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  San Giovanni Bosco - Opere Edite.

LA REPUBBLICA ARGENTINA E LA PATAGONIA. LETTERE DEI MISSIONARI SALESIANI

 

pel Sac. GIULIO BARBERIS

 

TORINO, 1877

TIPOGRAFIA E LIBRERIA SALESIANA

 

San Pier d’ Arena - Nizza Marittima

Buenos-Ayres in America. {III [291]}

 

PROPRIETÀ DELL’ EDITORE {IV [292]}

 

 

[è premesso alle opere ristampate solo parzialmente; è premesso agli scritti attribuiti o attribuibili a Don Bosco]

 

 

 

 

INDEX

 

Ai benevoli lettori 2

Il sac. Cesare Chiala  2

Appendice  3

Indice  6

 


Ai benevoli lettori

 

            Il gradimento universale con cui fu accolto il fascicolo delle lettere dei Missionari Salesiani “Da Torino alla Repubblica Argentina” ci anima a pubblicare le altre dai medesimi missionari scritte intorno al vasto campo Evangelico, che la Provvidenza Divina tiene preparato agli operai della fede. - Quelle già pubblicate esponevano il viaggio fino a Buenos-Ayres; queste racconteranno le varie azioni nei primi mesi della loro dimora in quelle regioni e le {V [293]} speranze per la Patagonia. Siamo però dolenti che il pio e dotto raccoglitore delle prime lettere, Sac. Cesare Chiala, appena compiva il suo lavoro, quando il Supremo Signore di tutte le cose con morte immatura lo chiamò alla celeste patria. Essendo stato il compianto sacerdote universalmente conosciuto ed amato, crediamo cosa opportuna il premetterne qui alcuni cenni biografici. Conceda Iddio la pace dei giusti al caro Defunto, e colla sua santa grazia aiuti noi per poterlo un giorno raggiungere in Cielo. {VI [294]}

 

 

Il sac. Cesare Chiala

 

            Nacque il nostro Cesare nella città d’ Ivrea il 17 Maggio 1837 dal Cav. Giovanni Chiala e da Marianna Giordano; ai quali stando molto a cuore la educazione dei propri figliuoli posero ogni cura per farli crescere nella pietà e nel santo timor di Dio. Cesare, che era ornato d’ ingegno e di buona volontà, progredì ben presto ne' suoi studi, e nelle scuole primeggiava sempre. Giovanetto ancora frequentava i santi Sacramenti con tale edificante contegno che maggiore non potevasi {VII [295]} aspettare. Quando fu promosso per la prima volta alla S. Comunione ebbe un contento straordinario; nè mai più gli passò di memoria quel solenne giorno, e fin d’ allora cominciò andarvi con molta frequenza.

            Circa ai 10 anni, essendo la sua famiglia stabilita in Torino, fu condotto dal fratello Luigi all’ Oratorio di San Francesco di Sales. Gli piacque immensamente il modo col quale i giovani venivano ivi intertenuti in amene ricreazioni nello stesso tempo in cui si istruivano nella religione Cristiana.

            Egli pose subito tanto affetto al Direttore di detto Oratorio che più non si staccò da lui e l’ ebbe sempre per consigliere costante in tutti i dubbi della vita e guida stabile nelle sue deliberazioni.

            Una virtù che in modo speciale si vide risplendere in lui da giovanetto {VIII [296]} fa l’ obbedienza a' suoi genitori ed un profondo rispetto a sua madre.

            Ottenuta ai 14 anni la Licenza Ginnasiale attese seriamente allo studio della filosofia ed in seguito fu impiegato in Torino nelle Regie poste, ufficio che tenne fino a quando il Signore, lo chiamò allo stato Religioso. Si segnalava talmente in questo impiego che a 26 anni era già segretario di prima classe e poco dopo nominalo direttore delle Regie Poste del Piemonte.

            Mentre nei giorni feriali attendeva al suo uffizio, nei festivi si occupava esclusivamente nelle cose di religione e nel fare il catechismo ai ragazzi negli Oratori festivi. La sua costanza nel frequentar detti Oratori fece scorgere in lui lieti presagi di santità.

            Per assicurarsi buoni ed onesti compagai con cui trattenersi e compiere {IX [297]} opere di carità si ascrisse alle Conferenze di S. Vincenzo i cui confratelli ancora presentemente ricordano con quanto zelo facesse le visite ai poveri. Nè            contento di ciò chiese di andar negli ospedali, e così cominciò a visitare i malati rendendo loro tutti i servizi e soccorsi necessari.

