, è ricavato da una lettera di S. Paolo scritta a quelli che abitavano in Corinto, città della Grecia. Aveva S. Paolo predicato la Fede di Gesù Cristo per diciotto mesi in questa città; e mentre portava in altri {257 [563]} luoghi la luce del Vangelo, intese che erano insorte dissensioni religiose fra i Corinti. S. Paolo dalla città di Efeso scrisse loro che nelle cose riguardanti all'eterna salute dovessero fuggire gli uomini animali, cioè carnali, i quali non capiscono le cose del Signore; e poi soggiunge: Spiritualis (homo) judicat omnia, et ipse a semine judicatur: l'uomo spirituale giudica di tutte le cose, ed egli è giudicato da nissuno. (Lettera 1a ad Corin. cap. 2, v. 15.)

            Vi pare, miei amati figli, che queste ultime parole di S. Paolo si possano riferire allo spirito privato?

            F. Mi pare piuttosto che S. Paolo voglia dire che per aver una giusta spiegazione della Bibbia non dobbiamo andare dai balordi che vivono come animali, ma andare da uomini savi, religiosi, i quali senza dubbio devono essere in maniera particolare da Dio illuminati.

            Buonissima osservazione; aggiugnete ancora che gli uomini animali sono quelli, secondo il medesimo S. Paolo, i quali parlano e spiegano le cose nel Modo che favoriscono i loro appetiti: loquuntur placentia. Costoro non capiscono le cose del Signore, e perciò {258 [564]} spesso bestemmiano e maledicono quelle cose che non capiscono, o che non vogliono capire, perchè contrarie ai loro capricci.

            Al contrario l'uomo giusto, l'uomo dato alle cose spirituali è quello appunto che conosce le cose di Dio, e giudica secondo lo spirito di Dio. Egli poi è giudicato da nessuno: cioè da nissuno di quelli che accenna nelle parole dette prima delle mentovate. Ed è lo stesso che dire che noi noti dobbiamo tener conto alcuno di quarto dicono gli uomini mondani; perchè essi sono incapaci di conoscere le cose del Signore. Al contrario noi dobbiamo grandemente stimare, venerare i consigli degli uomini dabbene, e ricorrere a loro qualora ci occorra qualche dubbio.

            Avreste, o tigli, qualche cosa a farvi dilucidare intorno a quanto vi dissi, intorno alla spiegazione dei citati testi della Bibbia?

            F. Mi pare che il vostro discorso sia tanto chiaro e naturale, che non lasci alcun dubbio a dilucidare. Piuttosto io direi: se gli uomini carnali sono incapaci di capire il vero senso della Bibbia; se Lutero, Calvino, Enrico Ottavo ed {259 [565]} altri capi-riformatori erano uomini scostumati dati ai più brutti vizi, io direi che niuno di costoro era in grado di poter intendere la Bibbia per sè e spiegarla agli altri.

            Ma poichè i Protestanti l'hanno sempre con questa Bibbia, vi pregherei a dirci se in essa contengasi qualche parola con cui sia comandato o lo spirito privato, o almeno di leggere la Bibbia?

            P. No certamente, ed io vi assicuro che non ho mai trovato che Iddio comandi ai popoli di leggere la Bibbia. Non mi ricordo mai di aver trovato scritto: leggete la parola di Dio: seguite il vostro parere intorno a quanto leggete nella Bibbia. Pel contrario abbiamo le più chiare espressioni con cui Iddio ci comanda di ascoltare la sua santa parola.

            F. Di questi precetti di ascoltare la parola di Dio ho piacere che ci parliate: e noi staremo tutti attenti.

            P. Ed io vi appagherò assai volentieri. Nel Vecchio Testamento tutti quelli che volevano annunziare qualche cosa straordinaria,cominciavano sempre: ascoltate, o popoli, la voce del Signore: udite, sentite, attendete, ed altre simili espressioni; ma non mai fu detto ai popoli: {260 [566]} andate,a leggere la Bibbia o la Sacra Scrittura.

            Di più sappiamo per rivelazione fatta dallo stesso Iddio, che gl' interpreti della divina legge sono i sacerdoti, a cui devono ricorrere i popoli ne' loro dubbii: le labbra del sacerdote, dice Iddio, custodiscono la scienza, ed i popoli cercheranno da quelli la spiegazione della divina legge. Labia Sacerdotis custodiunt scientiam, et populi legem requirnut ex ore eius.

            Mentre un ministro di Dio spiegava la divina parola al popolo, avvenne un fatto che io non voglio ommettere. Circa 600 anni prima della venuta. del Salvatore, il popolo ebreo erasi dato ai più gravi disordini, ed il Signore mandò il profeta Geremia, non a portare la Bibbia, ma a rinfacciare a quel popolo ostinato le molte sue iniquità, annunciandogli imminenti i divini castighi. Un uomo di nome Anania si presentò pure al popolo per dare ben altro senso alle parole del Signore. Allora Geremia infiammato di zelo si volse a quel falso profeta e disse a nome di Dio: Tu che fai confidare questo popolo nelle tue menzogne morrai quest'anno {261 [567]} stesso, perchè hai male interpretato le parole del Signore. Minaccia terribile e che fu pienamente avverata.

            Chi sa che questi od altri somiglianti gastighi non sovrastino a quelli che interpretano la Bibbia, non secondo lo spirito del Signore, ma secondo che è più favorevole alle loro passioni

            F. Questo ci basta per quanto riguarda al Vecchio Testamento; ma nel Vangelo si. dice anche qualche cosa a tale riguardo?

            P. Nemmeno nel Nuovo Testamento mi ricordo aver letto che sia stato ordinato ai popoli di ricorrere alla Bibbia per conoscere la verità della fede. Pel contrario il Salvatore diceva sempre che si presentassero ai sacerdoti. E poichè la sinagoga antica era in decadimento ed i dottori ebrei tenevano una cattiva condotta, il Salvatore disse alle turbe di son badare alle loro azioni, ma considerarli come destinati a sedere sopra la cattedra di Mosè, perciò doversi ascoltare i loro ammaestramenti e non seguire i malvagi, loro esempi.

            Forse che il Divin Salvatore non comprendeva la Bibbia? pure volle egli stesso recarsi al tempio per udirne la spiegazione, {262 [568]} e fare ai dottori della legge quelle dimande, che nella sua infinita sapienza stimava a proposito.

            È poi del tutto maraviglioso il fatto di una donna che era andata ad ascoltare la predica del Salvatore. Costei dal mezzo della folla, certamente rapita dalla chiarezza e bellezza delle divine parole, alzò la voce gridando: Beata quella madre che ti ha generato ed allattato 1 Ascoltate la bella risposta. Coloro sono beati, rispose Gesù Cristo, che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono per cavarne frutto. Beati qui audiunt verbum Dei, et custodiunt illud.

            Voglio che notiate, o figli, che il Salvatore qui non dice: Beati quelli che leggono, o interpretano la parola di Dio, ma Beati quelli che la vanno ad ascoltare: Beati qui audiunt. Pertanto, se noi possiamo essere beati, cioè farci santi solo col recarci ad ascoltare la parola di Dio, per noi basta, e diciamo che è meglio assicurarci la vita eterna andando ad ascoltare la parola di Dio spiegata dai nostri sacri pastori, che metterci a rischio di perderci eternamente interpretandola secondo il proprio capriccio.

            Se non fosse per contenermi nella solita {263 [569]} brevità, quante cose vorrei dirvi a questo riguardo: vi basti che il divin Salvatore, quando parla ai popoli, loro dice sempre di ascoltare la santa sua parola. Beati qui audiunt verbum Dei, et custodiunt illud. Quando poi parla agli Apostoli od ai suoi discepoli dice sempre: andate, insegnate il Vangelo a tutte le creature, ammaestrate, battezzate; chi ascolta voi, ascolta me, e chi disprezza voi, disprezza me, e chi disprezza me, disprezza Dio che mi ha mandato.

            Egli è per questo che S. Paolo, quell'apostolo tante volle citato, e tante volte male inteso dai Protestanti, che S. Paolo dice, che le verità della fede non si acquistano colla lettura, ma coll'ascoltare la spiegazione della parola di Gesù Cristo. Fides ex auditu; auditus autem per verbum Christi.

            Lo stesso S. Paolo è una prova di fatto. Egli aveva molto letto, studiato, meditato la Sacra Scrittura, e non giunse ad altro, che a divenire un feroce persecutore de' Cristiani; e ci volle proprio la viva voce di Gesù Cristo per convertire quel lupo rapace in' mansueto agnello; per fare di un persecutore un instancabile predicatore del Vangelo. {264 [570]}

            Richiamate qui quanto abbiam detto nel terzo e quarto trattenimento di questa seconda parte, ed avrete molte cose analoghe a quanto vi ho qui brevemente accennato.

            Frutto di questo trattenimento sia una grande sollecitudine per recarci ad ascoltare la spiegazione della parola di Dio nelle prediche e nelle altre sacre istruzioni.

 

 

Trattenimento XXXVI. Cominciano le contraddizioni.

 

            F. Oggi si aggiunsero altri nostri compagni, tutti ansiosi di udirvi a ragionare intorno al modo con cui i Protestanti interpretano la Bibbia.

            P. Avete fatto bene a condurre altri vostri compagni, perchè più numerosa è l'adunanza, e più piacevole riesce il trattenimento ma io vi veggo alquanto imbarazzati, che vuol dir questo?

            F. Ecco, padre, noi abbiamo raccontato quanto ci avete detto intorno alla Bibbia, ed un giovane il quale....

            P. Il quale....... ditemi chi egli è!

            F. Il quale è un protestante

            P. Oh! caro giovane, hai fatto bene {265 [571]} a venire anche tu fra noi; tu sei con amici; sta di buon animo. Quanti anni hai?

            Valdese risponde: Ho diciassette anni compiuti, e sono Protestante Valdese.

            P. Hai fatto qualche corso di studio?

            V. Finora ho sempre frequentate le scuole, e mi sono quasi sempre occupato dello studio della Bibbia, secondo il consiglio de' miei genitori e del mio pastore.

            P. La scelta della materia fu ottima, me ne rallegro. Ma da questo tuo studio sopra la Bibbia che te ne pare si possa conchiudere?

            V. Io conchiudo che la Bibbia è un libro tutto divino, è un tesoro pieno d' immense spirituali ricchezze è un giudice vivente, parlante ed eterno, che a nome di Dio dirige le azioni degli uomini, li illumina nelle loro dubbiezze, e risolve in maniera inappellabile tutti i dubbi in fatto di Religione.

            P. Buoni sentimenti tu manifesti intorno alla Bibbia: ma lascia che io ti faccia un'interrogazione. Credi tu davvero che la Bibbia da se sola sia un giudice sufficiente per risolvere i dubbi in fatto di Religione? {266 [572]}

            V. Chi potrebbe dubitare di una tal verità?'Questo è ciò che s'insegna continuamente dai nostri pastori.

            P. Havvi qualcuno tra i Protestanti e Valdesi che non sia capace, o non abbia tempo di leggere la Bibbia?

            V. Ce ne sono moltissimi ira di noi che sanno nemmeno leggere, come ce ne son tanti tra i Cattolici.

            P. Dunque la Bibbia, almeno per costoro, non può risolvere i dubbi che possono insorgere tra gl' ignoranti. - Ma dimmi ancora: ce ne son molti tra Valdesi e Protestanti, che sappiano profondamente la lingua greca e la ebraica?

            V. Non tanti: da noi si studia il francese, l'italiano, e qualcuno studia il latino tra tutti quelli che io conosco, due soli parmi che sappiano bene queste due lingue.

            P. Dunque bada bene che quasi tutta la Bibbia fu scritta in lingua Ebraica o in lingua Greca. Perciò la Bibbia da se sola potrebbe soltanto servire per due uomini soli tra tutti i tuoi amici, parenti e conoscenti: e tutti gli altri se ne dovrebbero rimanere ne' loro dubbi; e se da questi dubbi dipendesse la eterna salvezza, se ne andrebbero tutti eternamente {267 [573]} perduti. Dimmi ancora: questi due personaggi, di cui mi parli, dove hanno preso questa Bibbia?

            V. Oh questa Bibbia l'ebbero da' nostri antenati!

            P. Chi sono questi vostri antenati?

            V. Questi nostri antenati sono tutti quelli che ci hanno preceduto. e che si occuparono dello studio della Bibbia.

            P. Costoro erano Cattolici o Riformati?

            V. Senza dubbio erano Riformati.

            P. Da qual tempo i Riformati cominciarono ad esistere?

            V. Voi ben sapete che i Riformati cominciarono ad unirsi in società nel secolo decimosesto.

            P. Prima di questo tempo, la Bibbia vera nelle mani di chi si trovava?

            V. Si trovava..... si trovava..... voi mi fate tante dimande che io non so più che cosa rispondere.

            P. Se non sai rispondere, farò io le tue veci. Prima del secolo decimosesto i vostri antenati erano Cattolici, uniti alla Chiesa Romana, sottomessi al Romano Pontefice; e la Bibbia fino allora si conservò (come ancora oggi si conserva) nella Chiesa Cattolica. Qui tu devi fare questa conclusione: fra tutti quelli che {268 [574]} io conosco, due soli sono capaci di servirsi della Bibbia, e questi due, per accertarsi d'avere una Bibbia non guasta, sono costretti di ricorrere alla Chiesa Romana. Avresti qualche cosa da osservare intorno a questa conclusione?

            V. No certamente, perchè questo è un fatto chiaro che non si può negare; ma, tuttavia, direi..... o almeno mi pare, che quando si potesse avere una Bibbia ben tradotta, volgarizzata secondo il vero originale, questa Bibbia, mi pare, dovrebbe essere un giudice competente per risolvere i dubbi che possono insorgere in fatto di Religione.

            P. Mi fai un'osservazione molto adattata al nostro discorso: - ma di grazia, chi ti assicura che quella traduzione sia ben fatta? Noi Cattolici abbiamo i Parrochi. i Vescovi, i Cardinali, il Papa, i Concili, i quali tutti sorvegliano indefessamente perchè la Bibbia non sia alterata. I Protestanti non hanno alcuno che si occupi di questo, e qualora un vostro ministro volesse ciò fare, secondo i vostri principii, niuno è tenuto ad ascoltarlo. Egli è per questo che nella traduzione del Diodati, come ho già fatto notare a' miei figli, ci ho trovato non meno {269 [575]} di 1927 aggiunte ne' soli Salmi, senza contare le alterazioni del testo, e gli sbagli della traduzione; inoltre questa Bibbia, che tu mi supponi ben tradotta, potrebbe al più servire per quei pochi che tu mi dici essere in grado di. capirla, e non per tutti.

            Ma, supposto che ci sia un originale vero, una traduzione fedele, chiara, e che tutti (la qual cosa è assolutamente falsa) la possano comprendere, ti pare che questa Bibbia basii per risolvere ogni dubbio in l'atto di Religione?

            V. A me pare di sì; perchè la Sacra Scrittura è tutta parola di Dio, perciò la sola capace di condannare l'errore, e far conoscere la verità.

            P. Ed a me, lascia che io ti parli col cuore alla mano, a me pare certamente di no. La Sacra Scrittura serve di regola per conoscere gli errori; ma essa non va a cercarli per condannarli: è necessario che ci siano i sacri Pastori, posti da Dio a governare la santa sua Chiesa, a regere Ecclesiam Dei sono parole della Bibbia: questi Pastori si danno di proposito allo studio della Bibbia, e sono in grado di spiegarla ai popoli, capaci di approvare quanto va d'accordo colla Bibbia e condannare quanto le è contrario. {270 [576]}

            Ascolta un fatto che stimo bene di raccontarti, e poi mi farai le tue osservazioni. Era un re, il quale fece stampare un codice ben corretto e spiegato; ivi era notata la ricompensa per i sudditi fedeli, la pena per i trasgressori della legge. Ordinò un giorno che si radunassero tutti i suoi sudditi in una gran piazza, e quando vide immensa folla di gente. pose quel codice sopra una tavola in mezzo della piazza, poscia un trombettiere suonò fortemente la sua tromba. Fu fatto un profondo silenzio, ed allora un delegato del re parlò così: ascoltate, o popoli, la voce del vostro Sovrano, egli vi parla per mezza mio, e vi dice che in questo codice stanno notate tutte le pene, che si meritano i colpevoli e tutte le ricompense di cui saranno rimunerati i buoni; voi potete venire a leggere questo codice quando vi piace, qui tutto è notato. Ma sappiate che per l'avvenire non ci sarà piu giudice, non più prigioni, non più soldati, non più gendarmi; ciascuno è in piena libertà di leggerlo e interpretarlo come gli torna più a gusto, tutto si rimette a vostra coscienza. Che te ne pare di questa determinazione? {271 [577]}

            V. Bisognerebbe poter ritornare nel paradiso terrestre; perchè.......

            P. Perchè?

            V. Perchè ai nostri tempi che ci sono soldati, guardia nazionale, carabinieri, prigioni, galere, sbirri, boia e forca, tuttavia da tutte parti si parla di assassinii, di furti, di case spogliate, di borse tirale, ed altre simili azioni. Che ne sarebbe mai se non ci fossero le persone di polizia, e l’ esecuzione di pene che incutono terrore e spavento

            P. Caro giovane, hai detto bene; ma sappi che quanto li ho sopra raccontato è un, apologo, è una similitudine per far capire a te e a' miei figli che la Sacra Scrittura è un codice divino, affidato da Dio alla sua Chiesa. Questa Chiesa è quel gran tribunale cui promise Dio una assistenza fino alla fine del mondo: ecce ego vobiscum sum omnibus diebus usque ad consummationem saeculi. Giudice Supremo in questo gran tribunale è il Sommo Pontefice, e con lui tutti que' sacri Pastori che sono a lui uniti col vincolo della fede. Egli è al corpo di questi sacri Pastori, cui il Salvatore disse: Andate, ammaestrate tutte le creature: ite, docete omnes gentes. {272 [578]}

            V. Per bacco, voi mi adducete buone ragioni; dai nostri ministri si grida fortemente che i Cattolici ragionano male, e mi sembra che voi ragioniate benissimo; e sarei per dire che gli stessi nostri ministri avrebbero argomento da fare profonda riflessione. Tuttavia le ragioni che adducono i nostri ministri mi paiono gravi.

            Lo Spirito di Dio, essi dicono, comunica le sue inspirazioni a chi vuole: ora se ciascuno fosse dallo Spirito Santo illuminato, non potrebbe col solo suo spirito privato intendere la Bibbia e giudicare delle controversie religiose?

            P. Se fosse vero che lo Spirito Santo illuminasse egualmente tutti i Cristiani, tale asserzione avrebbe qualche fondamento: ma chi ce ne assicura?

            Se fosse ciò vero, niun Cristiano potrebbe più cadere in errore intorno al senso delle Divine Scritture; nè, più ci sarebbe controversia in fatto di Religione. Ma i fatti ci fanno vedere il contrario noi vediamo tutti i giorni nuove quistioni intorno al vero senso della Scrittura: gli stessi Protestanti sono discordantissimi intorno a più cose contenute nella Bibbia; cose che presso gli uni hanno un {273 [579]} senso, presso gli altri ne hanno un altro tutto opposto. Dovremo noi dire che lo Spirito Santo abbia inspirato cose contraddittorie, vale a dire cose che siano vere e false?

            V. Oh! no certamente: questa sarebbe orribile bestemmia; niuno, nè cattolico, nè protestante, asserisce tal cosa.

            P. Dunque?

            V. Dunque io non saprei più che rispondere!

            P. Dunque, mio buon giovane, bisogna dire che lo Spirito Santo non ha inspirato, nè inspira a tutti indistintamente il vero senso della Scrittura Ti voglio raccontare un fatterello, che può servire di conclusione a questo trattenimento, ed anche a darci un saggio dei frutti della inspirazione dello Spirito Santo nel leggere la Bibbia. Una vecchierella si pose un giorno a disputare con un dottore protestante, asserendo che Gesù Cristo erasi fatto uomo prima della creazione del mondo, appoggiando il suo discorso su quelle parole del Vangelo: prima di me niente fu fatto. Il dottore fece varie osservazioni, ma tutto inutilmente; esso diceva di essere così inspirato dallo Spirito Santo; la buona vecchia affermava di aver { 274 [580]} l'anima in corpo al par di lui e di essere ella pure dallo Spirito Santo illuminata. Dopo essersi scambiate parecchie ingiurie, e maledizioni. maledicendosi l'uno l'altra, si abbandonarono. Ecco le belle conclusioni che risultano dalla libera interpretazione della Sacra Scrittura.

 

 

Trattenimento XXXVII. Una conseguenza non voluta.

 

            P. I Protestanti ammettono certi principii da cui sono posti eglino stessi in contraddizione; quindi ne derivano certe conseguenze, di cui eglino stessi si vergognano. I medesimi scrittori di vostra setta ne sono prova di fatto. Io ti invito a considerare soltanto quello che dice un cotale Trivier.

            V. Trivier! oh! costui è uno de' più dotti de' Riformatori, è un sant' uomo; quanto mai è benemerito della Riforma! egli lavora e suda del continuo pel bene della religione.

            P. Lasciamo per ora in disparte i suoi meriti, le sue fatiche, i suoi sudori, perchè se io volessi raccontare alcune delle sue azioni, farei, senza dubbio, vergognar {275 [581]} Trivier e i suoi ammiratori. Parliamo soltanto de' suoi scritti, e segnatamente del libro in cui espone i motivi che l’ hanno indotto a farsi protestante.

            V. Oh! questo è un libro d'oro, l’ ho sempre meco; quivi c'è niente a dire.

            P. Vuoi che io li faccia osservare alcune delle innumerevoli contraddizioni?

            V. Contraddizioni in questo libro! certamente no, e mai no.

            P. Apri il libro a pag. 27 e leggerai: Ogni fedele può e deve giudicare, cioè discernere la parola di Dio da quella degli uomini.

            Ma se ogni fedele può e deve discernere la parola di Dio da quella degli uomini, perchè egli si occupa tanto per ispiegare la Bibbia, ed indurre gli altri ad ammettere la sua spiegazione? Perchè egli ricorre ai Santi Padri e dottori cattolici per interpretare la Bibbia?

            Egli a pagina quarta si propone di citare sulle cose di maggior importanza alcuni squarci dei Padri e dei Dottori più celebri della. Chiesa Romana. Ma tosto nella pagina quinta, burlando i suoi lettori, egli dice: Non è mia intenzione di attribuire ai Padri autorità alcuna in materia di fede. Che ne dici di questo parlare? {276 [582]}

            V. Le cose stanno propriamente stampate cosi: a parlare schietto, se ciascuno deve leggersi la Bibbia, chi dà a lui il diritto di costituirsi interprete agli altri?

            Se non dà alcuna autorità ai. Padri ed ai Dottori, perchè vuole servirsi di loro nell'interpretare i punti della Bibbia di maggior importanza? Queste mi paiono realmente contraddizioni.

            P. Se tu, o caro giovane, verrai altre volte ad ascoltarmi, ti farò sedere che questo libro è un impasto di errori e di contraddizioni da capo a fondo; e che egli ha composto questo libro unicamente per iscusare la sua apostasia e vomitar nere calunnie contro alla Chiesa Romana.

            V. Ma voi, signor caro, cominciate già a farmi dubitare di questi nostri scrittori; ho già letto un fascicolo intorno, ad un libro del nostro pastore Amedeo Bert, ed ho gettato con disprezzo un tal libro, perchè mi sono convinto che là c' è un impasto di falsità e di menzogne. Aspettava se mai Bert avesse fatto qualche risposta per ribattere, le calunnie e le menzogne che colà gli sono imputate: ma finora egli si tacque, chiaro segno che ha nulla a rispondere. Ora voi mi dite che nel nostro Trivier, oltre le contraddizioni, ci sono {277 [583]} anche tante calunnie: io non voglio tanta roba: fatemene vedere una sola, e poi io mando Trivier coi suoi libri ai campi Elisi.

            P. Apri il libro a pagina 25, e troverai le molte cose che egli dice contro la Chiesa Romana, unicamente perchè proibisce la lettura della Bibbia in lingua volgare.

            V. Forse ciò non è vero? Questo si dice tra di noi da mattino a sera.

            P. È questa una solenne calunnia. La Chiesa Romana non ha mai proibito di leggere la Bibbia in lingua volgare, ma vuole soltanto proibire ed impedire il guasto che gli eretici fanno della Bibbia. La Chiesa permette che si stampi in lingua volgare, ma col testo originale a fronte, o colle note in fondo di pagina, o almeno dopo essersi accertata che l'originale non fu alterato.

            Ciò posto, noi sfidiamo i seguaci del Trivier a presentarci un solo decreto di Concilio o di un Romano Pontefice, in cui siasi proibita la lettura della Bibbia in lingua volgare se non per impedire l'alterazione dell'originale.

            Se poi questo scrittore apostata avesse studiato alquanto le cose della cristiana {278 [584]} Religione, avrebbe letto nel decreto della Sacra Congregazione dell' Indice, in data del 13 giugno 1757: «se siffatte versioni della Bibbia in lingua volgare saranno approvate dalla Santa Sede Apostolica, ovvero stampate con annotazioni tratte dai Ss. Padri della Chiesa, o da dotti e cattolici uomini, si permettano.»

            Avrebbe letto altresì le tante versioni che in diverse epoche si sono fatte in molte lingue, la versione della intiera Bibbia in lingua italiana, pubblicata in Torino già dall'anno 1767 da Monsignor Antonio Martini, allora preside nella real Basilica di Soperga, poi Arcivescovo di Firenze; ed avrebbe visto la edizione ultimamente fattasi nel 1851, nella quale trovasi la traduzione letterale italiana del Nuovo Testamento dello stesso Monsig. Martini colle note. - Edizione che fu promossa da una società di pii Cattolici, i quali si adoperarono perchè il libro riuscisse di poco costo, e tutti ne potessero far acquisto.

            V. Voi mi fate aprire gli occhi: io sento tutti i giorni i nostri pastori a dire tante cose contro alla Chiesa Romana, ed ora mi accorgo che non è tutto vero. Povero Trivier, se tu cammini di questo {279 [585]} passo, io ti do il congedo per sempre, e mi prenderò altri libri.

            P. Ottima disposizione: se vuoi libri buoni, non guasti, non alterati, e scevri da insulse calunnie, vien qua da me e ti provvederò. Intanto per ricrearti un poco voglio raccontarti un fatto succeduto pochi mesi sono; e questo ci farà sempre più vedere a quali conseguenze conduca lo spirito privato de' Protestanti.