            L’ anno 1864 pel trasporto della Capitale a Firenze il nostro Cesare, che dovette anche andare colà, si raffreddò alquanto nelle cose di religione, non avendo più il sostegno e le comodità di fare il bene siccome aveva nelle Conferenze di Torino. Ma ben presto si accorse del mal passo che stava facendo: rendette infinite grazie al Signore di averlo illuminato e risolse di spendere il rimanente de' suoi giorni nel servizio di Dio.

D’ allora in poi frequentò di nuovo le conferenze, e la sua vita si può {X [298]} dire che non ebbe più altro scopo che promuovere le pratiche di pietà e di cercare in tutte le cose la maggior gloria di Dio. La frequente confessione e comunione, la messa, la meditazione quotidiana formavano le sue occupazioni fuori delle ore d’ uffizio, per cui si mostrò sempre puntualissimo. Anche lungo il giorno uscendo dall’ uffizio od alla sera dopo il pranzo passava in Chiesa a fare visita a Gesù Sacramentato ed a Maria Santissima, ed in ogni cosa si mostrò modello di virtù Cristiana.

            Nel 1870 fu inviato in qualità di Direttore delle Poste a Caltanisetta in Sicilia. Quivi secondo l’ espressione di tutti quelli che lo conobbero si diportò da vero santo. Noi non possiamo qui estenderci sul racconto degli esempi di virtù che diede in quella città e nei tempi posteriori {XI [299]} della sua vita; ma speriamo che assai più in lungo, quanto prima possano manifestarsi in apposita biografia.

            Questo basti sapere, che tutti coloro i quali ebbero a fare con lui, ne rimasero edificati, e specialmente i suoi subalterni lo amarono tanto, che quando intesero l’ annunzio della sua morte lo piansero amaramente, e tutti d’ accordo si radunarono per fargli fare solenni esequie, sebbene da molti anni non fosse più in quella città.

            Il suo paroco a Caltanisetta una voltafaceziando gli disse: Ella, signor Chiala, adempie assai bene l’ uffizio di direttore delle poste; ma credo che adempirebbe anche meglio l’ uffizio di direttore delle anime. Il Chiala tacque; ma l’ altro aveva dato nel segno. Da tanto tempo esso meditava di farsi sacerdote. Non andò a lungo che mise in esecuzione il suo disegno. {XII [300]} Avendo sempre mantenuto relazione coll’ antico direttore dell’ anima sua, glie ne fece parola. Da prima D. Bosco si mostrò indifferente. Finalmente, un tempo di ferie, si presentò a lui dicendo: Io voglio romperla definitivamente col mondo; se mi vuole con lei qui nell’ Oratorio, ogni mia brama resta appagata, se poi non mi vuole con lei, mi mandi dove giudica meglio per l’ anima mia.

            Allora furono tolti tutti gli ostacoli, ed il sabato 29 Settembre 1872 tutto pieno di allegrezza entrava nell’ Oratorio di S. Francesco di Sales risoluto di farsi Salesiano, mettendosi sotto l’ obbedienza assoluta di chi l’ aveva guidato fin dalla fanciullezza.

            Temeva, al cambiar metodo di vita, di averne a soffrire; invece migliorò la sua sanità che era sempre stata gracile. Aiutò grandemente l’ Oratorio {XIII [301]} prima come secolare, poi come chierico. Ma quando fu prete, il che avvenne il primo Aprile 1875, il suo zelo si accrebbe talmente, che occupò contemporaneamente, il grado di catechista o direttore degli Artigiani, di direttore delle Letture Cattoliche, di raccoglitore delle lettere dei nostri Missionari, e specialmente l’ uffizio di prefetto, carica molto importante e difficile, ed ogni cosa eseguiva con tale maestria, che pareva nato fatto per tutte le cose in cui veniva occupato.

            Ma un malanno, che 1’ aveva già più anni molestato nel suo uffizio postale, aumentò, e quasi senza che venisse conosciuto, lo condusse in breve alla tomba il 28 Giugno 1876.

            La sua morte riempi di costernazione tutti coloro che lo hanno conosciuto; da ogni parte si ricevono {XIV [302]} inviti a scrivere di lui una compiuta biografia. Io ho giudicato di cominciar qui a darne questo breve cenno, intanto che si vanno raccogliendo notizie più copiose sulla vita di lui. Spero che quanto prima i suoi amici e gli associati alle Letture Cattoliche potranno in questo loro pio desiderio essere soddisfatti. {XV [303]} {XVI [304]}

 

 

Appendice

 

            Promemoria di un progetto per la promulgazione del Vangelo nella Patagonia, umilmente presentate a Sua Eminenza Rev.ma il Cardinal Franchi, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide.