            Un padre di famiglia, lusingato da alcuni suoi amici, andò alle prediche de' Protestanti. Ai sarcasmi, alle calunnie, alle imprecazioni che il sacro ministro Protestante vomitava contro alla Chiesa Cattolica, tosto si decise di farsi anche egli seguace della Riforma. Finita la predica, si presentii dal predicatore e gli disse: io voglio farmi Protestante. Bene. soggiunse il ministro, avremo un fratello di più.

            - Ma io voglio prima istruirmi nella vostra religione. -

            - Prendete, disse, dandogli la Bibbia, questa è la nostra Religione: leggete, istruitevi e saprete tutta la nostra Religione. -

            - Ma chi me la spiegherà? -

            - La Bibbia è parola di Dio, esso {280 [586]} stesso l'ha spiegata, e non occorre che altri ve la spieghi. -

            - Ma non ci sarà pericolo che io mi sbagli? -

            - Non c'è alcun pericolo: leggete voi, leggano i vostri amici; ciò che a voi sembrerà bene, fatelo, e sarà verità, e non occorre più che andiate nè da' preti, ne da' frati per sentir prediche. -

            Quel buon uomo partì portando la Bibbia protestante, e, come se trovato avesse un gran tesoro, corse a casa, chiamò a sè moglie e tigli, e mostrando la Bibbia: ecco, disse loro, qui dentro c'è tutta la nostra Santa Religione, non più frati, non più preti: non più prediche, non più chiese, questa Bibbia e non altro: chi legge qui dentro sa quanto deve fare per andarsene al Paradiso.

            Pel corso di un'intera settimana tutti quei di casa andarono a gara per leggere e adattare a se stessi le cose secondo che meglio sembrava. La moglie lesse quelle parole di S. Paolo: noi siamo tutti fratelli; or bene, ella diceva tra sè, se siamo tutti fratelli, sono già diciotto anni che io ubbidisco, voglio ora comandare diciotto anni al mio marito, ed egli come fratello dovrà ubbidire. {281 [587]}

            I due figli maggiori, uno di 13, l'altro di 12 anni, si appropriarono le parole del' Vangelo: chi vuol essere mio discepolo, venda quanto ha, abbandoni padre e madre.

            La domenica successiva il marito secondo il solito giugne a casa all'ora di mezzodì, disposto a pranzare, e intanto non vede nulla apparecchiato: il fuoco spento, niente sopra la tavola: la sola moglie fieramente seduta sopra un seggiolone attendeva il marito. Olà, disse il marito, che fai? è ora di pranzo!

            La moglie. - Non basta l'averti servito diciott'anni? Ora sappi che ho trovato nella Bibbia che siamo tutti fratelli, perciò da buon fratello devi farmi da servo altrettanti anni, poi ripiglierò i miei lavori.

            Io non voglio qui raccontarvi la lunga disputa avvenuta tra quei due novelli protestanti: vi basti sapere che dopo essersi scambiate molte maledizioni e molte imprecazioni fino ad esser ben schiaffeggiata la moglie, ambidue di comune accordo prepararono di che mangiare. La moglie finì col dire: oli che religione balorda avete mai portato in casa nostra! non ho mai passato un giorno tanto infelice in vita mia. {282 [588]}

            V. Che cosa fecero que' due figli?

            P. Voleva passare sotto silenzio le mariuolerie che fecero que' che figli, e poichè lo dimandi, tel dirò. Essi aspettarono di essere soli in casa, presero quanto poterono, orologio ed un mantello nuovo del padre; un'ombrella cogli orecchini della madre e molti altri oggetti, e vuotando quasi affatto la casa fuggirono.

            Marito e moglie giunsero a casa insieme, ed al vedersi la casa derubata si pensarono che vi fossero andati i ladri, e cominciarono a gridare aiuto, quando il marito vede sopra un tavolino un biglietto scritto dal suo figlio maggiore, in cui leggevasi così: «Per fare quanto ci comanda la Bibbia, abbiamo portato via e venduto quel che abbiamo potuto; quindi lasciamo padre e madre per essere veri discepoli di Gesù Cristo.»

            Allora il padre comprese la minchioneria che aveva fatto col lasciare ai figli che si cercassero la religione nella Bibbia, e disse tosto a sua moglie: Io ne ho abbastanza della religione protestante. Per l'avvenire voglio che andiamo alle prediche del nostro Curato, e spero che le cose andranno meglio.

            Intanto marito e moglie andarono sollecitamente {283 [589]} in cerca de' due figli, e li trovarono che avevano ancora da vendere buona parte degli oggetti rubati. - Li presero alle buone, li condussero a casa; e siccome era Sabbato Santo, così il padre fece una buona parlata a tutti quei di casa, si, pentì d'essere andato alle prediche de' Protestanti, mise sul fuoco la Bibbia eretica, ed al dì seguente, di buon mattino, andarono marito, moglie e figli a fare la loro Pasqua.

            É questo un altro saggio dello spirito privato. Il dire: fatevi una religione ad arbitrio, vale quanto il dire: fate quel che volete; rubate, disobbedite, trucidate il vostro Re, i ministri, e chiunque paia colpevole agli occhi vostri, voi farete certamente bene, purchè crediate di far buone azioni.

            Religione che fa orrore, e che è propria dei bruti; ma che forma la base sopra cui si appoggia tutta la nuova Riforma protestante. {284 [590]}

 

 

Trattenimento XXVIII. Un'impudente arroganza, ed un fatto mostruoso.

 

            P. Sono innumerevoli gli errori a cui i Protestanti vengono condotti, seguendo il loro spirito privato. Non c' è capriccio che l’ uomo non possa fondare sulla Bibbia; e qualora in essa non trovisi quello che si desidera, si aggiunge, si toglie, si cangia quanto viene a talento.

            F. Si fa propriamente questo dai Protestanti

            P. Si fa oggidì, come si è fatto pel passato: io potrei notarvi una lunga serie di errori contenuti in una Bibbia tradotta da un Protestante, di nome Diodati; ma per ora voglio ommettere di parlarvi di questa traduzione: noto solamente, che lo stesso Lutero nel tradurre il Nuovo Testamento cadde in più di mille errori senza le capricciose aggiunte fatte al testo originale.

            F. Oh briccone di un Lutero! se avesse solamente sbagliato nella traduzione, potrebbe in qualche maniera compatirsi, ma aggiugnere cose al testo originale, {285 [591]} oh questa è malizia consumata! Datemene almeno qualche esempio.

            P. Vi parlerò soltanto di una delle molte aggiunte fatte da Lutero per sostenere i suoi errori, e dare ad intendere agl' ignoranti che la sua dottrina era appoggiata sulla Bibbia. Lutero pretendeva di provare, colla Bibbia alla mano, che non sono necessarie le opere buone per salvarsi, asserendo che la sola fede giustifica. Tale asserzione era un contraddire a tutta la Bibbia, che dice: La fede senza opere e una fede morta; che perisce eternamente chi non fa opere di penitenza; che al tribunale di Dio ci sarà dimandato conto strettissimo di tutte le opere buone e cattive fatte nel decorso della vita.

            F. Come potè Lutero sbrigarsi da questa verità del Vangelo?

            P. Lutero si sbrigò col dire che San Paolo insegna che la sola fede giustifica. I Cattolici, i quali invigilano diligentissimamente perchè non sia guastato il testo originale de' sacri libri, conobbero che la parola SOLA era stata aggiunta da Lutero. Perciò mandarono uno a rimproverarlo. Volete sapere che cosa abbia risposto? {286 [592]}

            F. Abbiamo proprio piacere di sentire la risposta di Lutero.

            P. Questa risposta fa ridere, e nello stesso tempo muove a sdegno. Fa ridere il mirar l' imbroglio in cui si trovò Lutero; muove a sdegno la impudente sua arroganza. Rimproverato adunque in una grande adunanza da uno che parlava a nome di un cattolico, e chiestogli perchè avesse aggiunta la parola SOLA, rispose: Se il tuo papista vuole schiamazzare per questa voce SOLA, digli da parte mia il dottore Martin Lutero vuole così. Così comando, così io voglio, e per qualsiasi ragione valga la mia volontà: Doctor Lutherus sic vult habere. Sic jubeo, sic volo, sit pro ratione voluntas. (V. Gotti.)

            F. Oh, che risposta impertinente! Non mi pensava che Lutero avesse tanto abusato della Bibbia; se i fondatori della Riforma guastano la Bibbia in questa maniera, chi può fidarsi di quello che dicono i Riformatori d'oggidi

            P. Certamente di niuno de' Protestanti, che vissero e vivono oggidi, e da fidarsi intorno alla Bibbia: perchè essendo tra di loro permesso di spiegarla come più e meglio lor piace, possono anche aggiugnere quello che loro talenta. Egli è appunto {287 [593]} questa libertà d' interpretare capricciosamente la Bibbia che condusse il protestantismo ai fatti i più mostruosi. Io ve ne racconterò un solo; un fatto contrario alla Sacra Scrittura. inudito presso la storia de' medesimi Gentili.

            F. Dunque raccontatelo; abbiamo tanto piacere di sentirlo.

            P. Ve lo racconterò, e la curiosità dell'avvenimento vi recherà senza dubbio diletto. Richiamatevi per un momento alla memoria l'autore dello scisma anglicano quell'Enrico Ottavo, il quale a forza di bere e mangiare era divenuto tanto grasso, che fu soprannominato il maiale. Egli consumò lo scisma e fece se stesso capo della Religione.

            Ma sua figlia legittima, Maria, succedutagli nel trono, conoscendo che sarebbe stata cosa ridicola edempia che una donna fosse capo di una religione, rinunciò al luteranismo, si riconciliò col Papa e morì nella

Santa Cattolica Religione.

            A Maria succedette la sua legittima figlia Elisabetta; altra figlia, che Enrico ebbe dall' infame Anna Bolena. Questa donna superba, ambiziosa e data ad ogni sorta di vizi, non arrossi di romperla di {288 [594]} nuovo col Papa e di costituire se medesima papessa dell'Inghilterra.

            Ed ecco una donna la più scaltra e la più viziosa, che fece decapitare l'infelice regina Maria Stuarda, ed emulò i più fieri tiranni, carica perciò di enormi delitti, e che nemmeno era capace d'insegnare il catechismo ai ragazzi, porsi alla testa di sedici mila ecclesiastici, che tal numero in allora se ne trovava in tutto il regno d'Inghilterra. Ella proibì ogni relazione col Papa; dichiarò a lei sola appartenere l'autorità di crear Vescovi, ordinar preti, convocar concili, beatificare e canonizzare i Santi. Aboli le festività di parecchi Santi ed in loro vece sostituì Lutero, Enrico Ottavo ed altri eretici viziosi ed empi.

            Allora fu che si vide il mostruoso fatto, inudito nella storia de' popoli, che una femmina si arrogasse l'autorità di capo della Chiesa; una femmina, cui S. Paolo dice: Le femmine tacciano nella Chiesa; ivi non è loro permesso di parlare. Mulieres in Ecclesia taceant; non  enim permittitur eis loqui. (I. Cor., cap. 14, 34.)

            Da questo solo fatto voi potete facilmente comprendere a quali brutte assurdità e contraddizioni conduca lo spirito privato nell'interpretare la Sacra Bibbia. {289 [595]}

            F. Questo sarà accaduto in quel tempo, ma presentemente non sarà più così. Perchè io non voglio supporre che tanti milordi inglesi, tanto barbuti, si lascino menare pel naso da una donna in ciò che è di maggior importanza, la Religione!

            P. Non solo allora, ma più volte di poi fu rinnovato tal mostruoso avvenimento, ed ancora presentemente la Regina è capo della Religione. Ella crea i Vescovi, raduna e presiede ai Concili, definisce le quistioni religiose. Nulla si fa in fatto di Religione se non col consenso della Regina. Nisi ad beneplaci un Reginae. (Decreto di Elis. presso Nat. Aless. e Gotti.)

            Così quella grande Inghilterra, quei grandi milordi inglesi, che rifiutarono di riconoscere il Papa stabilito da Dio a governare la sua Chiesa, si sottomettono alle decisioni di una donna, talora ignorante, viziosa, ma che intanto alza la voce, e parla, e definisce le più sublimi questioni, mentre S. Paolo rigorosamente comanda che le donne tacciano nella Chiesa. {290 [596]}

 

 

Trattenimento XXXIX. Variazioni Protestanti.

 

            P. Dio è eterno, miei cari figli, egli è immutabile, perciò eterna ed immutabile è la sua santa religione.

            In alcuni antecedenti trattenimenti noi abbiamo già coi più chiari argomenti dimostrato che nella Santa Romana Chiesa nulla fu cangiato dai tempi degli Apostoli fino a noi. in ogni tempo, in ogni luogo sempre ci fu una seta Fede, un solo Battesimo, una sola dottrina, come sempre si riconobbe un Dio solo in tre Persone realmente distinte.

            Appena usciva alcuno ad insegnare novita nella Chiesa, subito, secondo il coniando di S. Paolo, ne era allontanato, affinchè il rio veleno dell'errore non si comunicasse agli altri fedeli.

            Dei Protestanti non fu così: trovandosi essi nell'errore, fanno come il ladro se è aspettato di giorno, egli viene di notte; se adocchiato e conosciuto per un abito, prende altre divise, tua è sempre il medesimo ladro. Così l'errore cangia tutti i giorni, ora ha un aspetto, {291 [597]} ora ne ha un altro: oggi insegna una cosa, domani un'altra opposta; ma sempre errore.

            Queste cose toccano con mano i Protestanti. Ne' tempi di Lutero la nuova Riforma era già divisa in trenta e più sette con sistemi di Religione diversi e contrari. Non molto dopo un famoso scrittore (Monsignor Bossuet) ne contava già più di ducento. - Ai nostri giorni poi, essendo ciascun libero d'interpretare la Bibbia e farsi una Religione a modo proprio, possiamo dire che ogni famiglia, anzi ogni individuo, ha la sua propria Religione. Si può credere, che tante religioni, tutte diverse ed opposte, contengano la verità?

            F. Queste variazioni, queste divisioni tra' Protestanti sono segno manifesto che essi non sono guidati dalla verità. ila siccome i Protestanti ci sfidano sempre alle prove de' fatti, io vorrei che mi accennaste alcuni punti di dottrina in cui abbiano cangiato i Protestanti.

            P. Io non voleva discendere a fatti particolari perchè il nostro trattenimento sarebbe troppo lungo; tuttavia per appagarvi accennerò alcuni punti di dottrina intorno a cui hanno essenzialmente {292 [598]} variato que' Protestanti e Valdesi che vivono tra di noi.

            F. Appunto di costoro abbiamo piacere, che ci parliate, perchè così saremo in grado di dar loro conveniente risposta qualora ci accada di essere insultati intorno alla nostra Religione.

            P. Cominciamo a parlare della loro origine. Uno storico valdese di nome Léger dice che i Valdesi risalgono fino ai Profeti dell'antica legge, di maniera che i Valdesi sarebbero stati cristiani, anche prima che ci fossero cristiani.

            Un altro storico, Bert, quel ministro valdese, di cui abbiamo già altre volte notato molte menzogne, trova esagerata una simile antichità, e dice, che i Valdesi, essendo cristiani, devono venire da Gesù Cristo. Perciò conchiude che la vera fede fu portata ai Valdesi da alcuno degli Apostoli, senza dirci chi sia.

            Questa opinione non piace ad un altro ministro valdese, di nome Pevran, il quale dice non dagli Apostoli, ma forse dai discepoli degli Apostoli, oppure dai discepoli di questi discepoli, furono in viati i primi predicatori dei Valdesi.

            Lo credereste? Un quarto storico, di nome Muston, rigetta tutte queste tre {293 [599]} opinioni, e dice, che nel terzo secolo alcuni Cristiani venuti dal mezzodì dell'Italia portarono la luce del Vangelo ai Valdesi.

            F. O che pasticcio! I Valdesi secondo uno furono istruiti nel Vangelo prima del Vangelo; secondo l'altro ebbero un Apostolo per predicatore; secondo il terzo ebbero alcuni discepoli degli Apostoli, o discepoli di questi discepoli; secondo il quarto furono istruiti nel Vangelo nel terzo secolo: che pasticcio, che pasticcio!

            P. Voi conoscete certamente che tutte queste asserzioni sono opposte le une alle altre; perciò, secondo i medesimi protestanti, se non tutte, almeno tre devono essere false. E noi possiamo senza esitazione asserire, che queste quattro opinioni sono quattro errori, perchè, parlando della vera origine dei Valdesi, abbiamo fino all' evidenza fatto vedere che i Valdesi discendono da Pietro Valdo, vero autore di questa setta.

            Le contraddizioni che s'incontrano nella loro origine s'incontrano parimente nella loro dottrina.

            F. Appunto della loro dottrina io desidero di ascoltarvi a parlare. {294 [600]}

            P. Togliamo ad esempio le variazioni e le assurdità de' Valdesi sul numero dei Sacramenti. Pietro Valdo ammetteva sei Sacramenti e rigettava solamente l'Ordine ovvero la sacra ordinazione. I primi suoi discepoli cominciarono a negare in certi casi la virtù del Battesimo; poscia, in una professione di fede fatta in Angrogna nel 1532, dissero che tanto nel Battesimo quanto nell'Eucaristia non havvi alcuna efficacia sacramentale.

            Nell'anno 1655 in un'altra confessione di fede professarono che il Battesimo e l'Eucaristia hanno una grande efìcacia; il primo ci lava dai nostri peccati, l'altro alimenta le anime nostre.

            Oggidì poi in un loro catechismo stampato nel 1832 negarono ambidue questi Sacramenti, dicendo che il Battesimo è una semplice cerimonia, e nell'Eucaristia non v'è che vero pane. -

            Inoltre i Valdesi si unirono ai Protestanti dichiarandosi uniti a tutte le chiese riformate. Quindi noi, seguendo la dottrina del ministro Bert, possiamo dire che i Valdesi hanno creduto con Lutero che non esisteva altro sacramento fuori del Battesimo; dipoi si sono disdetti col medesimo Lutero, ed ammisero tre sacramenti, {295 [601]} cioè: Battesimo, Eucaristia e Penitenza.

            Dipoi pensarono di bel nuovo con Lutero, ed ammisero soltanto due sacramenti: il Battesimo e l'Eucaristia. Se non che, essendosi i Valdesi anche uniti con Calvino, furono obbligati a credere che anche l'Ordine era un sacramento. Finalmente, dopo aver ammesso prima un solo sacramento, poi due. poi tre, poi quattro, li riconobbero poi anche tutti con Melantone, e con altri teologi protestanti. - Ma, ditemi, perché ridete tanto?

            F. Noi ridiamo perché questi Valdesi ci paiono una gabbia di pazzi; dire e disdire: sì, no; no, sì: che dottrina ridicola è questa mai? E ridiamo del loro ministro, signor Amedeo Bert, perchè abbiamo visto che s' intitola Cappellano delle Legazioni Protestanti qui in Torino. Ora, noverando noi col calendario generale alla mano le diverse legazioni di Stati esteri che si hanno a Torino, dunque, diciamo, il Valdese signor Bert colla Legazione Inglese si fà Episcopale, Presbiteriano o Quacchero, o Metodista, che sentiamo essere le più numerose sette tra gli Inglesi: colla Legazione {296 [602]} Prussiana si fa Luterano, con quella di Svezia Evangelico, coll'altra di Danimarca Zwingliano, colla' Wriembergese Moseimiano, colla Badese si fa Anabattista, colla Svizzera Calviniano o Sociniano, e colla legazione degli Stati Uniti si farà Mormone. Affè, che vestito colla fede, ed alla foggia di tante diverse sette, il signor Bert devo proprio far la bella figura dell'Arlecchino

            P. Dite giusto. Io potrei ancora esporre una lunga serie di variazioni e contraddizioni intorno a tutti gli altri punti di dottrina, che per brevità per ora tralascio: ma non voglio ommettere un fatto, di cui noi tutti siamo testimoni.

            F. Un fatto di cui siamo anche noi testimoni! raccontatelo, abbiamo tanto piacere di sentirlo.

            P. Eccovelo. Voi sapete, o miei cari figli, che con molto nostro disonore in questa città, che fu tanto tempo culla illibata del Cattolicismo, ora si sta costruendo un tempio protestante.

            F. Sì, lo sappiamo, e ne abbiamo già tante volte sentito a parlare.

            P. Ora sappiate, che la costruzione di questo tempio è una vera variazione del culto Valdese, è per loro una vera contraddizione. {297 [603]} Perciocchè gli storici de' Valdesi raccontano concordemente[57] che era massima ed usanza dei Valdesi beffarsi de Cattolici, perchè fabbricavano chiese per celebrarvi i divini uffizi. Asserivano che la costruzione delle chiese era cosa inutile e superstiziosa, le chiamavano tettoie e granai, affermando fare miglior cosa chi prega in una stalla, in una camera, anche sdraiato in un letto, che in una chiesa; perciò biasimavano vivamente quelli che fondavano chiese o facevano legati a favore delle medesime.

            F. Perchè dunque adesso vogliono farsi delle chiese? Quante stravaganze! ora vogliono, ora non vogliono: oggi sì, domani no: come conciliare queste cose?

            P. Queste cose non si possono in alcun modo conciliare perchè sono contraddittorie, e da ciò si dimostra che la dottrina de' Valdesi d'oggidi. non è più quella de' loro fondatori.

            Per farvi poi toccar con mano l’ assurdità di quanto vi ho esposto, voglio divertirvi un poco con alcune dimande e risposte tutte appoggiate sulla dottrina de' Protestanti. {298 [604]}

            D. Da quanto tempo esistono i Valdesi secondo Léger?

            R. I Valdesi esistono dai tempi dei Profeti, cioè molti anni prima della venuta di Gesù Cristo; molli anni prima che ci fossero Cristiani, i Valdesi erano già Cristiani.

            D. Da qual tempo esistono i Valdesi secondo Bert?

            R. I Valdesi cominciarono ad esistere ai tempi degli Apostoli.

            D. Da che tempo esistono i Valdesi secondo Peyran?

            R. I Valdesi cominciarono ad esistere dal tempo dei primi discepoli degli Apostoli, o almeno dal tempo dei discepoli dei primi discepoli.

            D. Da che tempo cominciarono ad esistere i Valdesi secondo Muston?

            R. I Valdesi cominciarono ad esistere nel terzo secolo.

            Altri poi dicono, che i Valdesi cominciarono ad esistere nel quinto secolo, nel secolo ottavo, nel secolo nono, altri infine e con verità fanno discendere i Valdesi da Pietro Valdo, che visse alla metà del secolo decimosecondo. Tutte queste opinioni sono varianti, opposte l'una all'altra, {299 [605]} perciò è cosa impossibile che siano tutte vere: andiamo avanti.

            D. Quanti sono i Sacramenti presso i Protestanti?

            R. I Sacramenti presso i Protestanti sono sette.

            D. Quanti sono i Sacramenti secondo la dottrina dei Protestanti?

            R. Secondo la dottrina dei Protestanti, i Sacramenti sono sai; sono cinque; sono quattro; sono tre; sono due; ce n'è un solo. Non ce n'è alcuno.

            D. Sono necessarie le chiese?

            R. No: invece di chiese è meglio costruire stalle e tettoie.

            D. È bene costruire delle chiese?

            R. È cosa ottima, perchè la chiesa è un luogo santo; e noi Protestanti abbiamo un famoso tempio in costruzione.

            D. Fa bene chi prega in chiesa?

            R. No: invece di pregare in chiesa è meglio pregare in una stalla, o in una tettoia, oppure sdraiato in letto.

            D. Fa bene chi prega in chiesa?

            R. Fa benissimo, e per questo appunto noi Protestanti vogliamo farci un tempio, perchè il tempio è casa di orazione. Tutte queste dimande e risposte, e molte altre che potrei ancora fare, l'una {300 [606]} contraria all'altra, sono tutte appoggiate sulla dottrina protestante.

            Dicano ora i Protestanti, se in dottrina di questa fatta ci può essere ombra di verità.

            Noi intanto possiamo fare questa grave dimanda ai ministri valdesi e protestanti «O che i vostri fondatori errarono nella mentovata dottrina, o no. Se voi dite, che i fondatori della vostra setta in ciò errarono, dunque voi siete fondati sull'errore. Se poi ci dite, che in ciò non errarono, dunque la sbagliate voi, che in questi giorni cangiate la loro dottrina.» In ambidue i casi, voi siete nell'errore. Dateci una risposta.

            Prima però di terminare questo importantissimo trattenimento, voglio raccontarvi, come un erudito protestante, di nome Gibbon, considerando le continue variazioni che i Protestanti facevano in fatto di religione, abiurò il Protestantismo, e si fece cattolico. Fin da giovane egli aveva letto la Storia delle Variazioni di Monsignor Bossuet, e fra le altre cose ci lasciò scritto: le variazioni ne' Protestanti sono argementi di falsità, neutre l'unità della Chiesa Cattolica non mai interrot a è una prova ed un testimonio infallibile della sua verità. {301 [607]}

 

 

Trattenimento XL. Guazzabuglio protestante.

 

            P. Forse vi ricorderete ancora, o miei figli, della torre di Babele. Quella torre fu fabbricata dai figli di Noè. Cresciuti essi in gran numero, dovevano separarsi e andare ad abitare altra parte del mondo. Prima di dividersi, volléro radunarsi in una pianura della Mesopotamia, che ora denominasi Diarbek, e s'immaginarono di poter costruire una torre che giungesse fino al cielo. -Ma questo facevano con superbia; perciò il Signore volle confondere la folle loro impresa, e mandò tra di loro la confusione delle lingue per modo, che l’ uno più non comprendeva quanto l'altro diceva. Questi diceva: portami acqua, e gli portavano mattoni; quell'altro: venite presto ad aggiustare quel ponte, e gli portavano bitume con altri materiali. Insomma, avvenne tra di loro tale confusione, che uno più non comprendendo l' altro, dovettero cessare dalla loro impresa, dividersi, e andar chi qua. chi colà ad abitare i varii paesi {302 [608]} della terra. Quel luogo fu detto Babele, che vuoi dire confusione.

            Ciò che la Sacra Bibbia ci racconta di quella torre, oggidì possiamo applicarlo tutto ai Protestanti. Essi pretesero di costruirsi un' altra chiesa diversa da quella che esisteva da 1500 anni, e cosi per quella novella chiesa giugnere fino al cielo; ma Iddio conobbe la loro superbia, e confuse per modo il loro linguaggio, che nemmeno tra di loro si possono più comprendere.

            Dimandate ai Protestanti quale sia la loro religione, e più non sanno rispondere.

            F. Possibile, che i Protestagli non sappiano dire, quale sia la loro religione? Fino gli Ebrei e i Maomettani sanno darci qualche definizione della loro religione.