 

EMINENZA REVERENDISSIMA,

 

            Come figlio affezionato ed ubbidiente alla S. Sede, espongo alla E. V. Rev.ma un progetto, che in questi tempi parmi si possa effettuare a benefizio di una vasta regione, forse l’ unica in cui finora il Vangelo non abbia ancora potuto far sentire i misericordiosi effetti della fede in Gesù Cristo.

            Questa regione è nota sotto al nome di Pampas e Patagonia, o terre Magellaniche nell’ America del Sud. Essa è compresa tra {219 [305]} 1’ Oceano Atlantico ed il mar Pacifico o Grande Oceano e si estende dal grado 34 al 60, e se a queste si uniscono le isole vicine colla catena de' selvaggi, che si estende quasi sino all’ Equatore viene a formare un continente uguale all’ Europa. Trent’ anni dopo Cristoforo Colombo, i celebri viaggiatori Cabotto e Magellano ne fecero conoscere 1’ esistenza, ma non ci poterono penetrare. Dopo di loro vari coraggiosi evangelici operai ne fecero prova in diverse epoche e alcuni lavorano ancora presentemente; ma i loro sforzi e i loro progressi furono momentanei. Il nome di Gesù risuonò fino al grado 45, ma di nuovo quelli dovettero retrocedere e limitarsi agli attuali confini della Repubblica Argentina e del Chili. Nella Patagonia adunque sia per la vasta superficie e la scarsezza degli abitanti, sia per l’ indole feroce e statura gigantesca dei medesimi, sia ancora per la crudezza del clima (il caldo sta dai 6 agli 8 centigradi nell’ estate) si poterono ottenere pochi vantaggi, e la geografia annovera quella vastissima regione fra quelle, in cui nè Cristianesimo nè civiltà potè finora penetrare, nè alcuna autorità civile od ecclesiastica vi potè estendere la sua influenza {220 [306]} o il suo impero. In questi ultimi tempi apparvero alcuni albori di speranza e di misericordia divina, da che varie città, parecchi paesi della Repubblica Argentina, fondati in vicinanza dei selvaggi, iniziarono con essi quasi insensibilmente sociali relazioni, a segno che talvolta si possano avvicinare, parlare ed anche esercitare qualche promiscuo commercio. Chi tenne dietro a tali avvenimenti, giudicò che una prova potrebbe tentarsi con probabilità di frutto spirituale. Alcuni anni addietro si trattarono col Cardinale Bernabò, di gloriosa memoria, vari progetti, che pure vennero esposti al S. Padre. Uno fra gli altri parve preferibile, che S. Santità benedisse e ne incoraggiò la prova. Il progetto che parve doversi preferire consisteva nello stabilire ricoveri, collegi, convitti e case di educazione sui confini selvaggi. Iniziate relazioni con i figli tornerebbe facile comunicare coi parenti, e quindi a poco a poco farsi strada in mezzo alle loro selvaggie tribù. Avuta pertanto la benedizione del S. Padre, mi sono messo in comunicazione col console Argentino in Savona e per di lui opera si trattò coll’ Arcivescevo di Buenos-Ayres, col Presidente della {221 [307]} Repubblica Argentina e col Municipio di San Nicolas de Los Arroyos. Dopo due anni di trattative si conchiuse che dieci Salesiani colà si recassero per consacrarsi a quel nuovo genere di missioni, aprendo un ospizio in Buenos-Ayres, come luogo centrale, ed un collegio a S. Nicolas. Questa città, essendo confinante coi paesi dei selvaggi, darebbe campo ai Salesiani di studiare la lingua, la storia, i costumi di quei popoli, e forse preparare tra gli stessi allievi qualche missionario indigeno, che potesse servire come di guida tra i selvaggi.

 

Ospizio in Buenos-Ayres.