            P. Io ho più volte fatto formale dimanda a parecchi protestanti: qual è la vostra religione? La nostra religione, rispondevano, è la riformata. Che cosa intendete per religione riformata? Per religione riformata intendiamo quella che si contiene nella Bibbia. Ma nella Bibbia c'è la religione degli Ebrei, degli Egiziani, dei Cristiani, di Simon Mago e {303 [609]} di altri eretici; dunque voi siete Ebrei, Gentili, eretici o qualche altra cosa contenuta nella Bibbia? Lo credereste, miei figli? Dissero, disdissero, esitarono e ripeterono le medesime cose. ma non mi fu dato di poter comprendere ciò che essi vogliono intendere per religione riformata.

            F. Almeno ne' loro libri si dirà quale sia la loro religione?

            P. Ne' loro libri si dice, ma in una maniera così diversa e confusa, che io non esito di asserire, esserci qui una vera confusione di Babele.

            F. Diteci almeno, come definiscano la loro religione ne' loro libri.

            P. Se volete, che io vi esponga ciò che dicono ne' loro libri per definire la loro religione, il farò. non per istruirvi, ma per divertirvi, e cio vi riuscirà certamente di piacevole ricreazione: ascoltate.

            L' anno 1824 il Senato di Ginevra si radunò, e venendo al punto di definite che cosa sia Protestantismo si esprime così: il Protestantismo è un alto d' indipendenza dell'umana ragione in fatto di religione. (Editto Sen. gen. feb. 1824.) Con questa definizione si toglie dalla {304 [610]} religione tutto ciò che vi è di sacro e divino: la propria ragione è la religione riformata.

            Nell'Inghilterra poi, il Protestantismo è un atto, con cui ciascuno crede quel che vuole, e professa quel che crede. - E questo vuol dire, che ogni protestante può credere quel che vuole, e fare quel che vuole. (V. Valson presso Milner Cont. Relig., par. 3.) Fu pure ultimamente stampato un catechismo, che si usa generalmente tra' Protestanti in Inghilterra. Ivi è definito così: il Protestantismo è una detestazione del Papismo, del Cattolicisino, ed una esclusione dei papisti e dei cattolici da ogni impiego civile ed ecclesiastico.

            Quasi la medesima definizione danno al Protestantismo quelli d' America[58]. Questa è la definizione, ovvero la base, sopra cui i ministri riformatori appoggiano la dottrina protestante. Stabilito così un principio, ascoltate le spaventose conseguenze che ne derivano; credo che voi comprendiate meglio quanto vi dico, esponendo la cosa in forma di domanda e risposta. {305 [611]}

            D. Chi sono i Protestanti?

            R. Tutti quelli che ommettendo la divina rivelazione seguono la loro ragione in fatto di religione (secondo la definizione ginevrina).

            D. Se uno rifiutasse di credere alcuna cosa contenuta nelle Sacre Scritture, sarebbe ancora un buon protestante?

            R. Sarebbe ancora un buon protestante, perchè ciascuno crede quel che vuole e professa quel che crede (secondo la definizione degl'Inglesi).

            D. Chi negasse tutta la Sacra Scrittura?

            R. Chi negasse tutta la Sacra Scrittura è ancora un buon protestante (definizione mentovata).

            D. Chi negasse anima, Dio, inferno e paradiso sarebbe ancora un buon protestante?

            R. Ottimo protestante, perchè ognuno crede quel che vuole, e professa quel che crede (defin. mentov.)

            D. Un regno ed un governo, per essere fedele protestante, che cosa deve fare?

            R Deve escludere tutti i Cattolici dagli impieghi civili ed ecclesiastici. Protestantismus est exclusio Catholicorum ab omisi officio ecclesiastico et civili (definizione anglicana). {306 [612]}

            D. I Turchi, gli Ebrei possono appartenere ai Protestanti?

            R. I Turchi, e gli Ebrei possono essere veri Protestanti ad una sola condizione, che detestino i Cattolici ed il Papa: perchè il Protestantismo è una detestazione del papismo e del cattolicismo.

            D. Quelli che fauno frodi nei negozi e nei contratti sono ancora Protestanti?

            R. Sono ancora Protestanti, purchè detestino il papismo ed il cattolicismo.

            D. Gli ubbriachi, i giocatori, i fa-nulla delle bettole e delle osterie, possono anche essere buoni Protestatiti?

            R. Anche costoro sono buoni Protestanti.

            D. I tiraborse, i ciurmadori, e gli schiamazzatori di piazza possono chiamarsi Protestanti?

            R. Costoro sarebbero ottimi Protestanti, perchè avrebbero maggior audacia per detestare il papismo e il cattolicismo.

            D. Uno che cercasse di far una ribellione in uno stato cattolico, che cercasse di uccidere o uccidesse illegittimo suo sovrano; inoltre, quelli che assalgono i passeggeri per istrada, i ladri, gli assassini, sarebbero ancora buoni Protestanti?

            R. Tutti costoro sarebbero buonissimi {307 [613]} Protestanti, perchè più coraggiosi e più audaci per gridar contro al Papa e contro ai Cattolici.

            P. Miei figli, immaginatevi pure un uomo guasto e corrotto, dato ad ogni disordine, capace di qualsiasi misfatto, purchè egli giudichi di credere così, purchè egli detesti il papismo ed il cattolicismo, egli è un ottimo osservatore della, religione protestante. lo vi vedo quasi stupidi; ditemi, qual cosa vi cagiona tanta sorpresa

            F. Noi siamo pieni di stupore, e di sorpresa alla brutta pittura che ci fate del Protestantismo.

            Ma, perdonateci questa osservazione, se i Protestanti scrivessero queste cose apertamente ne' loro libri, oppure si spiegassero nelle loro prediche, mi pare che se ne parlerebbe di più.

            P. I Protestanti non dicono queste cose svelatamente, ma ne pongono i principii. E siccome una pietra gettata in allo di sua natura deve cadere, così i Protestanti, data la definizione della loro religione, di sua natura ne derivano le conseguenze mentovate. Tali cose si espongono velale, e questo per imitare il nemico del Vangelo che andò segretamente a spargere la zizzania {308 [614]} in mezzo al buon frumento quando nissuno custodiva il campo. Ma la segretezza di quel nemico non impedì che la sua zizzania non fosse una peste terribile pel buon frumento.

            F. Ancora una cosa io non capisco: se la Religione dei Protestanti è tanto perversa, ed apre la strada a tanti disordini, i Protestanti dovrebbero essere tanti birbanti, ladri ed assassini. Ma noi ve diamo che fra i Protestanti ci sono anche dei galantuomini; come dunque combinare queste cose?

            P. Voi mi fate un'osservazione che mi apre la strada a farvi giusti riflessi.

            Il protestantismo è veramente quale ve l'ho descritto; e debbo assicurarvi che parecchi si fanno protestanti, o vivono in tale setta, senza conoscerne la bruttezza, perchè i predicatori dell'errore nel Vangelo sono paragonati ad un lupo vestito da pecora. A prima vista paiono tutte pecorelle; e intanto chi loro si avvicina e giunge a conoscerli, ravvisa altrettanti lupi rapaci.

            Voi, o miei figli, mi osservate, che i Protestanti non sono tutti birbanti, ladri ed assassini; ed è vero: ma sappiate che tutti i capi riformatori ebbero una condotta {309 [615]} malvagia, come vi ho già dimostrato; ed a' nostri dì molti vivono Protestanti, o si fanno Protestanti pel danaro che loro viene somministrato, o per poter più liberamente secondare le loro passioni.

            Non voglio però negarvi che tra i Protestanti si trovino persone oneste e probe; perciocchè il Protestantismo essendo un corrompimento del Cattolicismo, molte massime del Vangelo sono ancora tra di loro conservate. La qual cosa serve di ritegno, perchè non tutti i Protestanti vadano a quelle turpi conseguenze, cui la loro religione di sua natura condurrebbe.

            Inoltre i Protestanti vivendo in paesi cattolici, trattando con Cattolici, leggendo o sentendo a leggere libri cattolici, sono in certa maniera costretti a conservarne le massime, e seguirne gli esempi. Onde per quella onestà e probità che è naturale agli uomini tutti, e perciò anche tra Protestanti; per que' principii di Cristianesimo che il Protestantismo nella sua corruzione conserva; per quelle massime che i Protestanti leggono, odono nel contatto co' Cattolici, ne segue, che non sempre si viene alle conseguenze mentovate. Ma è sempre vero che la religione protestante {310 [616]} conduce a tali turpitudini; e che sarebbe tuttora un buon protestante chi le commettesse.

            F. Oh! Padre: io non avrei mai pensato che la religione protestante permettesse queste nefandità: avevate proprio ragione di dirci, che tale religione deve essere insegnata non agli uomini, ma alle bestie.

 

 

Trattenimento XLI. I ministri protestanti in un labirinto.

 

            P. Forse è questa la prima volta che voi sentite la parola labirinto, perciò non potrete facilmente comprenderne il significato; io ve la spiegherò. Dicevasi dagli antichi labirinto un gran giardino o palazzo, in cui è un' entrata sola ed una sola uscita. Molti corridoi, molti viali tortuosi, perfettamente simili, conducono il visitatore ad un luogo distante dall'uscita, dimodochè senza una guida riesce difficile ad uscire; e sappiamo dalla storia che uomini coraggiosi, ma troppo arditi, lasciarono miseramente la vita in quei molti, lunghi e somiglianti andirivieni.

            I ministri protestanti si trovano in un vero labirinto. Nell'impossibilità di poter {311 [617]} dimostrare che sono mandati da Dio, ricorsero alla Bibbia, e la Bibbia li condusse ad un guazzabuglio, ad un vero labirinto, in cui non possono più trovare alcuna strada onde uscire. Ciò tutto deriva dalla libera interpretazione della Bibbia.

            F. Fateci dunque vedere alcuni di questi guazzabugli, da cui non sappiano sbarazzarsi i ministri protestanti.

            P. Ve ne farò vedere alcuni. Noi dimandiamo ai Protestanti: La Bibbia che voi avete, da chi l' avete ricevuta? Essi contorcono il naso, dimenano le spalle, considerano, riflettono, e poi sono costretti di dire: L' abbiamo ricevuta dalla Chiesa Cattolica[59].

            Dimandiamo nuovamente: Questa Bibbia che voi avete ricevuto dai Cattolici, era giusta o falsata?

            Alcuni rispondono di sì. e noi tosto loro diciamo: se questa Bibbia era giusta, non alterata, dunque la Chiesa Romana allora era la vera Chiesa; perchè dunque abbandonarla?

            Altri più furbi rispondono: La Bibbia {312 [618]} era stata alterata, e noi ci siamo occupati per correggerla.

            Ottima correzione: ma chi v'insegnò il modo di correggerla? Qual originale avevate, od avete voi fuori di quelli che esistono nella Chiesa Cattolica? A questo punto i signori ministri tacciono, e non sapendo più che cosa rispondere, saltano in altra questione. - Ecco uno stradale del labirinto.

            Quando poi i Protestanti leggono la Bibbia, noi possiamo loro domandare come ci spiegano le incensate, simboli della preghiera, che si offrono a' piedi dell' altare? Dove sono i loro candelieri, dove il loro altare, i loro turiboli, e moltissimi altri oggetti che esistono nei tempii nominati nella Bibbia? Essi non sanno mostrarcene traccia nei loro tempii; onde è che ci sono più cose che essi non potranno mai comprendere senza recarsi nelle chiese dei Cattolici.

            Ho un bel fatto a raccontarvi a questo riguardo succeduto nelle missioni della China[60]. Un catecumeno, vale a dire, un protestante che si faceva istruire per abbracciare la Religione Cattolica, un {313 [619]} giorno incontrò un suo parente protestante, il quale, dopo alcune parole, prese a dire: Io non posso più amarti dacchè hai lasciato la nostra religione per farti Papista. - «Ed io t'amo assai, gli rispose il calecumeno; ma ti compiango ancor più, perciocchè tu ti credi illuminato, quando stai tuttavia immerso in foltissime tenebre.» Ed in tale proposito gli tenne questo singolare ragionamento, che ebbe effetto compiuto «Altra volta, diss' egli, noi leggevamo la Bibbia, e non la intendevamo; ma nella Religione Cattolica troviamo il senso di molte cose, che prima ci erano inconcepibili. Si legge,per esempio, in S. Luca, che un Angelo apparì a Zacaria alla diritta dell'altare. In ogni luogo della Bibbia si parla dell'altare. Ove dunque sono gli altari vostri? Sapete voi quello ch'e' siano? Ma andate dai Cattolici: presso di loro troverete un altare.» Il protestante restò muto da prima; poi disse: A VERO.

            F. Continuate in questidiscorsi: ci piacciono tanto.

            P. Continuerò. Dimandiamo ai Protestanti se la santità sia essenziale alla vera Chiesa di Gesù Cristo; e rispondono di {314 [620]} si. Dimandiamo se nella Chiesa Cattolica ci siano stati Santi; rispondono di sì. Dimandiamo se tra tutte le chiese riformate possano vantare un solo Santo, un solo miracolo operato da qualcuno di loro setta; e sono costretti a dire: no. Dunque, conchiudiamo, dunque voi convenite che la santità c'è nella Chiesa Cattolica, senza poterci dare la minima prova che ci sia nella chiesa riformata.

            Dimandiamo inoltre se tra tutti quelli che dal Cattolicismo passarono, o passano al Protestantismo, ce ne sia UN SOLO che abbia fatto questo cangiamento per viver più virtuoso. E già da molto tempo che si fa questa dimanda; ma ci fu sempre detto che pur troppo i Cattolici apostati sono i più scostumati ed i più dissoluti.