 

            Stabilita la partenza dei Salesiani, questi si diedero con alacrità allo studio della lingua, della storia e dei costumi di quei paesi. Preparato quindi il necessario corredo pel culto religioso, pel personale e pel suppellettile di camera e scuola, si recarono a Roma per avere la benedizione, e cosi la missione cogli opportuni consigli del Vicario di G. C. Muniti poscia dalla E. V. Reverendissima delle facoltà di missionari Apostolici, al giorno 14 novembre 1875 partirono {222 [308]} per 1’ America del Sud, e al 14 del susseguente mese dicembre giunsero nella capitale della Repubblica Argentina. Avevano seco un Breve del S. Padre con una commendatizia del Card. Prefetto della sacra Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari, pel che furono accolti con molta benevolenza dalle autorità civili ed ecclesiastiche. Dei Salesiani tre rimasero nel mentovato ospizio e chiesa di Mater Misericordiae per occuparsi direttamente dei molti Italiani colà stanziati. In questa città si occupano ad ascoltare le confessioni, a predicare, a far catechismi in tre oratorii o chiese sui principali punti della città.

 

Collegio S. Nicolas.

 

            Gli altri sette religiosi andarono a S. Nicolas, dove quel Municipio offeriva un locale piccolo, ma sufficiente a poter dare cominciamento ad un collegio. Coll’ aiuto di alcuni caritatevoli cittadini vennero ultimati i lavori, fu ampliato il locale, fornito di supellettili, ed ora conta già cento convittori e cinquanta semiconvittori, cui la deficienza del sito costringe a passare la notte nella {223 [309]} rispettiva famiglia o case private. Questo istituto porta il nome di collegio per non toccare certe suscettibilità nazionali, ma è un vero seminario per le missioni tra i selvaggi. Da questo collegio si ottennero già consolanti risultati. Le scuole sono regolarmente attivate, la disciplina totalmente religiosa è osservata; Tra gli allievi indigeni sette dei pili grandicelli dimandano di abbracciare lo stato ecclesiastico per andare, dicono essi, a convertire i loro parenti tuttora selvaggi. Alcuni allievi sono figli di genitori che tuttora vivono nei Pampas, mentre alcuni genitori vengono di là per vedere i loro figli, trattando ben anche coi maestri e coi direttori dei medesimi; così ricavo da lettere ricevute pochi giorni sono da S. Nicolas. Ora si tratta di aprire altre case di educazione in siti più vicini alle tribù selvaggie; ma affinchè tali opere possano sostenersi, progredire e ottenere i sospirati frutti, ci vogliono uomini, ci vogliono mezzi materiali. E l’ evangelizzazione tra i selvaggi appartenendo alla sacra Congregazione di Propaganda Fide, ricorro umilmente all’ E. V. che ne è degnissimo Prefetto, supplicandola a venirmi in aiuto coll’ opera e col consiglio. {224 [310]} Cote più necessarie.

            La messe è copiosa in ogni parte, gli allievi abbondano, sono per altro indispensabili edifici e persone. Per impedire poi che gli attuali missionari non restino oppressi dal lavoro è mestieri di spedire al più presto possibile non meno di dieci religiosi[1] per sostenere le opere cominciate e tentare qualche nuovo passo verso la Patagonia. Le spese finora incontrate (circa 100, 000 franchi) vennero sostenute con isforzo dalla Congregazione Salesiana, aiutata localmente da qualche pio Argentino, ma un privato non può reggere a tale impresa, ed io supplico l’ E. V. Rev.ma 1° a voler prendere questa missione in benevola considerazione, dare tutte quelle regole e quei consigli che la E. V. nella sua illuminata saviezza reputa poter coadiuvare al morale vantaggio di quei selvaggi, 2° degnarsi venire in aiuto materiale alle scuole attivate in Torino pei missionari destinati alla Patagonia e per quelli cui l’ È. V. {225 [311]} credesse di affidare una missione nelle Indie, siccome ebbe la degnazione di offerire; per sostenere le spese di viaggio e quelle che occorrono pel Collegio aperto in S. Nicolas; per le case e per gli ospizi da aprirsi secondo il progetto, soprannotato; 3° di stabilire una Prefettura apostolica, che all’ uopo possa esercitare 1’ autorità ecclesiastica sopra le terre dei Pampas e dei Patagoni, che per ora non appartengono ad alcun ordinario diocesano, nè ad alcun regime di governo civile.

            Esposto così l’ umile progetto, sottopongo tutto all’ alta prudenza dell’ E. V., pronto ad accettare preventivamente e seguire qualunque modificazione e variazione che ella giudicasse opportuna. Desidero solamente di impiegare gli ultimi giorni di mia vita per questa missione, che mi sembra della maggior gloria di Dio e di vantaggio alle anime. La E. V. mi aiuti, specialmente colla carità delle sante sue preghiere, mentre ho l’ alto onore di potermi inchinare e professare.