            Dimandiamo ancora: potete voi trovarci un solo protestante che non siasi fatto cattolico per vivere più cristianamente? Non havvi alcun dubbio, migliaia di fatti ciò dimostrano.

            Dunque noi conchiudiamo: il vizio conduce al Protestantismo; il buon costume, la morigeratezza conduce al Cattolicismo. Dateci una risposta in proposito.

            Dicono i Protestanti: la sola fede giustifica; perciò non occorre fare opere di {315 [621]} penitenza: chi crede, si salva. Ma noi dimandiamo che cosa vogliono dire quelle parole del Vangelo: Se non farete penitenza, tutti similmente perirete? Quelle di S. Paolo, ove dice: Dobbiamo tutti presentarci al tribunale di Gesù Cristo, e ciascuno dovrà render conto di quel tanto di bene e di male che operò in vita sua? Che cosa vogliono dire queste parole? Tacciono, e col loro silenzio mostrano che sono in un labirinto.

            Volete ancora che io continui in questo argomento?'

            F. Ci fate tanto piacere a continuare in questi argomenti; ma io desidero di farvi alcuna dimanda, e primieramente: che cosa dicono i Protestanti per dimostrarci dove fosse la loro Chiesa prima di Calvino e di Lutero?

            P. Incontrano gravi difficoltà a risponderci: perchè noi dimandiamo loro: questa Chiesa o era visibile, e mostrateci un uomo solo che prima dei vostri eresiarchi abbia professato il Protestantismo d'oggidì; oppure ci dicono che era invisibile: e sarebbe lo stesso che dire: la Chiesa dei Protestanti fu per 1500 anni visibile, ma andò viaggiando dalle stelle al sole, dal sole. alla luna, finchè giunse {316 [622]} a trovare un nido, una tana, od una casa dove abitare..... Perchè ridete?

            F. Ridiamo, perchè la Chiesa non è una volpe, che vada a cercarsi una tana, nemmeno è un uccello, che vada in cerca del suo nido, neppure un uomo ramingo, il quale cerchi una casa ove ricoverarsi.

            P. Che cosa volete voi adunque che sia questa Chiesa?

            F. Questa Chiesa, la vera Chiesa di Gesù Cristo, deve essere una congregazione di fedeli cristiani, che professino la fede e la legge di Gesù Cristo sotto la condotta de' legittimi Pastori, di cui Capo Supremo è il Romano Pontefice, stabilito da Dio per suo Vicario in terra.

            P. Questa sarebbe la vera Chiesa di Gesù Cristo, la quale doveva mostrarsi visibile in ogni tempo per ammaestrare ed accogliere i fedeli di tutti i tempi.

            Ma noi dimandiamo ai Protestanti dov'è la succession legittima dei vostri Pastori? Qual è il Capo visibile della vostra Chiesa, cui si possano applicare quelle parole del Vangelo: ite, docete; andate, insegnate

            A queste dimande i ministri protestanti tacciono e confessano di essere in un labirinto. {317 [623]}

            F. Ma i ministri protestanti non trattano mai questi argomenti dai loro pulpiti?

            P. Questi argomenti per lo più da loro si passano sotto silenzio, e se talora ne parlano, il fanno solo per fabbricare menzogne e calunnie contro alla Chiesa Romana.

 

 

Trattenimento XLII. Calunnie dei Protestanti contro alla Chiesa Romana.

 

            P. Vi ho già altre volte fatto notare le menzogne, di cui servonsi i ministri protestanti per sostenere la loro dottrina. Ora io voglio accennarvi alcune calunnie di cui fanno uso nelle loro prediche e ne' loro scritti per farsi dei seguaci, e combattere la Chiesa Romana.

            La calunnia è l'invenzione d'un fatto, che si propaga per disonorare il nostro prossimo. Ciò che fanno i malevoli verso del. prossimo, lo fanno i Protestanti verso la Chiesa Cattolica. Nei loro scritti, nelle loro prediche quante falsità, quante menzogne, quante calunnie contro alla cattolica religione per ingannare gli incauti che li vanno ad ascoltare! {318 [624]}

            F. Calunnie e menzogne contro alla Chiesa Romana! Mi pensava che fossero solamente i Valdesi che così operassero: accennateci alcuna di queste calunnie.

            P. Qui non voglio fermarmi ad esporvi le molte calunnie inventate dai Protestanti per discreditare la cattolica religione; perchè sopra tal materia vi terrò appositi trattenimenti.

            Per ora voglio raccontarvi solamente un fatto che ci fornisce materia abbondante per l'argomento che abbiamo tra mano; eccovelo:

            Pochi giorni sono venne qua un famoso protestante, di cui giudico bene tacervi il nome, e dopo alcune parole mi porse un libro, dicendo a più riprese: Eccovi un buon libro che fa toccare con mano le infinità della Chiesa Romana. Era quello il libro del mentovato Trivier, quel libro, le cui menzogne e calunnie superano il numero delle parole. Richiesto d'accennarmi alcuna di queste infamità, rispose: Non è un'infamità che il vostro Papa si faccia adorare qual Dio, e piucchè Dio? Non è un'infamità da pagano l'adorare i Santi e le immagini quali Dei? {319 [625]}

            Non è un'infamità il proibire di leggere il Vangelo?

            Allora io lo pregai di cercarmi nel libro che aveva tra le mani un solo decreto di Papi, di Vescovi, o di Concili, o di Santi Padri, in cui si trovi una sola espressione che comandi alcuna delle tre cose succitate. L'altro volta pagine e fogli, scorre paragrafi e capitoli; ma non potendo trovare quello che io dimandava «Ritornerò, mi disse, e sarò munito di testi e di ragioni da soddisfarvi.»

            Andate, io replicai, leggete tutti i libri del mondo, manoscritti e stampati, consultate tutti i vostri ministri, e se mi saprete additare quanto mi dite, vi do ragione, altrimenti................. – Che altrimenti?.......... –

Altrimenti i Protestanti sono calunniatori.

            P. Quel protestante non è più venuto?

            P. Sono trascorsi tre mesi da che lo attendo, e noi vidi più. Intanto io dico:

            1° È una calunnia il dire che la Chiesa Romana insegni delle infamità senza provarlo, e nol potranno mai provare, se non vogliamo ammettere per prova le molte menzogne e molte contraddizioni di cui abbondano i loro scritti.

            2° È una calunnia il dire che il Papa si {320 [626]} faccia adorare qual Dio. Il Papa è vicario di Gesù Cristo, Pastore supremo della Chiesa universale, stabilito da Dio capo della sua Chiesa, perchè successore di S. Pietro, cui il Salvatore disse: «Tu sei Pietro e sopra questa pietra fonderò la mia Chiesa. Pascola le mie pecore, pascola i miei agnelli, pascola i miei capretti. Ho pregato per te, affinchè la tua fede non venga meno, tu poi conferma i Tuoi fratelli. Tutto ciò che scioglierai in terra sarà sciolto in cielo, tutto ciò che legherai in terra sarà legato in cielo.» Per queste due eccelse qualità e dignità i Cristiani tutti devono al Papa obbedienza, onoranza e rispetto, come i figli devono ubbidire, onorare il padre e la madre; ma in nessun luogo de' Concili, de' decreti de' Papi o de' Vescovi, non fu mai ordinato che il Papa sia adorato come Dio. – È questa una calunnia dei citato Trivier e ripetuta da altri Protestanti.

            3° È una calunnia il dire che la Chiesa Romana comanda di adorare i Santi e le immagini come Dei. La Chiesa Romana ha sempre insegnato ed insegna oggidì che venera i Santi come amici di Dio venera le loro reliquie come oggetti di grata memoria, come parti di corpo appartenenti {321 [627]} agli stessi amici di Dio; venera le immagini, ma solo in quanto rappresentano que' Santi che la Chiesa Romana riconosce beati in Cielo. Per esempio noi veneriamo la croce; ma un ragazzo di sette anni sa dirci che la croce non è Dio, e solamente ci ricorda quanto il Salvatore patì per noi sopra la croce. Ma la Chiesa Romana non ha mai insegnato, nè insegnerà giammai che le statue, le immagini, le reliquie ed i Santi siano adorati come Dio.

            4° Finalmente è una impudente calunnia il dire che la Chiesa Romana abbia proibita la lettura della Bibbia. Dai primi tempi della Chiesa fino a noi non si può trovare un Pontefice, un Concilio od un Santo Padre che abbia proibito la lettura della Bibbia. All'opposto ne fu in ogni tempo raccomandata la lettura, e ne abbiamo una luminosa prova di fatto nelle tante versioni fattesi della Bibbia stessa. Nei primi tempi fu tradotta dall'Ebraico e dal Siriaco nella lingua greca, affinchè la potessero leggere i popoli, che usavano tale linguaggio: dall'Ebraico e dalla greca fu tradotta in lingua latina per uso delle genti, che si servivano di questo linguaggio dei {322 [628]} Romani: se ne fecero poi versioni nelle lingue francese, tedesca, inglese, spagnuola, italiana, ecc. a comodo delle diverse nazioni: e già nello scorso secolo migliaia e migliaia d' esemplari certamente erano sparsi per tutto il Piemonte della già menzionata traduzione di Monsignor Martini, e di quella del Sacy.

            F. Che cosa adunque proibisce la Chiesa Romana intorno alla Bibbia?

            P. La Chiesa Romana ha costantemente proibito e proibisce le Bibbie guaste o per gli errori commessi nell'essere tradotte in lingua volgare, o per le maliziose aggiunte fatte al testo originale. Perciò ella non vuole /che si stampi la Bibbia in lingua volgare senza che ci sia l'originale latino a fronte. Che se talora si stampa in lingua volgare, ciò solamente è dalla Chiesa permesso dopo di aver esaminato che le traduzioni furono fedelmente eseguite, e che la parola di Dio non fu guastata ed alterata da quella degli uomini.

            Proibisce poi la Chiesa Romana e proibisce rigorosamente certe Bibbie falsate. Per esempio dai Protestanti si va spacciando una Bibbia che dicono tradotta dal Martini, ma non è vero, mentre ne ommettono {323 [629]} le note e molte parti del testo originale. La qual cosa ci deve rendere avvertiti a guardarci da quelle Bibbie le. quali hanno talvolta in fronte il nome di Monsignor Martini, ma in cui se ne ommettono maliziosamente le note.

            La stessa Chiesa Romana proibisce le Bibbie tradotte dagli eretici, perchè essi hanno tanto buona fede da ommettere, aggiugnere o cangiare quanto loro talenta. Per esempio in una Bibbia tradotta da un protestante di nome Diodati, non c'è il libro della Sapienza, non ci son quelli de' Maccabei, parecchi brani sono ommessi. L'autore è inesatto nella traduzione, e, quel che è più. fa continue giunte nel testo. Nel solo Vangelo di S. Matteo io ci ho trovato non meno di ducento settanta espressioni fabbricate dall'autore, e che non esistono nel testo; nel libro de' Salmi ci ho trovato non meno di mille e novecentoventisette aggiunte per far dire alla Bibbia quanto va a genio del traduttore.

            Alla vista del guasto terribile, che gli eretici e specialmente i Protestanti fanno della Bibbia, la Chiesa Cattolica invigilà colla massima sollecitudine, affinchè si conservi la purezza originale del testo e {324 [630]} se ne allontani ogni minima alterazione. Perchè, siccome si spargono tanti esemplari di Bibbie falsificate, mutilate e guaste, e non tutti sono abbastanza istruiti per conoscerne le corruttele. Per leggere con fratto la Bibbia, ancorchè genuina, noti conviene che alcune parti sieno lette da persone di non matura età; comanda perciò la Chiesa che coloro i quali desiderano di leggere la Bibbia, ne riportino consiglio dal proprio parroco o confessore, e la licenza dai rispettivi Vescovi, che la concedono ben volentieri.

            Miei cari figli, le cose, che qui ho semplicemente enunciate, meritano di essere seriamente considerate; perchè da ciò potete facilmente argomentare quale stima si debba fare di una religione la quale per sostenersi deve ricorrere alle menzogne, alle falsità, alle calunnio.

            Se mai qualcheduno si presentasse a noi per darci Bibbie o libri di questa fatta, oppure giornali o qualsiasi scritto, rigettiamoli come fanno que' fedeli che nelle Indie in gran numero vengono alla Religione Cattolica.

            Quei fedeli cristiani specialmente quelli di Ceilan, sebbene di recente convertiti alla fede, tuttavia, quando i ministri {325 [631]} protestanti vanno loro incontro per distribuir Bibbie od altri libri di loro setta, quelle buone genti allontanano da se con disprezzo quel tossico dell'anima; indi, come colpiti nella parte più sensibile, rigettano quegli apostoli dell'errore con tanti quesiti e rimproveri, che i meschinelli sono costretti di partirsene svergognati. (Ann. della Prop., N° 148).

            Intanto io son contento d'avervi parlato a lungo dello spirito privato de' Protestanti, perchè così avete potuto abbondantemente comprendere a quali abissi di errori e di vizi conduce quella religione che follemente ora intitolasi: Religione Riformata; che intitoleremo piuttosto: Religione da riformarsi e da rifarsi da Capo a fondo.

 

 

Trattenimento XLIII. Due parole ai Ministri Protestanti.

 

            Se mai le nostre parole potessero pervenire all'orecchio de' signori ministri protestanti, vorrei fare loro questa grave dimanda. Credete voi, signori ministri, che ogni uomo che vive in questo mondo, sia dallo Spirito Santo illuminato, e possa {326 [632]} da sè leggere la Bibbia e comprendere quelle verità che sono necessarie per conseguire la salute eterna? Voi mi rispondete di si; e così insegnate nelle vostre prediche e ne' vostri libri.

            Posta questa dottrina, che è ammessa da tutti, o almeno dalla maggior parte e dai più dotti dei Protestanti, vorrei da voi una risposta sii quanto segue.

            Se ciascuno è dallo Spirito Santo illuminato per comprendere le verità contenute nella Bibbia, a che pro vi date tanta sollecitudine per ispiegarla? Forsechè il vostro Spirito Santo è superiore e più sapiente di quello che illumina gli altri? Forsechè l'anima vostra ed il vostro corpo sono di forma più forte e robusta per ricevere l'influenza di questo fortunato Spirito Santo?

            Se la Bibbia è chiara, e può da chicchessia essere intesa, spiegata, interpretata, a che servono i vostri tempii? Perchè tante prediche e tanti scritti per insinuare agli altri il senso che voi date alla Bibbia?

            Se voi volete agire con coscienza, e non tradire le anime di quelli che vi vanno ad ascoltare, voi, signori ministri protestanti, dovreste ancora fare {327 [633]} una predica e non di più. Questa predica dovrebbe essere fatta in questo senso. Voi dovrete radunare quanti Protestanti potete, quindi montar sulla vostra cattedra, poi dire ai vostri uditori: ascoltate, o fratelli Protestanti, ascoltate la nostra parola, ed è voce di verità. La Bibbia è chiara, lo Spirito Santo illumina tutti, e tutti la possono comprendere; perciò in avvenire è inutile che veniate a perdere questo tempo, state alle vostre case; leggete, intenderete e vi salverete.

            Se predicate diversamente, voi tradite il ministero che vi siete assunto di predicatori del Vangelo.

            Altra dimanda. Credete voi, signori ministri protestanti, che un buon cattolico, leggendo e meditando la Bibbia, vivendo da onesto nomo, praticando rigorosamente tutte le virtù che la Chiesa Cattolica propone, e fuggendo i vizi che ella condanna, come fecero un S. Francesco d'Assisi, S. Francesco Zaverio, S. Bernardo, S. Vincenzo de Paoli ed altri Santi dalla Chiesa Cattolica Romana, credete voi, dico, che costoro si possano salvare?

            Voi. mi risponderete di sì. Così è comunemente insegnato tra di voi. Bert, Cobbet, Muller e molti altri viventi, che {328 [634]} ho potuto interpellare su tale questione, mi risposero affermativamente.

            Ciò posto, ditemi: quando per andare in un paese ci sono due strade; una certa, l'altra dubbia, quale direte voi si debba tenere?

            Chi non ha perduto il senno, risponde schiettamente, che si deve tenere la strada certa, ed abbandonare interamente la dubbia. Questo è il vostro caso, Voi dite, o Protestanti, che i Cattolici osservando la loro religione possono salvarsi; in ciò andate d'accordo coi Cattolici.

            I Cattolici poi dicono assolutamente, che niun protestante può salvarsi perseverando in tale sella. Dunque per i buoni Cattolici la strada è certa, secondo voi e secondo noi.

            Se poi parliamo della salute di quelli che muoiono nella vostra setta, ascoltate come stanno le cose. Voi dite: un buon cattolico si può salvare; ma possiamo salvarci anche noi. I Cattolici poi dicono voi, o Protestanti, finchè vivete nella vostra setta, siete separati dalla vera Chiesa di Gesù Cristo, perciò morendo senza rinunciare ai vostri errori voi andate eternamente perduti.

            E notate, che tale sentenza è pronunziata {329 [635]} da dugentocinquanta milioni di Cattolici viventi; e che quelli i quali asseriscono potervi salvare ANCHE VOI, si riducono ad una cinquantina di milioni di eretici, ma tra di loro talmente disaccordi, che pochissime cose sono dette datili uni, senza che siano disdette dagli altri.

            E voi stimerete cosi poco l'anima vostra e de' vostri uditori, da appoggiare l'importantissimo affare dell' eterna salvezza sopra un forse, un anche? Se un vostro amico si trovasse in punto di morte, e vi domandasse: antico, se io muoio da buon cattolico, è certo che mi salvo; se io muoio protestante, espongo a grave rischio la mia eterna salvezza; a qual partito tu consigli d'appigliarmi? lo non voglio supporre, che voi siate tanto crudeli da mandare all'altro mondo un vostro amico sul dubbio tremendo di perdersi eternamente. Almeno parmi, che noi dovreste faro. Prendete adunque il mio consiglio, date calma ad ogni spirito di prevenzione, scegliete un giorno di grande solennità, fate suonare la tromba da tutte parti, radunate tutti i vostri seguaci, e montando sopra la vostra cattedra voi dovete parlare così:

            Ascoltate, o popoli protestanti, oggi {330 [636]} noi vogliamo metterci in coscienza, e dobbiamo predicarvi una gran verità. E certo che un buon cattolico si può salvare; è dubbio che un protestante si possa salvare nella sua setta. - Dunque voi, o Cattolici, vivete tranquilli nella vostra religione, e guardatevi bene dal farvi protestanti. Voi poi, o Protestanti, se volete accertare la vostra eterna salvezza, fatevi Cattolici, e per l’ avvenire non occorre più che veniate ad ascoltar le nostre prediche.

            Se voi, o ministri protestanti, parlerete così, adempirete un grave dovere di coscienza, farete un gran bene a voi stessi, e disingannerete molti. Altrimenti ingannerete voi stessi, ingannerete tante anime che incautamente vi vanno ad ascoltare. E qual cosa potrete voi rispondere al Giudice Supremo, quando vi domanderà conto delle anime che faceste camminare lontano dalle vie di certezza dei Cattolicismo, per avviarle, secondo voi, per la via dell'incertezza di salvarsi; e secondo tutti i Cattolici per una strada che inevitabilmente vi conduce all'eterna perdizione? Queste sono parole di un vostro fratello che vi ama, e vi ama assai più che voi noi credete. Parole di un fratello che {331 [637]} offre tutto se stesso e quanto può avere in questo inondo a bene delle anime vostre.

            Tutto compreso da terrore e da spavento per l' incertezza della salute del l'anima vostra e dei vostri seguaci, alzo gli occhi e le mani al Cielo invitando voi e tutti i buoni a pregare il Dio delle misericordie onde vi voglia tutti illuminare coi raggi della sua celeste grazia; sicchè, facendo ritorno al paterno ovile di Gesù Cristo, possiamo procurare una grande allegrezza a tutto il Paradiso, pace alle anime vostre e fondata speranza di salvezza per tutti. {332 [638]}

 

 

NOTA A. (V. pag. 312.)

Errore di Calvino intorno allo spirito privato.

 

            La promessa e l' impegno di voler scrivere ed essere intesi dal popolo spesso si costringe ad ommettere ragioni importantissime per unico riflesso che sono troppo elevate. Tuttavia non vogliamo qui trasandare alcune parole, che dimostrino la falsità del sistema, con cui Calcino e i suoi seguaci, si sforzano di provare, o piuttosto d'illudersi che la certezza de' libri sacri è solidamente fondata sulla testimonianza interna dello Spirito Santo, senza punto ricorrere all'autorità della Chiesa Cattolica.

            Ci fanno, diceva Calvino, questa dimanda: se voi non vi appoggiate sui decreti della Chiesa, come potete voi essere persuaso e sapere con certezza, che la Scrittura è la voce di Dio? Calvino risponde: «Io do la medesima risposta, egli dice, come se alcuno ci dimandasse: onde noi apprendiamo a discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, il dolce dall' amaro? Perciocchè la Scrittura si fa sentire in un modo non meno evidente nè meno infallibile, che le cose bianche e nere mostrano il loro colore, e che le cose dolci ed amare fanno sentire il loro sapore. Ammettiamo dunque, come cosa certa e costante, che i soli discepoli {333 [639]} dello Spirito Santo, cioè a dire, quei che sono interiormente illuminati dalla sua divina luce, possano fondare sopra la Scrittura una confidenza ferma e solida. Questa Scrittura è in fatto se stessa credibile; non abbisogna, per esser creduta, nè di prove, ne di argomenti; tuttavia essa non può ottenere presso di noi la certezza che merita, se non colla testimonianza dello Spirito Santo.»

            Tale è la dottrina di Calvino seguita dal comune de' Protestanti; e bastano poche parole per confutarli.

            Calvino asserisce, che non è più difficile discernere la Scrittura Sacra dagli altri libri, che il discernere la luce dalle tenebre, il bianco dal nero, l'amaro dal dolce. Non regge il paragone. Chi non vede, che il bianco ed il nero, la luce e lo tenebre, l'amaro ed il dolce cadono sotto i sensi, e che gli stessi animali irragionevoli li distinguono? Invece la Scrittura Sacra non è cosa sensibile, bensì spirituale e divina, e per distinguerla nulla valgono i sensi. Egli è perciò di tutta necessità non solo una ragione dotta ed illuminata, ma ancora un tribunale infallibile stabilito del Divin Salvatore. I capi della pretesa riforma religiosa del secolo XVI sono una prova convincente della necessità di questo infallibile tribunale.

            Essi pretendono, che si distinguano le Sacre Scritture colla testimonianza interna dello Spirito Santo. Credo, che i Protestanti vorranno {334 [640]} concedere elce Calvino e Lutero, capi della Riforma, avevano la testimonianza interna dello Spirito Santo. Però con questa testimonianza sono in contraddizione sopra tanti articoli principali della Fede Cattolica. A mo' d'esempio: Lo Spirito Santo di Lutero interpreta queste parole del Divin Salvatore: Hoc est corpus meum Questo è il mio corpo: e lo Spirito Santo di Calvino crede, che questo non sia il vero corpo del Salvatore, bensì una sembianza, una memoria, eco., dei suo corpo.

            Vedete, che quei patriarchi della Riforma sono in contraddizione tra di loro. O che il corpo di Gesù Cristo è nell'Eucaristia, o che non c' è: se v'è, è bugiardo lo Spirito Santo di Calvino; se non v'è, mentiste lo Spirito Santo di Lutero. Perchè neppur Iddio, colla sua Onnipotenza, può fare sì che una cosa sia e non sia nello stesso tempo, essendo Iddio la verità stessa, e non la contraddizione.

            Facciamoci innanzi, o troveremo quei padroni non solamente in diretta opposizione tra di loro, ma ancora col Divin Salvatore. Gesù Cristo, nel dare la missione agli Apostoli, disse loro: Euntes, docete omnes gentes, baptizantes cos in nomine Patrie, ecc., qui crediderit salvus erit; qui non crediderit condemnabitur; Andate, ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, ecc., chi crederà, sarà salvo; chi non crederà, sarà dannato. Calvino, illuminato dal suo preteso Spirito Santo, conchiude da queste parole: qui {335 [641]} crediterit salvus erit; chi crederà, sarà salvo: e da un altro testo: crede tantum et saltvus eris; credi solamente e sarai salvo: che per salvarsi basta la fede, e che le buone opere sono inutili, anzi ingiuriose a Gesù cristo, cito patì abbastanza per tutti gli uomini: quindi il suo principio fondamentale che dà sfogo tutte le passioni: crede fortiter et pecca fortius, et nihil nocebunt tibi centum stupra et mille homicidia; e vuoi dire: quanto più avrai fede, tardo maggiori peccati puoi liberamente commettere; e (orrendo a dirsi!) cento supri e mille omicidii non recheranno alcun danno all'anima tua. E non vede Calvino elle contraddice di fronte al Divin Salvatore, il quale predica, dicendo a lutti gli uomini: nisi poenitentiam egeritis omnes similiter peribitis? Se non farete penitenza, andrete tutti eternamente perduti. E l'Apostolo S. Giacomo nella sua epist.: fides sine operibus mortua est? Senza opere la fede è morta.

            Che cosa conchiudere da questo contraddizioni de' capi della Riforma protestante, e da tante altre che si potrebbero addurre? Che senza un tribunale infallibile, stabilito da Dio per indicarci qual sia la Scrittura Sacra, e quale il suo genuino senso, è impossibile all'umana ragione conoscere ed interpretare le Divine Scritture.

            Ma dicono i protestanti: la ragione ci fu data da Dio per conoscere la sua volontà scritta: sicchè sarebbe inutile se non può ottenere il suo scopo. {336 [642]}

            Rispondo: La ragione ci fu bensì data da Dio per conoscere la sua volontà, però col mezzo del tribunale da lui stabilito, altrimenti non regge da se stessa: come le gambe ci furono date dal Creatore per camminare, però coll'aiuto degli occhi. Chi sarebbe così pazzo per dire: Dio mi diede le gambe per camminare, non gli occhi; e così, chiudendo gli occhi, camminasse. Di grazia, dove precipiterebbesi costui?

            D'altronde, perchè i protestanti hanno stabilito tribunali per decidere le questioni riflettenti i loro codici, ed obbligano tutti i cittadini di sottomettersi alle loro decisioni? Perchè l'esperienza loro è prova che senza un tribunale per decidere le vertenze, i loro codici andrebbero in fumo, esposti alle arbitrarie interpretazioni de' privati. Eh padroni! la Scrittura Sacra non è forse un codice morale, la cui interpretazione è assai più difficile, che quella de' codici civili? Perchè adunque non volete un tribunale per quanto lo concerne?