 

Della E. V. Rev.ma

Roma, 10 maggio 1876.

 

Umil.mo ed obblig.mo Servitore

Sac. Gio. Bosco. {226 [312]}

 

 

 

Indice

 

Al lettore

pag v

Il sac Cesare Chiala

VII

Lettera I Uno sfogo di cuore - Prime fatiche - Primi frutti - Collegi ed oratorii - Mezzi - Indole religiosa degli Argentini - Scopo dei Missionari Salesiani

1

Lettera II Buenos-Ayres - La repubblica Argentina - Giovanni Diaz de Solis - I cannibali - Diego Garcia - Sebastiano Cabotto - Sue avventure - Ritorno nella Spagna - Il forte Santo Spirito

11

Lettera III Buenos-Ayres Prime fatiche - Mendoza e Buenos-Ayres nel 1535 - 0stilità cogl’ Indiani - Distruzione della nuova città - Morte di Mendoza - Ayolas gli succede - L’ Assunzione - Yrala - Una congiura - Cabezza de Vaca - Ricostruzione di Buenos-Ayres

27 {227 [313]}

Lettera IV I Salesiani in Buenos-Ayres - Magellano - La Patagonia - Il giro del mondo - Tentativi di colonizzazione - Loro cattiva riuscita

pag 41

Lettera V Recenti tentativi per colonizzare la Patagonia - Sua estensione - Clima - Statura dei Patagoni - Aspetto - Civilizzazione - Vesti - Del fumare - Crudeltà - Lingua - Armi

61

Lettera VI Religione - Divinità - Feste - Culto - Superstizione - Il fanciullo - Strane tradizioni – Missioni - Nuovo progetto

78

Lettera VII Un viaggio delizioso - Il Collegio di S Nicolas de los Arroyos – San Nicolas - Pio IX in viaggio - Nottata romantica - Una visita pastorale - Il mathe

94

Lettera VIII Un’ escursione romantica - La mia Messa - Visita ad un infermo - Un pranzo singolare - Felice incontro

106

Lettera IX Varie proposte -Saavedra - S Francesco Solano - Zelo del clero - Zavala - Curiosità

113

Lettera X Una bella festa - Le nostre scuole - Buon principio - Ritorno a Buenos-Ayres - Vari incidenti

128

Lettera XI In Collegio - Oratorio festivo - Le uova di struzzo - Caccia strepitosa - La campagna

135

Lettera XII Collegio in Cordova – Libreria {234 [314]} italiana – Zeballos - Il vicereame di Buenos-Ayres - Odierno progresso

pag 144

Lettera XIII Gli Indiani - Come accolgano i Missionari - Infame mercatura - I Mamalucchi - Loro devastazioni - Pietà dei Neofiti - I Salesiani

153

Lettera XIV Buenos-Ayres - Suoi prodotti - Condizioni commerciali e fisiche - Ferrovie

105

Lettera XV Aumento di lavoro – Scarsezza di operai evangelici - Stato lagrimevole dei Selvaggi - Notizie su Buenos-Ayres - La nostra musica - Una strepitosa conversione

172

Lettera XVI Dappertutto Italiani - Loro condizione religiosa - Fatti terribili - Fatti consolanti - Sui missionari – Una singolarità

180

Lettera XVII Ragione di queste lettere – Gli studenti di S Nicolas - S Nicolas e i suoi dintorni - Una gita a Pergamino - Apparecchi - Sistema d’ educazione dei Salesiani

188

Lettera XVIII Oh! che tempo - La messa - L’ Arcivescovo Argentino- Il pranzo - Solenne aprimento del Collegio - Partenza di Monsignore - Il pampero

200

Lettera XIX La Settimana Santa in Buenos-Ayres - Un bell’ esempio - Il nostro sepolcro - Il gloria - Alleluia

211 {235 [315]}

 

Appendice

Promemoria di un progetto per la promulgazione del Vangelo nella Patagonia, umilmente presentato a Sua Ecc Rev.ma il Cardinal Franchi, prefetto della Congregazione di Propaganda Fide

pag 219

Ospizio in Buenos-Ayres

222

Collegio S Nicolas

223

Cose più necessarie

225

Progetti per l’ incivilimento della Patagonia {236 [316]} {237 [317]} {238 [318]}

 



[1] Al giorno 14 novembre 1876 altri 24 Salesiani andarono a raggiungere i loro compagni, e seco loro lavorano nella Repubblica Argentina e nell’ Uruguay.




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