            Questo ridicolo sistema de' Calvinisti era generalmente insegnato dai Calvinisti al tempo di S. Francesco di Sales: ci dovette dunque confutarlo. Ecco gli argomenti di cui fece uso in uno scritto sopra la parola d' Iddio.

            * Si dimanda qual sia il mezzo infallibile per discernerei libri canonici. I Calvinisti rispondono: sono la testimonianza e la persuasione interiore dello Spirito Santo. Ci pare forse di {337 [643]} non essere abbastanza illuminati intorno ad un punto di tanta importanza? I calvinisti ci mandano a consultare il loro interno.

            * Però 1° non ignorate che Satana si trasforma in angelo di luce. Ipse enim Satanas transfigurat se in Angelum lucis. (2 Cor. 11, v. 14.) Idicatemi dunque chiaramente qual segno evidente abbia io onde discernere se queste inspirazioni vengano dallo Spirito Santo, o dallo spirito di menzogna.

            * 2° Ognuno può asserire a torto, o con ragione,che sente internamente tale e tale altra inspirazione. Eccoci un bel campo aperto ai mentitori ed ai seduttori. Io voglio giudicarvi tutta gente da bene; ma quando trattasi dei fondamenti della mia fede, non trovo nè le vostre idee, nè le vostre parole abbastanza sode per servirmi di base.

            * 3° Chi sono quelli, cui lo Spirito Santo fa dono di questa testimonianza,o di questa persuasione interna? Sono tutti i cristiani in generale, o soltanto alcuni in particolare? Se sono tutti quanti i cristiani, coree accade elio fra tanti migliaia di cattolici non v' è neppur uno che goda di questo benefizio? E neppur io credo che abbiate la tracotanza d'asserire che tra voi tutte le donne, tutti i contadini, ecc. ricevano questa luce interna. Se mi rispondete che non viene data che ad alcuni, vi dico di palesarmi il sego i, col quale potrò conoscere questi felici privilegiati, e distinguerli dal rimanente degli uomini. {338 [644]}

            * Volete voi che io creda a chiunque dicesi di questo numero? Se la cosa è così, una larga via è aperta a tutti i seduttori.

            * 4° Mettete la mano sopra la coscienza, e ditemi se veramente credete che questa persuasione interiore sia il mezzo stabilito da Dio per discernere le Sacre Scritture? Sapere che Lutero fa poco caso dell'Epistola di S. Giacomo, e che Calvino la riceve. Spiegatemi perchè la testimonianza dello Spirito ha persuaso all'uno di rigettare ciò che ha persuaso all'altro di ricevere? Ala direte forse cito Lutero s'è ingannato; un seguace di Lutero mi dirà al contrario che Calvino venne illuso sopra questo oggetto. A quale de' due debbo io credere? Voi gli opporrete la vostra persuasione; egli vi opporrà la sua. Cosicchè sarete tenaci amendue della vostra opinione, senza verun mezzo di por termine alla d sputa. E varrete voi farmi credere che tale è la via, per la quale Dio conduce gli uomini al discernimento dei libri sacri? No; Dio è la sapienza stessi, e non ha stabilito unir regola che lascierebbe un campo libero ad ognuno per ricevere o rigettare nella Scrittura ciò elce gli piacerebbe. Imperocchè se è permesso a Calvino, allegando la sua persuasione interna, di rigettare i due libri de' Maccabei, perchè non è permesso a Lutero ali rigettare l'Epistola di S Giacomo, a Carlostadio di cancellare il Cantico de' cantici agli Anabattisti di non riconoscere il Vangelo di S. Marco, e ad {339 [645]} alcuni altri di negare la Genesi e l'Esodo? Ed in vero, se basta asserire che si fa con una persuasione interna, tutti asseriranno così, e perchè si crederà più all'uno che all'altro?

            * Bisogna che vi faccia conoscere gli artifizi del nemico della salute. Vi ha tolto il rispetto per l'autorità della tradizione, della Chiesa e de Concili. E che rimane ancora? Quello della Scrittura Sacra. Se avesse voluto toglierlo simultaneamente, avreste aperti gli occhi, e sareste stati allarmati sopra questa distruzione del cristianesimo.

            * Lo ha dunque lasciato; però introdusse un mezzo, che a poco a poco ne distruggerà l'effetto, ed è quella persuasione interna coll'aiuto della quale ognuno può ricevere o rigettare ciò che gli aggrada.» Fin qui S. Francesco di Sales.

 

 

(Con approv. della Rev. Arciv.) {340 [646]}

 



[1] Deut. 18, 15: Att. Ap. 7, 37

[2] Mosè, Daniele

[3] Isaia.

[4] Ps. 15

[5] In moltissimi salmi

[6] Gl' increduli dicono, che questi miracoli possono essere effetto del caso; ma noi diciamo che il caso essendo un nulla, non può produrre effetto alcuno.

[7] Sopra questa materia si possono leggere i celebri scrittori:

Monsig. Marchetti, Storia della Religione.-Paolo de Medici, Discussioni direste agli Ebrei.-T. Vincenzo Rossi di Mondovì, nell' opera Gli Ebrei. -Ferraris, Propta Bibliotheca.

[8] Questo libro è composto di due parti, il Gerosolimitano, scritto pegli Ebrei dimoranti nella Palestina; il Babilonico, scritto pegli Ebrei dimoranti in Babilonia. Gli Ebrei danno maggior credenza al Talmud che alla Bibbia. (V. Ferraris, art. Ebrei, e art. Talmud)

[9] Su questi sentimenti convengono Slelanlone, Baldeo, Achelvit, Tavernier e i più dotti fra i Protestanti.

[10] Basta il dare uno sguardo sulla faccia del globo per conoscere che le altre società eretiche, le quali vantano il nome di Cristiane, sono ristrette a qualche regno, spesso a qualche provincia, mentre la Chiesa Cattolica ha dei fedeli in tutte le parti del mondo. Negli stessi Stati dove la religion protestante è protetta da' Re e dai Principi, il Cattolicismo ha un gran numero di credenti. I Protestairii sono esclusi od appena tollerati nella Spagna, nell'Asia, nell'Italia ed in una gran parte dell'America. Di più, le stesse sette protestanti sono talmente fra di loro opposte, che dopo trecent' anni, dacchè ebbero origine, non hanno più potuto stabilire tra di loro alcun principio comune. Ciascheduno de' Protestanti de' nostri tempi la pensa come vuole, e spiega le Scritture a suo arbitrio. Al contrario, la Chiesa Cattolica, dopo diciannove secoli, conserva sempre i medesimi principii, il medesimo Vangelo, la medesima morale, il medesimo successore di S. Pietro, che è il Papa, i medesimi Pastori successori degli Apostoli, che sono i Vescovi.

[11] Veggasi il giorn. l’Amico della Giov., N° 5, e l'Espérance del sett. 1818.

[12] V. Scheffmacher, Catec. di contr.

[13] In un libro intitolato Cenni sui Valdesi pochi giorni sono stampato per A. B. C., in cui si spaccia per divina la Chiesa dei Valdesi, senza punto rispondere ove fosse anteriormente la Chiesa dei Valdesi, dice schiettamente: Da quest'epoca (1049) vengono citati dagli storici i montani ed i Valdesi. Ma di questo se ne parlerà in apposito trattenimento sui Valdesi e sui Protestanti.

[14] Questa fugga di Maometto appellasi Egira elle vuoi dire fuga da cui appunto comincia l'era musulmana, e corrisponde all'anno di Cristo 622.

[15] Lo scrittore di questi trattenimenti reputa a suo dovere di osservare che le espressioni le quali potranno a taluno sembrare un po' vibrate, riguardano unicamente aglt scritti escludendo qualsiast allusione alla persona del ministro valdese.

[16] Claudio di Seyssel, di famiglia illustrissima, nacque in Savoia. Dottissimo ed eloquentissimo giureconsulto, siccome il dimostrano t motti libri di giurisprudenza e d'istoria antica da lui pubblicati. Fu refendario e consigliere di Luigi XII re di Francia, mandato, a nome del medesimo re, Legato al concilio Lateranense, e fu primieramente Vescovo di Marsiglia, e poscia Arcivescovo di Torino, nella cui Università, prima che fosse eletto Preside, aveva con somma laude interpretato il diritto; ed è sepolto netta sacrestia della chiesa metropolitana, dov'è onorato di una statua e del seguente epitaffio sulla tomba di marmo: A Claudio Seyssel refendario di Luigi XII re de' Francesi, oratore eloquentissimo del medesimo, quasi presso a tutti i Principi cristiani ambasciatore, Vescovo di Marsiglia, Arcivescovo di Torino; giureconsulto consumatissimo, e di questa fondatore, il Collegio dei canonici come a padre carissimo questo monumento posero. Morì alle calende di giugno 1520.

[17] Le menzogne che abbiamo notato e che andremo notando intorno agli scritti di Bert sono pure seguite da Leger, Peyran, Muston, e in generale da tutti i Valdesi e Protestanti.

[18] Amedeo Bert nell'opera I Valdesi afferma che i Valdesi non ascendono che a ventidue mila anime.

[19] Fu Peyran veramente un'ingegno singolare, erudito e buono scrittore, ma al lutto senza fede; difendeva il protestantismo, poi con egual franchezza pigliava la parte dell'oppositore contro il protestantismo, che seguitava perchè gli porgeva lucro, onori e liberti,. Morì alla volteriana cioè chiedendo i soccorsi della Chiesa Cattolica che non potè più avere. P. E. BARONE, Giuditta, ossia Scene Valdesi, pag. 7.

[20] Erasmo contemporaneo di Lutero e di Calvino parlando de' miracoli de novelli riformatori dice: In essi non vi fu nè santità, nè miracoli, giacchè erano nemmen capaci di far guarire la coda di un cavallo. Tratt. del lib. arb.

[21] Matth. XVI. 18.

[22] Matth. XXVIII., 20.

[23] Nel fascicolo seguente si tratterà de' molti errori, a cui conduce lo spirito privato, che consiste nell'avere la sola Sacra scrittura per regola di Fede.

[24] A questo proposito Cobbet, Protestante inglese, così parla dei Dottori suoi correligionari: «V'ha appena qualche paio fra di loro che concordi sopra questo punto. Alcuni dicono che andarono 500, altri 400, questi 500, quelli 300 anni prima che la Cattolica Chiesa cessasse di essere la vera Chiesa di Cristo.» Storia della Riforma protestante ecc., lett. seconda.

[25] Controv., part. III, lei. II, disc. 59

[26] Act.12.

[27] V. Biografia Universale di Feller, alla parola Melantone.

[28] V. Bellarmino, Controv. 4, lib. 4, cap. 9; Moses Antidoto ecc. Pred. 14; Viaggi di un Gentiluomo irlandese in cerca di una religione di Tommaso Moro in varii luoghi.

[29] Epist. ad Argentin

[30] Lib. 4, c. 18., Inst.

[31] Apol. discuss.

[32] Sopra il Primato

[33] Vocazione de' Pastori

[34] Centuria 5a, cap. 4.

[35] V. Centuria 2a, 3a, 4a; 5a, della loro Storia Ecclesiastica

[36] V. La Civiltà Cattolica, Cron. Contempor. dal 15 al 29 dicembre 1834.

[37] Marc. XVI, 16.

[38] Matth. XXVIII, 19.

[39] I. Tim. VI, 20.

[40] Joa. X, 30

[41] Hom. 4, in epist. ad Tessal.

[42] Il. Cor. IV, 43.

[43] S. Thom. 2, 2, Q. 1, art. 7. A questo riguardo merita assai di esser letta l'opera dell'inglese dottore Newman, intitolata: Saggio sopra lo sviluppo della dottrina cristiana; scritta da lui prima della sua conversione al cattolicismo.

[44] V. L'opera di M. A. Charvaz: La Guida del Catecumeno Valdese, lib. 3, tratten. 5, dove sono citate due opere di fresco stampate da autori protestanti, cioè: La Storia dei Valdesi del Piemonte per A. Muston; ed il Manuale del Protestante, ecc., in cui, dice mons. Charvaz, « i rimproveri che si dirigono alla Chiesa Cattolica a cagione della sua costante Invariabilità In materia di fede, son ripetuti sotto tutte le forme ed in tutti i tuoni.

[45] V. Bellarmino, Conirov. 4, lib. 4, cap. 9; ed i Viaggi di un gentiluomo irlandese in cerca di una religione di Tommaso Moro; dove trovansi moltissimi riscontri dei Protestanti cogli antichi eretici.

[46] Lib. 1, cap. 20.

[47] Lib. De Haeres., e. 54.

[48] Lib. De Fide et operibus, e. 41.

[49] Lib. 5. Ilist., c 20.

[50] Lib. 2. Instit.

[51] Lib. De Haeres., c. 27.

[52] Lib. De Haeres., c. 55.

[53] Haeres., 75

[54] Nel lib, Animadversiones Irenicae.

[55] Questi eretici chiamavansi Gnostici ossia Illuminati, perché pretendevano di saperne più che tutti gli altri: a quelli guisa che i moderni increduli densi il nome di filosofi, di begli spiriti.

[56] V. i citati Viaggi di un gentiluomo irlandese, ecc. cap. 20.

[57] Polichdorfìo, Reynero, Moneta

[58] I. Perrone, Praelectiones Theologicae, tom. I.

[59] V. Nota A in fine del fascicolo.

[60] Fascicolo CXX, pag. 485, De la Prop.




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